lunedì 17 marzo 2014

7 ° Concorso Internazionale di Caricatura & Cartoon di Vianden 2014

Ancora pochi giorni per partecipare al 7 ° Concorso Internazionale di Caricatura and Cartoon di Vianden 2014
Tema: la sedia
da Caricaturque

Theme for the 7th International Contest of Caricature and Cartoon of Vianden 2014: Chair

The Museum of Caricature and Cartoon of Vianden with the cooperation of
Les Amis du Château de Vianden, Naturpark OUR and CartoonArt.lu
are pleased to announce their 
7th INTERNATIONAL CONTEST OF CARICATURE AND CARTOON OF VIANDEN 2014
1. Subject: The chair
2. Deadline: 3th April 2014
3. Prizes: 1st prize: 1500 €, 2nd prize: 1000 €, 3rd prize: 500 €, 3 honourable mentions.
4. Entries: Initially, each participant can submit up to 3 entries in digital format by sending them via internet to the following address: cartoon@caricature.eu. The author must include the following details in his or her e-mail: first name, last name, complete address, e-mail address, phone number and the title or the number of each submission. The specifications for these electronic submissions are as follows: format JPEG, good quality, and max. 1,5 MB per picture. Out of these submissions, the jury will make a selection of 60-100 drawings. Only the awarded artists will be invited to send the original work by mail. All these works will be shown as prints at the exhibition and in the catalogue. Their size should be between A4 (210x297 mm) and A3(297x420 mm). 
5. Technique: Free, black and white or in colour, without subtitles.
6. Prizes and exhibition: The announcement of the prizes and honourable mentions will happen on 3th May 2014 in Castle of Vianden and the exhibition will take place in the Hall of the Knights of the Castle of Vianden from 4th May until 1th June 2014. There are plans to display the exhibits in the Museum of Caricature and Cartoon of Vianden and in other cities.
7. Returns: The drawings that were awarded one of the prizes will become property of the organizer.
8. Catalogue: The authors whose submissions are selected for the exhibition will receive a free catalogue by mail.
9. Results: The results will be published on the website www.caricature.eu on 4th May 2014.
The award winners selected by the jury will be personally informed via e-mail or by phone. The final decisions of the jury are incontestable.
10. Copyright: The selected participants give the organizers permission to use their drawings only for promoting the artist and the event itself. Every other aspect of the copyright remains with the artist (except for the awarded submissions). It ensures that the awarded works can no longer be submitted in other contests or published by their authors or third parties after the official publication of the results.
11. Generalities: The submitted work should not have been awarded or published before the deadline of this contest. By taking part in this contest the participants accept the abovementioned rules.
12. Submission address for the awarded works :
Musée de la Caricature et du Cartoon de Vianden 
48, Grand-rue L - 9410 Vianden Luxembourg
13. Further informations: cartoon@caricature.eu.
Rules in languages on WEB.
**********************************************
Ti potrebbe interessare anche:

Cartoon of Vianden 2013, tema "L'uovo", i vincitori.


FANY - BLOG: Il Victor Hugo di Agim Sulaj 2012


FANY - BLOG: Capitalismo - Premio Vianden 2011


FANY - BLOG: Uomo di casa - Premio Vianden 2010

Ritratto di Giacomo Rizzolatti

Il 23 febbraio su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli
e l'intervista di Antonio Gnoli
a Giacomo Rizzolatti 


Gli psicologi non hanno accolto molto bene la vostra scoperta.
"Lo capisco, va a toccare tutto il piano dell'emotività che loro spiegano in maniera diversa. I neurologi invece l'hanno presa benissimo, ritenendola fondata su basi solide. E così gli artisti e perfino i filosofi".




