lunedì 15 luglio 2013

Il discorso di Malala all'ONU



Il discorso all’Onu di Malala, la sedicenne candidata al Nobel per la pace, pronunciato senza paura, fiera, con in testa il velo di un'altra grande donna pakistana, Benazir Bhutto.
Ferita in Pakistan, Malala ora vive in Gran Bretagna e la giovane studentessa  è candidata al Nobel per la pace per il suo impegno sui diritti umani.


Il testo integrale del discorso all'Onu di Malala Yousafzai, la ragazza afghana di 16 anni che i talebani avevano cercato di uccidere.

"Onorevole Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon, spettabile presidente dell'Assemblea Generale Vuk Jeremic, onorevole inviato speciale delle Nazioni Unite per l'istruzione globale Gordon Brown, rispettati anziani rispettati e miei cari fratelli e sorelle: Assalamu alaikum (la pace sia con voi, n.d.T).

Oggi è un onore per me tornare a parlare dopo un lungo periodo di tempo. Essere qui con persone così illustri è un grande momento nella mia vita ed è un onore per me che oggi sto indossando uno scialle della defunta Benazir Bhutto. Non so da dove cominciare il mio discorso. Non so cosa la gente si aspetti che dica, ma prima di tutto voglio ringraziare a Dio per il quale siamo tutti uguali e ringraziare tutti coloro che hanno pregato per una mio veloce guarigione e una nuova vita. Non riesco a credere quanto amore le persone mi hanno dimostrato. Ho ricevuto migliaia di cartoline di auguri e regali da tutto il mondo. Grazie a tutti. Grazie ai bambini le cui parole innocenti mi hanno incoraggiato. Grazie ai miei anziani le cui preghiere mi hanno rafforzato. E grazie agli infermieri, ai medici e al personale degli ospedali in Pakistan e nel Regno Unito e il governo degli Emirati Arabi Uniti che mi hanno aiutato a stare meglio e a riprendere le forze.

Sono qui per dare tutto il mio appoggio al segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon nella sua Iniziativa Globale "Prima l'istruzione" e al lavoro dell'inviato speciale delle Nazioni Unite per l'Educazione Globale Gordon Brown. Li ringrazio per la leadership che continuano a esercitare. Essi continuano a stimolare tutti noi all'azione. Cari fratelli e sorelle, ricordiamo una cosa: il Malala Day non è il mio giorno. Oggi è il giorno di ogni donna, ogni ragazzo e ogni ragazza che hanno alzato la voce per i loro diritti.

Ci sono centinaia di attivisti per i diritti umani e operatori sociali che non solo parlano per i loro diritti, ma che lottano per raggiungere un obiettivo di pace, educazione e uguaglianza. Migliaia di persone sono state uccise dai terroristi e milioni sono stati feriti. Io sono solo uno di loro. Così eccomi qui, una ragazza come tante. Io non parlo per me stesso, ma per dare una voce a coloro che meritano di essere ascoltati. Coloro che hanno lottato per i loro diritti. Per il loro diritto a vivere in pace. Per il loro diritto a essere trattati con dignità. Per il loro diritto alle pari opportunità. Per il loro diritto all'istruzione.

Cari amici, il 9 ottobre 2012, i talebani mi hanno sparato sul lato sinistro della fronte. Hanno sparato ai miei amici, anche. Pensavano che i proiettili ci avrebbero messi a tacere, ma hanno fallito. Anzi, dal silenzio sono spuntate migliaia di voci. I terroristi pensavano di cambiare i miei obiettivi e fermare le mie ambizioni. Ma nulla è cambiato nella mia vita, tranne questo: debolezza, paura e disperazione sono morte; forza, energia e coraggio sono nati. Io sono la stessa Malala. Le mie ambizioni sono le stesse. Le mie speranze sono le stesse. E i miei sogni sono gli stessi.

Cari fratelli e sorelle, io non sono contro nessuno. Né sono qui a parlare in termini di vendetta personale contro i talebani o qualsiasi altro gruppo terroristico. Sono qui a parlare per il diritto all'istruzione per tutti i bambini. Voglio un'istruzione per i figli e le figlie dei talebani e di tutti i terroristi e gli estremisti. Non odio nemmeno il talebano che mi ha sparato.

