martedì 3 novembre 2015

Gianni Rodari: promemoria

PROMEMORIA
(Gianni Rodari)

CI SONO COSE DA FARE OGNI GIORNO:
LAVARSI, STUDIARE, GIOCARE
PREPARARE LA TAVOLA,
A MEZZOGIORNO.

CI SONO COSE DA FARE DI NOTTE:
CHIUDERE GLI OCCHI, DORMIRE,
AVERE SOGNI DA SOGNARE,
ORECCHIE PER SENTIRE.

CI SONO COSE DA NON FARE MAI,
NE’ DI GIORNO NE’ DI NOTTE
NE’ PER MARE NE’ PER TERRA:
PER ESEMPIO, LA GUERRA



Alla formica 

Chiedo scusa alla favola antica
se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala.





Il cielo è di tutti

Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
il cielo è di tutti gli occhi
di ogni occhio è il cielo intero.

È mio, quando lo guardo.
È del vecchio, del bambino,
del re, dell'ortolano,
del poeta, dello spazzino.

Non c'è povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
Il coniglio spaurito
ne ha quanto il leone.

Il cielo è di tutti gli occhi,
ed ogni occhio, se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole.

Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente.

Spiegatemi voi dunque,
in prosa od in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la terra è tutta a pezzetti.



Rivoluzione (Gianni Rodari)

Ho visto una formica
in un giorno freddo e triste
donare alla cicala
metà delle sue provviste.

Tutto cambia: le nuvole,
le favole, le persone.
La formica si fa generosa:
E’ una rivoluzione!


Quanto pesa una lacrima? La lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra.


Rodariani di tutto il mondo uniamoci
Omaggio a Gianni Rodari
di Mauro Biani

Il 23 ottobre scorso Gianni Rodari avrebbe compiuto 95 anni
Buon compleanno Gianni!

Gianni Rodari (Omegna, 23 ottobre 1920 – Roma, 14 aprile 1980) è stato uno scrittore, pedagogista, giornalista e poeta italiano, specializzato in testi per bambini e ragazzi e tradotto in moltissime lingue. Vincitore del prestigioso Premio Hans Christian Andersen (edizione 1970), fu uno tra i maggiori interpreti del tema "fantastico" nonché, grazie alla Grammatica della fantasia, sua opera principale, uno fra i principali teorici dell'arte di inventare storie.

Il sito

Disegni di Fabio Magnasciutti e di Mauro Biani

domenica 1 novembre 2015

Orgoglio EXPO con tante riserve

Milano saluta il mondo. Sono passate da pochissimo le 19 quando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pronuncia queste parole:
"Dichiaro ufficialmente chiusa questa Esposizione". 
Un'Esposizione - ora si può davvero tracciare un bilancio di questi 184 giorni - che "è stata un successo" con i suoi 21 milioni e mezzo di visitatori. Lo dice uno che di Expo se ne intende: è il segretario generale del Bie (Bureau International des Expositions), Vicente Loscertales che aggiunge: "Farà entrare questo luogo nella storia di Expo". E' lui che ha consegnato la bandiera di Expo ai rappresentanti di Astana, la città del Kazakistan che ospiterà Expo 2017 e farà da ponte verso Dubai 2020.


 Gianni Falcone:
"L'Expo spegne le luci. Amen
Chiude l’Expo. Un successo planetario, dicono: s’è parlato per mesi dell’Italia, delle sue eccellenze, dell’alzare la testa, del riscatto, e via gonfiando il petto.
Obiettivamente, una grande prova, ma attraverso la quale si tenta di far passare troppe cose mentre tante altre aspettano un po’ di luce.
I conti, per dire. E l’organizzazione: giustamente ci si vanta di aver centrato l’obiettivo dei 20 milioni di visitatori (e però un anno fa era il minimo al di sotto del quale sarebbe stato flop), ma non si capisce come mai questa mirabolante macchina non abbia poi saputo organizzare i flussi. Con un gioco di prestigio si vantano le code infinite come testimonianze di successo, ma tenere in fila migliaia di persone per ore non può essere un vanto per nessuno; costringere chi ha affrontato un viaggio anche lungo e spese non indifferenti a vedere solo tre o quattro padiglioni passando la maggior parte del tempo nelle attese non può essere esibito come fulgido esempio di efficiente organizzazione.
Ma pare che chi ha presieduto tutto questo sia destinato ad essere il prossimo sindaco di Milano.

Ah, dimenticavo: e a nutrire il pianeta come siamo messi?
Su www.gianfalco.it
#expo "



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venerdì 30 ottobre 2015

La carne rossa fa male come il fumo, l'amianto ecc.

the future's uncertain
Fabio Magnasciutti


La notizia:

The new meat rules: As experts warn it increases the chance of cancer, we reveal which types are the riskiest...

