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venerdì 14 ottobre 2016

Ciaaaao Dario! Ciaaaao Bob!




Ciaaaao Dario! Ciaaaao Bob!
13 ottobre 2016
Nadia Redoglia
Giullare e menestrello sono pressoché sinonimi ed entrambi i termini sono abbastanza riduttivi, certamente non esaltanti. Tutti i giornali trovano invece affettuoso, vezzoso, confidenziale il citare, definire, tracciare (qualcuno perfino tacciare) i due Nobel in questo modo.  Il testamento di Alfred Nobel recita: [il premio a coloro che] più abbiano contribuito al benessere dell’umanità. Quanto alla distribuzione, per la letteratura leggiamo: una parte ancora a chi, nell’ambito della letteratura, abbia prodotto il lavoro di tendenza idealistica più notevole.
Ai soloni (e ai sòloni,  dato quanto impunemente fanno tendenza) che da ore stanno commentando, disquisendo, dissertando (sbrodolando) sull’onorificenza consegnata a Dylan così come nel ’97 a Fo, bisogna ricordare che il premio mondiale non è onorificenza per chi meglio si esprime in letteratura, bensì per chi meglio contribuisce al benessere dell’umanità producendo lavoro di tendenza idealistica più notevole. Per arrivare a tanto è ovvio che bisogna anche essere giullari e menestrelli. Anche, non solo… Bisogna non essere imbrigliati in matrici zincografiche, in stereotipi imprigionati da spazi e tempi dettati e datati, luoghi (e location) comuni, simulazioni e simulacri artefatti. Bisogna non farsi imbambolare da Utopia, ma di lei farne bambola da cullare sapendo che in prossimo futuro potrebbe materializzarsi in piccolo essere che vive, respira, ama. Quale modo migliore per contribuire al benessere dell’umanità? Quale lavoro di tendenza idealistica è più notevole di questo?
Chi, se non questi due dunque, più si sono avvicinati agli ultimi desideri di Nobel?
Dario Fo è morto. Dai dai, conta su…ah be, sì be. E sempre allegri bisogna stare…Ciaaaao!



Bob Dylan
Firuz Kutal



una serie di sogni tra cui un premio Nobel
Tiziano Riverso




Bob dylan nobel prize of literature    Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
...Blowing in the wind
13 Oct 2016


Polemiche per Nobel a Dylan
Riverso


se Guccini e De Andrè erano americani...
Fogliazza


domenica 3 luglio 2016

Elie Wiesel

È morto Elie Wiesel
Raccontò la sua esperienza di sopravvissuto all'Olocausto nel famoso "La notte" e vinse il Nobel per la pace nel 1986: aveva 87 anni
Nato in Romania, rinchiuso nel ghetto e poi ad Auschwitz...


Elie Wiesel
BY STEVE GREENBERG, JEWISH JOURNAL OF GREATER LOS ANGELES  -  7/2/2016




"Prendi posizione.La neutralità favorisce sempre l'oppressore.Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, mai il torturato" #ElieWiesel.




Elie Wiesel
BY JOE HELLER, GREEN BAY PRESS-GAZETTE  -  7/6/2016

Elie Wiesel Tribute 
BY DAVE GRANLUND, POLITICALCARTOONS.COM  -  7/5/2016

Elie Wiesel
Alex Pereira By Alex Pereira
on October 19, 2010

"Il contrario dell'amore non è l'odio ma l'indifferenza".#ElieWiesel





Obama Iran Israel 
BY GARY MCCOY, CAGLE CARTOONS  -  3/9/2015



Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. 
#ElieWiesel



Wiesel, weaponized
By Eli Valley

Nobel Prize winner and Holocaust survivor Eli Wiesel published a new ad campaign in major newspapers across the U.S., in which he claims that the war between Gaza and Israel is a battle between “those who celebrate life and those who champion death,” and refers to “child sacrifice” and “worshippers of death cults.”




Chi ascolta un superstite dell'Olocausto diventa a sua volta un testimone#ElieWiesel



venerdì 17 ottobre 2014

Nobel per la pace 2014 a Malala Yousafzay e Kailash Satyarthi

 

«Hanno combattuto contro l’oppressione dei bambini e per il diritto all’istruzione»
Nobelprize.org

Il Nobel per la pace a  Malala Yousafzay e Kailash Satyarthi , i paladini dei bambini
Il riconoscimento alla giovane attivista sopravvissuta a un attentato dei talebani e all’eroe indiano della lotta contro i baby schiavi.

Le vignette:

lunedì 28 luglio 2014

Nadine Gordimer, 90 anni di lotte contro l'apartheid e le ingiustizie.


