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domenica 7 settembre 2014

Giorgio Marchetti alias Ettore Borzacchini

Architetto e scrittore satirico, Ettore Borzacchini, pseudonimo di Giorgio Marchetti (Lucca, 1943 – Viareggio, 7 Settembre 2014)
Due volte ha vinto il premio satira Forte dei Marmi: in gruppo con la redazione il Vernacoliere nel 1995, ed in forma individuale con il volume Il Borzacchini Universale nel 1996

fonte Wikipedia

Sono assai dispiaciuto. Per me è sempre stato un modello satirico-letterario da mantenere nel tempo come punto di riferimento. Mi concesse persino la possibilità (e non esagero, col senno di poi, nel considerarla un onore) di collaborare con lui nel "Quarto Borzacchini Universale". A me, scalzo e ignudo, che venivo dal niente. Mentre le mezze calzette mi snobbavano, un Maestro mi faceva entrare nel suo immenso mondo satirico senza pensarci due volte. Una lezione di vita. Grazie e buon viaggio, Maestro.
Paolo Pablito Morelli




Ettore Borzacchini
opera del Maestro Imperscrutabile Tumescente Indeformabile Iperallergenico a Basso Residuo Fisso Federico Maria Sardelli esq.; adesso collocata in Viareggio, Condominio Imprecisato della Città Giardino, visitabile su appuntamento. Citofonare chiedendo di Manola, ore Rosario.

Ha pubblicato un'infinità di opere tra cui ricordiamo: Il Grande Milvio (1988); La metamorfosi del bigné (1992); Il Borzacchini Universale (4 volumi: 1995, 1998, 2002, 2006); Il Galateo del Borzacchini (2005); La villeggiatura del Borzacchini (2006); Le automobili del Borzacchini (2008); Il caffè del Borzacchini (2012)


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R
ruzzare.
 In italiano equivale a: far strepito giocando.
 A Livorno è sinonimo di giocare, scherzare, prendersi gioco. Per estensione 'avere le ruzze' sta per: aver voglia di scherzare, essere giocherellone, poco serio ed anche, con ulteriore figura, manifestare una qualche pulsione erotica.
«Ma cos'hai bimbo, le ruzze?...» dirà la matura signora livornese al marito che le si accosta dal dietro strizzandole le puppe con palese intento galante.
 Con intento di minimizzazione, ai carabinieri accorsi per sedare una rissa, i contendenti pur visibilmente malconci e scompannati replicheranno: «Via maresciallo, 'un lo vede? E' si ruzzava, no!!?»




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Giorgio Marchetti
(Architetto)
GIROTONDISMO
Fra i più brillanti umoristi italiani, dotato di ironica e cólta finezza,
buttato fuori in quanto non omologatosi ai “girotondi”
Giorgio Marchetti, espulso nel 2002 da «il Vernacoliere» mensile satirico livornese

Giorgio Marchetti, è nato a Lucca nel 1943 da genitori livornesi con un quarto di sangue napoletano da parte della nonna paterna. Esercita la libera professione di architetto a Lucca nel campo dell’urbanistica, del restauro, dei beni culturali, ed è critico d’arte. Dal 1986 al 2002 è stato collaboratore permanente de «il Vernacoliere», periodico satirico livornese di diffusione nazionale, con la firma di Ettore Borzacchini.
Attualmente scrive sul quotidiano «Il Tirreno». Ha pubblicato: Il bulanchio e altre stranezze (Punto Gamma, Lucca, 1978); Il grande Milvio. Cronache del secondo liceo classico d’Italia (introduzione di Francesca Duranti) (Akademos, Lucca, 1991); The mechanics of the mind (Espansione, Roma, 1993);
La metamorfosi del bignè. Flusso di umori estivi in forma di diario con l’intrusíone di sei racconti veramente edificanti (Akademos, Lucca, 1995); Il Borzacchini Universale. Dizionario ragionato di lingua volgare anzi volgarissima d’uso del popolo (Ponte alle Grazie, Milano, 1996); Il Nuovissimo Galateo del Borzacchini. Ameni e pratici consigli per l’aspirante gentiluomo: perché non abbia a fare troppo schifo e possa utilmente collocare se stesso nel consorzio cosiddetto civile di fine millennio (ivi); La macchina estetica. Il percorso operativo nella costruzione dell’atteggiamento estetico (FrancoAngeli, Milano, 1997); I temi di Pierin Lucchese (Maria Pacini Fazzi, Lucca, 1998); Ultimissime aggiunte al Borzacchini Universale (ivi, 1999); Fra ombre e autoritratti. Il critico presenta se stesso (con Danila Bertasio) (Milano, FrancoAngeli, 2000); Il Terzo Borzacchini Universale (ivi, Ponte alle Grazie, 2003); La villeggiatura del Borzacchini. Contro il rischio della globalizzazione delle vacanze (ivi, 2005); Il Quarto Borzacchini Universale. Tanti nuovi, originali lemmi del dizionario maccheronico del terzo millennio (ivi, 2006).
Di Marchetti ha scritto il grande lessicografo e linguista italiano, Giancarlo Oli, riguardo al primo volume: «L’opera già nel titolo arieggia ambiziosamente secolari tradizioni e moderne imprese di grossi istituti e faraoniche fondazioni: a testimoniare, più che l’esaustività dell’assunto, l’altisonante messaggio che il “parlare toscano e vieppiù labronico” è ancora capace di trasmettere. Cosa che del resto traspare a ogni piè sospinto nella lettura del volume, nel quale ogni lemma esemplifica termini e significati sulla falsariga di una filologia comicamente artificiosa e goliardica, mentre pornografia e coprolalia si aprono una strada di singolare e duratura scuola verso la satira e la giocosità».
Il brano seguente è tratto da Il Terzo Borzacchini Universale, pp. 217-220.