  • World Health Organisation report classed processed meat as carcinogenic
  • Processed meat includes bacon, sausages, salami, chorizo and burgers
  • Just 50g a day increases the risk of bowel cancer by 18%, report said
  • 50g of meat includes 2 slices of smoked ham or 10 slices of chorizo  

Read more: http://www.dailymail.co.uk/health/article-3291561/The-new-meat-rules-experts-warn-increases-chance-cancer-reveal-types-riskiest.html (DailyMail )



Bacon, hamburger e salsicce potrebbero causare il cancro al pari delle sigarette. A dirlo è l'Organizzazione mondiale della Sanità, che aggiungerà i prodotti confezionati di carne rossa alla propria lista di sostanze cancerogene, assieme a fumo, arsenico, alcol e amianto. Nel mirino anche la carne rossa fresca, che verrà inserita nella "enciclopedia dei cancerogeni" ed etichettata come "lievemente meno pericolosa" rispetto ai lavorati industriali. Lo rivela in anteprima al Daily Mail britannico una "fonte interna ben posizionata".



Lo scoop della rivista inglese è stato ripreso da tutte le testate giornalistiche italiane creando molto panico tra la popolazione.
Il testo dell OMS verrà reso noto a metà del 2016
Mi chiedo perchè fare tutto questo allarmismo in modo ingiustificato?
In attesa cerchiamo di sorridere ...





Giannelli




Bochicchio

Fulvio Fontana


Fulvio Fontana


Franco Stivali

Mario Airaghi

La Micela


CARNI ROSSE
L'OMS avvisa che vi sono numerose prove che il consumo di carni rosse aumenti il rischio di cancro.
Dovremo marcare tutti i bovini come già fatto per i pacchetti di sigarette?
UBER

Fabio Magnasciutti


Tiziano Riverso



Fogliazza 
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Links:
La carne rossa provoca il cancro solo in Italia? (Alberto Cane)

mercoledì 28 ottobre 2015

Ma a Sanremo come lo timbrano il cartellino?



MUTANDA PARTY
Ma quello che timbrava in mutande,
stava entrando o uscendo ??
Roberto Mangosi


Perché Sanremo è Sanremo
MASSIMO GRAMELLINI
Se un dipendente pubblico dichiara di essere in ufficio senza esserci commette un reato. Ma se a dichiarare il falso sono in duecento, quasi la metà della forza lavoro del Comune di Sanremo, la strisciata collettiva di cartellini taroccati che cosa diventa? Una prassi. La costituzione non scritta di questa repubblica fondata sul livore per le ruberie altrui, ma dove si ruba pacificamente ovunque, mica solo all’Anas. La repubblica delle BanAnas. Per farne parte occorre avere la faccia come il badge. Come il vigile che timbra il cartellino in mutande e scompare nella nuvola dei fatti suoi. Come lo stakanovista della canoa che si segna lo straordinario e poi va a pagaiare, e magari si lamenta dei politici senza nemmeno essere attraversato dal sospetto di appartenere a una casta anche lui. Come il funzionario animato da nobili intenti educativi che manda la figlia a timbrare al posto suo e la povera fanciulla, volenterosa ma inesperta, striscia quattro volte il cartellino prima di imparare a truffare lo Stato. Come l’impiegata che passa nella macchinetta il proprio badge e quello di un paio di amiche con la naturalezza di chi oblitera il biglietto della metropolitana, mentre i colleghi in coda dietro di lei fingono di non vedere o si accingono a fare lo stesso.

La malattia è talmente diffusa che i malati non sanno più di esserlo e i medici stanno peggio di loro. Forse qualche licenziamento in tronco potrebbe rinfrescare la memoria a tutti quanti. Perché Sanremo è Sanremo, cuore pop dell’Italia intera, ma se le telecamere nascoste venissero piazzate su qualsiasi altro palco del Belpaese lo spettacolo non sarebbe più allegro.


Franco Portinari




Senti chi casta
MASSIMO GRAMELLINI
Una rapida scorsa ai profili Facebook dei dipendenti del Comune di Sanremo arrestati per assenteismo reiterato e molesto introduce il lettore in un universo meraviglioso. «Mi vergogno di essere rappresentato da politici corrotti che saccheggiano ogni santo giorno uno dei Paesi più belli del mondo», scrive un saccheggiatore quotidiano delle casse pubbliche di uno dei Paesi più belli del mondo. Sorvolando sulle citazioni di Falcone e Margherita Hack in materia di morale e legalità, dispensate a pioggia da quei pulpiti illuminati, ecco un altro frequentatore seriale di cartellini taroccati che posta la foto di un uomo spiaggiato in un bar all’aperto accanto al cartello «Oggi passo la giornata come un politico, cioè non faccio un czz.». Col senno di poi sembrerebbe un’autodenuncia, ma con quello di prima si rivela soltanto l’ennesima testimonianza di una dissociazione mentale: i politici che rubano incarnano il male assoluto, mentre chi li critica comportandosi in piccolo come loro presidia l’avamposto del bene.

