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domenica 4 settembre 2016

Satira, sa tirare sempre!

«Italiani…
Non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, è la mafia ! »
Le dessin du jour, par Coco



Satira, sa tirare sempre!

di Nadia Redoglia

In questo mondo di ladri, di padri, di madri per verità assolute, quale inedia (per morte lenta) sarebbe  se non esistesse nostra signora  Satira? Ma conosciamo noi il significato e il significante di costei?
Lei è il tutto e pure il suo contrario. Satira, mai satura, sutura  il poema epico della nostra quotidianità.  Martella finché non capisci, beninteso se vuoi capire.   E’ la giornaliera  versione grossolana  del pirandelliano così è se vi pare  e pure del recita bene la tua parte, in questo consiste l’onore tratto dal geniale capolavoro di Masters nei suoi epitaffi a Spoon River. Charlie Hebdo, così come a suo tempo furono Male e Cuore, è al posto suo per sbatterci in faccia l’aldilà dei beni e dei mali di facciata e (oggi) di facebook.
Satira è sadismo e alla bisogna pure masochismo. In vita e in  morte s’offre come apoteosi della meraviglia più pura, innocente, vergine e, in egual modo, senza preavviso, alla realtà del più putrido squallore da violenza nei bassifondi… Ci sbatte  in faccia il quanto sappiamo essere martiri ed eroi, ma anche quanto sappiamo essere subdoli mostri di perbenismo e del politicamente corretto.  Ed è proprio perciò che nostra signora Satira sa tirare appresso ogni maledizione. Satira si deve sbattere in prima pagina, ma solo per darla in pasto a ciascuno di noi all’unico fine di farne personalissimo metabolismo.  Farne affare di Stato  è invece perbenismo d’accatto, è puerile politicamente corretto da burkini, è sterile blablologia da Salvini: è recitare la parte dopo averci già imposto cosa è perché ci è stata fatta apparire…



Pensavo di non condividere questo triste dibattito mediatico dai toni troppo accesi sulle vignette di Charlie Hebdo del terremoto italiano sul blog.
Mi sento molto vicina alle popolazioni colpite, ai loro lutti e proprio per questo volutamente non avevo raccolte qui quei disegni che avrebbero potuto ferire la loro sensibilità.
Quanti disegni italiani avevano già usato la parola pasta.

Ma poi Nadia Redoglia mi ha mandato l'articolo sopra, con una dedica speciale per il mio blog, ed allora mi sono detta forza Fany, si "satira, satirare sempre!".

Non raccolgo però le vignette degli amici su questo triste dibattito, ma solo un articolo che spiega come "La satira a volte fa ridere, a volte no. La sua ragione sociale e’ indurre una riflessione."

A tutti quelli che leggeranno queste righe, non guardate superficialmente cogliete la dura verità.