Appendice
Memorie e documenti per servire alla migliore comprensione di fatti, circostanze e personaggi della complessa e controversa realtà livornese.
Doc. I
Dove l’Autore propone al giudizio dei lettori il testo dell’articolo che gli è valso la cacciata da un periodico livornese di satira, da cui tristemente si desume che tutto il mondo è paese.
Girotondismo
Tanto per parafrasare un noto divo degli schermi assurto di corto alle cadùche glorie delle tribune del popolo ed in esse gagliardamente acquartieratosi con quel vasto successo di critica e di pubblico che da qualche tempo gli andava invece scarseggiando di fronte alle platee cinematografiche (ed egli, per questo, forse un po’ indispettito e acidulo nonché più stridulo nei registri alti dell’oratoria), mi chiedo, pensoso e pervaso dall’ansia del ben apparire agli occhi dei miei pochissimi ammiratori e dei miei numerosi detrattori, nonché dell’inclita salottistica militante dell’uno e dell’altro regime: «Mi si nota di più se vado al girotondo o se non ci vado? E se ci vado, mi si nota di più se me ne sto in disparte a fare il picchio sull’albero in fiore osservando con benevolenza l’aItrui gaio girotondare o se invece vi prendo parte ed io stesso intraprendo caroselli intrecciando sapide caròle e filastrocche irriverenti all’indirizzo de’ protervi potenti e della loro farabuttaggine inveterata?»
Che il gentiluomo di non spregevoli natali – benché indignato e sospinto dall’incalzar degli eventi più tragici e dall’urger delle più pressanti istanze socio-culturali, dall’obbrobriosa nequizia della classe politica, dalla sistematica devastazione di princìpi, valori e dettati costituzionali perpetrata dal governo in carica – non può recarsi a codeste manifestazioni, ancorché spontanee e popolari, come un qualsiasi sanculotto bifolco alla conquista della Bastiglia od un laido mugiko all’assedio del Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo.
Cosa ci siamo andati a fare a scuola allora? Come diceva la mi’ nonna Velia affibbiandomi un nocchino nel capo quando mi sorprendeva da ragazzino a scaccolarmi voluttuosamente il naso con due falangi affondate nelle narici.
Conciossiacosaché nella girotondistica contemporanea bisogna sapersi comportare ammodino anche per dar pubblico esempio di creanza, specie laddove vi siano immancabili riprese televisive dell’accadimento di piazza, e un fiorir di spumeggianti intervistatori che vadan ponendo agli intervenuti quesiti di vasto portato filosofico e comportamentale: «Lei è la prima volta che partecipa ad un girotondo?» cui faccia d’uopo rispondere con un largo sorriso di suavissima beatitudine: « Sì... dai tempi dell’asilo dalle suore, ma qui è tutto diverso...», e lasciando altresì intendere come e qualmente la girotonditas, pur la più sinistrorsa (quella in cui si gira procedendo sulla mancina) ed eversiva, affondi le proprie radici nel fanciullino che ci consiste dentro.
«Nel gioco seri al pari d’un lavoro...»: ludus e poetica pascoliana han da prevalere e farsi semplice, ingenua cornice della protesta che monta dal basso, avendo ben in mente quanto e come – ad esempio – la quadriglia e il bal-en-tête abbiano rivestito un ruolo determinante nelle strategie di Cavour durante il Risorgimento e la furlana e il rigodone si sian rivelate determinanti nelle sollevazioni popolari dei moti carbonari di Modena del 1821 e come, al contrario, un uso improvvisato e dilettantesco della tarantella abbia contribuito al tragico fallimento della spedizione di Sapri.
Ed ecco che l’íntellettuale del terzo millennio il quale, nelle scelte del quotidiano risulta aspramente dilacerato tra la lettura sonnacchiosa e laterale di Micromega e quella arrembata e latrinale di Tex Willer, tra l’austero classicismo mitteleuropeo della Sachertorte e l’opulenza globalizzata e spalmabile della Nutella, tra la compassionevole sorte delle donne velate e l’esaltante futuro di quelle velinate e tra mille altre sgomentevoli alternative nel mercato del trendy e delgriffato, ritrova equilibrio, conforto e nuova innocenza nell’esercizio del girotondo; poiché íI girotondo, a ben vedere, altro non è che I applicazione pratica dell’arcaico simbolo dell’ouroboro (vulgo: l’animale che si mangia la coda): «gira gira, tanto alla fine ritorni da dove sei partito», coll’implicito vantaggio che con il tener le mani occupate per lo meno non si fanno altri danni, antica e sana regola gesuitica per evitare che gli adolescenti s’abbandonassero, com’era uso, alla pratica smodata della masturbazione la quale, si sa, fa piangere la Madonna.
Ben venga allora il trovarsi tutti insieme, come ai tempi dell’oratorio, e festosamente girare in tondo per la mano; naturalmente seguendo le regole e il bon ton, senza sguerguenze, e non dico tanto lancio di sampietrini e bottiglie incendiarie o scivolate di spranghe, ma neanche merdajole, scorreggioni e rutti: solo tiritere e gustosi calembour, contumelie in rima baciata, vaghe allusioni all’onorabilità personale e mai – politically incorrect – a quella di madri, mogli e sorelle, rigorosamente riservate alle terne arbitrali delle partite di campanile.
Pertanto un rito acconcio agli intelletti emancipati e alle personcine perbene, atto ad educar la bassa marmaglia e a reprimerne gli istinti pecorili che velenosamente dilagano ogniqualvolta s’aduna spontaneamente (o vien di precetto adunata) oceanicamente una folla, vuoi per decidere tra Gesù e Barabba, vuoi per godersi una mannaia in funzione, vuoi per assalire il Forno delle Grucce, vuoi per plaudere ad una dichiarazione di guerra, vuoi per assistere ad un concerto di Ligabue.
Andiamo quindi all together ai girotondi, magari con la raccomandazione di concedersi alcune piccole trasgressioni, profittando di quegli opulenti presìdi alimentari furgonati che di solito accompagnano ogni grande manifestazione di popolo, poiché sarà dai dati forniti da «Porchetta Democratica» sul numero di suini consumati, attraverso un semplice algoritmo statistico (num. porch. affett. X 100 + num. mortad. X 250 + num. sacch. brigid. /2) che si potrà veridicamente valutare il successo dell’evento e la partecipazione della gente, con ampio riscontro nel turpiloquio da parte de’ furibondi netturbini addetti alla ripulitura delle smerdature del luogo pubblico e delle strade adiacenti la mattina dopo.
fonte

