lunedì 8 settembre 2014

Mamma ho perso l'aereo

Le vignette





Al-Italia
 CeciGian




Sexy plan

Portos-Franco Portinari


UBER



Fulvio Fontana




Tiziano Riverso


Giannelli


La notizia

Accordo con Etihad, 1,76 mld per nuova era Alitalia
Hogan, la voglio più sexy; Del Torchio, ora navigazione sicura
Nozze fatte tra Alitalia ed Etihad: dopo un anno passato tra ammiccamenti, frequentazioni e un fidanzamento anche contrastato, le due compagnie hanno finalizzato un accordo da 1,758 miliardi che permetterà all'ex compagnia di bandiera di 'rinascere' per la seconda volta. La nuova Alitalia tonerà all'utile entro tre anni e sarà più sexy, promette James Hogan, che però non esclude altre scelte difficili. L'atteso matrimonio fa comunque tirare un sospiro di sollievo un po' a tutti, dall'azienda al Governo, dopo una settimana di passione in cui proteste dei lavoratori, frizioni tra i soci e intoppi sugli ultimi nodi hanno tenuto tutti in tensione fino all'ultimo. La firma dell'accordo è arrivata nel corso di una giornata graziata dal temuto rischio paralisi a Fiumicino, ma sospesa tra attesa e incertezza, con una conferenza organizzata da tempo, ma convocata con poco meno di due ore d'anticipo. Si è voluto infatti aspettare che tutto fosse davvero pronto e che nulla potesse far saltare l'operazione. Gli ultimi tasselli sono arrivati, prima nella notte con la firma delle associazioni professionali e della Uilt all'accordo sul contratto e sui risparmi sul costo del lavoro; poi con l'ok dell'assemblea degli azionisti di Alitalia, che si è riunita in mattinata a Fiumicino, al testo dell'accordo e all'aumento di capitale da 300 milioni.

"Ce l'abbiamo fatta, dopo un anno di lavoro tanta fatica e tante notti", ha commentato a caldo un soddisfatto ma anche emozionato Del Torchio, che ha ripercorso i suoi 16 mesi alla cloche della compagnia: "Mi sembra sia passato un secolo. Il mio obiettivo era mettere in sicurezza l'azienda e dare un futuro solido ad Alitalia". L'avventura con Etihad è iniziata proprio un anno fa, il 14 agosto 2013, con il primo viaggio del manager varesino ad Abu Dhabi per incontrare Hogan: "Lì abbiamo gettato le basi, è stato un fidanzamento un po' contrastato, ma oggi celebriamo un'alleanza strategica. Dopo tante turbolenze ora possiamo iniziare una navigazione aerea sicura". E anche Etihad conferma che la trattativa è stata tutt'altro che semplice: "E' stato un negoziato duro ma è una vittoria per tutti", ha detto Hogan illustrando con slide in inglese e italiano la propria "visione" per la nuova Alitalia: farne un'azienda "più sexy con i migliori servizi possibili, non una vera rivoluzione, ma un'evoluzione", puntando sul lungo raggio con l'obiettivo di fare della compagnia "l'ambasciatrice dell'Italia che fa soldi".

Per farlo, Hogan mette sul piatto un investimento di 1,758 miliardi (di cui 560 tra iniezioni di liquidità, acquisti di asset e altre linee e accordi) per ristrutturale il bilancio della compagnia: "dal punto di vista finanziario non funziona bene", ha spiegato il manager che avverte che non ci sono ricette semplici ma promette di costruire e crescere insieme. Unanimi i commenti di soddisfazione. Il Governo "saluta con grande piacere la firma dell'accordo tra Alitalia e Etihad", ha detto il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio. E il ministro dei trasporti Lupi aggiunge: "ce l'abbiamo fatta, ci abbiamo creduto per 8 mesi, alla faccia di quelli che non ci credevano". Per il segretario della Cgil Camusso l'accordo è "una buona notizia perché può delineare un effettivo futuro della compagnia". Il leader della Cisl Raffaele Bonanni vede ora "la prospettiva di rilanciare il nostro volo". Per l'Ugl "finalmente si apre un nuovo capitolo". L'Enac si augura che "contribuisca alla crescita del sistema e del Paese". Gli occhi sono ora puntati sull'Europa, alle cui autorizzazioni è vincolato il closing dell'operazione, atteso entro l'anno. Del Torchio intanto assicura che la maggioranza dell'azionariato è e resterà in mani europee, in linea con le richieste di Bruxelles.
Ansa

domenica 7 settembre 2014

Giorgio Marchetti alias Ettore Borzacchini

Architetto e scrittore satirico, Ettore Borzacchini, pseudonimo di Giorgio Marchetti (Lucca, 1943 – Viareggio, 7 Settembre 2014)
Due volte ha vinto il premio satira Forte dei Marmi: in gruppo con la redazione il Vernacoliere nel 1995, ed in forma individuale con il volume Il Borzacchini Universale nel 1996

fonte Wikipedia

Sono assai dispiaciuto. Per me è sempre stato un modello satirico-letterario da mantenere nel tempo come punto di riferimento. Mi concesse persino la possibilità (e non esagero, col senno di poi, nel considerarla un onore) di collaborare con lui nel "Quarto Borzacchini Universale". A me, scalzo e ignudo, che venivo dal niente. Mentre le mezze calzette mi snobbavano, un Maestro mi faceva entrare nel suo immenso mondo satirico senza pensarci due volte. Una lezione di vita. Grazie e buon viaggio, Maestro.
Paolo Pablito Morelli




Ettore Borzacchini
opera del Maestro Imperscrutabile Tumescente Indeformabile Iperallergenico a Basso Residuo Fisso Federico Maria Sardelli esq.; adesso collocata in Viareggio, Condominio Imprecisato della Città Giardino, visitabile su appuntamento. Citofonare chiedendo di Manola, ore Rosario.

