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sabato 14 novembre 2015

Peace for Paris non è di Banksy


Tutto il web questa notte, subito dopo gli attentati, ha iniziato ad esprimere la vicinanza a Parigi, ai francesi.

Anche Banksy, il writer più famoso del mondo, dedica un' immagine a Parigi colpita dagli attentati. E lo fa mandando un tweet con il simbolo della pace, in bianco e nero, in cui c’e’ una Torre Eiffel.

L'immagine non è sua come si credeva in un primo momento, suo il merito di averla postata su Twitter ed averla fatta diventare virale. Il disegno è stato  creato dal disegnatore francese Jean Jullien, che l'ha pubblicata sul suo sito internet.


#PrayForParis 

La storia del disegno diventato simbolo di solidarietà per le vittime di Parigi



domenica 23 agosto 2015

Dismaland, il 'parco gioco' di Banksy

  • Dismaland, Weston-super-Mare, is open 11am-11pm, to 27 Sep;dismaland.co.uk




It's NOT ARTUnless it has the potential to be a DISASTER



fonte
Il 'parco giochi' di Banksy in Inghilterra
Installazioni grandi artisti progetto Dismaland, non per bimbi
(di Alessandro Carlini)

   (ANSA) - LONDRA- Le favole senza tempo si trasformano in incubi contemporanei in

lunedì 7 aprile 2014

Banksy #WithSyria


L'attivista e street artist inglese Banksy ha proposto una rivisitazione di una delle sue opere più famose, la bambina con il palloncino a forma di cuore, in occasione del terzo anniversario della guerra civile in Siria. L'autore ha trasformato la protagonista in una piccola rifugiata siriana. L'immagine verrà utilizzata per promuovere la campagna #WithSyria in sostegno delle vittime del conflitto ed è stata proiettata sui monumenti simbolo di diverse città, tra i quali la Colonna di Nelson a Trafalgar Square e la Tour Eiffel.
Sostengono la campagna #WithSyria anche alcuni fotografi che, a Londra e a New York, hanno ricreato l'opera di Banksy





E' stato diffuso anche su YouTube, un breve video che riprende l’immagine della “ragazza con il palloncino” pubblicata dall’artista britannico Banksy sul suo sito il 12 marzo, per sponsorizzare alcune iniziative umanitarie per la Siria. Nel video la bambina viene rappresentata come una giovane profuga siriana: la voce narrante è quella dell’attore inglese Idris Elba, mentre le musiche sono di Elbow. Alla fine del video si chiede di condividere l’hashtag #WithSyria, che è anche il nome di una iniziativa portata avanti da molte organizzazioni umanitarie di tutto il mondo.







http://www.ilpost.it/2014/03/12/banksy-siria/
http://www.ilpost.it/2014/03/13/video-banksy-siria/
http://www.repubblica.it/esteri/2014/03/13/foto/banksy_la_rivisitazione_della_bambina_con_il_palloncino-80892056/1/#1
Real Life Banksy
Banksy in New York (1)
Banksy in New York (2)

mercoledì 25 luglio 2012

Olimpiadi Londra 2012 : l'omaggio di Banksy



Banksy, ha omaggiato a modo suo, le Olimpiadi londinesi con 2 nuovi graffiti.
I lavori del famoso e anonimo artista inglesi e sono apparsi in questi giorni nel suo sito.
Nel primo ha raffigurato un atleta che lancia un giavellotto sostituito da un missile.
Il secondo rappresenta un saltatore con l'asta, che salta una rete metallica  guarnita di filo spinato, per atterrare su un materasso vero, su di un marciapiede, in una zona molto degradata .
I disegni sono una chiara denuncia pacifista nei confronti di una Londra blindatissima in vista dei Giochi, dove le forze dell'ordine hanno persino collocato batterie di missili sui tetti delle case, sollevando non poche polemiche, tra gli abitanti.
   Non è stato semplice trovarli alla polizia londinese, che sta cercando di tenere lontano il più possibile l'artista ed i suoi emulatori dai luoghi dei giochi, ed addirittura non si sa se soppraviveranno alle Olimpiadi.
Recentissimo il bimbo asiatico che cuce, chiara denuncia dello sfruttamento infantile usato per creare i badgets per il recente giubileo della regina e delle stesse Olimpiadi ( maggio 2012), disegnato in pieno centro londinese.



