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venerdì 16 giugno 2017

L'Unità, Sergio Staino e la lettera a Matteo Renzi.



A chi mi chiede de l'Unità

LETTERA APERTA A MATTEO RENZI

15 giugno 2017
Sono rimasto profondamente colpito, sfavorevolmente, dalla risposta data da Matteo Renzi alle domanda a lui posta da Massimo Giannini sulla situazione de l’Unità. In pratica il nostro Segretario se l’è cavata spiegando che l’Unità ormai è in mano a privati e che questa scelta di consegnarla in mano a privati non è stata fatta da lui ma da segretari precedenti, per cui tanta solidarietà e comprensione umana per i dipendenti ma che si rivolgano a qualcun altro perché lui non c’entra, arrivederci e grazie. Ho riascoltato quattro volte sul sito di Repubblica questa sua tranquilla e allucinante logica per la quale la riapertura de l’Unità era stata frutto di una iniziativa totalmente privata. Naturalmente ho scritto subito un sms sia a lui che al Vicesegretario Martina chiedendo spiegazioni e proponendo per l’ennesima volta un incontro per discutere insieme delle possibilità superstiti per il salvataggio del giornale. Come ormai capita da mesi, silenzio assoluto.

In altri tempi, a questo punto, avrei sicuramente scritto una lettera ufficiale come Direttore de l’Unità al nostro Segretario, inviandola attraverso i canali istituzionali del partito. Oggi i tempi sono cambiati e di luoghi istituzionali del partito, grazie al disinteressamento continuo dello stesso Renzi, non esiste in pratica più nulla. Non mi resta quindi che affidare questa mia lettera ai canali informativi più tradizionali, non certo affascinanti come quelli del partito, ma sicuramente più efficaci.

Quel che ha risposto Renzi a Giannini è una sonora bugia o, se vogliamo usare termini più amati dal nostro Segretario, una vera e propria fake news. E’ vero che non è stato Matteo il primo Segretario che ha chiesto l’intervento privato nella società proprietaria de l’Unità ma non è vero che lui non abbia la piena responsabilità della nascita e della formazione dell’attuale società proprietaria Unità srl.

L’idea di investire su l’Unità non partì certo dai proprietari della Pessina Costruzioni che invece aderirono al progetto solo dopo le pressanti richieste dello stesso Renzi. Lui, e solo lui, Matteo Renzi, si era speso nei giorni del fallimento della NIE nell’estate del 2014, in una solenne promessa di riaprire l’Unità al più presto. Conservo un sms del 29 luglio 2014 inviatomi da Matteo nel quale, tranquillizzandomi sulla triste sorte de l’Unità, affermava: “Io la tengo aperta. Fosse anche l’ultima cosa che faccio”.

In questo caso mantenne la promessa e dopo aver rifiutato possibili finanziatori sgraditi perché in odore dalemiano e altri impossibilitati a partecipare per imbarazzanti vicende giudiziarie, scelse di puntare su Massimo Pessina e Guido Stefanelli. I due naturalmente non sapevano un bel nulla di editoria, né avevano mai pensato che in vita loro si sarebbero dovuti interessare di questo difficile e particolare settore produttivo. Matteo però li blandì con mille promesse. Loro rischiavano grosso, per cominciare una bella somma (si parla di 10 milioni di euro) come fideiussione sul fallimento della NIE che permettesse loro di utilizzare il marchio “Unità”, e altri milioni per rimettere in piedi organizzativamente la vita del giornale. Non dovevano preoccuparsi, diceva loro Matteo, tutti quei soldi sarebbero stati ben presto rimborsati dal partito; in più il partito avrebbe assicurato loro un buon guadagno, in particolare dalla capillare diffusione del giornale. Subito dai 10 000 ai 30 000 abbonamenti annui raccolti tra i dirigenti, tra gli eletti e dai tanti circoli sparsi in tutta Italia. E poi, naturalmente, iniziative, interviste, forum, qualunque cosa che potesse servire a far conoscere e diffondere il giornale. I due si sono fidati, vogliamo fargliene una colpa?

