sabato 22 gennaio 2011

Laurea in legge con dedica.

In quei di Genova stamane lo scrittore Roberto Saviano è stato insignito della laurea ad honorem in legge.
Grandissime Felicitazioni Roberto!


e... ha fatto la dedica...
Saviano dedica laurea ad honorem ai pm.

Genova, 22 gen. (Adnkronos) - Lo scrittore Roberto Saviano ha dedicato la laurea ad honorem in Giurisprudenza ricevuta questa mattina all'università di Genova: "Ai magistrati Ilda Boccassini, Antonio Sangermano e Pietro Forno che stanno vivendo giornate complicate solo per avere fatto il loro mestiere".
Quindi lo scrittore e giornalista anti-mafia nella sua lectio magistralis ha ribadito il suo allarme contro la 'macchina del fango': chi racconta la verità sul potere oggi in Italia viene delegittimato e ha paura. "Le ore che vive il Paese - ha detto Saviano - sono complesse nella misura in cui chi racconta oggi ha paura. Siamo in democrazia - ha precisato - ma non si può negare che chiunque decida di prendere posizione critica verso il potere, verso il governo, sa cosa lo aspetta: delegittimazione, fango. La macchina del fango colpisce chi cerca di criticare".

Secondo Saviano "c'è un meccanismo strano: se tu racconti quello che è considerato dai magistrati un mio crimine nelle mie stanze private, io racconto le tue stanze private, racconto il tuo spazio. Attenzione, tutti hanno gli scheltrini negli armadi. In questo Paese - ha aggiunto - la parola continua a esistere, per fortuna, ma si ha soprattutto paura di una conseguenza personale. Questo sta avvenendo, è sempre avvenuto a chi cerca di contrastare le organizzazione le criminali. L'obiettivo è quello di dire: siamo tutti così".

Secondo lo scrittore "compito di un intellettuale in queste ore è quello di dire: non è vero non siamo tutti uguali", in momenti in cui "l'obiettivo continuo di parte dei media è dimostrare che siamo tutti sporchi e quindi dobbiamo stare tutti zitti". Da parte di chi ascolta "il compito è quello di discernere".

GIUDIZIO IMMEDIATICO

Berlusconi rifiuta di comparire davanti al PM. I magistrati confermano l'intenzione di proseguire comunque l'inchiesta.

Pubblicato da uber
Etichette: berlusconi, MAGISTRATURA


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Nota:

Marina Berlusconi di PORTOS Comic strip

La reazione della figlia del premier Marina Berlusconi: «Provo orrore»

Marina Berlusconi: orrore per le dichiarazioni di Saviano. «Mi fa letteralmente orrore che una persona come Roberto Saviano, che ha sempre dichiarato di voler dedicare ogni sua energia alla battaglia per il rispetto della libertà, della dignità delle persone e della legalità, sia arrivata a calpestare e di conseguenza a rinnegare tutto quello per cui ha sempre proclamato di battersi». Lo ha dichiarato il presidente di Fininvest e Mondadori Marina Berlusconi in relazione alle affermazioni fatte a Genova da Roberto Saviano.

Una presa di posizione che raccoglie il plauso dal Pdl. «Saviano - dice il portavoce del Pdl Daniele Capezzone - è diventato un' icona di conformismo manettaro. Marina Berlusconi ha trovato le parole giuste. Io non avevo e non ho alcun pregiudizio contro Roberto Saviano, e anzi nei mesi scorsi avevo trovato sciocche alcune polemiche nei suoi confronti scatenate meccanicamente da esponenti di centrodestra. Pensavo (o forse mi illudevo) che, nel suo percorso intellettuale e civile, Saviano volesse riservarsi il gusto dell'imprevedibilità, di una contraddizione vitale e inattesa, della non omologazione. E invece arrivano le sue parole di oggi, che addolorano. Saviano si candida così ad essere icona di un conformismo manettaro, che Marina Berlusconi ha trovato le parole giuste per definire e commentare. Peccato: altro che nuovo Pasolini, qui non si va oltre il livello di Leoluca Orlando".

"Nelle parole di Marina Berlusconi - fa eco la vicepresidente del Gruppo Pdl alla Camera Jole Santelli- non c'è solo l'affetto di una figlia, ma la triste presa d'atto da parte di un cittadino italiano e la riflessione di un importante manager. Una fotografia chiara della attività di parte della magistratura che non fa onore ad un Paese che dovrebbe far parte delle grandi democrazie e che dovrebbe essere la culla del diritto. Per Berlusconi sono state calpestate le garanzie fondamentali che spettano a ciascun cittadino".

Il sostegno dell'Idv. Con una nota del portavoce Leoluca Orlando, Italia dei Valori esprime solidarietà a Robertto Saviano e «lo incoraggia ad andare avanti». «Marina Berlusconi dovrebbe provare orrore per i festini di suo padre, chiamato papi dalle escort, e per come si comporta con le donne trattate come oggetti e non rispettate nella loro dignità. Ci sorprende che proprio una donna non si vergogni di dire ciò che dice la figlia del premier. L'utilizzatore finale dovrebbe andare a nascondersi e la figlia dovrebbe ringraziare chi, come Saviano, vive sotto scorta perché lotta contro la criminalità organizzata».

