mercoledì 2 aprile 2014

“Una vita da bancario” di Alfio Leotta.

"Una vita da bancario" 
il nuovo esilarante e-book 
di Alfio Leotta (Fleo)
  è finalmente disponibile sia in formato e-pub che pdf.
Come direbbe Calindri, un antidepressivo naturale contro il logorio della vita moderna.



PREFAZIONE:

DUE PAROLE PRIMA DI INIZIARE

Salve a tutti. Mi presento.
Mi chiamo Alfio Leotta, sono nato il 23 luglio 1951 a Jesi (An) nelle Marche...
Gli anni passano veloci...
....io avevo un chiodo fisso in testa che veniva da lontano.
Avevo infatti fatto tesoro di quanto mia madre mi aveva detto un giorno incontrando un mio zio che lavorava presso un importante istituto di credito: 
 - Vedi Alfio, devi studiare e fare come tuo zio, che è entrato in banca: 16 mensilità, uno stipendio sempre sicuro, premio di produzione agevolazioni per tutta la famiglia, vacanze e libri scolastici pagati per i figli... e quando andrà in pensione un'importante buona uscita ed anche un orologio completamente d'oro!...
ma finirà davvero così?

Una vita da bancario

Sottotitolo: Strisce comiche di vita creditizia
Autore: Alfio Leotta (Fleo)
Collana: Piccola Biblioteca del Sorriso
Anno di edizione: 2014
Formato ebook: EPUB
Formato ebook: PDF
Festina Lente Edizioni

“Una vita da bancario” di Alfio Leotta. La banca raccontata attraverso le strisce comiche di un noto vignettista.
Quella in cui lavora non è una banca specifica, ma è la banca in generale, intesa come entità quasi metafisica, luogo in cui la vita scorre e risponde a logiche sue proprie  e dove ogni cosa può essere possibile.

Descrizione La vita di banca, dall’assunzione all’esodo, vista e raccontata attraverso gli occhi di un bancario.
La banca in questi ultimi trenta anni è cambiata parecchio e così è cambiata anche la vita del bancario, qui stigmatizzato con visierina e mezze maniche dietro lo sportello.
Nonostante le tante mutazioni genetiche che hanno interessato il mondo creditizio negli ultimi tempi, dall’informatizzazione alle fusioni fino alla vendita di tisane, generi di conforto e cure dimagranti, una cosa è rimasta ferma, un punto di riferimento per ogni bancario, lo sportello appunto.
Lo sportello è l’immaginario confine che separa il bancario e il suo microsmo dal mondo esterno, dalla varia umanità che via via gli si presenta e, paradossalmente, è anche la trincea dove resistere alle richieste, anche quelle più bislacche, del manager di turno.
Liberamente tratto da tante storie vere al limite della realtà, perché là dentro tutto può succedere, questo e-book di strisce umoristiche di Fleo – al secolo Alfio Leotta – raccoglie una serie di contributi, ormai praticamente introvabili, che l’autore ha pubblicato su vari periodici locali e nazionali a partire dai primi anni Ottanta fino ai giorni nostri.


L'autore
Alfio Leotta (Fleo)
Nato a Jesi, laureato in Scienze economiche ed in Giurisprudenza, vive e lavora ad Ancona. Fantasia, creatività, un'innata capacità di sintetizzare concetti e situazioni nei loro aspetti più caratterizzanti. Disegnatore di fama nazionale, dall'inconfondibile tratto e dall'altrettanto riconoscibile disincantata vena satirica. Con questo geniale ometto, al quale spesso si serve per realizzare le sue brillanti strisce a fumetti, è valsa all'autore lusinghiere affermazioni ad innumerevoli rassegne nazionali ed internazionali di disegno umoristico. Ancona, Bordighera, Tolentino, Pistoia, Siena, Pescara, l'Aquila, Trento, Forte dei Marmi….in italia ; Tokyo, Skopie, Berlino, Atene, Edimburgo, Amsterdam, Londra, Limoges, Gabrovo, Mosca …; all'estero e hanno ammirato le sue creazioni e le hanno premiate. Oltre alle citate strisce, Leotta esegue anche efficaci creazioni di spiccato sapore satirico nelle quali lo spirito è più mordace.




Alcune delle vignette disegnate da Fleo:





Ricordi di vita di banca!

Ricordi di vita di banca.



Gallarate Ottobre 2012
TEMA:
Il teatro





TEMA:
Giacomo Leopardi: Il passero solitario


 Politica...la svolta di San Valentino...!!!!!




Il pranzo è servito!




POSTFAZIONE:


          Ah, dimenticavo, mi firmo con il mio pseudonimo: Fleo.
                                                                   Alfio Leotta



PS. - L'umorismo è il sale della vita!

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Il sito del disegnatore è: http://www.fleo.it/
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martedì 1 aprile 2014

Ritratto di Ennio Morricone

Il 26 marzo su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli
e l'intervista di Antonio Gnoli
a Ennio Morricone



"Credo in Dio, sarebbe bello nell'aldilà trasformarci tutti in suoni"




Morricone: "La musica mi ha salvato da fame e guerra.

Ma l'arte è puro talento,
la sofferenza non c'entra"


La colonna sonora di una vita. Il grande compositore si racconta.

 di ANTONIO GNOLI

La recente operazione di ernia del disco ha messo Ennio Morricone nel rassegnato malumore dei convalescenti. Mi guida con lentezza nella vasta casa romana: "Per il dolore passo alcune notti seduto in poltrona. Spero che il calvario finisca presto", dice. E sembra quasi un commiato più che l'inizio di una conversazione. Dalle finestre del grande salone si intravede un'ampia porzione del Vittoriano. Somiglia a una torta di matrimonio. In quel delirio di marmo, officiato dalla gloria dei militi scomparsi e ignoti, si rappresenta l'onirica vanità di certi simboli che ruotano attorno alla guerra e alla pace. Chiedo al maestro se ha mai fatto caso al fatto che certe celebrazioni somigliano un po' a delle grandi colonne sonore della nazione. Mi guarda sorpreso. Larga parte della vita di questo artista, penso, è stata una fervida committenza con registi e produttori cinematografici. Un trionfo di suoni. In fondo, azzardo, anche quel pezzo di "vita marmorea", che è lì fuori, emana suoni. E improvvisamente ricordo di aver letto tanti anni fa un bellissimo libro sulle "pietre che cantano" e che il suo autore, Marius Schneider, riportava il suono all'origine del mondo: dei e demoni lottarono gli uni contro gli altri per impossessarsi del potere della forza canora: "È una teoria suggestiva, mi fa pensare che una linea frastagliata corra lungo tutta la storia della musicalità. Fatta di scontri e di conquiste, di successi e fallimenti".

Cos'è il potere della musica?
"È la sua natura evocativa, ma cosa evochi resta chiuso nel sentimento di ciascuno. Ma al tempo stesso è un potere che crea un legame collettivo, una comunità dell'ascolto. O, più paradossalmente, del silenzio".

È importante il silenzio nella musica?
"È la sua parte più segreta e intima. Qualche settimana fa Riccardo Muti ha eseguito a Chicago una musica che scrissi nel ricordo della tragedia delle Twin Towers e che ho chiamato, non a caso, Voci dal silenzio. C'è un istante, dopo un grave trauma, in cui tutto si ferma. Tutto tace. È in quel momento che il suono manifesta la sua forza".

