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lunedì 22 agosto 2016

Busseto: mostra concorso internazionale WORLD HUMOR AWARDS



Dal sito dei World Humor Awards

E’ iniziato il conto alla rovescia, l’inizio della prima edizione dei World Humor Awards è ormai prossimo.
La prima data da segnare sul calendario è il 24 Agosto quando inaugurerà la mostra delle opere in concorso presso le Scuderie di Villa Pallavicino a Busseto.
I partecipanti sono stati tantissimi, 140 stranieri di 51 paesi e 70 italiani per il disegno a tema, ai quali vanno aggiunti altri 25 stranieri e 20 italiani per la caricatura. A tutti loro vogliamo dire grazie per il fantastico entusiasmo dimostrato!



World Humor Awards
"Dal Mondo Piccolo al Mondo Grande"
Agosto - Dicembre 2016



Il secondo, ma non meno importante, appuntamento è per il 1 settembre, sempre a Busseto, per la consegna del primo riconoscimento: premio alla letteratura umoristica intitolato a Giovannino Guareschi.
La giuria ha selezionato il vincitore di questa primissima edizione del premio che sarà consegnato, con una cerimonia ufficiale, allo scrittore Arto Paasilinna, che pubblica in Italia con la casa editrice Iperboreain sua vece sarà presente all’evento il figlio Petteri direttamente dalla Finlandia.

World Humour Awards
"dal Mondo Piccolo al Mondo Grande"
1 edizione 
Mostra concorso internazionale disegno umoristico a tema:
"CAMBIAMENTO CLIMATICO"
e CARICATURA

Busseto, Scuderie di Villa Pallavicino
24 Agosto - 4 Settembre 

Apertura mercoledì 24 agosto ore 18
e venerdì, sabato, domenica ore: 15 - 19




Karel Thole DON CAMILLO NEL MONDO


Ne parla anche: http://www.parmatoday.it/eventi/world-humor-awards-2913507.html


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Fidenza: "WORLD HUMOR AWARDS" Anteprima "dal Mondo Piccolo al Mondo Grande"

martedì 26 gennaio 2016

La Capitale italiana della Cultura 2017 sarà Pistoia.

La Capitale italiana della Cultura 2017 sarà Pistoia. 
Lo ha comunicato il presidente della giuria Marco Cammelli al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, che l’ha poi proclamata davanti ai sindaci delle città finaliste (tutti presenti alla riunione) aprendo la busta sigillata. Le città in lizza erano nove: Aquileia, Como, Ercolano, Parma, Pisa, Pistoia, Spoleto, Taranto e Terni. La proclamazione è avvenuta alle 17 di lunedì 25 gennaio nel Salone del Consiglio Nazionale del Ministero in via del Collegio Romano, 27. «Mi pare una bella vittoria, un po’ a sorpresa - ha commentato Franceschini -. La commissione ha lavorato in modo approfondito e trasparente, non ci sono state pressioni». (la notizia)

Complimenti a Pistoia!
Aggiungo peccato per la candidatura di Parma... sigh!


Vignetta satirica. Ripeto: è una vignetta satirica.
Fogliazza
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domenica 17 gennaio 2016

Parma candidata capitale cultura 2017

Parma candidata 2017 capitale della cultura
- NON VEDO IL NOME DI MONICA MANGANELLI*
- SI VEDE CHE NON È ABBASTANZA "LA PIÙ MIGLIORE"
di Gianluca Foglia/ Fogliazza



Dossier Parma Capitale della Cultura: un ponte verso il futuro
Presentato al Workout Pasubio dal sindaco e dall'assessore alla cultura il corposo di Parma candidata come "Capitale italiana della cultura 2017". L'esito atteso per il 25 gennaio. Ferraris: "Comunque vada, il percorso non si fermerà".



E' sicuramente una sfida importante e una grande stimolante avventura quella che Parma sta vivendo per presentare la sua candidatura a "Capitale Italiana della Cultura 2017".

Se l'obiettivo sarà centrato lo sapremo il 25 gennaio prossimo, ma intanto la città è entrata nel lotto delle finaliste, e, comunque vada a finire, "il percorso non si fermerà".

Parola dell'assessore Laura Maria Ferraris, che ha presentato il progetto insieme al sindaco al Workout Pasubio, uno dei luoghi in cui si fonde l'anima innovativa e di riscoperta delle radici di Parma.

Al centro l'idea del ponte, inteso come collegamento con il mondo, ma anche come legame fra passato e futuro, un passato di 2.200 anni che si celebra proprio nel 2017.

"Questa avventura della candidatura - ha ricordato Federico Pizzarotti - è stata un'operazione lunga e faticosa, ma anche esaltante, abbiamo costruito questo "ponte" considerandolo un'occasione per ripensare la città, per porci nuovi obiettivi,

per rendere Parma consapevole di sé stessa.

Nel dossier ci sono tanti spunti per la ripartenza. Non è un libro dei sogni, bensì un progetto vico e concreto in fase di realizzazione. Intanto siamo arrivati in finale, vedremo come andrà a finire.

Tuttavia non andrà perduto il contributo di cittadini, imprese, associazioni culturali, istituzioni che si sono adoperate per arricchire il dossier.

E comunque coglieremo l'occasione per celebrare adeguatamente i 2.200 anni di Parma, qualificando anche i luoghi della sua vita culturale e rendendo la cultura, in tutte le sue espressioni, davvero accessibile a tutti".

Concetti, quelli del sindaco, pienamente condivisi dall'assessore Laura Maria Ferraris, che, intervallandosi con tanti artisti e rappresentanti di enti e associazioni enti che hanno presentato le loro proposte speciali, ha illustrato il dossier e ha

elencato le decine di manifestazioni che accompagneranno Parma al 2017: "E' stato davvero un lavoro di squadra - ha ricordato Laura Maria Ferraris - con tanti contributi progettuali e di sostegno".

Dentro le linee guida e i 4 obiettivi strategici ci stanno tanti progetti che toccano praticamente tutte le espressioni artistiche, dalla musica al teatro, dal cinema alle arti figurative.

L'assessore ha anche ricordato che nel 2017 si celebrerà il 150° anniversario della nascita di Arturo Toscanini, e anche questo verrà degnamente celebrato.

"La storia di Parma - - ha detto ancora l'assessore Ferraris - spazia dal ponte Romano al ponte a Nord, con tutto il suo carico di eventi e di contraddizioni. E la cultura è alla base delle scelte di sviluppo della città.

Il "ponte" del 2017 ci proietterà verso il futuro. Noi abbiamo già indicato la strada, e sarà una scelta vincente comunque vada. Rimaniamo fiduciosi - ha concluso - fino alla scelta della Commissione ministeriale, ma il percorso non si fermerà, e lo

sforzo collettivo e il lavoro che ci hanno portato alla soglia del traguardo non saranno resi vani".



Al Workout Pasubio la presentazione del documento a sostegno della candidatura (leggi il testo integrale nel link sotto) . Su Fb sfottò per uno svarione dell'assessore alla cultura  al secondo 40 nel video e a cui fa riferimento la vignetta di Fogliazza.
Assessore alla cultura: "Abbiamo cercato di descrivere la Parma più migliore ... ecc."