Ha pubblicato un'infinità di opere tra cui ricordiamo: Il Grande Milvio (1988); La metamorfosi del bigné (1992); Il Borzacchini Universale (4 volumi: 1995, 1998, 2002, 2006); Il Galateo del Borzacchini (2005); La villeggiatura del Borzacchini (2006); Le automobili del Borzacchini (2008); Il caffè del Borzacchini (2012)


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R
ruzzare.
 In italiano equivale a: far strepito giocando.
 A Livorno è sinonimo di giocare, scherzare, prendersi gioco. Per estensione 'avere le ruzze' sta per: aver voglia di scherzare, essere giocherellone, poco serio ed anche, con ulteriore figura, manifestare una qualche pulsione erotica.
«Ma cos'hai bimbo, le ruzze?...» dirà la matura signora livornese al marito che le si accosta dal dietro strizzandole le puppe con palese intento galante.
 Con intento di minimizzazione, ai carabinieri accorsi per sedare una rissa, i contendenti pur visibilmente malconci e scompannati replicheranno: «Via maresciallo, 'un lo vede? E' si ruzzava, no!!?»




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Giorgio Marchetti
(Architetto)
GIROTONDISMO
Fra i più brillanti umoristi italiani, dotato di ironica e cólta finezza,
buttato fuori in quanto non omologatosi ai “girotondi”
Giorgio Marchetti, espulso nel 2002 da «il Vernacoliere» mensile satirico livornese

Giorgio Marchetti, è nato a Lucca nel 1943 da genitori livornesi con un quarto di sangue napoletano da parte della nonna paterna. Esercita la libera professione di architetto a Lucca nel campo dell’urbanistica, del restauro, dei beni culturali, ed è critico d’arte. Dal 1986 al 2002 è stato collaboratore permanente de «il Vernacoliere», periodico satirico livornese di diffusione nazionale, con la firma di Ettore Borzacchini.
Attualmente scrive sul quotidiano «Il Tirreno». Ha pubblicato: Il bulanchio e altre stranezze (Punto Gamma, Lucca, 1978); Il grande Milvio. Cronache del secondo liceo classico d’Italia (introduzione di Francesca Duranti) (Akademos, Lucca, 1991); The mechanics of the mind (Espansione, Roma, 1993);
La metamorfosi del bignè. Flusso di umori estivi in forma di diario con l’intrusíone di sei racconti veramente edificanti (Akademos, Lucca, 1995); Il Borzacchini Universale. Dizionario ragionato di lingua volgare anzi volgarissima d’uso del popolo (Ponte alle Grazie, Milano, 1996); Il Nuovissimo Galateo del Borzacchini. Ameni e pratici consigli per l’aspirante gentiluomo: perché non abbia a fare troppo schifo e possa utilmente collocare se stesso nel consorzio cosiddetto civile di fine millennio (ivi); La macchina estetica. Il percorso operativo nella costruzione dell’atteggiamento estetico (FrancoAngeli, Milano, 1997); I temi di Pierin Lucchese (Maria Pacini Fazzi, Lucca, 1998); Ultimissime aggiunte al Borzacchini Universale (ivi, 1999); Fra ombre e autoritratti. Il critico presenta se stesso (con Danila Bertasio) (Milano, FrancoAngeli, 2000); Il Terzo Borzacchini Universale (ivi, Ponte alle Grazie, 2003); La villeggiatura del Borzacchini. Contro il rischio della globalizzazione delle vacanze (ivi, 2005); Il Quarto Borzacchini Universale. Tanti nuovi, originali lemmi del dizionario maccheronico del terzo millennio (ivi, 2006).
Di Marchetti ha scritto il grande lessicografo e linguista italiano, Giancarlo Oli, riguardo al primo volume: «L’opera già nel titolo arieggia ambiziosamente secolari tradizioni e moderne imprese di grossi istituti e faraoniche fondazioni: a testimoniare, più che l’esaustività dell’assunto, l’altisonante messaggio che il “parlare toscano e vieppiù labronico” è ancora capace di trasmettere. Cosa che del resto traspare a ogni piè sospinto nella lettura del volume, nel quale ogni lemma esemplifica termini e significati sulla falsariga di una filologia comicamente artificiosa e goliardica, mentre pornografia e coprolalia si aprono una strada di singolare e duratura scuola verso la satira e la giocosità».
Il brano seguente è tratto da Il Terzo Borzacchini Universale, pp. 217-220.