disegno di Felix sulla rivista Charlie Hebdo




LA VIGNETTA DI CHARLIE HEBDO SPIEGATA A MIA MADRE
Chi scrive ha passato 9 anni della propria esistenza in una stanza di tre metri per tre, sotto una nube di fumo passivo, a scrivere per un noto programma TV satirico italiano in onda dal 1988.
Visto che oggi si e’ fatto un gran parlare di satira, ho deciso di fare uso privatistico di un mezzo pubblico e approfittare degli Stati Generali per dialogare con mia madre su Charlie Hebdo e la famosa vignetta.
Mamma: “QUELLA VIGNETTA FA SCHIFO!”
Io: Giusto. Fa veramente schifo. E sai perché? Perche’ e’ la satira stessa a fare schifo.
Ti ricordi il più grande autore satirico italiano? No, non Maurizio Crozza. Dante Alighieri.
Ti ricordi, nell’Inferno, il trattamento riservato ai Simoniaci, incluso Papa Niccolo’ III,  con il viso immerso nello sterco e il sedere all’aria? E Maometto? Altro che Charlie, Dante lo raffiguro’ aperto in due da un taglio verticale lungo tutto il corpo, con le interiora a penzoloni, a spruzzare sangue e nutrirsi tramite “il tristo sacco che merda fa di quel che si trangugia“.
E gia’ che ci siamo, ricordi i grandi commediografi che la satira se la sono inventata, a cominciare da Aristofane? Non sto a raccontarti le zozzerie narrate ne “Le nuvole” perché non finiremmo più, ma credimi: e’ dall’inizio dei tempi che, per sua natura, nelle opere satiriche troviamo incesti, atti di coprofagia, bestemmie, vilipendi di cadavere e tanti altri atti schifosi e schifosissimi.
Il fatto che la vignetta di Charlie Hebdo ti abbia fatto schifo ci dice quindi una cosa: che si trattava di vera satira.
Mamma: MA CROZZA A ME FA RIDERE! QUESTO SCHIFO NO!
Io: Giusto anche questo. E sai perché? Perche’ Crozza non fa satira. Quando parla emiliano e dice che vuole smacchiare il giaguaro, Crozza sta facendo la parodia di Bersani. Capisci? Parodia, non satira. La parodia e’ fatta per far ridere, e’ la sua ragione sociale. La satira a volte fa ridere, a volte no.  La sua ragione sociale e’ indurre una riflessione. E’, insomma, una cosa diversa.
Al pari di Crozza, non fa satira neppure Fiorello o Ezio Greggio o Gene Gnocchi o uno a caso delle decine di comici che in anni recenti sono stati presentati come “comici satirici”. Se qualcuno li ha presentati come tali, e’ stato per effetto di un grande corto-circuito avvenuto in anni molto bizzarri, anni in cui anche uno come Enrico Bertolino – la cui battute hanno la stessa pericolosità del Danette Danone – veniva messo all’indice.
Giudicare la satira con il metro del “quanto mi fa ridere” e’ come giudicare un editoriale di un quotidiano con il metro del “quanto le natiche dell’editorialista sono sode”: non c’entra nulla.
Se tu preferisci farti una bella risata, e quindi alla satira preferisci la parodia, lo sberleffo, la faccetta, il doppio-senso, il cabaret tutto ciò e’ assolutamente normale: la satira e’ una nicchia che più nicchia non si può. Lo sa benissimo il conto in banca di chi la fa: infatti generalmente dopo un po’  la abbandona e passa a fare altro (Benigni, Grillo).
MA NON SI PUO’ FARE SATIRA SUI MORTI!
Piano un momento.
La satira, abbiamo visto, ha a che fare con lo schifo. Deve, per sua natura, suscitare una reazione forte, di pancia. Deve shoccare, nauseare. E come fa la satira a ottenere questo effetto? Attraverso la rappresentazione di immagini e simboli che una certa società, in un certo momento storico, ritiene sacri (altrimenti non ci sarebbe la reazione) che vengono usati, dal satirico, come mezzi per dire qualcosa su quella stessa società.
Se in una societa’ a essere considerato Sacro e’ il Clero, ecco che la rappresentazione del satirico avrà a che fare con i Papi (Dante Alighieri). Se Sacra e’ l’immagine del profeta, ecco le vignette a carattere religioso.
Da noi, che di sacro abbiamo pochissimo, la satira spesso si serve di bare e altre disgrazie. Attenzione pero’: l’obiettivo della satira, come detto, non sono certo le rappresentazioni.
Se si mostra Maometto su una nuvola che rivolto verso il basso dice “Insomma, basta! Abbiamo finito le vergini!” l’obiettivo non e’ certo lui e tantomeno l’Islam, quanto i kamikaze e la loro folle cultura.
Allo stesso modo, mostrando l’immagine delle bare di ritorno dall’Iraq o le macerie del Terremoto o…
I BAMBINI! L’ANNO SCORSO SE LA SONO PRESA CON I BAMBINI MORTI!!
…ecco, appunto, il bambino siriano morto in riva al mare. Ho visto che oggi le tue amiche lo hanno citato in lungo e in largo. Pero’ si sono dimenticate che quella vignetta non mostrava solo il bambino, ma – in lontananza – anche un cartellone di Ronald Mc Donald che  pubblicizza l’Happy Meal.
Quella vignetta, in una sola immagine (che faceva “schifo” e si serviva di una rappresentazione “sacra”) mostrava il paradosso dei migranti che muoiono nel tentativo di raggiungere una Terra Promessa, dove la Terra Promessa altro non e’ che quel delirio di centri commerciali e fast-food, di sogni infranti e economie depresse, di pubblicita’ e consumismo sfrenato che e’ oggi l’Occidente – dove l’infanzia, per giunta, e’ ridotta a segmento di mercato da conquistare a suon di offerte tipo Happy Meal.
Se la vignetta sia riuscita o no e’ un altro discorso. Qui e’ bene che tu capisca che il senso non era ridere di un bambino morto, ma riflettere (di nuovo: riflettere e non ridere, perché si tratta di satira) attraverso quella morsa allo stomaco sul dramma di milioni e milioni di persone che si trovano nella stessa situazione di quel bambino, per le quali il nostro Inferno appare loro come il Paradiso.
Quindi, secondo te, era più offensivo Charlie Hebdo, o i tanti giornali e giornalisti subdoli che hanno usato quella foto per fare click-baiting e avere più visite, in modo da guadagnare più soldi dalla pubblicità incorporata nell’articolo (pubblicità’, vedi, proprio come il Mc Donald della vignetta) ?
Allo stesso modo, la vignetta di oggi non vuole fare ridere delle persone schiacciate sotto le macerie. Vuole usare quell’immagine per far riflettere (di nuovo: riflettere, non ridere, e’ bene ripeterlo fino allo sfinimento) sul fatto che in tutti i Paesi sviluppati ad eccezione dell’Italia un terremoto di 6.2 non ti uccide.
E se in Italia ti uccide e’ perché, a causa della mentalità italiana – rappresentata con uno degli elementi più italiani di tutti, ovvero il cibo – da noi, come diceva Flaiano, tutto e’ grave eppure nulla viene affrontato seriamente, tanto meno la prevenzione sismica.
Quando ci offrono 80 euro in più in busta paga, o ieri 1000 euro in più per ogni bebe’, invece di mandarli a fare in culo e dir loro di occuparsi di cose serie – come la messa in sicurezza degli edifici – corriamo in massa a dargli il nostro voto.
Quando vediamo le immagini di terremotati di 20, 30 anni fa che ancora vivono nei container invece di indignarci cambiamo canale (e infatti nel famoso programma satirico di cui sopra quando ci si occupava di terremotati i servizi andavano in onda al sabato, quando l’ascolto non conta, perché a metterli in settimana si andava incontro a terribili debacle in termini di audience).
Quando accadono tragedie come queste siamo pronti a mobilitarci e a dare prove di coraggio e solidarietà straordinarie, ma quando si passa all’ordinario torniamo quelli di sempre, una scrollatina di spalle, un “e che vuoi farci, siamo in Italia!” e continuiamo ad auto-assolverci, facendo finta di non vedere, facendo finta di non sapere, quando invece vediamo e sappiamo benissimo, si tratti di evasione fiscale o  mafia o messa in sicurezza degli edifici…
Questo voleva dire Charlie Hebdo: che quei morti non sono morti di terremoto. Sono morti di Italia.
NON ME NE FREGA NIENTE! QUELLA ROBA VA PROIBITA!
Di nuovo: che tu dica questo non solo e’ giusto ma e’ pure naturale: del resto volevano proibire anche Aristofane e Dante. Proprio perché deve provocare reazioni forti, proprio perché palpeggia la societa’ nei suoi elementi sacri, e’ doveroso che essa si ribelli alla satira e ne chieda la testa. La richiesta di censura, per la satira, e’ come il Viagra. Sono le risatine forzate, i sorrisini a favore di camera dei politici da Floris quando Crozza li imita ad ammosciare l’autore satirico: non certo la minaccia di censura, che e’ cio’ per cui il satirico vive e per cui – come si e’ visto il 7 gennaio 2015 – e’ disposto a morire.
Ed e’ qui l’importanza decisiva che la satira gioca in una società: come una cartina di tornasole, la satira ne misura la liberta’ di espressione – di cui ci beamo quanto ci rapportiamo a modelli di società alternative alla nostra – che altrimenti sarebbe impossibile da determinare.  Come fare, infatti, a capire quanto una società sia libera se le opinioni espresse sono tutte, più o meno, aderenti all’ideologia ovvero rispettose del Sacro?
E’ proprio attraverso l’aggressione del Sacro che la satira si carica su di se’ il compito – ingrato, viste le denunce, i licenziamenti, e da qualche anno pure gli attentati terroristici – di testare quotidianamente il valore fondante di ogni democrazia.
Darei la vita per difendere la tua liberta’ di espressione, ma ti staccherei la testa per le idiozie che stai dicendo” diceva Voltaire (più o meno). La satira mette la società davanti a una sfida costante, ci obbliga ogni giorno a confrontarci con noi stessi, divide i fautori della società aperta da quelli della società chiusa, ci aiuta a capire chi dobbiamo eliminare dagli amici di Facebook.
Se una societa’ ha la forza di sopravvivere al disgusto provocato dalla satira, allora e’ una società libera. Ed e’ per quello che, un anno e mezzo fa, si gridava Je Suis Charlie. Non certo perché eravamo tutti diventati fans di una rivista che esiste da decenni ed era pure in crisi di vendite.
Ma perché e’ grazie anche a quella rivista se noi oggi possiamo definirci liberi. Chissà ancora per quanto.

