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lunedì 26 ottobre 2015

Carlotta Guareschi

 25 OTT - E' morta Carlotta Guareschi, figlia dello scrittore e umorista Giovannino Guareschi (1908-1968).
Ne dà notizia il fratello Alberto:
"Oggi ha concluso serenamente il suo percorso terreno mia sorella Carlotta riunendosi in cielo ai nostri genitori. Sposa, madre ammirevole, ha dedicato tutta la sua vita alla famiglia, alle persone che la circondavano e alla cura della memoria di nostro padre. sono certo che la "Pasionaria" sia già tra le braccia di Giovannino e Margherita".

La figlia dello scrittore del Mondo Piccolo aveva 72 anni.
Insieme al fratello Alberto si occupava dell'archivio di Roncole Verdi e del Centro Studi dedicato al padre, creatore tra l'altro delle vicende di Peppone e Don Camillo.

Carlotta era nata mentre il padre si trovava prigioniero in un campo di concentramento nazista insieme a quei militari italiani che dopo l'8 settembre si erano rifiutati di passare alla Repubblica di Salò. Lo poté vedere di persona solo quando aveva compiuto due anni al termine della guerra.
Rinchiuso nel lager, Giovannino le scrisse una canzone, la canzone di Carlotta:




“Carlotta”
Un chant de Giovannino Guareschi et Arturo Coppola écrit en 1944 alors qu'ils étaient tous deux prisonniers au Stalag X B de Sandbostel

Quando sopra il lager nel mattino senza color
si scatena il vento e porta cupo gelo nel cuor
nel paese del sol, tutto luce e calor
sulla sua seggiolina, la Carlottina sta.

(refrain)
La mamma l'ha annunciato con estrema serieta'
il babbo tornera', ma certo tornera'
pero' lei deve stare buona, buona sul balcon
guardando sempre la', verso il canton.

Seduta sul balcone la Carlotta se ne sta
e aspetta quel papa', che visto mai non ha
e palesando invero ragguardevole apprension
sospira masticando il biberon.

(bridge)
Chi sa, chi sa come sara'
questo famosissimo marito di mamma'
forse avra' i baffon, la barba ed il pancion
la pipa ed il baston, e gli occhiali col cordon.

(spoken) (Chi sa, chi sa che scassatissimo papa')