Dossier cultura, il testo


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La ballata dei senzatetto di Monica Manganelli vince al LOS ANGELES SHORT FILM FESTIVAL

sabato 24 ottobre 2015

Fidenza: "WORLD HUMOR AWARDS" Anteprima "dal Mondo Piccolo al Mondo Grande"

"WORLD HUMOR AWARDS" 
Anteprima "
dal Mondo Piccolo al Mondo Grande"


Nei locali del Palazzo Orsoline a Fidenza è stata inaugurata nei giorni scorsi, il 16 ottobre 2015, l'esposizione " dal Mondo Piccolo al Mondo Grande" che nasce da un'idea di Gianandrea Bianchi. L'esposizione vuol essere un primo momento, un'anteprima come recita il manifesto, di un progetto più ampio che negli anni futuri potrebbe fare del  "mondo piccolo" fidentino la capitale dell'umorismo grafico.

Parlare di "Mondo Piccolo" è parlare di Giovannino Guareschi ed a lui è dedicata la prima parte della mostra, con alcuni disegni dello scrittore e quelli degli illustratori del Mondo Piccolo nel mondo, da Gus Bofa (Francia), a Istvan Kelemen (Ungheria), a Karel Thole (Paesi Bassi) a GiPi ( lo "straniero di casa nostra" che illustrò l'edizione di Don Camillo stampato dal settimanale satirico "Cuore" ).



Ma mondo piccolo è anche prossimità ed allora ecco nella seconda saletta le copertine del Numero Unico, il giornale satirico di Fidenza, nato il 9 ottobre 1898 in occasione della fiera locale "San Donnino" e da allora una tradizione indispensabile della festa patronale.
Nel 1899 viene fondato anche il Risveglio, voce dei cattolici fidentini, in un confronto che precorre  quello fra Peppone e Don Camillo.
Luigi Musini, il fondatore del numero unico, è laico socialista e quindi i direttori del settimanale della curia sono sono spesso oggetto della satira dal fogliaccio.




Il raccordo tra i due mondi ha pur sempre la sua chiave di lettura in Giovannino Guareschi, gli autori non sono della "bassa" o delle nostre zone, ma  autori italiani pluripremiati internazionalmente Lucio Trojano e Marco De Angelis
La mostra è molto interessante  e consiglio la visione diretta delle opere, ricordando che l'esposizione è aperta sino al primo di novembre a Fidenza in Via Andrea Costa n° 8.
da lunedì a venerdì: 17-19,30
sabato e domenica: 10-12 e 16-19,30

ingresso in Via Andrea Costa, 8


Karel TholeDON CAMILLO NEL MONDO



 
Marco De Angelis
MOSTRA PERSONALE





Lucio Trojano
MOSTRA PERSONALE

 



I "WORLD HUMOR AWARDS" sono un progetto per il 2016.

L'anteprima "dal Mondo Piccolo al Mondo Grande" pur non avendo opere in concorso propone un’interessante rassegna di autori qualificati.

L'associazione culturale LEPIDUS con la collaborazione di Alberto e Carlotta Guareschi presenta infatti una mostra di autori internazionali
che hanno illustrato le opere del padre ed alle quali il titolo fa riferimento.

Sono pannelli che riproducono le tavole di Karel Thole (Olanda), Gus Bofa (Francia), Istvan Kelemen (Ungheria), Gipi (Italia).
La rassegna inizia con alcune riproduzioni di Giovannino Guareschi.
Sul tema del "Mondo Piccolo" anche le sculture di Maurizio Zaccardi.

Un’interessante integrazione alla mostra riguarda le caricature realizzate per pubblicazioni locali d'epoca da: Nullo Musini - Musolino (1902) - Erberto Carboni (1922, la mano del futuro designer Barilla si vede già in questa esperienza giovanile) - Vittorino Ortalli - Il Tarlo (1927) assieme agli esordi di Rino Montanari con Bruno Rabaiotti e l'arch. Tassi Carboni.

Sono i precursori ed i contemporanei del "Mondo Piccolo".







Il "Mondo Grande" entra in scena con le personali di Lucio Trojano e Marco De Angelis, affermati e pluripremiati disegnatori di livello internazionale, entrambi fra i componenti della giuria del premio in progetto. Completa la rassegna Gio Testi (1° premio alla Biennale dell'Umorismo di Vercelli, 2000 per la caricatura di Dario Fo).





Inaugurazione, Gianandrea Bianchi al centro spiega il progetto.

Lucio Trojano, Fany e Marco De Angelis

Il sito: www.worldhumorawards.org/
La pagina di FaceBook

domenica 27 settembre 2015

Parma, Museo Glauco Lombardi: "Napoleone in caricatura"

Ultima settimana




18 APRILE – 4 OTTOBRE
Napoleone in caricatura
Museo Glauco Lombardi – strada Garibaldi, 15
 Oltre cinquanta pezzi in esposizione con altri curiosi cimeli delle collezioni permanenti su Napoleone Bonaparte.
"Napoleone in caricatura", percorso espositivo che intende celebrare il bicentenario dell'anno 1815, momento in cui avvenne la definitiva sconfitta del generale Napoleone.

mercoledì 29 aprile 2015

Università Parma: Satira in Prima


Oggi Mercoledì 29 aprile, alle ore 15, nell’Aula Magna dell’Università parmigiana, si è tenuto l’incontro
 ‘Satira in Prima’
La politica graffiata nei giornali italiani.
Per la prima volta insieme, i maggiori rappresentanti della satira italiana hanno discusso del loro lavoro, che ha disegnato la storia d’Italia tra il pieno ‘900 e il 2000. Il tema è particolarmente attuale, dopo che i funesti eventi di “Charlie Hebdo” lo hanno portato alla ribalta mondiale.

Altan (L’Italia con l’ombrello), Emilio Giannelli (Sorridere al “Corriere”), Gino e Michele (Noi di “Zelig”), Staino (Noi di “Tango”), Vincino (La satira come controinformazione) e il vignettista parmigiano Fogliazza (Oggi si cambia) i protagonisti dell'incontro.

Introduzione della prof.ssa Annamaria Cavalli, Presidente del corso di laurea magistrale in Giornalismo e cultura editoriale dell’Università di Parma, e moderazione dei prof. Maurizio Chierici, docente di Giornalismo laboratoriale, e Gloria Bianchino, docente di Storia dell’arte contemporanea. Gli interventi sono stati preceduti da una ricostruzione storica (Asini muli e becchi gialli) del prof. Giorgio Vecchio, docente di Storia contemporanea dell’Università di Parma.