Giacomo Rizzolatti: "Da bambino sono scampato alle purghe staliniane, con i miei studi ho capito come funziona il cervello"

Lo scienziato racconta la sua vita e come ha scoperto i neuroni specchio: vivevamo a Kiev negli anni Trenta e dovemmo scappare
di ANTONIO GNOLI

Ripensando alla turbinosa ascesa della repressione staliniana non era facile immaginare di ritrovarvi i lembi di una piccola grande storia italiana. Ma quando la polizia segreta e la fame incombente bussarono alla porta della famiglia Rizzolatti si capì immediatamente che un'epoca era finita e che il futuro appariva incerto e spaurito come i volti degli abitanti di Kiev. Giacomo Rizzolatti, che grazie alla sua scoperta dei "neuroni specchio" ha sfiorato il Nobel, conserva la memoria di quegli anni per quel tanto che il padre gli raccontò. Lo scienziato vive e insegna a Parma. È un signore curioso e affabile. E se posso aggiungere una nota di colore egli veste con la discreta trasandatezza che un uomo di talento ha quando il disinteresse per sé è pari all'interesse per la propria ricerca. "Giunti a una certa età siamo ciò che abbiamo imparato ad essere: radici, educazione, cromosomi. Contesti naturali e sociali. Anche il vestire non fa eccezione".

In fondo l'abito e l'abitare hanno la stessa radice.
"Abitiamo i nostri vestiti come le nostre case".

Lei vive qui?
"Sì, a Parma in una zona centrale".

Dove è nato?
"In Ucraina, allora Unione Sovietica. Il mio papà fece l'università a Kiev, città allora molto diversa da quella martoriata di oggi. Parlo degli anni Trenta. Si iscrisse a Medicina che non ero ancora nato. La situazione si stava facendo terribile. Si percepiva un senso di furore rivoluzionario e di paura ancestrale".

Paura per cosa?
"Perdere tutto, anche la vita. Cominciava a dilagare il sistema della delazione e della denuncia. Stalin aveva deciso di collettivizzare l'economia. E i contadini, quelli con la terra, furono i primi a opporsi. Ammazzarono le proprie bestie, incendiarono le proprie case, rinunciarono a lavorare la terra pur di non cedere all'espropriazione forzata. In quelle circostanze gli studenti erano spediti a lavorare nei campi. Mio padre, soprattutto in estate, raccoglieva nei primi kolchoz le patate".

Fu una forma di collaborazione?
"Direi piuttosto un obbligo. Mi raccontò che durante una lezione all'università, una ragazza lo denunciò: lui, disse la studentessa indicando mio padre, è il figlio del costruttore Rizzolatti, un nemico del popolo. Il professore reagì con calma: è vero, replicò. Ma lo studente Rizzolatti è stato rieducato come infermiere nelle miniere del Don".

Con che spirito suo padre le raccontò tutto questo?
"Era consapevole che la situazione stava sfuggendo di mano. Ma non ne ebbe mai un ricordo cupo. Quando una volta gli chiesi perché, sapendo cosa era accaduto in Unione Sovietica, aveva deciso di partecipare alla guerra partigiana in Italia, mi rispose: perché lì come qui pensavamo comunque a un mondo migliore".

Come arrivò la sua famiglia a Kiev?
"Alla fine dell'800 il mio bisnonno emigrò verso l'impero russo. Era friulano, senza lavoro perché ce ne era poco. Arrivò a Kiev con alle spalle una scuola di mosaico. Fu assunto come operaio specializzato. Col tempo si mise in proprio nella lavorazione del marmo, che importava da Carrara. Divenne un uomo discretamente ricco. E tutto andò bene fino alla rivoluzione del 1917".

Cosa accadde?
"Ci tolsero la fabbrica. Ma non la casa, quella che il nonno aveva fatto costruire. La confiscarono solo parzialmente consentendo alla nostra famiglia di viverci. Dopotutto eravamo stranieri e quindi ancora agevolati".

Quando la situazione precipitò?
"Durante la Guerra di Spagna. Stalin decise che in pochissimo tempo gli stranieri dovevano essere rispediti ai loro paesi. Nel 1937 arrivò lo "sfratto". Toccò prima a mio zio, poi a mio padre e mia madre, infine ai nonni che erano ancora vivi. In tre mesi dovemmo lasciare Kiev. Ero appena nato. L'ambasciata ci aiutò a portare via qualche gioiello, sembravamo usciti da un romanzo di Bulgakov, che tra l'altro era nato a Kiev e aveva fatto il medico".