 

Foto dal sito di Banksy.
 http://www.banksy.co.uk/



Exit Through The Gift Shop, il film di Banksy su se stesso e la sua arte (con tanto di interviste con volto mascherato e voce distorta per conservare il mistero sulla sua figura)



Il film di Banksy è una cosa molto più articolata di un documentario su di sé o sulla street art. Ma è anche il modo più appropriato ed efficace per fare un documentario su Banksy e la street art, rispecchiandone lo spirito situazionista.

Thierry Guetta, francese trapiantato a Los Angeles, registra compulsivamente tutto ciò che vede e che vive, riprende ogni cosa, colleziona centinaia di nastri da chiudere dentro degli scatoloni e non rivedere mai più. Per un caso della vita diventa amico degli street artisti più importanti dell'occidente, e la prima parte di Exit Through the Gift Shop li segue al lavoro; sono bravi, divertenti, danno un piacevole senso di libertà e impegno creativo. Col giro di boa Thierry prende sempre più il sopravvento e il film diventa un documento sulla nascita del suo alter ego Mr. Brainwash, deciso a diventare immediatamente una star sfruttando le sue amicizie e allestendo una grossa mostra immediatamente autocelebrativa. Probabilmente non ho svelato niente di essenziale, perché il confine fra realtà e finzione è diversamente identificabile da ognuno.

Se in parte l'operazione ricorda l'ottimo Incident at Loch Ness, lì il gioco è scopertamente falso, per quanto utile a ritrarre il vero Herzog, mentre Exit riporta un intreccio di realtà e finzione raffinato e sostanzialmente inestricabile, fra ambigui filmati di repertorio e la creazione in diretta di eventi prestabiliti che il film trasforma in realtà. Il tutto a formare una critica dell'arte (specialmente del suo mercato) dando vita a un riuscito prodotto artistico che tutto sommato rientra nelle sue tentacolari regole, che prevedono l'accettazione di tutto quanto riesca a far parlare di sé. L'altro ruolo nel dialogo è ricoperto dal pubblico, dapprima indifferenziato nel suo imbattersi casualmente in quadri e installazioni metropolitane che recuperano il valore dell'idea e del figurativo (dipingi un monocromo sul muro di un palazzo e avrai un muro riverniciato), quindi sempre più consapevole e selezionato, in un processo che vede inevitabilmente il crearsi di una riconoscibilità, l'uscita dall'anonimato e la costruzione di nuovi luoghi che conferiscano valore a ciò che contengono.

Tutto questo in un film divertito e divertente, che mostra i protagonisti arrampicarsi sui palazzi di mezzo mondo per lasciare le loro opere, o in sortite provocatorie dentro musei e parchi giochi, racconta le loro storie e contemporaneamente costruisce i personaggi, in una spirale d'idee che porta alla perfetta confusione dei punti di vista e delle possibilità di lettura.
La colonna sonora originale è composta da Geoff Barrow, con musica addizionale di Roni Size.

I titoli di testa e di coda del film sono accompagnati dalla canzone Tonight the Street Are Ours di Richard Hawley.



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e
FANY - BLOG: Banksy firma l'ultima sigla dei Simpson...ed è ...
 FANY - BLOG: Banksy vs Bristol Museum

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martedì 12 ottobre 2010

Banksy firma l'ultima sigla dei Simpson...ed è polemica!!

eiLa scorsa notte negli Stati Uniti è andata in onda una puntata dei Simpson molto speciale. La sigla infatti era stata realizzata da Banksy, il celebre street artist dall'identità sconosciuta. La clip, lunga 1:45, ha fatto da introduzione alla puntata Money Bart. La sequenza, macabra e ironica allo stesso tempo, si ispira al trasferimento di una grossa fetta della produzione dell'amatissima serie animata in Corea del Sud. La scelta "sovversiva" sta facendo molto discutere dentro e fuori la Fox
La film corporation fondata da William Fox se l’è proprio andata a cercare, o forse ha sottovalutato la portata sarcastica di Banksy.
L'artista londinese, al quale è stato semplicemente chiesto di personalizzare la parte finale della sigla, si è spinto oltre il mandato e, prima dell’inizio dell’episodio ‘Bart Money’, ha colto la palla al balzo per trattare un tema a lui caro, l’etica politica, utilizzando le inedite scene come messaggio rivolto alla Fox, accusata dall’artista street art di sfruttamento nei confronti dei suoi dipendenti.


