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mercoledì 2 giugno 2021

I 75 anni della Repubblica

 Il 2 giugno 1946, esattamente 75 anni fa, gli italiani scelsero tra monarchia e repubblica in un referendum ed elessero l'Assemblea Costituente. Auguri Italia.

2 giugno 2021

75 anni, portati bene? Così e così. Certo molta strada è stata  fatta ma proprio adesso ci accorgiamo di quanta dovrà essere ancora fatta per rispettare le promesse e le aspettative  del 1946. 

Tanti auguri alla nostra amata Repubblica e a tutti noi.

Gianfranco Uber


75 e sentirli un po'

GIO / Mariagrazia Quaranta


Settantacinque anni di Repubblica Italiana. Buon anniversario a tutti.
#festadellarepubblicaitaliana #festadellarepubblica #Italia #democrazia #2giugno
Tartarotti


In questo 2 giugno il mio pensiero va ai giovani e alle giovani, stiamo vivendo un paradosso, un Italia dove in questo momento molte aziende e attività non trovano lavoratori, abbiamo gli stipendi più bassi d'Europa, un precariato sfrenato, sul lavoro si muore come in miniera negli anni 50, tutto questo mentre c'è chi in malafede cerca di distogliere l'attenzione da questi problemi urlando all'invasione la realtà è ben diversa, c'è in atto un vero esodo di giovani che vanno all'estero non solo per avere un lavoro dignitoso ma anche per veder riconosciuto le proprie qualità e meriti.
Paolo Lombardi

Felice fiero 2 giugno 💚🤍❤️

#2giugno #festadellarepubblica
Marianna Balducci

2 giugno 2021 - Festa della Repubblica.

© Milko Dalla Battista


"Verso il Futuro..."
Buona Festa della Repubblica!
#festadellarepubblica
#2giugno
Perazzolli


La Parata

#festadellarepubblica #festadellarepubblicaitaliana #2giugno #italia #italiani #cartoon #vignette #watercolor #drawing #satira
Luca Garonzi



Festa della Repubblica
Mario Bochicchio

Festa della repubblica fondata sul lavoro.
#vignetta #festa #2giugno #repubblica #lavoro #disoccupazione #ilmanifesto #lelecorvi #festadellarepubblica
Lele Corvi


Buona festa della Repubblica
#Nicocomix #Brusca #Repubblica #2giugno #festadellarepubblica #mafia #fumetti #vignette #satira #politica #drawing #painting #artist #FestaDellaRepubblica #FrecceTricolori #FestaDellaRepubblicaItaliana #Italia #GiovanniBrusca
Nicoletta Santagostino


La Repubblica Italiana festeggia oggi il 75mo anniversario: è una bimba rispetto a Giannelli che quindi ogni anno si permette di scherzarci su.
Sul palco la bandiera italiana si sta lentamente trasformando in quella del Madagascar, come dire che nonostante l’ottimismo in fondo siamo sempre la Repubblica delle banane. Note sparse: i corazzieri sono gemelli, la Raggi ha l’orecchio ben in vista pronto per essere tirato dopo la figuraccia della targa di Ciampi, mentre gli aerei non ci sono perché li ha usati tutti la Casellati.
Sulle mascherine scrivete qualcosa voi, che noi non ne abbiamo il coraggio.
[FestaInMascherina]Capire Giannelli.
Giannelli




Non v'è nulla da festeggiare...
Paride Puglia


La festa del 2 giugno
Mauro Biani


Repubblica
Gianlo


Buona Festa della Repubblica
Christian Durando



Festa della Repubblica
Marilena Nardi




E oggi sono 75!
Copertina storica del Male!
Disegnata da Andrea Pazienza.




Il volto sorridente della ragazza, da oltre settant'anni immagine dell’Italia democratica, appartiene ad Anna Iberti, all’epoca ventiquattrenne, figura divenuta emblema della nascita della nostra Repubblica.
Nel giugno del '46 Anna, impiegata nell’amministrazione dell’Avanti!, si fece ritrarre sul tetto del Palazzo dei giornali, in piazza Cavour a Milano, sede della redazione del quotidiano socialista, da Federico Patellani, uno dei nomi più noti dell'epoca e caposcuola del fotogiornalismo in Italia.














sabato 24 aprile 2021

Milva, Bella Ciao

 

L'avevo invitata qualche anno fa a partecipare alla manifestazione sindacale "sapere per contare" sul diritto allo studio permanente.