Lo sconcerto del Pd. «Sconcertano e addolorano le dichiarazioni di Marina Berlusconi: questa mattina ho potuto ascoltare le parole di Saviano direttamente dalla sua voce. Ero infatti presente al conferimento della laurea honoris causa. Roberto Saviano ha spiegato come la macchina del fango possa svolgere una funzione intimidatoria nei confronti di tutti coloro che hanno il compito di raccontare e di contrastare il crimine e come questo meccanismo rischi di intaccare la qualità della nostra democrazia». Sono queste le parole di Andrea Orlando, responsabile giustizia del Pd.
(fonte)
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SAVIANO risponde 

Il vero “orrore” è isolare i magistrati.



di ROBERTO SAVIANO

Ph. © Genova24.it
Ho rice­vuto la lau­rea hon­oris causa in Giurispru­denza, mi è stata con­ferita dall’Università di Gen­ova; è stata una gior­nata per me indi­men­ti­ca­bile. Cre­devo fosse fon­da­men­tale impostare la lezione, che viene chi­esta ad ogni lau­re­ato, par­tendo pro­prio dall’importanza che il rac­conto della realtà ha nell’affermazione del diritto.
Soprat­tutto quando il rac­conto descrive i poteri crim­i­nali. Senza rac­conto non esiste diritto. Pro­prio per questo ho voluto dedi­care la lau­rea hon­oris causa ai mag­is­trati Boc­cassini, Forno e Sanger­mano del pool di Milano. Marina Berlus­coni dichiara che le fa orrore che par­lando di diritto si difenda un mag­is­trato. Così facendo avrei rin­negato ciò per cui ho sem­pre proclam­ato di bat­termi. Così dice, ma forse Marina Berlus­coni non conosce la sto­ria della lotta alle mafie, per­ché difend­ere mag­is­trati che da anni espon­gono loro stessi nel con­trasto all’imprenditoria crim­i­nale del nar­co­traf­fico non vuol dire affatto rin­negare. Non c’è con­trad­dizione nel dedi­care una lau­rea in Giurispru­denza a chi attra­verso il diritto cerca di trovare spie­gazioni a ciò che sta acca­dendo nel nos­tro Paese. Mi avrebbe fatto piacere ascoltare nelle parole di un edi­tore l’espressione “orrore” non verso di me, per una ded­ica di una lau­rea in Legge fatta ai mag­is­trati. Mi avrebbe fatto piacere che la parola “orrore” fosse stata spesa per tutti quegli episodi di cor­ruzione e di crim­i­nal­ità che da anni avven­gono in questo paese, dalla strage di Castel­volturno sino alla con­quista della ‘ndrine di molti affari in Lom­bar­dia. Ma verso questi episodi è stato scelto invece il silenzio.
Orrore mi fa chi sta colpevol­mente e coscien­te­mente cer­cando di dele­git­ti­mare e iso­lare col­oro che in questi anni hanno con­trastato più di ogni altro le mafie. Ilda Boc­cassini, coor­di­na­trice della Dda di Milano, ha chiuso le inchi­este più impor­tanti di sem­pre sulle mafie al Nord. Pietro Forno è un pm che ha affrontato la dif­fi­cile inchi­esta sulla P2 ed ha per­me­sso un salto di qual­ità nelle indagini sugli abusi ses­su­ali, abusi su minori. Anto­nio Sanger­mano, il più gio­vane, ha un’esperienza pas­sata da mag­is­trato a Messina, recen­te­mente ha coor­di­nato un’inchiesta, una delle prime in Italia, sulle “smart drugs”, le nuove droghe. Accusarli, iso­lari, dele­git­ti­marli, minac­ciare punizioni sig­nifica inevitabil­mente inde­bolire la forza della mag­i­s­tratura in Italia, vuol dire togliere ter­reno al diritto. Favorire le mafie. Ecco per­ché ho ded­i­cato a loro la lezione di cui, qui di seguito, potete leg­gere un ampio stralcio.
* * *
È dif­fi­cilis­simo in questa fase stor­ica ital­iana par­lare al grande pub­blico di come la parola possa con­trastare un potere fatto di grandi cap­i­tali, di ever­sione, di forza mil­itare, di grandi inves­ti­menti inter­nazion­ali. Ogni volta che mi trovo a par­lare nelle uni­ver­sità piut­tosto che in tv, c’è sem­pre dell’incredulità: come è pos­si­bile che lobby così potenti pos­sano avere paura della parola?
In realtà forse la dinam­ica è un po’ più com­p­lessa. Non è la parola in sé, scritta, pro­nun­ci­ata, dichiarata, ripresa, quella che fa paura. È la parola ascoltata, sono le per­sone che ascoltano e che fanno di quella parola le pro­prie parole. È questo che incute tim­ore alle orga­niz­zazioni crim­i­nali. Paura che non riguarda sem­plice­mente la repres­sione, loro la met­tono in conto, come met­tono in conto il carcere. Ma quasi mai met­tono in conto l’attenzione nazionale e inter­nazionale. Che poi sig­nifica sem­plice­mente una cosa: sig­nifica dire che queste sto­rie non riguardano solo gli addetti ai lavori, i politici locali, i mag­is­trati, i cro­nisti, ma riguardano anche noi. Quelle sto­rie sono le nos­tre sto­rie, quel prob­lema è il nos­tro prob­lema, e va risolto per­ché è come risol­vere la nos­tra stessa esistenza.
Rac­con­tare è parte nec­es­saria e fon­da­men­tale del diritto. Non rac­con­tare è come met­tere in dis­cus­sione il diritto. Può sem­brare un pen­siero astratto ma quando si entra in con­flitto con le orga­niz­zazioni, il loro potere, il loro modo di fare, allora si inizia a capire. E si capisce per­ché, non solo in Italia, c’è chi investe energie e inter­viene non sul rac­conto delle cose, ma su chi le rac­conta. Come se il nar­ra­tore fosse respon­s­abile dei fatti che sta nar­rando. Si invita per esem­pio a non rac­con­tare l’emergenza rifiuti a Napoli per non dele­git­ti­mare la città: quindi non sono i rifiuti che dele­git­ti­mano la città ma chi li rac­conta. Se un prob­lema non lo rac­conti, e soprat­tutto se non lo rac­conti in tele­vi­sione, quel prob­lema non esiste. È una sorta di teo­ria dell’immateriale, ma in realtà fa capire quanto sia fon­da­men­tale la neces­sità di raccontare.
Non è una par­ti­co­lar­ità ital­iana, dicevo. In Mes­sico per esem­pio negli ultimi sei mesi sono stati ammaz­zati 59 gior­nal­isti: ragazzi che ave­vano aperto dei blog, che ave­vano fondato delle radio, gior­nal­isti delle tes­tate più impor­tanti. Caduti per mano del nar­co­traf­fico, che è oggi il più potente del mondo e che ha deciso di impedire la comu­ni­cazione di quello che sta succe­dendo in Mes­sico con una scelta total­i­taria, nell’eliminazione sis­tem­at­ica di chi­unque tenti non solo di rac­con­tare. Qual­si­asi per­sona che inizi a rac­con­tare diventa imme­di­ata­mente un nemico, un peri­colo per­ché accende la luce, anche pic­cola, ma che può inter­es­sare.