http://www.rumors.it/sites/all/files/simpson_1.jpg


http://www.rumors.it/sites/all/files/images/simfr.jpgL'intro parte come sempre, con i componenti della famiglia Simpson che dopo la giornata di lavoro e studio rientrano a casa di fretta per non perdersi la loro trasmissione preferita. Ma c'è un dettaglio fuori copione: la firma di Banksy scritta sui muri della città di Springfield... E allora, una volta riuniti in sala, Homer, Marge, Bart, Lisa e la piccola Maggie non assisteranno alla sit-com, bensì a uno show macabro, seppur in formato cartoon.
Dentro una fabbrica coreana, in un clima dark al limite dell'horror, si vedono disegnatori 'condannati' a realizzare i vari personaggi della serie tv, bambini che producono il merchandise, animali incatenati e utilizzati come macchinari. Un filo spinato circonda questa specie di tugurio, una colonna sonora dalle note funebri fa il resto. Il dito è chiaramente puntato contro la Cina e tutti quei Paesi dove si pratica il lavoro minorile.
La clip è stata rimossa da YouTube a causa di un reclamo di violazione del copyright da parte della Fox stessa. Rumors, però, ha continuato a esplorare dentro il 'tubo' e ualà, ecco a voi i Simpson 'remixati' da Banksy. Sempre che nel frattempo non abbiano censurato anche questa...







by Corriere.it


"Non devo scrivere sui muri"
 scrive sulla lavagna  l'artista di strada Banksy più noto al mondo nei panni di Bart Simpson e firma la sigla che da 22 stagioni introduce la vita quotidiana della famiglia più celebre dei cartoni made in Usa
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puoi leggere anche per scoprire l'artista