Perché sta qui l’aspetto peculiare e forse inemendabile dell’illegalità spicciola all’italiana. L’impiegato assenteista che striscia il badge per sé e i suoi cari non si sente un delinquente che imbroglia, ma una vittima che si arrangia. Un meschino tartassato o un talento incompreso, in ogni caso una persona in debito con la vita, che nella piccola truffa allo Stato vede una sorta di parziale e sempre provvisoria compensazione. Disprezza i politici perché in fondo ne invidia il potere. Il potere di rubare molto di più.

Tangenti Anas




La dama nera (scandalo Anas)
Tiziano Riverso

AN(n)ASpiamo (e Sanremo fàmosi)


La dama nera? Ci spertichiamo a riportare nomignoli d’effetto nel verminaio Anas, giusto perché  pigliamo (piamo) più attenzione, ché da anni il “solo” riferire l’ennesimo nazionale atto delinquenziale acchiappa più nessuno.  Nello stesso giorno c’è stato propinato il vigile sanremese in mutande, senz’altro più acchiappante degli altri forsennati colleghi-ladri di pubblici stipendi vestiti. Tutti comunque accomunati  nel timbrare il cartellino in proprio e per delega e subito dopo via, a occuparsi dei propri personalissimi affari. E fàmosi pure ‘sto Sanremo’!
Queste storie nazionali sono iniziate fin dal secondo dopoguerra e da allora ampiamente s’è puppato, compiacenti i tempi di vacche grasse. Poi furono vacche e basta. Fu poi  epoca di “magre” (vacche e no) che scodellò profonda assenza dei servizi di base e strade mai finite e/o piene di voragini insidiose. E qui stiamo: con  le amministrazioni che falliscono perché non c’è più ticket da spremere ai contribuenti prosciugati (strisce blu  da ZTL assurde,  ammende lunari da telecamere,  ammennicoli strategici per diritti di segreterie strampalate ecc. in cambio di carenze devastanti nell’assistenza sanitaria/scolastica/assistenziale). E poi… e poi oggi: la povertà e la miseria degli sconosciuti (ai nazionali media embedded) dilaga. Nelle nostre passeggiate è sufficiente non voltare la testa da un’altra parte per capire.
Gli italiani (non delinquenti) annaspano per arrivare a fine mese. Servono ai Salvini di turno per farsi pubblicità a gratis, mica per entrare nel merito.
Nel merito c’entra lo Renzi il Munifico: gli servono per dichiarare che è materia per gufi disfattisti.
E fàmosi st’altro giro…
23 ottobre 2015





A TUTTA MAZZETTA
Esisterà in Italia una STRADA
per fermare la corruzione ?
Roberto Mangosi


Ellekappa

Giannelli 



Bochicchio
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Anas, «pizzini» e parole in codice Ecco chi è la «dama nera»

lunedì 26 ottobre 2015

Carlotta Guareschi

 25 OTT - E' morta Carlotta Guareschi, figlia dello scrittore e umorista Giovannino Guareschi (1908-1968).
Ne dà notizia il fratello Alberto:
"Oggi ha concluso serenamente il suo percorso terreno mia sorella Carlotta riunendosi in cielo ai nostri genitori. Sposa, madre ammirevole, ha dedicato tutta la sua vita alla famiglia, alle persone che la circondavano e alla cura della memoria di nostro padre. sono certo che la "Pasionaria" sia già tra le braccia di Giovannino e Margherita".

La figlia dello scrittore del Mondo Piccolo aveva 72 anni.
Insieme al fratello Alberto si occupava dell'archivio di Roncole Verdi e del Centro Studi dedicato al padre, creatore tra l'altro delle vicende di Peppone e Don Camillo.

Carlotta era nata mentre il padre si trovava prigioniero in un campo di concentramento nazista insieme a quei militari italiani che dopo l'8 settembre si erano rifiutati di passare alla Repubblica di Salò. Lo poté vedere di persona solo quando aveva compiuto due anni al termine della guerra.
Rinchiuso nel lager, Giovannino le scrisse una canzone, la canzone di Carlotta:




“Carlotta”
Un chant de Giovannino Guareschi et Arturo Coppola écrit en 1944 alors qu'ils étaient tous deux prisonniers au Stalag X B de Sandbostel

Quando sopra il lager nel mattino senza color
si scatena il vento e porta cupo gelo nel cuor
nel paese del sol, tutto luce e calor
sulla sua seggiolina, la Carlottina sta.