Nadine Gordimer
di Tiziano Riverso
Minuta ma con una straordinaria energia, Nadine Gordimer ha visto con i suoi occhi vispi, nitidi e un pò severi, come la sua scrittura, l'apartheid e ha sempre combattuto contro le ingiustizie, tutte. Era, come dice Inge Feltrinelli, il suo editore italiano, "una minuscola, piccola grande donna. Una battagliera fantastica per tutti i diritti umani e civili".
Amica di Nelson Mandela ("se non ci fosse stato lui il Paese sarebbe sprofondato nella guerra civile, ci e' andato vicino" diceva) e di tanti leader della lotta contro l'apartheid è stata fra i membri fondatori del Congress of South African Writers. Fino all'ultimo la scrittrice sudafricana Premio Nobel nel 1991, morta oggi a 90 anni nella sua casa a Johannesburg, ha combattuto con coraggio anche una battaglia personale, quella contro il tumore al pancreas che aveva annunciato di avere lo scorso marzo dicendo addio alla scrittura. "Scrivere mi fa stare male e sono troppo critica, troppo esigente verso il mio lavoro, non credo che accetterei qualcosa che non mi soddisfa" aveva detto. Così come si era più volte dichiarata convinta che il valore di uno scrittore stia nelle sue opere, in quello che scrive.
Nel 1974 vincitrice del Booker Prize, nel 2002 del Premio Internazionale Primo Levi e nel gennaio 2007 del Premio Grinzane Cavour per la Letteratura, il suo ultimo romanzo pubblicato in Italia è 'Ora o mai più' (Feltrinelli) del 2012 che racconta una storia del dopo apartheid ma che affonda le sue radici nel prima con protagonisti la nera Jabu di una povera famiglia della tradizione zulu e il bianco, benestante e borghese Steve. Poi è arrivato, nel 2014, 'Racconti di una vita'. E il 15 ottobre uscirà per Feltrinelli 'Tempi da raccontare', una raccolta di saggi, articoli e conferenze, scritti nell'arco di mezzo secolo, in cui sono al centro le sue passioni, convinzioni, letture, l'impegno e la lunga lotta di contro l'apartheid. Figlia di un ebreo russo e di un'ebrea inglese, nata nel Transvaal, nel borgo minerario di Springs a est di Johannesburg, il 20 novembre del 1923, la Gordimer, ha più volte detto che "la sua sensibilità alle ingiustizie" veniva "dall'essere cresciuta in Sudafrica". Ma fino all'ultimo ha invitato anche a guardare avanti, al Sudafrica del dopo apartheid, dopo aver vissuto l'euforia della realizzazione di un sogno che aveva paragonato a quella "della caduta del muro di Berlino", e consapevole che il razzismo non era sconfitto.
Con il suo stile secco, essenziale, nitido, distaccato ha messo nei suoi romanzi ognuno di fronte a se stesso a partire dal Toby di 'Un mondo di stranieri', che troviamo nella sua prima opera tradotta in Italia da Feltrinelli nel '61 e scritta nel '58 alla vigilia delle prime rivolte nere organizzate e delle durissime repressioni. Ne 'I giorni della menzogna' (The Lying Days), sua opera prima del '53 c'è invece una ragazza che con dolore si allontana dalla sua famiglia bianca, ostile ai neri. Mentre ne 'La figlia di Burger' una giovane donna, figlia di un uomo morto in prigione, cerca di fuggire dal suo destino e dal Sudafrica e finisce anche lei in cella.
La famiglia, i bianchi rifiutati dai bianchi, i neri visti con sospetto, il futuro come un'incognita sono i temi al centro della maggior parte dei suoi romanzi e racconti che insieme ai saggi costituiscono una sterminata produzione. Cosi' in 'Luglio' uscito per Rizzoli nel 1984 una famiglia bianca, nei giorni vincenti della rivolta, viene nascosta dal proprio servitore. Mentre in 'Sveglia!' del 2006 il protagonista Paul Bannerman è un ambientalista malato di cancro reso radioattivo dalla cura che sta facendo. La costante di tutte le sue opere è "quel coraggio nella vita e talento nelle opere" che dovrebbe essere il credo di tutti gli scrittori come ricordò invocando Camus nel suo discorso per il Premio Nobel.
 ANSA


Obituary: Nadine Gordimer 1923 - 2014 

Zapiro for Times

13 July 2014: Writer, political activist and nobel prize laureate, Nadine Gordimer( 90) died peacefully in her sleep. Gordimer wrote 15 novels as well as several volumes of short stories, non-fiction and other works. She was published in 40 languages around the world. Friend of Nelson Mandela, Gordimer was an unwavering critic of apartheid and an outspoken advocate of black majority rule. Her fiction, which she saw as part of the struggle against apartheid, documented the havoc that institutionalised racism wrought on private lives. Three of her works were banned by the government for varying periods because of their outspoken messages. In an 1990 interview she said Gordimer said “I used the life around me and the life around me was racist,” In a 1990 interview she said “I would have been a writer anywhere, but in my country, writing meant confronting racism.
This drawing was done twenty two years ago by Zapiro as a tribute to Nadine Gordimer for the cover of a 1992 edition of the progressive Afrikaans journal, Die Suid-Afrikaan.



