mercoledì 7 novembre 2012

6 novembre: Election Day

Adams by Thelegraph







Unless you've been living in a remote cave somewhere in the Himalayas for the past few months, you must be aware that today is the day on which the Americans will elect a new president (or re-elect the old one). This cartoon by Paresh Nath, chief cartoonist for India's National Herald, compares the election process to an obstacle race. Obama and Romney are neck and neck as they approach the finishing line. But who will be the winner?

Paresh Nath by Cagle Cartoons 
 Morten Morland by The Times
 



Duell 
 By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria - 11/3/2012


Raedy to start
By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria - 11/5/2012


David Rowe


Jan-Erik Ander


testa a testa

ERl


Change
Eric Allie


Election Pay
cecigian



Tiziano Riverso


KHAMARD


Paride Puglia



Obama ci riprova
Pierfrancesco Uva


Ganfalco

Buongiorno
06/11/2012
Usa, il voto della testa e quello del cuore
Massimo Gramellini

Obama, come no? Ma certo non è più la stessa cosa. Quattro anni dopo, la crisi ci ha resi meno retorici o forse soltanto più adulti. Meno disposti a rinfocolare quel sogno assurdo che tutti per un attimo abbiamo sognato: la delega della soluzione dei problemi del mondo a un unico uomo. Come in amore, quando l’oggetto della passione diventa il ricettacolo inconsapevole di ogni nostro desiderio sopito. Poi l’amore finisce, all’illusione subentra la delusione, e ci si trova davanti a un bivio: o ci si lascia o ci si ama, cioè ci si accetta per come si è davvero.
    Vista da lontano, la sensazione è che a Obama verrà risparmiato il divorzio. Gli americani non amano interrompere a metà il lavoro di un Presidente. Nel dopoguerra lo hanno fatto soltanto due volte, con Carter e Bush senior, ma le alternative si chiamavano Ronald Reagan e Bill Clinton, mica Mitt Romney. Uno che, come il John Kerry strapazzato nel 2004 da Bush junior, su quella fronte spaziosa da ricco qualsiasi reca impresso il marchio «loser», perdente.
    Ma se, nonostante se stesso, il “loser” dovesse vincere, avremmo la prova che il voto di quattro anni fa fu un’emozione violenta e passeggera, incapace di stratificarsi in sentimento.Allora - eravamo appena entrati in questa crisi epocale - i democratici americani scartarono la pragmatica e competente Hillary per tagliare un traguardo ancora più nobile della prima donna alla Casa Bianca: il primo nero. Giovane, atletico, intellettuale. Un contenitore che ciascuno di loro, e di noi, ha riempito dei propri sogni e delle proprie speranze. A immedesimarci in Obama contribuivano la sua biografia (Vendola direbbe “la sua narrazione”) e quello slogan semplice, furbo, aperto: Yes, we can. Sì, noi possiamo. Ma possiamo cosa? Tutto. Perché se un nero riesce a entrare alla Casa Bianca, quale altro sogno può essere precluso al genere umano? Noi possiamo fermare la guerra, la crisi, l’inquinamento, la finanza molesta. Possiamo costruire un mondo più verde, più umano, più giusto.
    Era uno slogan sessantottino fuori tempo massimo. Eppure alzi la mano chi, almeno la notte della vittoria, non fece finta di crederci. Obama ha la colpa di avere alimentato quell’illusione collettiva, spropositata alla sua statura di statista, rivelatasi poi non così piccola ma certo inferiore alle dimensioni gigantesche dei problemi che ha dovuto affrontare.
   A ben pensarci, però, ha anche il merito di non averne approfittato. Pur avendo ottenuto la più massiccia investitura popolare della storia - mezzo mondo votò idealmente per lui e gli diedero subito, senza alcun merito, il Nobel per la pace - in questi anni Obama non si è affacciato ad alcun balcone, non si è mai dato arie da unto del Signore, non ha cercato di sedurre le masse come un caudillo del Sud America o del Sud Europa. Ha fatto, al meglio delle sue capacità, un mestiere molto meno romantico del populista: il politico. Cercando di conciliare il cielo stellato degli ideali con la palude dei compromessi. Ha chiuso una guerra, ha raffazzonato una riforma sanitaria quasi umana (che infatti i suoi critici chiamano “europea”), ha tenuto il punto sui diritti civili. Ha imparato a fare il Presidente, nella speranza che oggi gli americani gli diano l’opportunità di diventarlo davvero.
  Paradossalmente i ruoli si sono invertiti. Il venditore di illusioni adesso è lo sfidante, quel Romney che promette di tagliare le tasse senza tagliare la spesa pubblica. Obama invece è tornato sulla Terra. Dai suoi discorsi pieni di numeri sono scomparsi i sogni. Non pensa più che la nuova America possa cambiare il mondo. Si accontenterebbe che il mondo non cambiasse senza di lei. E senza di noi.
   Se fossi americano, oggi gli assicurerei il mio voto. Ma sarebbe un voto dato con la testa, non più con il cuore. Quello, come tutti gli amanti che nella vita ci hanno illuso e quindi inevitabilmente deluso, lo dovrà riconquistare daccapo.