Viviamo in una società del rumore che ha sconfitto il silenzio. Cosa le suggerisce?
"Non condannerei il rumore. È una risorsa per la musica. I rumori non sono difetti, non sono errori. Non mi creano infelicità mentale. Non faccio che ascoltare rumori. Sono una fonte di ispirazione, perfino sgradevoli ma di brutale bellezza, densi di esperienza e di vita. Mi accorgo di concentrarmi, a volte, su qualche rumore particolare  -  il ronzio di un aereo per esempio  -  e di trasformarlo, nella tonalità in cui riesco a pensarlo, in una specie di canto interiore".

Un'educazione che nasce nella strada?
"Diciamo pure nel mondo. Anche se non è trascurabile l'apporto dei maestri".

A chi pensa?
"A mio padre che suonava la tromba. Fu lui a insegnarmi la chiave di violino e a trasmettermi la passione per quello strumento. Mi iscrissi al conservatorio di Santa Cecilia, a Roma. Feci un corso di armonia complementare e poi andai a studiare composizione. Seguivo le lezioni di Antonio Ferdinandi e in seguito quelle di Goffredo Petrassi".

Che anno era?
"Mi pare fosse il 1940 o '41. C'era la guerra. Roma invasa dai tedeschi. Avvertivo un senso di disperazione e di frenesia. Era la fame a scatenare i sentimenti più tristi. Con le tessere in dotazione non riuscivamo a soddisfare l'acquisto del pane e della pasta. Ma la cosa peggiore fu un'altra".

Quale?
"In quel periodo non sapevamo niente degli ebrei che venivano fermati, arrestati, deportati. E questo accadeva anche a pochi passi da casa. Ancora oggi avverto un lancinante dolore per quelle storie ignorate, per quei drammi invisibili dei quali siamo stati ampiamente inconsapevoli".

Sapere è importante?
"Lo è per decidere. Se dici: ignoravo ciò che è accaduto, poi ti devi chiedere: vale come giustificazione?".

E che risposta si è dato?
"Oggi penso che anche il non sapere sia una forma di responsabilità".

Dove abitava?
"Sul Viale Trastevere che allora si chiamava Viale del Re. Alcune finestre affacciavano sulla strada. Un pomeriggio assistetti dal davanzale al passaggio rapido dei carri armati. A un certo punto, dalla colonna uno di essi cominciò a sbandare. Vidi il carrista, che aveva perso il controllo del mezzo, fare dei gesti disperati. Si erano rotti i freni. All'altezza dell'ospedale San Gallicano il veicolo travolse una fontana e schiacciò un uomo. Fu il mio primo impatto con la morte".

E cosa provò?
"Stupore e paura. Quell'uomo un momento prima era vivo, mobile, indaffarato. Mi pare si stesse lavando le mani. Un attimo dopo non c'era più. Sembrava un fantoccio, un corpo inerte. E in lontananza sentivo le urla della gente. Quello scialbo pomeriggio si colorò di disperazione. Qualche tempo dopo, la morte si portò via mio fratello Aldo. Aveva tre anni".

Come accadde?
"Fu una morte assurda, tanto quanto l'altra. Ma questa volta provocata dall'insipienza di un medico. Aldo aveva mangiato delle ciliegie cadute da alcuni vasi. La sera prese a vomitare. Pensammo a un'influenza. Era estate. E il nostro dottore di famiglia era in vacanza. Chiamammo il sostituto. Che sbagliò completamente la diagnosi. Me lo ricordo Aldo, smagrito e sofferente. Con la mamma disperata che lo abbracciava. Morì per un enterocolite acuta, scambiata per un banale mal di pancia".

Come reagirono i suoi?
"Può immaginarlo. Fu terribile. Leggere la tristezza sui loro volti mi provocava un senso di sconforto infinito. Mio padre finì con l'accentuare il suo lato più severo. In contrasto netto con l'atteggiamento della mamma, la cui bontà assoluta era spesso fuori luogo. C'era un'esagerazione in entrambi i sensi che mi disorientava. Cercai sempre più rifugio nella musica".

Come fu il rapporto con Petrassi?
"Una fortuna averlo incontrato. Era un maestro fantastico. Incuteva una certa soggezione. Tanto è vero che quando, per guadagnare, iniziai a fare i primi arrangiamenti musicali alla radio, mi guardai bene dal dirglielo ".

Cosa glielo impediva?
"Temevo che vedesse in quella scelta una specie di corruzione. Ma quando, infine, lo seppe, reagì senza fastidio. Mi disse semplicemente: sono convinto che lei riguadagnerà il tempo che sta perdendo".

E quell'impegno era una perdita di tempo?
"Era la vita. Con i suoi compromessi e le sue necessità. Sapevo di non voler pesare sui magri bilanci familiari. In quegli anni collaboravo, spes-so in modo determinante, alle stesure musicali. Senza firmare. Senza apparire. È stata la mia gavetta. Poi un giorno mi chiamò Luciano Salce e realizzai le musiche del mio primo film".

Quale?
Il film era Il federale. Il regista mi fece vedere il filmato e lo musicai. Quell'esperienza andò bene e per qualche anno collaborammo assieme. Poi vennero gli altri registi".

Tra i quali, immagino, Sergio Leone ha un posto di primo piano.
"È stato certamente importante. Ma di solito si dimenticano gli altri: Pontecorvo, Bertolucci, Petri, Montaldo, Bolognini, Tornatore per non parlare dei registi stranieri: da Brian De Palma a Terrence Malick. Mi scoccia un po' che si dica che tutto comincia e finisce con Sergio Leone".

Le musiche che ha dedicato ai film di Leone sono tutte di grande successo e straordinarie.
"Aveva l'ironia giusta. Eravamo stati perfino compagni di classe alle elementari. E fu il caso a farci rincontrare. Effettivamente Sergio comprese una cosa che gli altri non avevano ben chiaro: la musica è la sola arte che applicata al cinema ne esalta i dettagli".

Perché?
"Hanno in comune la durata. Leone intuì perfettamente che il tempo della musica doveva essere quello del cinema. Non credo che la musica che ho scritto per lui fosse migliore di quella fatta per gli altri registi. Ma con il suo cinema si stabilì questa intesa di fondo. A volte caricaturale, alsmagritotre ancora drammatica".

È un aspetto che ho trovato nella musica per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto.
"Il tema musicale del film di Elio Petri non era così immediatamente orecchiabile".

Era l'esasperazione caricaturale di una società fondata sull'ordine grottesco.
"Ricordo la presenza dominante del mandolino. Che faceva da contrappunto comico, in un certo senso spernacchiante, alla situazione tragica di un delitto. Con Indagine volevo provare a realizzare qualcosa di musicalmente diverso da quello che si faceva in quel periodo. In fondo, mi piaceva tener fede al consiglio di Petrassi: non ti buttare via, fai cose che risultino preziose alle orecchie del pubblico".

Ha lavorato anche con Pasolini?
"Abbiamo collaborato a lungo. La prima volta con Uccellacci e uccellini. Mi chiamò. Diedi la mia disponibilità. Lui mi fece avere una lista di musiche che dovevano essere adoperate o imitate. Gli risposi che ero un compositore e che non eseguivo a comando. Pasolini molto tranquillamente mi disse: beh, allora faccia quello che vuole. Poi con Teorema mi fece un po' penare. Disse: "Maestro, mi realizzi una musica dissonante e metta, come ho fatto in Accattone, una citazione dal Requiem di Mozart" ".