martedì 5 aprile 2016

Charlie Hebdo : "Papa où t’es?"


Charlie Hebdo du 30 Mars 2016, n° 1236




Cosa dice l’editoriale di Charlie Hebdo di cui si parla da giorni
Si chiede se il terrorismo non sia in qualche modo conseguenza dell'aver rinunciato a criticare le religioni, Islam compreso, per paura di essere definiti "razzisti"

Da qualche giorno si è tornati a discutere di Charlie Hebdo, giornale satirico francese la cui redazione fu attaccata da alcuni terroristi islamisti nel gennaio del 2015. Otto giorni dopo gli attacchi di Bruxelles, su Charlie Hebdo è stato pubblicato un editoriale in cui ci si chiede se l’aver rinunciato a criticare e a mettere in discussione le religioni, compreso l’Islam, per paura di essere definiti “islamofobi” o “razzisti”, non abbia in qualche modo contribuito a creare il clima che ha reso possibili gli attentati terroristici degli ultimi mesi in Francia e Belgio. Il terrorismo, insomma, accade anche perché la libertà di parola è stata in qualche modo frenata e perché il silenzio ha preso il posto del pensiero critico.

L’editoriale
L’editoriale di cui si discute è stato pubblicato nel numero di Charlie Hebdo del 30 marzo e si intitola, nella sua versione inglese, How did we end up here? (“Come siamo arrivati a questo punto?”). L’editoriale inizia con un elenco delle cause degli attacchi di Bruxelles indicate dagli “specialisti”: l’incompetenza della polizia belga, la disoccupazione giovanile, l’isolamento degli immigrati in certi quartieri di Bruxelles. «Le cause sono molteplici e ognuno sceglie quella che più gli si addice in base alle proprie convinzioni». In realtà, prosegue l’editoriale, «gli attacchi sono la punta di un grande iceberg. Sono la fase finale di un processo di intimidazione e silenzio cominciato molto tempo fa» che ci ha reso incapaci di parlare e di criticare apertamente l’Islam.

L’editoriale fa diversi esempi. Il primo riguarda Tariq Ramadan, un intellettuale, scrittore e professore che si occupa di Islam, che è musulmano e che la scorsa settimana ha parlato all’Istituto di studi politici di Parigi conosciuto come Sciences Po, una prestigiosa università francese. Charlie Hebdo dice che Tariq Ramadan «non fa nulla di sbagliato»: insegna l’Islam, scrive di Islam, «si propone come un uomo del dialogo» aperto al dibattito sulla laicità che, secondo lui, «ha bisogno di adattarsi al nuovo posto che la religione ha occupato nelle democrazie occidentali» che devono dunque accettare anche le tradizioni dalle minoranze che accolgono. Il compito di Ramadan, dice l’editoriale, è quello di dissuadere le persone a criticare l’Islam: «Gli studenti di scienze politiche che lo ascoltavano la scorsa settimana, una volta diventati giornalisti o funzionari locali, non avranno il coraggio di scrivere o dire nulla di negativo sull’Islam. La piccola incrinatura della loro laicità che è stata fatta quel giorno porterà il frutto di una futura paura a criticare per non apparire islamofobi»:


Tariq Ramadan non prenderà mai in mano un Kalashnikov per sparare a un giornalista. Non preparerà mai una bomba per attaccare un aeroporto. Altri faranno quelle cose. Non è il suo ruolo. Il suo lavoro, presentato come dibattito, è quello di dissuadere le persone dal criticare la sua religione in ogni modo.