Insieme all'amico Vittorio Forelli, alla facoltà di scienze politiche.

Aveva accettato con entusiasmo e si era unita a noi nella giornata, con una semplicità disarmante. Ho un bel ricordo di lei.

Tiziano Riverso




A Milva

canti ed è un dono, un dono di te, come dev’essere

ti spogli di tutto, per arrivare al cuore, offerto a fior di labbra

non il corpo, non il sangue, in questa eucaristia: il cuore

nudo, cerca il tuo a occhi chiusi, per un piccolo bacio

un piccolo, indelebile, segno rosso

Fabio Magnasciutti

Alla mia maniera, ricordando una grande interprete....

#Milva

Pierpaolo Perazzolli


Il 17 luglio 1939 (età 81 anni) è nata a Goro in provincia di Ferrara , Milva, pseudonimo di Maria Ilva Biolcati, cantante e attrice teatrale italiana. Popolare in Italia e all'estero, ha trionfato sui palcoscenici di gran parte del globo, ottenendo particolari consensi, oltre che in Italia, soprattutto in Germania.
Carrera Arcangelo



La falce nera è calata ieri su Milva, indimenticabile voce di tante ballate… Così la ricorda Carlodicamillo Cadica, in arte Cadica. Ca DiCa #milva #bellaciao #brecht #ballatadimackiemesser #satira #vignette

Interpretare è amare.
Milva
Umberto Rigotti

Certi disegni li devi fare arrabbiati.
Milva 🖤
Marianna Balducci



Ilaria Guidantoni:

Addio Milva 

“Oggi ci ha lasciato Milva, uno strappo doloroso per il Piccolo Teatro di Milano e per la sua memoria. La sua voce indimenticabile, inconfondibile, luminosa e incisiva come il soprannome che indossava con eleganza, ha tracciato un capitolo importante della storia della musica e del teatro italiano, colorandolo del rosso della sua chioma e della sua incandescente personalità”.

Claudio Longhi

Il nome di Milva, per il Piccolo, è strettamente intrecciato a quello di altri due giganti: Giorgio Strehler e Bertolt Brecht. Milva, tra gli anni Sessanta e Settanta, è in scena accanto a Strehler tre volte, nelle successive edizioni di Io, Bertolt Brecht (1966/67; 1974/75; 1979/80).

Ma è soprattutto nella seconda, straordinaria edizione de L’opera da tre soldi del 1973 che fa apprezzare a pieno il suo talento di cantante e attrice, accanto a Domenico Modugno, Giulia Lazzarini, Giancarlo Dettori, Adriana Innocenti, Gianni Agus.

I songs brechtiani si dimostrano particolarmente adatti al suo timbro vocale e alla sua forte personalità di donna e di artista: sempre sotto la guida di Strehler, in Italia e all’estero, per tutti gli anni Ottanta, sono numerose le occasioni in cui ha modo di dare prova del proprio talento, fino ad essere unanimemente riconosciuta l’interprete italiana per eccellenza di questo autore. 

Nella stagione 1995/96, in occasione del Festival Brecht del Piccolo Teatro, Strehler crea insieme a Milva un nuovo recital brechtiano, Milva canta un nuovo Brecht: non sempre splende la luna, privilegiando le poesie e le canzoni più delicate, intimiste, sofferte e riflessive dell’autore: entrambi le reputano più consone al periodo storico che si trovano a vivere e alla propria mutata dimensione interiore.

