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mercoledì 16 luglio 2014

World Cup 2014 protagonisti: Messi

Golden Ball

The adidas Golden Ball was awarded to Argentina captain Lionel Messi for his outstanding displays at Brazil 2014.




Messi, talvez melhor que Maradona, mas falta muito pra chegar a ser um Pelé.
Fernandes 


Messi 
di Petar Pismestrovic 



 Messi 
 ...Sketch #10...ma poi chissenefrèga se non sei come Maradona!...che se non c'eri tu forse l'Argentina nemmeno ci arrivava in finale...(e poi uno che si chiama "Lionello" e vince 4 palloni d'oro è già di per sè spettacolare!)
InkyJohn

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PS: le critiche

ManoMessi

Massimo Gramellini
15/07/2014
Agli albori del nuovo Reich, mezzo mondo accusa il piccolo grande sconfitto Lionel Messi di non essere colui che in fondo non è mai stato. Follie moderne, da anime deboli che elemosinano leadership forti. Messi ha sempre avuto più talento che carattere. Del fuoriclasse ha i piedi, non la personalità. Ma bisognava trovare un eroe a cui intestare i Mondiali e gli sponsor e gli appassionati hanno caricato Messi di significati maradonici che non si è mai sognato di possedere. Adesso lo si processa per non avere mantenuto le promesse, dimenticando che erano promesse fondate su un’illusione non suggerita da uno straccio di fatto. Lo stesso cortocircuito dell’assurdo si era consumato anni fa intorno a Obama, un brillante intellettuale di Chicago casualmente di colore che il desiderio collettivo trasformò nel messia destinato a condurre l’Occidente oltre le sabbie della crisi, con i bei risultati che si sono visti.
Questo bisogno disperato di uomini soli al comando su cui scaricare aspettative e responsabilità ricorda il meccanismo di certi innamoramenti, quando l’amante impresta all’amato o all’amata una serie di qualità inesistenti e poi rimane deluso dallo scoprire che in effetti non esistono. I leader sono marchi di riconoscimento che per comodità comunicativa appiccichiamo a un evento o a un’epoca. Con buona pace di politologi e giornalisti attratti dal mito del Capo taumaturgo, ci vuole lo sforzo comune di tante persone per cambiare davvero la realtà. Al Maracanà non ha vinto un leader, ma una squadra.

martedì 15 luglio 2014

domenica 6 luglio 2014

World Cup 2014 protagonisti: Neymar ed il suo dramma


...matitinha basilera por Neymar...

InkyJohn 17/06/2014



Charge de hoje para o Diário do Grande ABC
Luis Carlos Fernandes

di Luis Carlos Fernandes


PERDEMOS NEYMAR PARA A COPA. Vitima de um futebol que se mostra cada vez mais violento e contra o futebol arte
 JAL



Di Dalcio

Lute-Brasil


 

JBosco Azevedo





Mondiale finito per Neymar
Era la speranza di un intero Paese, il simbolo della squadra verdeoro. Oggi è solo un altro giocatore infortunato. Neymar è finito in ospedale, dopo un brutto scontro sul campo da gioco.
Il Brasile è in semifinale contro la Germania, ma è stata una qualificazione amara. Neymar non ci sarà in campo, né nel prossimo turno, né eventualmente nella finalissima al Maracana. Ricoverato all’ospedale di Fortaleza, dopo il contatto con Zuniga durante il match, il verdeoro ha dovuto accettare una diagnosi terribile: frattura trasversale della terza vertebra lombare. Secondo i medici non occorrerà un intervento chirurgico, ma per guarire il fuoriclasse brasiliano dovrà restare immobile. Tradotto, oltre un mese di stop. E ora tutti si chiedono se il Brasile senza il suo pilastro potrà vincere comunque la sesta Coppa del Mondo.

martedì 4 marzo 2014

Gli Oscar 2014 e La Grande Bellezza

E...  l'Oscar per il miglior film straniero dopo 15 anni torna in Italia grazie a La grande bellezza di Paolo Sorrentino: a lui e a tutto il team creativo e produttivo del film i migliori complimenti della  nostra redazione.
di Olimpia De Angelis


