“Balzare fuori con il petto offerto al piombo nemico” viene consigliato da chi sta seduto bene al caldo, ma sei tu che offri il petto: tu sei in trincea e loro restano a scrivere a casa. Noi volevamo “resistere”»
Lidia Menapace 💓
Addio Lidia Menapace, la staffetta partigiana che fu pacifista in guerra.
È morta stanotte nella sua Bolzano: solo il Covid l’ha piegata, in gioventù è sfuggita più volte ai nazisti e ai fascisti. Ex senatrice, è stata comunista, giornalista, femminista.
Ciao #Lidia 🌹
Vauro
Lidia Menapace, la staffetta partigiana strenua combattente sempre in difesa d’un ideale, questa volta non ce l’ha fatta. La sua presenza ci mancherà, ma non il suo spirito! Così Carlodicamillo Cadica, in arte Cadica. Ca DiCa #lidiamenapace #staffettapartigiana #anpi #partigianasempre #rip #satira #vignette
Lidia Menapace ci ha lasciato, ma non senza passaggio della guardia... Così Nicoletta Santagostino, in arte Nicocomix Nicoletta Santagostino #lidiamenapace #anpi #staffettapartigiana #antifascismo #resistenza
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Quando nel 2015, fu deciso di pubblicare il libro "Festa d'Aprile" da parte di Chiara Tempesta Cazzato per rendere omaggio al 70° anniversario della Liberazione dal nazifascismo; fu un momento di grande partecipazione e di grandi ed emozionanti esperienze di molta parte degli autori, girando l'Italia per presentare il libro di piccole storie partigiane scritte e disegnate. In quell'anno, spesso abbiamo avuto l'occasione di incontrare chi aveva realmente partecipato in prima persona a fare "la grande Storia"; in questo caso ci fu l'incontro con la piccolagrande staffetta partigiana Lidia Menapace, di cui conserveremo il ricordo commovente della sua indomita presenza e fermezza .Oggi più che mai, "Ora e sempre W la Resistenza!"
Luana Valle Alice Merlo Tiziano Riverso Sergio Negri Vittorio Forelli
PARTIGIANI E NO, LIDIA MENAPACE
Non appena ho saputo che Lidia Menapace, colpita dal Covid, è stata ricoverata in gravi condizioni all'ospedale di Bolzano, ho scartabellato nel mio archivio. Ho ritrovato un articolo pubblicato in seconda pagina il 7 luglio 1968 dall’Unità, quotidiano del Partito comunista italiano, all’epoca diretto da Maurizio Ferrara ed Elio Quercioli. L'articolo, firmato Gianfranco Fata, dà notizia dell'addio della dirigente Dc Lidia Menapace al suo partito e illustra brevemente le motivazioni dello strappo. Un gesto di coraggio che sarebbe costato a Menapace il posto di docente alla Cattolica di Milano e le cariche nella Democrazia cristiana. Una scelta morale dettata dalle sue convinzioni e maturata nell'anno in cui non ci si poteva permettere il lusso di tentennare.
Sullo stesso giornale, poco più di un mese dopo, l'alto dirigente del Pci Giorgio Napolitano, si piegherà contorcendosi alla ragion di Stato mettendosi la coda tra le gambe. Dello Stato sovietico, non italiano. Balbettando impercettibili obiezioni, approverà infatti l'invasione di Praga da parte dei carri armati del Patto di Varsavia. Il futuro presidente della Repubblica italiana non aveva ancora imparato a manifestare l'alto e protervo magistero in cui si sarebbe in seguito specializzato e di cui è oggi maestro indiscusso. Dando ampia prova di incapacità e paura a pensare con la propria testa.
Menapace (96 anni) e Napolitano (95 anni), sono pressocché coetanei, ma più diversi non potrebbero essere. Le loro storie sono quelle della donna coraggiosa che prese le armi contro il fascismo e del posapiano che aspettò la fine della guerra e del fascismo prima di iscriversi al Pci e la cui più nota e ingegnosa qualità è stata quella di adeguarsi a non importa quale tipo di establishment, in cieca obbedienza al motto latino Quieta non movere et mota quietare.
E ora l'articolo dell’Unità.
Un'altra significativa manifestazione del dissenso cattolico
Perché si è dimessa dalla Dc la professoressa Lidia Menapace
Bolzano, 6 luglio
La professoressa Menapace, con una lettera indirizzata all'on. Mariano Rumor, (esponente dc, allora ministro dell'Interno, ndr) si e dimessa dalla DC. Questa la notizia che, diffusasi ieri, viene giustamente definita dalla stampa locale come un clamoroso episodio politico e giudicata non inattesa.
La professoressa Menapace è senz'altro la più autorevole esponente della DC altoatesina. È assistente presso l'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano ed e stata militante attiva della Dc, dove ha ricoperto cariche assai importanti, sia in campo provinciale che nazionale. Con l'ultimo congresso della DC era entrata a far parte del Consiglio nazionale del partito quale rappresentante della corrente di sinistra. Consigliera regionale e provinciale, era vice capo- gruppo consiliare alla regione e aveva ricoperto la carica di assessore alla Sanità nella giunta provinciale di Bolzano.
La presenza politica della signora Menapace in Alto Adige è stata contrassegnata dal più intransigente antinazionalismo e antifascismo (partecipò alla Resistenza nel Novarese come partigiana combattente) e questo non e un rilievo di poco conto, se si pensa che nella stessa DC altoatesina si annida una forte corrente nazionalista, che non esita a porsi in posizione concorrenziale nei confronti degli stessi fascisti del MSI.
Temperamento aperto dialogo e al nuovo. la professoressa Menapace era stata nel passato colpita da provvedimenti disciplinari per avere partecipato ad alcune manifestazioni unitarie per la pace nel Vietnam, per la Grecia, per aver sottoscritto una petizione per la rimozione dei monumenti e degli emblemi fascisti. In occasione delle manifestazioni studentesche degli ultimi tempi ella aveva solidarizzato con gli studenti, sia presso l'Università dove insegna, sia a Bolzano, quando, in occasione della protesta degli studenti contro il ministro Gui, non aveva esitato a partecipare al sit-in e alla discussione improvvisati dagli studenti in polemica col ministro.