L’editoriale suggerisce poi di prendere come esempi una donna con il velo e un panettiere musulmano: «Perché preoccuparsi di loro?». Nell’indossare il velo e nel non servire panini con il prosciutto, nessuno dei due sta facendo qualcosa di sbagliato. La donna è improbabile che nasconda una bomba sotto il suo burqa come alcune persone hanno sostenuto quando in Francia era in discussione la legge per vietarlo: perché allora chiederle di non vestirsi come vuole? Il fornaio con la barba lunga non infastidisce nessuno, è integrato e ben voluto dalla comunità: perché cambiare fornaio anche se non serve panini con il prosciutto? «Sarebbe sciocco continuare a lamentarsi o gridare allo scandalo. Ci si abitua abbastanza facilmente. Come Tariq Ramadan ci insegna, ci adattiamo».

Charlie Hebdo arriva infine a parlare degli attentatori di Bruxelles. Fino al momento di farsi esplodere all’aeroporto e alla stazione, non avevano fatto niente di male, dice l’editoriale: conoscevano poco la storia della loro religione, il colonialismo, o le tradizioni del paese dei loro antenati. Hanno chiamato un taxi per l’aeroporto di Bruxelles «e ancora, in quel preciso momento, nessuno di loro aveva fatto qualcosa di male. Non Tariq Ramadan, né le donne con il burqa, non il fornaio e neppure questi giovani». Eppure, «niente di quello che stava per accadere all’aeroporto o alla metropolitana di Bruxelles poteva davvero succedere senza il contributo di tutti». Senza cioè il clima che si è venuto a creare per cui tutti rinunciano a parlare dell’Islam e dei suoi problemi per paura di far nascere delle controversie ed essere accusati di islamofobia. Le due cose, sostiene Charlie Hebdo, sono direttamente collegate.

L’editoriale si conclude spiegando che il terrorismo è solo la parte conclusiva di un processo già iniziato, che impone di non parlare, di non contraddire e di evitare il dibattito, che recita «tenete a freno le vostre lingue, vivi o morti. Rinunciate a discutere o a contestare». Ma, si chiede Charlie Hebdo, «come diavolo siamo arrivati a questo punto? Come diavolo ho fatto a finire a dover girare per la strada tutto il giorno con un velo sulla testa? Come diavolo sono finito a dover pregare cinque volte al giorno? Come diavolo sono finito nella parte posteriore di un taxi con tre zaini pieni di esplosivo?».

Le critiche
Subito dopo la pubblicazione, l’editoriale è stato molto criticato. Per il fatto che i musulmani osservanti vengano descritti come corresponsabili del terrorismo, innanzitutto. Alcune di queste critiche sono state riportate dal Guardian: Shadi Hamid, studioso di scienze politiche, ha descritto l’editoriale come “bigotto” e “pigro”. Altri hanno spiegato che Charlie Hebdo non sta facendo satira sull’Islam, ma lo sta semplicemente demonizzando, altri ancora hanno paragonato i toni dell’editoriale a quelli usati contro gli ebrei prima della Seconda guerra mondiale. Lo scrittore Teju Cole, che già in passato aveva criticato il tono delle pubblicazioni diCharlie Hebdo, ha paragonato la retorica dell’editoriale a quella di Donald Trump e dei nazisti.

In pochi, in sostanza, ci hanno visto una vera difesa dei valori democratici. Nesrine Malik, scrittrice e commentatrice di origine sudanese che vive a Londra, sempre sul Guardian, ha scritto che per Charlie Hebdo non esiste, in pratica, un musulmano innocente. Tutto questo, scrive Malik, «non ha a che fare con la libertà di espressione. Ha a che fare con una licenza. La licenza a sospendere l’intelligenza, il giudizio obbiettivo e tutte le altre facoltà che frenano la rabbia, la confusione e il pregiudizio dall’essere lanciate contro un obbiettivo». Scott Timberg, su Salon, ha scritto che la cosa peggiore dell’editoriale di Charlie Hebdo è che usa la difesa dei valori democratici di cui la libertà di espressione fa parte per una rabbiosa argomentazione antireligiosa.
(fonte)





Attentats et caricatures

Encore une couverture de Charlie Hebdo qui va faire parler d’elle. Riss persiste et signe. A une semaine des attentats de Bruxelles, il propose un Stromae chantant son tube célèbre Papa où t’es? entouré de membres humains qui volent dans tous les sens. Un des seuls à ne pas avoir pris Tintin comme porte-parole. La semaine précédente c’était une islamiste en burqa tournant la roue de la fortune pour tirer au sort la prochaine ville qui aura la chance d’avoir son attentat! C’est au nez et à la barbe des terroristes qu’il rit. Pas à ceux des victimes ou de leurs familles. Charlie n’est que du second degré, quand il n’est pas du troisième.
Je comprends qu’on puisse ne pas apprécier cet humour noir. Je comprends que beaucoup ne soient pas d’humeur à rire en ce moment. Et encore moins de rire jaune. Je comprends que d’aucuns puissent se sentir blessés ou du moins mal à l’aise au vu des dessins.
Mais il faut aussi comprendre Charlie et Riss. Si Charlie fait dans la compassion, si la peur de choquer et de faire de l’humour l’emporte, si l’humour noir est mis sur un même pied que la haine assassine obscurantiste, alors c’est la victoire de la terreur!
Il faut comprendre que l’humour est devenu une forme de résistance. Et aujourd’hui plus que jamais!
Charlie a payé cher le prix de sa liberté de ton et d’expression. Très cher. Trop cher.
Si ce n’est pas de votre goût, ne le lisez pas. Si comme moi vous comprenez, alors défendez-le.