Appendice
Memorie e documenti per servire alla migliore comprensione di fatti, circostanze e personaggi della complessa e controversa realtà livornese.
Doc. I
Dove l’Autore propone al giudizio dei lettori il testo dell’articolo che gli è valso la cacciata da un periodico livornese di satira, da cui tristemente si desume che tutto il mondo è paese.
Girotondismo
Tanto per parafrasare un noto divo degli schermi assurto di corto alle cadùche glorie delle tribune del popolo ed in esse gagliardamente acquartieratosi con quel vasto successo di critica e di pubblico che da qualche tempo gli andava invece scarseggiando di fronte alle platee cinematografiche (ed egli, per questo, forse un po’ indispettito e acidulo nonché più stridulo nei registri alti dell’oratoria), mi chiedo, pensoso e pervaso dall’ansia del ben apparire agli occhi dei miei pochissimi ammiratori e dei miei numerosi detrattori, nonché dell’inclita salottistica militante dell’uno e dell’altro regime: «Mi si nota di più se vado al girotondo o se non ci vado? E se ci vado, mi si nota di più se me ne sto in disparte a fare il picchio sull’albero in fiore osservando con benevolenza l’aItrui gaio girotondare o se invece vi prendo parte ed io stesso intraprendo caroselli intrecciando sapide caròle e filastrocche irriverenti all’indirizzo de’ protervi potenti e della loro farabuttaggine inveterata?»
Che il gentiluomo di non spregevoli natali – benché indignato e sospinto dall’incalzar degli eventi più tragici e dall’urger delle più pressanti istanze socio-culturali, dall’obbrobriosa nequizia della classe politica, dalla sistematica devastazione di princìpi, valori e dettati costituzionali perpetrata dal governo in carica – non può recarsi a codeste manifestazioni, ancorché spontanee e popolari, come un qualsiasi sanculotto bifolco alla conquista della Bastiglia od un laido mugiko all’assedio del Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo.
Cosa ci siamo andati a fare a scuola allora? Come diceva la mi’ nonna Velia affibbiandomi un nocchino nel capo quando mi sorprendeva da ragazzino a scaccolarmi voluttuosamente il naso con due falangi affondate nelle narici.
Conciossiacosaché nella girotondistica contemporanea bisogna sapersi comportare ammodino anche per dar pubblico esempio di creanza, specie laddove vi siano immancabili riprese televisive dell’accadimento di piazza, e un fiorir di spumeggianti intervistatori che vadan ponendo agli intervenuti quesiti di vasto portato filosofico e comportamentale: «Lei è la prima volta che partecipa ad un girotondo?» cui faccia d’uopo rispondere con un largo sorriso di suavissima beatitudine: « Sì... dai tempi dell’asilo dalle suore, ma qui è tutto diverso...», e lasciando altresì intendere come e qualmente la girotonditas, pur la più sinistrorsa (quella in cui si gira procedendo sulla mancina) ed eversiva, affondi le proprie radici nel fanciullino che ci consiste dentro.
«Nel gioco seri al pari d’un lavoro...»: ludus e poetica pascoliana han da prevalere e farsi semplice, ingenua cornice della protesta che monta dal basso, avendo ben in mente quanto e come – ad esempio – la quadriglia e il bal-en-tête abbiano rivestito un ruolo determinante nelle strategie di Cavour durante il Risorgimento e la furlana e il rigodone si sian rivelate determinanti nelle sollevazioni popolari dei moti carbonari di Modena del 1821 e come, al contrario, un uso improvvisato e dilettantesco della tarantella abbia contribuito al tragico fallimento della spedizione di Sapri.
Ed ecco che l’íntellettuale del terzo millennio il quale, nelle scelte del quotidiano risulta aspramente dilacerato tra la lettura sonnacchiosa e laterale di Micromega e quella arrembata e latrinale di Tex Willer, tra l’austero classicismo mitteleuropeo della Sachertorte e l’opulenza globalizzata e spalmabile della Nutella, tra la compassionevole sorte delle donne velate e l’esaltante futuro di quelle velinate e tra mille altre sgomentevoli alternative nel mercato del trendy e delgriffato, ritrova equilibrio, conforto e nuova innocenza nell’esercizio del girotondo; poiché íI girotondo, a ben vedere, altro non è che I applicazione pratica dell’arcaico simbolo dell’ouroboro (vulgo: l’animale che si mangia la coda): «gira gira, tanto alla fine ritorni da dove sei partito», coll’implicito vantaggio che con il tener le mani occupate per lo meno non si fanno altri danni, antica e sana regola gesuitica per evitare che gli adolescenti s’abbandonassero, com’era uso, alla pratica smodata della masturbazione la quale, si sa, fa piangere la Madonna.
Ben venga allora il trovarsi tutti insieme, come ai tempi dell’oratorio, e festosamente girare in tondo per la mano; naturalmente seguendo le regole e il bon ton, senza sguerguenze, e non dico tanto lancio di sampietrini e bottiglie incendiarie o scivolate di spranghe, ma neanche merdajole, scorreggioni e rutti: solo tiritere e gustosi calembour, contumelie in rima baciata, vaghe allusioni all’onorabilità personale e mai – politically incorrect – a quella di madri, mogli e sorelle, rigorosamente riservate alle terne arbitrali delle partite di campanile.
Pertanto un rito acconcio agli intelletti emancipati e alle personcine perbene, atto ad educar la bassa marmaglia e a reprimerne gli istinti pecorili che velenosamente dilagano ogniqualvolta s’aduna spontaneamente (o vien di precetto adunata) oceanicamente una folla, vuoi per decidere tra Gesù e Barabba, vuoi per godersi una mannaia in funzione, vuoi per assalire il Forno delle Grucce, vuoi per plaudere ad una dichiarazione di guerra, vuoi per assistere ad un concerto di Ligabue.
Andiamo quindi all together ai girotondi, magari con la raccomandazione di concedersi alcune piccole trasgressioni, profittando di quegli opulenti presìdi alimentari furgonati che di solito accompagnano ogni grande manifestazione di popolo, poiché sarà dai dati forniti da «Porchetta Democratica» sul numero di suini consumati, attraverso un semplice algoritmo statistico (num. porch. affett. X 100 + num. mortad. X 250 + num. sacch. brigid. /2) che si potrà veridicamente valutare il successo dell’evento e la partecipazione della gente, con ampio riscontro nel turpiloquio da parte de’ furibondi netturbini addetti alla ripulitura delle smerdature del luogo pubblico e delle strade adiacenti la mattina dopo.
fonte

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Giorgio Marchetti nel Prof. Borzacchini al Teatro di Verzura Bonus
ETTORE BORZACCHINI, SENZA BURP E SENZA PROUT(di Luca Boschi)
E' morto Ettore Borzacchini: se ne va un grande umorista, la Toscana lo piange
La cultura in lutto, è morto Giorgio Marchetti

sabato 6 settembre 2014

IV Biennale dell'Humour Luis d'Oliveira Guimarães - Penela Portogallo 2014

1 ° Premio IV BHLOG- Penela 2014 - "Libertà" di Agim Sulaj (Albania)
        
La giuria della IV Biennale dell'Humour Oliveira Guimarães:
Margarida Cruz Macedo de Sousa,  Emidio Domingues,  Mário José Rodrigues Duarte (rappresentanti del Comune di Penela); António Alves  (rappresentante della Parrocchia di Spinale); Leonor Oliveira Guimarães (rappresentante della famiglia Guimarães Oliveira); Osvaldo Macedo de Sousa (Direttore Artistico della Biennale); Flaviana Teixeira ( giornalista e rappresentante di “Região do Castelo” ), Carlos Seco (cartoonista e direttore del giornale "Trevim") e Onofre Varela (Cartoonist onorato in BHLOG IV - 2014) .
Dopo l'analisi esaustiva delle 950 opere grafiche in concorso, la giuria ha deciso di assegnare i seguenti premi:
1 ° Premio IV BHLOG- Penela 2014 - "Libertà" di Agim Sulaj (Albania)
2 ° Premio IV BHLOG- Penela 2014 - "Bird" Zlatkovsky Mikhail (Russia)
3 ° Premio IV BHLOG- Penela 2014 - "Mandela - Path to Heaven" Henrique Monteiro (Portogallo)
Premio Speciale della Città di Penela IV BHLOG 2014 - "Libertà" Javad Takjoo (Iran)
Speciale Parrocchia Premio del midollo IV BHLOG 2014 - "Julian Assange" Tolsa Matias (Argentina)
Premio Speciale di António Oliveira Guimarães IV BHLOG 2014 - "Senza titolo" Li Kui giugno (. Cina Rep)
Premio Speciale della Humorgrafe IV BHLOG 2014 - "40 anni dopo ... a raccogliere la libertà" Vasco Gargalo (Portogallo)
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"Bird" Zlatkovsky Mikhail (Russia)