E infine la decisione definitiva, la rottura con la DC, motivata in un lungo e circostanziato documento di una ventina di cartelle. Risultato di una scelta a lungo meditata, espressione di un fermento che non investe solo un singolo ma e sintomo di un profondo disagio che investe larghi strati del movimento cattolico. Le argomentazioni addotte nel documento che motiva le dimissioni della professoressa Menapace sono di ordine politico e religioso, ma ci sembra che il nocciolo della scelta stia in queste righe: «L'insofferenza che viene espressa dura da molto tempo, ma ho sempre cercato di dominarla, per non prendere decisioni di carattere emotivo o reattivo per le quali si potevano avvertire spinte consistenti e oggettivamente importanti, dagli scandali impuniti all'utilizzo della religione, dal rovesciamento del significato del centrosinistra alla cattura di giovani con i miti tecnocratici, con i miti di una falsa modernità. Ma proprio il timore di continuare ad appartenere a uno schieramento che falsamente dichiarandosi religioso e moderno continua a catturare dei giovani, eventualmente servendosi dei propri impotenti gruppi di sinistra (allude alla sinistra interna alla Dc, ndr), è uno dei motivi profondi di disagio, è una delle cause di questo strappo».
Ivano Sartori 2/12/2020
#Zaki #LidiaMenapace e la #nonviolenza.
Andiamo.
Mauro Biani
Addio a Lidia Menapace, dalla Resistenza al pacifismo
Lidia è stata una figura straordinaria, che ha fatto parte integrante, infaticabile e sempre originale, della storia de il manifesto. Fin dal 1969, quando la sua storia di cattolica dissidente – uscita con lettera polemica dalla Democrazia cristiana – si incrociò con il gruppo che veniva radiato dal partito comunista per posizioni considerate troppo di sinistra.
Luciana Castellina, Lucio Magri, Filippo Maone, Eliseo Milani, Valentino Parlato, Luigi Pintor, Rossana Rossanda – tra gli altri- divennero le compagne e i compagni di una lunga parte della sua vita.
Era stata la prima donna a diventare assessora ai servizi sociali nella provincia di Bolzano nel 1964, ma si trasferì presto a Milano dove assunse un incarico presso l’università cattolica, che non le fu rinnovato per motivi politici.
Il movimento del ’68 la coinvolse, infatti, profondamente. Partecipò alle diverse iniziative della contestazione cattolica, nonché ai moti studenteschi e operai.
Fu naturale per lei, dunque, ritrovarsi con gli omologhi eretici di un’altra chiesa. E proprio quelle peculiarità contribuirono a fare de il manifesto (il quotidiano e il partito che si chiamò poi Pdup per il comunismo) un’esperienza profonda e complessa. Si realizzò la congiunzione della critica organica del sistema capitalistico con le parzialità dei movimenti o dei comunisti che non sapevano di esserlo, come diceva Lidia.
Fu consigliera comunale di Roma, venne eletta alla regione Lazio, divenne responsabile dell’unione donne italiane, entrò nel 2006 in senato, dove rimase in una legislatura tesa e conflittuale.
Doveva essere, portandovi le istanze pacifiste, presidente della commissione difesa. Ma le venne preferito il De Gregorio diventato noto per vicende giudiziarie. Nel frattempo, dopo non aver seguito la confluenza del Pdup nel Pci a fine del 1984, si era avvicinata a Rifondazione comunista, nelle cui fila è rimasta fino ala fine.
Difficile fare la sintesi di una vita così intensa. Ci si dovrà tornare con maggiore accuratezza.
Tuttavia, è importante ricordare subito almeno due dei fili conduttori di un’esperienza teorica e pratica grandissima: l’impegno nell’universo femminista, di cui costituì un fondamentale riferimento; l’impegno nell’associazione nazionale partigiani, al cui comitato nazionale partecipò fin dal 2011.
Giovanissima era stata un’attivissima staffetta partigiana. E, non a caso, forse il suo ultimo intervento pubblico si tenne proprio nella riuscita manifestazione virtuale dello scorso 25 aprile.
Ci stringiamo ai suoi cari, alle compagne e ai compagni che l’hanno seguita fino all’ultimo, alle tantissime persone che l’hanno ritenuta la riterranno sempre un figura straordinaria. Un esempio. Espressione di una politica bella e probabilmente irripetibile, che Lidia ha contribuito a rendere ancora più bella.
(il collettivo del quotidiano il manifesto, 7 dicembre 2020)
"Il volontariato è l'espressione dell'Italia migliore. Un mondo fatto di associazioni e di persone che ogni giorno si dedicano agli altri con generosità e senza chiedere nulla in cambio. L'impegno dei volontari nell'assistenza ai poveri, ai malati, ai disabili, nei soccorsi e ovunque ci sia bisogno, è un contributo irrinunciabile per il nostro Paese. Senza di loro anche le conseguenze della pandemia sarebbero state ancora più dolorose. Sono e sarò sempre una sostenitrice del volontariato e di quell'Italia dell'altruismo che contribuisce al progresso della collettività e ci aiuta a costruire la speranza nel futuro".
Lo ha dichiarato il Presidente del Senato Elisabetta Casellati in occasione della Giornata Mondiale del Volontariato.
Grazie di cuore! 💙 “Vorrei saper fare il mio mestiere come voi state facendo il vostro. Avete tutta la mia ammirazione.” — Silver
Il biglietto di Biembi by Lupo Alberto sarà recapitato in questi giorni a più di 300 strutture ospedaliere per dare il nostro grazie più sentito ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari e a tutti coloro che, dall’interno degli ospedali, sono impegnati in prima linea in questa battaglia e che ogni giorno lavorano per noi!
Mentre Alberto e Enrico sono fuori a combattere il virus, noi restiamo a casa!
(A parte gli scherzi, un ‘grazie’ infinito a coloro che il virus, là fuori, lo stanno combattendo davvero ❤️)
L'entusiasmo e la passione di Davor Hrvoj per il jazz e la fotografia
Un'intervista di Francisco Punal Suárez
Davor Hrvoj è un fervente amante del jazz ed esprime questa passione attraverso la fotografia. Il suo immenso lavoro con la macchina fotografica gli permette di catturare l'emozione, il gesto preciso dei musicisti e l'ideosincrazia di quel genere musicale.
Questo fotografo croato è nato nel 1960 a Zagabria, dove si è diplomato al liceo e ha studiato alla Facoltà di Educazione Fisica, dipartimento per insegnanti. La sua carriera nel giornalismo è iniziata a metà degli anni '80 come assistente nello spettacolo Jazz štand (Jazz stand) sulla famosa Radio 101.