......complimenti e orgoglio!
Pierpaolo Perazzolli

La grande bellezza, recensione della recensione
Mauro Biani


"THAT'S AMORE! - Oscar 2014, trionfa La Grande Bellezza"
Fran De Martino



Tiziano Riverso


Ci disegnano così
Massimo Gramellini
04/03/2014
Ma ti pare possibile, sospirava al telefono un amico dopo l’Oscar a «La Grande Bellezza», che per gli altri noi siamo sempre e soltanto la nostalgia del passato, la decadenza infinita, i monumenti che cadono, i mosaici che si scrostano, l’antica Roma e la Roma dei papi, entrambe manipolate nel ricordo e inscatolate dagli stranieri dentro una sequela di luoghi comuni? Ti pare possibile che di un’Italia senza gladiatori, pizzaioli, pittori, mandolinisti, tenori, sarti, ruffiani, avvelenatori rinascimentali e playboy della mutua non interessi niente a nessuno? Ti rassicura questo rinchiuderci in un eterno cliché per compiacere i pregiudizi degli altri nei nostri confronti?

A tutte e tre le domande di quell’italiano riluttante ho risposto con un semplice monosillabo. Sì. L’autorevolezza in certi ruoli non si improvvisa. Noi per gli altri siamo ciò che venticinque secoli di storia hanno stabilito che fossimo: depositari distratti della grande bellezza e custodi approssimativi della memoria universale. Quando ci riusciamo, anche costruttori di benessere. Anni fa, alla delegazione tricolore che durante la visita a un importante organismo internazionale si lamentava perché nella struttura lavoravano dirigenti di ogni nazionalità tranne che della nostra, il direttore generale replicò sorpreso: «Vi sbagliate. Agli italiani abbiamo affidato un settore assolutamente cruciale: il catering».

 "Grazie alle mie fonti di ispirazione: i Talking Heads, Federico Fellini, Martin Scorsese, Diego Armando Maradona. Mi hanno insegnato tutti come fare un grande spettacolo." (P. Sorrentino)
Sorrentino
di Gianni InkyJohn

Gambardella
InkyJohn





Omaggio a Paolo Sorrentino...
...vincitore del Premio Oscar 2014 come miglior film straniero.Paride Puglia