 "Mandela - Path to Heaven" Henrique Monteiro (Portogallo)



  "Libertà" Javad Takjoo (Iran)
 Javad Takjoo,


 "Senza titolo" Li Kui giugno (. Cina Rep)



  "Julian Assange" Tolsa Matias (Argentina)




 Vasco Gargalo (Portogallo)

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Anticipazioni Premio Satira Politica Forte dei Marmi 2014




Conto alla rovescia per la 42ˆ edizione del Premio Satira Politica, che si preannuncia carica di presenze interessanti e divertenti.
Maccio Capatonda e The Pills saranno tra i vari premiati della quarantaduesima edizione del Premio Satira Politica. Queste le prime anticipazioni sul Premio Satira in programma sabato 13 settembre, alle ore 17,30, alla Capannina di Franceschi a Forte dei Marmi.
Per il secondo anno consecutivo la conduzione della serata sarà affidata a Serena Dandini, new entry nella giuria del premio.
Durante la cerimonia di premiazione di sabato 13 settembre, di quello che è considerato l’Oscar italiano della satira, verranno consegnati premi a scrittori, giornalisti, blogger, disegnatori, programmi televisivi, films, tutto all’insegna della libertà di satira e di espressione. I riconoscimenti vanno alle sezioni del Premio: Libri, giornalismo, disegno satirico italiano e internazionale, spettacolo (teatro, cinema, tv), web, tesi di laurea e sono decisi da una Giuria composta da Roberto Bernabò, Filippo Ceccarelli, Pasquale Chessa, Pino Corrias, Beppe Cottafavi, Serena Dandini, Massimo Gramellini, Bruno Manfellotto, Giovanni Nardi, Cinzia Bibolotti, Franco A. Calotti.



Il trailer del primo film di Maccio Capatonda

https://www.youtube.com/watch?v=bBWZyQ4Z1iA
MACCIO CAPATONDA riceverà il premio Multitasking. Capatonda si appresta a diventare la rivelazione dell’autunno cinematografico. Fenomeno del web e della tv, sta realizzando il suo primo film - dal titolo “Italiano medio. Il debutto sul grande schermo è liberamente ispirato al trailer circolato qualche anno fa e diventato un fenomeno in rete. A tutti gli effetti uno dei suoi lavori più esilaranti. Marcello Macchia – in arte Maccio Capatonda - arriva da due stagioni di serie televisive su MTV che lo hanno portato alla ribalta del grande pubblico. Ha partecipato a diversi programmi televisivi tra i quali Mai dire Lunedì e Mai dire Martedì. Precedentemente aveva fondato a Milano la Shortcut Productions, insieme a Enrico Venti. Lo scorso anno ha ideato, diretto e interpretato la serie televisiva Mario. In un primo tempo si è dedicato (accompagnato dal suo inseparabile gruppo) alla produzione di finti reality televisivi, come il Divano Scomodo, il Gabinetto e Il Grandangolo, tutti caratterizzati da una vena ironico – demenziale. Queste produzioni posero le basi per la seguente e più famosa produzione di Macchia, sempre a Mai dire..., con la Gialappa's. Qui impersonava un attore fittizio - chiamato Maccio Capatonda - che recitava in una serie di sketch, parodia dei più famosi trailer cinematografici. Molte di queste parodie, a loro volta dei veri e propri cortometraggi comici, hanno ottenuto un notevole successo fra gli spettatori del programma e, complice anche la diffusione su Internet (specialmente tramite YouTube), sono diventati dei veri e propri oggetti di culto tra gli appassionati. linguaggio ed i modi propri di questa forma di comunicazione con effetti spesso surreali. Alla comicità contribuiscono gli "attori" che, insieme a Capatonda, "recitano" in questi sketch: personaggi uniti dal comune denominatore della totale incapacità espressiva e recitativa e contraddistinti da nomi alquanto improbabili.




The Pills il video http://www.video.mediaset.it/video/the_pills/full/459006/puntata-del-7-maggio.html
THE PILLS riceveranno il premio Web. Grandi protagonisti del web li hanno definiti in tutti i modi, da comici 2.0 a morettiani. In realtà quelli di The Pills sono un gruppo di giovani, ideatori di una sit-com che impazza da tempo su Youtube. A metterla in scena Matteo Corradini, Luigi Di Capua e Luca Vecchi, autori e attori della web-series in bianco e nero, una cosa alla “Down By Law”, che hanno rifatto una sorta di “Ecce Bombo” 30 anni dopo. Dal web hanno fatto poi il grande salto sulla tv.
The Pills è ai confini tra il surreale e il grottesco. I tre amici si ritrovano all'interno della casa per dibattere, con toni irriverenti ed ironici sui grandi temi, alias luoghi comuni, del giovane italiano contemporaneo, dalle Hogan vietate se si vuole essere “underground” in alcuni quartieri romani come il Pigneto, al concetto di “turbofregna”, che come spiegano: “È un concetto alto, è una fregna con un motore”. Odiano essere etichettati: non sono radical e neanche chic. Non sono neanche alternativi/pun kabbestia e chi ne ha più ne metta. Sono trentenni romani che in una manciata di puntate hanno conquistato il pubblico dai 20 ai 40. Quella generazione italiana che si ritrova in fatiscenti case per studenti, con affitti alle stelle, nessun futuro davanti. “Non siamo comici – dice Luigi Di Capua – E tantomeno siamo un trio alla Aldo, Giovanni Giacomo – ribadisce Luca Vecchi.