Cosa fece?
"In Accattone aveva inserito la musica di Bach. Pensai che fosse una questione scaramantica. Perciò accettai".

Dopo tutto erano grandissimi compositori.
"Non è questo il punto. Del resto a parte Pasolini, che volle anche in dire la sua sulle musiche, ho sempre rifiutato imposizioni. Un regista, non faccio il nome, mi chiamò e mi disse: "Maestro, mi faccia un bel Ciajkovskij". "Io non le faccio un bel cazzo di niente", replicai, attaccando il telefono".

Le sarebbe piaciuto collaborare con Fellini?
"Bella domanda. Oltretutto sapendo che per tutta la vita ebbe il sodalizio con Nino Rota. Ma non credo che sarei riuscito a lavorare con lui".

Perché?
"Sono convinto che Rota sia stato un bravissimo compositore. Ma la cultura musicale di Fellini, troppo influenzata dal circo, lo limitò, facendo prevalere il cromatismo. D'altra parte, Rota scrisse abitualmente musica assoluta che fu e continua a essere molto eseguita. E qui niente da dire ".

Anche lei ha diviso il suo impegno tra musica assoluta e quella dedicata al cinema.
"Da compositore ho vissuto intensamente entrambe le ambizioni".

Non le viene il dubbio, magari pensando a Petrassi, che una sola doveva essere la strada per un uomo di talento?
"Perché mai? Sono convinto che la musica del cinema sia a pieno titolo musica contemporanea. Non farei classifiche. Come non potrei dire che Visconti è meglio di Fellini o viceversa".

A proposito di Fellini viene in mente La dolce vita. Lei ha sempre vissuto a Roma. In che misura quella stagione l'ha coinvolta?
"La mitologia cresciuta attorno ai caffè di piazza del Popolo, o dell'allora più famosa via Veneto, mi ha sempre lasciato indifferente. Sarei stato un corpo estraneo. Ho sempre fatto una vita regolare e non ho mai frequentato i salotti. Forse per carattere o perché vengo da una famiglia tranquilla e modesta".

Non sembra che il successo l'abbia cambiata.
"Non credo di essere un narcisista e ritengo che il successo sia un evento provvisorio. Ed è duro, molto duro, confermarlo nel tempo. Ogni volta che penso di aver fatto il massimo, so che si può ancora fare meglio".

Un perfezionista?
"No, credo che la musica sia una vigile e costante applicazione del talento. È un mestiere totale. Almeno per me".

E che rapporto ha con la vita?
"In generale direi che ne fa parte. In particolare non ha niente a che vedere con la propria vita privata. Con le gioie e con i dolori personali. Mi viene da ridere al pensiero che un compositore traduca in musica la propria sofferenza".

È il punto di vista romantico.
"Detestabile e velleitario e anche retorico. Non esiste la musica ispirata dal sogno".

Lei sogna?
"Raramente e poi non li ricordo. Ne ho al più una vaga reminiscenza. Posso solo dire: credo di aver sognato".

Credere?
"Sì, credere. Si crede per abitudine, per convenienza, per assurdo. Per vaghezza".

Crede in Dio?
"Certo, con qualche perplessità sul dopo".

L'aldilà non la convince?
"Mi pare ci sia molta confusione. Resurrezione della carne? Boh. Saremo anime sublimate nella beatitudine? Chissà".

Forse saremo musica.
"Mi piacerebbe che ci trasformassimo tutti in dei suoni. Non era ciò che sosteneva l'autore da lei citato all'inizio?".

Marius Schneider?
"Lui. In fondo, se in origine eravamo dei suoni, mi pare bello pensare che torneremo ad esserlo".



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Ritratto di  Luciana Castellina


domenica 30 marzo 2014

LEGAL...MENTE il libro della satira contro le mafie e le ingiustizie, per la legalità


"LegalMente – parole, immagini, suoni: legalità e giustizia dalla A alla Z"
 
Firenze Sabato 5 Aprile alle ore 17 presso il Centro dei Congressi Spazio Reale.

Presentazione del libro Legal…Mente  

con la presenza di Tempesta Editore ed alcuni dei 94 autori (Tiziano Riverso, Leonardo Magliacano, Tullio Boi, Armando Lupini, Dario Di Simone, Franco Stivali, Umberto Romaniello, Donato Sammartino e Pietro Vanessi)

Con molto piacere vi comunico che l’iniziativa dei satirici per legalità e giustizia
che mi ha coinvolta personalmente
 è finalmente un libro!
legal...mente
e
sarà presentato nel corso della tre giorni di Firenze e precisamente

a Firenze, Sabato 5 Aprile alle ore 17,  presso il Centro dei Congressi Spazio Reale.

Per l’occasione sarà aperta la mostra dei disegni di Legal…Mente
 dove saranno
esposti gli elaborati degli autori.

copertina
Il ricavato della vendita del libro verrà devoluto all’ Associazione Nazionale Legalità e Giustizia (ANLG), a sostegno delle iniziative dell’associazione stessa. Libro e Mostra presentati ufficialmente a Firenze saranno a disposizione per chi ne facesse richiesta anche sul proprio territorio.


Prefazione del libro:


E’ stato tutto un giro di telefonate, Sergio Staino mi chiama e mi dice di sentirmi con Emiliano Poli, dell’Associazione Nazionale Legalità e Giustizia. Detto fatto, chiamo poi Leonardo Magliacano, poi ci sentiamo con Tullio Boi, Poi Dario, Carlo, Pietro, Andrea, Umberto…e tanti altri umoristi ancora.
All’inizio dovevano essere solo vignette. In concomitanza con questo però, stava nascendo tra noi disegnatori, l’esigenza di organizzarci in qualcosa di nostro. Da li a poco nacque l’idea di “ACIDUS”. Il nocciolo duro si trovò a Roma e prese a cuore il tutto.

Ma cosa centra A.N.L.G. con ACIDUS? direte voi. C’entra perchè intorno all’Associazione hanno incominciato a girare i nomi della satira, e da li è nata l’idea di realizzare il libro. Una serie di coincidenze e circostanze che hanno fatto si che un centinaio di nomi della satira provenienti da tutto lo stivale e alcuni anche dall’estero, avessero prestato la loro arte per i temi che Legalità e Giustizia da sempre sono importanti. E cosa c’è di meglio per un satirico che trattare questi temi: – la mafia- la legalità- la giustizia- diritti dell’uomo- il femminicidio- la diversità- i migranti- la costituzione- la corruzione- il diritto al gioco.
Sono i temi di tutti giorni, pane per i nostri denti, operazioni ad occhi chiusi, la satira ruota e continuerà a ruotare attorno a questi temi. Vogliamo ringraziare qui tutti, disegnatori, autori, professionisti ed esordienti. Vogliamo ringraziare l’ANLG , l’editore Tempesta che ci ha dato ed ha creduto in questa opportunità.
Andrea Chiminti che si è sbattuto a impaginare i capricci nostri. Ma soprattutto ricordate che grazie a tutti quelli che hanno contribuito , sarà possibile fare ancora cose nuove.
Tiziano Riverso





Postfazione del libro:
Alla fine ci siamo arrivati, tra fatiche , sbattimenti, accellerate e brusche frenate. Quello che era nell’aria da sempre si è felicemente coniugato: la legalità, la giustizia, la satira. Non poteva essere diversamente, chi si occupa di questi temi, prima o poi si incontra.
E l’incontro con A.N.L.G. ha fatto scaturire il messaggio che tutti gli autori che hanno contribuito a questa pubblicazione sono riusciti a comunicare con le immagini, le battute, gli scritti. Una bella cosa riunire così tanta gente sparsa sul territorio nazionale ed oltre per raccontare questo paese nel bene e nel male. La satira è il termometro della democrazia, disse qualcuno (io). A questo punto senza montarci la testa ci siamo resi conto che abbiamo fatto un buon lavoro e abbiamo dato un buon servizio alla comunità
Ogni lancia spezzata, ogni matita spezzata per la Legalità e la Giustizia, sono benvenute in queste pagine. State sereni.