Come garanzia di tutto questo il PD entrava nella nuova società con il 20% delle quote (quote che ancora conserva) e con una “golden share” che permetteva al Segretario di scegliere gli organi dirigenti del giornale e l’ingresso di nuovi soci. Grazie a questi accordi Matto Renzi in prima persona ha scelto i vari direttori del giornale, da Cuperlo che non volle accettare, a D’Angelis, fino al sottoscritto. Ma per il resto, per tutti gli impegni presi come aiuto oggettivo e soggettivo alla crescita del giornale, niente è stato realizzato. Dei 30 000 abbonamenti promessi, al mio arrivo al giornale ne ho trovati solo 400 (non mila, proprio quattrocento). Non parliamo poi del resto: mai un’intervista al giornale, mai un incontro politico di discussione, mai un forum e perfino messi fuori i diffusori del giornale dalle riunioni della Leopolda.

E ancora oggi la situazione è la stessa: la società proprietaria divisa fra l’80% a Pessina e Stefanelli e il 20% alla società EYU, diretta emanazione del PD e quindi di Renzi; sito de l’Unità totalmente in mano al PD e non controllato dal direttore de l’Unità. Si può quindi parlare di estraneità del PD e del suo Segretario dalle vicende politiche, culturali e finanziarie del nostro giornale? Certamente no.

So benissimo che le difficoltà attuali del giornale vengono da lontano e che dipendono in larga misura anche dalla gestione che è stata fatta di questo nostro foglio negli ultimi 20 o 30 anni, ma questa eredità del passato non può servire assolutamente a giustificare la superficialità con cui sono state trattate la riapertura e la gestione attuale del giornale. Di tutto questo disagio, proprio per il suo ruolo, Matteo Renzi è il primo dei responsabili.

Lui ovviamente non vuole ammettere questo e ricorre alla più misera delle opzioni umane: la bugia. Di fronte a questo ho un tal senso di disgusto che devo stare molto attento a come continuare questa lettera. Dirò quindi solo una cosa, dirò che negli Stati Uniti, democrazia che il nostro Renzi ama molto, presidenti eletti a furor di popolo, per una bugia sono stati costretti a dimettersi.

Sergio Staino, Direttore de l’Unità

Staino: " Una striscia di Silver che se il giornale fosse uscito avrei voluto pubblicare"

16 giugno 2017

Cari amici,
naturalmente sto ricevendo molte lettere di risposta alla mia lettera aperta a Matteo Renzi. Il tenore è un po' quello sintetizzato dalla lettera di Giovanni Bosco che qui vi riporto. Vi allego anche una mia vignetta sull'argomento.
A presto
Sergio


Carissimo Sergio,
sono sbalordito! Che L'Unità da anni ormai non sia amata dalla sinistra con tutte le definizioni che ama darsi, è cosa risaputa, diversamente non saremmo arrivati al punto in cui un segretario eletto con il 70% dei voti va a raccontare balle in una intervista ad uno dei più importanti quotidiani amato dalla sinistra, quello sì!
Penso che sarebbe giusto, necessario, perché siamo già fuori tempo massimo, scrivere un testo da sottoporre ad un giudizio e quindi ad adesione, non diretto solo ai lettori "incazzati" del giornale, come il sottoscritto e chissà quanti altri, ma rivolto anche, direi in primis, agli iscritti PD e a tutti coloro che l' hanno riconfermato segretario del partito (domando: ma è ancora un partito?), un segretario che si permette di esprimersi in quel modo poi...
Non solo negli USA , ma anche in Germania, in Francia, Inghilterra, in molti paesi dove comunque un politico, anche con meno responsabilità di quante ne ha Renzi, si dimettono per una bugia.
Caro Sergio qui non si tratta solo di una grave bugia, ma di un vero e proprio schiaffo in pieno viso, pubblico, a chi lavora nel giornale, a te che lo dirigi, e in particolare a tutti quelli come me che sono disposti, come sempre, ad impegnarsi per L'Unità, non tanto e solo perché la amano, ma perché ritengono "indispensabile" un giornale, in edicola, aperto al confronto all'interno di tutto il mondo della sinistra riformista almeno.
Io non accetto una offesa simile, deve chiedere scusa Renzi, si renda conto che sta sbagliando.
Anche se non in modo pieno lo stimavo, adesso non più. Non voglio e mi dispiace che il PD perda, ma forse se ai prossimi ballottaggi si perde una barca di Comuni, dovrà pure farsi qualche domanda.
Un forte sincero abbraccio
Giovanni Bosco


The last one - 3 giugno 2017

venerdì 5 maggio 2017

Legittima difesa notturna.