Tra gli eventi correlati al Premio ricordiamo che al Museo della Satira e della Caricatura prosegue con grande successo la mostra “La danza macabra della Grande Guerra”. In esposizione al Fortino, a cento anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, le opere satiriche dei grandi artisti del tempo raccolte nella Collezione Isolabella. La mostra resterà aperta fino al 4 novembre con orario 17/20 e 21/24 (ingresso libero). L’esposizione di ben 150 opere, tratte da una collezione unica al mondo, è un’irripetibile occasione per ammirare i capolavori pittorici di artisti del calibro di Mario Sironi, Alberto Martini, Aroldo Bonzagni, Francesco Cangiullo, Lorenzo Viani, Giò Ponti, Lucio Venna, Gabriele Galantara, Antonio Rubino.

Da visitare il sito internet del Premio e del Museo della Satira, www.museosatira.it

Direzione Artistica del Premio e Museo Satira - Cinzia Bibolotti e Franco A. Calotti
museosatira@gmail.com tel. 0584 85312- 280262

Ufficio Stampa Demetrio Brandi ufficiostampa.premiosatira@gmail.com
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venerdì 5 settembre 2014

"LA DANZA MACABRA DELLA GRANDE GUERRA"

1914-2014
Quest'anno ricorre il centenario della Grande Guerra
L'estate del 1914, cent'anni fa, segnò l'inizio della Prima guerra mondiale, il  più grande conflitto mai visto, una carneficina che coinvolse quasi tutti i continenti, gran parte delle Nazioni e dei loro abitanti, cambiandone per sempre il destino.
Quando furono firmati gli armistizi tra i belligeranti nel 2018, le vittime si contavano a decine di milioni, mentre i sopravvissuti dovettero adattarsi ad un mondo nuovo e fortemente instabile. Crimini e orrori in vasta scala, armi nuove e micidiali, indifferenza per le spaventose perdite militari e civili hanno accomunato quasi tutti i numerosi fronti aperti.
Tante le manifestazioni per ricordare, anche il mondo della satira ha voluto farlo.
A Forte dei Marmi una grande mostra: LA DANZA MACABRA DELLA GRANDE GUERRA

di Ezio Castellucci, Il Kaiser sopra una montagna di teschi
 

 Forte dei Marmi

LA DANZA MACABRA DELLA GRANDE GUERRA

 Galantara - Il Kaiser
Prosegue con grande successo al Museo della Satira e della Caricatura di Forte dei Marmi la mostra “La Danza macabra della Grande Guerra”. In esposizione al Fortino, a cento anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, le opere satiriche dei grandi artisti del tempo raccolte nella Collezione Isolabella. La mostra resterà aperta fino al 28 settembre, tutti i giorni, dalle 17 alle 20 e dalle 21 alle 24 (ingresso libero). L’esposizione di ben 150 opere, tratte da una collezione unica al mondo, è un’irripetibile occasione per ammirare i capolavori pittorici di artisti del calibro di Mario Sironi, Alberto Martini, Aroldo Bonsagni, Francesco Cangiullo, Lorenzo Viani, Giò Ponti, Lucio Venna, Gabriele Galantara, Antonio Rubino.

 Sironi - Sarabanda finale

A cento anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale le opere satiriche dei grandi artisti del tempo raccolte nella Collezione Isolabella.
Si può raccontare la tragedia di una guerra di trincea, di sangue e fango, con le opere d’arte? La risposta è sì: i grandi artisti satirici furono in grado di narrare il conflitto che trasformò in modo irreversibile il Novecento e combatterono la loro guerra con le armi sferzanti della satira, dando luogo a una produzione artistica che non ha eguali in nessun altro conflitto e che riuscì a svelarne le contraddizioni e le assurdità. A cento anni dall’attentato di Sarajevo - il casus belli che diede formalmente inizio alla prima guerra mondiale - Il Museo della Satira e della Caricatura di Forte dei Marmi propone la mostra “La danza macabra della Grande Guerra” (a cura di Cinzia Bibolotti, Franco Calotti e Linda Gorgoni Gufoni), con opere provenienti dalla Collezione di Lodovico Isolabella, sicuramente la più importante al mondo nel suo genere.

Per le foto vedere il link a dropbox https://www.dropbox.com/sh/ljw6xokq35nrcay/AABI_9ep2q7DgSetJExnkS-ia

E’ online il sito con il catalogo della Mostra "LA DANZA MACABRA DELLA GRANDE GUERRA"
http://www.museosatira.it/mostre/danzamacabra/


Per informazioni:
Museo Della Satira - Forte di Leopoldo I - Piazza Garibaldi
tel. 0584 280262 (Uffici) - 0584 876277 (Museo) museosatira@gmail.com www.museosatira.it

L’Ufficio Stampa
Demetrio Brandi 3356141086


Walter Trier - Karte von Europa im jahre 1914

Nota:
Per le mappe satiriche potrebbe interessare
Satirical maps of the Great War, 1914-1915