Milva prosegue la propria relazione con il Piccolo condividendo con il Teatro due sue altre grandi passioni, tanto diverse, quanto esemplificative della sua umanità, della sua cultura e della sua curiosità verso il mondo: Astor Piazzolla, di cui, sotto la guida di Filippo Crivelli, porta in scena un memorabile recital nel 1996/97, ripreso con successo anche successivamente, e Alda Merini, alla quale dedica Milva canta Merini nella stagione 2004/05, diretta da Stefano de Luca e accompagnata al pianoforte da Giovanni Nuti. Nella stagione 2005/06 torna a interpretare Brecht, questa volta con Cristina Pezzoli a dirigerla nel nuovo appuntamento con l’autore di riferimento.

La camera ardente sarà allestita nel foyer del Piccolo Teatro Strehler, martedì 27 aprile, dalle ore 9.30 alle ore 13.30.

I funerali seguiranno in forma strettamente privata.

Milano, 24 aprile 2021

++ ++ ++ ++

giovedì 21 gennaio 2021

Cesare Maestri, il ragno delle Dolomiti

 

Addio, al "ragno delle Dolomiti"!
Umberto Rigotti


Addio, al "ragno delle Dolomiti"!

Cesare Maestri , uno dei migliori arrampicatori del mondo, è morto a 91 anni. Ad annunciarlo è stato il figlio Gian Maestri sulla sua pagina Facebook. Soprannominato «il Ragno delle Dolomiti», Maestri era una leggenda dell’alpinismo, protagonista di alcune imprese storiche, ma è stato anche partigiano, scrittore, maestro di sci. «Questa volta Cesare ha firmato il libro di vetta della scalata sulla sua vita. Un abbraccio forte a chi gli ha voluto bene», ha scritto il figlio su Facebook. Maestri è stato il primo alpinista ad affrontare in discesa e in solitaria importanti vie dolomitiche estremamente difficili. Nella sua carriera ha affrontato 3.500 salite delle quali la maggior parte in solitaria.

Le imprese di Maestri iniziano nel 1951, con la salita in solitaria della via Detassis-Giordani al Croz dell’Altissimo. Quell’anno fu anche il primo a effettuare la discesa in solitaria dalla Paganella. Nel 1952 è in solitaria la via Solleder sul Civetta. L’alpinista Marino Stenico, che assistette all’impresa, ne rimase impressionato: «Cesare arrampica con tanta naturalezza che guardandolo sembra tutto facile. Supera passaggi e strapiombi con la stessa disinvoltura di un ragno che si arrampica su un vetro», disse. La sua figura resta legata al Cerro Torre, in Patagonia, considerata tra le più ardue del pianeta. Nel 1959 Maestri raccontò di averla conquistata, anche se le prove del successo erano rimaste sepolte nella macchina fotografica, assieme al compagno di cordata Toni Egger travolto da una valanga durante la discesa nella tormenta.




Omaggio a Cesare Maestri.

Fabio Sironi 

https://www.facebook.com/photo/?fbid=1161396000999956&set=a.135297426943157




Addio a Cesare Maestri, il "Ragno delle Dolomiti"...a lui la vetta più alta del paradiso! 

#CesareMaestri

Perazzolli


Intervista a Reinhold Messner: "Cesare Maestri è stato il miglior arrampicatore della sua epoca"

"La sua esclusione dalla spedizione al K2 nel 1954 fu un'ingiustizia"

Reinhold Messner, ha voglia di parlare di Cesare Maestri, morto ieri a 91 anni? I rapporti fra di voi non erano così sereni.

“Ma perché? Ho girato un film sulla sua ascensione al Cerro Torre del 1959, ho fatto tutto quel che è necessario fare. Ho detto che quell’anno non arrivò in cima, ma ho anche riconosciuto la sua grandezza, è stato il miglior arrampicatore della sua epoca. Ho ricordato anche l’ingiustizia della sua esclusione dalla spedizione italiana al K2 del 1954. Non è stato scelto da Ardito Desio senza alcuna ragione”.

Si inventarono un un’ulcera allo stomaco inesistente, per non portarlo in Pakistan.

“Secondo me così è nato quel Cesare arrabbiato, un po’ anarchico, in rivalità con Bonatti. La spedizione al K2, nonostante gli innegabili successi, ha portato con sé tutti questi problemi. I cinquant’anni di amarezze per Bonatti, l’affronto a Maestri lasciato a casa”.