Banksy vs Bristol Museum

venerdì 14 agosto 2009

Banksy vs Bristol Museum




BANKSY, l’artista invisibile

04 agosto 2009
| Chiara Meattelli

Londra. Per anni le autorità di Bristol hanno provato a catturarlo mentre imbrattava i muri della città con i suoi graffiti. Oggi sono costrette a proteggerlo mentre lui, in gran segreto, organizza la più grande esibizione delle sue opere nel museo comunale. Si intitola “Banksy Versus Bristol museum”, ovvero Banksy contro il museo di Bristol, ed è l’ultima sfida del più celebre artista di strada. L’esposizione, gratuita, include cento opere: dai graffiti a un camioncino di gelati bruciato in mezzo all’atrio, a un agente in tenuta antisommossa in sella a un cavallo giocattolo per bambini. Ci sono anche dipinti inediti, composti con la sua tecnica dello stencil, ovvero gli stampi che gli consentono di lasciare il segno nel minor tempo possibile. Poi ancora statue modificate con un senso estremo del paradosso, come il leone dalla cui bocca pende la frusta del domatore, del quale non resta altro che la divisa ai piedi del basamento.
--> Solo la direttrice del museo, Kate Brindley, e due consiglieri comunali, erano a conoscenza dell’installazione: «È stato Banksy a imporre la segretezza, è l’unico modo per lavorare con lui; mentre il suo team allestiva l’esibizione, ho detto allo staff che l’edificio era occupato dal set di un film». Da vandalo a patron artistico di Bristol: quella di Banksy, che oggi vive a a Londra, è una parabola del figliol prodigo in chiave urbana. La mostra resterà aperta fino al 31 agosto: l’obiettivo iniziale dei centomila visitatori non solo è stato già raggiunto, ma addirittura raddoppiato. Hotel, ristoranti e caffè della città registrano incassi record grazie al Banksy-effect. Il consigliere comunale Simon Cook ha disposto che dal 5 agosto il museo sia aperto fino tardi ogni mercoledì «per incontrare l’enorme richiesta del pubblico», inoltre è stato assunto ulteriore personale per gestire il grande afflusso di visitatori, con code già in strada.
In mostra c’è anche il “Pet Store”, gli animali robotizzati che l’artista aveva esposto lo scorso ottobre a New York: würstel che si cibano di senape, bastoncini di pesce che nuotano dentro un acquario e altre bizzarre rappresentazioni che servirebbero a sensibilizzare la coscienza sul benessere degli animali. «È la prima volta che utilizzano i fondi dei contribuenti per appendere i miei lavori invece che per toglierli di mezzo» dice il graffitaro più celebre del mondo alla Bbc, ma rigorosamente per posta elettronica. Infatti nessuno l’ha mai visto: la leggenda vuole che nemmeno il suo agente conosca la sua faccia e neppure i genitori conoscerebbero la sua identità artistica. Ma il Daily Mail, lo scorso anno, dichiarava di aver scoperto l’arcano: Banksy è Robin Cunningham, ha 35 anni e viene da una famiglia benestante di Bristol. Notizia né confermata né smentita, nonostante le fitte investigazioni del tabloid e di altre testate ben più rilevanti. L’unica cosa certa è che l’elusività dell’artista è un aspetto chiave della sua popolarità. La curiosità è talmente alta che qualcuno ha persino messo all’asta, su eBay, un cartone di pizza ritrovato a Los Angeles, con presunte tracce del suo dna.
Per molti Banksy è un genio, per altri solo un clown, ma nessuno gli ha mai negato un perspicace senso dell’umorismo. Irriverente e provocatore, usa l’ironia come un’arma ogni volta che attacca istituzioni, politici, capitalismo o quando riproduce scene e simboli di guerra: il graffito della bambina che abbraccia amorevolmente una bomba è ormai un’icona della guerrilla art, così come il lanciatore di fiori con il volto mascherato. A popolare le sue visioni ci sono milioni di ratti, soldati, poliziotti e scimpanzè, che in uno dei quadri in mostra prendono il posto dei ministri al parlamento inglese. In un altro, Simon Cowell, l’inventore dell’X Factor inglese, siede al tavolo di fronte alle ballerine di Degas.
È vero quel che dice parte della critica: le sue immagini sono simili, a volte indistinguibili, da quelle di Blek le Rat, alias Xavier Prou, l’artista di strada francese che, oltre ad aver utilizzato spesso i ratti nei suoi dipinti, inventava la tecnica degli stencil vent’anni prima del graffitaro di Bristol. Eppure, ironia della sorte, Prou è diventato popolare solo dopo, e solo grazie, al suo discepolo: «Banksy ha preso alcune mie idee e le ha cambiate; ha portato il mio stile a un livello internazionale, per me è come un figlio» spiega le Rat al “Times”. Viene in mente una delle opere esposte alla mostra di Bristol, una lastra su cui è incisa la frase di Picasso: “Il pessimo artista imita, quello bravo ruba”, con Banksy che ha manifestamente cancellato la firma del pittore per metterci la propria. L’arte di provocare oltre ogni limite, come quando scriveva sul suo sito: “È incredibile quanto, voi idioti, abbiate speso per comprare questa m...”. Dedicato, tra gli altri, a Brad Pitt e Angelina Jolie, i che avevano appena lasciato 200.000 dollari alla sua mostra di Los Angeles. Ma la lista è lunga: Banksy ha contraffatto 500 album di Paris Hilton inserendo titoli come “Perché sono famosa?”; è piombato nei musei, dal Metropolitan al Louvre, per sovrapporre i suoi quadri agli originali; ha dipinto scale e cieli paradisiaci sul muro israelo-palestinese in Cisgiordania. È un fenomeno globale, inarrestabile: qualche giorno fa hanno scoperto i suoi graffiti contro il capitalismo sui muri di Timbuktu, nel Mali. Genio o clown, conosciuto o anonimo, venduto a Hollywood o fedele solo alla smania di provocare, Banksy continua a sorprendere e far parlare di sé. Per quanto ancora?
Almeno fino quando, camminando per le strade di Londra, e incrociando l’inconfondibile segno del suo passaggio, non ci si senta più così tremendamente fortunati.
chiara_meattelli@yahoo.co.uk
da ilsecoloxix.it

se ne parla anche qui:
Banksy, l'arte a caccia di contraddizioni di Cesare Buquicchio FOTOGALLERY DELLA MOSTRA Banksy realizza una campagna video per la sua mostra a Bristol