Non è che l'Italia fosse proprio il sogno.
"Anzi. Per una legge del fascismo i miei dovettero risiedere nel luogo da cui i nonni erano partiti: Clauzetto, un paesino non lontano da Pordenone. Ora, lei immagini passare da un posto come Kiev che faceva un milione di abitanti, con una vita sociale internazionale, a un luogo che contava sì e no 500 anime. La mamma che era una donna spiritosa, disse: ma non avete l'impressione di stare nel Caucaso?".

E qui inizia la sua storia.
"Devo dire che la nostra storia familiare strideva con il provincialismo italiano di quegli anni. Avevo buone letture alle spalle: romanzi francesi e russi, come si addiceva a un'educazione un po' mitteleuropea".

Conosceva il russo?
"Da ragazzo lo leggevo. Oggi avrei difficoltà con il cirillico. Ma allora, parlo degli anni Cinquanta, mi fu utile al liceo classico che frequentai a Udine. Poi l'università a Padova e la decisione di occuparmi di neurologia".

Perché neurologia?
"La scelta si legava alla professione dei miei. Entrambi medici. E poi ero affascinato da quella scatola e soprattutto dal suo contenuto: il cervello. Gli insegnanti mi sembravano tutti bravi. Fu un assistente di fisiologia a mettermi in guardia: ma cosa fai? Qui sono quasi tutti dei "mona". Se vuoi occuparti di "cervello" vai a Pisa dal professor Giuseppe Moruzzi".

Cosa aveva di speciale?
"Fu un genio della ricerca. Insegnò a Bruxelles, Cambridge e a Chicago invitato dal grande Horace Magoun e infine a Pisa. Capitava, a volte, che Rita Levi Montalcini lo interpellasse su alcune ricerche scientifiche. A lui si deve l'importante scoperta della formazione reticolare che lo rese particolarmente famoso in Unione Sovietica".

Perché lì?
"Le sue ricerche si incrociavano con quelle di Pavlov. In particolare sul concetto di "reazione di orientamento"".

Spieghi.
"Prima di Moruzzi si pensava che il cervello si attivasse grazie alle sue tante vie, acustica, visiva, motoria, e che queste modalità andassero analizzate separatamente. Pavlov si accorse che battendo le mani si produce un certo suono di fronte al quale una persona si gira. La domanda che si fece Moruzzi fu: perché quella persona oltre all'udito coinvolge la parte motoria?".

E quale fu la risposta?
"Moruzzi formulò l'ipotesi che le modalità sensoriali fossero integrate, o tenute assieme, da una sostanza reticolare che poi inviava l'impulso al cervello".

Con Moruzzi quanto tempo ha lavorato?
"Per tre anni. È stato un uomo fondamentale con una visione umanistica straordinaria. Ricordo ancora che una delle prime cose che mi chiese fu se conoscevo la Recherche di Proust. Balbettai che sì qualcosa avevo letto. Mi guardò e rispose: naturalmente in francese, se no è come non averla letta".

È stato importante Moruzzi per le sue successive scoperte?
"Lo è stato come atteggiamento critico, come manifestazione di creatività e indipendenza di giudizio. Di solito si pensa che solo gli artisti siano creativi e che gli scienziati facciano il lavoro rigido. Non è così".

In effetti molti artisti si sono entusiasmati per la sua scoperta dei "neuroni specchio".
"È vero. Jan Fabre, che ho incontrato diverse volte, ci ha visto dentro un mondo che era anche il suo".

Parliamo di questo mondo.
"Inizialmente mi occupavo del sistema visivo. Per caso mi accorsi che c'era un'area del cervello che confinava con il sistema motorio e lì si trovavano delle risposte visive che apparentemente non dovevano esserci".

Mi faccia capire: un cervello ha miliardi di neuroni. Lei e il suo team ne intercettate alcuni un po' particolari. Ma non è come trovare il biglietto vincente di una lotteria?
"Sembra ma non è così. Anche perché non si parte da zero ma con delle ipotesi. Il punto è che quando ti imbatti in ciò che sembra un'anomalia, prima di escluderla, devi provare a razionalizzarla".