Buduàr 17


Copertina di Umberto Romaniello


Vi avevamo annunciato un numero vacanziero per il mese di Agosto ed eccolo qua, in tutta la sua estiva spensieratezza. Non  si pensi, però, che vogliamo chiudere gli occhi davanti agli innumerevoli drammi del mondo, alle guerre, ai disastri della nostra politica nazionale, alla crisi economica che ci soffoca: un bombardamento continuo di brutte notizie che fanno a gara a toglierci il sorriso. Buduàr, infatti, ha sempre guardato sin dal primo numero in parte all’umorismo puro e in parte alla satira, ricordandoci che sorridere corrisponde al puro e gioioso svago come alla critica sarcastica dell’attualità. 
Questa è solo una sosta rigenerante, una pausa dedicata soprattutto all’estate e alle vacanze, ricordando vecchi e gloriosi autori del passato e pubblicando vignette e testi dei migliori autori contemporanei.
(Marco De Angelis, dall'editoriale del numero 17)
In questo numero:
Dino Aloi, Mirko Amadeo, Pietro Ardito, Gianni Audisio, Pierre Ballouhey, Antonio Botter, Marco Biassoni, Bruno Bozzetto, Graziano Braschi, Battì, Berlinghero Buonarroti, Gian Paolo Caprettini, Luciano Caratto, Athos Careghi, Ernesto Cattoni, Sergio Cavallerin, Giorgio Cavallo, Osvaldo Cavandoli, Lido Contemori, Lele Corvi, Milko Dalla Battista, Marco De Angelis, Paolo Della Bella, Umberto Domina, Emilio Isca, Gianlorenzo Ingrami, Benito Jacovitti, Sergio Ippoliti, Mario Lovergine, Boris Makaresko, Ro Marcenaro, Melanton, Claudio Mellana, Gaspare Morgione, Marilena Nardi, Angelo Olivieri, Franco e Agostino Origone, Andrea Pecchia, Omar Perez, Danilo Paparelli, Federico Ricciardi, Umberto Romaniello, Giuliano Rossetti, Marta Saijni, Ugo Saijni, Francois San Millan, Doriano Solinas, Giovanni Sorcinelli, Carlo Squillante, Sergio Staino, Achille Superbi, Assunta Toti Buratti, Lucio Trojano, Pietro Vanessi, Firuz Kutal.

Il giornale è sfogliabile usando gli appositi tasti di navigazione in basso a destra di ogni pagina.
E' anche possibile sfogliare clikkando col mouse o usando il dito (su palmari e smartphone) e trascinando la pagina a destra, sinistra o in basso.




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disegno di Bruno Bozzetto

mercoledì 3 settembre 2014

I Social Network e Ashya King.

Vladimir Kazanevsky



Buonsenso.com
03/09/2014
massimo gramellini
Ieri, intorno alle quattro e un quarto, mi sono innamorato dei social network. (Chissenefrega: me lo dico da solo). Il miracolo è da imputare a un bambino inglese, Ashya King, e ai suoi genitori. Riassumo la storia per chi non la conoscesse: Ashya, 5 anni, ha un forma di cancro che potrebbe rispondere a un tipo innovativo di cure praticato per ora soltanto a Praga e negli Stati Uniti. Parliamo di cure serie, non di alambicchi da peracottari. I genitori volano in Spagna per vendere una proprietà e con quei soldi finanziare il viaggio della speranza nella Repubblica Ceca. Vengono inseguiti da un mandato di cattura internazionale per essersi portati il ragazzino appresso senza il consenso dell’ospedale inglese che lo aveva in custodia. L’arresto a Madrid dei signori King fa vibrare corde profonde nel premier Cameron, che ha perso un figlio della stessa età. Il primo ministro esprime solidarietà ai genitori con un tweet che fa il giro del mondo, mentre sulla Rete parte una petizione per chiederne la scarcerazione: in poche ore raggiunge le duecentomila firme. Ieri, intorno alle quattro e un quarto, la procura inglese ha ritirato il mandato di cattura, i genitori hanno riabbracciato Ashya e l’ospedale di Praga si è dichiarato disposto ad accoglierlo anche gratis.
Senza l’interessamento di un potente la vittoria del buonsenso sarebbe stata impossibile: e questo è un limite antico dell’umanità. Ma è grazie ai social network se il potente ha potuto sensibilizzare rapidamente la magistratura, e l’opinione pubblica influire con altrettanta immediatezza sul corso degli eventi. E questo è un aspetto consolante della modernità.




Internet and society
Vladimir Kazanevsky
Internet can change a society. 27 May 2014



Tweet for Peace
Bernard Bouton
Every tweet could be a message of peace 16 Mar 2012

martedì 2 settembre 2014

TIME MACHINE (Infinite Monkey) 4-09-2014

Renzo Nucara & Fablab Bergamo 
La Rivoluzione dello Spazio 
San Martino dall'Argine Mantova 
inaugurazione 4 settembre ore 17
4- 7 settembre 2014

TIME MACHINE

 ( Infinite Monkey )


Time machine - (Infinite Monkey)
 Time machine - (Infinite Monkey) | 2014 | PLA | stampa in 3d | cm 150 x 150

L’opera trae spunto dall’enunciato di Emile Borel (teorema Infinite Monkey : “se un
esercito di scimmie battesse per un tempo sufficiente sui tasti di macchine da scri-
vere, produrrebbe prima o poi tutti i libri del British Museum.”) e dalla definizione in
biologia del termine “evoluzione” (progressivo e ininterrotto accumularsi di modi-
ficazioni successive, fino a manifestare, in un arco di tempo sufficientemente am-
pio, significativi cambiamenti morfologici, strutturali e funzionali negli organismi
viventi). Time Machine (Infinite Monkey) è un opera che costituisce la cellula inizi-
ale di un potenziale lavoro infinito che può nascere con l’interazione attiva di tutte
le persone. Il contributo alla costruzione dell’opera passa attraverso la realizzazione
personalizzata di un singolo ingranaggio stampato in 3d, che aggiunto ai precedenti
segna un’evoluzione dell’opera. Ogni intervento, quindi, non è solo un “post-it” che
documenta un pensiero personale, ma diventa un ingranaggio che gira e fa girare
tutte le ruote del sistema, correlandolo con quello di altre persone a sottolineare
così il nostro essere causali e non casuali. Il progetto è ipotizzato su una superficie
modulare che può accrescere di pari passo al numero esponenziale degli interventi.