martedì 6 novembre 2012

Antonio Di Pietro

Settimana difficile per Di Pietro...
 prima Report  e la storia dei 56 immobili e le donazioni della signora Borletti...
 poi Grillo che lo vuole nominare presidente della Repubblica...
e per finire Crozza! ...
e con chi se la prende?
 con Report che l'ha accusato di appropriazioni indebite lui e la sua famiglia... no!...
con Grillo?... nooo!
 con Crozza? ... si! ...e gli scrive una lettera!
Crozza colpevole di credere a tutte le fandonie dette nei suoi confronti.


PORTOS / Franco Portinari


PORTOS / Franco Portinari


mercoledì 31 ottobre 2012
HALLOWEEN 2012
Un bello scherzetto, non c'è che dire. quello giocato dalla trasmissione della Gabanelli a Di Pietro.
Difficile che segua l'offerta del tradizionale dolcetto.
Gianfranco Uber


sabato 3 novembre 2012
TIENE FAMIGLIA
Di Pietro contesta il servizio di Report sulla gestione privata delle finanze dell'IDV e assicura la provenienza trasparente del suo patrimonio personale e famigliare.
Gianfranco Uber


lunedì 5 novembre 2012
LA ROBA
Se non fosse per la storia dell'on.le Di Pietro e per il suo impegno nella battaglia contro la corruzione i suoi investimenti immobiliari avrebbero senza dubbio suscitato meno clamore.
Il vizietto della "casa" è infatti molto diffuso tra i rappresentanti della classe politica (e tecnica), dalle cartolarizzazioni pilotate, agli acquisti all'insaputa la "roba" (meglio se gratis) sembra suscitare ancora un'attrazione fatale.
Gianfranco Uber


Così fan tutti!
Krancic



VAURO  



Antonio Di Pietro presidente della Repubblica 


Antonio Di Pietro ha commesso degli errori, ha inserito nel suo partito persone impresentabili come De Gregorio e Scilipoti, ha evitato, per scelte forse tattiche, prese di posizioni nette sulla Tav e sul G8, ma lui soltanto in Parlamento ha combattuto il berlusconismo. Lo ha fatto con armi spuntate, con una truppa abborracciata tenuta insieme unicamente dalla sua testardaggine e caparbietà. E' sempre stato un isolato, mal sopportato dai pdmenoellini e odiato da tutti gli altri.
[...]
Nel 2013 Napolitano decadrà, per ora è l'unica buona notizia certa. Il mio auspicio è che il prossimo presidente della Repubblica sia Antonio Di Pietro, l'unico che ha tenuto la schiena dritta in un Parlamento di pigmei. Chapeau!
Bebbe Grillo



Di Pietro al Quirinale
Grillo lancia di Pietro, nonostante i presunti scandali immobiliari
Natangelo


Tonino
Natangelo

Tullio Boi http://www.brulliotoi.it/



di pietrocchio e la fata grillina
Paride Puglia


Di Pietro non ha più la toga. Ma neppure l'ironia
Il leader dell'Idv rideva della satira di Cuore quando era pm, ma adesso non sopporta la comicità di Crozza.

