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lunedì 7 dicembre 2015

Parigi : Emergenza Clima - COP 21

#COP21
#Parisclimate
Cop 21: cambiare oggi per preservare il nostro domani
COP21 “L’uomo ha inciso sul clima. Possiamo riuscirci ancora”

Climate Emergency: Willpower    Paolo Lombardi
.
02 Dec 2015

David Rowe




Riber Hansson


WORLD CLIMATE CHANGE . PARIGI 2015
Più di 150 capi di Governo o di Stato oggi a Parigi per capire se c'è qualche rimedio al riscaldamento del pianeta.
Uber
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De Angelis


Valerio Marini



Paris Climate 2015...!!!!
Alfio Leotta


cambio climatico
magola la piernipeluda



COP21 : retrouvez le dessin du jour, par Cartooning for Peace / Dessins pour la Paix et Greenpeace France !
Glez

© Joep Bertrams (Pays-Bas) / Cartooning for Peace



climate summit
BY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS  -  6/10/2015




Boligan





Moise

Cina, nel nord è apocalisse smog. Al livello più alto mai registrato nel mondo
Fontana


Climi
Biani




Souvenir de COP21
Biani








... no profit
Airaghi


Basile Francesco

*

venerdì 13 novembre 2015

Papa Francesco cita Guareschi e i suoi personaggi Don Camillo e Peppone.

di Pierpaolo Perazzolli


10 novembre 2015
"La Chiesa italiana ha grandi santi il cui esempio può aiutarla a vivere la fede con umiltà, disinteresse e letizia, da Francesco d`Assisi a Filippo Neri. Ma pensiamo anche alla semplicità di personaggi inventati come don Camillo che fa coppia con Peppone".
Così il Papa, al duomo di Santa Maria del Fiore a Firenze, nel convegno decennale della Chiesa italiana, cita i celebri personaggi dei romanzi di Guareschi in un passaggio dedicato alla tentazione, da sconfiggere, dello "gnosticismo".
 "Mi colpisce come nelle storie di Guareschi la preghiera di un buon parroco si unisca alla evidente vicinanza con la gente".
E Bergoglio continua: "Di sé don Camillo diceva: `Sono un povero prete di campagna che conosce i suoi parrocchiani uno per uno, li ama, che ne sa i dolori e le gioie, che soffre e sa ridere con loro`". "Vicinanza alla gente e preghiera - continua il pontefice - sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, generoso, lieto. Se perdiamo questo contatto con il popolo fedele di Dio perdiamo in umanità e non andiamo da nessuna parte".
- See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Il-papa-cita-Don-Camillo-e-Peppone-di-Guareschi-Stare-accanto-alla-gente-d795b178-42c9-41d9-9d24-a6a062160899.html

«Via crucis».
La vignetta di #Giannelli su http://www.corriere.it

domenica 20 settembre 2015

Papa Francesco a Cuba, ed incontra Fidel!

Propaganda Fidel
di Franco Portinari

Papa Francesco ha incontrato all'Avana l'anziano leader della rivoluzione cubana Fidel Castro. Lo ha riferito il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. L'incontro, durato circa 30-40 minuti, è avvenuto nella residenza di Fidel Castro, alla presenza dei familiari dell'anziano leader - una quindicina di persone -, mentre il Papa era accompagnato dal nunzio apostolico a Cuba, mons. Giorgio Lingua, e da altre persone del seguito.






La foto dell'incontro è stata scattata dal figlio di Fidel Castro, poi seguono i cartoons.




Papa Francesco parte per Cuba
Paolo Lombardi

El papa en la Habana
BY ANGEL BOLIGAN, EL UNIVERSAL, MEXICO CITY, WWW.CAGLECARTOONS.COM  -  9/20/2015

Que Cuba se abra al mundo
BY ANGEL BOLIGAN, EL UNIVERSAL, MEXICO CITY, WWW.CAGLECARTOONS.COM  -  9/19/2015

pope, francis, cuba, raoul castro, che guevara
BY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS  -  5/16/2015



Raul Castro T-Shirts 
BY OSMANI SIMANCA, BRAZIL, WWW.CAGLECARTOONS.COM  -  5/12/2015


Viaggio Cuba-Usa di Papa Francesco
ARES


di Pillinini

venerdì 17 aprile 2015

Armenian genocide centenary

"La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite. La prima, quella che generalmente viene considerata come il primo genocidio del XX secolo, ha colpito il vostro popolo armeno"
Papa Francesco

