martedì 2 agosto 2016

2 agosto 2016


di Basile


BOLOGNA - "Sono stati fatti dei passi in avanti, ma occorre arrivare ai mandanti della strage", Così il sindaco Virginio Merola dà il via nella sala del Consiglio comunale al XXXVI anniversario della strage alla stazione di Bologna: 2 agosto 1980, 85 le vittime e 200 i feriti nell'esplosione che devastò la sala d'aspetto e si portò via decine di vite innocenti, che sfregiò una città intera che anche oggi non vuole dimenticare e scenderà in strada. nella sala del Consiglio presenti il sottosegretario Claudio De Vincenti e i consiglieri comunali. Nel suo messaggio all'associazione dei parenti delle vittime il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda che la matrice della strage "è stata accertata dalle conclusioni giudiziarie. Permangono ancora domande senza risposta e la memoria è anche sostegno a non dimettere gli sforzi per andare avanti e raggiungere quella piena verità, che è premessa di giustizia".
[...]




Vogliamo oggi ricordare lui, veronese, e tutti gli altri che quel giorno – provenienti da direzioni e storie diverse – finirono mortalmente uniti da un gesto criminale.

Davide Caprioli, venti anni, era nella sala d’aspetto di 2ª classe della stazione di Bologna quel maledetto 2 agosto del 1980. Tornava a Verona da una breve vacanza dopo aver dato i primi esami all’università e quella sera avrebbe suonato col suo complesso.
Non avrebbe suonato mai più. Quella carneficina gli negò i giorni che sarebbero venuti, gli amori e le delusioni, i successi e le sconfitte, la paternità e i figli che se ne vanno; le cose, insomma, che chiamiamo vita.

Oggi, a distanza di trentasei anni, nulla sappiamo dei mandanti della strage, troppe le omissioni, i depistaggi, i silenzi.
In un’Italia che ci viene descritta come protagonista di epocali cambiamenti, qualcuno dovrebbe decidersi a togliere qualche velo, alzare qualche macabro coperchio.
Sarebbe un buon segno.
Gianfalco


lunedì 1 agosto 2016

Le nuove nomine ai tg della Rai

Aggiorno il post con la conferma che ill cda della Rai, dopo circa 5 ore di riunione, ha approvato a maggioranza le nomine dei nuovi direttori del Tg2 (Ida Colucci), del Tg3 (Luca Mazzà), del Giornale radio (Andrea Montanari) e di Rai Parlamento (Nicoletta Manzione). Il voto è avvenuto a maggioranza, con i 3 no di Carlo Freccero (indicato dal M5S) e dei due consiglieri vicini al centrodestra Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca. Tra i consiglieri della maggioranza, in particolare Rita Borioni (vicina a Matteo Orfini) e Franco Siddi, sono state espresse varie critiche e rilievi su tempi e metodi delle scelte del direttore generale Campo Dall'Orto, ma alla fine hanno votato a favore insieme al renziano Guelfo Guelfi, al centrista Paolo Messa, alla presidente Monica Maggioni e al consigliere indicato dal Tesoro Marco Fortis. E' finita 6 a 3.
Due dei tre consiglieri della minoranza dem in Vigilanza, Miguel Gotor e Federico Fornaro, subito dopo le nomine dei nuovi direttori Rai hanno annunciato le loro dimissioni dalla commissione parlamentare di indirizzo sulla tv pubblica. "Le nomine nei tg rappresentano una decisione assunta in assenza di un nuovo progetto sull’informazione dell’azienda. Una decisione che risponde unicamente a logiche di normalizzazione di occupazione governativa del servizio pubblico, in forme per molti versi inedite e in contrasto con il principio costituzionale del pluralismo culturale e politico", spiegano.


Riassumendo quindi Orfeo e Di Bella rimarranno rispettivamente il primo al Tg1 ed il secondo a Rainews. Se ne vanno Masi dal Tg2 sostituito da Ida Colucci e Bianca Berlinguer dal Tg3 sostituita da Mazzà.