Links


  •  Nadine Gordimer: “Il Sudafrica ha tradito il sogno di Mandela”


  • “Io, Madiba e il mio Sudafrica” Addio al Nobel Nadine Gordimer la scrittrice che sfidò l’apartheid


  • È morta Nadine Gordimer


  • Nadine Gordimer: evergreen, ageless and an inspiration to all writers


  • Morta Nadine Gordimer, piccola grande donna contro l'apartheid


  •  http://it.wikipedia.org/wiki/Nadine_Gordimer



  • Related Zapiro cartoons

    venerdì 18 ottobre 2013

    Premio Nobel 2013 per la pace

    Nobel Peace prize "not" awarded to Malala!
    Kianooushs Ramezani
    [il premio Nobel per la Pace non è stato assegnato a Malala]
    Nota: in fondo alla pagina un articolo di Riotta che parla di questa mancata assegnazione.




    Nobel Peace Prize 2013
    By Patrick Chappatte, Le Temps, Switzerland - 10/11/2013

    Assegnato Premio Nobel 2013 per la pace a OPCW

     The prize, which was given to the Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW) on Friday, "should have been mine," he said
     Il presidente siriano Bashar al-Assad ha scherzato in un'intervista a un giornale libanese pro-regime dicendo che il Premio Nobel per la Pace 2013 avrebbe dovuto essere assegnato a lui.
    Il premio è stato   dato alll'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche  (OPAC), che ha proprio il compito di disarmare la Siria delle sue scorte chimiche. 

    lunedì 10 dicembre 2012

    Unione Europea, premio Nobel per la pace 2012


    sabato 13 ottobre 2012
    PREMIO NOBEL PER LA PACE 2012
    La testa prego...
    NOBEL PEACE PRICE 2012
    Gianfranco Uber
    The head please ! 13 Oct 2012(by CARTOONMOVEMENT)



    Oslo, 10-12-2012

    Il premio Nobel per la Pace 2012 assegnato all'Unione Europea è stato consegnato dal presidente del Comitato del Nobel Thornbjoern Jagland, durante la tradizionale cerimonia nel muncipio di Oslo, al presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, il presidente della commissione Europea, Jose Manuel Barroso e il presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz.

    L'Unione Europea ha reso noto che devolverà la somma ricevuta con il premio Nobel a progetti umanitari a favore di bambini vittime della guerra e dei conflitti integrandola con un importo equivalente per raggiungere i 2 milioni di euro.

    Ad assistere alla cerimonia re Harald e la famiglia reale di Norvegia, e molti capi di stato e di governo dei 27. Tra questi il premier Mario Monti, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande, il premier spagnolo Mariano Rajoy. Presente anche il presidente della Bce Mario Draghi. Ma vi sono anche assenze illustri, che hanno già fatto discutere, come il premier britannico David Cameron, che ha inviato il suo vice piu' europeista, Nick Clegg, e gli euroscettici Freidrik Reinfeldt e Vaklav Klaus, rispettivamente premier di Svezia e della Repubblica Ceca.

    Accanto ai leader della Ue sul palco di Oslo anche i giovani europei che hanno vinto un concorso indetto dalla Ue per i migliori tweet sul tema "Pace, futuro, Europa", tra i quali la 16enne la 16enne milanese Elena Garbujo.



    "Voglio rendere omaggio a tutti gli europei che hanno sognato un continente di pace e a quelli che lo hanno reso una realtà". Lo ha detto il presidente dell'unione Europea Herman Van Rompuy al discorso di accettazione del premio Nobel, sottolineando come la pace dopo la seconda guerra mondiale non sarebbe stata forse "così duratura" se non vi fosse stata l'Unione europea.



    Alla vigilia, il Presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso ha dichiarato che l'assegnazione è "particolarmente apprezzata" poichè venuta da uno stato non membro. L'Ue è fortemente impegnata in 13 missioni per il mantenimento della pace, 9 con personale civile e 4 con militari, ha detto il suo ambasciatore a Oslo, Janos Herman.