Ormai tramonta il sole e tutta azzura e' la citta'
per oggi non verra', cattivo d'un papa'
gli occhietti gia' si chiudon sulla nuova delusion
il sonno fa cadere il biberon.

~~~~~

(2)
Giace il lager muto, senza vita, senza doman
le baracche vuote, le torrette senza guardian
nel paese del sol, tutto luce e calor
sulla sua seggiolina, la Carlottina sta.

(refrain)
La mamma l'ha annunciato con estrema serieta'
il babbo tornera', ma certo tornera'
pero' lei deve stare buona, buona sul balcon
guardando sempre la', verso il canton.

Seduta sul balcone la Carlotta se ne sta
e aspetta quel papa', che visto mai non ha
e palesando invero ragguardevole apprension
sospira masticando il biberon.

(bridge)
Chi sa, chi sa come sara'
questo famosissimo marito di mamma'
forse avra' i baffon, la barba ed il pancion
la pipa ed il baston, e gli occhiali col cordon.

(spoken) (Chi sa, chi sa che scassatissimo papa')

Ed ecco appare all'angolo uno splendido guerrier
le stelle ha sul cimier, d'argento e' il suo piastrin:
il giustacuore azzurro ed i bottoni tutti d'or:
E' il babbo! E torna quasi vincitor! ...

~~fin~~
fonte
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Canzone che Giovannino Guareschi, prigioniero IMI (Internati Militari Italiani) durante la 2a guerra mondiale, dedica a sua figlia, nata nel frattempo: porta un po' d'allegria e viene fischiettata durante le durissime giornate nelle baracche.

Il ricordo delle sofferenze patite avviene attraverso la forma comunicativa che più si presta a suscitare emozioni: la canzone. Guareschi era consapevole della funzione del canto in ambito militare, della forza trascinatrice di testi e musiche in cui i combattenti possono riconoscersi in un'identità comune; e se nel pezzo Le stellette che noi portiamo aveva inserito il ritornello di una canzone della Grande Guerra - l'unica canzone di trincea della quale i repubblicani, per quanto propensi agli inni, non si sarebbero mai potuti appropriare -, con le canzoni scritte durante la prigionia assieme a Coppola aveva dato vita a una nuova produzione musicale, acconcia a divulgare le idee-base e a rafforzare la solidarietà, la coesione e la fierezza nel gruppo dei resistenti. Una produzione, quella del lager, che può stare alla pari, per qualità se non per quantità, con quella partigiana. La rubrica Canzoni del lager di Radio B90 ospitava nelle interpretazioni del cantante Pierino (Valerio dei Cas) diverse canzoni in voga al tempo, ma anche testi scritti e musicati nella prigionia dalla coppia Mario Vezzosi e Camillo Mariani (Un bel dì vedremo un fil di fumo, C'era una volta tre porcellin, Milàn Milàn), da Rino Mazzucchelli (Lontano dal mio cuore, Ritorno), da Cesarini (Angioletti) e dalla coppia Guareschi-Coppola (Dai dai Peppino - nata nell'estate 1944 su ispirazione dell'avanzata russa, e aggiornata nei primi mesi del 1945 - , Magri ma sani - che trae il titolo dal motto adottato nella baracca 18 di Benjaminow per resistere agli inviti al lavoro - e Carlona), o del solo Coppola (Cesarina - che narra di un prigioniero tradito nei sentimenti - e Treviso - in dialetto Veneto, dedicata a tutte le città italiane devastate dai bombardamenti).

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Gianrico Tedeschi - Ritorno alla base e La canzone di Carlotta di Giovannino Guareschi




“Fu a Natale, nel ’47”, da Lo Zibaldino, 1948
(…) Forse Margherita ha ragione quando dice che occorre la maniera forte coi bambini: il guaio è che, a poco a poco, usando e abusando della maniera forte, in casa mia si lavora soltanto con le note sopra il rigo. La tonalità, anche nei più comuni scambi verbali, viene portata ad altezze vertiginose e non si parla più, si urla. Ciò è contrario allo stile del “vero signore”, ma quando Margherita mi chiede dalla cucina che ore sono, c’è la comodità che io non debbo disturbarmi a rispondere perché l’inquilino del piano di sopra si affaccia alla finestra e urla che sono le sei o le dieci.
Margherita, una sera del mese scorso, stava ripassando la tavola pitagorica ad Albertino, e Albertino s’era impuntato sul sette per otto.
«Sette per otto?» cominciò a chiedere Margherita. E, dopo sei volte che Margherita aveva chiesto quanto faceva sette per otto, sentii suonare alla porta di casa. Andai ad aprire e mi trovai davanti il viso congestionato dell’inquilino del quinto piano (io sto al secondo).
«Cinquantasei!» esclamò con odio l’inquilino del quinto piano.