Anche se avessi una pistola in mano e lui fosse in piedi di fronte a me, non gli sparerei. Questa è il sentimento di compassione che ho imparato da Maometto, il profeta della misericordia, da Gesù Cristo e Buddha. Questa è la spinta al cambiamento che ho ereditato da Martin Luther King, Nelson Mandela e Mohammed Ali Jinnah. Questa è la filosofia della non violenza che ho imparato da Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa. E questo è il perdono che ho imparato da mio padre e da mia madre. Questo è ciò che la mia anima mi dice: stai in pace e ama tutti.

Cari fratelli e sorelle, ci rendiamo conto dell'importanza della luce quando vediamo le tenebre. Ci rendiamo conto dell'importanza della nostra voce quando ci mettono a tacere. Allo stesso modo, quando eravamo in Swat, nel Nord del Pakistan, abbiamo capito l'importanza delle penne e dei libri quando abbiamo visto le armi. Il saggio proverbio "La penna è più potente della spada" dice la verità. Gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne. Il potere dell'educazione li spaventa. Hanno paura delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa. Questo è il motivo per cui hanno ucciso 14 studenti innocenti nel recente attentato a Quetta. Ed è per questo uccidono le insegnanti donne. Questo è il motivo per cui ogni giorno fanno saltare le scuole: perché hanno paura del cambiamento e dell'uguaglianza che porteremo nella nostra società. Ricordo che c'era un ragazzo della nostra scuola a cui un giornalista chiese: "Perché i talebani sono contro l'educazione dei ragazzi?". Lui rispose molto semplicemente: indicò il suo libro e disse: "I talebani non sanno che cosa c'è scritto in questo libro".

Loro pensano che Dio sia un piccolo esseruccio conservatore che punterebbe la pistola alla testa delle persone solo per il fatto che vanno a scuola. Questi terroristi sfruttano il nome dell'islam per i propri interessi. Il Pakistan è un Paese democratico, amante della pace. I Pashtun vogliono educazione per i loro figli e figlie. L'Islam è una religione di pace, umanità e fratellanza. Che dice: è un preciso dovere quello di dare un'educazione a ogni bambino. La pace è necessaria per l'istruzione. In molte parti del mondo, in particolare il Pakistan e l'Afghanistan, il terrorismo, la guerra e i conflitti impediscono ai bambini di andare a scuola. Siamo veramente stanchi di queste guerre. Donne e bambini soffrono in molti modi in molte parti del mondo.

In India, bambini innocenti e poveri sono vittime del lavoro minorile. Molte scuole sono state distrutte in Nigeria. La gente in Afghanistan è colpita dall'estremismo. Le ragazze devono lavorare in casa e sono costrette a sposarsi in età precoce. La povertà, l'ignoranza, l'ingiustizia, il razzismo e la privazione dei diritti fondamentali sono i principali problemi che uomini e donne devono affrontare.

Oggi, mi concentro sui diritti delle donne e sull'istruzione delle ragazze, perché sono quelle che soffrono di più. C'è stato un tempo in cui le donne hanno chiesto agli uomini a difendere i loro diritti. Ma questa volta lo faremo da sole. Non sto dicendo che gli uomini devono smetterla di parlare dei diritti delle donne, ma il mio obiettivo è che le donne diventino indipendenti e capaci di combattere per se stesse. Quindi, cari fratelli e sorelle, ora è il momento di alzare la voce. Oggi invitiamo i leader mondiali a cambiare le loro politiche a favore della pace e della prosperità. Chiediamo ai leader mondiali che i loro accordi servano a proteggere i diritti delle donne e dei bambini. Accordi che vadano contro i diritti delle donne sono inaccettabile.

Facciamo appello a tutti i governi affinché garantiscano un'istruzione gratuita e obbligatoria in tutto il mondo per ogni bambino. Facciamo appello a tutti i governi affinché combattano il terrorismo e la violenza. Affinché proteggano i bambini dalla brutalità e dal dolore. Invitiamo le nazioni sviluppate a favorire l'espansione delle opportunità di istruzione per le ragazze nel mondo in via di sviluppo. Facciamo appello a tutte le comunità affinché siano tolleranti, affinché rifiutino i pregiudizi basati sulle casta, la fede, la setta, il colore, e garantiscano invece libertà e uguaglianza per le donne in modo che esse possano fiorire. Noi non possiamo avere successo se la metà del genere umano è tenuta indietro. Esortiamo le nostre sorelle di tutto il mondo a essere coraggiose, a sentire la forza che hanno dentro e a esprimere il loro pieno potenziale.