    EU Wins Nobel Peace Prize

    Tjeerd Royaards
    The European Union wins the Nobel Peace Prize... 12 Oct 2012


    Nobel Peace Prize awarded to EU
    KAP
    The secret is not look around... especially to Syria... 12 Oct 2012



    Nobel 2012
    Sergei Tunin
    Nobel Peace Prize for 2012 is to be awarded to the European Union 12 Oct 2012





    The european chicken of peace
    Ramses Morales Izquierdo
    European Union wins the nobel peace prize 12 Oct 2012





    Nobel peace prize from Europe to EU
    Kianoush Ramezani
    no comments 12 Oct 2012


    And the winner iiiiiiis....
    Spiros Derveniotis
    Couldn't resist ;-) 12 Oct 2012


    Peace Nobel Price
    KAP
    Peace Nobel Price for UE 12 Oct 2012



    Jos Collignon


    CHAPPATTE



    by Petar Pismestrovic


    Union Europea gana Premio Nobel de la Paz
    By Christo Komarnitski, Bulgaria - 10/14/2012


     Prestigio
    Giannelli - Corriere della sera


    Sorpresa
    Paride Puglia


    Adams - The Telegraph


    Nobel per la pace all'Unione Europea
    Mario Bochicchio


    Latuff


    Mise à jour du 12 octobre 2012: Le prix Nobel de la paix a été attribué à l'Union européenne, qui a, selon le comité norvégien, "contribué au cours de ces six dernières décennies à la paix et la réconciliation, la démocratie et les droits de l'Homme en Europe".
    ****
    Damien Glez

    Voici la bannière verticale de 8x36 mètres que j'ai réalisée pour le bâtiment Berlaymont, siège de la Commission Européenne à Bruxelles, pour l'Union européenne, lauréate du Prix Nobel de la Paix 2012
    Plantù







    Nobel Pace, la videostory corretta: ora c'è anche l'Italia

    "Europa, dalla guerra alla pace": quasi sei minuti di video per celebrare il Nobel per la pace all'Ue e ripercorrerne le figure e le tappe che ne hanno fatto un'area senza conflitti per sessant'anni. In extremis, fra gli statisti citati nella videostory prodotta dal Consiglio dell'Unione Europea, arriva anche Alcide De Gasperi. E l'Italia. Van Rompuy rimedia così alla 'gaffe' del team del Consiglio dell'Unione Europea che in un primo momento aveva escluso il nostro Paese dal novero dei fondatori del processo di pace in Europa. Una dimenticanza che non poteva passare inosservata. Forti le pressioni dell'ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci : "Siamo intervenuti con chi di dovere, anche ai più alti livelli", ha spiegato, "l'errore è stato riconosciuto e sono state fornite scuse formali". Con l'assicurazione che sarebbe stata subito prodotta una nuova versione corretta del video, con il giusto riconoscimento al ruolo svolto dall'Italia al processo di integrazione europea


    domenica 17 giugno 2012

    Aung San Suu Kyi ha ritirato il Nobel per la Pace

    Aung San Suu Kyi re�oit son Nobel
    Chappatte

    Aung San Suu Kyi: “Il Nobel ha aperto una porta nel mio cuore”

    In una storica e commovente cerimonia, Aung San Suu Kyi ha ritirato formalmente a Oslo il Nobel per la Pace. Più di 20 anni dopo averlo conquistato grazie alla lotta a favore della democrazia nel suo Paese, la leader dell’opposizione birmana ha tenuto il suo discorso di ringraziamento per un premio che – ha detto – le ha aperto una porta nel cuore. Un premio che non aveva mai potuto ritirare.

    “Mentre mi guardate, mentre ascoltate – ha detto – quello che vi dico, ricordare, per favore, la verità spesso ripetuta che un prigioniero di coscienza è un prigioniero di troppo”. “Nel mio Paese sono molte più di una le persone che non sono ancora state liberate, quelle cui non è ancora stato dato accesso ai benefici della giustizia. Per favore ricordatelo e fate quanto possibile per favorire il loro rilascio incondizionato”.

    La “Signora” è in Europa per il primo viaggio in quasi 25 anni, molti dei quali trascorsi tra arresti domiciliari e carcere e durante i quali non è mai uscita dal Myanmar per timore di non potere rientrarvi. (fonte)

    Aung San Suu Kyi receives her Nobel
    Chappatte


     Read Aung San Suu Kyi's Nobel Lecture


    Le FOTO


    RITORNAI ALLA VITA (La Repubblica)