29 APRILE 2015
Un po' di satira su Parma, con Altan, Giannelli e colleghi
Calisto Tanzi, il Parmigiano Reggiano, Nicola Berti. Alcuni argomenti su Parma scelti da "mostri sacri" della satira quali Altan, Giannelli, Gino & Michele, protagonisti dell'incontro "Satira in prima" organizzato dal corso di laurea magistrale in Giornalismo e cultura editoriale del Dipartimento di lettere, arti, storia e società mercoledì nell'Aula Magna dell'ateneo. (di Alessandro Trentadue)

martedì 14 aprile 2015

Le emoticons in dialetto parmigiano

Simpaticissimo questo poster con gli smiles    tradotti in dialetto parmigiano!                                      ZBAZUCRO'N      a tutti
Fany                                                            

fonte

venerdì 20 marzo 2015

Ritratto di Bernardo Valli

Il 1 marzo su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli

e l'intervista di Antonio Gnoli

a Bernardo Valli






Bernardo Valli
“Niente letteratura, niente storia sono e resto un giornalista inquieto”

ANTONIO GNOLI

DOPO una conversazione durata quasi tre ore e che ci inoltra nel pieno di una sera parigina, Bernardo Valli mi invita in un ristorante non lontano da casa. Vive nel nono arrondissement. «Un tempo fu il regno dei letterati e degli artisti. La chiamavano la Nouvelle Athènes. Ci stavano stabilmente Baudelaire e Zola; ci venivano George Sand e Turgenev. Non distante c’è il liceo Condorcet dove Proust studiava. Qui offrì a una compagna un mazzolino di fiori prima di scoprire la sua omosessualità ». Valli ha buone letture. E straordinari ricordi. Non mi sorprende. I suoi articoli (una parte è uscita qualche mese fa da Mondadori) aprono a mondi narrativi costruiti con la precisione del grande meccanico. Usciamo dal ristorante che è quasi mezzanotte. Fa freddo. Un tratto di strada a piedi. Poi improvvisamente Pigalle: uno schiaffo di luci rosse. «In quarant’anni che vivo a Parigi non sono mai stato al Moulin Rouge», confessa. Penso che l’ombelico del turismo famelico non gli interessi. Non gli susciti alcuna emozione. Che “animale” ho di fronte? Sfuggente, certo. Ma anche abile nella caccia. Mansueto e duro. Capace di coprire grandi distanze ma anche di starsene tranquillo nella tana.
Non hai mai pensato di tornare in Italia?
«A volte. Alla fine la pigrizia ha avuto la meglio».
Non sembri un uomo pigro.
«La pigrizia scherma le mie esigenze. I miei rituali. Il mio lavoro che organizzo. Le mie partenze, a volte repentine. Sono appena tornato da Vilnius. Un tempo era la Gerusalemme d’Europa. Ne hanno ammazzati tanti di ebrei, allora. Circa duecentomila. Sai chi era di Vilnius?».
Un sacco di gente è di Vilnius.
«No, no. Guarda pensavo a uno scrittore. Romain Gary. L’ho conosciuto bene. Siamo stati anche amici. Come ebreo lituano era sentimentale e dotato di grande fantasia. Pensavo a lui quando ero a Vilnius. Il fantasma che mi accompagnava».
È morto suicida.
«Si tirò un colpo di pistola alla testa. Era il 1980».
L’anno prima si era suicidata la sua ex moglie Jean Seberg.
«Ho conosciuto bene anche lei. Ma non mi va di parlarne. È raro che ci si uccida per mancanza di talento. Per eccesso, forse sì».
Come Tommaso Besozzi, l’inviato speciale e grande cronista de L’Europeo.
«Tu scavi nel passato. Morì nel 1964. Gli ero stato amico. Vedevo in lui crescere l’angoscia. Farsi smisurata. Si lasciò esplodere con una bomba».
Tu hai scritto che a un certo punto della vita non riuscì più ad adeguare le parole ai fatti.
«È così. Le esigenze dello scrittore presero il sopravvento sulla realtà. Poteva rimanere per ore davanti al foglio bianco senza scrivere una parola».
A te è mai accaduto?
«Raramente, non sono un letterato».
Lo ritieni quasi un insulto.
«È il destino, nel bene e nel male, del giornalismo italiano ».
Il bello scrivere?
«Scrittura impressionista che più che guardare all’Inghilterra, come credeva Albertini, si ispirava alla Francia. Giornalismo pamphlettario. Molta denuncia e pochi dati».
Qual è la tua idea di giornalismo?
«È prima di tutto un servizio. Una cosa pratica. Informa: dagli orari delle farmacie a quello che accade in una guerra. È un lavoro artigianale. Non letterario».
È come se tu volessi allontanare una tentazione.
«Non ho mai avuto queste tentazioni. Certo, oggi è diverso. Un tempo, quando ero in Africa o in Asia, un articolo lo dettavo al telefono, se lo trovavo; o lo trasmettevo per telex. Capitava che arrivassi in un posto alle sei del pomeriggio e alle dieci di sera dettassi il pezzo. Cosa mi spingeva a fare tutto questo? La curiosità, prima di tutto. E poi, l’incoscienza. Che è una risposta all’ignoranza ».
Sembra tutto molto eccitante.
«È un’immagine sbagliata. Ho vissuto in un’epoca in cui i tempi erano maledettamente lunghi. Estenuanti. Viaggiavo spesso in solitudine. La sola cosa che alla fine facevo era leggere».
Che tipo di lettore sei?
«Calvino diceva che ci sono letture intellettuali, colte; e letture che puntano al godimento immediato. Sono un lettore che legge per piacere. Anche se a volte non mi sono tirato indietro davanti a costruzioni impegnative. In Medioriente tentai di leggere l’ Ulisse di Joyce. In Thailandia lessi tutto L’uomo senza qualità di Musil ».
Cosa ti spingeva a leggere Musil in quel mondo così remoto?
«Pensavo che il regno di Kakania non fosse poi così diverso da quello thailandese. Leggere è un modo per staccare. Riprendere fiato. Durante l’assedio di Phnom Penh, in una biblioteca abbandonata, ho riletto buona parte di Dumas. Era un modo per liberare la testa».
Forse anche di riempirla con qualcosa che sarebbe riecheggiata nei tuoi articoli.
«Qualcosa resta. Il ritmo. Certe parole. Ma, al tempo stesso, so che non c’entro niente con Stevenson o Conrad o, magari, Graham Greene. Ho sempre letto. Fin da giovane. Sono stato un cattivo studente. Ma spesso leggevo i libri che al liceo Attilio Bertolucci consigliava a mio fratello maggiore».
Hai una classifica di buoni libri?
«Ho letto spesso in maniera disordinata. Negli anni in cui ho abitato a Singapore lessi tutto Balzac e Zola. E a proposito di francesi, a Saigon feci leggere a Terzani – che amava soprattutto i libri di storia e di viaggio – Un cuore semplice di Flaubert. Venne da me con le lacrime agli occhi. Non prenderlo come un vezzo. Le letture più belle sono state per me quelle più occasionali».
Di Terzani sei stato molto amico.
«Oggi ne hanno fatto una specie di guru. È un’immagine che mi infastidisce. Quello che ho conosciuto e del quale sono stato amico era una persona dolcissima che non aveva nulla del santone. Alla fine evitavamo di parlare di ciò che ci divideva».