Ma la notte... si
OK DELLA CAMERA ALLA NUOVA LEGGE SULLA LEGITTIMA DIFESA
Lega e Forza Italia protestano per la mancata approvazione della totale impunibilità dei casi di legittima difesa che sarebbe stata in effetti una sorta di licenza di uccidere e che quindi, per fortuna,
la Camera non ha fatto passare.
Non cambia quasi nulla rispetto a quanto oggi già previsto ed in effetti non poteva logicamente cambiare nulla sulla necessità che ogni caso debba essere valutato attentamente.
Qualche contentino più al centro che alla destra ma si sa, siamo sempre in periodo elettorale anche se
la legge relativa, quella si, continua a slittare.
Gianfranco Uber

Dal bassissimo
Sempre 
legittima difesa.
Mauro Biani

L'Armando
di Nadia Redoglia
Cantava Jannacci. Sulla sua falsariga è anche la musica da Camera (specie quando  dice era quasi verso sera…) che ha approvato la proposta di legge sulla “difesa legittima”. All’armi, all’armi, all’armi e così andremo armando, secondo l’elemento logico della legge, che consentirà la difesa di persone e cose anche con l’utilizzo di armi da offesa. Si badi: di notte e solo se traumatizzati dall’ombra furtiva che s’aggira per casa. Poi capiremo meglio se per notte ha da intendersi “buio” (in tal caso, prima della difesa legittima, è sufficiente tirar giù le tapparelle) o proprio quello spazio temporale che va dalla mezzanotte all’alba (ora canonica già prenotata per i duelli). Chiariamo subito che se le ombre furtive che avete steso, purché terrorizzati o più colloquialmente impanicati, si riveleranno poi essere coniugi/amanti/suoceri/genitori/amici, insomma conoscenti, dovrete dimostrare che eravate talmente fuori di testa per il terrore che non li avete riconosciuti…
Ecco il punto. Chi è uso alle armi si traumatizza mai, anzi molti si eccitano. Chi non ne fa uso, manco per “sport”, al momento dell’intrusione reale o sospetta si terrorizzerà sempre, è ovvio.
E noi non solo si va armando gente con questa incapacità di controllo, ma di questa incapacità ne facciamo conditio sine qua non ?


-

Makkox per Gazebo

Insonnia
Fulvio Fontana



because the night belongs to lawyers
Fabio Magnasciutti


Legittima offesa
Tullio Boi


Una critica sulla nuova legge sulla legittima difesa?
- E che non ti aspetti di essere in pigiama nel momento in cui la tua vita cambia per sempre
Durando


Legittima difesa
Ellekappa




Sicurezza?
CeciGian



Lontani
CeciGian



Mala tempora currunt
Soria


Mario Bochicchio


rischi notturni
Airaghi


aspetto che venga buio e poi...
Pietro Vanessi
Unlike
Renzi si dissocia dall'approvazione della nuova legge sulla Legittima Difesa. In effetti un testo così ambiguo e pasticciato ha il potere di scontentare tutti e, in questo momento, non era proprio quanto il Segretario del PD si augurava. Per fortuna c'è ancora il Senato...
Gianfranco Uber
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Nota:

Il testo

mercoledì 22 febbraio 2017

Funerale: la satira di Paolo Virzì


Paolo Virzì, dalla Pazza Gioia alla Pazza Tristezza su l'Unità di oggi.