Parte una NUOVA ERA per la RAI...
... quella del TG SI!
Airaghi


“COLPO DI MANO PER IL SI. NEANCHE BERLUSCONI OSAVA TANTO"
“Fanno fuori la Berlinguer, così tutti i notiziari saranno allineati al governo sul referendum”
Al telefono, mentre commenta le imminenti nomine alla direzione dei tg Rai, Carlo Freccero è furibondo: “Credo sia un fatto senza precedenti: un attentato alla tv. Nemmeno Berlusconi è arrivato a tanto. Non esagero: nemmeno Berlusconi”. Freccero siede nel consiglio di amministrazione di Viale Mazzini dallo scorso agosto, dopo 40 anni di lavoro in televisione (prima da autore e poi da dirigente). “In tutto questo tempo – ripete concitato – non ricordo nulla di simile”
Freccero di Benny

Si spieghi
È in atto un blitz, un colpo di mano estremamente pericoloso da parte del direttore generale della Rai: il 3 agosto, rinviando il consiglio d’amministrazione che era previsto il giorno prima, verranno nominati i nuovi direttori dei telegiornali. Degli attuali, rimarrà solo Mario Orfeo al Tg1. Al Tg2 andrà Ida Colucci e al Tg3 tornerà Antonio Di Bella. Una scelta surreale quest’ultima, visto che era stato nominato appena pochi mesi fa a Rainews.
E per quale motivo troverebbe queste nomine vergognose?
Perché con questi direttori Renzi ha la certezza di controllare definitivamente i tre telegiornali, che saranno schierati tutti sul “sì” nel referendum costituzionale. Questi nomi rispondono a una duplice strategia: oltre al referendum, l’obiettivo è spegnere l’incendio divampato con l’operazione trasparenza sugli stipendi dei dirigenti Rai. È un autentico regalo al presidente del Consiglio, che è rimasto molto turbato dalla questione stipendi e da come è deflagrata sulla stampa.
Un regalo di Campo Dall’Orto?
Confermo. Un regalo che non era nemmeno previsto.
Quali sono i criteri formali delle nomine?
Non devono rispondere al piano editoriale di Carlo Verdelli? Ma Verdelli non ha mai presentato un piano editoriale! Il piano editoriale si fa per iscritto, poi il documento deve essere consegnato formalmente. Invece di scritto non c’è ancora nulla. Verdelli ha presentato un piano guida, non un piano editoriale. E aveva garantito che le nomine avrebbero rispettato qualità definite esplicitamente nel piano. È tutto falso, è un vero e proprio colpo di mano.
Da esponente del cda, lei non può intervenire?
Guardi, per la prima volta ho chiamato il centralino della Camera per essere messo in contatto immediatamente con Roberto Fico, il presidente della Commissione di vigilanza. E non l’ho contattato per una conversazione privata: ho chiesto che la mia telefonata venisse messa a verbale. Ho informato Fico che la situazione sta assumendo contorni molto gravi. Che ritengo queste nomine completamente fuori luogo. Anzi: che le trovo scandalose. L’ho invitato a riunire immediatamente la commissione.
Fico cosa le ha risposto?
Mi ha ringraziato e ne ha preso atto. Ho fatto presente quanto sta succedendo anche a Sel e alla minoranza Pd, mi aspetto che intervengano quanto prima. Spero che le pressioni possano scongiurare questa operazione.
È davvero convinto che l’obiettivo sia il referendum? Non crede che Di Bella possa essere un direttore autonomo?
Su questo non ho alcun dubbio: è senz’altro un’operazione che guarda al voto sulla riforma costituzionale. Di Bella ha una storia che conoscono tutti: ha fatto nove anni al Tg3 in epoca berlusconiana. Era un bersaniano, sì, ma un bersaniano digeribile per Berlusconi. È una brava persona, non dico il contrario, ma non ha l’autonomia di Bianca Berlinguer. Il vero obiettivo di queste nomine è far fuori lei. Nemmeno Berlusconi era così spregiudicato: sono pronto a una protesta clamorosa, devo ancora decidere la forma.
Tommaso Rodano FQ 29 luglio 2016

Renzi suona il silenzio a Rai 3
Tiziano Riverso


Campo Dall'Orto
Beppe Mora per FQ



SERVIZIO PUBBLICO
26 luglio 2016
http://www.corriere.it/politica/16_luglio_25/gelo-premier-viale-mazzini-rai-renzi-rifondazione-8fd09480-52a5-11e6-9335-9746f12b2562.shtml
Portos