Charlie Hebdo sur i 24 news

La semaine dernière j’ai été invité à parler de la couverture de Riss qui parodie Stromae avec Papaoutai. Une couverture que j’ai défendue car pour moi Charlie est un indice de l’état de santé de la démocratie, cette démocratie si mal comprise et trop facilement mise à mal par un public de plus en plus large qui se lache sans gène sur les réseaux sociaux.
Voir à partir de la 20ème minute.
http://www.i24news.tv/fr/tv/revoir/journal-du-soir/x40toyn#/journal-du-soir/x40toyn
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Il testo della canzone di Stromae
Stromae, per alcuni critici il Jacques Brel del XXI secolo, ha dedicato il testo di «Papaoutai» a suo padre, una delle centinaia di migliaia di vittime del genocidio. Il singolo è stato estratto dal disco dal titolo «Racine Carrèe», pubblicato lo scorso 16 agosto 2013 da Universal. Nel brano a parlare è un bambino che chiede alla madre dov’è il padre: «Mamma dice che quando si cerca bene si finisce sempre per trovare qualcosa». La risposta è che il padre non è lontano. Non in senso geografico, però. Nella seconda parte il «non più giovane» Stromae capisce che sta diventando adulto, che sarà lui un papà, e che non c’è nessun papà per lui: Tuttavia, che ci crediamo o no ci sarà un giorno in cui ci crederemo eccome, un giorno o l’altro saremo tutti papà e da un giorno all’altro saremo tutti andati». La canzone si chiude quindi con una preghiera, un’implorazione a un padre-Dio, implorandolo di farsi vedere: «Dimmi dove sei nascosto! Devi farlo… Fallo almeno prima che conti le dita altre mille volte».
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giovedì 7 gennaio 2016

Charlie Hebdo un numero speciale, un anno dopo la strage.

la copertina


EDITO N°1224
Crève, Charlie !
Vis, Charlie !
Le 7 janvier 2015, vers 11 h 35, quelque chose de particulier est arrivé. Quelque chose qu’on avait imaginé, mais jamais réellement envisagé. En 2006, quand Charlie publia les caricatures de Mahomet, personne ne pensait sérieusement qu’un jour tout ça finirait dans la violence. Il n’était pas pensable qu’au XXIe siècle, en France, une religion tue des journalistes…

Crève, Charlie !
Vis, Charlie !
Il 7 gennaio 2015, alle 11 h 35, è accaduto qualcosa di speciale. Qualcosa che avevamo immaginato, ma mai veramente considerato. Nel 2006, quando Charlie ha pubblicato le vignette su Maometto, nessuno ha seriamente pensato che un giorno tutto questo sarebbe finito nella violenza. Era impensabile che nel ventunesimo secolo, in Francia, una religione uccida dei giornalisti ...


Un anno dopo la redazione di Charlie Hebdo non è più al 10 di rue Nicolas-Appert ma in un luogo misterioso dall’altra parte della città, il “bunker” lo chiamano i giornalisti del settimanale satirico. Nell’edicola, il nuovo numero di Charlie: c’è dio in copertina, con la barba lunga e, anche lui, un kalashnikov sulle spalle. Sopra c’è scritto: «L’assassino è ancora in giro». Molte le polemiche su quest’ennesima scelta controcorrente, mentre nelle edicole le file interminabili per comprarlo non ci sono più: non come un anno fa, quando tutta la Francia divenne Charlie.

Qui sotto alcuni dei disegni del numero speciale.
Notevole quello con protagonista Casimir, le gentil dinosaure, amato personaggio creato da  Yves Brunier.








https://charliehebdo.fr/

lunedì 7 settembre 2015

Firenze Teatro Puccini: JE SUIS CHARLIE omaggio a Wolinski

lunedì 28 settembre ore 21.00
Comune di Firenze, Institut Français e Teatro Puccini Associazione Culturale presentano

JE SUIS CHARLIE omaggio a Wolinski

a cura di Sergio Staino e Daria Galateria
interviene Maryse Wolinski
Mostra di disegni originali di Wolinski e conferenza spettacolo con Goffredo Fofi, Luca Raffaelli, Claudio Bisio, Milo Manara, Altan, Gianni Coscia e tanti altri.
Ingresso libero

Cari amici,
lunedì 28 settembre alle 21 al Teatro Puccini di Firenze è organizzata una serata in ricordo di Georges Wolinski, il grande disegnatore morto durante l'eccidio di Parigi del 7 gennaio. Saranno presento la vedova Maryse e alcuni dei suoi amici italiani più cari, da Milo Manara ad Altan, al sottoscritto; inoltre Goffredo Fofi, Luca Raffaelli, Daria Galateria. Claudio Bisio reciterà alcuni testi di alcune strisce e Gianni Coscia alla fisarmonica con Cocco Cantini al sax e Michele Staino al basso sottolineeranno i momenti più salienti con la loro musica. Tenetevi liberi per quella data, mi raccomando che vorrei che fossimo in tanti a salutare Georges attraverso Maryse, con affetto e commozione.
In allegato trovate un articolo scritto da Roberto Incerti per Repubblica con una bellissima intervista a Maryse. Cercate di leggerlo perché merita.
Un grande abbraccio
Sergio




Maryse Wolinski: "Mio marito il genio"
Iniziative per il vignettista ucciso con i colleghi di "Charlie Hébdo"

di ROBERTO INCERTI

PARIGI - ALLE pareti tanti post-it con scritto: "Buona notte cara" e "Bentornata, nel frigo trovi caviale e champagne". Poi decine di vignette con quel segno veloce, apparentemente tirato via che ha caratterizzato l'umorismo di uno dei grandi vignettisti del Novecento, Georges Wolinski. Ancora: foto di lui con l'affascinante moglie Maryse e foto di lui giovane, che sembra un attore della Nouvelle Vague. Poi le matite, i sigari, le penne stilografiche. Un pezzo di pavé, di pietra che "ha fatto" il Maggio francese.