E come avete fatto?
"Seguendo anche un approccio etologico. Cominciammo i primi esperimenti utilizzando dei gatti".

Dei gatti?
"Sì. Quando lo comunicai a un professore americano rispose: ma io non leggo letteratura sui gatti. Come non legge? dissi io. Voglio dire, precisò, che la sola rilevanza cognitiva la si ha con le scimmie o con l'uomo".

So che sceglieste un macaco.
"Sì e l'idea fu di non condizionare la scimmia ma lasciarla libera. Quindi non trattarla come un essere che produce movimento, ma alla stregua di un'entità viva, le cui azioni sono esercitate in vista di uno scopo".

Quindi un essere intelligente.
"E in qualche modo socievole. I test che conducemmo ci fecero scoprire una cosa apparentemente strana: registrammo che un neurone motorio rispondeva agli stimoli visivi".

Perché strana?
"Perché di solito si pensava che l'atto motorio fosse un semplice atto esecutivo. In realtà la questione apparve più sofisticata. Ci accorgemmo che la scimmia non compiva solo dei movimenti ma delle vere e proprie azioni. E questo era possibile perché, in qualche modo, era saltata la rigida e artificiale separazione tra area percettiva, cognitiva e motoria".

Per dirla con una battuta: il movimento non è cieco.
"Più esattamente: il cervello che agisce è anche il cervello che comprende".

E questa comprensione avviene prima che la società dia le regole e si formi il linguaggio?
"Diciamo che è una precomprensione che viene prima della costruzione dei concetti, ma è altrettanto importante per le capacità cognitive".

Questa fase primaria è quella che chiamate dei "neuroni specchio"?
"Ci sono dei fenomeni alla nascita che abbiamo appunto chiamato "neuroni specchio"".

"Specchio" perché?
"Il meccanismo ci permette di sapere cosa fanno gli altri senza dover ricorrere alla fase linguistica, ma basandosi unicamente sulle proprie competenze motorie".

Insomma: io so che cosa sta facendo una persona perché so farlo anche io, sento le stesse cose che sente lui?
"In un certo senso è così. I neuroni specchio creano un campo comune di esperienza che coinvolge tanto l'aspetto individuale quanto quello sociale".

Un Io e un Noi con una base comune?
"La nostra scoperta, alla quale ha contribuito un gruppo di ricercatori straordinari, rivela che c'è un meccanismo naturale che in qualche modo ci rende sociali, ci porta a considerare l'altro come noi stessi. È chiaro che questo meccanismo è poi influenzato dalla società. Questo per rispondere a eventuali obiezioni sul presunto eccesso di biologismo".

Gli psicologi non hanno accolto molto bene la vostra scoperta.
"Lo capisco, va a toccare tutto il piano dell'emotività che loro spiegano in maniera diversa. I neurologi invece l'hanno presa benissimo, ritenendola fondata su basi solide. E così gli artisti e perfino i filosofi".

Anche il pubblico si è appassionato. Come ha vissuto il successo?
"All'inizio con molto stupore. Sapevo che la scoperta era interessante, soprattutto per le ricadute. Ma non mi aspettavo una reazione così mediaticamente forte".

Le piace essere una star della scienza?
"Cerco di non montarmi la testa"

Come definirebbe la scienza?

"Nell'epoca moderna è il metodo sperimentale: trovare risultati che siano ripetibili. Insomma, il metodo galileiano".

Rimane buono nonostante la svolta quantistica?
"Mi sento ancora newtoniano. In fondo continuiamo a vivere nel mondo newtoniano".

Newton non disprezzava le incursioni nella magia e nella religione.
"Anche Galilei si dedicava all'astrologia. Ma sono aspetti folcloristici".

Per uno scienziato oggi sarebbe folcloristico occuparsi di religione?
"Non sarei io a impedirglielo. Mi dà fastidio chi è violentemente contro qualcosa. La varietà di pensiero nelle persone, oltre alla confusione, crea ricchezza. Però una cosa è la fede altra è la scienza".