Oscar Sorrentino
Bucnic


L'onorevole Brunetta non ha visto "La Grande Bellezza"
Fulvio Fontana

Lino Casadei

3 marzo 2014, ore 17
Roma sprofonda in Italia, ma vince nel mondo
Di Ferdinando Camon
Romano-napoletano al 100 per 100, “La Grande Bellezza” ha vinto il più mondiale dei premi, l’Oscar, e adesso tutti quelli che non l’han visto correranno a vederlo. E questa è decadenza, ignoranza artistica, mancanza di autonomia culturale, di cervello. Proprio quello che il film denuncia. Non si va a vedere un film perché ha vinto un premio, ma perché è un grande film o tratta un grande tema. “La Grande Bellezza” non è un grande film, ma tratta un grande tema, e il grande tema è Roma. Non è il film che ha vinto l’Oscar, è Roma. La capitale più gloriosa e corrotta, splendida e lurida, mistica e postribolare, piena di storia e di miseria ad ogni metro. Esci dalla stazione Termini e dopo 80 metri t’imbatti nelle mura di Tarquinio e Servio, sei secoli prima di Cristo, ma se non stai attento sbatti le scarpe sulla testa dei barboni insaccati dentro i cartoni, gli sbucci il cranio e loro non protestano, non sanno neanche se sono vivi o morti. L’umanità variopinta che incontri dalla stazione Termini al Colosseo o a San Pietro riunisce tutto il peggio e una particella del meglio dell’umanità. Ricchi sfondati che non hanno mai lavorato per nessuno e hanno sempre fregato tutti, puttane moleste che si offrono di sera e di mattina, politici che sono razzialmente diversi dagli umani, lavoratori dei ministeri e delle partecipate, dipendenti o impiegati che non hanno mai visto un padrone, una fabbrica, un orario, un cartellino da timbrare. Per questa umanità che sembra discesa pari pari dalla decadenza di un impero mondiale morto 1500 anni fa, tutto ciò per cui il resto dell’umanità vive soffre o gode è diverso, da Dio al sesso, dal denaro alla morte, dalla santità al puttanesimo. La vita è “dolce” se è senza etica, senza Dio, senza valori, se tu uomo animato vivi come un animale senz’anima: lo sapeva Fellini e la sua “Dolce vita” è un film disperato e straziante, un pianto o un urlo, lo sa Sorrentino e la sua “Grande Bellezza” è un film cinico e irridente, ateo e miscredente, bello di una bellezza di plastica, che oggi è l’unica vera natura. Perfino Sabrina Ferilli sembra di plastica, come una bambola gonfiabile, dalle misure standard. Per non parlare del protagonista Jep Gambardella, che approda a Roma a ventisei anni, stessa età in cui vi giunse Fellini, solo che Fellini era un provinciale e imparava tutto, mentre Jep sa già tutto. Fellini veniva da Rimini, più a Nord, Jep viene dal Vomero e da Posillipo, più a Sud, ed è un dandy, che è il Superuomo nell’incarnazione della decadenza italiana. Lezioso, danaroso, viveur da salotti e terrazze, che a Roma significa vista sul Colosseo. Sotto la vista del Colosseo, dove venti secoli ti guardano, si gode, che non significa più si scopa ma si sniffa, la dea che ti porta sulle sue ali dalla vita mondana alla super-vita extra-sensoriale è la cocaina, tu la tiri su per il naso e lei ti tira su nel mondo dove sei quel che vuoi. La terrazza con vista sul Colosseo è un incrocio di vite, da qualunque parte vengano i protagonisti minori passano di lì. Verdone buffo e sbruffone più del solito, il guru del botulino sempre con la siringa in mano, la missionaria santa, che ti domandi se è vera o falsa, e non sai quale scegliere, la girandola di artisti che vanno a Roma per sentirsi artisti, i prelati di cui Roma è piena, e per cui è la Città Santa ma querelata dai tribunali di mezzo mondo. Si ballano balli frenetici dal ritmo duro, stordenti come un’altra droga, per cui la folla degli ospiti ondeggia su e giù come sugheri sul mare. Lo scopo della vita è “la festa”, per cui si vive se si va alla festa, ma si super-vive se si è padroni della festa: Jep dichiara “volevo il potere di fare le feste e farle fallire”, che è come dire godere e rovinare il godimento agli altri. Quando dalla terrazza s’inquadra il Colosseo, non capisci se la Grande Bellezza è quella di venti secoli fa o questa di oggi, o il trapasso da quella a questa, o la convivenza delle due. A Los Angeles i premi più importanti per il cinema, i produttori, i registi, gli attori si assegnano nel teatro più kitsch e nella strada più pacchiana del mondo. Si vince se si ha la “forza” di vincere, forza mediatica, mitica, strategica. Roma ha questa forza. Abbiamo vinto per merito di Roma. Una capitale che all’estero esercita un fascino immenso che noi non sentiamo più perché siamo depressi, smemorati, drogati di nullismo. Le città che nel mondo hanno un decimo dell’arte che ha Roma, richiamano turisti dieci volte più di Roma. E lo stesso vale per Napoli, Amalfi, Pompei, Agrigento, Firenze, Venezia… Il nostro Paese è zavorrato di problemi che lo fanno sprofondare. Ma la colpa non è del paese. È nostra. (fercamon@alice.it)

Links:
La bellezza dell’Oscar (Curzio Maltese).

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Gli Oscar 2014: i protagonisti ed il 'selfie'

mercoledì 26 febbraio 2014

Francesco Di Giacomo

..."Io sono nato libero"...(Francesco Di Giacomo)



Francesco Di Giacomo di InkyJohn

Omaggio a Francesco
Arcangelo Carrera

...
l' avrò incontrato due o tre volte in tutta la vita.
la prima avevo sedici anni, al piper di viareggio. rimasi folgorato.
ero a mezzo metro dalla sua mole, ( non c'era il palco al piper )
e ieri sera appena saputo della sua morte me lo sono rivisto in testa
nel ricordo nettissimo di quella notte. e me lo sono disegnato. dopo il concerto rimanemmo a parlare per ore, ricordo che gli chiesi perchè beveva tanta coca cola e lui rispose: perchè fa ruttà.
poi ci avrò riparlato in un altro paio d'occasioni, già a roma. niente di più. ma Francesco di Giacomo per me ha rappresentato una enormità di cose e di sogni .m' è sparito un pezzo di vita.