E ancora Cassin, depennato con esami falsi per problemi di cuore che non c’erano.

“Certo, di lui si temeva che potesse poi usurpare la leadership di Desio. Ma in ogni caso per tutti loro significò negare una ribalta internazionale a cui avevano diritto. E Maestri la cercò poi con la spedizione al Cerro Torre”.

Quanto è contata per Maestri la formazione teatrale?

“Probabilmente molto, lui era un attore, magari non di primo piano, ma soprattutto un grande rocciatore. Certamente ha anche recitato, spesso telefonava alla Rai prima di una grande salita, arrampicare diventava per lui un palcoscenico. Ma questo non è negativo, era il suo stile. Non c’è nessuna colpa in questo, l’unica vicenda che ha lasciato in ombra è stata la prima salita al Cerro Torre. Ma io gli ho parlato, mentre ricostruivo la vicenda, lui è stato d’accordo con me. E credo sia morto in pace. Ma allora, nel 1959, nessuno al mondo, nessuno era in grado di salire quella via. Mancava la tecnologia e la tecnica. Era troppo lunga, era troppo pericolosa, era troppo difficile nella parte finale. Ma con tutto ciò, Cesare era un ottimo rocciatore. Lui ha fatto grandi ripetizioni dove altri non sarebbero mai riusciti a salire, ha fatto grandi prime ascensioni, è sceso senza la corda su difficoltà elevate, ha fatto ‘free solo’ prima che esistesse questo concetto. Io ho grandi rispetto per lui come arrampicatore”.

Lei ha ripetuto qualche sua via?

“Sì, ho fatto la sua via sulla “Parete rossa” della Roda di Vaèl. Molto tecnica, una gran via. Poi ne ho fatte altre, tutte grandi realizzazioni, nonostante l’uso dei chiodi ad espansione. E’ il periodo tra il 1956 e il 1965, un’epoca che precede la mia, quella contro la quale ho scritto il mio articolo “Assassinio dell’impossibile”, uscito nel 1968 sulla Rivista mensile del Cai. Ma non era certo un articolo contro Maestri. Io, quando ero molto giovane ero addirittura un suo fan. Poi, dopo la sua salita del Cerro Torre con il compressore, ho provato a capire che cosa era cambiato”.

Il compressore sul Cerro Torre, d’accordo, ma oggi in falesia, e non solo, si piantano gli spit con il trapano. Che differenza c’è?

“Questa è bella. Ero in Patagonia per girare il film – si intitola ‘Mythos: Cerro Torre’ ed è uscito finora in Francia e Germania – e ho parlato con un gaucho della salita del 1970, quella con il compressore. Volevo raccogliere più testimonianze possibili sulle spedizioni di Maestri in Patagonia. Lui mi ha risposto: ‘Sono tutti chiacchieroni, che oggi vengono con un trapano che pesa un chilo e pretendono di fare le vie in arrampicata libera. Cesare almeno ha tirato su un compressore da un quintale e mezzo. Quello sì che è un uomo, quello sì che ha coraggio. Era assolutamente a favore della salita di Maestri e io gli ho dovuto rispondere che ha ragione. Uno che prende con sé un trapano molto leggero, e con quello supera passaggi altrimenti impossibili, non ha il diritto di commentare negativamente l’alpinismo di Cesare Maestri”.

Leonardo Bizzaro

venerdì 6 novembre 2020

Gigi Proietti

 Roma perde con la scomparsa di Gigi Proietti uno dei suoi più cari figli, un grande attore di  teatro, tv e cinema.

Un piccolo omaggio : alcune vignette, caricature e l'intervista di Antonio Gnoli.

Un abbraccio alla famiglia.