Devor ha scritto innumerevoli articoli e ha realizzato numerosi programmi radiofonici e televisivi dedicati al jazz.
Avishai Cohen - Davor Hrvoj
Come giornalista freelance è membro permanente dell'Associazione dei giornalisti croati nella quale è membro del Consiglio d'onore dei giornalisti, dell'Unione musicale croata, della Società croata dei compositori e dell'Associazione croata degli artisti indipendenti.
Nel 2010, ho ricevuto una targa speciale da Hrvatske blues snage (Croatian Blues Forces) per molti anni di promozione sistematica della musica blues. Nel 2015, per decisione del Ministro della Cultura polacco, gli viene conferita la medaglia Zasłużony dla Kultury Polskiej (Merito per la cultura polacca).
Ha pubblicato i libri "Jazz Reflections" (Radio 101, 2001), "Jazz Connections" (Menart, 2010), "Jazz Vibrations" (Menart, 2011) che coprono conversazioni con famosi musicisti jazz e le loro fotografie, e "Life as a Jam Sessione - autobiografia di Boško Petrović ”(Menart, 2012) - autobiografia del più importante musicista jazz croato, grande amante e combattente per il jazz in Croazia, Boško Petrović.
Del suo amore per il jazz e la fotografia e della sua sensibilità nel catturare i momenti più acuti, stimolanti e forse più ricchi delle performance dei musicisti, Davor ci parla in questa intervista esclusiva per Fany Blog.
Quando hai mosso i primi passi nella fotografia? A che età?
L'installazione "CoVIDA" in memoria dei morti COVID-19, dell'artista Andrea Arroyo abbellisce i cancelli della Morris-Jumel Mansion, famoso Museo di New York.
La Morris-Jumel Mansion ha inaugurato a novembre una nuova installazione di arte pubblica all'aperto, CoVIDA - Homage to Victims of the Pandemic . L'opera memoriale sarà visibile al Roger Morris Park di Manhattan fino al 31 dicembre 2020.
Con il titolo di CoVIDA, l'artista nordamericana-messicana Andrea Arroyo ha adornato le sbarre d'ingresso del Morris-Jumel Mansion Museum, come un inno alla salute e alla speranza.
Come tributo artistico alle vittime della pandemia COVID-19, CoVIDA onora le persone che sono morte a causa del virus, riconosce la resilienza della nostra comunità e riconosce il coraggio dei lavoratori essenziali ancora in prima linea.
CoVIDA è stato creato dall'artista di fama internazionale Andrea Arroyo, che vive a pochi isolati dal museo a Washington Heights. Il titolo combina la parola "COVID" con vida , che in spagnolo significa "vita". Ispirato da una serie di tradizioni provenienti da tutto il mondo, Arroyo combina più elementi tra cui figure alate stilizzate, utilizzate in varie culture per rappresentare il concetto universale di libertà; la sagoma del paesaggio urbano che celebra la guarigione della nostra città; ghirlande di fiori nel tradizionale colore cempasúchitl (il nome dato ai fiori di calendula messicani (Tagetes erecta)) del Giorno dei Morti dell'America Latina; papel picado; e ornamenti che evocano i tradizionali nastri commemorativi, alberi dei desideri, bandiere di preghiera e altari. I nastri appesi ai cancelli contengono i nomi delle vittime della pandemia, e a questi verranno aggiunti altri nomi, tutti quelli, che verranno ricevuti.
Il progetto CoVIDA riconosce l'impatto della pandemia e crea un'opportunità sicura per il coinvolgimento della comunità, nonché uno spazio per la riflessione e discussione. Ad oggi, oltre 500 nomi sono stati aggiunti al memoriale tramite presentazione pubblica, incluso il Community Day of Reflection. Finora, i nastri in mostra includono nomi di persone nella comunità, in tutto il paese, nonché da Messico, Turchia e Francia.
Il quartiere di Washington Heights, come altre regioni del paese, è stato devastato dal COVID-19. "A causa delle quarantene e delle rigide linee guida di allontanamento sociale, le persone non sono state in grado di riunirsi per addolorarsi come comunità, per stare con i propri cari mentre passavano o per testimoniare le dimensioni di questa tragedia in tutto il paese", ha detto l'artista Andrea Arroyo. "Oltre a riconoscere il nostro patrimonio culturale e la terra della Nazione Lenape su cui ci troviamo oggi, CoVIDA riconosce che la vita continua durante la pandemia e, mentre riflettiamo sulla devastante perdita di vite umane , guardiamo al futuro con speranza e celebriamo la vita che è qui e ora . "
L'installazione presenta un importante elemento di partecipazione del pubblico e le persone sono invitate a presentare i nomi di persona e virtualmente dei propri cari persi a causa della pandemia per tutta la durata della mostra. Le candidature possono essere presentate in loco presso la Morris-Jumel Mansion e sul terreno di Roger Morris Park, nelle località satellite della comunità e virtualmente compilando un modulo situato su morrisjumel.org/covida .
A proposito della Morris-Jumel Mansion
Morris-Jumel Mansion (1765) è la più antica casa rimasta a Manhattan, un sito storico che ha assistito all'evoluzione di Uptown da campagna rurale a dinamica comunità multiculturale. Attraverso visite ai siti storici e programmi educativi, il museo colloca l'edificio, i suoi dintorni e le collezioni nel contesto dell'evoluzione della vita americana. Morris-Jumel Mansion cerca di servire come risorsa culturale per i newyorkesi, i turisti nazionali e i visitatori internazionali. The Mansion ha una relazione di lunga data con l'arte contemporanea e ha messo in mostra il lavoro di artisti locali e di fama internazionale, come Yinka Shonibare, Felix Gonzales-Torres, Talia Greene, Felipe Galindo, Rachel Sydlowski e altri entrambi nella Mansion e per motivi di Roger Morris Park.
Informazioni sull'artista
Il lavoro di Andrea Arroyo esamina i temi della giustizia sociale, tra cui l'immigrazione, la discriminazione di genere e razziale e la crisi ambientale, con un'attenzione particolare al loro impatto sproporzionato sulle donne. Attualmente sta esaminando l'impatto della pandemia sulle comunità Black e Latinx, nonché le dinamiche dell'immigrazione a New York City. Arroyo è un' artista pluripremiata. Il suo lavoro è in collezioni private e pubbliche in tutto il mondo (tra cui The Library of Congress e The Smithsonian Institution). Ha ricevuto riconoscimenti sia locali che internazionali con un'ampia copertura stampa in oltre duecento servizi sui media internazionali. Le pubblicazioni includono The New Yorker (copertina), The New York Times , The International Herald Tribune e The Nation . Per ulteriori informazioni visitare www.andreaarroyo.com .