(refrain)
La mamma l'ha annunciato con estrema serieta'
il babbo tornera', ma certo tornera'
pero' lei deve stare buona, buona sul balcon
guardando sempre la', verso il canton.

Seduta sul balcone la Carlotta se ne sta
e aspetta quel papa', che visto mai non ha
e palesando invero ragguardevole apprension
sospira masticando il biberon.

(bridge)
Chi sa, chi sa come sara'
questo famosissimo marito di mamma'
forse avra' i baffon, la barba ed il pancion
la pipa ed il baston, e gli occhiali col cordon.

(spoken) (Chi sa, chi sa che scassatissimo papa')

Ormai tramonta il sole e tutta azzura e' la citta'
per oggi non verra', cattivo d'un papa'
gli occhietti gia' si chiudon sulla nuova delusion
il sonno fa cadere il biberon.

~~~~~

(2)
Giace il lager muto, senza vita, senza doman
le baracche vuote, le torrette senza guardian
nel paese del sol, tutto luce e calor
sulla sua seggiolina, la Carlottina sta.

(refrain)
La mamma l'ha annunciato con estrema serieta'
il babbo tornera', ma certo tornera'
pero' lei deve stare buona, buona sul balcon
guardando sempre la', verso il canton.

Seduta sul balcone la Carlotta se ne sta
e aspetta quel papa', che visto mai non ha
e palesando invero ragguardevole apprension
sospira masticando il biberon.

(bridge)
Chi sa, chi sa come sara'
questo famosissimo marito di mamma'
forse avra' i baffon, la barba ed il pancion
la pipa ed il baston, e gli occhiali col cordon.

(spoken) (Chi sa, chi sa che scassatissimo papa')

Ed ecco appare all'angolo uno splendido guerrier
le stelle ha sul cimier, d'argento e' il suo piastrin:
il giustacuore azzurro ed i bottoni tutti d'or:
E' il babbo! E torna quasi vincitor! ...

~~fin~~
fonte
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Canzone che Giovannino Guareschi, prigioniero IMI (Internati Militari Italiani) durante la 2a guerra mondiale, dedica a sua figlia, nata nel frattempo: porta un po' d'allegria e viene fischiettata durante le durissime giornate nelle baracche.

Il ricordo delle sofferenze patite avviene attraverso la forma comunicativa che più si presta a suscitare emozioni: la canzone. Guareschi era consapevole della funzione del canto in ambito militare, della forza trascinatrice di testi e musiche in cui i combattenti possono riconoscersi in un'identità comune; e se nel pezzo Le stellette che noi portiamo aveva inserito il ritornello di una canzone della Grande Guerra - l'unica canzone di trincea della quale i repubblicani, per quanto propensi agli inni, non si sarebbero mai potuti appropriare -, con le canzoni scritte durante la prigionia assieme a Coppola aveva dato vita a una nuova produzione musicale, acconcia a divulgare le idee-base e a rafforzare la solidarietà, la coesione e la fierezza nel gruppo dei resistenti. Una produzione, quella del lager, che può stare alla pari, per qualità se non per quantità, con quella partigiana. La rubrica Canzoni del lager di Radio B90 ospitava nelle interpretazioni del cantante Pierino (Valerio dei Cas) diverse canzoni in voga al tempo, ma anche testi scritti e musicati nella prigionia dalla coppia Mario Vezzosi e Camillo Mariani (Un bel dì vedremo un fil di fumo, C'era una volta tre porcellin, Milàn Milàn), da Rino Mazzucchelli (Lontano dal mio cuore, Ritorno), da Cesarini (Angioletti) e dalla coppia Guareschi-Coppola (Dai dai Peppino - nata nell'estate 1944 su ispirazione dell'avanzata russa, e aggiornata nei primi mesi del 1945 - , Magri ma sani - che trae il titolo dal motto adottato nella baracca 18 di Benjaminow per resistere agli inviti al lavoro - e Carlona), o del solo Coppola (Cesarina - che narra di un prigioniero tradito nei sentimenti - e Treviso - in dialetto Veneto, dedicata a tutte le città italiane devastate dai bombardamenti).

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Gianrico Tedeschi - Ritorno alla base e La canzone di Carlotta di Giovannino Guareschi




“Fu a Natale, nel ’47”, da Lo Zibaldino, 1948