Renzo Nucara | (1955) inizia a esporre le sue opere a metà degli anni '70. Nel 1993 fonda il Cracking Art Group insieme ad altri cinque artisti. Il loro materiale preferito è la plastica che rappresenta il medium per un impegno sociale ed ecologico. Insieme al gruppo ha preso parte alla 49 ° Biennale di Venezia nel 2001,con l'installazione S.O.S. Word: più di mille tartarughe di plastica riciclata e dorata che occupa i giardini attorno ai padiglioni storici. Nel 2011 e nel 2013, è nuovamente presente con il gruppo alla Biennale. Accanto alle performance e alle installazioni della Cracking Art, Renzo Nucara sviluppa la sua ricerca artistica che, soprattutto durante gli ultimi anni, si concentra sulle creazioni in plexiglas, che sono chiamate dall’artista Stratofilm: fotogrammi trasparenti e stratificati che inglobano oggetti naturali e artificiali appartenenti alla sfera del quotidiano o a reminiscenze del passato.
www.renzonucara.com

Fablab Bergamo | L’associazione Fablab Bergamo nasce nel 2013. Persegue fini di promozione della Fabbricazione Digitale e del Design condiviso, dell’Hardware e del Software Libero, dello Sviluppo Sostenibile, a vantaggio degli associati e di terzi. E’ autonoma, pluralista, aconfessionale, apartitica, a carattere democratico. Da aprile 2014 ha sede presso i locali del Patronato San Vincenzo, condividendo obiettivi di progetto e formazione con la Cooperativa e la AFP. Un Fablab è un luogo fisico e virtuale favoloso, che raccoglie un fare ibrido tra il design e l’artigianato, l’elettronica e il web, l’utile e il dilettevole. È un laboratorio aperto, che pone l’etica e la condivisione come la base di un nuovo modello di lavoro e pensiero.
FAB(olous) LAB(oratory) | Abbiamo provato ad immaginare un modo di creare altro. Da un sogno nel cassetto di Barbara Ventura e Vittorio Paris con il sostegno di Giovanni Assi e la collaborazione attiva di Mattia Agazzi, Simone Branchi, Matteo Bonasio, Simona Faccioni, Michele Feliciani, Giorgio Lotta, Luca Pasta, Luca Sarga, Nicola Zana ... e il contributo speciale di Gaia e Giorgio. Ha creduto in questo sogno e ne ha fatto concretezza lo staff della Cooperativa Sociale Patronato San Vincenzo, in particolare: Laura Bonaita, Guido Dentella, Michele Illipronti, Alessandro Messi, Alberto Sorrentino e Grazia Zucchetti.
www.fablabbergamo.it

domenica 31 agosto 2014

La riforma del Senato



Pensare in grande
Massimo Bucchi

L’8 agosto il senato ha approvato in prima lettura la riforma costituzionale che supera il bicameralismo paritario, introduce il senato non elettivo e riforma il titolo V della costituzione. I voti a favore sono stati 183, con quattro astenuti. L’opposizione, cioè Sel, la Lega Nord, Il Movimento 5 stelle e Gal, non ha partecipato al voto.

Ora il disegno di legge, firmato dalla ministra Maria Elena Boschi, per diventare legge dovrà prima passare alla camera per altre tre letture (quattro in tutto) e poi di nuovo al senato. Esiste anche la possibilità che sia sottoposto a un referendum popolare confermativo.



 Costi
Riforma del Senato.
Mauro Biani







VAURO

martedì 5 agosto 2014
GLI IMMUNITI
Anche i nuovi senatori saranno praticamente invulnerabili. Confermata anche per il nuovo Senato l'immunità per i nuovi parlamentari che sicuramente ne faranno buon uso.
Gli unici che sembrava detenessero la kryptonite sono usciti dall'Aula.
Gianfranco Uber

Tra le principali novità della riforma c’è il rinnovamento del senato. I senatori non saranno eletti dai cittadini, ma dai consigli regionali. Nel nuovo senato siederanno 100 senatori (oggi sono 315): 95 rappresentanti delle istituzioni territoriali (74 consiglieri regionali e 21 sindaci) e cinque nominati dal presidente della repubblica. La durata del mandato dei senatori coinciderà con quella degli organi delle istituzioni territoriali. Il loro mandato durerà sette anni. I nuovi senatori conserveranno l’immunità parlamentare, quindi non potranno essere arrestati senza l’autorizzazione del senato stesso.