Riccardo Mannelli


"Nacque... visse...
...e si contraddisse!" (Francesco Di Giacomo)



Non mi svegliate ve ne prego
ma lasciate che io dorma questo sonno,
sia tranquillo da bambino
sia che puzzi del russare da ubriaco.
Perché volete disturbarmi
se io forse sto sognando un viaggio alato
sopra un carro senza ruote
trascinato dai cavalli del maestrale,
nel maestrale... in volo.

Non mi svegliate ve ne prego
ma lasciate che io dorma questo sonno,
c'è ancora tempo per il giorno
quando gli occhi si imbevono di pianto,
i miei occhi... di pianto. ....


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Era la grande voce del progressive italiano, il simbolo di un'epoca aurea del rock italiano. Francesco Di Giacomo, imponente cantante del Banco del Mutuo Soccorso, è morto oggi per le conseguenze di un grave incidente stradale accaduto a Zagarolo, in Via Valle Del Formale, nei pressi del centro sportivo.

Secondo le prime ricostruzioni il cantante, che viaggiava da solo, sarebbe stato colto da un malore che gli avrebbe fatto perdere il controllo dell'auto: dopo aver invaso l'altra corsia, la vettura si è schiantata contro una Rover che viaggiava in senso opposto. Vana la corsa in ospedale.

Nato a Siniscola, in provincia di Nuoro, nel 1947, Francesco Di Giacomo è stato uno dei più significativi rappresentanti della scena progressiva italiana. Fisico corpulento, barba e voce da tenore, fu contattato dal tastierista Vittorio Nocenzi durante il Festival Pop di Caracalla del 1971. Insieme al fratello di Vittorio, Gianni, al chitarrista Marcello Todaro, al bassista Renato D'Angelo e al batterista Pierluigi Calderoni fondò il Banco del Mutuo Soccorso, che fin dal primo, omonimo album, pubblicato nel 1972, stabilì i nuovi confini del pop italiano. Il disco, salutato da unanimi da parte della critica, divenne celebre anche per l'inedita copertina a forma di salvadanaio.

Il Banco, insieme ad altri gruppi come la Premiata Forneria Marconi, gli Area e le Orme, contribuì in maniera decisiva a una delle rare stagioni in cui la scena rock italiana è riuscita a stare al passo con quella anglosassone. La voce di Di Giacomo, potente e ricca di sfumature, era il segno distintivo di una band che riuscì a imporsi anche all'estero, al punto di firmare un contratto con la Manticore, l'etichetta di Emerson, Lake & Palmer, e di partecipare come supporter al tour europeo dei Gentle Giant.

Di Giacomo era anche l'autore di gran parte dei testi del gruppo: immaginifici, carichi di suggestione e assolutamente inediti, come il timbro della sua voce. I primi tre album del Banco ("Banco del Mutuo Soccorso" del 1972, "Darwin" dello stesso anno e "Io sono nato libero" del 1973) sono profondamente segnati dalla sua creatività. Le performance live di Francesco erano lo specchio della sua personalità: potenti, oniriche, cariche dei suoi umori, a volte anche cupi. Ma proprio l'autenticità dei quelle interpretazioni ha fatto di lui un antidivo senza epigoni, capace di creare uno stile canoro ineguagliabile e suggestivo.

Di Giacomo ha sempre rifiutato qualsiasi forma di divismo: viveva in campagna e coltivava la sua passione per la cucina regionale, ma non ha mai abbandonato la musica. Negli ultimi anni, insieme al Banco, aveva ripreso una intensa attività live, accompagnata anche dalla ripubblicazione dei primi, storici album.

Nella sua lunga carriera, Di Giacomo aveva anche recitato con Federico Fellini, prendendo parte a film celeberrimi "Satyricon", "Roma" e "Amarcord".