Armenian Question    Paolo Lombardi
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16 Apr 2015


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Stirpe armena: cent’anni di solitudine

di Nadia Redoglia
Lo sterminio di centinaia di migliaia tra donne uomini e bambini non perché individui nemici, ma in quanto facenti parte di “gruppo” nazionale istituito per cultura, religione, ceppo etnico, politiche sociali ed economiche, si chiama genocidio.
E’ termine coniato dal giurista polacco d’origine ebraica R. Lemkin e pubblicato nel 1944 negli Stati Uniti. Lo scrittore spiegava “…atterrito (soprattutto per l’impunità freddamente accordata al colpevole) dalla frequenza del male, dalle grandi perdite in vita e cultura…”.
 A partire dal 24 aprile 1915 è ciò che avvenne in Turchia contro l’etnia armena per mano dei nazionalisti di “Unione e Progresso” capitanato da Talaat, Enver e Djenal, partito nato dal movimento dei Giovani Turchi. E’ storia che combacia con l’inizio alla prima guerra mondiale e la Germania, allora alleata turca, nella seconda perpetrò poi l’olocausto.

Che oggi così come ieri il governo turco neghi il genocidio armeno (forse perché da quel fatto partì la Turchia moderna con il suo padre della patria Ataturk?) è insulto per il popolo armeno e subito dopo per il resto dell’umanità. Se il genocidio turco fosse stato denunciato e scolpito ogni anno nella memoria degli uomini a partire dai loro capi di Stato mondiali fin dalla fine della prima guerra, forse il genocidio della seconda almeno 5 volte più pesante non sarebbe avvenuto nella freddezza con cui l’abbiamo subito, voltando la faccia dall'altra parte.

E oggi, proseguendo a negare, quanti sono i genocidi che non stiamo riconoscendo?

16 aprile 2015


Which Genocide?    Marian Kamensky
Tensions between Turkey and the Vatican as Pope Francis calls the killing of Armenians by the Ottoman Empire the first genocide of the 20th century.
13 Apr 2015



TURKEY CHARGE    Hassan Bleibel
ARMENIAN GENOCIDE
13 Apr 2015




Armenian genocide
BY AREND VAN DAM, POLITICALCARTOONS.COM - 4/2/2015


La verità ti fa male lo so
Bandanax


Génocide arménien
04/16/2015 par Michel Kichka
Par sa déclaration qualifiant le génocide arménien d’être le premier perpétué au 20ème siècle, le Pape François 1er a fâché Erdogan qui a rappelé son ambassadeur du Vatican et a remonté les bretelles de l’ambassadeur du Vatican à Ankara.
Chaque année la reconnaissance du génocide arménien provoque un même tollé en Turquie qui continue de le nier.
Entre 1915 et 1916 et en 1923 sont massacrés 1,2 millions d’arméniens par le parti nationaliste turc de l’Empire Ottoman.
En 2015, 21 pays ont reconnu le génocide.

Beppe Mora
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Erdogan, genocide
BY RAINER HACHFELD, NEUES DEUTSCHLAND, GERMANY  -  1/25/2012


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A cent’anni dal genocidio degli armeni, polemica fra il papa e il governo turco

Luigi Sandri 

Grande giornata armena, a Roma, il 12 aprile: papa Francesco ha ricordato ufficialmente il centenario del Metz Yeghern (il Grande Male), cioè l’inizio del genocidio del popolo armeno nell’impero ottomano, cominciato il 24 aprile 1915. Il pontefice ha celebrato messa nella basilica vaticana, insieme al patriarca cattolico di Cilicia degli armeni, Nerses Bedros XIX Tarmouni; ad essa hanno assistito Karekin II, supremo patriarca e catholicos di tutti gli armeni, e Aram I, catholicos della Grande Casa di Cilicia (di Antélias); presente anche il presidente dell’Armenia, Serz Sargsyan. Poi Francesco ha ricevuto tutte queste personalità, consegnando loro un apposito messaggio, nel quale ricordava: «Un secolo è trascorso da quell’orribile massacro che fu un vero martirio del vostro popolo, nel quale molti innocenti morirono da confessori e martiri per il nome di Cristo… Il vostro popolo, illuminato dalla luce di Cristo e con la sua grazia, ha superato tante prove e sofferenze, animato dalla speranza che deriva dalla Croce… Questa fede ha accompagnato e sorretto il vostro popolo anche nel tragico evento di cento anni fa che “generalmente viene definito come il primo genocidio del XX secolo” (come afferma la Dichiarazione comune firmata da Giovanni Paolo II e Karekin II il 27settembre 2001, a Etchmiadzin, la città santa degli armeni, vicino a Erevan)».