Nel senso?
"Sono due mondi avulsi l'uno all'altro. Il metodo sperimentale mi dice che una cosa deve essere assolutamente ripetibile perché sia vera. I miracoli non sono ripetibili. Se ammettessi i miracoli non farei più scienza. Diamoci un po' di coerenza".

Alcuni grandi scienziati non hanno rinunciato a credere.
"È vero. Il grande scienziato John Eccles era un esigentissimo cattolico".

Cos'è la libertà per un uomo che si concede una contraddizione così vistosa?
"Non ho mai pensato alla fede come a un oggetto. E capisco che ad alcuni faccia piacere sapere che esiste un mondo dell'aldilà e che non tutto finisce qui".

È solo una consolazione?
"Certamente consola. Ed è chiaro che sul piano delle preferenze è meglio un mondo che preveda l'aldilà a un mondo che non è in grado di contemplarlo. La mia logica dice però che è poco verosimile. Tuttavia, mi danno fastidio coloro che si dichiarano atei e che impongono una loro immagine di assenza di Dio. In fondo è anche questa una prepotenza. Se uno scienziato vuole andare in chiesa ci vada pure. Le leggi della fisica non cadranno per questo".




...............................................................

Giacomo Rizzolatti
ha scoperto i "neuroni specchio"
che mettono in diretto contatto le capacità visive e di osservazione
con le capacità di apprendimento.
cioè neuroni che agiscono per empatia, "specchiando" le attività motorie degli altri direttamente su noi stessi.
quindi non si impara solo con le nostre capacità analitiche e razionali, ma anche a livello istintuale.
Gli artisti sono entusiasti della scoperta, gli psicologi molto meno.
personalmente sono fierissimo perchè sono anni che,da perfetto ignorante, sperimento certe mie tecniche di osservazione istintuale proponendole per l'approfondimento dello studio del disegno.
fierissimo anche di avergli fatto il ritratto per l'intervista di Repubblica.

Riccardo Mannelli

domenica 16 marzo 2014

Brasile - Inaugurata la mostra con le caricature del Papa


Jal Alberto Lovetro  ha inaugurato la mostra allestita presso il Museo di Arte Sacra a San Paolo (Avenida Tiradentes  il 13 marzo,  per celebrare un anno di papato di Francisco.





Exposição com caricaturas do Papa (Jornal da Gazeta)

di Paolo Lombardi

E’ Paolo Lombardi l’unico artista italiano il cui lavoro è stato scelto ed inserito nel libro a fumetti dedicato a Papa Francesco. Fumettista per passione, Lombardi nell’arco della sua carriera ha dimostrato il proprio talento in varie occasioni. In passato ha collaborato con la popolare rivista livornese “Il Vernacoliere” e oggi ecco che le sue vignette compaiono in “O Papa sorriu!”, (“Il Papa sorrise!”), progetto Made in Brazil. Un volume realizzato da vari artisti e che circa 10 giorni fa è stato consegnato a Papa Francesco da Odilo Pedro Scherer, cardinale e arcivescovo di San Paolo del Brasile
fonte


Exposição: O Papa Sorriu
 Cartunistas: Alan Souto Maior, Alex Souza, Ariel Silva, Baptistão, Benjamim Cafalli, Bira Dantas, Bruno Honda Leite, Carlos Amorim, Claudio Duarte, Ed Carlos Joaquim, Eder Santos, Elihu Duayer, Fredson Silva, Gilmar Fraga, Gustavo Paffaro, J. Bosco, Jorge Barreto, José Alberto Lovetro, Junior Lopes, Luiz Carlos Altoé, Luiz Carlos Fernandes, Mello Cartunista, Mônica Fuchshuber, Nei Lima, Omar Figueroa Turcio, Paolino Lombardi, Quinho, Renato Stegun, Ricardo Soares, Rice Araujo, Rodrigo Brum, Sergio Mas, Sergio Raul Morettini, Seri Ribeiro Lemos, Vicente Bernabeu, Wal Alves, William Martins Ribeiro, William Medeiros
Curadoria: Rafael Alberto Alves
Abertura: 14 de março de 2014, sexta-feira, às 19h
Período: 15 de março a 30 de abril de 2014
Local : Museu de Arte Sacra de São Paulo – www.museuartesacra.org.br
Avenida Tiradentes, 676 – Luz, São Paulo
Tel.: (11) 3326-5393 - visitas monitoradas
Horário: De terça a sexta-feira, das 9h às 17h, sábado e domingo das 10h às 18h
Ingresso: R$ 6,00 (estudantes pagam meia entrada); grátis aos sábados