Ricordo una per­sona che ho molto sti­mato, e avevo conosci­uto quando decise di esprimermi sol­i­da­ri­età nei momenti più dif­fi­cili della mia vita: Chris­t­ian Poveda. Aveva deciso di andare in Sal­vador a rac­con­tare la Mara Sal­va­trucha, poten­tis­sime bande di strada che con­trol­lano lo spac­cio della coca. Poveda li riprende con il loro con­senso e ne fa un doc­u­men­tario dal titolo La vida loca, mer­av­igliosa­mente tragico, forte per­ché anche lì c’è quel prin­ci­pio: queste sto­rie diven­tano le sto­rie di tutti. Ebbene Poveda con questo doc­u­men­tario com­in­cia ad accen­dere luci ovunque, anche sui rap­porti tra le Maras e la polit­ica. Iniziano ad arrivare i gior­nal­isti. E il 20 set­tem­bre del 2009 sparano in testa a Chris­t­ian, che muore in totale silen­zio, sia in Italia che in Europa, las­ciando in qualche modo una sorta di ormai fisi­o­log­ica accettazione: hai scritto di queste cose, o meglio hai ripreso questo cose, non puoi che essere condannato.
Spesso la morte non è neanche la cosa peg­giore. Chi prende questa posizione, chi usa la parola per rac­con­tare, per trasfor­mare, paga un prezzo altissimo, nella dele­git­ti­mazione, nell’isolamento e in quello che devono pagare i loro cari. La poet­essa russa Anna Achma­tova vive il peri­odo della riv­o­luzione bolsce­vica, il regime la con­sid­era una dis­si­dente, una sorta di scarto della soci­età del pas­sato da mod­i­fi­care. Il suo ex mar­ito che è un gran­dis­simo poeta, viene fucilato, bisog­nava inde­bolirla in tutti i modi. Lei era già diven­tata una poet­essa di fama soprat­tutto in Fran­cia, quindi era dif­fi­cile toc­carla senza dare un’immagine repres­siva della Rus­sia sovi­et­ica. La prima cosa che fanno è cer­care di spez­zarle la schiena poet­ica: le arrestano il figlio. Lei è dis­posta a scam­biare la vita del figlio con la sua. Non serve a molto, lui resta in carcere e lei rac­conta una scena bel­lis­sima: ogni mat­tina migli­aia di donne si met­te­vano in fila davanti alle carceri sovi­etiche por­tando dei pac­chi, spesso vuoti, soltanto per vedere l’espressione del sec­ondino. Se il sec­ondino accettava il pacco sig­nifi­cava che la per­sona, mar­ito, figlio, fratello, padre, era viva. Se non lo accetta­vano era stata fucilata. Quando lei si pre­senta il sec­ondino la riconosce: “Ma lei è Anna Achma­tova”. Lei fa cenno di sì, e la per­sona che sta dietro: “Ma lei è una poet­essa, quindi può rac­con­tare tutto questo”. Lì c’è una poet­essa, pic­cola magra, dev­as­tata dai suoi drammi, che diventa all’improvviso la sper­anza. I versi diven­tano la sper­anza: può rac­con­tare, può far esistere, cioè può trasformare.
Mi sono sem­pre chiesto come si fa a vivere così, come hanno fatto queste per­sone a sop­portare decenni di dele­git­ti­mazione, per aver scritto poe­sie o anche solo delle can­zoni. Come è suc­cesso a Miriam Makeba, a cui il gov­erno bianco sudafricano ha inflitto trent’anni di esilio per il disco “Pata pata”, una can­zone che rac­conta di una ragazza che vuole solo dan­zare, diver­tirsi, che vuole essere felice. Ma questo fa paura, voler vivere meglio fa paura, Miriam Makeba fa paura. E più canta nei teatri di tutto il mondo, più l’Africa intera si riconosce in quella can­zone, che non parla di indipen­denza, di lotta ai bianchi, ma di voglia di vivere e felic­ità. Fin quando non arriva il gov­erno Man­dela che la richiama in Sudafrica. È anche questa l’incredibile potenza della parola. Per questo sono con­vinto che il rac­conto sia parte del diritto, non può esistere il diritto senza rac­conto. Ma oggi, e non è solo la mia opin­ione, in Italia chi rac­conta ha paura. Certo, siamo in una democrazia, non abbi­amo a che fare con un regime, con le carceri. Non siamo in Cina. Ma non si può negare che chi­unque oggi decida di pren­dere in Italia una posizione crit­ica con­tro il potere, con­tro il gov­erno, rischia la dele­git­ti­mazione, rischia di essere tra­volto dalla macchina del fango. Quando accende il com­puter per iniziare a scri­vere sa già cosa gli può suc­cedere. La for­mula è sci­en­tifica e col­lau­data: “Se tu rac­conti quello che dai mag­is­trati è con­sid­er­ato un mio crim­ine, io rac­conto il tuo pri­vato. Tutti hanno scheletri nell’armadio, quindi meglio che abbassi­ate lo sguardo e mol­li­ate la presa”.
Ma per gli intel­let­tuali rac­con­tare è una neces­sità, comunque la si pensi. E in queste ore il loro com­pito è quello di dire che non siamo tutti uguali, non fac­ciamo tutti le stesse cose. Certo, tutti abbi­amo debolezze e con­trad­dizioni, ma diverso è l’errore dal crim­ine, diversa è la cor­ruzione dalla debolezza. Men­tre si cerca di far pas­sare il con­cetto che siamo tutti “storti” per coprire le stor­ture di qual­cuno. Oggi si parla molto di gos­sip e il gos­sip è ris­chioso, per­ché lo si usa per nascon­dere i fatti emersi dalle inchi­este e per dimostrare che “fanno tutti schifo”. E il com­pito, ancora una volta, delle per­sone che ascoltano, che scrivono e che poi par­lano, è quello di dis­cernere, di capire, ovunque esse siano, con i figli a tavola, nei bar, comunque la pensino.
C’è una bel­lis­sima preghiera di Tom­maso Moro: Dio aiu­tami ad avere la forza di cam­biare le cose che posso cam­biare, di sop­portare le cose che non posso cam­biare ma soprat­tutto dammi l’intelligenza per capire la dif­ferenza. Questo è il momento in cui in noi pos­si­amo trovare la forza di cam­biare e com­pren­dere final­mente che non dob­bi­amo credere che tutto quello che accade sia inevitabile e quindi soltanto sopportare.
Infine, dedico questa lau­rea e questa gior­nata, che ovvi­a­mente non dimen­ticherò per tutta la vita, a tre mag­is­trati: alla Boc­cassini, a Forno e a Sanger­mano, che stanno vivendo, credo, gior­nate com­pli­cate solo per aver fatto il loro mestiere di giustizia.
Pubblicato il: 23 gennaio 2011 da: redazione