Tiziano Riverso




Natangelo





PORTOS / Franco Portinari

Le vignette di ElleKappa - Repubblica.it




Claudio Cadei


La vignetta di Giannelli

La vignetta di Giannelli


Padri riformatori
Matteo Bertelli


Comanda
CeciGian


Massimo Bucchi


Massimo Bucchi


Una Camera quasi monopolizzata dal partito che uscirà vincitore dalle elezioni rischia di controllare il processo legislativo, l’elezione del Presidente della Repubblica e, di conseguenza, 10 giudici della Corte Costituzionale su 15 e il Csm. La maggioranza guidata da Matteo Renzi ha strappato al Senato il primo sì al disegno di legge 1429 sulla riforma dell’assemblea di Palazzo Madama e del Titolo V della Costituzione. Modifiche al testo (ad esempio la reintroduzione di un emendamento con l’inserimento degli Eurodeputati tra gli elettori del Capo dello Stato) sono state annunciate in vista dell’approdo a Montecitorio e sono sempre possibili in uno dei tre passaggi parlamentari che mancano. Ma erano state promesse anche prima dell’arrivo del ddl nell’Aula i Palazzo Madama e non si sono viste: per questo in molti si domandano se quello licenziato dal Senato non sia il primo passo concreto verso la nascita di quella “democrazia autoritaria” o “democrazia d’investitura” di cui numerosi costituzionalisti hanno denunciato i pericoli nelle ultime settimane (firma qui la petizione del Fatto Quotidiano). Per il premier sono “i soliti salotti, fatti da persone che firmano appelli senza averli letti“.
La fine del bicameralismo perfetto, obiettivo delle riforme su cui il premer Renzi si gioca il mandato, passa attraverso i due principali obiettivi della riforma del Senato: la non elettività dei membri della futura assemblea di Palazzo Madama e la riduzione delle sue funzioni costituzionali. La fine del Senato elettivo è certamente la novità più dirompente del ddl: la futura assemblea sarà composta da 95 membri rappresentativi delle istituzioni territoriali e 5 di nomina presidenziale. Saranno i Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e Bolzano a scegliere i senatori, con metodo proporzionale, fra i propri componenti. Non solo sarà composto da nominati: il nuovo Senato sarà anche depotenziato nelle sue funzioni. Se il sì accordato da Palazzo Madama alla riforma firmata da Maria Elena Boschi fosse stato il quarto e definitivo, oggi la competenza legislativa ordinaria sarebbe appannaggio quasi esclusivo della sola Camera dei deputati. I senatori-consiglieri-sindaci, infatti, non voterebbero più la fiducia al governo né la Finanziaria, ma parteciperebbero alla legislazione in materia di enti locali, Unione Europea, salute e famiglia. In alcuni casi potrebbero avanzare rilievi sulle leggi in discussione alla Camera, ma Montecitorio potrebbe decidere di non accoglierli: basterà un voto a maggioranza semplice (e, su certe materie, a maggioranza assoluta).
L’abolizione del bicameralismo perfetto, è il parere di molti costituzionalisti, è auspicabile perché mette l’Italia sullo stesso livello della grande maggioranza dei Paesi democratici. Gli stessi giuristi, tuttavia, mettono in guardia da un pericolo incombente. Dal mix tra l’Italicum frutto del patto del Nazareno con Silvio Berlusconi (che garantisce un premio di maggioranza del 15% a chi supera la soglia del 37% dei voti) e la riforma della Carta rischia di venir fuori uno squilibrio costituzionale: una Camera composta da una classe di nominati espressione dei partiti maggiori e un Senato depotenziato e formato da non eletti eleggeranno un Presidente della Repubblica che nei fatti verrà scelto dalla maggioranza politica guidata dal capo del governo e del primo partito: con il 25% dei voti si può andare al ballottaggio e conquistare 340 seggi (55%) e a quel punto eleggere quasi da soli un capo dello Stato fedele.
Le conseguenze dello squilibrio si riverbereranno a cascata su altri livelli istituzionali. Poiché l’inquilino del Colle sarà diretta espressione della maggioranza di governo (nei primi 3 scrutini l’elezione avverrà con maggioranza dei 2/3 dell’aula, dal quarto serviranno i 3/5, mentre dopo l’8° basterà la maggioranza assoluta), quest’ultimo finirà per avere il controllo su 10 dei 15 giudici della Corte Costituzionale, ovvero il collegio di magistrati che ha il delicatissimo compito di valutare la costituzionalità delle leggi (e bocciarle in caso di incostituzionalità) e deliberare nei casi di conflitto tra i poteri dello Stato: l’esecutivo rischierebbe cioè di esercitare un potere di controllo e di indirizzo sui 5 giudici nominati dal Parlamento e i 5 indicati dal Capo dello Stato. Il quale, essendone il presidente, finirebbe per estendere il controllo del governo sul Consiglio Superiore della Magistratura, organo di rilievo costituzionale in quanto previsto dall’articolo 104 della Carta.
La strada è tracciata? No, per ora è soltanto indicata, perché il testo potrà essere modificato nei tre prossimi passaggi parlamentari. Il governo lo ha già annunciato. Ma la stessa previsione era stata fatta anche prima che il testo approdasse in Aula al Senato. Sulla questione dell’immunità, ad esempio: il 2 luglio, giorno in cui la Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama licenziò l’emendamento dei relatori Finocchiaro e Boschi che reintroduceva lo scudo per i membri della futura assemblea, il ministro delle Riforme assicurava a chi chiedeva al governo di fare un passo indietro sul tema: “Tutto è sempre possibile in Aula”. Ma l’immunità è rimasta al proprio posto. In ogni caso non sarà facile. Ora il ddl 1429 andrà a Montecitorio, dove i numeri sono dalla parte del governo e della maggioranza, che con tutta probabilità imporranno solo minime modifiche al testo. Dopo l’approvazione, il ddl tornerà a Corso Rinascimento, dove i sentori potranno proporre emendamenti e approvare modifiche solo agli articoli cambiati alla Camera. La possibilità di intervento da parte del Senato, che tanto ha fatto penare la maggioranza nel primo passaggio, risulterà molto ridotta.
da Il Fatto Quotidiano

Ritratto di Claudia Cardinale

Il 21 luglio  su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli
e l'intervista di Antonio Gnoli
a Claudia Cardinale



Claudia Cardinale: "Non ho mai voluto essere una diva, ho scoperto tardi che sono bella"

L'infanzia a Tunisi, il primo regista che ne resta folgorato, gli esordi con Monicelli. E poi Visconti, Fellini, Germi. Ricordi di un'attrice che ha scelto di difendersi dal successo: "Sono stata fortunata, ho guidato bene il mio destino seguendo una sola regola: vivi come fosse il primo giorno, non l'ultimo"
di ANTONIO GNOLI

LE FACOLTÀ meno palesi di una grande attrice sono la timidezza, la solitudine, il corpo che impietosamente muta e malgrado ciò continua a mantenere un senso di mistero. Guardando una grande attrice ci sentiamo solidali con l'immagine che ha donato con i suoi tanti film. Alcuni li abbiamo amati. Altri dimenticati. Ma è come se attraverso di essi non solo scopriamo la sua metamorfosi, ma altresì una parte della nostra storia, del nostro gusto, dei nostri più o meno remoti desideri. È il cinema. Con la sua potenza immaginativa. E la latente comunanza che avvertiamo ci colma di stupefazione.

"Non mi sono mai pensata nei termini della grande attrice. Provo disagio di fronte all'immagine di un me altisonante. Non ho mai pensato di diventare come Greta Garbo o Marlene Dietrich. Trovo

domenica 24 agosto 2014

Le tavole di Marilena Nardi (Renzi)


Buongiorno a tutti.
Oggi vi allego una mia vigna (su Renzi e il piano di JP Morgan, uscita su Il Fatto quotidiano)
Marilena Nardi


Marilena fa riferimento a questo articolo
Che un gigante della finanza globale produca un documento in cui chiede ai governi riforme strutturali improntate all’austerity non fa più notizia. Ma Jp Morgan, storica società finanziaria (con banca inclusa) statunitense, si è spinta più in là. E ha scritto nero su bianco quella che sembra essere la ricetta del grande capitale finanziario per gli stati dell’Eurozona. Il suo consiglio ai governi nazionali d’Europa per sopravvivere alla crisi del debito è: liberatevi al più presto delle vostre costituzioni antifasciste.
In questo documento di 16 pagine datato 28 maggio 2013  [...]

Renzusconi