    AUNG SAN SUU KYI


    HO SA­PU­TO che mi era sta­to con­fe­ri­to il Pre­mio No­bel per la Pa­ce ascol­tan­do­la ra­dio una se­ra. Ave­vo già sa­pu­to da al­tre tra­smis­sio­ni nel­la set­ti­ma­na pre­ce­den­te di es­se­re una dei fi­na­li­sti.
    HO FAT­TO uno sfor­zo per ri­cor­da­re qua­le sia sta­ta la mia im­me­dia­ta rea­zio­ne al­la no­ti­zia. Cre­do, an­che se non ne so­no più si­cu­ra, di aver pen­sa­to qual­co­sa co­me: «Ah, han­no de­ci­so di dar­lo a me». Il tut­to non sem­bra­va mol­to rea­le, per­ché, in un cer­to sen­so, nean­ch’io mi sen­ti­vo mol­to rea­le in quel mo­men­to.
    Ho pro­va­to spes­so, du­ran­te il pe­rio­do che ho tra­scor­so agli ar­re­sti do­mi­ci­lia­ri, la sen­sa­zio­ne di non fa­re più par­te del mon­do rea­le. C’e­ra una ca­sa che era il mio mon­do, c’e­ra il mon­do di chi non era li­be­ro ma sta­va in­sie­me con al­tri in una pri­gio­ne for­man­do una co­mu­ni­tà, e in­fi­ne c’e­ra il mon­do dei li­be­ri: tut­ti pia­ne­ti dif­fe­ren­ti che se­gui­va­no cia­scu­no una pro­pria or­bi­ta in un uni­ver­so in­dif­fe­ren­te. Ciò che ha fat­to il Pre­mio No­bel è ri­por­tar­mi nel mon­do de­gli al­tri es­se­ri uma­ni, fuo­ri da quel­l’a­rea iso­la­ta nel­la qua­le ho vis­su­to, di ri­dar­mi in qual­che mo­do il sen­so del­la real­tà. Mi ha re­so rea­le an­co­ra una vol­ta; mi ha ri­por­ta­to nel­la co­mu­ni­tà de­gli es­se­ri uma­ni. E co­sa an­co­ra più im­por­tan­te, il Pre­mio No­bel ha ri­por­ta­to al­l’at­ten­zio­ne del mon­do la lot­ta per la de­mo­cra­zia e per i di­rit­ti uma­ni in Bir­ma­nia. Non sa­re­mo sta­ti scor­da­ti.
    Es­se­re scor­da­ti. Es­se­re scor­da­ti è co­me mo­ri­re in par­te. Vuol di­re per­de­re al­cu­ni dei vin­co­li che ci ten­go­no an­co­ra­ti al re­sto del­l’u­ma­ni­tà. I la­vo­ra­to­ri mi­gran­ti e i ri­fu­gia­ti bir­ma­ni che ho in­con­tra­to nel­la mia re­cen­te vi­si­ta in Tai­lan­dia mi han­no det­to con for­za «Non ci di­men­ti­ca­re! », in­ten­den­do «Non scor­da­re che an­che noi ap­par­te­nia­mo al tuo mon­do». De­ci­den­do di con­fe­rir­mi il Pre­mio No­bel per la Pa­ce, il Co­mi­ta­to ha ri­ba­di­to che gli uo­mi­ni op­pres­si e iso­la­ti del­la Bir­ma­nia so­no an­ch’es­si par­te del mon­do e ha riaf­fer­ma­to che l’u­ma­ni­tà è una so­la. In va­rie par­ti del mon­do im­per­ver­sa­no i con­flit­ti e la sof­fe­ren­za. Nel mio pae­se, nel­l’e­stre­mo Nord, le osti­li­tà non so­no an­co­ra ces­sa­te; a Ove­st, i con­flit­ti lo­ca­li so­no sfo­cia­ti in in­cen­di eas­sas­si­nii so­lo qual­che gior­no pri­ma del­l’i­ni­zio del viag­gio che mi ha por­ta­to qui. Le no­ti­zie su atro­ci­tà in al­tre par­ti del mon­do ab­bon­da­no. E ogni gior­no ve­nia­mo a co­no­scen­za di rap­por­ti che ri­fe­ri­sco­no di fa­me, di ma­lat­tie, di tra­sfe­ri­men­ti for­za­ti, di di­soc­cu­pa­zio­ne, di po­ver­tà, di in­giu­sti­zia, di di­scri­mi­na­zio­ne, di pre­giu­di­zi, di in­tol­le­ran­za. Do­vun­que la sof­fe­ren­za è igno­ra­ta, si se­mi­na il con­flit­to, per­ché la sof­fe­ren­za im­pli­ca umi­lia­zio­ne, av­vi­li­men­to e rab­bia.