Auspicando che «questa dolorosa ricorrenza diventi per tutti motivo di riflessione umile e sincera e di apertura del cuore al perdono, che è fonte di pace e di rinnovata speranza», Francesco ha auspicato: «Dio conceda che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco, e la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh. Si tratta di popoli che, in passato, nonostante contrasti e tensioni, hanno vissuto lunghi periodi di pacifica convivenza, e persino nel turbine delle violenze hanno visto casi di solidarietà e di aiuto reciproco. Solo con questo spirito le nuove generazioni possono aprirsi a un futuro migliore e il sacrificio di molti può diventare seme di giustizia e di pace». Il Nagorno Karabakh è una regione dell’Azerbaigian, abitata prevalentemente da armeni, da quasi trent’anni in contrasto con il governo di Baku, e che oggi vive praticamente indipendente, senza però che tale situazione sia accettata dall’Azerbaigian.

Infine, il papa ha assicurato che sarebbe stato spiritualmente presente, il 23 aprile, ad Etchmiadzin, alla cerimonia di canonizzazione dei martiri della Chiesa apostolica armena (non in comunione con Roma) e, in luglio, alle commemorazioni del Metz Yeghern che si terranno ad Antélias. E, come segno della particolare attenzione della Chiesa romana agli armeni, Francesco lo stesso 12 aprile ha proclamato «dottore della Chiesa» san Gregorio di Narek. Era, questi, un monaco e presbìtero armeno – vissuto nel secolo X nella zona armena dell’Anatolia orientale, vicino al lago di Van – già ai suoi tempi famoso per la santità di vita e per le sue profonde riflessioni teologiche.

Ankara ha risposto, immediatamente e con durezza, al papa: il governo, infatti, già poche ore dopo il discorso papale ha richiamato in patria l’ambasciatore turco presso la Santa Sede e ad Ankara ha convocato per spiegazioni il nunzio Antonio Lucibello.

Sulla stessa linea il Gran Mufti Mehmet Gormez, la principale autorità religiosa islamica sunnita turca, che ha criticato a sua volta il Papa per le dichiarazioni sul genocidio armeno a suo parere «senza fondamento» e ispirate da «lobby politiche e ditte di relazioni pubbliche».

Perché questa reazione?

Giovanni Paolo II e il catholicos Karekin II nel 2001 avevano firmato a Etchmiadzin una Dichiarazione comunenella quale ricordavano che quello del 1915 contro gli armeni fu il primo «genocidio» del XX secolo. Quello, però, era uno scritto. Era invece la prima volta che – come ha fatto Francesco – in un discorso un papa utilizzasse un termine intollerabile per il governo turco. Sullo sfondo, una diversa interpretazione degli eventi del 1915. Gli armeni – e la loro tesi è stata via via sostenuta non solo dalla gran maggioranza degli storici, ma anche da una ventina di parlamenti nel mondo – sostengono infatti che autorità ottomane decisero, formalmente e cinicamente, lo sterminio di quanti più armeni fosse possibile, in modo da liberare il paese da quella troppo numerosa minoranza; e così morirono un milione e mezzo di persone, parte direttamente fucilate o impiccate, parte di stenti nella via dolorosa che portava la gente verso i deserti della Mesopotamia. La tesi turca, invece, sostiene che non vi fu nessun piano di eliminazione degli armeni; afferma che circa trecentomila di essi morirono, sì, ma vittime del caos che allora regnava nel decadente impero ottomano, in preda a varie bande; d’altronde, sottolineano i turchi, allora anche quattro milioni di musulmani perirono, vittime di opposte fazioni.

Ad acuire l’aspra reazione turca a Bergoglio, è stato il fatto che il papa ha equiparato il genocidio armeno con quelli compiuti dai nazisti e da Stalin. Ha detto, infatti, Francesco: «La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come “il primo genocidio del XX secolo” [la citata Dichiarazione Comune]; essa ha colpito il vostro popolo armeno – prima nazione cristiana [dal 301] –, insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi. Le altre due furono quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo. E più recentemente altri stermini di massa, come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia». Al che il ministero degli esteri turco ha replicato a spron battuto: la dichiarazione del pontefice «è discutibile sotto tutti i punti di vista, è basata sul pregiudizio, distorce la storia e riconduce il dolore sofferto in Anatolia nelle particolari circostanze della Prima Guerra Mondiale ai membri di una sola religione».