NYC Museum Unveils Living Memorial to Those Lost to COVID-19
The installation "CoVIDA" by artist Andrea Arroyo graces the gates of the Morris-Jumel Mansion
(New York | November, 2020) The Morris-Jumel Mansion opened a new, outdoor public art installation, CoVIDA - Homage to Victims of the Pandemic, this month. The living memorial will be on view at Manhattan’s Roger Morris Park until December 31, 2020.
As an artistic tribute to the victims of the COVID-19 pandemic, CoVIDA honors the people who have passed away from the virus, acknowledges the resilience of our community, and recognizes the courage of essential workers still on the front lines.
CoVIDA is created by internationally-recognized artist Andrea Arroyo, who lives a few blocks from the museum in Washington Heights. The title combines the word “COVID” with vida, meaning “life” in Spanish. Inspired by a range of traditional memorials from across the globe, Arroyo combines multiple elements including stylized winged figures, used in various cultures to represent the universal concept of freedom; the silhouette of the cityscape which celebrates the healing of our city; flower garlands in the traditional cempasúchitl color of Latin America’s Day of the Dead; papel picado; and adornments that evoke traditional memorial ribbons, wish trees, prayer flags and altars. Ribbons incorporated into the piece feature names of pandemic victims, submitted by the public for inclusion in the living memorial, which will continue to expand, as more names are received.
The Morris-Jumel Mansion presents CoVIDA on the gates and fence of the museum’s grounds - the original site of the historic 1765 home and Manhattan’s oldest surviving residence. Shiloh Holley, Executive Director at Morris-Jumel Mansion, relays that this property and its former inhabitants have witnessed and withstood other national trials and tragedies for centuries, ranging from displacement, wars, financial crashes, natural disasters, terrorist attacks, and the present day COVID-19 crisis. “The grounds of the Morris-Jumel Mansion, which formerly comprised 130 acres, is a fitting place to display CoVIDA - Homage to Victims of the Pandemic, as a testimony to the resilience of the people of New York City to survive and surmount tragedy and sorrow.”
The CoVIDA project acknowledges the impact of the pandemic and creates a safe opportunity for community engagement, as well as a space for reflection and intersectional conversations. To date, over 500 names have been added to the memorial by public submission including at the Community Day of Reflection. So far, the ribbons on display include names of people in the community, around the country, as well as from Mexico, Turkey and France.
The neighborhood of Washington Heights, like other regions of the country, has been devastated by COVID-19. “Due to quarantines and strict social distancing guidelines, people have not been able to come together to grieve as a community, to be with loved ones as they passed, or bear witness to the scale of this tragedy across the country,” said artist Andrea Arroyo. “In addition to acknowledging our cultural heritage and the land of the Lenape Nation that we stand on today, CoVIDA acknowledges that life continues during the pandemic, and while we reflect on the devastating loss of life, we look to the future with hope, and celebrate the life that is here and now.”
The piece features an important public participation element, and individuals are invited to submit names in person and virtually of loved ones lost to the pandemic throughout the run of the exhibition. Submissions can be made on-site at the Morris-Jumel Mansion and on the grounds of Roger Morris Park, at community satellite locations, and virtually by filling out a form located at morrisjumel.org/covida.
About the Morris-Jumel Mansion
Morris-Jumel Mansion (1765) is the oldest remaining house in Manhattan, a historic site that has witnessed the evolution of Uptown from rural countryside to a dynamic multicultural community. Through historic site tours and education programs, the museum places the building, its surroundings, and collections within the context of the evolution of American Life. Morris-Jumel Mansion seeks to serve as a cultural resource for New Yorkers, national tourists, and international visitors. The Mansion has a long-standing relationship with contemporary art and has showcased the work of both local and internationally-known artists, such as Yinka Shonibare, Felix Gonzales-Torres, Talia Greene, Felipe Galindo, Rachel Sydlowski, and others both in the Mansion and on the grounds of Roger Morris Park.
About the Artist
Andrea Arroyo’s work examines social justice themes, including immigration, gender and race discrimination, and the environmental crisis, with a special focus on their disproportional impact on women. Currently she is examining the impact of the pandemic on Black and Latinx communities, as well as the dynamics of immigration in New York City. Arroyo is an award-winning artist who has exhibited widely. Her work is in private and public collections around the world (including The Library of Congress and The Smithsonian Institution). She has received both local and international recognition with extensive press coverage in over two hundred features in the international media. Publications include The New Yorker (cover art), The New York Times, The International Herald Tribune and The Nation. For more information visit www.andreaarroyo.com.
Captions: (1) Andrea Arroyo, “CoVIDA: Homage to Victims of the Pandemic,” Mixed media, vinyl, flowers, ribbons, papel picado, Morris-Jumel Mansion at Roger Morris Park, 2020. Photo: Bruce Katz; (2) The artist, hand-writing names of Pandemic victims, for inclusion in the living memorial. Photo: Andrea Arroyo
Il teatro Vaccaj di Tolentino è tornato il palco di Biumor.
Il Festival dell’Umorismo quest’anno costretto, inevitabilmente dalla pandemia, a fare a meno della vicinanza fisica del proprio pubblico, si è esibito con due serate online.
Biumor, in programma sabato 28 e domenica 29 novembre con due Philoshow Web.
Il primo, Cretinetti – Filosofia del cialtronismo all’italiana, sabato 28 novembre, ha rappresentato un viaggio nella commedia all’italiana per affrontare con leggerezza, intelligenza, e humour (sì, intelligenza e humour vanno insieme) la produzione di quel decennio di cinematografia che ha plasmato l’esistenza del cittadino italiano contemporaneo.
La seconda è stata, invece domenica 29 novembre,
con il Philoshow Webeti – Filosofia della stupidità 2.0.
“I social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli”: è il feroce attacco di Umberto Eco al mondo del web, scagliato nel 2015 ricevendo la laurea honoris causa in Comunicazione all’Università di Torino.
Questo sentire sarà un prezioso spunto per il secondo Philoshow di Biumor 2020, un percorso tra discipline e arti capace di scandagliare tutte le varie sfaccettature dello stupido dei giorni nostri. Sfruttando proprio il mezzo online per riflettere sulle nuove culture digitali.