Uber per  Tutta la città ne parla - radio3

venerdì 21 gennaio 2011

Clint Eastwood

L'uscita del nuovo film di Clint Eastwood,  Hereafter , ha ispirato una nuova caricatura al grande Petar Pismestrovic....



Clint Eastwood
By Petar , Kleine Zeitung, Austria - 1/10/2011

....ne aveva già fatta un'altra bellissima qualche anno prima:


clint eastewood
By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria - 1/26/2005

Il film nelle sale non ha unificato i consensi
chi ne parla benissimo e chi lo stronca... d'altronde Clint ci aveva abituato a degli standard molto alti.
Riporto l'opinione del professore Ferdinando Camon a tal proposito

L'Aldilà di Clint Eastwood

"Avvenire" 11 gennaio 2011


Per chi scrive libri, il film è un’opera d’arte che gode di un favore iniquo. Un libro nuovo, appena esce, va allo sbaraglio della critica per sei-sette mesi, se è mediocre o sbagliato vien fermato, non arriva al successo. Il film funziona in tutt’altro modo. Anche un film mediocre o sbagliato può essere lanciato come un capolavoro, ancor prima che esca sugli schermi. In una settimana rastrella tutti i soldi che è costato. Dopo una settimana, la critica lo inquadra e lo giudica. Ma è tardi, ormai il successo è incamerato.
Sono andato a vedere Hereafter di Clint Eastwood con in testa giudizi irresistibili: Clint più invecchia più sforna capolavori, toccati gli ottant’anni ci regala il suo capolavoro assoluto, stavolta lancia uno sguardo sull’aldilà, vede qualcosa che nessuno ha mai visto, ce lo racconta con parole-immagini turbate-commosse, insinua il dubbio che qualcosa c’è, anche chi non crede esce dal cinema con l’idea che la morte non è la fine.
Prenoto il posto, non vorrei restar fuori. La prenotazione costa, ma è una buona idea, se tardavo di un quarto d’ora non potevo più entrare. È un multisala, la sala riservata a Clint è la più grande e la più contesa, quella dei film-evento. Mi siedo, guardo il pubblico: spettatori raffinati, non vedo bicchieroni di pop-corn. Sono sicuro, tutti richiamati dai giudizi: 370mila italiani già corsi a vederlo in 4 giorni, la scena iniziale dello tsunami vale da sola un Oscar per gli effetti speciali, sono tre storie ma finiscono in una, il tema è un particolare aspetto dell’aldilà, più esattamente noi e i morti, come noi vediamo i morti ma anche come i morti vedono noi. Poiché tutti abbiamo dei morti, è un film che ci chiama in causa tutti.
Silenzio, comincia. Lo tsunami ha l’apocalittica violenza delle catastrofi bibliche: spiaggia brulicante di vita, l’Oceano si ritira come per prendere la rincorsa, ritirandosi scopre il fondo, poi costruisce una muraglia liquida alta come una città e la scaraventa sulla costa. Via un’ondata sotto un’altra. Le ondate sbattono sulle costruzioni e le sradicano, poi scorrono per le vie trasportando auto, tavoli, ringhiere, frigoriferi, tutto. Le riprese son girate da sopra l’acqua e da sotto. La giornalista francese protagonista della prima storia va sotto, e sotto si sente il crac di una massa nera che le sbatte sul cranio. Poi lei resta inquadrata come attonita. È il tempo fra il di qua e il di là. C’è un medium americano che ha il potere, lui dice la maledizione, di entrare in questo tempo, collegarsi con i morti, sentire le loro parole, e dircele. Un bambino inglese di 9 anni è figlio di una tossicodipendente, ha un fratello, godono quando la madre li manda a prendere una sostanza che (loro consultano Google) contrasta l’eroina. Vuol dire che sta guarendo. Ma dalla farmacia il piccolo non torna, un’auto l’ha travolto. Il fratellino vorrebbe collegarsi con lui, sentirlo parlare. Il medium si presta. È il momento di massima penetrazione di Clint nello spazio dell’aldilà. L’aldilà appare per lampi e squarci, è più detto che visto. Ma è l’aldilà dei medium, dove si muovono fantasmi proiettati dal di qua. La cosa più importante che il fratellino morto dice al fratellino vivo è: «Non mettere più quel berretto, è mio». Un aldilà onirico, non metafisico. Incuriosisce, non interessa. Tanto meno un cattolico. Non interessa neanche i protagonisti, medium e giornalista francese, che infatti si mettono d’accordo per vivere insieme nel di qua, felici e contenti. «V’è piaciuto?» chiedo agli spettatori che s’alzano in piedi intorno a me. Rispondono: «Lo tsunami». Ma quella non è arte, è professionalità. Il film rivela un’ambizione immensa, ma inane. Se questo è ciò che Clint ha da dirci sull’Aldilà, tra ascoltarlo e non ascoltarlo non fa differenza.
Ferdinando Camon