Cosa esattamente?
«Io restavo un cronista. Lui inseguiva le idee. Una delle ultime volte che ci vedemmo fu a Kabul nel 2001. Ebbi netta la sensazione di un uomo incalzato dalla morte e alla ricerca della verità. Sembrava spoglio, come un albero d’inverno. Dormiva a terra. Quando partii gli lasciai il mio sacco a pelo».
Della verità che idea ti sei fatto?
«Ho dato come titolo alla raccolta dei miei articoli: La verità del momento . Per un cronista non c’è altro».
È duro da accettare.
«Sì, lo è. Ho passato buona parte della vita a correggere quello che ho scritto. Le situazioni cambiano. Il mondo cambia. Ne ho dovuto prendere atto».
La “verità del momento” è una forma di ateismo.Non trovi?
«Dio c’entra poco con le verità relative».
Che ricordo hai della Fallaci che certo non si nutriva di verità relative?
«È stata un gran personaggio. Era uno spettacolo vederla nella stanza di un albergo lottare con la macchia scrivere. Intensità. Passione. A volte passava ore davanti al foglio. Cercava i fatti. Ma poi i fatti sotto il suo sguardo diventavano un’altra cosa. Per quello che ricordo, Oriana non ha mai usato il condizionale».
E tu?
"E' una pratica salutare per un cronista"
Oltre che cronista sei un viaggiatore
«Mai per il solo gusto di viaggiare. Sono stato complessivamente sette anni in Asia; diversi altri in Africa e poi l’America, l’Europa. Che dire? Sono il risultato di una carta geografica».
Cosa ti è restato?
«Tutto. Ti confesso che ho amato particolarmente l’Asia. L’ho vista distruggersi, modificarsi, cambiare volto. Macao è sparita ed è diventata una Las Vegas. La Cina che vidi la prima volta che vi entrai nel 1970 non c’è più. Il Giappone che mi affascinava per la fierezza ha vissuto il dramma di un legame sempre più incerto con la tradizione. L’India ha cambiato radicalmente i propri connotati. E nonostante ciò l’Asia continua ad affascinarmi. È difficile da capire».
Perché? Dopotutto lì c’è un pezzo della tua vita.
«La mia vita è quella di un provinciale. Un tempo la provincia era importante. Sarà per stupido sentimentalismo, mi è restata attaccata come una seconda pelle ».
Sei nato a Parma.
«Da una famiglia borghese. Mio padre era medico. Non volevo avere niente a che fare con quelle radici borghesi ».
La chiameresti inquietudine?
«Non lo so. Andai via di casa molto giovane. Ma non perché ce l’avessi con la famiglia. Eppure sono scappato. E, forse, ancora continuo a scappare».
Si può dire che la prima fuga sia stata quella più importante?
«A cosa ti riferisci?».
Ai tuoi anni giovanili trascorsi nella Legione Straniera.
«Quella fu una fase che non ha aggiunto niente alla mia vita successiva».
Non hai mai voluto parlare di quel periodo. E non credo che tu lo faccia per qualche forma di vergogna o di pudore. Né di snobismo. Del resto molta gente importante
è finita lì.
«Vuoi che non lo sappia? Anche Ernst Jünger e Curzio Malaparte. Ma cosa significa?».
Ci si andava per i più diversi motivi.
«Allora ti dico che ero un ragazzo quando scelsi la Legione. Forse perché avevo la testa piena di certe letture. Forse perché cercavo un punto estremo dove posarmi. Ci sono rimasto cinque anni. Ho disertato. Fui ripreso. Ho fatto anche una certa carriera. Ma è stata una parentesi, capisci? Non ha avuto nessun riflesso sugli eventi successivi».
Permettimi di dubitare.
«In effetti qualcosa ha lasciato. Mi ha insegnato a marciare. Ancora oggi, malgrado l’età, ho gambe forti. Mi ha dato il senso della disciplina. E un’altra cosa. L’ultima: mi ha lasciato come un senso di indignazione. Un bisogno di andare dalla parte opposta. In fondo, se sono diventato terzomondista, contrario al colonialismo, è stata una reazione a quella scelta che feci da giovane».
Quell’esperienza fu anch’essa una “verità del momento”. Ma vorrei domandarti qualcosa in merito alla caduta di Dien Bien Phu. Cioè di come i francesi persero l’Indocina. In un lungo articolo tu racconti quella battaglia e l’assedio che durò circa due mesi.I francesi avevano schierato in prima linea la Legione Straniera. Tu dove eri esattamente?
«Non c’ero».
Mi risulta il contrario.
«Perché dovrei mentirti?».
Sei come il pescatore di perle che ingoia o nasconde la perla più grossa.
«Non sono stato in quella battaglia. L’ho raccontata, è vero. Ma perché conoscevo gli ufficiali. Conoscevo quel mondo. Il luogo, la porta per il Laos. Dopo che Dien Bien Phu cadde nelle mani del comandante Giap ci fu a Sidi Bel Abbes, la cittadella dei legionari, una grande cerimonia alla quale assistetti».
Cosa vedesti?
«Vidi una grande parata in omaggio all’eroismo o meglio al coraggio con cui avevano combattuto a Dien Bien Phu. La Legione aveva resistito. Era tutta schierata davanti al Maresciallo di Francia Juin. Vidi un mondo che stava finendo, almeno per come lo avevo immaginato. Vidi i mutilati schierati in bella vista. Segno delle ferite e del sacrificio. Del prezzo che era stato pagato. Percepii il gusto per il macabro che la Legione Straniera aveva spesso esibito. E alla fine pensai che lì, in quel piccolo mondo, dove un ladro di polli poteva trasformarsi in soldato vero, si fabbricava qualche eroe e molti mitomani. Quell’anno, era il 1954, lasciai la Legione».
Sei stato definito (da Franco Contorbia che ha curato, scelto e raccolto i tuoi scritti) un “avventuriero disciplinato”. Ti riconosci?
«Come ossimoro non mi dispiace. Mi fa pensare, visto che ne abbiamo parlato, alla Legione Straniera come a un collegio di correzione. Anche se oggi è un’altra cosa».
Correzione, educazione, disciplina. Cosa ti affascina? Non sembri così succube di queste pratiche.
«Non lo sono, è vero. Mi piace pensare l’umanità divisa tra chi ha una mentalità militare e chi non ce l’ha. La prima è fatta di cose semplici: la mattina rifarsi la branda, marciare, obbedire a certe regole. Ecco, il lavoro del giornalista contempla anche questo che può sembrare il lato meno creativo».
È l’altra faccia della luna.
«I miei occhi hanno visto molto. Sono stato testimone della rivoluzione algerina nel 1958. Ho raccontato il Vietnam, Cuba, la Guerra dei sei Giorni e la rivoluzione khomeinista. Sono stato ovunque: dal Congo al Sudafrica. Ho visto facce che sembravano eroi trasformarsi in spietati dittatori. Ho vissuto pericoli e rischiato la vita, come quando nella città di Takeo fui circondato dai khmer rossi. E ogni volta era come la prima volta. Come ricominciare da capo. Perché la cronaca è un lampo. Uno squarcio che si richiude. E tu sei lì, insignificante, a chiederti se stai facendo la storia. Ma la storia è un’altra cosa».