(…) Forse Margherita ha ragione quando dice che occorre la maniera forte coi bambini: il guaio è che, a poco a poco, usando e abusando della maniera forte, in casa mia si lavora soltanto con le note sopra il rigo. La tonalità, anche nei più comuni scambi verbali, viene portata ad altezze vertiginose e non si parla più, si urla. Ciò è contrario allo stile del “vero signore”, ma quando Margherita mi chiede dalla cucina che ore sono, c’è la comodità che io non debbo disturbarmi a rispondere perché l’inquilino del piano di sopra si affaccia alla finestra e urla che sono le sei o le dieci.
Margherita, una sera del mese scorso, stava ripassando la tavola pitagorica ad Albertino, e Albertino s’era impuntato sul sette per otto.
«Sette per otto?» cominciò a chiedere Margherita. E, dopo sei volte che Margherita aveva chiesto quanto faceva sette per otto, sentii suonare alla porta di casa. Andai ad aprire e mi trovai davanti il viso congestionato dell’inquilino del quinto piano (io sto al secondo).
«Cinquantasei!» esclamò con odio l’inquilino del quinto piano.
Rincasando, un giorno del dicembre scorso, la portinaia si sporse dall’uscio della portineria e mi disse sarcastica: «È Natale. è Natale — è la festa dei bambini — è un emporio generale — di trastulli e zuccherini!».
“Ecco” dissi tra me “Margherita deve aver cominciato a insegnare la poesia di Natale ai bambini.”
Arrivato davanti alla porta di casa mia, sentii appunto la voce di Margherita: «È Natale, è Natale — è la festa dei bambini!…».
«È la festa dei cretini» rispose calma la Pasionaria. Poi sentii urla miste e mi decisi a suonare il campanello.

Sei giorni dopo, il salumaio quando mi vide passare mi fermò.
«Strano» disse «una bambina così sveglia che non riesce a imparare una poesia così semplice. La sanno tutti, oramai, della casa, meno che lei.»
«In fondo non ha torto se non la vuole imparare» osservò gravemente il lattaio sopravvenendo.
«È una poesia piuttosto leggerina. È molto migliore quella del maschietto: “O Angeli del Cielo — che in questa notte santa — stendete d’oro un velo — sulla natura in festa…”.»
«Non è così» interruppe il garzone del fruttivendolo. « “o Angeli del Cielo — che in questa notte santa — stendete d’oro un velo — sul popolo che canta…”» Nacque una discussione alla quale partecipò anche il carbonaio, e io mi allontanai. Arrivato alla prima rampa di scale sentii l’urlo di Margherita:
«”… che nelle notti sante — stendete d’oro un velo – sul popolo festante”».
Due giorni prima della vigilia, venne a cercarmi un signore di media età molto dignitoso.
«Abito nell’appartamento di fronte alla sua cucina» spiegò. «Ho un sistema nervoso molto sensibile, mi comprenda. Sono tre settimane che io sento urlare dalla mattina alla sera: “È Natale, è Natale — è la festa dei bambini — è un emporio generale — di trastulli e zuccherini”. Si vede che è un tipo di poesia non adatto al temperamento artistico della bambina e per questo non riesce a impararla. Ma ciò è secondario; il fatto è che io non resisto più: ho bisogno che lei mi dica anche le altre quartine. Io mi trovo nella condizione di un assetato che, da quindici giorni, per cento volte al giorno, sente appressarsi alla bocca un bicchiere colmo d’acqua. Quando sta per tuffarvi le labbra, ecco che il bicchiere si allontana. Se c’è da pagare pago, ma mi aiuti.»
Trovai il foglio sulla scrivania della Pasionaria.
Il signore si gettò avidamente sul foglio: poi copiò le altre quattro quartine e se ne andò felice.
«Lei mi salva la vita» disse sorridendo.
La sera della vigilia di Natale passai dal fornaio, e il brav’uomo sospirò.
«È un pasticcio» disse. «Siamo ancora all’emporio generale. La bambina non riesce a impararla, questa benedetta poesia. Non so come se la caverà stasera. Ad ogni modo è finita!» si rallegrò.
Margherita, la sera della vigilia, era triste e sconsolata.
Ci ponemmo a tavola, io trovai le regolamentari letterine sotto il piatto. Poi venne il momento solenne.
«Credo che Albertino debba dirti qualcosa» mi comunicò Margherita.
Albertino non fece neanche in tempo a cominciare i convenevoli di ogni bimbo timido: la Pasioraria era già ritta in piedi sulla sua sedia e già aveva attaccato decisamente: «”O Angeli del Cielo — che in questa notte santa stendete d’oro un velo — sul popolo festante…”».