e colgo l'occasione di aggiungere qualche altra caricatura quella dell'amico peruviano Omar Zevallos  e quella di Kruger e di Xavier

[Clint+Eastwood+(chico).jpg]
Il Clint Eastwood di Omar Zevallos
http://www.sportcartoons.co.uk/caricatures/clinteastwood.jpg
di Sebastian Kruger



Gran Torino by Clint Eastwood
Xavier Salvador
PS: non sono ancora riuscita personalmente a vedere il film ma gradirei il vostro parere nei commenti ...grazie! https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_PlXyBDnCh4tDBjSt-WAvBWCtx-piwNPXi3e_Q8QMtBW9_IG8KNhSE0OHrCP26LOmowB4PWlNCE-4sNFAiISsg_y3mibOjyNWEXvDlq3XEmNyIgP3q-ub8xLKZeo5xn3N5mYBsi1JP5U/s1600/fany-wink.png

In mostra a Parigi, AGIM SULAJ

A Parigi dal 20 gennaio al 12 marzo 2011
in mostra le opere dell'artista internazionale 
Agim Sulaj


AGIM SULAJ

Atelier An-Girard
7 rue Campagne-Première
75014 Paris
Danièle Delorme, Agim Sulaj
et Marie-France Beaucourt
vous attendent pour
le verre de l’amitié,
le 20 janvier
de 18h30 à 20h30
du mardi au vendredi
et les samedis
29 janvier, 19 février
et 12 mars 2011
de 13h30 à 19h
tél : 01 43 22 01 16
fax : 01 43 21 09 13


Per Informazioni:
atelier@angirard.com
 www.atelier.angirard.com
il sito di Agim Sulaj
La locandina PDF - Parigi, Francia

L'invito di Agim all'apertura  della mostra a Parigi.
Congratulazioni e tanti auguri!

PS: sotto qualche  disegno di Agim


Libero
l'opera di AGIM SULAJ, ALBANIA seconda classificata
al CONCORSO DELLA F.A.S.I. PER IL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA:
PREMIO “ILLUSTRAZIONE”


https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBOfbJ4xYyX5TxQ9ahoRC_puRl7PQmSW7ZpQ1R0pvasuWoLOkQ2C6wVllYPIOF24tKWI6oOeuD0oqFYJ4KCqWk2YpE1Ch-Az5LSI3Zkb7RmLFBcEWAuvAPwbaDomFUT1uXDiFCB21t8NYG/s1600/Piedi.jpg
Ricchi e poveri  da http://humorgrafe.blogspot.com
http://3.bp.blogspot.com/_w4st7TH384M/TIrQGcadyuI/AAAAAAAAEJE/8TAGyXig43A/s800/agim+sulaj+33.jpg
Bambino con piccioni - olio su tela



Altre opere di Agim su FANY - BLOG QUI



PS: 

Agim con la directora del Atelier An-Girard


ti può interessare anche
humorgrafe: LA HUMANIDAD DE AGIM SULAJ que expone en el atelier An-Girard, en Parìs - Por Francisco Puñal Suárez

giovedì 20 gennaio 2011

I 4 DELL'APOCALISSE, caricature di Portos - 16 gennaio 2011

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I 4 DELL'APOCALISSE, caricature di Portos - 16 gennaio
appendice alla settimana in vignette: 10 - 17 gennaio 2011


SERGIO MARCHIONNE



   Personaggio davvero enigmatico, questo manager abruzzese: dice di voler bene all’Italia e produce la Punto. E se le voleva male? Minaccia continuamente di trasferire gli stabilimenti industriali in Canada, Paese in cui il settore automobilistico è inesistente e dove l’unico furgonato mai prodotto è Michael Bublè. Senza considerare, tra le altre cose, che in Canada prenderebbe sicuramente freddo, girando solo con un maglioncino addosso. Afferma di voler restituire gli aiuti ricevuti dal governo americano entro il 2011 e allo Stato italiano, che elargisce soldi alla Fiat da mezzo secolo, non ha mandato neanche una cassetta di Stock 84 per Natale. L’Amministratore Delegato, insomma, con le sue prese di posizione spacca l’opinione pubblica e non solo quella. Con alcune dichiarazioni a poche ore dal referendum tra gli operai della Fiat, Silvio Berlusconi, smentendo le malelingue e dimostrando di non aver nessuna preferenza per la Ford benché abbia prodotto il modello escort, s’è schierato al fianco di Sergio Marchionne, dicendo pubblicamente di condividere la sua opinione di trasferire gli stabilimenti all’estero: a tale proposito, si sarebbe permesso di suggerire Antigua, dove peraltro sembra si risparmi anche qualcosetta di tasse.