Link Utili:
http://youtu.be/MTYvKB94nCc
http://www.produzionidalbasso.com/pdb_3368.html
http://www.legalitaegiustizia.it/
www.facebook.com/events/737354479608001/?fref=ts
www.facebook.com/legalitaegiustizia.it?fref=ts
Tempesta editore

Info:
Leo Magliacano:
cell: 340 0653908
mail: leo.magliacano@gmail.com
Tiziano Riverso:
cell: 338 4901168
mail:triverso@gmail.com
Tullio Boi
cell: 339 4535134
mail: tullioboi@gmail.com

Appuntamento:

Firenze SABATO 5 APRILE ORE 17. 00

Centro Congressi Spazio reale Via di San Donnino 4
San Donnino – Campi Bisenzio Firenze 

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Come anteprima del libro...et voilà ...eccovi il segnalibro ricordo dell'evento con tutti i nomi degli autori presenti in esso, che hanno svignettato e scritto...
Son più di 90 tutti bravi, belli e molto intelligenti, sparsi in 120 paginette dense di bei disegni e di interessanti scritti a proposito di legalità e giustizia ...
segnalibro
Hanno partecipato al progetto:
Accursio Arcangelo, Airaghi Mario, Allegra Gianni, Ardizzone Lello, Arosio Roberto (Pepito Sbazzeguti), Atrei Alessio, Atzei Corrado, Beduschi Giovanni, Bertuccioli Enrico, Biani Mauro, Biondi Enrico, Boccone Domenico, Bocchicchio Mario, Boi Tullio, Bruzzone Emiliano, Bucci Nicola (Bucnic), Burato Gianni, Campaner Angelo, Canciani Fabrizio, Caratto Luciano, Cardelli Giacomo, Cardinali Claudio, Careghi Athos, Ceriotti Pino, Chistè Moreno, Ciarallo Giuseppe, Climinti Andrea, Corraine Antonio, Corvi Lele, Crudele Carlo, Dal Ponte Paolo, De Angelis Olimpia, Di Simone Dario (Darix), Di Dino Vincenzo, Diliberto Emanuele (Nuele), Di Stefano Vladimiro (Diste), Donarelli Franco, Farina Anna Valentina, Festino Giuseppe, Fiadone Fabio, Fiamma Ivan (Sdrummelo), Foglia Gianluca (Fogliazza), Fontana Fulvio, Fusi Marco, Gatti Andrea, Gavagnin Marco (Gava), Grieco Rocco, Guarene Antonio, Iacono Giorgio, Ingrami Gianlorenzo (Ceci & Gian), Isca Emilio, Laurenzi Giulio, Lupini Armando, Magliacano Leo, Magnasciutti Fabio, Malagoli Angela, Mangosi Roberto, Maramotti Danilo, Mazzoli Roberto, Mei Stella, Moretti Tommaso (Tommy Gun), Nardi Marilena, Paparelli Danilo, Perazzolli Pier Paolo, Petre Horacio Gustavo, Pollicelli Giuseppe (Flavio Gipo), Portinari Franco (Portos), Pota Mario, Puglia Paride, Redoglia Nadia, Riverso Tiziano, Roberti Matteo, Romaniello Umberto, Sajini Ugo, Salvetti Roberto, Sammartino Donato, Scalia Maro, Silvestri Antonio (Tauro), Spinazzi Raffaella, Squillante Carlo, Staino Sergio, Stivali Franco, Superbi Achille, Tauro Martina (La Poiana), Tomassini Lamberto (Tomas), Tosti Paolo, Trojano Lucio, Trucco Stefano (Kurt), Uber Gianfranco, Uva PierFrancesco, Valle Luana, Vanessi Pietro (PV), Zanchetta Rino (Riz)

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sabato 29 marzo 2014

Franco Bruna

Franco Bruna, Omaggio a Little Nemo - Olio su tela, 71x71 cm



FRANCO BRUNA, artista eclettico di grande talento, illustratore, incisore, pittore, scultore , eccelso ritrattista e caricaturista non è più tra noi. Il male oscuro se lo è portato via in brevissimo tempo. Ricorderemo il suo indiscusso talento, la sua simpatia e, soprattutto, la sua modestia e semplicità. Quella che hanno i grandi artisti come lui. Ciao Franco, mi mancherai molto. E mancherai a tutti coloro che ti hanno conosciuto, apprezzato e voluto bene.
Emilio Isca



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gli scrittori


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 i musicisti

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Franco Bruna
The Cinema by Franco Bruna
An extraordinary collection of caricatures of American and Italian film actors of all time, made by a true master of this kind of art. The caricatures of Bruna, in both the strictness of black and white sign as in fresh and soft watercolors performance retain a freshness and delicious gentleness.
Editrice Il Pennino
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FRANCO BRUNA - Alice e i fiori di Klee - olio su tela 60x50
Chi conosce il caricaturista Franco Bruna (La Stampa, la Gazzetta dello Sport, il Corriere della Sera, Panorama, L’Espresso) sarà sorpreso di incontrare il Franco Bruna pittore, e le sue opere dedicate ad un mondo fiabesco.
a proposito scrive Pignatone  su AfNews



Ciao Franco!

Apprendo con sorpresa e sgomento che Franco Bruna ci ha appena lasciati. E non voglio crederci: ma come, poche settimane fa eri qui in galleria a raccogliere i complimenti e l’affetto dei tuoi amici e dei tuoi estimatori per la mostra a te dedicata. Pochi giorni fa, poi, mi avevi inviato un fax col preliminare di un quadro che ti avevo commissionato, raffigurante Biancaneve e i Sette Nani nella scena della musica e del ballo. Ti avevo chiesto un quadro: uno dei tuoi, fatti alla maniera antica, con la tecnica ad olio, eppure così luminosi, pieni di vita, moderni.

Rifletto: è la caducità della vita, non possiamo farci niente. Per fortuna abbiamo fatto in tempo, hai ancora potuto goderti la tua mostra. Tanta gente ha ammirato le tue opere; il commento più frequente: “Che bellezza, ho potuto tornare allo stupore dell’infanzia”; la domanda più frequente: “Ma queste opere quanti anni fa le ha realizzate?” - “L’anno scorso - rispondevo io - qualcuna anche quest’anno”. La tua mano era quella di sempre, ferma e sicura, che non si spaventava della ricchezza di particolari: la mano di un giovanottone che ha attraversato 60 anni della nostra esistenza col suo segno graffiato ma sempre gentile, mai grottesco o irriverente, anche nelle caricature.