Attaccò decisa, attaccò proditoriamente, biecamente, vilmente, e recitò, tutta d’un fiato, la poesia di Albertino.
«È la mia!» singhiozzò l’infelice correndo a nascondersi nella camera da letto.
Margherita, che era rimasta sgomenta, si riscosse, si protese sulla tavola verso la Pasionaria e la guardò negli occhi.
«Caina!» urlò Margherita.
Ma la Pasionaria non si scompose e sostenne quello sguardo. E aveva solo quattro anni, ma c’erano in lei Lucrezia Borgia, la madre dei Gracchi, Mata Hari, George Sand, la Dubarry, il ratto delle Sabine e le sorelle Karamazoff.
Intanto Abele, dopo averci ripensato sopra, aveva cessata l’agitazione. Rientrò Albertino, fece l’inchino e declamò tutta la poesia che avrebbe dovuto imparare la Pasionaria.
Margherita allora si mise a piangere e disse che quei due bambini erano la sua consolazione.
La mattina un sacco di gente venne a felicitarsi, e tutti assicurarono che colpi di scena così non ne avevano mai visti neanche nei più celebri romanzi gialli.










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Peppone e Don Camillo Giovannino Guareschi raccontato dai figli

Il "mondo piccolo" di Giovannino Guareschi. Letture e dialogo

sabato 24 ottobre 2015

Fidenza: "WORLD HUMOR AWARDS" Anteprima "dal Mondo Piccolo al Mondo Grande"

"WORLD HUMOR AWARDS" 
Anteprima "
dal Mondo Piccolo al Mondo Grande"


Nei locali del Palazzo Orsoline a Fidenza è stata inaugurata nei giorni scorsi, il 16 ottobre 2015, l'esposizione " dal Mondo Piccolo al Mondo Grande" che nasce da un'idea di Gianandrea Bianchi. L'esposizione vuol essere un primo momento, un'anteprima come recita il manifesto, di un progetto più ampio che negli anni futuri potrebbe fare del  "mondo piccolo" fidentino la capitale dell'umorismo grafico.

Parlare di "Mondo Piccolo" è parlare di Giovannino Guareschi ed a lui è dedicata la prima parte della mostra, con alcuni disegni dello scrittore e quelli degli illustratori del Mondo Piccolo nel mondo, da Gus Bofa (Francia), a Istvan Kelemen (Ungheria), a Karel Thole (Paesi Bassi) a GiPi ( lo "straniero di casa nostra" che illustrò l'edizione di Don Camillo stampato dal settimanale satirico "Cuore" ).



Ma mondo piccolo è anche prossimità ed allora ecco nella seconda saletta le copertine del Numero Unico, il giornale satirico di Fidenza, nato il 9 ottobre 1898 in occasione della fiera locale "San Donnino" e da allora una tradizione indispensabile della festa patronale.
Nel 1899 viene fondato anche il Risveglio, voce dei cattolici fidentini, in un confronto che precorre  quello fra Peppone e Don Camillo.
Luigi Musini, il fondatore del numero unico, è laico socialista e quindi i direttori del settimanale della curia sono sono spesso oggetto della satira dal fogliaccio.




Il raccordo tra i due mondi ha pur sempre la sua chiave di lettura in Giovannino Guareschi, gli autori non sono della "bassa" o delle nostre zone, ma  autori italiani pluripremiati internazionalmente Lucio Trojano e Marco De Angelis
La mostra è molto interessante  e consiglio la visione diretta delle opere, ricordando che l'esposizione è aperta sino al primo di novembre a Fidenza in Via Andrea Costa n° 8.
da lunedì a venerdì: 17-19,30
sabato e domenica: 10-12 e 16-19,30

ingresso in Via Andrea Costa, 8


Karel TholeDON CAMILLO NEL MONDO



 
Marco De Angelis
MOSTRA PERSONALE





Lucio Trojano
MOSTRA PERSONALE

 



I "WORLD HUMOR AWARDS" sono un progetto per il 2016.

L'anteprima "dal Mondo Piccolo al Mondo Grande" pur non avendo opere in concorso propone un’interessante rassegna di autori qualificati.

L'associazione culturale LEPIDUS con la collaborazione di Alberto e Carlotta Guareschi presenta infatti una mostra di autori internazionali
che hanno illustrato le opere del padre ed alle quali il titolo fa riferimento.

Sono pannelli che riproducono le tavole di Karel Thole (Olanda), Gus Bofa (Francia), Istvan Kelemen (Ungheria), Gipi (Italia).
La rassegna inizia con alcune riproduzioni di Giovannino Guareschi.
Sul tema del "Mondo Piccolo" anche le sculture di Maurizio Zaccardi.