    Quan­te vol­te du­ran­te i miei an­ni agli ar­re­sti do­mi­ci­lia­ri ho trat­to for­za­dal mio pas­sag­gio pre­fe­ri­to del pre­am­bo­lo del­la Di­chia­ra­zio­ne uni­ver­sa­le dei di­rit­ti del­l’uo­mo: “… Con­si­de­ra­to che il di­sco­no­sci­men­to e il di­sprez­zo dei di­rit­ti uma­ni han­no por­ta­to ad at­ti di bar­ba­rie che of­fen­do­no la co­scien­za del­l’u­ma­ni­tà, e che l’av­ven­to di un mon­do in cui gli es­se­ri uma­ni go­da­no del­la li­ber­tà di pa­ro­la e di cre­do e del­la li­ber­tà dal ti­mo­re e dal bi­so­gno è sta­to pro­cla­ma­to co­me la più al­ta aspi­ra­zio­ne del­l’uo­mo… è in­di­spen­sa­bi­le che i di­rit­ti uma­ni sia­no pro­tet­ti da nor­me giu­ri­di­che, se si vuo­le evi­ta­re che l’uo­mo sia co­stret­to a ri­cor­re­re, co­me ul­ti­mai­stan­za, al­la ri­bel­lio­ne con­tro la­ti­ran­nia e l’op­pres­sio­ne…”.
    Quan­do mi si chie­de per­ché lot­to per i di­rit­ti uma­ni in Bir­ma­nia, la ri­spo­sta sta nel pas­sag­gio ap­pe­na ci­ta­to. Quan­do mi si chie­de per­ché lot­to per la de­mo­cra­zia in Bir­ma­nia, la ri­spo­sta sta nel­la mia con­vin­zio­ne che le isti­tu­zio­ni e la pra­ti­ca del­la de­mo­cra­zia sia­no ne­ces­sa­rie per ga­ran­ti­re i di­rit­ti uma­ni.
    Nel cor­so del­l’ul­ti­mo an­no so­no emer­si dei se­gna­li che in­di­ca­no che le fa­ti­che di chi cre­de nel­la de­mo­cra­zia e nei di­rit­ti uma­ni stia­no co­min­cian­doa pro­dur­re dei frut­ti in Bir­ma­nia.
    So­no sta­ti in­tra­pre­si dei pas­si ver­so la de­mo­cra­tiz­za­zio­ne. Se io mi pro­nun­cio per un cau­to ot­ti­mi­smo non è per­ché non ho fe­de nel fu­tu­ro, ma per­ché non vo­glio in­co­rag­gia­re una fe­de cie­ca. Sen­za fe­de nel fu­tu­ro, sen­za la con­vin­zio­ne che i va­lo­ri de­mo­cra­ti­ci e i di­rit­ti fon­da­men­ta­li del­l’uo­mo non so­no sol­tan­to ne­ces­sa­ri ma an­che fat­ti­bi­li nel­la no­stra so­cie­tà, il no­stro mo­vi­men­to non sa­reb­be re­si­sti­to lun­go tut­ti que­gli an­ni de­va­stan­ti. La lo­ro fe­de nel­la no­stra cau­sa non è cie­ca ma pog­gia su una lu­ci­da va­lu­ta­zio­ne del­la pro­pria ca­pa­ci­tà di re­si­ste­re.
    La mia pre­sen­za qui og­gi tra di voi è il ri­sul­ta­to dei re­cen­ti cam­bia­men­ti ve­ri­fi­ca­ti­si nel mio Pae­se, e que­sti cam­bia­men­ti han­no avu­to luo­go per­ché voi e al­tri aman­ti del­la li­ber­tà e del­la giu­sti­zia ave­te con­tri­bui­to a co­strui­re nel mon­do una con­sa­pe­vo­lez­za sul­la no­stra si­tua­zio­ne. Pri­ma di con­ti­nua­re a par­la­re del mio Pae­se, vor­rei di­re qual­che pa­ro­la a no­me dei pri­gio­nie­ri di co­scien­za. In Bir­ma­nia ci so­no an­co­ra que­sto ti­po di pri­gio­nie­ri. Il ti­mo­re è che ora, do­po il ri­la­scio dei de­te­nu­ti più no­ti, quel­li che ri­man­go­no, gli sco­no­sciu­ti, sia­no di­men­ti­ca­ti. Per fa­vo­re ri­cor­da­te­li e fa­te quan­to pos­si­bi­le per ot­te­ne­re il lo­ro tem­pe­sti­vo e in­con­di­zio­na­to ri­la­scio.