GRANDE PERSONA
 di Riccardo Mannelli

Gigi Proietti: "Sono un esibizionista allegro. Volevo solo una cosa: la luna"

Antonio Gnoli (2/01/2016)


Ha iniziato suonando nei night. Poi il teatro, gli incontri con Bene, Lerici, Gassman, il cinema e la televisione. Il grande attore si racconta

Vuole un caffè? Così magari lo prendo anch'io. Che problema c'è? Chiedo. C'è che sto in regime salutista: un caffè e un sigaretta al giorno. Dice lui. Lui sarebbe Gigi Proietti che vado a trovare in una Roma costernata dal clima. Vive in fondo alla Cassia. Scorgo, in un angolo del salone dove ci accomodiamo, un contrabbasso. Chi lo suona? Lo suono io, ogni tanto. Ero il bassista col botto. Col botto? Sì col botto: bumbumbum. Non sapevo fare altro. La mano destra ancora, ancora. Ma la sinistra imprevedibile. Come se non avessi un braccio. Erano gli anni in cui suonavo in un complessino tirato su, senza pretese. Guadagni scarsi. Ma sufficienti per non pesare sui genitori che non navigavano nell'oro e immaginavano per me un futuro diverso.

Gigi di MariaGrazia Quaranta/GIO


Cosa immaginava suo padre?

"Quello che di solito hanno in testa i padri di quella generazione: studia, laureati e trova un impiego, possibilmente statale. Sa perché noi italiani abbiamo spesso tollerato la burocrazia e i suoi misfatti?"



No, mi dica.

"Perché la burocrazia era la mamma, il ventre molle e accogliente nel quale sparire e riemergere il 27 di ogni mese. Tra coloro che ce l'avevano fatta c'era la granitica convinzione che ogni cosa che accadesse fuori non li riguardava. Non credo che mio padre vivesse così lo stato delle cose. Lui pensava a una carriera onorevole".




Di cosa si occupava?

"Aveva fatto parecchi mestieri, il boscaiolo, il cameriere, prima di trovare a Roma un impiego come uomo di fiducia in un'azienda. Ho sempre ammirato la sua onestà. Era umbro, figlio di contadini. Con la mamma vennero a Roma negli anni della guerra. Sono nato nel 1940. I miei alloggiarono prima in una casa davanti al Colosseo, fummo sgombrati dalle forze dell'ordine perché l'edificio era pericolante; andammo a vivere in uno scantinato di un albergo; infine ci assegnarono un alloggio alla borgata Tufello".

Li mortacci...
Tiziano Riverso


Come vive le sue origini?

"Penso che le origini di una persona non sono la sua condanna. Ognuno di noi, se ha determinazione e un po' di fortuna, può decidere la propria strada".



Diceva della prima orchestrina.

"Ci chiamavamo "Gigi e i Soliti Ignoti". A Roma, parlo del 1960, c'erano i dancing. Io cantavo. Poi facemmo il salto di qualità: ci chiamarono a suonare nei night club. Entravamo alle sette di sera e uscivamo, disfatti, alle cinque del mattino. Mi ero anche iscritto a giurisprudenza. Non era facile affrontare insieme gli esami e il pubblico notturno".



Erano gli anni della Dolce vita.

"La Dolce vita stava finendo e già si intravedeva l'agonia di via Veneto".

Giggi
Pare de piombo er cielo dapertutto
E er sole nun accenna a sorti’ fòra
Da quanno Roma s’è svejata a lutto
E, insieme a Roma, er monno s’addolora.
Era un artista enorme, e soprattutto
Era un amico, un padre, e tanto ancora,
Una risata aperta e ammaliatora
Che er monno te pareva meno brutto.
Proprio oggi faceva er compleanno,
Che de li morti c’è la ricorrenza.
Otto decenni avrebbe festeggiato.
Come si er calendario de quest’anno
Volesse di’, co’ questa coincidenza,
Che l’urtimo gigante se n’è annato.


Chi frequentava il night?

"Allora era uno status symbol. Venivano il generone romano, un po' di malavita e parecchi turisti. Questi ultimi di solito arrivavano grazie a un'organizzazione, "Rome by Night", che li guidava. Pagavano un biglietto di ingresso che gli dava diritto a una consumazione e ad assistere a uno spettacolo di streap-teese".



Cos'altro accadeva?