di Lia Celi

Era inevitabile: sono così tanti anni ormai che la realtà supera regolarmente la satira, che ha finito per doppiarla. Che altro puoi pensare apprendendo che Antonio Di Pietro si dichiara «deluso» da un numero comico di Maurizio Crozza più che dal numero di immobili attribuitigli da un’inchiesta di Report?
LA COLTELLATA DI BRUTO. Nei Paesi normali sono i comici a dar voce alla delusione degli elettori nei riguardi dei politici, non i politici a dirsi delusi dai comici che fanno (bene) il loro mestiere.
«Anche tu divulghi calunnie e bugie», ha scritto il leader dell’Idv in una lettera accorata al mattatore del Paese delle Meraviglie, dal quale, evidentemente, si aspettava una contro-inchiesta riparatrice, attendibile e ben documentata. Tutto sta in quell’«anche tu»: tu quoque, Maurizio.
continua


politica 'nfame...
Tiziano Riverso




PORTOS / Franco Portinari

uffa!!!
Tiziano Riverso



Nota : la lettera di Di Pietro a Crozza
 
Caro Maurizio Crozza,
in Italia, come sai, non solo i politici rispondono agli interessi di fazione ma anche giornalisti, conduttori e persino uomini e donne di spettacolo si prestano spesso a operazioni di killeraggio per conto del padrino politico di turno.
Ma se persino una persona come te, che a quelle logiche faziose non ha mai obbedito, contribuisce a divulgare, in perfetta buona fede, le bugie che sono state dette in questi giorni, è segno che la campagna di disinformazione e calunnia ha raggiunto davvero livelli molto allarmanti.
Sul mio conto, anzi sui miei conti, a te, come a milioni di altri italiani, sono state raccontate grandissime e sfacciate bugie. Ma, come ben sappiamo, una bugia ripetuta mille volte, amplificata da giornali e televisioni compiacenti, diventa una verità. E’ la legge su cui si basano tutte le campagne di calunnia e killeraggio politico e nessuno ci andava a nozze quanto Berlusconi. Pare che abbia fatto scuola. A guidarli c’è anche la paura di una possibile alleanza del fronte dei non allineati a Monti e al governo della finanza e dei finanzieri.
Io non ho a disposizione televisioni e conduttori, anche perché l’Italia dei Valori è l’unico partito che abbia rinunciato a posti nel cda Rai, nelle reti Rai e nei Tg, mentre tutti gli altri lottizzavano a man bassa. Ho solo la forza della verità e della Rete, che ci permette di incrinare quel monopolio dell’informazione grazie al quale erano solo i padroni dei media a decidere cosa era vero e cosa falso.
Dunque, ho già iniziato a mettere in Rete una puntigliosa documentazione. Se hai un attimo, verifica di persona sul mio sito. Mai come in questo caso “carta canta”. Ho dimostrato, con le visure catastali, che un modesto appartamento diviso in due e da me regalato nel 2008 ai miei figli Anna e Toto, a Milano, è diventato nella campagna di calunnia “15 case”.
Ho messo a disposizione di chiunque i documenti che dimostrano come in quell’agguato travestito da inchiesta siano state fatte passare per mie proprietà marciapiedi, svincoli, strade di accesso e persino giardinetti pubblici.
Ho chiarito, sempre con le visure catastali, che i due appartamenti di Bergamo, sui quali è stato sollevato un ennesimo polverone, sono in realtà un solo appartamento, acquistato a nome suo e dei nostri figli da mia moglie Susanna Mazzoleni, al termine di una carriera forense di notevole successo e che giustamente le ha fruttato meritati guadagni.
Nei prossimi giorni continuerò a mettere in Rete la documentazione che smantella punto per punto il castello di accuse mosse contro di me, e che sono in realtà copiate di sana pianta da quelle sollevate a suo tempo da giornali che fanno della calunnia la loro forza, salvo poi dovermi pagare fior di quattrini in seguito alle querele da me sporte. Proprio come mi accingo a fare contro i nuovi calunniatori.
E’ proprio questo che mi indigna. Tutti possiamo sbagliare, anche i migliori giornalisti. Ma in questo caso non si tratta di errore. Sarebbe bastato, oltre a copiare le accuse della stampa berlusconiana, andarsi anche a vedere come avevo risposto a quelle accuse. Ma se lo sforzo era troppo grande per quei bravi cronisti, sarebbe bastato chiedermi lealmente spiegazioni, invece di organizzare un’imboscata. Avrei risposto esattamente, come sto facendo adesso in Rete. Ma non era questa la loro intenzione. Era mettere a tacere una voce scomoda, non cercare la verità.
A volte bisogna saper fare un passo indietro. Io l’ho fatto due volte, e sono ben pochi gli uomini pubblici che in Italia possono dire altrettanto. Ho lasciato senza esitazione prima un lavoro che amavo, nel quale avevo raggiunto risultati direi soddisfacenti, e poi un posto di ministro, per difendermi dalle accuse ipotizzate dalla magistratura con le mani libere e senza recare nocumento alle istituzioni.
Ma ci sono occasioni in cui bisogna, invece, non arretrare di un millimetro. Quando ti calunniano personalmente per toglierti di mezzo politicamente, quando cercano di ottenere con le campagne scandalistiche quello che non possono ottenere altrimenti, cioè la resa mia e dell’Italia dei Valori, non ci si piega ma si combatte a viso aperto, sapendo che presto o tardi la verità avrà la meglio.
Posso dire che spero che tu sia tra i primi ad accorgertene?
Con sincera stima,
Antonio Di Pietro