Ci voleva un'idea per tenere unita la sinistra.
Un'idea forte, sprezzante, capace di aggregare tutti.
Fu così che quella notte Matteo sognò il suo funerale.
Affollato, commovente, epico, bellissimo.
Ecco l'idea finalmente: "Morire per unire!
Vediamo cos'avrà da obiettare la minoranza stavolta!"
si diceva Matteo.
Ma il trillo dell'iPhone lo svegliò.
Era Orfini.

Testo e disegno di Paolo Virzì

martedì 14 febbraio 2017

San Valentino ed il PD


martedì 14 febbraio 2017
SAN VALENTINO - STRAGE
L'impressione ricavata dal dibattito della Direzione del PD è più quella di una scissione già in atto che di un tentativo di ricucitura degli strappi che mi pare Renzi non abbia minimamente intenzione di fare. E' un peccato anche perchè le motivazioni dell'esigenza di una politica di sinistra vera espresse soprattutto da Speranza io le ho trovate molto serie.
Gianfranco Uber
http://humour-ugb.blogspot.it/2017/02/san-valentino-strage.html



San Valepiddino
Paride Puglia


Palude PD
Portos


Il mago G-
Campo illusionista
http://www.repubblica.it/politica/2017/02/14/news/pisapia_boldrini_campo_progressista-158313678/
Portos


Festival PD
Giannelli











Scissione
Scissione?
E la sinistra? Poi passa.
Mauro Biani




Dilemma amletico
Nella politica italiana,
oggi come sempre,

chi ci capisce è mago.
Mangosi
http://enteroclisma.blogspot.it/2017/02/dilemma-amletico.html



giovedì 8 dicembre 2016

Dov'è la vittoria?!

Il carretto dei vincitori
Franco Portinari /Portos



Dov'è la vittoria?
di Nadia Redoglia
Secondo me sta nel “l’Italia s’è desta”…  A scrauso d’ogni contemporaneo solone insistente a proclamare, e durante la campagna e post esito referendario, che questo referendum mirava esclusivamente al pro/contro governo, io urlo che non è vero! Voglio credere che questo referendum abbia raccolto e coinvolto la maggioranza (esorbitante a quanto pare) del popolo che per sue proprie scienza, coscienza e conoscenza,  s’è impegnato esclusivamente  a decidere se l’attuale governo fosse o meno in grado di riformare la nostra Costituzione…
Data l’elevata voragine tra i SI’ e i No, sono i fatti, riscontrabili già nei primi momenti post esito referendario, che lo dimostrano. Vediamoli.
Oggi sono proprio tutti  i leader di partito (del no e del sì) che, frenetici, stanno lavorando a perpetrare  quel senso bastardo. Tutto l’arco infatti, pur di votare in fretta per succhiare l’esito referendario, si sta dimenando esclusivamente nel suo proprio interesse d’accaparrarsi poltrona menefreghista insultante di tutti gli italiani. Il sistema elettorale, oggetto di feroce contestazione fino a ieri,  oggi frega loro più nulla: infatti si va dall’ortottero cui oggi va addirittura bene che l’italicun s’applichi anche al senato (ma come?! Fino all’altro ieri lo voleva manco per la camera!) al premier congelato (una volta era giusto con… gelato) disposto a votare con due leggi differenti tra le due camere.Per non parlare degli altri che, in ordine decrescente, pur di votare acchiappano tutti gli ellum vecchi e nuovi coniati sul momento… Eccolo qui il bailamme ingordo rivelatosi  in tutta la sua completezza! Spetterà alla Corte Suprema (costituzionale, appunto…)  lo sforzo d’accollarsi ancora (e ancorarci a)  un minimo di criterio buono a fornire base di partenza contro stalli e stalle.
quelli di cui sopra io avrei dovuto dunque affidare il compito di riformare parte della mia Costituzione?!

****

Giannelli


Bersani - Renzi
Giannelli


REFERENDUM RIVELATORE
Dopo aver ridotto la classe media alla fame, 
massacrato sanità, 
lavoro ed ogni genere di servizio sociale, 
Matteo si stupisce della batosta.
Ciò significa che lui, 
di quel che accade nel paese, 
non se ne rende conto.