Cari fratelli e sorelle, vogliamo scuole e istruzione per il futuro luminoso di ogni bambino. Continueremo il nostro viaggio verso la nostra destinazione di pace e di educazione. Nessuno ci può fermare. Alzeremo la voce per i nostri diritti e la nostra voce porterà al cambiamento. Noi crediamo nella forza delle nostre parole. Le nostre parole possono cambiare il mondo, perché siamo tutti insieme, uniti per la causa dell'istruzione. E se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo, cerchiamo di armarci con l'arma della conoscenza e di farci scudo con l'unità e la solidarietà.

Cari fratelli e sorelle, non dobbiamo dimenticare che milioni di persone soffrono la povertà e l'ingiustizia e l'ignoranza. Non dobbiamo dimenticare che milioni di bambini sono fuori dalle loro scuole. Non dobbiamo dimenticare che i nostri fratelli e sorelle sono in attesa di un luminoso futuro di pace.

Cerchiamo quindi di condurre una gloriosa lotta contro l'analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L'istruzione è l'unica soluzione. L'istruzione è la prima cosa. Grazie".

(traduzione di Fulvio Scaglione)





BBC News - Malala Yousafzai speech in full

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Nota : il disegno MALALA! è di Moise
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L’Editoriale a Fumetti di oggi si riferisce a questa notizia:
http://www.unita.it/mondo/malala-parla-all-onu-br-con-lo-scialle-di-benazir-bhutto-1.510559
http://www.flickr.com/photos/moisevivi/9284051519/in/photostream/
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LINK:

Malala parla all'Onu con lo scialle di Benazir Bhutto
Il discorso all’Onu di Malala, la sedicenne candidata al Nobel per la pace (testo e video)
Malala, una lezione di politica e di vita per tutti
Malala Yousafzai: Portrait of the girl blogger 
Siege by Taliban Strains Pakistani Girls’ Schools

domenica 14 luglio 2013

La Pernigotti cambia proprietà




I TURCHI DELLA TOKSOZ SI COMPRANO UNA AZIENDA ITALIANA: LA PERNIGOTTI
Valerio Marini

La Pernigotti S.p.A. è un'azienda italiana specializzata nella produzione di gianduiotti, torroni, uova di pasqua e preparati per gelato.
Negli ultimi 3 anni, l'azienda Pernigotti si trova in una fase di crescita sostenuta (nonostante il contesto di crisi economica europea e mondiale), fattura oltre 75 milioni di euro annui e ha più di 150 dipendenti nei suoi stabilimenti a Novi Ligure. Inoltre è leader di mercato nel segmento gianduiotto e nei semilavorati per gelateria, ed è il secondo marchio nel mercato del torrone. La sua rete internazionale conta oltre 30 paesi del mondo.
La notizia grave è che due giorni fa ha cambiato proprietà ora è  di proprietà della famiglia turca Toksoz .
Speriamo che il cambiamento di proprietà non significhi lo spostamento delle sedi di produzioni e le  fonti di approvvigionamento della materia prima importante come le nocciole a danno dei coltivatori italiani e piemontesi che offrono un prodotto di più alti standard qualitativi». Lo dice la Coldiretti, commentando la decisione della società Averna di cedere interamente il marchio Pernigotti al gruppo turco Toksoz, il maggior produttore mondiale di nocciole.


La conversione del gianduiotto
Gianfalco



Il nuovo logo
Mario Bochicchio
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Un altro marchio italiano «emigra» Pernigotti venduta ai turchi

sabato 13 luglio 2013

GB, Wimbledon: Andy Murray the Winner

Sghignazza la coppa d'argento dorata di Wimbledon.
Dopo 77 anni, finalmente è vinta da un cittadino britannico, Andy Murray.
Ora Fred Perry può riposare in pace.
Andy espugna Wimbledon, contro il giocatore più forte del mondo, Nole Djokovic.



Morten Morland for The Times


Peter Brookes for The Times

Adams Telegraph



Il primo ministro David Cameron euforico propone Murray per il titolo di baronetto...
ed è satira...



Prime Minister David Cameron says Andy Murray deserves a knighthood after becoming the first Briton to win the Wimbledon men's singles since 1936. Full story
The cartoon by Andy Davey from The Sun shows the Queen knighting Andy Murray. The Wimbledon champion, who is wearing his tennis kit and holding the men's singles trophy, is down on one knee. David Cameron is giving the thumbs up sign to show his approval. The joke is that the Queen is using a tennis racket to knight Murray rather than the usual sword.
QUESTION
Does Andy Murray deserve a knighthood? (Guardian poll) 
VOCABULARY
A knighthood is a title that is given to a man by a British king or queen for his achievements or his service to his country. A man who has been given a knighthoodcan put `Sir' in front of his name instead of `Mr'. If someone is knighted, they are given aknighthood. A knight is a man who has been knighted. Only men can become knightsunder the British honours system. The closest female equivalent is a dame.