Nota:
Il museo



Museu de Arte Sacra de São Paulo


 LINK:
O Papa Sorriu: exposição de caricaturas

-------------------------------------------------------------------------------
Ti potrebbero interessare anche: 


 
Il Papa risponde ai non credenti 


venerdì 14 marzo 2014

Un anno con Francesco

Auguri Santo Padre

Pope @ One year
By Joe Heller, Green Bay Press-Gazette - 3/13/2014


12/03/2014
Un anno con Francesco
 Massimo Gramellini
Se saprai accettare con cristiana rassegnazione e umana autoironia la tua condizione di Papa già santo da vivo. Se saprai parlare al telefono con Scalfari e sentirti un bambino, e parlare al telefono con un bambino senza sentirti Scalfari. Se tutti diranno «ooh» quando metterai delle scarpe vecchie, mangerai al refettorio e ti porterai da solo la borsa, ma tu continuerai a farlo lo stesso, senza vergognartene e neppure vantartene. Se saprai ascoltare le critiche dei papisti atei tendenza Borgia alla Giuliano Ferrara e accenderai ceri, visto e considerato che non ne hanno mai imbroccata una. Se aprirai uno spiffero sui diritti civili e sbarrerai le porte del Vaticano ai comportamenti incivili. Se saprai essere buono con i fedeli, ma non troppo con i curiali.

Se nel tuo primo anno di pontificato sarai riuscito a fare un po’ di tutto questo, sarai stato un Papa. Ma, quel che più conta, tu sarai stato un uomo. Mestiere ancora più difficile, specie per chi debba conciliarlo con quello di Papa.

1-year new Pope
Alfredo Martirena
1-year new Pope 13 Mar 2014






ANSA
Papa Francesco, il rivoluzionario

-------------------------------------------------------------------------------------
Auguri Santo Padre da sfogliare 


-------------------------------------------------------------------------------------


giovedì 13 marzo 2014

King Renzi

King Renzi, l'ascesa
Marilena Nardi

venerdì 21 febbraio 2014
L'EREDE
E' nato il Governo Renzi. Tenuto figurativamente in braccio da Napolitano il novello Presidente del Consiglio ha presentato la tanto attesa lista dei Ministri. Parità esatta di genere, qualche tributo al bilancino della maggioranza e molte novità. Ora non si può che attendere.
Gianfranco Uber 


giovedì 20 febbraio 2014
PIM PUM PAM
Dategli cinque minuti e vi improvvisa una rappresentazione con i fiocchi.
Gianfranco Uber


L'incarico
CeciGian

La consultazione
"Eccoci qua".

Il presidente Giorgio Napolitano scruta il volto aperto, franco, dell'interlocutore.

"Allora, sono veri" pensa.

E' curioso, aveva sempre creduto che tutti quei nei fossero falsi, uno dei tanti camuffamenti per guadagnarsi la simpatia degli elettori di destra. Un novello Bruno Vespa, insomma. Certo, non il peggiore degli stratagemmi che questo ormai navigato politico aveva messo in atto nella sua trionfale carriera.

"Lo facevo più alto" riflette ancora, tra sé e sé.

Però, che portamento. Dritto e orgoglioso. Mica come quegli altri del cosidetto centrosinistra. Sempre buoni a sottilizzare, far strategie, puntualizzare. Ora finalmente eccolo qua, per la prima volta, un candidato vero, uno che l'Italia la può cambiare, eccome. Fronte alta, sguardo diretto, fose solo quel labbro, vabbuò, mica si può essere perfetti. Mica stiamo qui a fare concorsi di bellezza. Anche se l'occhio vuole la sua parte.