Anche nei momenti meno felici della sua carriera (specie negli anni Ottanta, quando il progressive aveva perso gran parte del suo appeal e la creatività del Banco era un po' appannata), Di Giacomo aveva mantenuto integrità e passione. "Quando ha un'anima vera, la musica scavalca tempi e momenti", sosteneva. Suona strano pensare come il brano più celebre del disco del salvadanaio si intitolasse "R.I.P.". Adesso, come chiedeva in "Non mi rompete", altro capolavoro del Banco, nessuno arriverà più a disturbare: potrà dormire il suo sonno da bambino. Pieno di sogni silenziosi.
(fonte)
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R.I.P. - Banco Del Mutuo Soccorso
http://www.bancodelmutuosoccorso.it/index.html

domenica 16 febbraio 2014

Roberto "Freak" Antoni

Roberto "Freak" Antoni era un bardo, un cantante punk, uno dei simboli del rock 'demenziale' italiano, che ha sempre conservato la convinzione di meritare di più di quel che poi il mercato discografico ha riservato a questi “35 anni di grandi insuccessi”, come li definiva lui.
“Di questi anni ricordo grande sbattimento, la voglia di pretendere più considerazione da pubblico e critica, e una grande fatica per nuotare controcorrente”, confidava dopo il suo ultimo concerto con la band, gli Skiantos, a maggio 2012 a Bologna.
Da quel giorno Freak aveva iniziato una nuova sfida musicale, un progetto solista assieme alla pianista Alessandra Mostacci.
Ma Freak è stato anche attore con la partecipazione ad alcuni film, come “Paz!” e “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” e uno scrittore, autore di 9 libri tra cui  Non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti
Qui sotto, qualche frase famosa, qualche canzone e le tavole dei disegnatori che lo hanno apprezzato...
mentre per le foto ed altre notizie vi metto il link del bell'articolo di Luca Boschi Un saluto a Freak Antoni


Roberto Freak Antoni

di Marilena Nardi


Famosi i suoi aforismi, eccone qualcuno:

La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo. 
Il sesso è peccato... farlo male.
Si dice che una volta toccato il fondo non puoi che risalire. A me capita di cominciare a scavare.

Toccatevi, perché l'amore è cieco.

 A volte il fumo è molto meglio dell'arrosto.
Dio c'è ma ci odia!
Se uno si impegna, può stare male ovunque.
Fai bene a lasciarmi, anch'io fossi in me mi lascerei.
Nella vita è importante che gli altri ti vengano incontro, così sai da che parte spostarti.
Se sei muto ridi con gli occhi, se sei cieco ridi con la bocca. Se sei muto e cieco c'è ben poco da ridere.
Mangiate merda: miliardi di mosche non possono avere torto! 

Se c'è una cosa che non sopporto è la presunzione di chi crede di essere
migliore di me.


 Skiantos: "Sono un ribelle..."
Tiziano Riverso



 Pronto, passami la mamma
lo so che è ancora sveglia nella stanza
sono le quattro del mattino
avrei bisogno di parlarle un attimino

Sto bene, non è un incidente
guarda, mamma, non mi è successo niente
stanotte non torno li a dormire
resto fuori, non c'è niente da spiegare

Giuro, non è per farti male
dormo fuori, non farmela pesare
c'è un posto qui a casa degli amici
parla forte, non capisco cosa dici

Sono un ribelle, mamma
vai a letto, non star sveglia nella stanza
Sono un ribelle, mamma
vai a letto, non star sveglia nella stanza

Ci vediamo, torna pure a letto
domani arrivo, okay te lo prometto
e per favore stira la maglietta
c'è un concerto, mi serve quella rotta

Ricorda di comprarmi dei calzini
fai mettere le borchie ai pantaloni
ho il pullover e la giacca di pelle
non ho freddo e sono un ribelle

E va bene, non ho niente nella testa
può anche darsi, però adesso basta
sono un ribelle, l'ho deciso
e non m'importa di essere capito

3 volte: Sono un ribelle, mamma
vai a letto, non star sveglia nella stanza
Sono un ribelle, mamma
vai a letto, non star sveglia nella stanza