Alla direttrice artistica di Popsophia Lucrezia Ercoli si sono affiancati molti filosofi ospiti.
Il 28 novembre Tommaso Ariemma, Cesare Catà, Gabriele Ferraresi, Ilaria Gaspari, Andrea Panzavolta, Salvatore Patriarca, Simonetta Sciandivasci, Marcello Veneziani; il 29 novembre, Alessandro Alfieri, Angela Azzaro, Ugo Berti, Andrea Colamedici, Riccardo Dal Ferro, Maura Gancitano, Vera Gheno, Domitilla Pirro, Simone Regazzoni.
Molto belle, in pieno stile filosofico-musicale, le esecuzioni dal vivo dell’ensemble Factory, con una scaletta di brani popolari della musica italiana.
Philoshow Webeti – Filosofia della stupidità 2.0
Lo spettacolo inizia dal 30 minuto.
https://popsophia.com/
https://www.biennaleumorismo.it/it/1/
PS: La vignetta del manifesto del Festival è di Jean Gourmelin, con la quale l'artista partecipò alla IV biennale dell'Umorismo dell'Arte nel 1967, e che fu menzionata per il suo forte impatto. Le due figure che sorreggono la scala vanno (paradossalmente)in direzione opposta, finendo inevitabilmente per scontrarsi all'infinito. Una scala che non porta da nessuna parte, che non viene portata da nessuna parte. Quest'anno ricorre il centenario della nascita di questo artista francese, "un vignettista di concetti, sogni ad occhi aperti e allegorie enigmatiche"(Le Monde).
Qualche tempo fa un distinto signore, fra l’altro un grande artista da cui mi sarei attesa sensibilità e compartecipazione, mi ha rimproverata di disegnare troppo spesso le donne come vittime della violenza maschile. Non ne poteva più (…lui!) di questa raffigurazione della donna come vittima, a suo dire fuori tempo, fuori contesto, perché “lui, di donne in quella situazione non ne aveva mai incontrate e anche fra le coppie di sua conoscenza, uomini e donne avevano un rapporto paritetico e solidale”.
Un po’ come se io dicessi, siccome mangio tutti i giorni, non credo che qualcuno possa morire di fame...
Inutile replicare, l’arguto e gentile signore dal machismo ben dissimulato, ha chiuso la conversazione salutando ed eliminandomi dalle sue amicizie (social). Poco male si dirà. In realtà, anche atteggiamenti di questo tipo, certo in misura diversa, sono parte del problema.
Se proviamo ad analizzare oggettivamente, dati alla mano, il dramma della violenza sulle donne, scopriremmo che in Italia, per esempio, in periodo di lockdown, gli omicidi sono diminuiti ma i FEMMINICIDI sono aumentati: è stata uccisa UNA donna ogni DUE giorni.
La violenza non è però legata all’emergenza, è strutturale.
Come spiega la filosofa Giorgia Serughetti oggi su Domani, “la violenza che colpisce ad ogni angolo del globo è una pandemia che dura da millenni. A farne le spese sono donne di ogni nazionalità, condizione sociale, livello di istruzione o professionale. A commetterla sono uomini comuni, quelli di cui il vicino di casa dice ‘salutava sempre’, o di cui i media celebrano le virtù di ‘imprenditore di successo’. (...)
La violenza sulle donne da parte dei loro “uomini normali” è anche una scelta politica.
Durante la pandemia il fenomeno della violenza contro le donne si è aggravato a causa delle misure di confinamento, ma le istituzioni si sono mosse tardi e con difficoltà. Nella Giornata internazionale del 25 novembre, il bilancio dell’anno mostra una preoccupante sottovalutazione del fenomeno.”
Giornata mondiale contro la violenza sulle donne International day for the elimination of the violence against women #courrierinternational #cartooningforpeace #cartooningforsolidarity
Marco De Angelis
wouldn’t it be good to be in your shoes
even if it was for just one day?
Magnasciutti
Dedicata a tutte le piccole e grandi principesse che vivono le storie scritte da altri, rinchiuse nelle torri in balia di draghi violenti e sempre in attesa di un principe che le salvi.
Dedicata alla mia bambina, perché possa scrivere da sé la sua storia e perché possa sempre trovare in sé la forza di scendere da qualsiasi torre.
#iodicono alla violenza sulle donne
Alagon
La cosa brutta delle “giornate” è che durano solo una giornata. E che molti non la rispettano neppure per 24 ore
Confesso di avere qualche riserva sull'efficacia di queste "giornate".
Anche perchè ormai ogni giorno ce n'è una che ovviamente porta a far dimenticare l'argomento della precedente che invece, normalmente, dovrebbe essere ricordato in tutti i giorni dell'anno.
Ma in ogni caso voi, carissime, state sempre attente!
Gianfranco Uber
Il mio pensiero va a Marilena Nardi, una grande artista che spesso si confronta con piccoli uomini, in tutti i campi una donna di successo da fastidio a tanti maschietti anche nel mondo della satira, ma spesso si tratta di invidia.
Paolo Lombardi
#giornatacontrolaviolenzasulledonne
Averi.
Mauro Biani
Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
25 novembre 2020 - Giornata Mondiale Contro La Violenza Sulle Donne. "Questo NON è Amore!" By Chenzo, www.chenzoart.it #giornatainternazionalecontrolaviolenzasulledonne #stopallaviolenzasulledonne #nonstozitta #25novembre #noallaviolenzasulledonne #chenzo
Lorenzo Bolzani - Chenzo.
Al di la dei sentimenti, quanti sbagli abbiamo commesso e commettiamo noi maschi...il bardo pero' gia' lo sapeva...
Tiziano Riverso
PS: la poesia molto probabilmente non è del bardo ma di un lavoro teatrale italiano ma quel che contano sono le parole, non l'autore!
Antonio Gallo
Oggi è la giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne, obiettivo ancora molto lontano per tutti i Paesi del mondo.
Solo in Europa, 1 donna su 10 ha subito una qualche forma di violenza sessuale. Quando finirà?
Il ministro Dario Franceschini ha telefonato nei giorni scorsi direttamente al direttore del nostro museo WOW e presidente della Fondazione Franco Fossati. Il contenuto della telefonata è ben sintetizzato nel tweet che il ministro ha inviato subito dopo.