    La Le­ga na­zio­na­le per la de­mo­cra­zia ed io sia­mo pron­ti e fer­ma­men­te in­ten­zio­na­ti a svol­ge­re qua­lun­que ruo­lo ri­chie­da il pro­ces­so di ri­con­ci­lia­zio­ne na­zio­na­le. Le mi­su­re di ri­for­ma av­via­te dal go­ver­no del pre­si­den­te U Thein Sein pos­so­no es­se­re sal­va­guar­da­te so­lo con la coo­pe­ra­zio­ne in­tel­li­gen­te di tut­te le for­ze in­ter­ne. Si può di­re che le ri­for­me sa­ran­no ef­fi­ca­ci sol­tan­to se mi­glio­re­rà la vi­ta del­le per­so­ne e, in que­sto sen­so, la co­mu­ni­tà in­ter­na­zio­na­le può svol­ge­re un ruo­lo vi­ta­le.
    La pa­ce nel no­stro mon­do è in­di­vi­si­bi­le. Fin­tan­to che le for­ze ne­ga­ti­ve avran­no la me­glio su quel­le po­si­ti­ve in una qual­sia­si par­te del mon­do, sia­mo tut­ti a ri­schio. Si po­treb­be obiet­ta­re che le for­ze ne­ga­ti­ve non po­tran­no mai es­se­re scon­fit­te tut­te e del tut­to. La ri­spo­sta è sem­pli­ce:«No!». Tut­ta­via, fa par­te del­le ca­pa­ci­tà del­l’uo­mo ado­pe­rar­si per raf­for­za­re ciò che è po­si­ti­vo e per mi­ni­miz­za­re e neu­tra­liz­za­re ciò che è ne­ga­ti­vo. An­che se non con­se­gui­re­mo nel mon­do la pa­ce per­fet­ta, gli sfor­zi co­mu­ni per rag­giun­ger­la uni­ran­no le per­so­ne e le Na­zio­ni nel­la fi­du­cia e nel­l’a­mi­ci­zia e con­tri­bui­ran­no a ren­de­re la co­mu­ni­tà de­gli uo­mi­ni più si­cu­ra e gen­ti­le.
    Uso la pa­ro­la «gen­ti­le» do­po un’at­ten­ta pon­de­ra­zio­ne; po­trei di­re do­po un’at­ten­ta pon­de­ra­zio­ne du­ra­ta mol­ti an­ni. Tra gli aspet­ti po­si­ti­vi del­l’av­ver­si­tà, tro­vo che il più pre­zio­so sia co­sti­tui­to dal­le le­zio­ni che ho im­pa­ra­to sul va­lo­re del­la bon­tà d’a­ni­mo. Es­se­re gen­ti­li vuol di­re da­re ri­spo­ste ca­ri­che di sen­si­bi­li­tà e di ca­lo­re uma­no al­le spe­ran­ze e ai bi­so­gni de­gli al­tri. Per­si­no la più sfug­gen­te ma­ni­fe­sta­zio­ne di bon­tà d’a­ni­mo può al­leg­ge­ri­re la pe­san­tez­za di un cuo­re. La gen­ti­lez­za può cam­bia­re la vi­ta del­le per­so­ne. In ul­ti­ma istan­za, il no­stro obiet­ti­vo do­vreb­be es­se­re crea­re un mon­do do­ve non ci sia­no per­so­ne sen­za ter­ra, sen­za un tet­to e sen­za spe­ran­za. Ogni sin­go­lo pen­sie­ro, pa­ro­la e azio­ne che con­tri­bui­sca a ciò che è po­si­ti­vo e un tut­t’u­no è un con­tri­bu­to al­la pa­ce. Cia­scu­no di noi è ca­pa­ce di of­fri­re un ta­le con­tri­bu­to.
    Unen­do­mi al mo­vi­men­to per la de­mo­cra­zia in Bir­ma­nia, non mi pas­sò mai per la men­te che sa­rei po­tu­ta es­se­re in­si­gni­ta di un pre­mio o di una ono­ri­fi­cen­za. Il pre­mio per il qua­le la­vo­ra­va­mo era una so­cie­tà li­be­ra, si­cu­ra e giu­sta. L’o­no­re ri­sie­de­va nel no­stro sfor­zo. La sto­ria ci ha da­to l’op­por­tu­ni­tà di da­re il me­glio di noi per una cau­sa nel­la qua­le cre­dia­mo. Sce­glien­do di ono­rar­mi, il Co­mi­ta­to per il No­bel ha re­so la stra­da da me li­be­ra­men­te scel­ta me­no so­li­ta­ria. Di ciò so­no gra­ta al Co­mi­ta­to, al po­po­lo del­la Nor­ve­gia e ai po­po­li di tut­to il mon­do, il cui so­ste­gno ha raf­for­za­to la mia fe­de in un co­mu­ne per­se­gui­men­to del­la pa­ce. Gra­zie.
    © The No­bel Foun­da­tion 2012 Tra­du­zio­ne di Guio­mar Pa­ra­da
    © RI­PRO­DU­ZIO­NE RI­SER­VA­TA