MATT

Il Guardian a tal  proposito fa pure un sondaggio.
I lettori vogliono Murrey baronetto?
Risultato

33%  SI
67%  NO

Chissà come sarebbe questo risultato, se Murray non fosse scozzese?

Andy Murray by David Rowe



La partita riprodotta coi Lego ...spettacolo!
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PS:
Mentre si gioca la partita, una grande soddisfazione tutta italiana, sul tabellone appare il risultato di Gianluigi Quinzi , vincitore del torneo junior contro il coreano Chung. Era dal 1986 che un italiano non vincesse, da Diego Nargiso. Fa una bella impressione leggere quel nome al Centre Court.

Dagli Antipodi: le tavole di David Rowe

Era il 2011 e pur sembrano tutte disegnate ieri

Silvio Berlusconi - 7 Febbraio 2011

Regina Elisabetta - 1 Febbraio 2011

Mubarak - 1 Febbraio 2011

Papa Benedetto XVI - 1 Febbraio 2011
Difficile scegliere un titolo per questa nuova rubrica con cui prossimamente e saltuariamente vi farò conoscere qualche disegno di questo grande artista  australiano David Rowe.
 Amico grazie ai social network, David riesce a stupirmi con ogni suo disegno, anche quelli sulla politica locale dell'Australia  di cui magari non capisco neppure l'argomento ed i personaggi.
 Disegni colti eruditi che non ci si stanca di ammirare.
Qui sul blog condividerò i suoi grandi ritratti, le caricature, la satira internazionale.

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Nota: 

Satirizing one of the main issues of 2010, with the cartoon «Wikileaks and Uncle Sam» (See above), the Australian artist David Rowe was awarded with the Grand Prix of the 7th edition of the World Press Cartoon. The big winner cartoon was published last December in the Australian newspaper «The Sun-Herald». The work of Rowe the first place in the category of Cartoon Editorial and was considered the big winner of this edition.

(1; continua)

venerdì 12 luglio 2013

Spirito di vino 2013 - Concorso



Ricevo e vi faccio partecipi di questa mail :




Cari Amici,

abbiamo il piacere di presentarvi la 14° edizione del Concorso Internazionale Spirito di Vino, organizzato da Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia.
Anche per questa edizione i partecipanti saranno divisi in due sezioni: la prima riservata ai vignettisti dai 18 ai 35 anni d'età e la seconda destinata ad artisti che hanno superato i 36 anni d'età.
Il Concorso ha preso il via in occasione di Cantine Aperte, il 26 maggio scorso, e prevede la possibilità di inviare fino ad un massimo di tre opere satiriche sul tema del vino entro il 31 agosto 2013. Le premiazioni avranno luogo a Udine il 14 settembre 2013 in occasione di Friuli DOC, l'appuntamento annuale con l'enogastronomia della Regione Friuli Venezia Giulia.
Le opere possono essere inviate:
Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia
Via del Partidor 7
33100 Udine
Vi invitiamo a visionare il regolamento,

Le vignette pervenute verranno giudicate da una giuria d’eccezione capitanata dal presidente in carica Alfio Krancic e dal presidente onorario Giorgio Forattini. I giurati sono nomi illustri del panorama satirico italiano, giornalismo e grafica: Emilio Giannelli (vignettista), Valerio Marini (vignettista), Gianluigi Colin (art director del Corriere della Sera), Franz Botré ed Enzo Rizzo (direttore e vicedirettore della rivista Spirito DiVino), Carlo Cambi (direttore editoriale della rivista Wine Passion), Paolo Marchi (giornalista de Il Giornale), Aldo Colonetti (direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Design), Fede &Tinto (Decanter – RadioRai), Francesco Salvi (attore).

Alla data di scadenza dell’invio delle opere, la giuria si riunirà nella sede dell’Istituto Europeo di Design di Milano per selezionare 30 vignette di entrambe le sezioni che verranno successivamente esposte all’interno di una mostra allestita per l’occasione. Le premiazioni si svolgeranno durante il mese di settembre a Udine nel contesto dell’evento Friuli Doc: in tale occasione la giuria selezionerà i primi tre classificati di entrambe le sezioni che saranno premiati con una selezione di vini delle cantine associate al Movimento Turismo del Vino FVG.