http://it.wikipedia.org/wiki/Bernardo_Valli

venerdì 17 ottobre 2014

L'alluvione di Parma

Pizzarotti e l'alluvione
di Tiziano Riverso



Si cerca di tornare alla normalità a Parma dopo l’alluvione di lunedì 13 Ottobre ma diverse zone risultano ancora prive di corrente, della linea telefonica o di acqua potabile.
A quattro giorni dall’alluvione che ha sconvolto la città di Parma, proseguono incessantemente le operazioni per cercare di riportare i quartieri più colpiti da acqua e fango alla normalità. A provocarla l’esondazione del torrente Baganza, le cui acque hanno in pochi minuti raggiunto diverse strade di Parma portando con se tonnellate di fango che ha invaso abitazioni, box, cantine e coperto automobili.
 Evacuati l’ospedale delle Piccole figlie e la casa protetta Villa Parma. Ingentissimi i danni.


RACCOLTA FONDI - "Parma e la sua provincia si sono ritrovate in un incubo. Lavato il fango, resterà il grave danno economico per tanti, soprattutto per chi viveva già in una situazione di precarietà. In questa circostanza, MUNUS onlus, Comitato per la Fondazione di Comunità di Parma, risponde alle richieste di tanti soggetti del territorio per la costituzione di un fondo dedicato alle persone colpite dall'alluvione, in città ma anche nei comuni della provincia". Lo rende noto Fortum Solidarietà.

Appelli, raccolte fondi e finanziamenti

giovedì 20 marzo 2014

"Donne in città" a San Secondo Parmense

Luciana Zucchelli 

 Biblioteca Guareschi

 San Secondo Parmense

 marzo 2014

L’esposizione “Donne in città”
presso la biblioteca comunale di San Secondo
per il mese di marzo

La biblioteca di San Secondo Parmense, luogo di cultura e d’incontro, si apre all’arte. Ogni mese, all’interno delle sue stanze vengono ospitate in esposizione opere di artisti locali: l’iniziativa è nata da un’idea dell’Associazione Everelina che ha in gestione la biblioteca dal 2006. L’obiettivo è quello di aprire alla contemporaneità un’istituzione nata allo scopo di conservare, tramandare e far circolare il materiale librario.
L’iniziativa BiblioArt rientra in queste esposizioni temporanee e nel mese di febbraio vede la partecipazione dell’artista Luciana Zucchelli con la mostra “Donne in città”, che sarà aperta al pubblico per tutto il mese di marzo.
Orari:
Martedì-Giovedì-Venerdì dalle 14.00 alle 18.00
Mercoledì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00
Sabato dalle 09.30 alle 12.30.

“Donne in città”
le opere di Luciana Zucchelli
In esposizione nel mese di marzo 2014
Presso la Biblioteca Comunale G. Guareschi
Via Felice Cavallotti
San Secondo Parmense (Pr).

Informazioni:
Biblioteca G. Guareschi
Tel : 0521/871500
Fax : 0521/871500
Mail: info@informagiovanisansecondo.it
Artista:
Luciana Zucchelli
Tel: 347/1501480
Mail: lucianazucchelli@hotmail.it

venerdì 28 febbraio 2014

Fiere di Parma: MAZZA, PALLINA & … BUCA !

Alle Fiere di Parma grazie a Italian Golf Show:

Mostra Umoristica dal Titolo: MAZZA, PALLINA & … BUCA !

Mostra Umoristica dal Titolo: MAZZA, PALLINA & … BUCA ! Golf Town srl è lieta di presentarvi l'evento golfstico dell'anno Italian Golf Show che si terrà nei giorni di sabato domenica e lunedì 1, 2 e 3 Marzo 2014 presso le Fiere di Parma con la presentazione della mostra umoristica MAZZA, PALLINA & … BUCA !
ITALIAN GOLF SHOW progetto leader incardinato sul prodotto del golf a 360 gradi: novità, marketing, comunicazioni, affari ma anche contenuti culturali e sociali. Un prestigioso evento internazionale grazie alla presenza di circa centocinquanta Marchi di prestigio e alla partecipazione di un folto pubblico, un appuntamento obbligato per una comunità golfistica sempre più numerosa, di fatto molto competente ed in continuo aggiornamento, propensa ai viaggi ed incontri e tesa all'affermazione di uno stile di vita.
Durante la manifestazione sarà allestita la mostra umoristica dal titolo: MAZZA, PALLINA & … BUCA !
La mostra, esporrà tutti i 22 disegni eseguiti dalle sette migliori matite nazionali, che raccontano con la loro arte grafica il mondo del Golf. Le opere verranno esposte durante la tre giorni e sabato 1 Marzo saranno presenti i Cartoonists per regalare anche una vignetta ai presenti. Le vignette esposte ironizzano il mondo del Golf. Inoltre ogni autore ha interpretato in disegno un aforisma legato al mondo del golf.
I sette Cartoonists nazionali sono: Giovanni Beduschi (curatore della mostra) di Bovisio Masciago (Mb), Franco Bacci di Pistoia, Athos Careghi di Milano, Alfio Leotta (Fleo) di Ancona, Danilo Paparelli di Cuneo, Pierpaolo Perazzolli (EDYPerazz) di Mattarello (Tn) e Oscar Sacchi di Carpi (Mo).
La mostra curata: dall'autore satirico Giovanni Beduschi, disegnatore e autore satirico e curatore di varie mostre nazionali : Humour Cinema a Milano, Rigomagno Ridens a Rigomagno (Si) , Rido Goal a Salvarano (Re) e l'ultima a Sanremo Dodici Matite Allegre per Mike , caricature dedicate al personaggio di Mike Bongiorno presentata durante il festival di Sanremo;
e dall'amico
giornalista sportivo Enrico Campana, giornalista e scrittore voce storica del basket e autore della prima (e unica) Enciclopedia del Basket pubblicata da Rizzoli in ben due edizioni (la prima di 400 pagine, la seconda di 1000 pagine in quattro volumi). Enrico è stato a lungo giornalista della Gazzetta dello Sport, direttore di Superbasket e protagonista del giornalismo sportivo a partire dagli anni '70.
Per informazioni sulla mostra contattare : Giovanni Beduschi – cell. 339.7244142 , email: gbeduschi@yahoo.com






di Alfio Leotta

di Alfio Leotta

di Pierpaolo Perazzolli

di Pierpaolo Perazzolli







1 - 9 marzo
http://mercanteinfiera.it/

giovedì 27 febbraio 2014

Ritratto di Franco Maria Ricci

Il 9 febbraio su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli
e l'intervista di Antonio Gnoli
a Franco Maria Ricci


...il più grande labirinto del mondo. Tacque. E dopo un po' riprese: il più grande labirinto del mondo è il deserto".