INTORNO a noi, fotografie che raccontano l'amore di Wolinski per Cuba, statuette bizzarre e naturalmente disegni, disegni, disegni. Siamo a Parigi, in Boulevard St. Germain, ospiti della scrittrice Maryse Wolinski, moglie del grande vignettista assassinato assieme ad altri colleghi di "Charlie Hebdo" nel tragico attentato terroristico dello scorso gennaio. La satira di Wolinski è conosciuta per i suoi sberleffi erotici. Assieme a Cabu, Siné, Reiser, faceva parte di un gruppo di vignettisti dal segno brut, frettoloso, dall'humour crudele: stiamo parlando di uno che ha fatto scuola, il suo segno ha mandato in pensione la vecchia caricatura. Il Teatro Puccini di Firenze lo ricorderà con una serata voluta da Sergio Staino, in collaborazione con l'Istituto Francese di Firenze e col Comune. Ci sarà una mostra di una quarantina di disegni del maestro. Alla serata ( 28 settembre) interverrà proprio la vedova.

Come è cambiata la sua vita dopo la morte di Georges?
"È stata completamente sconvolta: mi sento una naufraga. Ho vissuto 47 anni con Georges, un percorso molto lungo: di vita e professionale, perché abbiamo lavorato molto insieme. Come pubblicazioni, abbiamo realizzato libri per ragazzi. Ma quello che intendo dire è l'aiuto che ci siamo dati reciprocamente. Avevamo due studi separati. Lui veniva a chiedermi cosa ne pensavo di un disegno ed io gli chiedevo di giudicare ciò che avevo appena scritto".
Litigavate mai? Fra coniugi artisti di solito capita.
"Per fortuna sì. Eravamo due esseri contrari: condividevamo gli stessi valori ma non avevamo sempre le stesse idee. Eravamo l'uno il contrario dell'altra: per questo forse siamo andati avanti così tanto. Due persone che vivono insieme non devono guardare nella stessa direzione: questo per potersi nutrire l'uno dell'altro. Certo che adesso tutto è diverso, non vado quasi più a teatro. Che senso ha vedere uno spettacolo e poi non poterne discutere con Georges? Adesso mi sento sola, lo sguardo che aveva su di me sapeva darmi fiducia. A proposito di teatro: al Théatre Déjazet a due passi da Place de la République sta andando in scena uno spettacolo in suo omaggio, saranno esposti anche dei disegni. Ho poi donato il suo studio al Centro internazionale di Disegno e umorismo di St-Just-le Martell, inaugura il 24 di questo mese".
La cosa più bella che Wolinski le abbia mai detto.
"È qui, scritta su un bigliettino alla
parete: "Sei la donna della mia vita. Peccato che la vita è corta"".
Wolinski era un dandy: aveva una Jaguar; adorava i buoni sigari, era un cultore della bellezza soprattutto femminile. Questo era in contraddizione col suo segno essenziale?
"Nel suo tratto c'è stata un'evoluzione. Da giovane illustrò un Victor Hugo con grandi "fioriture". Poi qualcosa cambiò: durante le riunioni di redazione su un quadernetto faceva schizzi fluidi, di getto. Fu Francois Cavanna (1923 - 2014) a dirgli: ma perché non usi sempre questo stile? E quello stile lo ha caratterizzato su riviste satiriche che hanno fatto epoca: L'Enragé, Hara Kiri, Charlie Hebdo".
Qual era la giornata tipo di Wolinski?
"Lavorava sempre in casa. Aveva molte collaborazioni. Per esempio ogni mercoledì c'era la riunione di redazione di Charlie Hebdo. La mattina andava a comprare i giornali vicino a casa, poi iniziava a leggerli al Café de Flore in St. Germain. Non leggeva tutto, cercava idee. Faceva dei cerchietti intorno ai titoli, agli articoli: per ricordare ciò che gli interessava, che poteva dare spunto alle sue vignette".
Perché quell'attentato a Charlie?
"È la guerra dell'ignoranza contro la cultura. I fratelli Kouachi che hanno compiuto la strage non sapevano cosa fosse Charlie, non sapevano chi era Wolinski. Io adesso ho paura, mi chiudo in casa".
Che tipo di francese era suo marito?
"Lui diceva sempre che i francesi si dividono in due categorie, quelli che amano l'olio e quelli che preferiscono il burro. Georges apparteneva ai primi".
Parliamo del vostro rapporto con Firenze e la Toscana.
"È legato all'amicizia con Sergio Staino, siamo stati molte volte suoi ospiti. Una volta venne da noi anche Milo Manara. Grazie a Sergio abbiamo scoperto la campagna toscana, l'incanto del verde a San Martino alla Palma. Georges poi adorava la pittura di Botticelli. Una volta andammo agli Uffizi, era tardi e il museo era vuoto. Lui osservò "La Primavera" in silenzio, poi si mise a sedere davanti e pianse di commozione".
Parliamo della mostra di Firenze.
"Il titolo potrebbe essere: Wolinski dall'inizio alla fine. Ci sono tavole colorate, in bianco e nero. Diverse fra loro. Illustrazioni di Garcia Lorca, di un "Re Lear" visto ad Avignone, un omaggio a Tati, la fine di Mitterrand, una satira sull'arte contemporanea".
Sta per uscire un suo libro sulla strage di Charlie: come si intitolerà?
"Come l'ultima frase di Georges: Cherie, io vado a Charlie".




Wolinski e Staino a Cuba, in un disegno dell’autore francese

sabato 7 febbraio 2015

Milano: Siamo tutti Charlie!

A Milano al Museo del fumetto - WOW Spazio Fumetto

MOSTRA-OMAGGIO

da sabato 7 febbraio a domenica 15 marzo 2015


Siamo tutti Charlie!