E quanta passione, quanta umiltà nel metterti al servizio dei grandi come dei piccoli editori, per realizzare le copertine dei tuoi fumetti preferiti: Topolino, Paperino, Mandrake, L’Uomo Mascherato, Dick Tracy e gli altri personaggi dell’epoca d’oro. Con quanta facilità piegavi il tuo segno a “imitare” l’arte dei tuoi numi tutelari: Gottfredson, Barks, Davis, Moore, Gould, Giove Toppi… Eppure, per chi ti conosceva, il tuo tratto era lì, nascosto tra le pieghe del teatro visivo che avevi imbandito.

Ora che non ci sei più - te ne sei andato in punta di piedi, col tuo riserbo, senza rivelare agli amici, per non angosciarli, il tuo malessere - io, che non sono credente, voglio pensarti da qualche parte a finire di dipingere Biancaneve. E magari intorno a te ci sono altri amici che se ne sono andati, anche loro in punta di piedi, come Luciano (Proverbio) e Sergio (Bonelli). Voglio immaginarvi mentre parlate delle vostre passioni di giovanetti, passioni che vi hanno accompagnato per tutta la vita, tenendo vivo il bambino che è in voi, a dispetto del tempo inesorabile. Parlerete della Misteriosa fiamma della regina Loana, di Topolino nel Paese dei Califfi o di Topolino contro Robin Rood; Luciano vi stupirà con uno dei suoi giochi di magia e dopo, solo dopo, vi dipingerà uno dei suoi meravigliosi angeli.

Sergio Pignatone




Franco Bruna Comics Graffiti (mostra)
a cura di Sergio Pignatone
La mostra organizzata da Little Nemo Art Gallery, dopo il successo ottenuto a Torino, si sposta negli spazi di Matita &China Art Gallery, di Padova , dal 22 marzo al 5 aprile, dove attraverso 40 opere originali presenta il gioco nostalgico di Bruna, presentando le caricature di artisti del cinema quali Charlie Chaplin o Sean Connery e quelle di personaggi dello sport, da Maradona a Trapattoni.
Il viaggio nel mondo dei comics dell’età dell’oro prende l’avvio da una serie di illustrazioni in punta di pennino, graffite come incisioni ottocentesche, che raccontano, con eleganza ed ironia, personaggi quali Krazy Kat, del geniale Herriman, Popeye the Sailorman, Felix di Sullivan, Dick Tracy, Mickey Mouse e Donald Duck nella loro primigenia veste di eroi dei cartoons in bianco e nero.
Il colore affiora nelle brillanti ecoline delle copertine per “Zio Paperone”, per trionfare nei ricercati dipinti ad olio, tributo ai paperi di Carl Barks ed al Pinocchio disneyano, o nei piccoli ma sentiti omaggi ai miti del fumetto, realizzati ad olio su tavoletta: da Buck Rogers all’Uomo Mascherato, da John Wayne con Cocco Bill ad un Felix à la Mirò.
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Links: 

venerdì 28 marzo 2014

"LegalMente - Firenze 4, 5 e 6 Aprile 2014" il programma

 
Scarica la brochure           Scarica la locandina       Scarica il programma

"LegalMente – parole, immagini, suoni: legalità e giustizia dalla A alla Z" - 4, 5 e 6 Aprile


Perché LegalMente
Un viaggio in Sicilia da parte di alcuni soci dell’Associazione Nazionale Legalità e Giustizia. L’incontro con tanti amici, vecchi e nuovi, che per destino o per scelta di vita si impegnano ogni giorno per rendere questo Paese un posto migliore. Tanti racconti, tante immagini che non potevano essere lasciate chiuse nel cassetto dei ricordi. Non sarebbe giusto e forse nemmeno possibile, data la loro forza dirompente.
Così, proprio dalla decisione di farle venire fuori, farle conoscere e condividerle, nasce LegalMente – parole, immagini, suoni: legalità e giustizia dalla A alla Z, una tre giorni di incontri, approfondimenti e riflessioni per raccontare la Sicilia e l’Italia, non solo con le parole, ma anche con le immagini, i suoni e la bellezza.
Un’occasione per chiacchierare con chi vive quotidianamente la lotta alla mafia, e per confrontarsi sul significato che hanno oggi parole come legalità, giustizia, cultura, solidarietà, democrazia, libertà, diritti. E contemporaneamente un’occasione per divertirsi insieme, per scoprire le varie declinazioni del binomio arte-legalità.
Tutto questo è “LegalMente – parole, immagini, suoni: legalità e giustizia dalla a alla z”, realizzato da professionisti e non, che da volontari hanno prestato la loro mano d’opera e il loro intelletto per l’ideazione, la realizzazione dei documentari, l’organizzazione logistica, la partecipazione, la comunicazione e la pubblicizzazione.