15 aprile 2015



The Armenian Tragedy 
© Chappatte in The International New York Times



Justice After Genocide    Eray Özbek
Justice is a relative term, and justice applied to genocide is very difficult to determine. For more perspectives on international justice, click here.
16 Apr 2013



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La categoria della delusione

La categoria della “delusione” non viene considerata, quando si parla di affari esteri. Si parla di successo, insuccesso, approvazione, disapprovazione; tutt’al più, di auspici e aspirazioni. La delusione sembra una faccenda troppo intima. Un sentimento personale, poco spendibile nel mercato della politica internazionale. Ma la Turchia ha deluso molti di noi, in Europa.

“Voglio diffidare il Papa dal commettere ancora questo errore e lo condanno”. “Quando i politici e i religiosi fanno  il lavoro degli storici non dicono verità, ma stupidaggini”. Non c’era bisogno della reazione stizzita del presidente Erdogan alle parole di Papa Francesco sul “genocidio degli armeni” per capirlo. La Turchia, un Paese su cui la UE aveva puntato molto, ha scelto purtroppo un’altra strada. La storia di questi ultimi dieci anni lo dimostra: i morti in piazza, le censure, il padre-padrone da non contraddire. Tutto questo, con l’Europa, non ha niente a che fare. Gli italiani – quelli che leggono i giornali e non si limitano a un viaggio-premio a Istanbul – l’hanno capito. Prima o poi, vedrete, lo capirà anche il governo italiano.

Sulla politica estera personalizzata di Berlusconi, stendiamo un velo pietoso. Ma Gentiloni e Gozi, ministro e sottosegretario agli esteri, sanno come stanno le cose. Sanno che le parole dell’appello lanciato oggi da Antonia Arslan e Rav Laras vanno condivise: “Se si inizia ‘per opportunità’ a negare un genocidio, per motivi di diversa ‘opportunità’ se ne potrà domani negare un altro, chiudere gli occhi su quello in corso dei cristiani di Oriente (e di zoroastriani e yazidi)”. Ripetiamolo, quindi: il genocidio armeno è stato una delle grandi vergogne europee del XX secolo. Chi lo nega si colloca tra i negazionisti. Una categoria sulla quale una studiosa italiana, Valentina Pisanty, ha scritto, probabilmente, il libro definitivo (“L’irritante questione delle camere a gas. Logica del negazionismo”, Bompiani 2014).

Molti turchi sono pronti a fare i conti col passato. Li hanno fatti i tedeschi, gli italiani, i serbi, i croati, i bosniaci; anche gli inglesi e i francesi, perché neppure la storia dei vincitori è priva di macchie e vergogne. Se così non fosse, la delusione europea si estenderebbe da un governo a una nazione. Ma non credo arriveremo a questo punto. La Russia di Putin è una delusione sufficiente, per quest’inizio di secolo.

(dal Corriere della Sera)

Beppe Severgnini

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#ArmenianGenocide
Armenian genocide centenary: MEPs urge Turkey and Armenia to normalize relations
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Nota:
L’uso del termine è controverso perché secondo Ankara non si sarebbe trattato di un genocidio, cioè della volontà di eliminare un popolo, ma di massacri e deportazioni da inquadrare all’interno del contesto della prima guerra mondiale. Anche sul numero delle vittime non c‘è accordo: per la maggior parte degli storici, e per gli armeni, tra il 1915 e il 1917 sarebbero state uccise un milione e mezzo di persone, per la Turchia fra i 300 e i 500 mila armeni e altrettanti turchi.

sabato 4 aprile 2015

Easter calvary in Kenya


di Steve Breen

Post-Tiz: Kenya
di Tiziano Riverso
03 Apr 2015


Easter calvary in Kenya
Elchicotriste


Easter calvary in Kenya II    Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
Christians are being sistematically exterminated in subsaharian Africa.
03 Apr 2015



DisEaster    Giuseppe La Micela
Isis
04 Apr 2015


Terror Cross
BY AREND VAN DAM, POLITICALCARTOONS.COM  -  4/2/2015



Attenzione immagini forti.
La scuola, l’istruzione, il sapere. Fanno paura.
Mauro Biani