A un mese esatto dal terribile attentato di Parigi, WOW Spazio Fumetto
dedica una mostra e un incontro a Charlie Hebdo, alla satira e alla libertà d’espressione, esponendo gli omaggi realizzati da 150 fumettisti e vignettisti italiani e più di 70 stranieri.
Un atto dovuto da parte del Museo del Fumetto di Milano in quanto nell'attentato alla redazione di Charlie Hebdo hanno perso la vita 12 persone tra cui 5 vignettisti di grande calibro, considerati le matite più “affilate” di Francia:
Georges WolinskiCharbCabuTignous e Philippe Honoré.

Sabato 7 febbraio, alle ore 16.00, la mostra verrà inaugurata con un incontro dedicato alla satira e alla libertà d’espressione. La mostra è organizzata con
il patrocinio del Consiglio di Zona4 del Comune di Milano.

Il giorno dopo la strage scrivevamo:
L’orribile omicidio che ha insanguinato Parigi il 7 gennaio ha colpito autori che hanno sempre espresso la più grande forma di indipendenza del pensiero, sfidando le mille forme della censura, dai sequestri alle minacce. Erano persone eccezionali, vertice di una creatività che dagli anni Sessanta è stata di esempio al mondo, sul puro fronte della libertà d’espressione. Il gesto di fanatici esaltati in nome di un dio sanguinario, che non esiste per nessuna religione, mirava a spezzare matite eccellenti della satira, dell’umorismo e del fumetto: un nemico pericoloso per loro, forse il più pericoloso, perché usa armi che loro non potranno mai comprare e nessun addestratore militare potrà insegnar loro a utilizzare, vale a dire l’arma nonviolenta dell’opinione utilizzata con l’arte sottile della satira. Una risata li seppellirà. Impariamo dai nostri amici uccisi a mettere a nudo le ipocrisie, i moralismi, gli opportunismi che si pavesano da religioni, ideologie o patriottismi per dividersi il mondo e avvelenare i popoli. Se l’orrore di questi giorni ci costringerà di riflettere su tutto questo, la nostra vittoria non sarà nella cattura di tre invasati ma nella rinnovata consapevolezza dell’uso della satira.
Dal 7 febbraio al 15 marzo, il nostro museo ospiterà una mostra gratuita che esporrà opere che molti protagonisti della satira, dell’umorismo e del fumetto ci hanno inviato in questi giorni. Tutti gli autori interessati sono tuttavia invitati a partecipare in qualsiasi momento mettendosi in contatto con il museo scrivendo alla mail charlie@museowow.it. Sabato 7 febbraio, giorno di apertura della mostra, a un mese dal crimine che ha colpito Charlie Hebdo, in un incontro pubblico ci ritroveremo per parlare di tutto questo nella memoria di chi ci ha lasciato e per un segno di continuità: per ogni matita spezzata, cento matite si stanno affilando.

Luigi F. Bona
presidente Fondazione Franco Fossati
direttore WOW Spazio Fumetto
Ad oggi all'appello di WOW Spazio Fumetto hanno aderito più di 200 autori, che con le loro matite, penne e tavolette grafiche hanno voluto omaggiare i colleghi uccisi o celebrare la libertà di satira, con disegni a volte pungenti a volte malinconici.
Tra loro, solo per citarne alcuni: Silver, Bruno BozzettoLeo OrtolaniDon Alemanno,Adriano CarnevaliGiacomo BevilacquaSioFabio Celoni e Silvia Ziche.
Una sezione della mostra sarà ovviamente dedicata all’opera e alla figura degli autori uccisi a Parigi e alla storia della rivista, a partire dal 1960 quando fu fondata Hara-Kiri, diventata poi Hara-Kiri Hebdo e infine Charlie Hebdo.




Silvia Ziche (Donna Moderna)





Jenus di Don Alemanno Pillola n°132






foto © emanuelaoliva@alice.it 3397733503
SIAMO TUTTI CHARLIE al WOW dal 07/02/2015 al 15/05/2015 una mostra per la LIBERTA' D'ESPRESSIONE
Gbeduschi con gli amici Mario Airaghi,Athos Careghi e Dino Aloi. 7 febbraio 2015
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Charlie Hebdo, 220 autori in mostra a Milano per la libertà di satira
Una grande mostra al Museo del fumetto di Milano, aperta fino al 15 marzo, per ricordare i vignettisti di Charlie Hebdo uccisi nell'attentato di Parigi, ma anche per fare conoscere il loro lavoro e per riflettere sulla satira. “In un paese in cui di satira se ne fa forse poca” spiega Luigi Bona, direttore del Museo del fumetto. “Molti di quelli che hanno detto di essere Charlie Hebdo stanno facendo ridere gli amici morti. Perché nessuno di loro è Charlie, ma neanche lontanamente”. 220 gli autori che hanno inviato vignette per partecipare alla mostra.

Video di Tiziano Scolari


SIAMO TUTTI CHARLIE, POCO DA FARE

martedì 3 febbraio 2015

Artefacto 65


Amigos y colegas,
Ya está disponible la nueva edición de la revista virtual de todas las artes, con mucho material de interés para que lo disfruten y lo compartan. Pueden descargarla gratuitamente desde aquí: http://revistavirtualartefacto.blogspot.com/

Friends and colleagues,
Now available the new edition of the online magazine of the arts, with much material of interest for you to enjoy and share. You can download it free here: http://revistavirtualartefacto.blogspot.com/

Omar Zevallos

Artefacto 64 dedicato alla tragedia di Charlie Hebdo
ed al caricaturista cubano René de la Nuez.


Ho estrapolato dalla rivista, in anteprima, la vigna di Beeler, del 2010 ma sempre purtroppo così rappresentativa....