Obiettivo del concorso, che fin dalla sua prima edizione ha raccolto entusiasmo soprattutto da parte di giovani artisti, è quello di diffondere il messaggio del bere consapevole ma anche di confrontare e mettere in luce le diverse visioni della cultura del vino che hanno giovani residenti in ogni parte del mondo, dall’Europa alla Russia, dall’America Latina al Giappone e alla Cina.




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 Qui sotto i vincitori 2012


PRIMO PREMIO


 Riserva bancaria
categoria -35
Gianmaria Bozzolan


Evoluzione
categoria +35
Luigi Renatti

SECONDO PREMIO

Spumonti
Spumonti
categoria -35
Massimo Mazzucco
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Amore di vino
Amore di vino
categoria +35
Marco De Angelis
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TERZO PREMIO



Spread di vino
Spread di vino
categoria -35
Gianuario Dario
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In rosso
In rosso
categoria +35
Mauro Sacco - Elisa Vallarino
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Menzionati


Senza titolo
Senza titolo
categoria +35
Oleksy Kustovsky
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Lo spirito della terra
Remos y vino
categoria +35
Marcelo Oscar Lawryczenko
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Senza titolo
Senza titolo
categoria +35
Gabriel Lopez Martinez
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Il tuo profumo divino
Il tuo profumo divino
categoria +35
Andrea Pecchia
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Tu mi fai girar
Senza Titolo
categoria +35
Jovan Prokopljevic
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http://www.mtvfriulivg.it/spirito_2012_premiati.html

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Ti potrebbe interessare anche:


Udine - Spirito di Vino 2011

giovedì 11 luglio 2013

Papa Francesco: visita a Lampedusa

LAMPEDUSA, 8 LUG - Papa Francesco, dalla motovedetta della Guardia Costiera, ha gettato nel mare di Lampedusa una corona di fiori in ricordo dei migranti morti durante le traversate. Prima di lanciare i fiori il Papa si è raccolto in preghiera.

Per alcuni minuti, il Pontefice è stato poi in preghiera, in memoria dei migranti morti in mare. Il lancio della corona è avvenuto davanti al porto di Lampedusa. La motovedetta della Guardia costiera su cui si trova il Papa è accompagnata da un corteo di barche di pescatori. (ANSA)

Camminare sull’acqua di Lampedusa
L’8 luglio il viaggio del Papa a Lampedusa.
Mauro Biani



Transustanziazione
Lunedì il Papa a Lampedusa. E un calice intagliato dal legno dei barconi dei migranti.
Mauro Biani