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Giorgio Marchetti nel Prof. Borzacchini al Teatro di Verzura Bonus
ETTORE BORZACCHINI, SENZA BURP E SENZA PROUT(di Luca Boschi)
E' morto Ettore Borzacchini: se ne va un grande umorista, la Toscana lo piange
La cultura in lutto, è morto Giorgio Marchetti

sabato 19 luglio 2014

World Cup 2014: The winner is Germania

Germany star
Petar Pismestrovic

 La Germania è Campione del Mondo, grazie alla vittoria per 1-0 sull’Argentina. E’ Mario Goetze a firmare la rete che regala ai tedeschi il titolo, al 113esimo. Un incontro serrato, con qualche occasione per parte durante i tempi regolamentari, ma nessuna delle due nazionali che riesce a concludere. Ai supplementari è quindi il gioiellino del Bayern Monaco a sbloccare la partita. I teutonici sollevano la Coppa per la quarta volta, 24 anni dopo Italia ’90.

Riverso


"Germania campione del mondo" di Paolo Pablito Morelli





Muller
di Alireza Pakdel




J. Löw
Petar Pismenestrovic
Philipp Lahm
Petar Pismenestrovic

Miroslav Klose
Petar Pismenestrovic

Özil
Petar Pismestrovic

J. Löw
Petar Pismestrovic



Bastian Schweinsteiger
Petar Pismestrovic





Quella kkkkkk della Merkel esulta 



 Alemanha!... http://www.amorimcartoons.com.br/
Amorim


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 La festa è finita

VAMONOS
Boligan



venerdì 4 luglio 2014

World Cup 2014 protagonisti: Balotelli





Balotelli
di Riccardo Mannelli





Per gran parte della gara gli azzurri hanno giocato in dieci. Poi Balotelli è stato sostituito.