Di Pietro contro tutti
Anche contro Crozza «killer»



http://www.antoniodipietro.it/2012/11/caro-crozza-questa-e-la-verita#more-6413

Profumo di morte





Profumo di morte

di Nadia Redoglia
Si chiamava Carmine Cerbera. Al suo funerale la vedova, rivolta agli applausi di chi evocava il suo nome ha urlato: “chiamatelo professore!” Lui era infatti docente di storia dell’arte che pochi giorni prima di ammazzarsi (giovedì mattina) accoltellandosi, aveva ottenuto anche una laurea specialistica. Ma dagli anni ’90 era un precario e nel 2012, a quasi 50 anni, lo era ancora (il fatto che per primi siamo proprio i ministri dell’istruzione ad approvare che il termine “precario” equivalga a “per sempre” la dice lunga sul loro grado d’istruzione). Partecipò al concorso di settembre indetto dal ministro Profumo a mo’ di colpo di spugna su supplenze e incarichi annuali. Naturalmente il professore, dato il suo curriculum per ovvie ragioni pregno d’esperienze, sperava d’essere chiamato a “cattedra fissa”, ma era tormentato dai troppi anni di precariato che, sempre per l’ovvietà delle ragioni, inevitabilmente avevano influito sugli anni anagrafici, riducendolo al terrore della “rottamazione”. La chiamata non è arrivata: così ha scelto di distruggersi prima d’essere distrutto “da ministero” per pubblica indegnità…
I tagli chirurgici che ormai, più che asportare il male, sopprimono (rottamano?) il paziente è da troppo tempo che sono praticati nella scuola pubblica: scolari con disturbi d’apprendimento privati dell’insegnante di sostegno, decurtati i pacchetti ore per l’apprendimento dell’italiano ai bimbi stranieri, compresenza docenti nelle classi per svolgere attività di recupero e di gruppo non esiste più, aggiornamenti per corpo docenti sono un pio ricordo, tutto ciò che è la manutenzione per un minimo di igiene e decenza per alunni e insegnanti è demandato al volontariato parentale e ai “bidelli” di buona volontà e via così con questo sistema…

«I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi»: questo impone la Costituzione. Operare con quei tagli, con le conseguenze sotto gli occhi di tutti, è totalmente difforme da quelle imposizioni!
Delle due l’una, salvo modificare la Costituzione: o ci restituite le scuole pubbliche degne di tale nome oppure, prima di definire “paritarie” le scuole private, sarebbe appena il caso di ridurre tali nelle medesime (pessime) condizioni!
5 novembre 2012


Ringrazio Tiziano Riverso per la partecipazione con il suo disegno.

CARMINE, PROF PRECARIO, SUICIDA A 50 ANNI. MINISTRO, MI STAI DISTRUGGENDO IL FUTURO

domenica 4 novembre 2012

L'uragano Sandy si abbatte sulla costa orientale degli Stati Uniti.