 DISCORSO DI PAPA FRANCESCO A LAMPEDUSA
Immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte. Così il titolo dei giornali. Quando alcune settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte si è ripetuta, il pensiero vi è tornato continuamente come una spina nel cuore che porta sofferenza. E allora ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta. Non si ripeta per favore. Prima però vorrei dire una parola di sincera gratitudine e di incoraggiamento a voi, abitanti di Lampedusa e Linosa, alle associazioni, ai volontari e alle forze di sicurezza, che avete mostrato e mostrate attenzione a persone nel loro viaggio verso qualcosa di migliore. Voi siete una piccola realtà, ma offrite un esempio di solidarietà! Grazie! Grazie anche all’Arcivescovo Mons. Francesco Montenegro per il suo aiuto, il suo lavoro e la sua vicinanza pastorale. Saluto cordialmente il sindaco signora Giusi Nicolini, grazie tanto per quello che lei ha fatto e che fa. Un pensiero lo rivolgo ai cari immigrati musulmani che oggi, alla sera, stanno iniziando il digiuno di Ramadan, con l’augurio di abbondanti frutti spirituali. La Chiesa vi è vicina nella ricerca di una vita più dignitosa per voi e le vostre famiglie. A voi: o’scià!
Questa mattina, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, vorrei proporre alcune parole che soprattutto provochino la coscienza di tutti, spingano a riflettere e a cambiare concretamente certi atteggiamenti.
«Adamo, dove sei?»: è la prima domanda che Dio rivolge all’uomo dopo il peccato. «Dove sei Adamo?». E Adamo è un uomo disorientato che ha perso il suo posto nella creazione perché crede di diventare potente, di poter dominare tutto, di essere Dio. E l’armonia si rompe, l’uomo sbaglia e questo si ripete anche nella relazione con l’altro che non è più il fratello da amare, ma semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio benessere. E Dio pone la seconda domanda: «Caino, dov’è tuo fratello?». Il sogno di essere potente, di essere grande come Dio, anzi di essere Dio, porta ad una catena di sbagli che è catena di morte, porta a versare il sangue del fratello!
Queste due domande di Dio risuonano anche oggi, con tutta la loro forza! Tanti di noi, mi includo anch’io, siamo disorientati, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di custodirci gli uni gli altri. E quando questo disorientamento assume le dimensioni del mondo, si giunge a tragedie come quella a cui abbiamo assistito.
«Dov’è il tuo fratello?», la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro voci salgono fino a Dio! E una volta ancora ringrazio voi abitanti di Lampedusa per la solidarietà. Ho sentito, recentemente, uno di questi fratelli. Prima di arrivare qui sono passati per le mani dei trafficanti, coloro che sfruttano la povertà degli altri, queste persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di guadagno. Quanto hanno sofferto! E alcuni non sono riusciti ad arrivare.
«Dov’è il tuo fratello?» Chi è il responsabile di questo sangue? Nella letteratura spagnola c’è una commedia di Lope de Vega che narra come gli abitanti della città di Fuente Ovejuna uccidono il Governatore perché è un tiranno, e lo fanno in modo che non si sappia chi ha compiuto l’esecuzione. E quando il giudice del re chiede: «Chi ha ucciso il Governatore?», tutti rispondono: «Fuente Ovejuna, Signore». Tutti e nessuno! Anche oggi questa domanda emerge con forza: Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: «Dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?». Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo “poverino”, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto. La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!
Ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto.
«Adamo dove sei?», «Dov’è il tuo fratello?», sono le due domande che Dio pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivolge anche a tutti gli uomini del nostro tempo, anche a noi. Ma io vorrei che ci ponessimo una terza domanda: «Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo?», Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del “patire con”: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere! Nel Vangelo abbiamo ascoltato il grido, il pianto, il grande lamento: «Rachele piange i suoi figli… perché non sono più». Erode ha seminato morte per difendere il proprio benessere, la propria bolla di sapone. E questo continua a ripetersi… Domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore; domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo. «Chi ha pianto?». Chi ha pianto oggi nel mondo?
Signore, in questa Liturgia, che è una Liturgia di penitenza, chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo Padre perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore!
Signore, che sentiamo anche oggi le tue domande: «Adamo dove sei?», «Dov’è il sangue di tuo fratello?».

Al termine della Celebrazione il Santo Padre ha pronunciato le seguenti parole:
Prima di darvi la benedizione voglio ringraziare una volta in più voi, lampedusani, per l'esempio di amore, per l'esempio di carità, per l'esempio di accoglienza che ci state dando, che avete dato e che ancora ci date. Il Vescovo ha detto che Lampedusa è un faro. Che questo esempio sia faro in tutto il mondo, perché abbiano il coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore. Grazie per la vostra testimonianza. E voglio anche ringraziare la vostra tenerezza che ho sentito nella persona di don Stefano. Lui mi raccontava sulla nave quello che lui e il suo vice parroco fanno. Grazie a voi, grazie a lei, don Stefano.
fonte

Tiziano Riverso


Papa Francesco è irremovibile: a Lampedusa con lui niente politici né vescovi, il cerimoniale è blindato.
Angelino Alfano ci teneva tanto!
Tiziano Riverso



Oggi visita storica a Lampedusa.
Papa Francesco vuole rammentare a tutto il mondo la necessità di solidarietà, non solo della Chiesa, verso tutti gli uomini costretti da condizioni inumane, causate dalle guerre e da ingiustizie economiche, a rischiare la vita e spesso a lasciarcela, per poter sperare in un futuro anche solo leggermente migliore.
Quanti Magdi Allam tra loro?
Gianfranco Uber