.....e le opere di Gilmar (Brasile)



Potete scaricare gratuitamente la rivista qui:
https://drive.google.com/file/d/0Byi4elVrQe0DTzZwOE44cnBTVjA/view?usp=sharing

domenica 18 gennaio 2015

#CharlieHebdo Le collezioni

Sesta raccolta per gli amici di Charlie Hebdo:

Guillermo Mordillo


David Rowe


#‎Charlie‬ Hebdo
Doaa Eladl  (Egitto)
‎Charlie‬ Hebdo 09 Jan 2015



#‎jesuischarlie‬
Doaa Eladl (Egitto)
Charlie Hebdo 10 Jan 2015


Riber


Tyvärr är det möjligt att använda denna snart 15 år gamla bild igen och igen.
Unfortunately, it is possible to use this almost 15 year old image again and again.
Riber



Murat Ahmeti



#jesuischarlie
Dalcio




Je Suis Charlie
https://www.facebook.com/Chubasco.toons
Chubasco


The cartoonist    Ares
Its sad, its crazy what happen with my colleagues of Charli Hebdo its an attack against all us against the press against the humanity
08 Jan 2015



Charlie Hebdo attack
BY FREDERICK DELIGNE, NICE-MATIN, FRANCE - 1/7/2015



NO LOS SILENCIARÁN...
Omar
 Zevallos


Fort Charlie
Bruno Bozzetto


I have a dream
Bruno Bozzetto


New Critics
BY RICK MCKEE, THE AUGUSTA CHRONICLE - 1/8/2015



The Disease of Terrorism
BY BRIAN ADCOCK, THE SCOTLAND - 1/11/2015



YOU CAN'T KILL OUR VALUES#158542
BY BRIAN ADCOCK, THE SCOTLAND - 1/11/2015



Plumas caídas
BY ANGEL BOLIGAN, EL UNIVERSAL, MEXICO CITY, WWW.CAGLECARTOONS.COM - 1/11/2015



Terrorismo Ciego
BY ANGEL BOLIGAN, EL UNIVERSAL, MEXICO CITY, WWW.CAGLECARTOONS.COM - 1/11/2015



Revolución en Francia
BY ANGEL BOLIGAN, EL UNIVERSAL, MEXICO CITY, WWW.CAGLECARTOONS.COM - 1/11/2015



Charlie Hebdo
BY KAP, SPAIN - 1/7/2015



Dangerous people
BY KAP, LA VANGUARDIA, SPAIN - 1/11/2015



Charlie Hebdo
for Vrij Nederland
Noma Bar


Daryl Cagle




for CHARLIE HEBDO!
by erdogan karayel




... ... Sunnerberg Constantin
...
09 Jan 2015



citizens Sunnerberg Constantin
...
12 Jan 2015



Libertè
Jan-Erik Ander



Salman Rushdie condemns attack on Charlie Hebdo

Posted January 7th, 2015 by English PEN staff & filed under Campaigns.

English PEN condemns today’s shootings at the offices of satirical newspaper Charlie Hebdo as a shocking assault on press freedom and free speech. Writer and PEN Pinter Prize winner Salman Rushdie has issued the following statement about the horrifying events in Paris

Religion, a mediaeval form of unreason, when combined with modern weaponry becomes a real threat to our freedoms. This religious totalitarianism has caused a deadly mutation in the heart of Islam and we see the tragic consequences in Paris today. I stand with Charlie Hebdo, as we all must, to defend the art of satire, which has always been a force for liberty and against tyranny, dishonesty and stupidity. ‘Respect for religion’ has become a code phrase meaning ‘fear of religion.’ Religions, like all other ideas, deserve criticism, satire, and, yes, our fearless disrespect.

L'opinione di Salman Rushdie
A poche ore di distanza dal tragico atto di terrorismo che, a Parigi, ha causato la morte di 12 persone nella sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, lo scrittore indiano Salman Rushdie, che da più 25 anni è sotto minaccia di morte da parte dell’Islam radicale, ha rilasciato una dichiarazione di solidarietà con Charlie Hebdo.
La traduciamo qui, l’originale in inglese è stata pubblicata sul sito englishpen.org.
La religione, una forma medievale di non ragione, quando si combina con le armi moderne diventa una minaccia reale per le nostre libertà. Questo totalitarismo religioso ha causato una mutazione mortale nel cuore dell’Islam e oggi, a Parigi, abbiamo visto le sue tragiche conseguenze. Io sto con Charlie Hebdo, come dovremmo fare tutti noi, per difendere l’arte della satira, che è stata sempre una forza a favore della libertà e contro la tirannia, la disonestà e la stupidità. Il “rispetto per la religione” è diventata una frase in codice per significare “paura della religione”. Le religioni, come tutte le altre ideologie, meritano critiche, satira e, sì, la nostra coraggiosa mancanza di rispetto.
(Traduzione di Andrea Coccia)


«Charlie» traits pour traits-Liberation


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Altre bellissime collezioni:


7 GENNAIO 2015 - E-book gratuito (Italy)

Parigi - rue Nicolas-Appert, 10 - XI arrondissement.
7 gennaio 2015 - ore 11:30 del mattino: due individui mascherati e armati entrano sparando negli uffici del giornale "Charlie Hebdo"… 
39 tra disegnatori, vignettisti e scrittori ricordano a loro modo la data.




#JesuisCharlie Cartoon Movement (171 )



Charlie Hebdo Responses/Cartoonistsrights.org Collection


http://www.cagle.com/news/charlie-hebdo/
http://www.cagle.com/news/charlie-hebdo-attack/
http://www.cagle.com/news/drawing-muhammad/
http://www.cagle.com/news/je-suis-charlie/
http://www.cagle.com/news/freedom-expression/

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