MARIO BORGHEZIO

   Se il Sud è un peso morto per il Paese, Borghezio è senza dubbio un peso vivo. L’esuberante Barbapapà leghista, cui in Parlamento sono state affidate più Commissioni che a un marito mandato a fare la spesa, ha affermato in una delicata intervista televisiva che gli abruzzesi fanno i piagnoni e si lamentano continuamente solo per il fatto di aver avuto un terremotino d’intensità 5,9 della scala Richter, roba che a Pinerolo, scossette del genere, le usano per shakerare il cuba libre. Inoltre il corpulento Marione, uno per cui anche Cuneo è un comune un po’ troppo meridionale, ha denunciato le eccessive aspettative che gli aquilani nutrono nei confronti dello Stato centrale: bisogna riconoscere che, almeno in questo caso, Borghezio ha assolutamente ragione. Aspettarsi qualcosa da un governo come quello attuale è da ingenui, per non dire da sprovveduti. L’euroleader del Carroccio ha poi invitato gli abruzzesi ad avere uno scatto di dignità, un consiglio che non può essere certo ignorato: chi meglio di un signore che si presenta a Pontida indossando un elmo sormontato da due enormi corna può ricordarci l’importanza del decoro e indicarci il giusto contegno da tenere? Grazie, Borghezio.

GF

   Dio c’è, mentre il Grande Fratello ci fa. Eccome se ci fa. Tre concorrenti di questa mirabolante undicesima edizione, tali Massimo, Pietro e Matteo, hanno bestemmiato mentre erano in onda, suscitando le sdegnate proteste della Chiesa Cattolica, per la quale la bestemmia è peccato grave e intollerabile, a meno che non serva a concludere una barzelletta del Premier Berlusconi. Sono stati squalificati : si dice che al loro posto gli autori vogliano puntare su una giovane, sexy musulmana, decisione certamente molto gradita ai mujahidin, che da sempre ci guardano con quell’affetto e quella simpatia che di tanto in tanto ci dimostrano. Adesso nel frizzante cast del popolare reality show mancano solo un induista che si mangi in diretta televisiva una bella bistecca di mucca sacra, un buddista che desideri reincarnarsi in Augusto Minzolini, un Hare Krishna dedito al gioco d’azzardo e un ebreo che dichiari di voler lavorare solo il sabato. Com’è ormai ampiamente dimostrato, viviamo già da anni in una società Dio-degradabile, ma se nei prossimi giorni dovesse piovere con una certa insistenza sugli studi di Cologno Monzese, fossimo nel Presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, cominceremmo a preoccuparci.

PIERFERDINANDO CASINI

   Assuefatto ormai da anni a far parte di una coalizione di governo, il leader dell’Udc Pierferdinando Casini sta attraversando purtroppo una brutta crisi d’astinenza, cui si può fare fronte, dicono gli esperti, solo somministrandogli dosi regolari di Capezzone. Alcuni prestigiosi fisici quantistici dell’Università di Boston hanno di recente enunciato una teoria formale, nota come il Principio di Casini: “Un ex democristiano immerso nell’opposizione riceve in tempi molto brevi una spinta dal basso verso la maggioranza pari al peso di un incarico di governo”. Questa è scienza, amici cari, e la scienza non si discute. I collaboratori più stretti di Casini segnalano già da settimane un preoccupante indebolimento della sua capacità d’opporsi, in tutti i settori, oltre a quello politico: nei giorni scorsi, infatti, Pierferdinando non è riuscito a opporsi alla richiesta d’aumento della colf, a posare per una foto insieme a Martufello e a un invito a pranzo da parte di MariottoSegni.E’statoportatoviaabraccia mentre stava accettando di cantare “Vola vola vola”, in duetto con Tony Santagata. Adesso basta. Facciamolo rientrare al governo e salviamogli la vita. 




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de Il Fatto Quotidiano  http://www.ilmisfatto.it/

Disegni di Disegni di Portos
e
               Testi satirici di Marco Presta.

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Altre vignette della settimana di Portos:
Ultima Ora  




L'asse terrestre oscilla e cambia lo zodiaco
-Non è più l'oroscopo di una volta!
-Su col morale cocca, magari passi vergine.




 I RealitiSCIO***********************************





Gli Italian Galery*******************************



OMO-LOGATO
Etichette: Alfonso Signorini, Kalispera



by PORTOS Comic strip

mercoledì 19 gennaio 2011

Appello per non farci rubare l' Italia

No al ratto!




Appello per la raccolta firme contro l'utilizzo del nome ITALIA da parte di Berlusconi nel simbolo del nuovo partito.
Se siete d'accordo vi chiediamo di firmare e di diffondere ai vostri contatti.
L'indirizzo per leggere l'appello e firmarlo è il seguente:




Maria Ricciardi (presidente Liberacittadinanza)




PS : mail di marilena nardi:

ricevo l'appello e volentieri faccio girare.
Giù le mani dall'Italia!

martedì 18 gennaio 2011

Donna Schermo?

 I FATTI


- Vogliono far fuori il Silvio col gossip
- Non c'è più rispetto per la voluttà popolare


- Il premier ha una fidanzata ma non fa nomi.
- Se serve qui c'è una che asserisce di essere la "Perla di Labuàn"...