David Rowe


Sandy, l'uragano più potente della storia dell'Atlantico, si abbatte sulla costa orientale degli Stati Uniti. La Grande Mela si ferma, con evacuazioni in massa: oltre 370.000 persone devono lasciare le loro abitazioni nelle zone di Brooklyn e Lower Manhattan. I voli, il servizio di metropolitana e di autobus sono sospesi. Chiuse anche le scuole e Broadway: i musical in programma in serata e nella giornata di lunedì sono cancellati. Si ferma anche Washington. Oltre a tutti gli uffici federali chiusi, le autorità hanno disposto che i servizi di trasporto pubblico, metro e bus, resteranno chiusi lunedì.
Il Presidente Obama ha firmato le dichiarazioni di emergenza il 28 ottobre per diversi stati che dovrebbero essere colpiti da Sandy, permettendo loro di chiedere aiuti federali e preparare i supplementi prima della tempesta. La Guardia Nazionale e l'Aeronautica statunitense hanno schierato ben 45.000 persone in almeno sette stati in allerta per il servizio possibile in risposta alle preparazioni e agli strascichi di Sandy.

David Rowe

Hurrycane Romney...
Peter Brookes The Times

Peter Brokes The Times


-POST SANDY Angel Boligan
Carton publicado en EL UNIVERSAL el 3 de Nov. 2012.
http://www.eluniversal.com.mx/wcarton12122.html



Jan-Erik Ander

Schrank -11/04/12 -The Indipendent



STORM SANDY hits the campaign
 By Patrick Chappatte, The International Herald Tribune - 10/30/2012



The day after SANDY
By Patrick Chappatte, Le Temps, Switzerland - 10/31/2012


Talking about Sandy
By Patrick Chappatte, The International Herald Tribune - 11/1/2012


Sandy Relief
 By Rick McKee, The Augusta Chronicle - 11/2/2012

Global warming denial
By Jimmy Margulies, The Record of Hackensack, NJ - 11/1/2012





Hurricane Relief
 By Pat Bagley, Salt Lake Tribune - 10/30/2012



Climate Bluster
By Pat Bagley, Salt Lake Tribune - 10/30/2012


Swing State Storm
 By Nate Beeler, The Columbus Dispatch - 10/30/2012


Wall Street Underwater
By Nate Beeler, The Columbus Dispatch - 10/31/2012




Hope
 By Joep Bertrams, The Netherlands - 11/1/2012



Hurricane Sandy and Election
By Dave Granlund, Politicalcartoons.com - 10/29/2012

Sandy arrives to N.Y.
Emilio Agra
... 29 Oct 2012
STORMING CAMPAIGN
Gianfranco Uber
Hurricane Sandy also disrupts the electoral campaign. 31 Oct 2012

HURRICANE SANDY
Gianfranco Uber
29 Oct 2012

hurricomnrey
Paride Puglia




Lele Corvi


Tiziano Riverso


Gianni Fioretti


After Sandy
 By Manny Francisco, Manila, The Phillippines - 10/31/2012

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A presidential animation Moments of silence
Morten Morland  2/Nov/2012
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  Prima e dopo Sandy( foto Il Post)

sabato 3 novembre 2012

La Settimana Enigmistica straccia la borsa

La Settimana Enigmistica straccia la borsa

Tiberio 56 : "Ottima notizia che risalta nel mare di quelle cattive, una attività imprenditoriale che produce ricchezza.
Ottima anche per i lettori, dovrebbe allontanare nel tempo un aumento del prezzo di copertina.     8)

Gae Aulenti

L'architettura è un mestiere da uomini ma ho sempre fatto finta di nulla
Gae Aulenti

Un omaggio a Gae Aulenti (sul Fatto ) di Marilena Nardi

La donna


(4/12/1927 - 1/11/2012)
“La Gae”
- questo il “nickname” con il quale gli amici la chiamavano - come tutti i grandi milanesi non era nata a Milano; c’era arrivata negli anni Cinquanta da Udine per studiare al Politecnico. Era stata allieva di Ernesto Nathan Rogers, uno dei padri della Torre Velasca, il nuovo emblema della città sforzesca che si preparava agli anni del boom economico.
«Rogers mi ha insegnato che l'architetto è in primo luogo un intellettuale. E poi mi ha trasmesso l'importanza di uno sguardo internazionale: per me era fondamentale partire per Buenos Aires e prendermi il tempo per passare dalla Bolivia di Che Guevara, conoscere Parigi significava conoscere l'Europa eccetera... Non mi sono mai fermata».

Architetto di fama mondiale, Gae Aulenti lavora in un' estensiva gamma di aree creative fra cui si trovano il design industriale, l' interior design e l' urbanistica.

Nata a Palazzolo della Stella, nelle vicinanze di Udine, Italia, si è laureata in architettura al Politecnico di Milano nel 1954, e ha aperto il proprio studio a Milano.

Lo stile

 L'educazione all'arte viene dai genitori? «I miei genitori mi hanno insegnato a formarmi una personalità autonoma: lo stacco dal Sud al Nord, per loro, è stato importantissimo. Io avevo delle visioni artistiche, tra virgolette, però c'era l'Italia distrutta e l'architettura era il settore in cui si poteva intervenire. Sa, vedere le macerie ancora oggi mi è insopportabile»
 «Non si può fare la stessa cosa a San Francisco o a Parigi. Quel che conta è il contesto fisico e concettuale, per questo mi serve un lavoro analitico molto attento, prima di progettare: studiare la storia, la letteratura, la geografia, persino la poesia e la filosofia... Bisogna inventarsi le soluzioni volta per volta e i libri aiutano. Poi viene la sintesi, infine la parte profetica: la capacità di costruire cose che durino nel futuro. Se l'architettura si butta via, diventa un cumulo di macerie».

Le opere 

Fra i suoi progetti di architettura più importanti si trovano:
- La trasformazione della Gare d' Orsay del diciannovesimo secolo nel Musée d' Orsay (1980 - 1986, Parigi, Francia).
- La creazione del Musée National d' Art Moderne al Centre Pompidou (1982 - 1985, Parigi, Francia).
- Il design del Palazzo Grassi di Venezia (1985, Venezia, Italia).
- Il Museu Nacional d' Art de Catalunya (1985, Barcelona, Spagna).
- La direzione dei restauri e della trasformazione delle Scuderie Papali (1999, Roma, Italia).
- L' Asian Art Museum of San Francisco (1997 - 2001, San Francisco, Stati Uniti).



Parte di un gruppo di giovani influenzati dal pensiero di Ernesto Rogers ha lavorato per le rivista Casabella dal 1955 al 1965 come art director, partecipando nel frattempo ad interessanti movimenti artistici dediti alla promozione dell' innovazione e dell' originalità. Dal 1960 al 1962 ha insegnato all' Università di Venezia. Dal 1964 al 1967 al Politecnico di Milano.

Nel 1966 si è associata all' industria produttrice di macchinari informatici Olivetti per la quale ha creato degli showroom fra cui Olivetti Shop (1966, Parigi, Francia). Nel 1968 si è associata con l' industria produttrice di automobili Fiat per la quale ha disegnato allestimenti, stand, e showroom. Fra gli shoroom si trovano quello di Zurigo (1969 - 1970, Zurigo, Svizzera), quello di Bruxel (1970, Bruxel, Belgio), e quello di Torino (1970, Torino, Italia).

Nel 1963 ha iniziato a lavorare come designer industriale per la ditta Zanotta, e circa nello stesso periodo ha creato le originali lampade Pipistrello per il produttore Martinelli Luce.

Nel 1974 Gae Aulenti ha progettato il proprio ufficio e il proprio appartamento a Milano; nel 1975 la propria casa di villeggiatura, una stupenda casa di campagna vicino ad Assisi, Umbria, Italia.

Nel 1985 ha cominciato a lavorare per la ditta Iguzzini Illuminazione creando un sistema di illuminazione per il Palazzo Grassi di Venezia chiamato il sistema Cestello. In seguito ha continuato ad elaborare il processo industriale del sistema di illuminazione con la compagnia. Ha usato poi il sistema Cestello in molti lavori di design per musei.
Il museo di arte asiatica di San Francisco. (AP Photo/Eric Risberg)

Nello stesso anno ha completato la progettazione del Musée National d' Art Moderne al Centre Pompidou (1982 - 1985, Parigi, Francia), e del Museu Nacional d' Art de Catalunya (1985, Barcellona, Spagna).

Nel 1986 ha completato la trasformazione della Gare d' Orsay, una tipica stazione della metropolitana francese del diciannovesimo secolo, nel Musée d' Orsay (1980 - 1986, Parigi, Francia).
1990 - Firenze: Ingresso alla stazione di Santa Maria Novella dal piazzale Montelungo
1996/2003 - San Francisco: Museo d'arte asiatica (Asian Art Museum) 1999 - la direzione dei lavori di restauro delle Scuderie Papali del Quirinale a Roma
1999 - Venezia: Ricostruzione del Teatro La Fenice
2000 - la trasformazione di alcuni spazi di Villa Menafoglio Litta Panza di Biumo in luoghi espositivi
2003/05 - Torino: ristrutturazione del Palavela per le Olimpiadi invernali Torino 2006
2003 - Ferrara: restauro del Castello Estense
2005 - Gubbio: risistemazione piazza S. Giovanni
2006 - Istituto di cultura italiano, Tokyo
2008 - Impianto di termovalorizzazione dei rifiuti di Forlì
2011/02 - Perugia: ristrutturazione e ampliamento dell'Aeroporto San Francesco d'Assisi
2012 - Potenza: restyling di Piazza Mario Pagano
2012 - Palermo: Palazzo Branciforte, restauro e trasformazione in polo culturale polifunzionale

Molti i premi e i riconoscimenti che ha ottenuto fra cui la Legion d'Honneur della Repubblica francese, il premio speciale per la Cultura della Repubblica Italiana e il titolo di commandeur dans l'ordre des Artes et des Lettres. Fra i ruoli che ha ricoperto quello di presidente dell'Accademia di Belle arti di Brera. Divorziata, lascia una figlia.
Teatro
Collaborò anche con importanti registi teatrali come Luca Ronconi, realizzando scenografie e allestimenti.

link:
www.iguzzini.com
www.zanotta.it
www.artemide.it
www.martinelliluce.it
www.knoll.com
www.fiat.it
www.olivetti.it
www.musee-orsay.fr
www.asianart.org
http://www.gaeaulenti.it/
Parigi, il Museo d'Orsay progettato da Gae Aulenti video


(Lia Celi)
Morta Gae Aulenti. San Pietro: «Pronto Capo? Qui ci sarebbe un altro Grande Architetto...»

Acido Lattico
E' morta Gae Aulenti, l'architetto più usato nei cruciverba. ( Cattive Maniere (NEW Fan Page))





Modificato


mon point de vue préféré de Paris depuis l'un des plus beaux musées ...
laria Flatone — presso Musée d'Orsay (officiel).



Musée d'Orsay (officiel)


Guy Cogeval, Président des musées d’Orsay et de l’Orangerie, les personnels des musées, auxquels se joint Michel Laclotte ont la tristesse de vous faire part du décès de madame Gaetana Aulenti, dite Gae Aulenti, architecte d’intérieur et th
éoricienne d’architecture qui s’est éteinte à Milan le 31 octobre 2012 à l’âge de 84 ans.

Nous lui devons entre 1984 et 1986 la rénovation du musée d’Orsay, inauguré dans sa forme initiale à la fin de l’année 1986.

Grande dame du design italien, elle fut rédactrice en chef du magazine "Casabella" de 1955 à 1965 et créa un certain nombre de meubles tels la "table basse à quatre roues" et la lampe "Pipistrello", modèles emblématiques du design industriel italien.
Outre les réaménagements du Centre national d’art et de culture Georges Pompidou et du Palazzo Grassi à Venise, elle s’est vu confier à l’initiative de Michel Laclotte l’aménagement intérieur du musée d’Orsay. Elle réhabilita ensuite le Palais national de Montjuic à Barcelone. Parmi ses projets les plus récents, on compte l’aménagement des Écuries papales au Quirinal à Rome (1999), de la place de la gare Cadorna à Milan (2000), et la création de l’Institut italien de culture à Tokyo (2006).
Avec un regard toujours ouvert vers l’avenir, elle aimait citer T.S. Eliot en disant que "La tradition ne s'hérite pas ; elle se conquiert".

La trace laissée par Gae Aulenti au musée d’Orsay est impérissable. Bien que récemment transformée, la galerie impressionniste du musée conserve la physionomie originelle que lui avait donnée Gae Aulenti. La répartition respectée des collections dans la grande galerie de sculpture demeure et restera inchangée.
Le musée d’Orsay conservera à jamais le souvenir de l’immense talent de Gae Aulenti qui sut apporter une contribution essentielle à la transformation de la gare d’Orsay en musée.

Photo extraite du film 'Orsay de Bruno Ulmer
© Ladybirds Films - Musée d'Orsay - Arte France - 2011