Luigi F. Bona e la Fondazione stanno inviando un comunicato stampa che va nella stessa direzione ed esprime la speranza che lo spiacevole incidente segni invece l'inizio di una buona collaborazione tra la nostra realtà (e con essa l'intero mondo del fumetto e il suo intorno) e il Ministero che tutela i Beni e le Attività culturali, risolvendo con il buonsenso tanti nodi burocratici.
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Ho chiamato questa mattina Luigi Bona per scusarmi per l’esclusione di @museoWOW dai contributi per l’emergenza Covid. Un errore di interpretazione degli uffici che correggeremo subito. I fumetti sono arte e il @_MiBACT in questi anni ha sempre lavorato per valorizzarli. https://t.co/Tw2RaYhFIi
Coronavirus, Franceschini: altri 17 milioni per il ristoro dei musei non statali, incluse realtà finora non beneficiarie
e fondi anche per il Museo del Fumetto di Milano
Il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, ha firmato un decreto che destina ulteriori 17 milioni di euro per il ristoro dei musei non statali e soddisfare così integralmente tutte le richieste di ristoro pervenute. Prosegue così l’azione di sostegno nei confronti di importanti istituzioni culturali private fortemente danneggiate dall’emergenza sanitaria includendo diverse realtà finora escluse, tra le quali il Museo Fumetto di Milano, spazio WOW.
“I fumetti sono arte e il MiBACT in questi anni ha sempre lavorato per valorizzarli”, ha dichiarato il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, anticipando il provvedimento e ribadendo così il proprio impegno nel riconoscimento di una forma di espressione culturale e creativa. Prosegue in questo modo il percorso avviato nel 2018 con il progetto Fumetti nei Musei, che ha portato alla realizzazione di una collana di 51 albi in cui alcuni tra i principali fumettisti italiani hanno raccontato, con tratto creativo e originale, diversi musei statali e ha dato vita al primo Fondo statale del fumetto, custodito all’Istituto Centrale per la Grafica. Fumetti nei Musei è stato anche lo spunto per la realizzazione di tre mostre dedicate al linguaggio del fumetto ed è stato anche uno tra i progetti di punta selezionati dal Ministero per gli affari esteri e la cooperazione internazionale per la XX settimana della lingua italiana, appena conclusa con successo con la realizzazione di webinar, mostre e l’invio di 1.300 copie della collana alle biblioteche degli istituti di cultura italiana nel mondo.
L’azione di valorizzazione culturale del fumetto intrapresa dal MiBACT passa anche attraverso i due tavoli istituti dalla Direzione generale creatività contemporanea, per quantificare il valore delle tante manifestazioni attive in Italia, e dalla Direzione generale biblioteche e diritto d’autore, per la ricognizione del patrimonio fumettistico custodito nelle biblioteche statali. Importanti anche le azioni a sostegno delle principali fiere del fumetto che si svolgono in diverse città italiane e ciò che si sta facendo per verificare gli impatti della pandemia su di un comparto articolato in diverse professionalità, al fine di poter sostenere tutti coloro che partecipano alla realizzazione di un fumetto. Infine, il MiBACT partecipa con un finanziamento la realizzazione del museo del fumetto di Lucca.
Roma,
Intanto un burocrate romano ci ha appena dichiarato che WOW Spazio Fumetto - Museo del Fumetto di Milano "non rientra tra i musei e luoghi della cultura che espongono beni culturali" in quanto "luogo espositivo di cose prive della qualità di bene culturale" (alla faccia di tutti i nostri riconoscimenti anche formali, in barba alla Regione Lombardia e al Comune di Milano, e con un bel messaggio per tutte le realtà culturali italiane - come gli Uffizi - che evidentemente si stanno sbagliando).
Quindi non abbiamo possibilità di fruire del minimo Fondo emergenza (questa è la sostanza della dichiarazione) stanziato in agosto dal Ministero.
Siamo comunque solidali con le altre realtà in difficoltà anche se fruitrici di quel contributo.
Intanto un burocrate romano ci ha appena dichiarato che WOW Spazio Fumetto - Museo del Fumetto di Milano "non rientra...
La notizia è stata ripresa da tanti giornali e tv, le proteste sono state tante e così per fortuna il ministro è intervenuto e la questione si è risolta.
Si perchè i fumetti sono arte.
“Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese” scrisse una volta Umberto Eco
Umberto Eco fu uno dei primi ad analizzare in modo approfondito, con i suoi pro e contro, il fumetto, arrivato ad essere considerato col tempo la nona arte.
Umberto Eco, semiologo, filosofo e scrittore italiano scomparso recentemente, ha lasciato in eredità ai posteri milioni di spunti di riflessioni e, con la sempre più crescente popolarità del fumetto, è impossibile non prendere in considerazione il saggio “Il mito di Superman”, contenuto nella raccolta Apocalittici e Integrati.
Già nel ’64 Eco, analizzando attentamente quello che era al tempo la figura iconica dei supereroi (Superman) e contestualizzandola con i bisogni, gli usi e i costumi di una società inevitabilmente in fase di cambiamento, riuscì a carpire la grande potenzialità comunicativa e a catalogare il fumetto nella concezione generale di “cultura di massa”.
Analizzando Superman, alieno originario del pianeta di Kripton (dove è conosciuto col nome di Kal-El) e che vive sulla terra “camuffato” da giornalista sotto le mentite spoglie di Clark Kent, lo scrittore introduce il nuovo concetto di mito il quale, per essere tale e ben identificabile dalla società, deve avere caratteristiche divine, inserite però in un contesto comune e familiare, quotidiano.
Ecco che allora il mito “scende sulla terra” e viene abbassato a livello dei comuni mortali: Clark Klent diventa così un giornalista alle prese con l’esuberante personalità della collega Lois Lane, con la quale ha un conflitto di amore-odio che gli provoca inoltre pene d’amore.
Il concetto fondamentale che emerge dall’analisi di Eco è però il meccanismo inconscio che scatta nella massa, dettato dalla cognizione del tempo che le avventure supereroistiche hanno: nelle avventure non c’è nessuna continuità, perché questo vorrebbe dire “usare” il mito (il personaggio in questione), spingerlo un passo in avanti nella strada verso l’invecchiamento e la morte.
Non esiste più un concetto di tempo lineare, non esiste più una programmazione del futuro poiché il flusso del tempo scorre interamente nel presente . In questo modo, la massa può essere influenzata nella decisione di qualunque azione programmata e convinta che, se avesse potuto, le azioni in questione sarebbero state comunque scelte e fatte.