IL PROGRAMMA
VENERDÌ 4 APRILE

Ore 17:30
Intervento di Laura Lippi (Presidente ANLG)
Saluto di Don Giovanni Momigli (Presidente Fondazione Spazio Reale)
Saluti di:
  •         Valeria Fedeli (Vice Presidente Senato della Repubblica)
  •         Luigi Varratta (Prefetto di Firenze)
  •         Luigi Marroni (Assessore Diritto alla salute Regione Toscana)
  •         Andrea Barducci (Presidente Provincia di Firenze)
  •         Dario Nardella (Vice Sindaco di Firenze)
  •         Emiliano Fossi (Sindaco di Campi Bisenzio)
  •         Tindari Baglione (Procuratore Generale Toscana)
  •         Sergio Paparo (Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Firenze)
Introduce:
Silvia Della Monica, magistrato, membro della commissione parlamentare antimafia della XVI legislatura – Presidente del Comitato di verifica e riforma della legislazione.
  • 50 anni di commissione parlamentare antimafia: tra passato e futuro. Intervista a Rosy Bindi, Presidente della Commissione parlamentare antimafia
  • I rapporti tra DNA e DDA. Legislazione e coordinamento piano nazionale ed internazionale. Incontro con Enrico Fontana (Direttore Nazionale Libera) e Giusto Sciacchitano (Vice Procuratore Nazionale Antimafia)
  • Il ruolo dei comuni nella lotta alla criminalità. Intervista a Piero Fassino (Presidente Nazionale A.N.C.I.)
  • Mafia, un problema europeo? Intervista a Sonia Alfano (Presidente Commissione europea speciale sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro)
Ore 21:00
  • Legalità, uso e messa in sicurezza del territorio. Lorenzo Tomassoli (socio fondatore A.N.L.G.) intervista Franco Gabrielli (Capo Dipartimento Protezione Civile)
  • Da Provenzano ai fratelli Lo Piccolo. L’arresto dei latitanti eccellenti. Proiezione del video prodotto dall’ A.N.L.G. ed intervista al Prefetto Giuseppe Caruso (Già Direttore Agenzia Nazionale Beni Confiscati)
  • Racket, un problema di pochi? Intervista Tano Grasso (Presidente Onorario Federazione Italiana Antiracket)
  • La corruzione: un’eccellenza italiana. Spettacolo di Paolo Hendel. Musica di Ranieri Sessa.
SABATO 5  APRILE
Ore 9:00 
  • Saluto ai ragazzi delle scuole di Costanza Tortù (Vice Presidente A.N.L.G e Responsabile Politiche giovanili)
  • Saluto di Giovanni Di Fede (Assessore Pubblica Istruzione Provincia di Firenze)
  • Peppino Impastato e Radio Aut. Incontro con Danilo Sulis (Presidente Radio 100 passi)
  • Pio La Torre, l’uomo che diede un nome alla mafia. Proiezione del video prodotto dall’A.N.L.G.
  • Giulia Bartolini (Libera) intervista Franco La Torre (Figlio di Pio La Torre), Filippo La Torre (Nipote di Pio La Torre) e Vito Lo Monaco (Presidente Centro Studi Pio La Torre)
  • Antonino Caponnetto raccontato da Salvatore Calleri (Presidente Fondazione Caponnetto)
  • Una ragazza contro la mafia. La storia di Rita Atria raccontata da Nadia Furnari (Fondatrice Associazione Rita Atria)
  • La notte che sconvolse Firenze. Incontro con Giovanna Maggiani Chelli (Presidente Associazione Vittime dei Georgofili)
  • Il coraggio di dire no. Lea Fiorentini Pietrogrande (Se Non Ora Quando Firenze) intervista Marisa Garofalo (sorella di Lea, testimone di giustizia, uccisa dalla ‘Ndrangheta)
  • “Ultimo domicilio sconosciuto”. Estratto dello spettacolo di Fiamma Negri e Giusi Salis dedicato a Rossella Casini
  • Pizzo, c’è chi dice no. Intervento di Dario Riccobono (Comitato Addiopizzo)
  • Stalking, riconoscerlo e combatterlo. Proiezione video prodotti dalla R.A.I.  e presentazione di Anna Scalfati Responsabile Progetti Speciali, Comunicazione e Relazioni Esterne RAI
Ore 15:00
  • La storia di Giuseppe e Paolo Borsellino. Intervista a Antonella Borsellino (figlia di Giuseppe e sorella di Paolo Borsellino, imprenditori uccisi dalla mafia
  • Il padre del pool antimafia ed i suoi angeli custodi. Proiezione video prodotto dall’A.N.L.G. Intervista a Giovanni Chinnici (figlio del Giudice), Eufemia Bartolotta (figlia di Salvatore Bartolotta, agente di scorta), Pietro Trapassi (fratello di Mario Trapassi, agente di scorta)
  • C’è la mafia in Toscana? Intervento di Giuseppe Quattrocchi (già Procuratore ordinario e distrettuale di Firenze)
  • Violenza sulle donne, violenza sui minori: a che punto siamo? Intervento di Luisa Betti (esperta di Diritti Umani su donne e minori)
  • Intervento musicale del Coro Cantatorri (Canti della tradizione popolare)
  • Dalla Resistenza alla Costituzione. Intervento di Carlo Smuraglia (Presidente Nazionale A.N.P.I.)
  • Intervento musicale a cura del gruppo di musica popolare “Dal nostro canto”
  • Democrazia e partecipazione. L’articolo 49 della Costituzione spiegato da Alessandro Bruni (Libertà e Giustizia)
  • Intervista a Anna Maria Torre, figlia di Marcello Torre, sindaco di Pagani ucciso dalla Camorra
  • Presentazione del libro Legal…Mente con la presenza di Tempesta Editore ed alcuni autori (Tiziano Riverso, Leonardo Magliacano, Tullio Boi, Armando Lupini, Dario Di Simone, Franco Stivali, Umberto Romaniello, Donato Sammartino)
  • Corruzione, un problema italiano. Roberto Montà (Presidente di Avviso Pubblico) intervista a Rodolfo Maria Sabelli (Presidente A.N.M.)
  • Se è in crisi la domanda, figuriamoci la risposta… Spettacolo di Francesca Fornario (Giornalista e autrice satirica)
  • Dalle prime indagini sulle cosche alla Procura Antimafia. Stefano Corradino (Articolo 21) intervista Anna Canepa (Segretario Generale Magistratura Democratica)
  • Intervista a  Giovanni Tizian (Giornalista e scrittore) e Adriana Musella (Presidente Associazione Riferimenti-Gerbera Gialla)
Ore 21:00
DOMENICA 6 APRILE
Ore 15:00
  • Diritti umani violati con Alessio Scandurra (Presidente Antigone Toscana), Eugenio Alfano (Amnesty International), Samia Kouider (Esperta diritti umani) Introduce: Silvana Moroni (Amnesty International), Antonietta Fiorillo (Presidente Tribunale sorveglianza di Firenze), Paola  Di Nicola (giudice Tribunale Roma) Modera: Severino Saccardi (Direttore Rivista Testimonianze)
  • Uguali o diversi? Dipende dal punto di vista. Intervento di Letizia Sgalambro ( Associazione Azzerokm)
  • La natura ama la varietà; è la società ad odiarla. Intervento di Alice Troise per il collettivo intersexioni
  • Beni confiscati. Una risorsa per il nostro paese. Intervista a Gaetano Paci (P.M. Procura della Repubblica di Palermo)
  • Il senso civico di Carmelo Iannì, albergatore ucciso dalla mafia.  Proiezione del video prodotto dall’A.N.L.G. ed intervento di Liliana Iannì (figlia di Carmelo Iannì)
  • Prospettive di riforma del testo unico antimafia. Intervento di Francesco Menditto (Procuratore della Repubblica di Lanciano)
  • Mafia e beni culturali. Intervento di Pietro Celli
  • Lo strano caso di Attilio Manca. Intervista al fratello Gianluca
  • Vittime per errore. Incontro con Giuseppe Ciminnisi e Ferdinando Domè
  • Dal dolore all’impegno. Incontro con Mario Congiusta
  • Nino Agostino, una morte ancora misteriosa. Intervista a Vincenzo Agostino ed Augusta Schiera (genitori di Nino)
  • Vedo, sento, parlo. Proiezione del video prodotto dall’A.N.L.G. ed intervento di Ignazio Cutrò (Testimone di Giustizia)
  • Placido Rizzotto: il sindacalista che sfidò i corleonesi Proiezione del video prodotto dall’A.N.L.G. Intervista a Placido Rizzotto (nipote di Placido Rizzotto) e Dino Paternostro (Segretario CGIL Corleone)
Ore 21:00
  • Presentazione del libro “Acqua santissima, La Chiesa e la ‘Ndrangheta, storie di potere, silenzi e assoluzioni”. con Nicola Gratteri (Procuratore aggiunto D.D.A. Reggio Calabria) e Antonio Nicaso (giornalista e scrittore) Modera: Gabriele Sola (Presidente Associazione Nuova Officina delle Idee)
  • 19-7-1992. Una strage di Stato? Proiezione video prodotto dall’A.N.L.G. Intervista a Luciano Traina (fratello di Claudio, agente di scorta del Giudice Borsellino) e Fabio Fabiano (Presidente Associazione Emanuela Loi).
  • Spettacolo di David Riondino, Sergio Staino e Alberto Patrucco.

(fonte)

Dove 
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Per chi non potesse partecipare 
 Diretta streaming LegalMente
 A partire dalle 17:30 di Venerdì 4 aprile 
potrai seguire la diretta dell’evento.