Franco Maria Ricci:
"Volevo fare il geologo, poi ho capito che dovevo dedicare
la mia vita alla bellezza"


L'editore racconta la sua storia e la passione per i libri di lusso: "Ho l'ossessione dell'effimero che però deve avere una forma"
di Antonio Gnoli
A mezz'ora di macchina da Parma c'è Fontanellato. Poco distante dal paese, la proprietà di Franco Maria Ricci. Ampia e fradicia di pioggia. Bambù ovunque. Un paio di cascine e una casa, padronale, costruita nel segno dell'ossimoro: fuori sembra una rovina, dentro un tempio del gusto. Due cani, una moglie simpatica ed energica che lo affianca da anni nel lavoro di grafica, un nipote, Edo, qualche collaboratore e lui: Ricci, che incede lento e incerto. Mi fissa con impassibile gentilezza. Nella casa di Fontanellato - tra busti, quadri e libri - è una guida tutt'altro che convenzionale. Collezioni neoclassiche. Una raccolta d'arte che confluirà nel progetto del labirinto: un enigmatico giardino di bambù, con al centro una serie di costruzioni variamente funzionali.

Per chi è fatto tutto questo? Chiedo. "Per me, innanzitutto. E per coloro che vorranno visitare questa "follia" che mi ha accompagnato, ossessionato, incalzato nel corso degli anni". Ricci somiglia a un banchiere della bellezza. La ospita, la conserva, la lascia fruttare. La inscatola in quelle edizioni lussuose a dominanza di nero e di oro che sono state le sue edizioni. Chi non le ricorda? Ancora oggi, dopo aver venduto il marchio, continua quel mestiere di editore, che lo ha reso celebre tra gli anni Settanta e Ottanta nel mondo.

Cosa ricorda di quel periodo?
"Ero più giovane e più bello, in un'Italia non ancora interamente depressa. Dove, anzi, gli stranieri scoprivano il fascino di certe idee, e la forza della nostra unicità. Oggi si torna a parlare delle potenzialità di questo paese, dimenticando che allora fummo in pochi a crederci e a rischiare".

Lei cosa ha rischiato?
"Cambiai mestiere, passando dal mondo certo della geologia a quello incerto della grafica".

In origine è stato geologo?
"In origine avrei voluto essere un archeologo. Fu mio zio a dirmi se ero matto. Immaginavo missioni avventurose e grandi civiltà scomparse. Lui mi richiamò alla realtà: guarda, se ti va bene, ti mettono a incollare i cocci".

Perciò che fa?
"Mi interesso di geologia. Era un buon compromesso. In fondo, bisognava sempre scavare. Avevo tra l'altro un cugino a capo di una società petrolifera. A un certo punto gli chiesi se poteva suggerirmi qualche prospettiva. Mi spedì in Mesopotamia dove avevano una concessione. Vado nella zona di Diyarbakir, frutto della civiltà ittita e ultimo avamposto dei romani. Ricordo il fiume Tigri. Impressionante. Resistetti sei mesi. Per il caldo dormivo all'aperto, su un lettino da campo. La mattina mi svegliavano le facce dei curdi protese su di me. La bellezza del posto urtava con la fatica dei giorni".

Non resistette?
"Perché non fosse proprio una fuga, presi a pretesto qualche episodio di vaiolo che nel frattempo c'era stato. Tornai in Italia, a Parma. Magro, tonico, senza un mestiere. La sola cosa nella quale mi sembrava di eccellere era distinguere il bello dal brutto. Cominciai timidamente con qualche prova grafica. Un bel giorno mi chiesero di disegnare un manifesto per un festival teatrale. Fu notato dal direttore di uno studio americano. Cominciò così la mia fortuna. Mi trasferii a Milano. Erano i primi anni Sessanta. Stavo nel cuore della grafica europea e guadagnavo un sacco di soldi. Poi scoprii Giambattista Bodoni ".

Lo stampatore?
"Definirlo così è riduttivo. Fu un genio del carattere. Mi invaghii del Manuale tipografico. Cominciai a tormentare gli antiquari per avere i suoi libri. Bellissimi. Unici. Con pazienza misi insieme una collezione ragguardevole di testi. Che fu alla base della mia casa editrice. Era il 1965".

Bodoni da un lato e Borges dall'altro. Le due B.
"Una la grafica, l'altra la letteratura. Mi fu immediatamente chiaro il progetto: fare libri smaglianti, esclusivi che andassero nella direzione opposta a quella di una cultura acquistata a buon mercato. Giu-lio Einaudi, con un sorrisetto di sufficienza, mi sconsigliò di continuare, pena la catastrofe. Non capiva, o faceva finta di non capire, che se il mondo è pieno di poveri ci sono anche tanti ricchi disposti a seguirti. Del resto, a quale categoria crede lui appartenesse?".

Non ho dubbi sul censo di Einaudi. Ma cosa significa oggi questo elogio del lusso?
"Le sembra intempestivo? Questo paese ha trovato nel lusso le sue ragioni industriali ed economiche. Abbiamo sbalordito il mondo con la moda e il design. E ogni volta sembrava che ci dovessimo scusare delle nostre scelte. Per anni ho venduto il mito della bellezza e del patrimonio artistico, di tutto ciò che è stato conservato male e goduto peggio".

Non le sembra una bellezza ornamentale e prevedibile quella che ha "venduto"?
"Ho messo in gioco il mio gusto, la mia educazione estetica, la mia fantasia e i miei soldi. Lei dice: "Prevedibile". Penso che la bellezza sia frutto dell'educazione oltreché della sensibilità".

Si lancerebbe in una definizione?
"Eviterei giudizi estetici. La bellezza deve produrre emozione".

Come un tramonto ad esempio?
"Perché no? Non arretro neanche davanti alla più banale delle versioni. Credo che davanti al brutto possiamo ridere o spaventarci e che solo il bello provochi sentimenti di fusione. Personalmente traggo un piacere enorme davanti alla bellezza neoclassica. E sa perché?".

Perché?
"È un modo di guardare al futuro ripensando il passato. L'arte di oggi ha sempre meno legami con l'antico. Usa il linguaggio della tecnologia. E del furore compiaciuto. Le sue leggi provocatorie e mediatiche mortificano e disorientano la mia intelligenza. Mentre, se penso a Borges, mi accorgo che non c'è un atomo nella sua scrittura che non sia pensato in funzione del passato. Non le sembra istruttivo, emblematico?".

Anche iperletterario. Quando ha conosciuto Borges?
"Nei primi anni Settanta. Andai a trovarlo a Buenos Aires grazie all'intercessione di un'amica comune. Arrivai alla Biblioteca nazionale dove era direttore. Vidi un uomo elegante venirmi incontro recitando alcuni versi di Dante. Per lui esisteva solo la letteratura".

Era già cieco?
"Credo percepisse solo ombre. Ricordo una visita che facemmo al Louvre. Voleva assolutamente esserci. Mi si strinse il cuore all'idea di un vecchio signore immerso nell'oscurità. Eppure era felice e a suo agio in mezzo ai tanti capolavori. A un tratto ci fermammo davanti al quadro di David Il giuramento degli Orazi. E, nella sorpresa generale, Borges cominciò a spiegare il senso del dipinto, le sue figure, i dettagli della scena. Aveva una memoria fotografica incredibile.