La critica mossa da Eco (che di fumetti fu un grande appassionato, come testimoniato dalla celebre frase “Posso leggere la Bibbia, Omero o Dylan Dog per giorni e giorni senza annoiarmi”) è figlia di un’analisi sociologica del tempo che, forse involontariamente (o no) ha influenzato tutti gli universi fumettistici dei supereroi.
Da tempo ormai le Continuity (gli archi narrativi dedicati a ogni supereroi) sono corpose, lineari, fatte di morti improvvise e colpi di scena che dimostrano l’evoluzione di “miti” ormai rivisitati sotto un’altra prospettiva.
Allo scrittore va data, oltre che la gratitudine eterna per l’apporto letterario, sociale e filosofico donato al nostro paese (e non), anche il merito di aver spianato la strada all’ascesa di un fenomeno di massa che, passo dopo passo, si è meritato l’attenzione della critica fino ad essere considerato, finalmente, la nona arte.
Ro (Rodolfo) Marcenaro, è scomparso il nove novembre scorso a 83 anni per complicanze legate al covid. Il noto fumettista era originario di Genova ma viveva a Stiolo di San Martino in Rio, nel Reggiano. Aveva 83 anni. Marcenaro era molto attivo nel settore dei fumetti e perfino nella pubblicità, oltre che in televisione. Quarant’anni fa aveva fondato una fattoria elettronica multimediale nel Reggiano, che conduceva insieme ai figli.
La Costituzione Illustrata.
La Costituzione della Repubblica Italiana illustrata da Ro Marcenaro. Ediz. Toscana Book
A partire dal lontano 1958, è stato tra i pionieri dell’animazione pubblicitaria televisiva (non si dimenticano i suoi Carosello con plastilina a passo uno per il Fernet Branca) e poi per i videoclip musicali (insuperabile, e premiatissimo, Quattro amici al bar per Gino Paoli). È stato capace di condensare miracolosamente, nel 1975, il Manifesto Comunista a fumetti. Ha diretto due delle primissime televisioni private: TVS e poi, diffusa sull’intero territorio italiano, TeleCiocco. Ha collaborato per decenni a importanti testate da edicola (tra cui Epoca, La Repubblica, La Gazzetta dello Sport, Il Venerdì, Sette, L’Europeo) con disegni ora satirici e ora di argomento enogastronomico. Ha lavorato a importanti campagne informative, via via per le farmacie comunali, per lo sport, per il turismo nelle regioni italiane, per la cultura del vino e quella dell’olio. Ha disegnato collezionatissimi francobolli per la Repubblica di San Marino. Con il gustoso album Dov’è finito Bettino? ha vinto nel 1993 il Premio Satira Politica di Forte dei Marmi. Ha resuscitato la storica testata satirica L’Asino, dirigendola reinventata in versione per il web. Ma ha anche realizzato il dvd interattivo Il Catechismo dei fanciulli per conto della Conferenza Episcopale Italiana. Con la sua versione de Il Barone di Münchausen ha vinto il Premio Andersen 1995. Per insegnare la danza classica ha diretto la serie animata A danza con Vanessa, e con I balletti di Vanessa ha tradotto in animazione i più famosi balletti classici. Che altro? Se ne potrebbero aggiungere altrettante, ma ormai abbiamo capito che tipo è l’ultraottantenne Ro (Rodolfo) Marcenaro. Eclettico. Vulcanico. Instancabile. La sua ultima impresa – anzi penultima, perché un’ultima è già lì pronta dietro l’angolo – è La Costituzione illustrata.
Vi avevo parlato nei giorni scorsi del progetto di un gioco di satira politica. Sono andato avanti e sono arrivato ad un risultato che mi sembra soddisfacente e di cui chiedo il vostro parere. Eccone le tracce generali da mettere ancora un po' a punto:
il titolo è Satir-app-olitica
L'emiciclo di Montecitorio.
Di fronte c'è il banco del Governo, con Renzi, Boschi, Madìa, Del Rio, Guidi, Poletti, Orlando, Pinotti, Lupi e Padoan. Nell'emiciclo le aree politiche: estrema sinistra, sinistra, centrosinistra, centro, centrodestra, destra, estrema destra caratterizzata ogni area dalla presenza dei relativi leader. Nell'ordine: Grillo, Vendola, Bersani, Casini, Alfano, Berlusconi, Salvini. In ogni area sono presenti i una colomba ( da far volare per approvare le leggi), peperoni, pomodori, uova marce. saette, esplosioni a significare dissenso ( emendamenti, voti contrari, abbandono dell'aula, contestazione pacifica, contestazione violenta), accompagnati da grida disumane ( a base di stronzi, vaffanculo, pezzi di merda ecc.). Il Governo propone le leggi ( " Facciamo qualcosa che lo metta nel culo a chi lavora" proposta di Poletti, Renzi invece propone " Via l'articolo 18, bisogna che i lavoratori si adeguino alle spinte del Paese verso la modernità", Padoan propone il ripristino della cancellazione del reato di falso in bilancio, Orlando l'amnistia generale per favorire l'ammodernamento degli istituti penitenziari e una legge per l'abbreviazione dei tempi di prescrizione.) Esse vengono proposte cliccando sui singoli membri del governo attraverso fumetti che escono dalla bocca dei ministri a seconda dell'argomento, via via che si fa touch sul ministro scelto. Dopo che il testo della legge è stato evidenziato si procede ai pareri delle singole aree politiche che vengono scelte dal giocatore stesso, il quale può scegliere la reazione favorevole ( librando in volo le colombe) o contrario spedendo saette, pomodori o quant'altro verso il banco del governo. Se la contestazione si fa molto forte si spediscono bombe. Se durante la contestazione si clicca su un'altra area politica questa potrà affiancarsi, nel bene o nel male, alla prima. Se la contrarietà è molto forte potrà verificarsi che i deputati escano dai loro scranni e inizi una vera e propria rissa ( con calci e cazzotti ) con i colleghi di opinione opposta che potrà essere sedata dal governo mettendo in campo i corazzieri che si frapporranno fra i contendenti. Uno dei sistemi di opposizione può essere dato dall'abbandono dell'aula. Se più di un gruppo abbandona l'aula si può verificare la mancanza di numero legale e la legge non viene votata e il gioco va in tilt. L'intensità dell'opposizione si quantifica in voti che appaiono su un tabellone. Se si supera il voto 50 la legge è approvata e si crea un'atmosfera di gran festa con coriandoli e fuochi d'artificio. Se è sotto i 50 la legge non è passata e si crea una atmosfera funebre con adeguato commento musicale. Se le leggi non vengono approvate per tre volte consecutive il governo cade facendo un gran polverone.