Franzaroli per FQ




Franzaroli per FQ



W la semplificazione!
Fulvio Fontana







Epurazioni Rai
Staino




Beppe Mora per FQ




Staino



IL VIDEO DEL PADRONE
Il Governo afferma di non aver influito sulle nuove nomine RAI.
Una cosa però  è certa: cambiano i tempi, l'evoluzione tecnologica avanza con velocità impressionante, ma il vecchio caro Marchio non tramonta mai.
Gianfranco Uber

----------------------------------------------------------------------------------
La promessa di Matteo Renzi:


Anna Marchesini

Cielo d'agosto:
l'incanto autunnale
di una fiera di nuvole
bianche
La polvere delle strade,
l'alito di un cardo
in fiore –
Afa dell'ora
- limbo del tempo –
il sole
allo zenith
spietato
sui gradini
bianchi
di una chiesa di piazza
sui piccoli fiori
clandestini,
sul pianto arso
di una mendicante
che canta
"Deponi al mio fianco .....
un mazzo di erica purpurea" ....
Anna Marchesini (dalla raccolta di poesie "Fiori di fitolacca")




....ora farai sorridere gli angeli. Un ricordo, ...sempre a modo mio...
Edy Perazzolli

E' morta a 63 anni Anna Marchesini. Straordinaria attrice dal talento comico, era diventata celebre negli anni 80 in trio con Massimo Lopez e Tullio Solenghi. La Marchesini era malata da tempo di artrite reumatoide. 
Una comicità esplosiva, irriverente, e che non faceva sconti a nessuno, quella di Anna Marchesini. A partire dai Promessi Sposi manzoniani, testo sacro della letteratura italiana che il Trio (composto da lei, Massimo Lopez e Tullio Solenghi) dissacrò in maniera intelligente e brillante, facendosi beffe soprattutto dei precedenti sceneggiati tratti dal romanzo. E fino al celebre sketch che, nel giro di una notte, fece precipitare i rapporti diplomatici tra Italia e Iran. 

Il 22 novembre 1986 infatti, a una settimana dal polverone sollevato dal monologo di Beppe Grillo sul viaggio di Craxi in Cina, lo show “Fantastico” di Pippo Baudo ospitò uno sketch del Trio che prendeva di mira l’Iran. Anzi,l’Irangate, lo scandalo che portò alla luce un traffico di armi americane verso la Repubblica Islamica a opera del colonnello Usa Oliver North. Nella gag l’Ayatollah Khomeini (interpretato da Solenghi) e la madre Sora Khomeines (Marchesini) si lamentavano col presidente Reagan (Lopez) per la cattiva qualità delle armi, con missili che una volta montati sembravano caffettiere.  




#annamarchesini
Michele Todaro





Merope Generosa


I Promessi Sposi




1953-2016



Ho già adocchiato una vetrinetta in sala riunioni con un piccolo cofanetto verde di porcellana, credo.
Ritengo sia ideale per contenere le mie ceneri. E' una aspirazione che piano piano trovero' il coraggio di far uscire alla luce. Che detto di un mucchietto di ceneri non è appropriato.
Posso tentare.... e se mi ribocciano?
E se poi l'Accademia trasloca?
E se durante il trasloco il cofanetto verde si rompe? No eh! essere spazzata via dall'Accademia no mai più!


Anna



sabato 30 luglio 2016

Marta Marzotto

Marta Marzotto (1931-2016)
L'infanzia povera, il lavoro da mondina, il matrimonio da fiaba. E poi l'amore per Guttuso e Lucio Magri. La mondanità, i salotti, la moda e i gioielli. Craxi, Pertini, il Pci...
... ma nel mio blog la voglio ricordare come musa.

Marta Marzotto ritratta da Renato Guttuso


Melancholia Nova (1980)
"Renato diceva che io incarnavo in assoluto il suo ideale estetico, che ero l'immagine vivente del suo eterno feminino. " da " Una finestra su Piazza di Spagna" Quadro: "Malinconia nova".




NELLA STANZA LE DONNE VANNO E VENGONO, 1986



SPES CONTRA SPEM, 1982

Dalla Serie Le MARTINEIDI GUTTUSIANE.
IL FUOCO CHE SCALDA TROPPO PUO' ANCHE BRUCIARTI...