QUALCUNO HA QUALCOSA DA DIRE?
Natangelo

SEDUTI, SULLA SPONDA DEL FIUME
Natangelo



Cadei


Vauro


Staino

lunedì 5 dicembre 2016

L'Italia ha detto NO!



Questi i risultati definitivi del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 (fonte Viminale):
ITALIA + ESTERO
Elettori 50.773.284
Votanti 33.243.845
Percent. 65,47%
SI' 40,89%, pari a 13.432.208 voti
NO 59,11%, pari a 19.419.507 voti
Bianche 83.417, pari allo 0,25%
Nulle 306.952, pari allo 0,92%
Contestate 1.761, pari allo 0,00%



Italia nooooooooo! (la terra dei cachi) 
#disegniGrassilli #referendum #pd






i veri vincitori sono i morti viventi
Giuliano

Riverso



Al cenone rimandato
Tanti i NO, più di quelli che ottimisticamente ci si poteva augurare. Dentro molto probabilmente c'é di tutto, dalle antipatie per l'arroganza di Renzi, ai calcoli politici e , come nel mio caso, anche  la disapprovazione di una riforma pasticciata che, se veramente avesse avuto come obbiettivo una seria revisione della Costituzione ed una vera diminuzione delle poltrone, andava impostata con più calma e comunque non a maggioranza.
Per il momento i tacchini ringraziano.
Uber





Tullio Boi


Matteo Bertelli


EI FU
Con una massiccia affluenza alle urne, 
gli italiani hanno manifestato non solo 
il loro attaccamento alla Costituzione, 
ma anche dimostrato 
- con una schiacciante percentuale - 
la loro disapprovazione nei confronti 
di un governo fallimentare in tema di lavoro, 
politiche sociali e immigrazione.
Incapace, insomma, di tener testa 
ai principali problemi 
che dalla politica necessiterebbero 
di una degna soluzione.
La sola parlantina non regge a lungo, 
quando poi non è seguita da fatti 
concreti e sostanziosi.
Mangosi

mercoledì 23 novembre 2016

I fondamenti dell’accozzaglia

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi per definire il fronte del No che si oppone alla riforma costituzionale: «In questo referendum vediamo che c’è un’accozzaglia di tutti contro una sola persona. Ci sono Berlusconi e Travaglio insieme, D’Alema e Grillo insieme».

L'Italia è un'accozzaglia fondata sul livore
Riccardo Mannelli



I fondamenti dell’accozzaglia
di Nadia Redoglia

Questa non è cultura, è pedanteria, non è intelligenza, ma intelletto e contro di essa ben a ragione si reagisce. La cultura è cosa ben diversa” [perché] “la cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore. E’ presa di possesso della propria personalità e dunque conquista di coscienza superiore ed è così che si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri”…(A. Gramsci)
La pedanteria sta indubbiamente nel mediatico battage referendario. L’intelletto  è il tutto racchiuso in ciò che è possibile fare apparire anche spacciandolo per intelligenza.
Da settimane il capo di governo c’ innaffia col suo personalissimo après nous le déluge con cateratte di nuove piaghe e consolidamento delle vecchie, ove prevalesse il No. Il Sì porterebbe invece risparmio di soldi, velocizzazione legislativa, snellimento burocratico: tutte espressioni che un governo intelligente  avrebbe potuto mettere in pratica senza riforme costituzionali, invece nessun governo a oggi le ha realizzate. Dunque l’agognato Sì referendario  non ha l’obiettivo di migliorare  la nostra Costituzione, ma riformarla squassandola con accozzaglia di periodi, paragrafi, proposizioni, richiami strutturati in grammatica (de)generativa. Così facendo si sbatacchia il valore del suo insieme, col che diventerà facile in un secondo tempo modificarne tutta la natura.
Diffidate di chi insiste nel dichiarare che i principi fondamentali della nostra Carta sono inviolabili. Sono 12 *(rileggiamoli attentamente) e salvo l’ultimo che riguarda la bandiera, in quasi settant’anni mai siamo stati capaci di adempiere ai primi 11 o quanto meno sforzarci per dimostrarne la volontà. Ne abbiamo mai capito il valore storico, la loro funzione nella vita e perciò quali sono i nostri diritti e doveri.
Con quale conquista di coscienza dunque ciascuno di noi può deliberarne la riforma?


*
Facciamo un'accozzaglia fino al 4 dicembre
Tiziano Riverso

Accozzaglia: «Turba confusa di persone spregevoli...», recita il dizionario della Treccani.
 E proprio di «accozzaglia» ha (ri)parlato in Basilicata il presidente del Consiglio Matteo Renzi per definire il fronte del No che si oppone alla riforma costituzionale: «In questo referendum vediamo che c’è un’accozzaglia di tutti contro una sola persona. Ci sono Berlusconi e Travaglio insieme, D’Alema e Grillo insieme». Ma stavolta — a due settimane dal voto del 4 dicembre — il premier ha fatto un passo in più, annunciando che il Pd e il comitato Bastaunsì presto invieranno «a casa degli italiani un depliant» e «tutti quelli che dicono che spendiamo soldi pubblici per farlo li quereliamo...». E tanto per essere ben compreso sul concetto di «accozzaglia», il segretario del Pd ha fatto proiettare nel teatro che lo ospitava le slide del depliant con un collage fotografico: D’Alema, Brunetta, De Mita, Zagrebelsky, Dini, Grillo e Monti messi insieme in una macedonia di volti e di radici politiche. Dal foglio di propaganda per il Sì, però, manca l’effige di Silvio Berlusconi i cui elettori, nonostante l’endorsement del Cavaliere per il No, sono l’obiettivo di Renzi: «I voti dobbiamo a prenderli a destra....».
(continua)


L'accozzaglia
Franco Portinari/Portos

sabato 22 ottobre 2016

A cena con Obama






Agnes day...
di Nadia Redoglia
Ne hanno dette d’ogni, quanto a gossip, sulla signora Agnese in occasione della trasferta alla Casa Bianca. A differenza del marito non si considera “la magnifica” e, coi piedi per terra, dimostra di vivere serena e graziosamente la sua vita casa e bottega. Certo, vederla scendere  dall’aereo di stato, anzi di governo nella fattispecie del marito, prendendolo per mano… Mammamia quella roba lì appartiene a frusto ricordo, ancora nemmeno vintage, per B&B (bush/berlusconi). Ma quanto hanno toppato gli spin ciambellani renziani?! Sarà perciò che Armani, messaggero della sobria eleganza italiana, allertato sull’aeronautico protocollo, ha preferito essere l’unico, tra gli altri eccellenti invitati, a giungere colà con mezzi propri.  Ma torniamo all’Agnese. Ebbene, lei è stata perfetta. E’ il marito che, presentandosi all’americano qui tollis peccata mundi, in cambio di un peloso yes referandario gli ha porto la chioma ché schiavi degli Usa per virtute e riconoscenza fatti noi fummo…
Ma quanto ne sa Obama della nostra Costituzione? Probabilmente niente, ma ciò che conta per tutti i presidenti States è che i loro servi dicano sempre yes, soprattutto in previsione di uno solo che sempre più decide per tutti. Ed è ciò che pericolosamente potrebbe succedere se il referendum premiasse  quel sì, anzi yes (man).  



Vauro
Natangelo


La Micela



ULTIMA CENA
Nei discorsi che hanno preceduto la cena ufficiale  Obama ha appoggiato esplicitamente la Riforma renziana e altrettanto esplicitamente chiede all'Italia il sostegno delle politiche USA tanto in campo militare che economico.
Uber


CENA ALLA CASA BIANCA
Portos



Riverso



CENA INTERNAZIONALE
 a casa Renzi.... 
leggi e commenta la vignetta INEDITA linkata QUI:
http://www.unavignettadipv.it/public/pv190313/?x=entry%3Aentry161017-053640

Staino



Giannelli




Ellekappa



Giusi Nicolini a cena con Obama. E chi se ne frega se ce l’ha portata Renzi.
Mauro Biani



Mannelli