Sabato sera, a Salsomaggiore Terme, nel prestigioso Palazzo dei Congressi, si è svolto lo Humor World Awards, una grande manifestazione di umorismo e caricatura aperta a disegnatori di tutto il mondo. Bellissima mostra con un sacco di splendidi disegni da tutto il mondo con tema 50 anni dalla Luna a cui ho partecipato col disegno che allego. Con mia grande sorpresa sono stato premiato con un riconoscimento che proprio non mi aspettavo: lo Special Guest, l’ospite speciale. A decretarlo una giuria di colleghi, disegnatori famosi e prestigiosi, della cui amicizia mi faccio vanto. Li ringrazio. Non sapevo di essere così fortemente oggetto della loro stima e considero questo riconoscimento una specie di coronamento di una carriera intensamente vissuta e di una scelta di vita professionale di ben 65 anni. Grazie a De Angelis, a Isca, a Trojano, a Bianchi e a tutti coloro che hanno fatto parte dell’iniziativa. Un grazie particolare al Comune della bellissima Salsomaggiore Terme.
La scomparsa di Ro Marcenaro ci colpisce e ci addolora profondamente, ed è con sincera commozione che vogliamo partecipare al cordoglio della famiglia.
Ro era un vero e generoso amico di Casa Cervi, e abbiamo lavorato con lui fino alle ultime ore, costruendo progetti e collaborazioni, opere e pensieri dedicati alla comune causa che ci aveva fatti incontrare: la dedizione alla libertà, l’amore per la democrazia, la fede in un’arte al servizio della giustizia e della coscienza civile. Mentre tutto il mondo della cultura piange la scomparsa di un protagonista dell’illustrazione italiana, caro ai bambini come agli adulti, noi ci stringiamo anche alla memoria della sua relazione con questo luogo e questa storia.
Per noi, Ro Marcenaro è stato un compagno di strada naturale, con cui ci eravamo di recente ritrovati, grazie alla sua infaticabile vocazione all’impegno. La Costituzione della Repubblica Italiana illustrata dalla sua mano unica e inimitabile è stato soltanto l’ultima delle sue fatiche. Ci eravamo ritrovati tra le sue pagine, a Casa Cervi, progettando mostre ed eventi insieme ad altre istituzioni.
Ancora più di recente, Ro aveva messo la propria arte a disposizione del ricordo di Genoeffa Cocconi, di cui doveva essere uno dei protagonisti, tra pochi giorni, il 14 novembre. Quell’impegno vivrà nel lavoro che proseguiremo dedicato alla sua memoria e alla sua opera. Onoreremo gli ultimi giorni che ci hanno visto al suo fianco, riservando a lui un posto speciale nel nostro spirito e in questo museo. Addio Rodolfo. Grazie di tutti i segni che ci hai lasciato. Tutti veri, tutti liberi. Sempre tuoi, ora nostri.
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Ciao Ro!
Gio
9 settembre 2020 - Un altro grande ci ha lasciati: addio a Ro Marcenaro.
Milko
Il mio ricordo di RO Marcenaro per Exibart.
Un proverbio antico dice che quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca intera.
Non credo che a Ro Marcenaro sarebbe piaciuto essere definito tale ma, certamente, una biblioteca preziosa si.
Ieri questo anno horribilis, e il morbo che lo contraddistingue, si sono portati via questo pioniere della pubblicità italiana, disegnatore e maestro di satira intelligente e profonda.
Un uomo colto, indomito, vivace, ancora ricco di una infinità di progetti da realizzare e di battaglie da combattere.
Ro Marcenaro è stato fra i pionieri del cartone animato di pubblicità, ha realizzato video talmente innovativi che ancora guardarli desta stupore.
Uno dei quali nel ’96, quello per Gino Paoli di Quattro amici al bar, entrò fra i dieci migliori videoclip del mondo.
La biografia potete trovarla ovunque, meno il racconto della bellezza e della energia che chiunque viveva nell’incontralo e conoscerlo di persona.
Perché Ro Marcenaro era, soprattutto, un portento d’uomo e di artista.
Ad agosto ho avuto il piacere di presentare con lui, per Salotti D’Autore a Carrara, il suo ultimo lavoro, la sua “ Costituzione Illustrata”.
Un’opera che dovrebbe entrare in ogni scuola e casa italiana, lodata persino dal Presidente Mattarella.
Tutti gli articoli della nostra Costituzione illustrati con il suo garbo, la forza della sua arte e il suo impegno ed amore per quello che , per lui, rappresentavano.
Una serata speciale in cui ci intendemmo al volo ancora prima di iniziare per passati comuni di vissuti politici ed impegno sociale, illusioni e disillusioni comprese. Apparve a tutti un Uomo che non si dava mai per vinto, con l’entusiasmo e la vitalità di un ragazzo nello sguardo. Con il gusto vivace di bacchettare con la sua arte intelligente e profondamente “leggera” ancora tanto mondo refrattario ai diritti fondamentali di ogni essere umano.
L’amore per la sua famiglia, le lotte per l’ambiente, per i diritti civili, per la laicità di un mondo in cui l’inclusione fosse possibile e naturale espressa in ogni momento della sua espressione artistica.
Rendiamogli omaggio, oggi, certamente riguardando i video delle pubblicità che realizzò fra il 1958 e il 1974. Quelli, per chi li ricorda e non, dei “Caroselli”, tra cui gli indimenticabili con la plastilina per il Fernet Branca, per i quali vinse il Leone di Bronzo a Cannes.
Ma, ora che ci ha appena lasciato, ci piace pensare al Ro Marcenaro della Costituzione Illustrata.
Ci piace pensarlo con il sorriso aperto e divertito andare incontro alla bionda ragazza che ha disegnato per rappresentare la nostra Costituzione che tanto amava.
Ci piace pensarli insieme, in una immaginaria ultima vignetta di questo suo piccolo gioiello editoriale rassicurandolo che avremo cura di mantenere la mente aperta e lo sguardo attento, vigile e consapevole che in questo suo ultimo lavoro ci ha raccomandato.
Scopo e fine della sua arte, poliedrica e sempre gentilmente irriverente alla quale tanto teneva e che tanto ci ha lasciato.