Sono un ribelle, mamma
Sono un ribelle, mamma


...1-2-6-9! Largo all'Avanguardia!
InkyJohn






Torno indietro?
Fabio Magnasciutti

Coro: mi piaccion le sbarbine mi piaccion le sbarbine mi piaccion le sbarbine Non posso farci niente mi sento deficiente lo so che non conviene ma poi chi si trattiene Quelle alte 1 metro e 80 quelle basse 1 e 50 non esiste divisione quel che conta è il calore Le sbarbine sono bionde le sbarbine sono more le sbarbine sono tante le sbarbine in amore Mi piaccion le sbarbine anche se mi fan soffrire non c'ho mai niente da dire quel che voglio è solo amore Sono un tipo senza storia m'han fregato la memoria ma l'amore di una sbarba mi fa andare giù di testa .............(ripete ritornello)............ Le sbarbine son carine le sbarbine c'hanno gli occhi le sbarbine con i tacchi che mi mandano nei matti Mi piaccion le sbarbine lo so che non conviene mi piaccion le sbarbine io voglio starci assieme .........(ripete ritornello)...... Yes..!

Altri testi su: http://www.angolotesti.it/S/testi_canzoni_skiantos_2411/testo_canzone_mi_piaccion_le_sbarbine_79377.html
Tutto su Skiantos: http://www.musictory.it/musica/Skiantos


rotten, eppur bisogna andar
Fabio Magnasciutti

Skianti -Mauro Biani


Freak - Gava





l'avanguardia è alternativa non fa sconti comitiva
l'avanguardia è molto dura e per questo fa paura
#pubblicodimerda

disegno di Andrea Pazienza


Skiantos - Io Sono Un Autonomo (1978)



http://www.freakantoni.it/
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Sulla sua vita ha scritto anche un fumetto, “Freak”, disegnato da Stefano Ianne

 Freak il fumetto

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Il Sanremo di Fazio, Serra e Piccolo non tocchi Freak Antoni, "
Il Fatto Quotidiano" 15 febbraio 2014
15 febbraio 2014 alle ore 8.53
Di Fulvio Abbate

Il Festival di Sanremo di Fabio Fazio, Michele Serra e Francesco Piccolo è bene - come si dice non senza fiammeggiante retorica - tenga giù le mani da Roberto Freak Antoni! Il ragazzo, il punk, il poeta, il front-man di un (nostro) sogno di ragazzi in rivolta, mai riconciliati con l’ordine naturale della conformità. Tantomeno quello socialdemocratico e post. Roberto, infatti, credeva nell’eversione poetica, ed è così morto senza mai scoprirsi affine al sistema, ai sistemi. Freak Antoni è stato il nostro Sid Vicious. Laggiù, nel Regno Unito, i Sex Pistols, qui, nel piazzale di casa nostra, anzi, a Bologna, sfolgoravano gli Skiantos, molto più di un gruppo musicale “di tendenza”, semmai uno stato d’animo, una barricata libertaria, un megafono mutante, un risotto che seppellisce.

“Rock demenziale”, situazionismo, mao-dadaismo, patafisica, così almeno secondo alcune definizioni abituali, buone, nel migliore dei casi, per “Muzak” o “Ciao 2001”. Rock, a suo modo, militante, festante, sfanculante, sbucato fuori da un’annata, il 1977, che sempre lì a Bologna, e non soltanto, donò al mondo l’assalto “alla vetrina della socialdemocrazia europea”, come d’altronde cantava un’altra (sempre nostra) voce poeticamente perfetta, profetica di quei giorni, Claudio Lolli: “… disoccupate le strade dai sogni e arruolatevi nella polizia, ci sarà il bisogno di partecipare, ed è questo il modo, al nostro progetto di democrazia”. Freak Antoni, cui dobbiamo alcune battute immense di saggezza perfino da adulto – “La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo”, “A volte il fumo è molto meglio dell'arrosto”, “Dio c'è ma ci odia!”, “Si dice che una volta toccato ilfondo non puoi che risalire. A me capita di cominciare a scavare”. - non siarruolerà mai nel contingente del conformismo commerciale, discografico, marchettaro, Roberto manterrà, infatti, il puntiglio della propria idea di sedizione poetica, d’altronde, uno che ha esordito cantando “mi piaccion le sbarbine”, ma soprattutto “Questa è avanguardia, pubblico di merda”, non lo ficchi dentro il canone spettacolare della quiete conformista dopo la tempesta della rivolta giovanile. Oh, intendiamoci, Freak Antoni, da vivo, a Sanremo ci sarebbe voluto tornare, due anni fa addirittura presentò un brano accompagnato al piano da Alessandra Mostacci, “Però quasi”, un’elegia melodica che taglia la testa al toro del fracasso, ossia dell’equivoco che un rocchettaro demenziale non possa custodire la misura del sentimento, la chiarezza struggente di un bisturi che mostri il cuore in ogni sua sezione, armonica, ritmica, elegiaca. Un amico comune, tra l’altro, mi ha raccontato che poco tempo addietro il collega e conterraneo Gianni Morandi gli aveva detto che lì, tra i fiori, lo ritenevano “vecchio”, “superato”. Impedire che Sanremo pianga le sue lacrime di caimano sull’incanto di un ragazzo eterno che ci ha fatto ballare e sorridere con la sua rivolta è l’unico vero omaggio che si possa donare a Roberto e a Freak Antoni. Dopo Marx, c’è Aprile. Non certo Serra. E neppure Fazio.