Rincasando, un giorno del dicembre scorso, la portinaia si sporse dall’uscio della portineria e mi disse sarcastica: «È Natale. è Natale — è la festa dei bambini — è un emporio generale — di trastulli e zuccherini!».
“Ecco” dissi tra me “Margherita deve aver cominciato a insegnare la poesia di Natale ai bambini.”
Arrivato davanti alla porta di casa mia, sentii appunto la voce di Margherita: «È Natale, è Natale — è la festa dei bambini!…».
«È la festa dei cretini» rispose calma la Pasionaria. Poi sentii urla miste e mi decisi a suonare il campanello.

Sei giorni dopo, il salumaio quando mi vide passare mi fermò.
«Strano» disse «una bambina così sveglia che non riesce a imparare una poesia così semplice. La sanno tutti, oramai, della casa, meno che lei.»
«In fondo non ha torto se non la vuole imparare» osservò gravemente il lattaio sopravvenendo.
«È una poesia piuttosto leggerina. È molto migliore quella del maschietto: “O Angeli del Cielo — che in questa notte santa — stendete d’oro un velo — sulla natura in festa…”.»
«Non è così» interruppe il garzone del fruttivendolo. « “o Angeli del Cielo — che in questa notte santa — stendete d’oro un velo — sul popolo che canta…”» Nacque una discussione alla quale partecipò anche il carbonaio, e io mi allontanai. Arrivato alla prima rampa di scale sentii l’urlo di Margherita:
«”… che nelle notti sante — stendete d’oro un velo – sul popolo festante”».
Due giorni prima della vigilia, venne a cercarmi un signore di media età molto dignitoso.
«Abito nell’appartamento di fronte alla sua cucina» spiegò. «Ho un sistema nervoso molto sensibile, mi comprenda. Sono tre settimane che io sento urlare dalla mattina alla sera: “È Natale, è Natale — è la festa dei bambini — è un emporio generale — di trastulli e zuccherini”. Si vede che è un tipo di poesia non adatto al temperamento artistico della bambina e per questo non riesce a impararla. Ma ciò è secondario; il fatto è che io non resisto più: ho bisogno che lei mi dica anche le altre quartine. Io mi trovo nella condizione di un assetato che, da quindici giorni, per cento volte al giorno, sente appressarsi alla bocca un bicchiere colmo d’acqua. Quando sta per tuffarvi le labbra, ecco che il bicchiere si allontana. Se c’è da pagare pago, ma mi aiuti.»
Trovai il foglio sulla scrivania della Pasionaria.
Il signore si gettò avidamente sul foglio: poi copiò le altre quattro quartine e se ne andò felice.
«Lei mi salva la vita» disse sorridendo.
La sera della vigilia di Natale passai dal fornaio, e il brav’uomo sospirò.
«È un pasticcio» disse. «Siamo ancora all’emporio generale. La bambina non riesce a impararla, questa benedetta poesia. Non so come se la caverà stasera. Ad ogni modo è finita!» si rallegrò.
Margherita, la sera della vigilia, era triste e sconsolata.
Ci ponemmo a tavola, io trovai le regolamentari letterine sotto il piatto. Poi venne il momento solenne.
«Credo che Albertino debba dirti qualcosa» mi comunicò Margherita.
Albertino non fece neanche in tempo a cominciare i convenevoli di ogni bimbo timido: la Pasioraria era già ritta in piedi sulla sua sedia e già aveva attaccato decisamente: «”O Angeli del Cielo — che in questa notte santa stendete d’oro un velo — sul popolo festante…”».
Attaccò decisa, attaccò proditoriamente, biecamente, vilmente, e recitò, tutta d’un fiato, la poesia di Albertino.
«È la mia!» singhiozzò l’infelice correndo a nascondersi nella camera da letto.
Margherita, che era rimasta sgomenta, si riscosse, si protese sulla tavola verso la Pasionaria e la guardò negli occhi.
«Caina!» urlò Margherita.
Ma la Pasionaria non si scompose e sostenne quello sguardo. E aveva solo quattro anni, ma c’erano in lei Lucrezia Borgia, la madre dei Gracchi, Mata Hari, George Sand, la Dubarry, il ratto delle Sabine e le sorelle Karamazoff.
Intanto Abele, dopo averci ripensato sopra, aveva cessata l’agitazione. Rientrò Albertino, fece l’inchino e declamò tutta la poesia che avrebbe dovuto imparare la Pasionaria.
Margherita allora si mise a piangere e disse che quei due bambini erano la sua consolazione.
La mattina un sacco di gente venne a felicitarsi, e tutti assicurarono che colpi di scena così non ne avevano mai visti neanche nei più celebri romanzi gialli.










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Peppone e Don Camillo Giovannino Guareschi raccontato dai figli