"Le entreneuse tenevano compagnia ai clienti. Alcune poi si appartavano nei separé. Noi suonavamo di tutto in tutte le lingue. Usando, in realtà, un gramelot, inventato per l'occasione. L'atmosfera cominciava sonnacchiosa e poi cresceva di tono. I clienti si eccitavano, le ballerine si contorcevano, le spogliarelliste si denudavano. Ce n'era una che faceva lo spettacolino con una porta".


Una porta?

"Sì, la trovata consisteva che alla fine il pubblico vedeva lei, che si spogliava, dal buco della serratura!".

Gastone
Antonio Gallo


Meraviglioso.

"Era un altro mondo dove i fiumi di champagne erano sostituiti dai fiumi di imprecisati liquidi. Una volta un cliente, mi pare un americano, scrutò attentamente l'etichetta della bottiglia: c'era scritto grande "Rouge et Noire" e sotto, piccolo piccolo, "Fratelli Capocci, Genzano". Lo champagne lo preparavano nel retro delle cucine. Scoppiò il putiferio".


Le manca quel mondo?

"Appartiene a un periodo della mia vita. È stato fondamentale in molti sensi. In quegli anni incontrai la donna che sarebbe stata la compagna della vita: Sagitta, una svedese che faceva la guida turistica. Stiamo insieme da mezzo secolo. Non ci siamo mai sposati. Ogni tanto dico: vedi, anche se volessi, non potrei neanche divorziare. Abbiamo due figlie che adoriamo".

Gigi Proietti
Marco Martellini

Circondato da donne.

"Non è poi così male".


E il teatro?

"Ci arrivai per caso. Non ero abitato dal fuoco sacro, semmai dal fuoco fatuo. Avevo fatto dei provini. Ma non è che avessi una cultura teatrale. Feci piccole cose. Erano gli anni in cui a Roma c'erano le famose cantine e si faceva molta avanguardia. Restai folgorato da Carmelo Bene che recitava in Caligola di Albert Camus. Carmelo curò anche la regia e i costumi. Lo guardai con ammirazione. Aveva solo tre anni più di me. Ma era come se tra di noi ci fossero secoli di distanza".


Cosa la colpiva?

"Penso che la sua grande capacità innovativa si nascondesse nelle pieghe della tradizione. Me lo presentò Roberto Lerici, altro personaggio straordinario, e diventammo amici da subito. Mi propose di lavorare a uno spettacolo che poi non si fece. Ripiegò sulla Cena delle beffe , mi offrì il ruolo di coprotagonista e accettai felice di poter lavorare con quel mostro sacro".

Ciao grande Gigi, adesso facce ride da lassù!
 By Chenzo, www.chenzoart.it #gigiproietti #gigi #Proietti #chenzo


Non era un uomo facile da trattare.

"Era istrionico, provocatorio ma anche geniale. Un poeta che a volte si lasciava andare alla sua vena più aggressiva. Trovo però difficile definirlo. A volte decadente. Altre ancora futuribile. Le maschere non gli mancavano. Negli ultimi anni parlava solo di Schopenhauer, di Nietzsche, degli amici francesi che lo avevano scoperto. Dissipò il suo talento in mille rivoli. Cominciò a dire Io non esisto . Si carmelobenizzò. Ma è stato un grande artista".


Accennava a Roberto Lerici, se non ricordo male aveva una casa editrice culturalmente agguerrita.

"La Lerici editore. L'aveva ereditata dalla famiglia e rilanciata assecondando i suoi gusti raffinati. Ma Roberto non era solo un intellettuale astratto o sofisticato. Possedeva un formidabile senso dello spettacolo. Tanto è vero che insieme allestimmo A me gli occhi please e prima ancora Fatti e fattacci .


Come spiega il successo clamoroso di "A me gli occhi, please"?