martedì 4 febbraio 2014

Philip Seymour Hoffman

by Inky John
 Hollywood è sotto shock: Philip Seymour Hoffman, il premio Oscar come miglior attore, per Capote, è stato trovato morto.

Nato nel 1967 in una famiglia middle class nello stato di New York, Philip Seymour è diventato famoso negli anni Novanta con film come Happiness, Boogie Nights e The Big Lebowski. L’Oscar di Capote era arrivato nel 2006, in aggiunta al quale l’attore aveva collezionato nomination come non protagonista per Charlie Wilson’s War, Doubt e The Master. Fin da ragazzo aveva voluto fare l’attore dopo aver visto a 12 anni una produzione locale di «All My Sons»: «Fu l’esperienza che mi cambiò per sempre», aveva raffrontato in una intervista al New York Times: «Un miracolo. Ma questo tipo di amore così profondo per lo spettacolo ha un prezzo: recitare è una tortura perché è sai che è una bellissima cosa. Desiderarla è facile. Cercare di essere grande, questa è la tortura».

Jim Carrey lo ricorda: «Caro Philip, bella, bellissima anima. Per i più’ sensibili tra noi il rumore può essere troppo».
(fonte)
Philip Seymour Hoffman, mientras oía la noticia... un boceto en su homenaje.
Omar Zevallos



Felipe
Tomas Serrano


Seymour Hoffman
Jaime Ortega




Philip Seymour Hoffman !
by
Marian Avramescu



Philip Seymour Hoffman(2008)
XAVI (Xavier Salvador)




Phillip Seymour Hoffman 
 EDYPerazzoli


Hoffman obit
By Milt Priggee, www.miltpriggee.com - 2/3/2014

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Links:
An Actor Who Made Unhappiness a Joy to Watch
 http://it.wikipedia.org/wiki/Philip_Seymour_Hoffman
Philip Seymour Hoffman obituary

martedì 10 dicembre 2013

Nelson Mandela 1918 - 2013 (quinta parte)

Oggi il mondo ha salutato Nelson Mandela. Oltre centomila persone, tra cui novanta capi di Stato e di Governo, si sono riunite questa mattina nello stadio di Johannesburg per porgere l'ultimo saluto al leader sudafricano che ha dedicato la vita alla lotta contro l'apartheid. 
Per dirgli addio e, soprattutto, per dirgli grazie.

Mandela
Luiz Carlos Fernandes


by Gruet (France)


By Word Press Cartoon 2nd Prize: «Mandela» by Jarbas Domingos, Brazil,
 published in «Diario de Pernambuco» newspaper from Recife, Brazil;



 by Moine (France)



by InkyJohn



Ciao Madiba
Umberto Romaniello


BIANCO E NERO
by RugGio



 by Chervalier (France)


 Victor Ndula asks what's left of Mandela's legacy. Check out more of Victor's work here: http://www.cartoonmovement.com/p/140


 Apartheid we don’t see…
Peter Broelman (Australia)


131209tt — Icon, Aicona - The World Bid Farewell to an Icon (990611so) published in The Times on 9 Dec 2013


Tata Madiba R.I.P
1918 - 2013
We lost a hero - we will never forget you
Zapiro
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Links:
 http://www.mandelaswalk.com/
http://pri.org/stories/2013-12-10/mandela-brings-people-together-even-death
http://pri.org/stories/2013-12-09/mandelas-shadow-fell-over-us-decade-ago

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