    martedì 18 ottobre 2011

    Il Premio Nobel 2011 alla pace è targato rosa!!

    Premio Nobel per la Pace 2011
    (ANSA) - OSLO, 7 OTT - Il premio Nobel per la pace 2011 e’ stato assegnato alla presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, alla sua connazionale Leymah Gbowee e alla yemenita attivista per i diritti civili Tawakkul Karman, ”per la loro lotta non violenta in favore della sicurezza delle donne e del loro diritto a partecipare al processo di pace”. Lo ha dichiarato il presidente del Comitato Nobel, Thorbjoern Jagland.
    Ellen Johnson Sirleaf (nella foto), 72enne è presidente della Liberia (la prima donna a guidare uno stato africano); Leymah Gbowee, 39anni, militante pacifista liberiana è soprannominata la "guerriera della pace" e famosa per aver proposto lo "sciopero del sesso"; Tawakkol Karman, 32 anni (la più giovane delle tre), è attivista yemenita per i diritti umani e fondatrice della rivista "Giornaliste senza catene".

    Nobel Peace 2011


    Nobel Peace 2011


    WONDERFUL NOBEL
    Gianfranco Uber  07 Oct 2011
    Ellen Johnson Sirleaf, Leymah Gbowe e Tawakkul Karman a proper acknowledgment


    Poesie per le donne d’Africa



    A te donna d’Africa
    Io non so cosa pensi, tu donna africana,
    quando il tuo uomo parte per una terra lontana.
    Io non so, tu donna africana, cosa possa provare
    quando vedi i tuoi figli crescere e giocare.
    Io non so cosa pensi, tu donna africana, mentre cammini
    andando a prendere l’acqua per i tuoi bambini.
    Io non so cosa provi, tu donna africana,
    quando vedi il sole che tinge di rosso tutta la savana.
    Io non so, voi donne africane, cosa possiate provare
    quando le vostre figlie dovete far mutilare.
    Io so che per me è facile sia parlare che pensare
    mentre tu, ogni giorno, devi continuare a lottare.
    Tobia Collodet
    Africa
    http://www.corriere.it/Hermes%20Foto/2011/10/07/0LSOVK2F--140x180.jpg?v=20111007113732
    Leymah Gbowee
    L’Africa
    è come
    un libro,
    che per
    essere capita
    va sfogliata,
    letta e amata
    Alessia Marin
     Donna con mille cuori
    Donna nera,
    Donna serva, Donna che lavora la terra:
    terre rosse, terre secche,
    terre sotto le foreste.
    Donna Africana, Donna dei campi,
    Donna madre, Donna che cammina sulla strada
    verso la sorgente.
    Donna,
    sulla schiena porti tutti i figli dell’Africa
    e sul capo
    un cesto per nutrire la speranza nella vita.
    Donna,
    l’Africa ha le tue braccia per spargere
    il seme della pace.
    Donna,
    l’Africa ha le tue gambe
    per camminare verso la via
    della libertà.
    Donna,
    l’Africa ha i tuoi occhi
    per vedere un futuro migliore.
    Irene Mischiari                                                              
    http://blog.panorama.it/ultimora/files/2011/10/62fcde132ddddb13e33168b02e9af178.jpg
    la presidente liberiana Ellen Johnson Sirleaf

    L’airone
    Sotto un cielo infuocato
    un sorriso sincero
    illumina il volto
    di una donna africana.
    È serena,
    un airone
    vola libero in cielo,
    il suo canto
    riempie le orecchie
    di una melodia di pace.
    È un uccello sacro,
    vederlo riempie il cuore
    di emozioni lontane,
    dimenticate.
    È stanca, molto,
    ma felice.
    Felicità e speranza,
    speranza per i propri figli,
    che possano anche loro,
    un giorno
    gustare a fondo
    il canto di un airone
    libero in cielo.
    Martina Pin
    Donne d’Africa
    Donne d’Africa,
    migranti
    con i vostri bei turbanti
    http://blog.panorama.it/ultimora/files/2011/10/88b74f823aa05cd5d4382b9c497db792.jpg
    “E’ un premio per me, ma soprattutto per tutte le donne dello Yemen”.
    Tawakkul Karman
    dai colori assai vistosi
    con i tessuti fantasiosi.
    Donne d’Africa,
    pelle di cioccolato
    sorriso aggraziato
    labbra carnose
    figure sinuose.
    Donne d’Africa
    trecce fitte sulla testa
    colorate e pronte per ogni festa
    con amorevole passione
    vi curate a precisione.
    Donne d’Africa,
    emancipate e belle
    ora siete nostre sorelle
    in un mondo multicolore
    che fa battere forte il cuore.
    Anna Fusari                                                       


    I ragazzi della scuola secondaria di primo grado Umberto Cosmo di Vittorio Veneto
     http://www.noppaw.net/?p=4841
     

    https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjxcAM3eBdflGw_8ogPJN_koDCSgFnZ4hUTwPto2rY1pWuc4pZ7z1HIrvXC9M5yKragWdypoJXY4pq6SlTvWRjt4RnOOUfdQnMBjLvUzseONHakuXrwCvQRtB0h1lnvF7xviteTkc90R-z/s1600/235+def600.jpg

    Premio - cecigian



    © Kichka (Israël)

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    Prix Nobel(les). Dessin de L’Écho du 8 octobre 2011.

    Tempi duri per gli EX  premi Nobel la pace.
    Speriamo che le signore abbiano più fortuna dei loro colleghi che le hanno precedute.


    Liu Xiaobo  premio per la pace 2010 è ancora in carcere e le condizioni della sua detenzione sono peggiorate , così pure quelle della moglie che nel frattempo è stata imprigionata a Pechino.
    Kleine Zeitung, Austria



    Obama premio Nobel 2009 è incappato in problemi via via sempre più grandi.
    Michael Ramirez per www.investors.com
    Link:
    http://www.nextme.it/societa/personaggi/2610-nobel-2011
    Leymah Gbowee, la leader delle donne in bianco contro la guerra in Liberia
    http://www.ilpost.it/2011/10/07/e-liu-xiaobo/*