E che ruolo svolse nella casa editrice?
"Con lui ho fatto 45 libri per "La Biblioteca di Babele". Fu un'avventura memorabile. Sceglieva autori e stili in base ai suoi gusti, a ciò che aveva letto e amato. Credo che ogni cosa del passato fosse per lui la scala infinita su cui salire per guardare oltre. Mi sorpresi - due giorni prima che morisse, in un letto di una clinica di Ginevra - nel sentirmi dire che fama e ricchezza erano state un dono minore della cecità. Lo disse senza imbarazzo. Come la cosa più naturale del mondo. Della costellazione degli scrittori che ho conosciuto e amato è stata la stella più luminosa".

Altre stelle che hanno brillato?
"Roger Caillois, William Saroyan, Italo Calvino, Roland Barthes che scrisse per me un paio di testi. In particolare uno per l'edizione che avevo pubblicato dell'Enciclopedia di Diderot".

Come le venne in mente di dare alle stampe un'opera così imponente, sulla quale diversi editori avevano già fatto naufragio?
"Mi dicevano che i diciotto volumi sarebbero stati la mia tomba.
Furono invece un successo incredibile. Perfino Mitterrand mandò il suo autista nella nostra libreria di rue Beaux Arts ad acquistarne. Oggi sarebbe impossibile fare i libri che realizzai allora. Ne parlai a Parigi con Barthes, aveva da poco pubblicato un librettino di grande successo,
Gli chiesi se quel piacere lo ritrovava anche nell'Encyclopédie. Rispose che nella caccia al dettaglio c'era tutta l'intelligenza, l'erotismo e la felicità di Diderot".

Com'era privatamente?
"Gentile, poetico, sensibile. E in qualche modo incuriosito dai miei modi".

In che senso?
"Avevo una trentina di anni ed erano abbastanza note le inclinazioni sessuali di Barthes".

Intende che ci fu un approccio?
"No, ma non era insensibile alla mia presenza. Non ci fu niente perché niente volevo che accadesse.Anche se..."

Anche se?
"Un certo modo che ho di vestire poteva equivocare sui miei gusti sessuali".

Insomma che la scambiassero per gay?
"Ecco. E la sensazione divenne certezza quando per un certo periodo ho indossato un'ampia e vistosa pelliccia di marmotta. Era un freddo pomeriggio romano. Da una macchina, ricordo, qualcuno si sporse e gridò: "A frocio!". E pensare che quell'indumento aveva tutt'altra storia".

Quale?
"Ricorda quell'attore francese che interpretò una parte in Pierre Clémenti. Ci conoscemmo e frequentammo. Una sera, con altri amici, andammo a ballare al "Bang Bang", un locale milanese. A un certo punto Pierre si avvicinò e un po' imbarazzato mi chiese dei soldi. Gli tremava il labbro. Aveva una voce piena di guai. Erano mi pare cinquantamila lire. In cambio ti dò la mia pelliccia, disse. Insistette e facemmo questo scambio bizzarro. In seguito la pelliccia mi fu rubata. Peccato. La sostituii con un tabarro. Sa, quei mantelli a ruota che indossavano i contadini della Bassa? Un omaggio alle mie origini".

Dove è nato?
"A Parma. Mio padre discendeva da una nobile famiglia genovese. Studiò Legge senza mai giungere alla laurea. Non volle iscriversi al fascio e ciò gli impedì di lavorare. Non ho mai capito se accettò quel disimpiego come una condanna o una benedizione".

E di cosa vivevate?
"Di rendita, del ricavato delle terre della nonna. Durante la guerra il babbo fece costruire uno chalet negli Appennini. Fu lì che sfollammo. Avevo quattro anni. Fu un periodo toccato da una sola tragedia. Mio cugino, diventato partigiano, venne ucciso durante un'azione dai tedeschi. Poi la guerra finì e il babbo ogni tanto spariva per andare a Milano. Si pensò a un'amante, scoprimmo che gli era presa la mania di giocare in Borsa. Morì che avevo 14 anni".

Lo ha amato?
"Come si può amare un padre che aveva preso l'effimero troppo sul serio".

E quindi?
"Mi preoccupava che l'effimero diventasse una forma di irresponsabilità. Anch'io ho l'ossessione delle cose che non durano. E fu una delle ragioni per cui inventai la rivista perché la bellezza si espone alle offese del tempo".

La rivista più bella del mondo, si disse.
"Così la definì Jacqueline Kennedy. Fellini parlò della "perla nera". Come vede, l'effimero mi appartiene, ma deve avere una forma. Altrimenti è nulla".

Per questo indossa all'occhiello della giacca rose di plastica che non appassiscono?
"Di bachelite. L'idea venne dopo un regalo di Ottavio Missoni: un pullover. Gli dissi che non ne indossavo. Sulla scatola c'era un fiocco con una rosa rossa di resina. Prenderò questa come dono, aggiunsi".

Pensa di essere un dandy?
"Lo furono Marcel Proust e Oscar Wilde. Sarei ridicolo a volerli imitare. Del resto, non sono ossessionato dall'eleganza. Ho cinquanta giacche che non indosso mai. E due sole che metto sempre. Non sono un dandy. Semmai uno stravagante. Vado perfino in chiesa e mi confesso tutte le domeniche, retaggio di un'educazione dai gesuiti".

Ha molto da farsi perdonare?
"Non lo so, sinceramente. Mi suscita una certa vergogna pensare che uno come me possa acquistare un quadro da 200mila euro mentre c'è gente che muore di fame".

Si sente condannato al lusso forzato?
"Mi sento prigioniero di Fontanellato. Sto qui e mi aggiro come un Minotauro dentro il mio labirinto. Anche mentale. A volte ho la sensazione di essere un coglione gettato in un'epoca che non è più la sua".

Chissà cosa direbbe il suo grande mentore.
"Intende Borges?".

Proprio lui.
"Venne qui alcune volte. Si sedeva con il bastone tra le gambe e fissava il vuoto. Una sera parlammo di giardini. Citò il saggio Horace Walpole. Timidamente gli parlai del progetto di un giardino a forma di labirinto realizzato con piante di bambù. Mi chiese perché bambù. Risposi che era una pianta timida e mistica. Tacque. Poi chiese, che tipo di labirinto. Risposi: il più grande labirinto del mondo. Tacque. E dopo un po' riprese: il più grande labirinto del mondo è il deserto".