Thinker
Garissa University Kenya
Joep Bertrams


Ali Dilem
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2 Apr 2015 - Attacco di un commando armato al campus universitario di Garissa, nel nord-est del Kenya, a 150 chilometri dalla frontiera con la Somalia. Il bilancio provvisorio, riferiscono fonti del ministero dell’Interno, è di 147 morti.  Quattro degli aggressori sono stati uccisi. Il campus conta 815 studenti e circa 60 insegnanti. L’attacco è stato rivendicato dalle milizie al Shebab
la notizia



Roma, 3 Apr - "La sete del tuo padre misericordioso che in te ha voluto abbracciare, perdonare e salvare tutta l'umanità ci fa pensare alla sete dei nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per a loro fede in te, sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice".

Lo ha detto il papa nel rito della via crucis al Colosseo, al quale hanno preso parte decine di migliaia di persone.

giovedì 5 febbraio 2015

Padre Romero: (nostro) Santo subito!


di Tiziano Riverso




Padre Romero: (nostro) Santo subito!

di Nadia Redoglia

«…Per molti anni nella Chiesa siamo stati responsabili del fatto che molte persone vedessero nella Chiesa un’alleata dei potenti in campo economico e politico, contribuendo così a formare questa società d’ingiustizie in cui viviamo. Dio sta parlandoci attraverso gli avvenimenti, le persone. Ci ha parlato attraverso padre Rutilio, padre Navarro [ndt sacerdoti assassinati], i contadini, ecc. Ci parla attraverso la pace, la speranza che sentiamo anche in mezzo a tanti patimenti»

Così scriveva Padre Oscar Romero, vescovo di San Salvador trucidato nel 1980 dai sicari militari mentre alzava il calice dell’Eucarestia.  Per tutti gli uomini di buona volontà, non necessariamente cattolici, fu Santo fin da subito, ma queste voci non vennero mai ascoltate dalla Chiesa che ha sempre preferito algidamente definirlo  “sovversivo”. E’ il termine più spiccio (il più ignobile “è andato dunque a cercarsela”) per chiudere ogni discussione.






Oscar Romero Saint Now
Paolo Lombardi


di Luc Garçon 



 "Ma alla fine abbiamo vinto". Anche grazie alla svolta del pontificato di Francesco. L'incontro tra la figura di Romero e quella di Bergoglio, spiega Paglia, è nella frase del Papa argentino: "Come vorrei una Chiesa povera per i poveri". L'arcivescovo di El Salvador, dice infatti il postulatore, fu ucciso "in odium fidei", in odio della fede, "perché aveva incarnato la Chiesa del Concilio Vaticano secondo e della conferenza di Medellin", quella in cui i presuli del Sudamerica avevano postulato l'opzione per gli ultimi, che è stata poi alla base della teologia della liberazione.

Una linea che ha avuto molti oppositori: "Romero ha avuto scontri con il nunzio, con il Vaticano, con i poteri locali che lo definivano comunista solo perché aveva scelto di sporcarsi le mani dedicandosi all'aspetto sociale del dogma", ricorda Paglia, che al petto indossa la croce appartenuta a Romero. Ci fu un clima di persecuzione, come ricorda  Roberto Morozzo della Rocca, docente dell'Università di Roma 3 e biografo del neo beato. Sapeva che sarebbe morto e ha visto cadere, prima di lui, circa 20 tra preti e religiosi che si dedicavano agli ultimi e per questo erano stati uccisi. Ed era stato proprio l'omicidio di padre Rutilio Grande, gesuita come Bergoglio, a ispirare in lui quella che definiva la "fortaleza" di lottare per il popolo. Rutilio, ora, potrebbe essere il prossimo martire: la causa di beatificazione è stata avviata in diocesi. "Oggi è un giorno di festa nel Salvador", ha detto padre Jesus Delgado, segretario personale di Romero: "Il riconoscimento del suo sacrificio sancirà il grande miracolo dell'incontro fraterno di tutti i salvadoregni, perché Romero ha sempre predicato la via della pace e del dialogo".
(fonte)

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Il Papa ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a pubblicare il decreto che sancisce che l'arcivescovo di San Salvador fu ucciso, il 24 marzo del 1980, "in odio alla fede", e quindi ne ha riconosciuto il martirio. In questo slide-show di Romano Siciliani i momenti salienti della sua vita.



http://www.repubblica.it/esteri/2015/02/03/news/via_libera_del_papa_monsignor_romero_sar_presto_beato-106443964/