Balotelli si tinge i capelli di biondo. Temeva di passare inosservato.

Lo sfogo di Balotelli: “Non ho scelto io di essere italiano”. Gli è arrivata la Tasi.

(Adesso è facile prendersela tutti con Balotelli. Ma dove eravate in quei piovosi giovedì di novembre?)

da Giù la cresta  - Spinoza


L'angolo di Mario
di Paolo Pablito Morelli



Pallonaro
di Carrera Arcangelo



Balotelli
di Pillinini



Ritorno alle origini
VUKIC - vukicblog


 Nota:
Il twitter  di Balotelli

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giovedì 19 giugno 2014

"NOI CUGI - Come eravamo a Livorno negli anni Ottanta" di Paolo Morelli e Alessandro Cirinei

NOI CUGI
Come eravamo a Livorno negli anni Ottanta
di Paolo Morelli e Alessandro Cirinei 


ZONA 2014 - pp. 166 - ISBN 978 88 6438 474 0 - Collana ZONA Contemporanea - www.editricezona.it - caricatura di copertina di Roberta Piredda


"Perché guardate me con fronte aggricciata, o Catoni, / e censurate un'opera di inedita schiettezza? / Qui ride la grazia ilare d'un parlar puro, / e la lingua verace riporta quello che fa il popolo" (Petronio, "Satyricon").


A Roma ci sono i coàtti. A Milano ci sono i tamàrri. In Afghanistan ci sono i talebàni. A Livorno ci sono i “cugi”. Anzi, per meglio dire, c'erano i cugi, quei giovani livornesi che negli anni Ottanta indossavano il bomber jacket di nylon, calzavano Camperos Valleverde, impennavano col Bravo Piaggio (elaborato col kit Polini) e andavano in discoteca alla domenica pomeriggio per ballare Billie Jean di Michael Jackson. Morelli e Cirinei - tra i più gloriosi e leggendari cugi livornesi - descrivono con ironia al napalm la sottocultura e mitologia del cugi che permeavano l’esuberante Livorno adolescenziale di trent'anni fa, e qui dimostrano che un libro può davvero farvi ridere a crepapelle. Questa sorta di monografia satirico-umoristica, politicamente scorretta, a metà tra un saggio semiserio di storia e una digressione demenziale - le cui disamine sono liberamente tratte da una rubrica apparsa a puntate su Il Vernacoliere nel secolo scorso - risucchierà malinconicamente indietro nel tempo non solo tutti quei cugi livornesi che oggi sono  magari sposati e con figli: ma farà struggere di nostalgia i vari quarantenni “coàtti”, “tamàrri”, “zarri”, “marànza”, “foggiàni” e “zalli” di tutto lo stivale. Perché, nonostante il carattere tipicamente labronico dell’analisi, grazie alle centinaia di note esemplificative a piè di pagina, tutti potranno godere appieno di qualsiasi sfumatura testuale, anche i lettori di ogni altra parte d’Italia (http://www.zonacontemporanea.it/noicugi.htm).



Gli autori


Paolo Morelli - Laureato in storia contemporanea all’Università di Pisa, scrittore e giornalista, ha collaborato a "Il nuovo Male" e per oltre quindici anni a "Il Vernacoliere". Pubblica su "Il Tirreno", "La Nazione" e"Urban Post". Nel 2000 ha vinto il premio speciale "La bugia informatica" al 24° Campionato Italiano della Bugia de Le Piastre (Pistoia). Come pubblicitario ha collaborato tra il 2004 e il 2005 a "Editoriale Secondamano" e nel 2006 con Giorgio Marchetti al volume satirico-linguistico "Il quarto Borzacchini Universale". Ha pubblicato nel 2008 la raccolta di racconti "Se fossi Nick Mano Fredda". Tra il 2012 e il 2013 è stato direttore responsabile e autore della rivista di satira "L’antitempo", che ha vinto il 41° Premio Internazionale di Satira Politica di Forte dei Marmi.


Alessandro Cirinei - Laureato in business economics con un master in strategie d’impresa presso l’Università di Reading in Gran Bretagna, Alessandro Cirinei ha poi conseguito un’altra laurea in economia aziendale presso l’Università di Pisa. Vivendo per quindici anni tra Milano, Londra e Parigi, ha ricoperto vari ruoli in multinazionali del settore della consulenza strategica, dell’editoria e del web, con responsabilità crescenti. Nel 2004 è stato direttore marketing della canadese "Trader Classifieds Media", nota in Italia col marchio "Secondamano". Nel 2007 è tornato a Livorno e ha creato "Xool", un acceleratore di imprese web, e varie start-up tecnologiche come "Tonic", "Wickedin", "Cityfan" e "Digiville".



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