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Ritratto di  Luciana Castellina



Ritratto di Fuksas

giovedì 9 gennaio 2014

Parma festeggia sabato 11 Leo Ortolani e il suo Rat-Man 100

“Il 16 gennaio uscirà  Rat-Man 100, un numero atteso da tempo che segnerà una svolta nella storia dell’eroe umoristico pubblicato da Panini Comics. Nato dalla matita di Leo Ortolani nel 1989 come parodia del fumetto di supereroi, passato dal circuito dell’autoproduzione all’edicola, Rat-Man è diventato in breve tempo uno dei fumetti italiani più amati da pubblico e critica, raggiungendo una fama capace di competere negli anni, per tirature a affezione dei lettori, con quella dei personaggi più noti del fumetto italiano. Un successo determinato dall’eccezionale capacità di Ortolani di spaziare tra i generi, virando dal comico al drammatico a seconda delle esigenze narrative, creando un corpus di avventure ricco di citazioni e richiami alla cultura popolare. 
 Marco M. Lupoi, direttore editoriale Panini Comics, ha dichiarato: “Ortolani, in RAT-MAN, è riuscito in un miracolo anomalo nel mondo del fumetto, ma che al verificarsi crea i veri fenomeni, quei titoli che attraversano le generazioni e i generi, e stabiliscono una nuova pietra di paragone.”


e così Parma e la Panini hanno deciso di festeggiare l'avvenimento del grande autore parmigiano ...

L’11 gennaio 2014 a Parma l’evento fumettistico dell’anno
Rat-Con 2014
Panini Comics e il Comune di Parma
presentano una giornata dedicata a  
Rat-Man
il celebre personaggio di Leo Ortolani

Una grande manifestazione radunerà i fan di Rat-Man di tutt’Italia 
 in occasione dell’uscita del centesimo numero di Rat-Man.
Una giornata celebrativa piena di eventi e sorprese dedicata al famosissimo personaggio a fumetti di Leo Ortolani, in cui l’autore parmigiano incontrerà nella sua città giornalisti e lettori per ripercorrere l’entusiasmante storia della sua creatura. 





Il Rat-Con si articolerà in diversi momenti e luoghi della città ducale.
Alle ore 10,30
                        presso la Casa della Musica, in Piazzale San Francesco 1, si svolgerà la conferenza stampa di presentazione della mostra dal titolo RAT-MAN: 100 DI QUESTI NUMERI!, che ripercorrerà la storia del personaggio attraverso le 100 copertine di Rat-Man.
 Interverranno Leo Ortolani, Marco M. Lupoi, lo sceneggiatore parmigiano Marcello Cavalli, il Sindaco di Parma Federico Pizzarotti e l’Assessore alla Cultura del Comune di Parma Laura Maria Ferraris.
Alle ore 11,30,
                         alla presenza dell’autore, la mostra sarà inaugurata ufficialmente e verrà aperta al pubblico per le visite. L’esposizione celebrativa si protrarrà fino al 31 gennaio 2014.
Alle ore 16 
                   Leo Ortolani all’Auditorium Paganini  incontra i lettori.
L’autore, introdotto da Marco M. Lupoi e Marcello Cavalli, ripercorrerà la storia di Rat-Man e fornirà delle sorprendenti anticipazioni sul futuro del personaggio, rispondendo alle domande del pubblico.
 

Nel corso dell’incontro, interverrà un grande artista, il musicista Stefano Bollani, ritratto da Leo nel disegno sopra.

Edizione speciale del numero 100: un volumetto a tiratura limitata disponibile solo per la Rat-Con, contenente in allegato un albo con copertina inedita di Leo Ortolani e all’interno tanti contenuti extra, tra cui l’esclusivo ed inedito storyboard del primissimo numero di Rat-Man (una chicca di oltre 20 anni fa) con cui l’autore diede vita alla fortunata saga.
 

L’ingresso all’Auditorium Paganini sarà libero, fino ad esaurimento dei posti disponibili.



Attenzione: ISCRIZIONI AL COMPLETO!
Ciao, questo è un messaggio di risposta automatica. Abbiamo ricevuto la tua richiesta di autoinvito a Rat-Con. Purtroppo il numero di richieste è già ben al di sopra del limite di 500 prefissato e concesso dall'organizzazione.
Ci dispiace, Non sei iscritto.
Salvo altre indicazioni da parte dello Staff questa mail attesta che non hai ingresso garantito
Cordialmente, Lo Staff RMFC


NB: Potrai comunque provare ad accedere alla Rat-Con tramite i circa Cento (100) posti ad ingresso completamente libero, dove prevarrà solamente l'ordine di arrivo e di adesione alla fila apposita che sarà contrassegnata da un cartello. Di questa fila entreranno solo tante persone quante potrà conenerne legalmente la sala dopo l'ingresso di chi è riuscito ad aggiudicarsi la prenotazione.


 Per chi non fosse riuscito ad avere il posto l'evento sarà trasmesso via streaming nelle fumetterie che hanno aderito al Rat-Con e i lettori presenti nelle librerie potranno partecipare attivamente ponendo le proprie domande all’autore tramite Twitter, utilizzando l’indirizzo ufficiale Panini Comics@Agent_P e l’hashtag #Ratdomande.


A partire dalle 18,
                              sempre presso l’Auditorium Paganini, Leo Ortolani si dedicherà anche ad una signing session per i suoi fans, in cui gli appassionati potranno farsi autografare l’albo speciale e avranno la possibilità di farsi “annullare” il volumetto con un timbro prodotto appositamente per il Rat-Con. Alla fine della giornata lo stesso Leo Ortolani distruggerà il timbro, rendendo di fatto le copie con l’annullo dei pezzi unici da collezione.
L’evento è un’occasione unica per festeggiare l’uscita del tanto atteso numero 100 di Rat-Man e celebrare un autore e un personaggio entrati di diritto nella storia del fumetto italiano.


I luoghi dell'incontro:

La Casa della Musica. Per entrare, bisogna suonare.
La Casa della Musica. Per entrare, bisogna suonare.

L'Auditorium Paganini by night.
L’Auditorium Paganini by night.
L'Auditorium Paganini by day.
L’Auditorium Paganini by day.
L'Autore:


 Leonardo (Leo) Ortolani, nato a Pisa il 14 gennaio 1967 ma subito trasferitosi a Parma dove vive tuttora, è uno dei più noti autori italiani di fumetti. È la firma di Rat-Man, che nasce come serie autoprodotta e, nel 1996, esordisce sul mensile Marvel Magazine di Marvel Italia (con la storia Rat-Man contro il Punitore, prima versione a colori del personaggio). Dal marzo 1997 viene pubblicata regolarmente da Marvel Italia/Panini Comics e da allora ha vinto numerosi premi. Da Rat-Man è stata tratta anche una serie animata prodotta da Stranemani e RaiFiction, andata in onda sui canali RAI nel 2006. Tra le altre opere a fumetti di Ortolani ricordiamo La lunga notte dell’ispettore Merlo, Venerdì 12, L’Ultima Burba e la striscia Quelli di Parma pubblicata sul quotidiano La Gazzetta di Parma. Nel 2011 pubblica per Sperling & Kupfer il libro Due figlie e altri animali feroci. Diario di un'adozione internazionale. Nel curriculum di Ortolani anche una laurea in geologia, tema che ritorna spesso nelle sue opere in forma umoristica.

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 LINKS:

Rat-man: 100 di questi numeri!  (Turismo Comune Parma)
Rat-Man fa 100 e la saga continua(La Stampa)