PORTOS Comic strip



Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/
ancora bunga bunga  Indeciso

gli indagati





Bucnic L'Asino


Le reazioni



Amore fantasmagorico
da FRANCO ORIGONE







FinctionTg
da BANDANAX  L'Asino


Rapporti, relazioni e marchette varie
da SASA GENSABELLA L'Asino


De Santis  - L'Asino


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Arcore
fabiomagnasciutti
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Tra fidanzati
fabiomagnasciutti

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Serate allucinanti ad Arcore

Di Ferdinando Camon

Le rivelazioni sulle feste hard di Arcore esplodono come bombe, in Internet ieri è stato tutto uno scoppiettio, da un sito all’altro. Tutto quel che sapevamo sul bunga-bunga, la pole dance, il topless, la selezione della preferita, destinata a passar la notte col capo, vien moltiplicato per mille. Ci sarebbero anche intercettazioni della marocchina, che al capo avrebbe chiesto cinque milioni. Qualche giornale, ieri sera, dava queste voci per sicure. Noi preferiamo darle per “voci”, se non altro per la loro enormità: se vien confermato uno scandalo di queste proporzioni, gli effetti sarebbero disastrosi. “Ti darò tutti i soldi che vuoi, ti coprirò d’oro, ma fai finta di essere pazza, racconta cazzate, rénditi inattendibile, insomma nega tutto” avrebbe risposto il capo. Oggi usciranno squarci ancora più completi, e speriamo che compaiano anche le pezze d’appoggio, in modo che si possa ragionare sulle certezze. Delle nottate di Arcore vien confermato il rito: le ragazze venivano portate lì da una residenza collettiva, su auto aziendali, e nel cuore della villa c’era la sala del bunga-bunga, il palo della pole dance, la sala per la danza en travesti e il topless. I giochi si concludevano con la selezione della vincitrice, destinata a restare per la notte. C’era un premio alla vincitrice assoluta, ma anche premi intermedi, perfino per la semplice partecipazione. Le ragazze sono una dozzina e mezza, o due dozzine. Tutte molto carine. Ma di una bellezza fisica, senz’anima. Molte vengono da trasmissioni televisive trash, spazzatura. Non hanno un background culturale, non le ricordiamo (potrebb’essere colpa nostra, beninteso) per frasi memorabili, intuizioni, spiegazioni. Alcune comunicano anche male, per esempio la marocchina. Sono bellezze per “il riposo del guerriero”. Loro lo sanno e ci marciano. Il rapporto è chiaro: il capo è attratto dalla bellezza fisica, vuole corpi, le belle sono attratte dalla ricchezza, voglion soldi. C’è (se i racconti saranno confermati) sesso, un sesso venale, chiesto-imposto, accettato-retribuito. Alcune ragazze definiscono la loro situazione così: “Qui si viene se si è pronte a tutto, altrimenti si prende un taxi e si fila via”.  Fino  a ieri il sospetto era di riunioni libere, su una scaletta che partiva dai giochi e finiva a letto, ma negli stralci usciti ieri le ragazze parlano di serate “allucinanti”, “che non ti puoi neanche immaginare”. Questi documenti dovranno trovare riscontro, naturalmente. Ma scavalcano quelle che fino a ieri erano le immaginazioni più audaci. Pareva, fino a ieri, che Ruby stesse in un angolino, un po’ dentro e un po’ fuori, un’ingenua, che ha ingannato se stessa per la giovane età. Diceva: “Mi pagano per parlare, mi pagano per tacere, qua divento ricca”, e noi pensavamo: fa i soldi con le interviste, mille-duemila euro per volta, tanti gruzzolini fanno un gruzzolone. Ma quelle sue dichiarazioni al capo, uscite ieri: “Io voglio uscirne con qualcosa, diciamo cinque milioni”, rovesciano l’immagine: se è così (ripeto: se è così), è una jena. La minorenne neo immigrata ha già capito tutto del capitalismo e dei capitalisti, e dei capitalisti vecchi: voglion chiudere la vita col botto.  Fino a ieri eravamo fermi alle notizie del grande capo che si prendeva le donne ma non le pagava lui, altri pagavano per lui: ieri sera salta fuori che le donne che si prostituivano per denaro erano molte, e ricevevano il compenso su due piedi, cash. Ieri sera alle 20 la stampa estera era tutta all’attacco: “Italia coperta di vergogna”. È questo il danno maggiore. Stringiamo la cinghia, votiamo “sì” alla Fiat, i nostri figli son disoccupati al 25 %, tiriamo avanti eroicamente, e il mondo ci ride addosso.

(fercamon@alice.it)   
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http://www.sergiostaino.it/images/edicola/11-01-17.jpg
SERGIO STAINO




La donna del Premier
Mauro Patorno L'Inserto Satirico
La signora senza volto e la vita-fiction di Silvio

Chi è la sconosciuta con cui Berlusconi dice di avere una relazione stabile? E' un mistero come la coppia sia riuscita a nascondersi per mesi malgrado l'assedio continuo di giornalisti e fotografi. Di lei non c'è traccia. Nemmeno al pranzo di Natale del premier
di NATALIA ASPESI  
CHI è la sconosciuta dama che ha reso più dolci gli ultimi mesi (anni?) del nostro presidente del Consiglio? Sarà una bella signora sessantenne, cioè molto più giovane del premier, o una sobria orfanella di vent'anni appena uscita dal collegio delle Orsoline e folgorata come tante dal fascino dell'uomo? E' un mistero come l'augusta coppia sia riuscita a nascondersi per mesi e mesi, malgrado l'assedio costante di una moltitudine di giornalisti e fotografi del tipo più incallito, quelli che ce l'hanno fatta a fotografare lui in situazioni quanto mai imprudenti.