"Non lo spiego, non sarei in grado di farlo. Esordimmo a Sulmona e poi arrivammo a Roma, un po' per caso. Nei due anni che lo tenemmo in cartellone fu visto da mezzo milione di persone. Perché? Boh. Piaceva la contaminazione dei generi, il comico e il drammatico che si alternavano e poi era come se quella grande tenda, dove si svolgeva lo spettacolo, fosse diventata una sorta di isola felice. Eravamo alla metà degli anni Settanta. Anni orribili, segnati dai morti e dal fanatismo, non così diversi da quelli odierni. Allora, la gente trovò rifugio in quel teatro. Nessuno avrebbe scommesso una lira sul suo successo. Forse l'unico a crederci davvero fu Lerici. Aveva visto lungo".

Giannelli

Divenne così un attore affermato.

"Il primo successo lo ottenni con Alleluja, brava gente ".


Poi ci fu Petrolini.

"Arrivò più tardi. Mi incapricciai di questo attore immenso. Non era solo comico. Era inquietante. Tutti dicono che parlava a raffica. No. Era il Dio della pausa. Riempiva il silenzio con le sue smorfie".


Che cos'è il tempo comico?

"Glielo spiego così: se uno racconta una barzelletta e sbaglia il tempo della battuta finale, la barzelletta non ha più senso. La pausa non è silenzio, è una forma di pienezza. Guida il ritmo dell'attore. Guai sbagliarla. Una sera recitavo Il Dio Kurt di Alberto Moravia. Il teatro era un po' malmesso. Pioveva. A un certo punto nel bel mezzo di una pausa sentiamo: toc, toc, toc. Era una goccia d'acqua che batteva su un banchetto. Sfalsò tutti i nostri tempi".


Cosa accadde?

"Immaginando la scena in cui il nazista si sarebbe seduto sul banchetto e la goccia che gli avrebbe martellato la testa, cominciammo a ridere furiosamente. Toc, toc, toc. Lo spettacolo ne risentì. Il pubblico non capiva che cosa stesse accadendo. Si alzò un brusio. Lì capii che il tempo della pausa è un tempo di convenzione, di complicità con il pubblico. Se non lo cogli si interrompe la magia".

Lupini


Cosa vuol dire magia?

"Sostengo spesso che il teatro si fa tra il falso e il finto. La magia è trovare il vero che vi è nascosto".


E il cinema?

"Cerca il verosimile. Dopotutto, veniamo dalla grande stagione neorealista".


Lei ha girato parecchi film e alcuni di grande successo. Ma il pubblico non l'ha mai identificata nell'attore cinematografico.

"E forse è stato un bene. Mi annoierei a fare un solo mestiere. E poi ti devi divertire. Ho lavorato a un paio di film con Tinto Brass. Feci il protagonista insieme a Tina Aumont ne L'urlo , film che rimase in censura per nove anni".

Se ne è andato un GRANDE del Teatro Italiano 😢 E adesso come glielo dico a mia madre?!
Vanessi

Un film erotico?

"No, no. C'era qualche scenetta di nudi, i figli dei fiori, quelle robe lì. Brass ce l'aveva con quegli attori che definiva esibizionisti tristi. A lui piaceva il sesso come gioia. Come dargli torto? E poi, ogni artista ha le proprie ossessioni".


Le sue quali sono?

"Non sono un artista, forse sono soltanto un esibizionista allegro. Però c'è una cosa che mi ha ossessionato per anni. È una battuta di Carmelo nel Caligola : "Io voglio solo la luna"".


Come dire: prendere l'impossibile o il meglio dalla vita?

"Ma forse anche il peggio chi lo sa. Carmelo venne a Roma convinto di fare il tenore. Divenne un'altra cosa. Forse più grande. Certamente diversa. Ho capito che la mia luna era un'idea di teatro che fosse una specie di comunità. Qualcosa che il cinema non ti può dare".

Mike Comics

Neppure la televisione?

"Neanche quella. Sono riconoscente alla Tv che mi ha regalato un successo incredibile e anche inaspettato. Dicevano: bravo Proietti, ma non buca lo schermo. E invece ha visto, no?".


Come vive il grande successo?

"La prima volta mi sconvolse. In anni in cui non ero così convinto che la popolarità fosse un bene, arrivò la notorietà con Alleluja, brava gente . Poi ho capito che molto dipende da come sei fatto. E mi sono reso conto che non ho i desideri di una star che insegue solo quello. Il successo deve essere il risultato del tuo lavoro e quando lo ottieni devi essere responsabile per ciò che dici e fai".