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giovedì 27 marzo 2014

Ezio Raimondi

Il «libridinoso», lo chiamano ancora oggi gli allievi (i più impertinenti ne anagrammavano nome e cognome: «Inizia e dormo»). Eppure in lui non c'è traccia di feticismo bibliofilo, la sua biblioteca è un cumulo di volumi in ordine sparso, anzi in controllato disordine: «Mi sono affidato sempre a misure relative, con mutamenti di posti che rendevano sempre più aleatoria la possibilità di seguirli e ritrovarli». Sono cumuli precari che iniziano in corridoio e si espandono in vere e proprie muraglie nello studio, dove neanche la scrivania viene risparmiata dall'ammasso. «Libridinoso? Era una formula maliziosa con cui si voleva indicare una persona che amava parlare di libri, ma in realtà parlando di libri io parlavo di nuove esperienze umane. Studiare un personaggio era tentare di strapparne il mistero che chiamiamo anima».

19/03/2014
oggi su LA REPUBBLICA
Ezio Raimondi
amava Céline e Caravaggio
Riccardo Mannelli


È morto Ezio Raimondi, aveva quasi 90 anni.
la notizia
Sopra il ritratto fattogli dall'artista Riccardo Mannelli e sotto un articolo dove il professore filosofo parla del suo ultimo libro e del suo amore per i libri nel febbraio 2012.

«Ho incontrato Petrarca in cucina»

Intrecci di storie, amicizie, passioni: Ezio Raimondi
racconta le voci dei suoi libri

BOLOGNA - Le voci dei libri sono le tante voci contenute nei libri, ma sono anche quelle che arrivano a determinarne la scelta e la lettura, e sono quelle che dai libri, una volta letti e consumati, si dipartono per proseguire lungo percorsi imprevisti. I libri sono intrecci di voci, confluenze, crocevia. Le voci dei libri è il titolo del nuovo libro di Ezio Raimondi (a cura di Paolo Ferratini, Il Mulino), che a sua volta è un intreccio di voci e di incontri. Si sarà notata l'abbondanza di «libri» nelle righe che aprono questo articolo. Non è casuale. Perché il nuovo libro di Raimondi, che con i suoi quasi 88 anni è il decano degli italianisti, è in realtà un metalibro, racconta le letture-chiave di una lunga vita, quelle che prima ancora di rappresentare una svolta culturale sono state un momento importante sul piano esistenziale: voci che provenivano da lontano lasciando nell'intimo una lunghissima eco. Nel momento in cui si prefigura il suo tramonto, questo è un canto di riconoscenza dal tono quasi testamentario all'oggetto libro quale segno tangibile e imprescindibile di profonda umanità. Non c'è pagina che si esaurisca in sé. Ogni pagina letta si riallaccia a una presenza, a un incontro, a un'amicizia. Del resto, si sa, per Raimondi la letteratura, non solo quella poetica e narrativa ma anche quella critica, è il luogo del dialogo per eccellenza: non c'è niente di più democratico. Ogni libro è un incontro dentro e fuori le pagine.
Ezio Raimondi - «Le voci dei libri» - Il Mulino, pp. 113, € 13Ezio Raimondi - «Le voci dei libri» - Il Mulino, pp. 113, € 13
Seduto al tavolo della sala nel suo appartamento di via Santa Barbara, sulla collina innevata di Bologna, Raimondi non nasconde l'emozione di fronte a questa sua esile creatura; emozione che contrasta un po' con la magrezza severa del portamento ma soprattutto con il rigore razionale del suo immenso lascito critico. Il «libridinoso», lo chiamano ancora oggi gli allievi (i più impertinenti ne anagrammavano nome e cognome: «Inizia e dormo»). Eppure in lui non c'è traccia di feticismo bibliofilo, la sua biblioteca è un cumulo di volumi in ordine sparso, anzi in controllato disordine: «Mi sono affidato sempre a misure relative, con mutamenti di posti che rendevano sempre più aleatoria la possibilità di seguirli e ritrovarli». Sono cumuli precari che iniziano in corridoio e si espandono in vere e proprie muraglie nello studio, dove neanche la scrivania viene risparmiata dall'ammasso. «Libridinoso? Era una formula maliziosa con cui si voleva indicare una persona che amava parlare di libri, ma in realtà parlando di libri io parlavo di nuove esperienze umane. Studiare un personaggio era tentare di strapparne il mistero che chiamiamo anima». Ma l'incontro con i suoi autori che viene fuori dal racconto di Raimondi è soprattutto una continua occasione umana: «Il mio rapporto con i libri è fatto anche di assenza, di desideri, di momenti sofferti e di dubbi, un rapporto che mi avvicina a una totalità imperfetta, un atto di amicizia. Anche nella letteratura quel che conta è la nozione di amicizia, perché la letteratura tutela l'integrità dell'uomo, come di un amico che accettiamo così com'è».
Il libro prende avvio da un'infanzia povera, da un padre ciabattino che preferirebbe un figlio artigiano e da una madre donna di servizio che insiste perché Ezio continui a studiare. «In realtà - dice Raimondi - io avevo due padri e quello che parlava di più era l'altro, il mio era laconico. Il caso volle che bambino in fasce venni accolto da una coppia di vicini senza figli. Mia madre andava a lavorare e mio padre pure, così io rimanevo con loro tutto il giorno e nacque un affetto di paternità e di maternità. Il Baratta, un operaio specializzato che leggeva il «Corriere» e «La Stampa», divenne per me una specie di padre elettivo che era stato corista a Milano e mi portava a teatro. Mio padre invece era una presenza segreta, vive nella mia memoria in certi gesti di signorilità taciturna, con quel toscano e quel suo vestito a festa della domenica, un abito a puntino azzurro, che contrastava con il grembiule sporco di vernice indossato gli altri giorni: aveva un volto affilato ed era privo della tipica espansività verbale bolognese. L'espansività era un dono del Baratta, che coniugava dialetto e italiano in una miscela molto inventiva».
A proposito di miscela linguistica, c'è un incrocio fatale nella vita di Raimondi: l'amicizia con Giuseppe Guglielmi, lo scrittore, il poeta, il miglior traduttore di Céline. La parte centrale del libro è occupata dall'immagine dell'amico Giuseppe che ogni domenica mattina sale verso via Santa Barbara per leggere con Ezio le traduzioni in corso. Non facili: Céline, Queneau, Baudelaire... Il sodalizio, che durerà per una vita dando frutti straordinari, è anche per Raimondi un'immersione nell'intimità della lingua: «Prima di tradurre Céline schedammo tutto Gadda per capire se poteva servirci il suo lessico, ma scoprimmo che non ne veniva nulla. La pagina di Céline era musicale, fango che si accende di improvvise accensioni celesti: da bambino mi era stato vietato di parlare in dialetto, ma traducendo Céline ripescavo dalla memoria le mescolanze di Baratta e le passavo a Guglielmi».
Bisogna tornare all'infanzia per cogliere le difficoltà di un ragazzo la cui casa è ridotta in macerie dai bombardamenti e che presto perde il padre, morto per malattia nel '45: rimane da solo con sua madre nel locale di una ex caserma, in via Mascarella, un solo locale che è cucina, studio e camera da letto insieme. Il giovane Ezio scrive la tesi in cucina, uno studio su Codro e l'umanesimo bolognese, nelle narici l'odore del soffritto. «Mia madre era una persona spericolata, che aveva combattuto nella Resistenza e incitava mio padre a metter su bottega. Quando finii le elementari, mio padre disse che non c'erano soldi per farmi studiare e fu mia madre ad assumersi l'onere della spesa, qualche volta aiutata dallo stesso Baratta».
Ezio Raimondi alla scrivania del suo studio, a Bologna, circondato da volumi (foto di Monica Silva)Ezio Raimondi alla scrivania del suo studio, a Bologna, circondato da volumi (foto di Monica Silva)
Prima di passare dalla cucina alla biblioteca, entra in casa un volume della storia della letteratura del Flora: un regalo che la mamma, suggestionata dal battage pubblicitario mondadoriano, volle consegnare al figlio come un messale. «C'era una commistione tra libro dotto e contesto domestico, artigianale: nell'esperienza del libro c'era il vissuto diretto, l'odore della cucina. Io parlavo a mia madre delle mie ricerche, e Petrarca e Codro diventavano personaggi del nostro mondo: mia madre era quasi in grado di chiedermene lo stato di salute». Eccole là, le voci dei libri. Si potrebbe anche dire i volti dei libri. Per esempio, il sorriso malinconico di una ragazza, Sonia, che un giorno gli dice: «Tu conosci il tedesco...», e gli passa un libro intitolato Sein und Zeit . La scoperta di Heidegger, nella miseria dei mesi immediatamente successivi alla fine della guerra, è una rivelazione per il giovane Ezio, che lo legge a suo modo, in una chiave esistenziale, depurata del côté eroico e nietzschiano, «quasi con inconsapevole baldanza», scrive giustamente Ferratini nella postfazione al volume. Tra caso e destino arrivano altri incontri e con essi altre letture: le prime lezioni con Roberto Longhi sono una folgorazione capace di cambiare una vita e Raimondi ricorda che rinunciò a laurearsi in storia dell'arte per ragioni economiche, ma anche per timore: «Paura pazza dell'ironia di Longhi, attorno a lui c'era un mondo borghese che non mi apparteneva e rispetto al quale non mi sentivo ostile ma diverso: io ero portato alla parola discreta e non gridata. Il grido lo riservavo al gioco del calcio in cui ero soprannominato Qui-Qui, perché chiedevo sempre la palla. Io avevo due facce: quella del primo della classe in una classe di fannulloni e quella del ragazzino che giocava e cascava come tutti». Altri incontri, altre amicizie, altri libri, altri casi, altri destini: la scoperta del Medioevo europeo attraverso il dono del grande libro di Ernst Robert Curtius proveniente da un altro amico inseparabile, Franco Serra, lo studioso di filosofia tedesca che nel '48 tornando dalla Germania portò con sé quel volume: «Ecco - disse all'amico -, è tuo». Quel libro fu una «premessa ai movimenti del cuore», commenta Raimondi. E poi l'«epifania» del saggio di Lucien Febvre su Rabelais e i problemi della miscredenza, pescato tra i tanti volumi arrivati sulla scrivania dello stesso Serra e divorato febbrilmente. «Questa è la vera storiografia», avrebbe detto Ezio opponendo quella concretezza di spazi e di oggetti e quella dimensione materiale all'idealismo stagnante della cultura italiana. Le passeggiate in bicicletta verso l'Appennino e le conversazioni sotto gli alberi approfondivano l'amicizia con Franco, nipote di Renato Serra, cui Raimondi avrebbe poi dedicato studi fondamentali.
Meno caso e più destino, forse, è un altro dono: quello che nel novembre del '68 a Baltimora Raimondi ricevette dai suoi allievi che lo salutavano prima del rientro in Italia: «Era un involto con il fiocco tricolore, conteneva il Rabelais di Michail Bachtin, credo la prima edizione occidentale, un libro che desideravo o, per meglio dire, aspettavo e che mi avrebbe aperto gli orizzonti sulla polifonia dei mondi ideali: le prospettive del mondo si moltiplicavano, le voci composite coesistevano, la lingua diventava pluralità, vitalità e dialogo». E poi Broch e Nabokov, Fuoco pallido, un romanzo travestito da filologia, una prima edizione Mondadori trovata forse alla Biblioteca circolante Brugnoli: «Lì si potevano reperire Proust, Faulkner, Virginia Woolf, Mann. Copertine povere e i commenti dei precedenti lettori, magari a contrappunto: ricordo che Conversazione in Sicilia era costellato ai margini da una serie di "porco". Anche alla Biblioteca circolante ho incontrato tanti libri non sapendo che sarebbero stati grandi eventi della mia vita».
20 febbraio 2012 (modifica il 21 febbraio 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