"E ce l'ha insegnato bene, quello là, quello di Arcore", rimugina, presidenziale.

Quello si è sempre circondato di bellezza, magari cafona, ma incontestabilmente lontana dal grigiore degli avversari. una politica frizzante, rapida, decisionista, sempre pronta al luccichio delle pajettes e dei riflettori. Sempre adeguatamente distante dai problemi della povera gente. Ma facendo sempre intendere che per lui erano la priorità più grandi. Un guitto, insomma. Con al posto degli applausi i voti, mannaggia a lui.

"E questo qui ha imparato la lezione" sentenzia infine, preparandosi a prendere la parola, per formulare la sua proposta.

Un leggero colpo di tosse per schiarirsi la voce, un rapido movimento di assestamento sulla poltrona, e il Presidente è pronto per pronunciare le fatidiche parole.

"L'ho chiamata per chiederle se è disponibile a guidare il prossimo governo, caro Dudù".
CeciGian



Il mostro di Firenze
PORTOS / Franco Portinari




Natangelo

Natangelo




Renzi
Tiziano Riverso


VAURO



Giannelli - Corriere della sera



Giannelli - Corriere della sera


Sciò
Matteo Bertelli



sarò bravo
fabiomagnasciutti

between the Lines
fabiomagnasciutti


Nico Pillinini



la copertina per Internazionale di Makkox
24 febbraio 2014
Le copertine di Internazionale, questa come le precedenti, nascono in modo molto particolare e specifico rispetto al resto della mia produzione, che ha perlopiù genesi assolutamente intima e solitaria. Funziona così: Giovanni De Mauro, direttore della testata, mi chiama e mi fa “mi piace come disegni Matteo alla Hergé”. Io dico: “chi?” Lui fa: “mi piace come usi la ligne claire per ritrarlo, e poi quel cagnetto Milou che gli metti sempre appresso…”. Io faccio “ma di che cavolo parli, Giova’?” Lui mi domanda “allora hai una qualche illuminazione per ‘sta copertina su Renzi?”. Io rifletto due minuti e faccio “cazzo: facciamolo come Tintin!” Lui conclude “ggenio! sapevo ti sarebbe venuto in mente qualcosa”. Poi riaggancio il cell e, pervaso dalla sensazione di essere stato violato in qualche modo misterioso, vado ad accucciarmi sotto la doccia bollente abbracciandomi le ginocchia.
Makkox




L'incarico giovane
Kurt

Puppet Show
Kurt



 Roberto Mangosi www.enteroclisma.com


15/02/2014
Cartellino Giallo
«Se andassi mai al governo» disse un giorno Matteo Renzi quando già non pensava ad altro, «mi ricorderei di avere fatto l’arbitro di calcio. Sui campi di provincia, a diciotto anni, in mezzo a giocatori più grandi e grossi di me. Lì ho capito l’importanza di tirare fuori il primo cartellino giallo entro il ventesimo minuto. Solo se la afferri subito, la partita non ti sfuggirà di mano. Oggi la luna di miele di un presidente del Consiglio non dura più cento giorni, ma cento ore. Io presenterei i miei provvedimenti choc al primo Consiglio dei ministri. Anzi, li leggerei in Parlamento al momento della fiducia: prendere o lasciare».

Ci siamo, anche se il modo ancor ci offende. Renzi si gioca il suo futuro, e forse un po’ del nostro, nelle prossime cento ore. Rottamare D’Alema, Bersani e Letta, in fondo, era la parte più facile del lavoro. Da lui adesso ci aspettiamo la rottamazione vera. Cartellino giallo al clero laico e inamovibile degli alti burocrati di Stato, garanti di un immobilismo che ormai arricchisce soltanto loro. Cartellino giallo al cumulo tossico di spesa pubblica, in espansione inarrestabile da oltre mezzo secolo, come il suo specchio fedele: le tasse. Cartellino giallo alla piovra delle leggi e dei cavilli che ha trasformato i cittadini in sudditi. Ma anzitutto cartellino giallo, anzi rosso, alle facce di un’altra, e bassa, stagione. Se nel nuovo governo trovassero posto gli stessi Alfano e gli stessi Lupi di quello vecchio, persino qualche simpatizzante di Renzi comincerebbe a pensare che non c’era alcun bisogno di cambiare governo.
Massimo Gramellini 