Il discorso della Lampedusa

Non è il lago di Tiberiade, ma il Mare Nostrum (già il possessivo qualche impulso dovrebbe darcelo, ma andiamo avanti).  Non è la montagna (così definita la piccola altura su Tiberiade) ma l’isola Lampedusa. E’ da questa che il vescovo di Cristo (successore degli apostoli) e per di più Papa (successore di Pietro) ha scelto di partire per la sua missione…
Ci sono moltissimi passi nel Vangelo che mi piacerebbe fossero applicati nel nostro laico Stato. Il “discorso della montagna” è tra i primi. Vediamolo.
 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli»
Gli umili che sempre chinano il capo perché si sentono gli ultimi della Terra di fronte al Dio delle genti e alle genti stesse
«Beati gli afflitti, perché saranno consolati»
I frustrati dal sistema costruito dalle genti e anche frustati dalle genti stesse
 «Beati i miti, perché erediteranno la terra»
I saggi inascoltati che renderebbero questa Terra feconda per tutte le genti, ma le troppe genti che preferiscono distruggerla in favore di poche, prevale
 «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati»
I giusti secondo natura, non necessariamente divina, schiacciati dalle genti che alla giustizia preferiscono leggi fatte a proprio uso e consumo
 «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia»
Gli indulgenti che prima d’emettere sentenze si mettono dalla parte degli “altri” lottando contro le genti che vogliono conoscere solo il “noi”
« Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio»
Gli umani che non mettono ostacoli alle forze della natura, non necessariamente divina, accettandole e trovandone sempre la parte più bella per il bene di tutte le genti e non solo per le genti dei privilegi
 «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio»
Le generose genti che offrono se stesse così come nude stanno a differenza delle genti che scelgono di vestirsi con armi e scudi
 «Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli»
I giusti secondo natura, non necessariamente divina, ammazzati nel corpo o nello spirito dalle genti che alla giustizia configgono paletti
 «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia»
Le genti che possedendo anche un solo talento (tra umiltà, frustrazione, saggezza, giustizia, indulgenza, umanità, generosità e quanto altro a queste s’armonizzano) scelgono di subire le più spregevoli ignominie, pur di conservare quel talento.
Chapeau a papa Francesco che in quel di Lampedusa ha scelto di condensare tutti quei talenti in tutti gli umani che al “discorso di Lampedusa” attraccano…
8 luglio 2013


CeciGian

Ero Straniero
di Cecilia Alessandrini
Ho letto commenti entusiasti sulla visita del Papa a Lampedusa. Ho letto che questo gesto dimostra che il problema sono i Cie e chi li ha istituiti, le leggi più o meno ingiuste in materia di immigrazione ecc.
Papa o non Papa ho sempre pensato che il problema sono anche i Cie, sono anche le leggi più o meno ingiuste e concordo sul fatto che sia necessario combattere per cambiarle ma penso anche che il vero problema siamo tutti noi.
Siamo noi quando "scappiamo" dai quartieri in cui abitano prevalentemente gli stranieri, quando ci lamentiamo, anche sottovoce, che nelle classi ce ne sono troppi e rallentano il programma, quando difendiamo gli imprenditori facendo finta di ignorare che molti di loro li fanno lavorare in nero in condizioni disumane e che riservano loro i lavori più pericolosi, siamo noi quando diamo addosso a priori al sindacato che l'estate organizza campagne di sindacalizzazione dei lavoratori stranieri schiavizzati nelle piane agricole del sud, siamo noi quando diciamo che ci dà fastidio vedere le prostitute, più spesso straniere, in strada perché non sappiamo cosa "dire" ai nostri figli e vagheggiamo di risolvere il problema "nascondendole" in moderne "case chiuse", siamo noi quando non sopportiamo l'odore di ciò che cucinano senza pensare che l'odore delle nostre grigliate è altrettanto forte e può essere egualmente molesto. Perché il problema non è sempre altrove, il problema spesso è dentro di noi.
E io credo che in fondo il Papa con questa visita e con le sue parole abbia voluto dire questo a tutti noi soprattutto se cristiani. "Ero straniero e mi avete accolto" c'è scritto nel Vangelo. Quella evangelica è un'accoglienza totale, senza se e senza ma, senza alcuna condizione a contorno.
Una sola unica frase: "Ero straniero e mi avete accolto" non certo "sfruttato" o "respinto" o "giudicato". Ho sempre pensato che non ci fosse molto altro da aggiungere e il gesto di visitare Lampedusa dimostra che lo pensa anche il Papa. Non posso che esserne molto felice.

SERGIO STAINO




VAURO


Speriamo che Francesco scuota le coscienze.
Globalmente.