Maestro
• Ezio Raimondi (1924 -2014), filologo e saggista, è professore emerito di Letteratura italiana a Bologna
• Il suo lavoro critico spazia dalla letteratura alla storia dell’arte, dalle origini all’Umanesimo, dal Barocco al ’900. Tra i saggi più importanti, quelli su Dante, su Tasso, su Manzoni, su Gadda e su Montale
• È stato tra i fondatori della rivista «Il Mulino». I suoi libri più recenti trattano la letteratura scientifica, la retorica, l’etica della lettura

La ministra Maria Elena Boschi




 PORTOS / Franco Portinari
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«Questo gruppo dirigente è totalmente nuovo ed è la debolezza di fondo che Renzi paga. Ci sono ministri, come la Boschi, che non hanno mai lavorato. Il problema non è l’età, la competenza, o il fatto che sia donna, è che questo gruppo politico è arrivato lì senza essere stato votato. Berlusconi diceva “a sinistra non hanno mai lavorato” e nel caso di Renzi è vero, il nostro premier non ha mai fatto un minuto di lavoro».
Ha fatto il sindaco. Non era renziana, lei?
«Io sono una supporter di Renzi della primissima ora. Lo appoggiavo perché diceva “cambio l’establishment, cambio le regole”... Poi però ha deciso di andare a Palazzo Chigi senza passare per il voto e ha ricompensato tutti, compreso Civati. Ha tradito la promessa di cambiamento e la pagherà. Sono addolorata. Renzi si sente un leone rampante, ma ha i piedi d’argilla».
Le è piaciuta l’imitazione della Boschi?
«La satira tutti dobbiamo subirla. Io ne ho avuta a pacchi, non ci può essere un doppio standard. A me mi fanno sempre brutta, meridionale, con un occhio storto. A lei la fanno pure bella! Ci sta».
Lucia Annunziata da Il guaio dei Renziani -Il Corriere.it 14/03/14





 la ministra...
Riccardo Mannelli

 
domenica 9 marzo 2014
MASTERCHEF ITALIA
"Vai avanti te che domani è l'8 marzo" deve aver detto Renzi alla Boschi.
Triste e imbarazzante esordio del Ministro per le Riforme che tenta di giustificare la mancata eppur doverosa marcia indietro nella nomina del sottosegretario Francesca Barracciu (PD), inquisita per una faccenda di rimborsi e già fatta dimettere dalla candidatura alla Presidenza della Regione Sardegna, dopo il corretto ritiro delle deleghe al neo sottosegretario Gentile (NDC), coinvolto in indebite pressioni sul giornale "l'Ora della Calabria".
Uber





VAURO



http://www.corriere.it/politica/14_marzo_12/annunziatail-guaio-renziani-sono-inesperti-potere-bb42fa8e-a9b7-11e3-9476-764b3ca84ea2.shtml


QUEI POLITICI CENSORI CHE NON CAPISCONO COSA SIGNIFICA LA SATIRA (Curzio Maltese)
21 marzo 2014


Tiziano Riverso

Krancic