All’inaugurazione della mostra «La musa inquieta: vita arte e miracoli di Marta Marzotto». Dietro un quadro di Guttuso (Foto Olycom)


Renato Guttuso (Bagheria, 26 dicembre 1911 – Roma, 18 gennaio 1987), fu pittore sociale, impegnato con il partito comunista. I suoi dipinti trasudano sangue, vene, corpi distesi. Vivono di un “colore morale”, di vento di poppa, di calore di Sicilia. Spade volte al cielo. Crocifissioni di tagli profondi, fucilazioni e racconti di dittature, imprecazioni dolorose. Punti di vista arditi e scoscesi. Visioni popolari, politiche, oltraggiose, coraggiose.

Renato Guttuso fu per un periodo amante di Marta Marzotto. Lei era sposata, lui pure.  Ma il loro amore fu un incontro di parole, carne e arte. Una musa affascinante, reale. Una musa quotidiana, vicina, di un’intelligenza e ironia fuori dal comune.

La ritrasse in molte opere.

Marta ritratta da Helmut Newton. 1986
------------------------------------------------------------------





Marta Marzotto
di PierPaolo Perazzolli




Museo della Satira: I disegni del Marc'Aurelio



A Forte dei Marmi oggi due mostre inaugureranno la riapertura del Museo della Satira.

Di “Renziade” ne ho già parlato qui.
La seconda  è “I disegni del ‘Marc’Aurelio’ nel Fondo Giulio Brunner”, e mostra di un corpus di disegni realizzati per il giornale negli anni ’50 e donato dai familiari di uno degli ultimi caporedattori del Marc’Aurelio.


30 luglio
2 ottobre 2016
Museo della Satira
Forte di Leopoldo I
Forte dei Marmi
Aperto tutti i giorni: 18-24


Sabato 30 luglio ore 18,30 inaugurazione della mostra "I disegni del Marc'Aurelio nel Fondo Giulio Brunner"
La donazione di disegni originali che il Museo ha ricevuto da Anna Del Lungo, Gianmarino e Francesco Brunner in memoria di Giulio Brunner, che fu l’ultimo caporedattore del giornale, ha rappresentato l’occasione per raccontare l’intera avventura editoriale di questa rivista satirica che uscì per la prima volta a Roma il 14 marzo 1931, grazie a Oberdan Cotone e Vito De Bellis e cessò le pubblicazioni alla fine degli anni Cinquanta.
Il giornale, come disse Scola, fu una vera e propria università dell’umorismo, dove si insegnava la tecnica del far ridere, tecnica che ha regole ben precise e diventò poi un vero e proprio vivaio culturale della commedia all’italiana, tanto che quasi tutti i collaboratori divennero poi o registi o sceneggiatori.
Tra i collaboratori degli anni ’30 e ’40: Gabriele Galantara, Attalo (Gioacchino Colizzi), Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Giovanni Mosca, Cesare Zavattini, Enrico De Seta, Age (Agenore Incrocci), Furio Scarpelli, Ettore Scola, Federico Fellini; tra quelli degli anni ’50: Girus (Giuseppe Russo), Franco Castellano, Pipolo (Giuseppe Moccia), Walter Faccini, Danilo Aquisti, Dipas (Adriano Di Pasquale), Giam (Hugo Giammusso), Vittorio Vighi, Gaetano Vitelli, Gaspare Morgione, Pippo Coco, Mariano Congiu.
In mostra tutti i disegni originali del Fondo Brunner e a corredo un ricco catalogo che illustrerà la storia del giornale con presentazioni firmate da Fabiana De Bellis – nipote del fondatore del giornale Vito de Bellis – nonché studiosa della testata e Lorenzo Facchinotti, ricercatore e studioso della storia del giornale.
I disegni di questo celebre giornale – che riportano alla luce un’Italia che si era avviata lentamente alla normalizzazione post-bellica e che guardava già al boom economico – rappresentano un catalogo beffardo di vizi e virtù nazionali che amiamo sfogliare ancora oggi, forse perché, come scrisse Oreste Del Buono, “Da noi c’è una grande tolleranza verso la satira perché è nella nostra tradizione una grande tolleranza verso i difetti nazionali”.

disegno di Attalo: "Le maschere cambiano ma i duellanti sono sempre gli stessi"

disegno di Danilo

 Disegno di Anonimo, "Il colore del Monocolore"

disegno di Giam

disegno di Castellano: Parri

disegno di Vighi: Antonio Segni




**************

venerdì 29 luglio 2016

“Renziade. Da Rignano a Palazzo Chigi l’epopea del Sindaco degli Italiani”

Museo Della Satira e della Caricatura
Forte di Leopoldo I - Forte dei Marmi
30 Luglio - 2 Ottobre 2016



 “Renziade” una mostra satirica divertente e dissacrante da luglio a settembre

Si intitola “Renziade. Da Rignano a Palazzo Chigi l’epopea del Sindaco degli Italiani” una divertente e dissacrante mostra dedicata al protagonista politico del momento, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che sarà ospitata a Forte dei Marmi (Lucca), da luglio a settembre. L’esposizione inaugurerà la sede ristrutturata del Museo della Satira presso il Forte di Leopoldo I, che in anni passati ha ospitato le mostre “Craxeide”, “Berlusconeide” e “Napolitaneide”.
I migliori disegnatori satirici italiani si sono divertiti, con una punta di veleno, a mettere sotto la propria lente satirica le imprese di Renzi, le sue promesse, le sue avventure politiche, facendo emergere da tutto ciò un sorprendente ritratto corale, come solo la migliore vena satirica riesce a delineare.  “Matteo Renzi è il personaggio che domina la scena politica italiana: con le sue espressioni, i suoi modi di fare, sempre affiancato dal suo gruppo di ministri e fidati collaboratori, rappresenta un’icona – sorprendentemente satirica – dell’Italia proiettata verso il 2020”, si legge in un comunicato degli organizzatori della mostra. Il Museo della Satira ha invitato i disegnatori satirici italiani a dire la loro sulla figura del presidente del Consiglio e il risultato è una divertente epopea satirica.   A presentare in catalogo i disegni è il giornalista Marco Damilano, firma politica del settimanale “L’Espresso”, che ha voluto analizzare il fenomeno Renzi, trovatosi come molti altri leader politici in passato, sulla strada della satira italiana al racconto politico.   Damilano spiega come “con Matteo Renzi la rappresentazione benevola e solare che ogni potere vuole dare di sé si è fatta, definitivamente e grazie anche al dominio dei social network, compiuta auto-rappresentazione. Raffigurazione che non accetta mediatori, che si fa da sé”.

Dall'introduzione in catalogo di Marco Damilano:
In queste storie satiriche, nelle Renziadi, c'è un elemento del potere di Matteo sempre poco considerato dagli analisti. E invece chiarissimo a chi, per mestiere, è abituato a deformare la realtà, per comprenderla meglio. Visto da qui, dalla base, come fa Sergio Staino («Si può stare con il papa pur essendo atei? Più facile che stare con Renzi pur essendo di sinistra»), da un'altra ottica visuale spunta l'attitudine educativa, pedagogica, tipica dell'ex capo-scout. La voglia di cambiare il mondo, un obiettivo che va ben al di là di fare una nuova legge sul mercato del lavoro e di riscrivere la Costituzione. Renzi vuole cambiare la testa, l'umore dei governati.
(…) Si vedrà qui il Renzi petulante che vuole convincere il cittadino comune che il brutto è bello, che ciò che è disgustoso va invece portato a casa e messo nella vaschetta del pesce rosso, il Renzi che fin da piccolo decide tutto lui, che strepita che lui di scarpa porta il numero ventuno («non mi faccio imporre il numero delle mie scarpe da un venditore di scarpe, e neppure le riforme dall'Europa»), il Renzi in guerra con il mondo.
La satira lo ha già capito, è più avanti. E Altan, con la solita genialità, già tratteggia quale sarà il patto futuro tra il nuovo Capo e il suo popolo: «Dice il Renzi che se non ci garba, lui se ne sbatte». «Allora l'intesa è possibile».

