lunedì 29 giugno 2020

Milton Glaser

Grazie maestro
Franco Portinari


Morto Milton Glaser, l’inventore del logo «I love New York»
L’artista celebre per l’iconico simbolo dedicato alla città di New York (1976). Tra le sue creazioni anche il poster del 1967 di Bob Dylan con i capelli psichedelici
La confessione era arrivata nel 2016, in diretta e con molta ironia, durante uno degli Artist Talk del Cima, il Center for italian Modern art di New York: «Morandi è stato per me un maestro unico e irripetibile, non solo d’arte, ma anche di modestia, di generosità, di passione per le piccole cose». Citando poi i suoi quadri preferiti tra quelli del maestro bolognese: una Natura morta con caffettiera del 1933 e una Grande natura morta scura del 1934. E quella Morte di Procri splendida tavola a olio di Piero di Cosimo databile intorno al 1495 (oggi alla National Gallery di Londra) che gli avrebbe ispirato il celebre manifesto pubblicitario della Valentine Olivetti (1968). Una passione, quella per il Rinascimento italiano, che negli anni Novanta lo avrebbe portato a realizzare una serie di acquarelli in onore di Piero della Francesca nel cinquecentenario della morte.

Milton Glaser, nato nel Bronx, scomparso a New York il 26 giugno (giorno del suo compleanno) a 91 anni, è stato certamente uno dei grandi graphic designer contemporanei con il cuore, la mente e l’ispirazione sempre rivolti all’Italia. Un’Italia (con i suoi maestri, i suoi capolavori, la sua natura) che si ritrovava, rinnovata e attualizzata secondo l’American Style del momento, in molti suoi lavori. E, dunque, impossibile non trovare una traccia del Belpaese anche nei pezzi forti (quelli che lo hanno reso famoso) di Milton Glaser: il logo «I Love NY» (1976) e quello («DC Bullett») utilizzato dalla DC Comics dal 1977 al 2005; il poster da oltre sei milioni di copie di Bob Dylan (1966); le copertine per il «New York Magazine» (da lui fondato nel 1968 assieme a Clay Felker); la pittura murale per il New Federal Office Building di Indianapolis (1974); il cono gelato ridisegnato per Sammontana (1980); il parco di divertimenti di Sesame Place in Pennsylvania (1981); il simbolo della collezione di macinapepe d’autore «Twergi» per Alessi (1988); il manifesto per il «Campari Orange» (1992).



La sua passione per l’Italia sbocciò nel 1951. Dopo gli studi alla Cooper Union di New York, Glaser vinse una borsa di studio per l’Accademia di belle arti di Bologna, dove (finalmente) incontrò Giorgio Morandi.

Una volta tornato negli Stati Uniti, Milton fonda nel 1954 i Push Pin Studios che dirigerà con Seymour Chwast e Edward Sorel (tra i collaboratori degli Studios anche altri talenti usciti dalla Cooper Union tra cui Paul Davis, John Alcorn e James McMullan).

Nel 1974 nacque la Milton Glaser, Inc. che di fatto attraversò con i suoi lavori tutto (o quasi) l’universo del design, spaziando dalle cinghie per raccogliere i libri alle cover dei dischi, dalla pubblicità alle illustrazioni per le riviste, mentre nel 1983 Glaser fondò la Wemg, studio grafico specializzato nell’editoria (tra le sue collaborazioni anche quella con «L’Espresso», «The Washington Post», «Fortune»).

Immediato, originale, all’apparenza semplice ma in realtà elegantemente essenziale e modernissimo: questo era l’universo di Milton Glaser «un maestro di bottega che utilizza oggi tutte le tecniche tramandate dalla tradizione antica, uno degli ultimi grandi interpreti della manualità artigiana in campo grafico». Un universo celebrato con mostre in tutto il mondo: al Centre Georges Pompidou di Parigi come al Museum of Modern Art di New York (del 1976 è la sua partecipazione alla Biennale di Venezia con la collettiva Autentico ma contraffatto curata da Pierluigi Cerri). Nel 2009 la celebrazione definitiva con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama che gli consegnò la National Medal of Arts, per il suo eccezionale contributo allo sviluppo dell’arte grafica.

«Un artista completo nel senso rinascimentale del termine, eclettico fino al punto di essere antico e moderno al tempo stesso — come lo definiscono Daniele Baroni e Massimo Vitta nella loro Storia del design grafico, Longanesi, 2006 —. Un artista capace di citare indifferentemente Giorgio Morandi e Piero della Francesca».

D’altra parte, a proposito di Piero, nel 1992 in occasione della mostra dei suoi acquarelli realizzati per il cinquecentesimo anniversario della morte del maestro di Sansepolcro, Milton Glaser aveva tenuto a precisare: «Non c’è nessuno come Piero, è unico. Siamo di fronte a un’intelligenza sublime. Niente in lui può essere alterato o mutato, è inevitabile come se ce lo avesse dato proprio la natura».




Glaser Milton 1929-2020


I love Glaser
GIO / Mariagrazia Quaranta 



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