Un’interessante integrazione alla mostra riguarda le caricature realizzate per pubblicazioni locali d'epoca da: Nullo Musini - Musolino (1902) - Erberto Carboni (1922, la mano del futuro designer Barilla si vede già in questa esperienza giovanile) - Vittorino Ortalli - Il Tarlo (1927) assieme agli esordi di Rino Montanari con Bruno Rabaiotti e l'arch. Tassi Carboni.

Sono i precursori ed i contemporanei del "Mondo Piccolo".







Il "Mondo Grande" entra in scena con le personali di Lucio Trojano e Marco De Angelis, affermati e pluripremiati disegnatori di livello internazionale, entrambi fra i componenti della giuria del premio in progetto. Completa la rassegna Gio Testi (1° premio alla Biennale dell'Umorismo di Vercelli, 2000 per la caricatura di Dario Fo).





Inaugurazione, Gianandrea Bianchi al centro spiega il progetto.

Lucio Trojano, Fany e Marco De Angelis

Il sito: www.worldhumorawards.org/
La pagina di FaceBook

EXBOH Satira e vignette su EXPO & dintorni

Non tutte le ciambelle riescono col buco
la mostra non è andata in porto
ma cari amici del blog non fate che tutto questo lavoro cada nel nulla
sfogliate il catalogo online e condividete





Da Expo a Exboh: 35 matite per nutrire lo spirito
Di Gianni Falcone On 18/10/2015

Ci eravamo messi in 35 per realizzare una mostra di satira sull’Expo, ma non se ne fa niente.

Per motivi tecnici, organizzativi, sponsor ritirati, riunioni rimandate, persone prima disponibili ma che poi si sono rese irreperibili e altro ancora, la mostra che era programmata per giugno è stata ripetutamente rimandata, talmente tanto che alla fine è diventato tardi… per tutto!
Infatti l’Expo sta per chiudere e la mostra è expirata prima ancora di vedere la luce.
Ma non tutto è perduto: Pietro Vanessi, che si è dato da fare per realizzare l’idea, ci mette a disposizione il catalogo online. Non costa niente e non c’è coda chilometrica da affrontare.
Mettetevi comodi e sfogliatelo: la tavola che illustra quest’articolo è di Gianni Burato.






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Catalogo EXBOH
Catalogo virtuale per una mostra mai fatta. Questo è il catalogo EXBOH, pronto da 6 mesi, per una mostra che doveva tenersi a giugno, poi a luglio, poi a settembre e poi... mai avvenuta e sempre rimandata per motivi tecnici, organizzativi, sponsor ritirati, appuntamenti mancati ecc ecc.
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Non è facile, io ci avevo creduto ed ero, come al solito, partito pieno di entusiasmo ma ...alla fine ho dovuto desistere e abbandonare la lotta. Mi sono ritrovato SOLO ad affrontare tutto e non era né giusto né corretto.
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Mi spiace solo per i tanti professionisti che ho coinvolto invano... ora dovrò sdebitarmi con loro per la figuraccia fatta. Ma non è dipeso da me, sappiatelo....
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Godetevi queste pagine testimoni di quello che SAREBBE POTUTO ESSERE e che invece non è stato
Pietro Vanessi

mercoledì 21 ottobre 2015

Funerale laico per Burato




Senza parole per il necrologio,
a lui proprio non piacevano.
Lo Saluteremo insieme e a modo suo,
Mercoledi' 21 Ottobre dalle 15 alle 17 presso la "Sala del commiato" del cimitero monumentale di Verona.
Non fiori ma da bere
Iaia Anita e Alessandro ringraziano tutti per l'affetto...

"Nello stile di Gianni", dice Iaia, "naturalmente, lo saluteremo anche con dei sorrisi e, perchè no, anche con un buon bicchiere di vino!"



ANOTHER TIME, ANOTHER PLACE
Gianni Burato, 59 anni da poco compiuti, disegnatore satirico, art pubblicitario e molto altro si ritrovò in quell’ottobre del duemilaquindici – un po’ spaesato a dire il vero – dinnanzi ad una Grande Porta.
Quando la oltrepassò fu subito investito da un ondata di applausi e di saluti , in decine di lingue diverse.
Il primo che riconobbe, però, fu Lino Simeoni che con il solito sorriso beffardo lo apostrofò “Eccolo, sempre in ritardo! Ma lo sai che son più di dieci anni che aspetto?”
Burato, un po’ perplesso ma felice di rivedere il vecchio amico sorrise. “ehh che pressia! proprio ti te me parli de puntualità!” disse abbracciando Lino.
“Vieni che ti presento gli altri” proseguì il Simeoni “quelli che sono già arrivati, almeno…”