Per cercare di saperne di più non c'è che da rivolgersi al poeta di corte, il simpatico Alfonso Signorini, e alla sua costante e fervida opera di incensamento di tutti i Berlusconi anche secondari, racchiusa nel settimanale "Chi". Di questa signora per ora senza volto non c'è traccia, nel ricco archivio, neppure nella grandiosa fotografia che riprende in un salone di Arcore (quello del bunga bunga?) più fastoso di quelli di Versailles, il meraviglioso pranzo di Natale del premier: 33 ospiti seduti attorno a una lunghissima tavola ricoperta di broccato rosso con piatti bordati d'oro, più candele e fiori: tutta la famiglia, figli, nipoti, cognati, cugini ecc. (più quattro maggiordomi però in piedi), nessuna Dama Ignota, a meno che non si tratti di una delle tre tate, tata Nelly, tata Nadia e tata Cris, naturalmente scelte anche per l'avvenenza e la giovinezza. Meglio non azzardare, anche perché il presidente del consiglio potrebbe aver tenuto nascosta la sua nuova felicità pure alla famiglia, perché non si sa mai (altri figli, altri eredi?).

A meno che lui, innamorato e schivo, non decida di continuare a nascondere la sua nuova compagna, si può immaginare come di colpo si stia dando da fare il Signorini, mago delle coppie vip, per estrarre da qualche sua preziosa cassaforte le fotografie della signora o addirittura della felice coppia, ripresa in qualche eremo segretissimo anche se massimamente lussuoso: forse nella dacia di Putin o sotto la tenda di Gheddafi, o addirittura nella nuova magione di Antigua, chissà.

Il premier non può non immaginare che questa notizia abbia mandato in visibilio il suo popolo, che ormai abituato a vedere la vita solo attraverso le fiction, sarà commosso all'estremo per questa bella svolta nella dura esistenza del loro beniamino, in questi giorni particolarmente tartassato. Sarebbe quindi forse prudente ma ingeneroso non rivelare alla moltitudine che canta appena può "meno male che Silvio c'è", chi è la donna che oggi lo fa felice, finalmente una donna degna di lui, che ben rappresenti tutte le donne che vorrebbero essere al suo posto. E questa nuova aspirante first lady (italiana, russa, egiziana, marocchina?) vorranno vederla, applaudirla, saper tutto di lei: si immagina dai nobili natali, dalle molte lauree, dal guardaroba da star, appassionata di Apicella, forse già in politica, e poi il colpo di fulmine!

D'altra parte, la stessa vita del premier ha ormai sempre più connotati televisivi, con momenti da Grande Fratello e altri da Chi vuol essere milionario, ma anche da "Il peccato e la vergogna" e da "Il bello delle donne", come se a programmarla ci fosse una sua agguerrita squadra di sapienti sceneggiatori, che gli scrivono la vita per renderlo sempre più amato dai suoi elettori-spettatori. Anche il video preconfezionato distribuito ai telegiornali ieri sera, con la solita libreria alle spalle e lui che si rivolge col cuore in mano agli italiani, era un tipico colpo di scena da teleromanzo: con l'eroe romantico che si confessa, senza dimenticare nulla di ciò che rende una fiction avvincente e commovente: la solitudine dopo la separazione, la gioia di un nuovo rapporto, il nobile desiderio di non esporre mediaticamente la fortunata prescelta (ma adesso, come nasconderla?), una compagna sempre presente anche alle simpatiche e caste feste di tipo familiare, e si sa come sono i gentiluomini, lui mai l'avrebbe esposta a cena o dopocena a quelle brutte cose che "certi giornali hanno ipotizzato".

Resta il mistero per cui tante ragazze chiacchierine che uscivano stordite dalle feste di Arcore anche la mattina dopo e con varie prebende, pur raccontandone ai magistrati di tutti i colori, si siano dimenticate, tutte, della presenza affettuosa di una nuova, misteriosa, gentile signora, pronta a mantenere angeliche le serate in compagnia di quelle birichine di escort.
(17 gennaio 2011)


http://4.bp.blogspot.com/_np-AqvrE4bg/TTQWVfKKb5I/AAAAAAAAAro/UDhciAiK_og/s400/FIDANZATA.jpg 
Sebino la VUCCIRIA


Roberto Mangosi www.enteroclisma.com
Marassi Il Mattino

ci sarà impedimento?


Giannelli http://www.corriere.it/

per uscirne serve un miracolo



PROCESSI
A Roma si conclude a tempo di record il processo di beatificazione di Papa Wojtyla dopo la certificazione del minimo di miracoli dovuti.
A Milano invece l'indagine scaturita dall'ormai famosa "nipote di Mubarak" apre un nuovo scontro tra la Magistatura e il Presidente del Consiglio per un processo dagli esiti, sia giudiziari che politici, molto incerti.

Pubblicato da uber
Etichette: berlusconi, CHIESA, MAGISTRATURA, papa, politica, religione


la difesa






Ultima ora: lo scoop

FEDE AL DITO
Grande agitazione mediatica dopo la notizia della relazione stabile sentimentale del Presidente del Consiglio. Ma basta con le ipotesi fantasiose, ecco chi è quella persona che, forse non dotata dell'avvenenza di numerose concorrenti, ne ha  saputo conquistare il cuore con anni di silenziosa e discreta presenza al suo fianco.

Pubblicato da uber
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 Felice Felice Felice Felice Felice





PS: Dante nasconde il suo amore per Beatrice, fingendo che il suo interesse era rivolto ad un'altra donna(donna-schermo)


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