Il Museo della Satira ha invitato il presidente del Consiglio Matteo Renzi a visitare la mostra, perché come diceva Ethel Barrymore, attrice americana di fine ‘800, “si cresce davvero la prima volta che si ride di sè stessi”.
Questi i disegnatori partecipanti alla mostra: Achille Superbi, Allegra, Aloi, Altan, Athos Careghi, Beduschi, Benny, Beppe Mora, Bertolotti e De Pirro, Bicio Fabbri, Bucchi, Cecigian, Contemori, D. Paparelli, Darix, DM-Danilo Maramotti, Donarelli, F. Natali, Fabio Magnasciutti, F.Bianco, Frago, Franzaroli, Giannelli, Isca, Istituto Lupe, Lele Corvi, Leo, Leoni, Luca Garonzi, M. De Angelis, Ma – Mario Airaghi, Mannelli, Marco Careddu, Marco Scalia, Marengo, Massimo Presciutti, Mauro Biani, Migneco e Amlo, Milko, Minoggio, Nardi, Natangelo, Passepartout, Pat, Pillinini, PV, Ricciarelli, Riverso, Roberto Mangosi, Sergio Staino, Stefano Disegni,Vauro, Vincino. Marilena Nardi, in copertina di catalogo, disegna Renzi seduto regalmente sul proprio nome, moderno granduca di Toscana, con corona e scettro fiorentino.- Il Renzi di Massimo Bucchi pensa, come il cantante Domenico Modugno, “che un sogno così non ritorni mai più”.
Benny lo dipinge mirabilmente nei panni di Lorenzo il Magnifico. Il personaggio Bobo di Sergio Staino ammette ormai rassegnato che Renzi sia “il nostro petrolio”: ”Dobbiamo usarlo cercando di limitarne i danni, dandosi da fare per sostituirlo al più presto con le energie rinnovabili”.   Biani lo raffigura come Dorian Gray, che nello specchio vede Berlusconi; Vauro lo disegna mentre nasconde Verdini ai carabinieri, arrivati a prelevarlo; l’Istituto Lupe, gruppo di satirici popolari sul web, lo rappresenta in miriadi di fotomontaggi esilaranti, uno fra tutti, Renzi-sfinge di Cheope.


In alto la copertina del catalogo di Marilena Nardi.
Sotto l'opera di Benny.


qui il catalogo online

ed alcune delle vignette

 Sergio Staino
 Altan
Magliacano
Pietro Vanessi PV

mercoledì 27 luglio 2016

Richard Thompson



Richard C. Thompson (October 8, 1957 – July 27, 2016) was an American illustrator and cartoonist best known for his syndicated comic strip Cul de Sac and the illustrated poem "Make the Pie Higher". He was given the Reuben Award for Outstanding Cartoonist of the Year for 2010.










da Fumettologica
Richard Thompson, l’autore della striscia Cul de Sac, è morto oggi all’età di 58 anni. La notizia arriva dal blog ufficiale dell’autore, che cita come fonte il miglior amico di Thompson.
Nato nel 1957, Thompson ha avuto una lunga carriera come illustratore il New YorkerNational Geographic,The Atlantic Monthly e Washington Post, sui cui pubblicò anche Richard’s Poor Almanac, una serie di domenicali a tema vario. Ma è noto al grande pubblico per la striscia Cul de Sac, in Italia pubblicata su Linus.
Basata sulle avventure quotidiane della piccola Alice Otterloop e pubblicata su svariati quotidiani di tutto il mondo, Cul de Sac aveva iniziato la sua vita editoriale il 9 settembre 2007, dopo un tentativo di breve durata nel 2004, ottenendo da subito il plauso di autori come Bill Watterson e Stephan Pastis.
Nel 2009, all’autore venne diagnosticato il Morbo di Parkinson, che però non colpì la sua mano destra, permettendogli di continuare a disegnare in autonomia la striscia fino al marzo 2012. Coadiuvato dall’illustratore Stacy Curtis, dovette infine ritirarsi dalle scene nel settembre dello stesso anno.
Per raccogliere fondi per la ricerca sulla malattia, sono state organizzate mostre e retrospettive dedicate a Thompson e alla sua arte. Perfino Bill Watterson era tornato a disegnare – in veste di ospite sulla stripPearls Before Swine – per contribuire alla raccolta.
Da queste iniziative era stato realizzato il corto The Art of Richard Thompson, che racconta le sue opere e gli ultimi anni della sua carriera.
----

---
Da leggere:
Richard Thompson, acclaimed ‘Cul de Sac’ creator and Post contributor, dies at 58
By Michael Cavna