Solo allora Gianni si rese conto di chi lo stava applaudendo e salutando con calore. Riconobbe immediatamente Crepax, Tamburini, Bonvi, Pratt, Wolinski… e poi tutti gli altri, disegnatori satirici, scrittori, vignettisti, advertiser, illustratori di ogni stile e di ogni tempo. In mezzo all’immenso gruppo notò anche Gustavo Dorè!

Lino, rendendosi conto, della titubanza dell’amico gli indicò, per tagliare l’aria, un omino magro e infagottato che indossava, a corredo del suo buffo dishabillé, un paio di sandali francescani, rigorosamente sopra i calzini corti. “E questo lo conosci?” gli disse indicandoli Cesare Furnari.
Cesare – come sempre con l’aria da intellettuale sovietico decaduto, dopo la caduta del muro – abbraccò sorridente Gianni.

“Porca putana! ma si tuti qua!” escamo il Burato ” Ma cosa fate tutto il giorno? ghelo mia un goto de Ripasso? e na cicca magari?”
“Certo che c’è mon amì” disse Wolinski, tendendogli un pacchetto di Marlboro “per il vino, però, Vi porto io a bere un bicchiere di Bourgogne, altro che il vostro ridicolo Ripasso!”
Lino, Gianni e Cesare lo fulminarono con lo sguardo… la folla di artisti si azzitti improvvisamente… Wolinski, impettito, si aggiustò gli occhiali, li guardò con fare arcigno e poi scoppiò in una fragorosa risata. Era il Mondo Felice, come potevano litigare?

Con un’agilità che non ricordava da tempo, abbracciato ai compagni, si diresse assieme ad un folto gruppo di artisti verso l’insegna di un’osteria che non prometteva niente male.
Il sole splendeva, il clima era mite e Gianni iniziò a fischiettare come fanno i ragazzi di ven’anni quando sono felici.
Stefano Russo










Ciao Gianni Burato, grande illustratore.
Premio Satira Politica




Marilena Nardi scrive:

Stamattina ho deciso che sarei andata a dare un ultimo saluto a Gianni Burato. Volevo portare il mio abbraccio a Iaia e alla sua famiglia. Stranamente sono arrivata a Verona puntuale e senza intoppi. Per contro, ho sbagliato parcheggio, ma il custode quando ha saputo che ero lì per il commiato a Gianni, mi ha guardata negli occhi e mi ha fatto passare senza aggiungere altro. Ho lasciato l’auto e, non sapendo bene che direzione prendere, ho seguito alcune persone. Non sapevo se fosse il corteo giusto. Dopo una frazione di secondo, mi è arrivato un chiarissimo profumo di vino e ho avuto la certezza di essere arrivata. Erano in tanti raccolti nel cortile, che chiacchieravano, si abbracciavano e bevevano alla memoria di Gianni. Molte belle facce e molta cordialità. Dentro, nel salone erano altrettanto numerosi. Una piccola folla riunita intorno al feretro. Diversi gli omaggi. Dei fiori, gerbere in particolare, dei biglietti, forse qualche disegno. Anche una cassetta di legno - quelle della frutta, per intenderci - e una sporta di carta da cui si intravedevano forse un cespo di insalata e alcune bottiglie di vino. Omaggi volutamente semplici ma di sostanza. Come le persone presenti lì. Dietro il feretro, di lato sulla parete erano proiettate le illustrazioni e le vignette, e una bella musica scaldava il cuore. Molti dei presenti hanno dedicato poesie e raccontato aneddoti ed episodi divertenti. Molte le testimonianze e le risate. Poco per volta si è composto e condiviso un ritratto nitido di Gianni, fatto di piccole sfumature che ognuno aveva raccolto dentro di sé. A guardar bene, in tanti avevamo gli occhi velati, ma si è riso parecchio, come lui avrebbe desiderato.  Poi ho visto Iaia, che è una donna straordinaria per davvero. Ci siamo abbracciate e strette forte. Non so spiegare, ma sentivo in cuor mio che le portavo non solo il mio, ma un affetto più grande: quello degli amici, dei vignettisti e degli estimatori di Gianni che avrebbero voluto essere lì a stringerla con me.  Per stare accanto a lei, ai suoi figli e con Gianni ancora una volta.
Ciao Iaia, ciao Gianni.
Marilena


...hic!!
di Marco Careddu

Paolo Lombardi: "Rende proprio l'idea questa tua vignetta Marco, un GRANDE VUOTO ..... e restano quelli come noi...piccoli piccoli, pressoché  insignificanti al cospetto di un grande come Gianni...



Ciao Gianni
Luc
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