mi gioco la faccia
Riccardo Mannelli


 Pensata da Tullio Boi, disegnata da  Umberto Romaniello

mercoledì 12 marzo 2014

Ritratto di Valentino Zeichen

  Il 16 febbraio su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli
e l'intervista di Antonio Gnoli
a Valentino Zeichen, il poeta.


"La mia poesia è senza speranza. Non parlo di mondi onirici. Nella mia poesia entra la comicità, l'ironia, la precisione. Ci sento lo zampino della matrigna. E quindi la diffidenza verso il sentimento. O meglio: verso la menzogna del sentimento. Esiste una purezza della poesia alla quale sono fedele... l'esclusione del cuore. Non mento mai. Il meccanismo della scrittura può ingannare il lettore, ma non la sostanza che abita la poesia".



Valentino Zeichen: "Sono poeta grazie alla mia matrigna,
era una musa crudele e involontaria"

Arte, incontri e ricordi familiari di un irregolare della letteratura

di ANTONIO GNOLI
Nell'universo di Valentino Zeichen non c'è posto per la grazia. Il poeta non è una creatura speciale, ispirata, palpitante. È una persona che prevalentemente vive immersa nel conflitto. Il soldato Zeichen  -  così viene di presentarlo  -  imbraccia robusti Kalashnikov e vola su vecchi Spitfire: strumenti o meglio immagini mentali con cui combatte la sua lotta per la sopravvivenza. Mi riceve dritto sulla soglia della sua ormai mitica "baracca", ultimo avamposto di un mondo solo in apparenza pittoresco. In realtà duro e povero: una perla di squallore che brilla di opaca grandezza, nel cuore di Roma. Ho letto con ammirazione la raccolta completa delle sue poesie (in uscita domani da Mondadori). Non vi ho trovato disagio, disperazione, infelicità, invocazione. Ma la disciplina del naufrago che conta i giorni che lo separano dalla costa: "Non saprà mai quando avvisterà terra, ma è per quella, in funzione di quella che il naufrago si organizza", commenta Zeichen.
Cosa ama della disciplina?
"È una domanda che mi inquieta".

martedì 11 marzo 2014

Laura Neri tra arte ed enigmistica


Laura Neri, poliedrica artista ed enigmista livornese.


"Ho conosciuto Laura, la carissima laurina 57 di AE, a Bologna per un Simposio Enigmistico nel nov. 2012. Ci eravamo sentite al telefono qualche giorno prima  e siamo subito entrate in sintonia... la sua parlata toscana mette allegria.
Laura abita nella città dove non esiste acredine ( Livor-no ). Si è presentata con solare cordialità. Anche a tavola eravamo vicine quindi ho potuto approfondirne la conoscenza. E' una bravissima illustratrice e autrice di rebus, le piace scrivere poesie in rima davvero molto divertenti. Quello che mi piace di lei è il sorriso, il carattere aperto e il desiderio di fare nuove amicizie . Svolge la più bella professione del mondo: la maestra... sono certa che ai suoi alunni trasmetterà con grande bravura le sue passioni:  in particolare il disegno e l'enigmistica."
LIDIA1950 






Rebus: 7  13  PL: 1  2  4  2  9  2

lunedì 10 marzo 2014

La festa della donna, il giorno dopo.

8 marzo
Dalcio Machado




Les manifestations en faveur des femmes se déroulent le 8 mars.
Le reste de l'année, les femmes se font rouler.
Deligne

Le dimostrazioni a favore delle donne avvengono 8 marzo.
Il resto dell'anno, le donne sono essere shortchanged. (Tradotto da Bing)