Tullio Boi





Sant’Europa
E mo? Interessante la riflessione su come “intorno all’isola sia nato probabilmente il più grande movimento di massa di disobbedienza civile alle leggi europee e italiane sulla frontiera”.
Mauro Biani


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mercoledì 10 luglio 2013

Papa Francesco: l'enciclica e due "santi"

Pope Franziskus
By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria  -  4/10/2013


 La notizia
5 luglio 2013: data multipla e ricca di significati. Arriva, presentata in Sala Stampa ai giornalisti di tutto il mondo, la prima Enciclica di Francesco, “Lumen Fidei”, che come noto tiene conto anche del precedente lavoro di Benedetto XVI. Questi aveva l’intenzione di completare con il terzo documento, sulla fede, il complesso delle sue due encicliche, Deus Caritas e Spe salvi, sulla carità e sulla speranza. Poi la realtà si è fatta diversa, nell’annuncio dell’11 febbraio scorso…

E il Papa è Francesco. Non basta: nella stessa circostanza viene annunciata la canonizzazione di due Papi recenti, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, e stesso giorno si sono incontrati pubblicamente Francesco e il Papa emerito, nei giardini vaticani per l’inaugurazione di una statua dell’Arcangelo San Michele, alleato del credente nella lotta per il bene e contro il male, anche tradizionalmente personificato in Satana e nelle sue tentazioni che non risparmiano gli uomini di fede… Un’enciclica “a quattro mani” – si era detto – ma che si presenta con una sola firma. Infatti uno solo è il Papa, Francesco, che riconosce con gratitudine il contributo del suo Predecessore, ma si assume tutto il testo: 4 capitoli in 82 pagine indirizzate “Ai vescovi, ai presbiteri” (cioè i preti), “ai diaconi, alle persone consacrate” (cioè i frati non preti e le suore) e “a tutti i fedeli laici”.
(continua)

Le vignette


Giannelli - Corriere della sera


FRANCESCO V
Mancherebbe un miracolo ma che importa?
Papa Francesco approfitta della beatificazione di papa Wojtyla e proclama santo anche Giovanni XXIII mettendo d'accordo le opposte tifoserie.
Gianfranco Uber



vengo a prenderti stasera
 fabiomagnasciutti
Etichette: enciclica, magnasciutti, papi


fabiomagnasciutti



 enciclica a quattro mani con Ratzinger
UVA




Claudio Cadei



Nico Pillinini






domenica 7 luglio 2013

Pietrasanta : la lunetta di Igor Mitoraj


L'Annunciazione in bronzo dello scultore Igor Mitoraj cambia la facciata della chiesa di Sant'Agostino a Pietrasanta. Là dove c'era una lunetta bianca  ora c'è l'opera in bronzo che l'artista  polacco ha donato alla città con l'impegno di sistemarla proprio li sulla facciata della chiesa di Sant'Agostino. I pareri per la collocazione dell'opera però si sono divisi . Pareri purtroppo persino politici, che tristezza. Tuttavia questa mattina a Pietrasanta, l'inaugurazione in un clima di festa e con molti turisti e scultori. Fra i presenti l'autore Igor Mitoraj.
 L'Annunciazione è un'opera site specific (valore stimato 800mila euro) creata per la facciata della chiesa, un altorilievo di 180 centimetri di altezza, per 300 di lunghezza: "C'è una Madonna con gli occhi chiusi, come se nel momento stesso dell'Annunciazione intuisse il destino tragico di suo figlio" racconta l'artista. C'è anche un torso con una figura senza volto, con una grande croce incisa addosso.
(fonte)

le foto



fonte


Igor Mitoraj (Oederan, 26 marzo 1944) è uno scultore polacco.
Dopo aver studiato pittura alla Scuola d'arte di Cracovia e all'Accademia d'arte di Cracovia sotto la guida di Tadeusz Kantor, partecipò a diverse esposizioni collettive, ottenendo la prima personale nel 1967 alla Krzysztofory Gallery in Polonia. Nel 1968 si trasferì a Parigi, per continuare i suoi studi artistici.
Poco dopo rimase affascinato dall'arte e dalla cultura Latino-Americane e decise di passare un anno dipingendo e viaggiando in Messico. Questa esperienza lo avvicinò alla scultura.
Tornò a Parigi nel 1974 e due anni dopo tenne un'altra personale alla Galleria La Hune, nella quale erano incluse alcune sculture. Il successo dell'esposizione lo convinse a dedicarsi a tempo pieno alla scultura.
Dopo aver lavorato con terracotta e bronzo, a seguito di un viaggio a Carrara nel 1979, decise di passare alla lavorazione del marmo. Nel 1983 ha aperto uno studio a Pietrasanta.(continua)




Di Igor Mitoraj alcune opere:


Testa addormentata esposta in Canada.



Esposizione ad Agrigento.


LINK: