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domenica 22 gennaio 2012

Naufragio

1912 Titanic
2012
Concordia

...

Il saluto del mare
I Titanic non sono metafora. Anche davanti al Giglio.
Mauro Biani


giglio shipwreck
 giglio shipwreck    Fabio Magnasciutti
dedicated to the victims of the Giglio shipwreck and the crowd of desperate still lying at the bottom of the Mediterranean sea
14 Jan 2012




Crociera Italia
 paolo lombardi





Damien Glez
Naufrages en Méditerranée...



16 gennaio 2012

Naufragio e declassamento

Di Ferdinando Camon - www.ferdinandocamon.it


La società americana proprietaria della nave Concordia ieri mattina, all’apertura delle Borse, ha perso con un tonfo il 20 %. Ma questa è una notizia nascosta, la trovi solo cercandola. C’è un’altra notizia, che non occorre cercare, perché ci sbatte addosso da tutti i giornali del mondo: non è quantificato in nessuna Borsa il prestigio produttivo e lavorativo dell’Italia, ma in questi giorni è un valore che precipita sempre più. Il mondo non percepisce la tragedia della Costa Concordia come incapacità del comandante, né come inefficienza del cantiere costruttore, né come cattiva operatività della società armatrice. Per il mondo questa è una nave italiana, il comandante è italiano, il mare è italiano, e dunque questa è una tragedia italiana. Se c’è incuria o inefficienza o viltà, sono colpe degli italiani. Siamo tutti noi italiani a uscirne male. E questo in un momento in cui tanti altri fattori minano la nostra credibilità, anzitutto la nostra interminabile crisi finanziaria e il recente doppio declassamento del nostro Stato sui mercati.
L’Ansa mette in onda lo spot pubblicitario con cui la Società armatrice della Concordia chiama i turisti alle sue navi. Lo spot mostra elegantissimi tecnici della sicurezza, in giacca nera e papillon, presenti su ogni nave: dichiara che tutto nella nave è previsto, e a tutto c’è un rimedio. Il naufragio mostra invece che questo purtroppo non è vero. L’inesperienza sulla nave era di tutti, dal comandante all’equipaggio. Se il comandante ha commesso errori madornali, l’equipaggio era più spaventato dei turisti, non sapeva aiutare, dirigere, fornire i salvagente, nemmeno parlare. Lo spot mostra esercitazioni per l’evacuazione, previste per ogni crociera. Ma qui l’evacuazione è stata caotica. Questo delle crociere è un settore proficuo nei mercati, e la nostra marina era considerata d’eccellenza. Il naufragio della Concordia, l’urto con lo scoglio, la fuga del comandante, i morti, i dispersi, il caos nel salvataggio, distruggono questa eccellenza. Scorrendo la stampa estera, si può vederci una traccia di rivalsa. Un giornale sudamericano dice: “Desaparecidos 40 turistas”, e così si domanda: come fa una compagnia di crociere a perdere 40 passeggeri, senza trovarne traccia? Un giornale brasiliano: “Come può succedere che una nave da crociera sbatta sugli scogli?” Per dire: in Italia l’impossibile diventa possibile. “La Vanguardia”, giornale spagnolo, mostra la foto della gigantesca nave adagiata sul fondo, ma con le case in primo piano, come se la nave fosse arrivata “dentro” il villaggio. Altro giornale: “Un Titanic frente a la Tuscana”. La Toscana è un mito nel mondo, è nota come terra ordinata, pettinata, salutare, vivibile e godibile, e invece adesso diventa la terra del Titanic. Nessun giornale straniero riesce a capire (neanche noi, per la verità) la strana manovra del comandante, che prima getta le ancore e poi vira. Il titolo più allucinato è: “Transatlantico incaglia, vira e mata tres” (quando erano ancora tre). Anche gli stranieri sottolineano il coraggio del commissario di bordo, che ha salvato più persone che ha potuto, fino a rompersi una gamba, ma lo contrappongono al comandante, che è scappato subito e poi cercava di tornare per recuperare la scatola nera. Sotto sotto la domanda è: chi seleziona questo personale? Chi lo valuta? La domanda vale anche per l’equipaggio, che in buona parte non sapeva né l’italiano né l’inglese. E non sapeva manovrare le scialuppe. Il naufragio va sui giornali del mondo insieme con la notizia del nostro doppio declassamento, e diciamo la verità: una notizia conferma e rafforza l’altra. Se non sappiamo portare i turisti in gita per un nostro piccolo mare interno, e ne perdiamo decine e non li troviamo più, e sfracelliamo la nave, il declassamento lo meritiamo. E anche doppio.

(fercamon@alice.it)


Costa Concordia- Quanti erano i lavoratori in nero sulla nave ......che adesso chiamano ....."CLANDESTINI"

Paolo Lombardi


Le naufrage du Costa Concordia
Jan 20, 2012Chappatte cartoon: Le naufrage du Costa Concordia© Chappatte dans "International Herald Tribune"

Vauro - sabato 14 gennaio 2012

MI SI E' ROTTO IL TOMTOM
Morti e dispersi per una stupida disattenzione.
Sempre più difficile trovare chi sappia far bene il proprio lavoro !!
Roberto Mangosi




Il 3D che non necessita degli occhiali
Poi con calma, se qualcuno ci spiega come fa nel 2012 una nave da crociera ad incagliarsi in una secca...
 Luigi Alfieri



1/15 Mike Luckovich cartoon: Titanic 2012




Le navi affondano, i comandanti fuggono...
Giulio Laurenzi

Nico Pillinini
Karikaturen im Archiv
Klaus Stuttmann
Cecile Bertrand per Cartooning for Peace
Tullio Boi
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   Proprio sabato 7 gennaio, ero nel porto di Savona, e pensavo: "sembra il Titanic!".
 Si, proprio la nave 'Concordia ' della Costa crociere era ancorata al molo del porto di Savona da dove partiva ogni 8 giorni per una crociera nel Mediterraneo. Sarebbe dovuta tornare proprio sabato 14, ma si è inclinata e rovesciata la sera precedente davanti all'isola del Giglio. Che tragedia!...Mi muovo poco dal mio 'Mondo Piccolo', tra le nebbie vicino il Po e sono rimasta affascinata dalla maestosità di quella città galleggiante, chiamarla nave è riduttivo. Seduta su una panchina, ho spiato la gente salire festosa, gente semplice, famiglie, bambini, i preparativi.  L'ho salutata quando ha preso il largo con una potenza ed una velocità che mi ha stupito. Ora penso alle ore di terrore che avranno vissuto quelle 4000 persone a bordo e piango che per la superficialità di pochi sia  potuto succedere una cosa così grave. Un abbraccio alle famiglie che hanno perso un loro caro.

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