Rattristato dalla scomparsa di un grande mattatore del palco. Mi emozionava la sua bravura. Ricordandolo..... sempre a modo mio.
Pierpaolo Perazzolli


Parola di Mandrake?

"Parola".


Si aspettava che "Febbre da cavallo" diventasse un film cult?

"Per niente. All'inizio venne considerato un prodotto dozzinale. La verità è che Steno è stato un grande. Pubblico e critica scoprirono la leggerezza, l'ironia, la comicità di quel film".

OMAGGIO A GIGI PROIETTI
Mario Bochicchio

Era una serie di meravigliosi sketch.

"La comicità dello sketch si fonda su alcuni schemi essenziali. Per esempio ne La figlia del cassamortaro prevale l'elemento dell'ingiustizia. La ragazza non riesce a fidanzarsi perché il padre costruisce bare; oppure ne La signora delle camelie c'è il suggeritore che non è in grado di suggerire; o ne La sposa e la cavalla la storia si basa su un equivoco. Ricordo che con Gassman improvvisammo uno sketch sul set di A Wedding di Robert Altman. Cazzeggiammo liberamente. Fu esilarante, come riconobbe lo stesso regista che conservò integralmente la scena. Con Vittorio passammo insieme un mese sul lago Michgan".


Gassman fu un altro compagno di strada.

"Straordinario e pieno di vita. Ho il rimpianto di non aver mai lavorato a teatro con lui. Anche se l'occasione ci fu con Otello . Avrei dovuto interpretare Jago. Mi tirai indietro. Convinto che dal confronto uno dei due avrebbe perso. Scatenando le invidie dell'altro. Peccato".

"Potrei esserti amico in un minuto, ma se nun sai ride mi allontano. Chi non sa ridere mi insospettisce".
Addio Gigi Proietti
Rigotti


So che Eduardo De Filippo le offrì di lavorare con lui.

"In quel momento ero impegnato. Eduardo era venuto a sentirmi in A me gli occhi, please. Poi bussò in camerino, che era una roulotte. Aveva il volto segnato, da due righe profonde e inconfondibili. Mi strinse la mano e disse "bravo!" Era il 1977. Era vecchio ma emanava ancora un fascino straordinario".


E la sua vecchiaia?

"Cerco di darle una logica, ma è quasi impossibile. Faccio un mestiere che abitua a pensare alla propria fisicità. Ma non è più quella di una volta. Ora dirigo il Globe Theatre di Roma. Per ora sono riuscito a non recitarvi. Ogni tanto mi dico: Gigi, nun te preoccupà, tanto una parte da vecchio per te c'è sempre".



Gigi Proietti - Er Cavaliere Nero
Mauro Biani



lunedì 2 novembre 2020

Un piccolo omaggio ad un grande del cinema, Sean Connery.

 


#SeanConnery 

#JamesBond #GuglielmodaBaskerville 

Ma tutti, li ho visti tutti.

Mauro Biani




R.I.P. Sean Connery

Airaghi




Riverso




007

C'è poco da fare, tanti i film e i ruoli interpretati dal bravissimo San Connery che per quelli di una certa età rimarrà sempre l'Agente 007 con licenza di uccidere. 

Un ruolo da cui saggiamente ha saputo staccarsi per rivelarsi anche un ottimo e poliedrico attore ma che ha segnato anche l'inizio della sua fortuna.

Gianfranco Uber



#SeanConnery #JamesBond #dessin

Deligne




Please, inform Her Majesty The Queen that, unfortunately, her best agent, James Bond, has just retired.

Sean Connery

1930 - 2020

Latuff




Good bye #SeanConnery  #SeanConneryRIP

Elchicotriste




Inifinity Bond by Dario Castillejos, Oaxaca, Mexico




Bond. James Bond.

Dalcio




Perazzolli




Bond... James Bond...

#drink&drawsanktgallen. Have fun.

Join the challenge!

Ramses