Il "mondo piccolo" di Giovannino Guareschi. Letture e dialogo

sabato 24 ottobre 2015

Fidenza: "WORLD HUMOR AWARDS" Anteprima "dal Mondo Piccolo al Mondo Grande"

"WORLD HUMOR AWARDS" 
Anteprima "
dal Mondo Piccolo al Mondo Grande"


Nei locali del Palazzo Orsoline a Fidenza è stata inaugurata nei giorni scorsi, il 16 ottobre 2015, l'esposizione " dal Mondo Piccolo al Mondo Grande" che nasce da un'idea di Gianandrea Bianchi. L'esposizione vuol essere un primo momento, un'anteprima come recita il manifesto, di un progetto più ampio che negli anni futuri potrebbe fare del  "mondo piccolo" fidentino la capitale dell'umorismo grafico.

Parlare di "Mondo Piccolo" è parlare di Giovannino Guareschi ed a lui è dedicata la prima parte della mostra, con alcuni disegni dello scrittore e quelli degli illustratori del Mondo Piccolo nel mondo, da Gus Bofa (Francia), a Istvan Kelemen (Ungheria), a Karel Thole (Paesi Bassi) a GiPi ( lo "straniero di casa nostra" che illustrò l'edizione di Don Camillo stampato dal settimanale satirico "Cuore" ).



Ma mondo piccolo è anche prossimità ed allora ecco nella seconda saletta le copertine del Numero Unico, il giornale satirico di Fidenza, nato il 9 ottobre 1898 in occasione della fiera locale "San Donnino" e da allora una tradizione indispensabile della festa patronale.
Nel 1899 viene fondato anche il Risveglio, voce dei cattolici fidentini, in un confronto che precorre  quello fra Peppone e Don Camillo.
Luigi Musini, il fondatore del numero unico, è laico socialista e quindi i direttori del settimanale della curia sono sono spesso oggetto della satira dal fogliaccio.




Il raccordo tra i due mondi ha pur sempre la sua chiave di lettura in Giovannino Guareschi, gli autori non sono della "bassa" o delle nostre zone, ma  autori italiani pluripremiati internazionalmente Lucio Trojano e Marco De Angelis
La mostra è molto interessante  e consiglio la visione diretta delle opere, ricordando che l'esposizione è aperta sino al primo di novembre a Fidenza in Via Andrea Costa n° 8.
da lunedì a venerdì: 17-19,30
sabato e domenica: 10-12 e 16-19,30

ingresso in Via Andrea Costa, 8


Karel TholeDON CAMILLO NEL MONDO



 
Marco De Angelis
MOSTRA PERSONALE





Lucio Trojano
MOSTRA PERSONALE

 



I "WORLD HUMOR AWARDS" sono un progetto per il 2016.

L'anteprima "dal Mondo Piccolo al Mondo Grande" pur non avendo opere in concorso propone un’interessante rassegna di autori qualificati.

L'associazione culturale LEPIDUS con la collaborazione di Alberto e Carlotta Guareschi presenta infatti una mostra di autori internazionali
che hanno illustrato le opere del padre ed alle quali il titolo fa riferimento.

Sono pannelli che riproducono le tavole di Karel Thole (Olanda), Gus Bofa (Francia), Istvan Kelemen (Ungheria), Gipi (Italia).
La rassegna inizia con alcune riproduzioni di Giovannino Guareschi.
Sul tema del "Mondo Piccolo" anche le sculture di Maurizio Zaccardi.

Un’interessante integrazione alla mostra riguarda le caricature realizzate per pubblicazioni locali d'epoca da: Nullo Musini - Musolino (1902) - Erberto Carboni (1922, la mano del futuro designer Barilla si vede già in questa esperienza giovanile) - Vittorino Ortalli - Il Tarlo (1927) assieme agli esordi di Rino Montanari con Bruno Rabaiotti e l'arch. Tassi Carboni.

Sono i precursori ed i contemporanei del "Mondo Piccolo".







Il "Mondo Grande" entra in scena con le personali di Lucio Trojano e Marco De Angelis, affermati e pluripremiati disegnatori di livello internazionale, entrambi fra i componenti della giuria del premio in progetto. Completa la rassegna Gio Testi (1° premio alla Biennale dell'Umorismo di Vercelli, 2000 per la caricatura di Dario Fo).





Inaugurazione, Gianandrea Bianchi al centro spiega il progetto.

Lucio Trojano, Fany e Marco De Angelis

Il sito: www.worldhumorawards.org/
La pagina di FaceBook

lunedì 7 gennaio 2013

L'immagine guareschiana del blog

Piccola presentazione del nuovo cappello del blog:

 una mia rivisitazione di una famosa immagine di Giovannino Guareschi

La macchia nera raggiunge il Po...


Il mondo piccolo di Guareschi inquinato.


 e 



Uno studio del municipio per il paesello di Don Camillo, qui in versione amarcord
di Werner Maresta che ha collaborato all'edizione di Don Camillo a Fumetti 
 che ricorda il castello (ex municipio) del mio paese 





mercoledì 2 maggio 2012

Giovannino Guareschi

Giovannino Guareschi

 Nascita di un umorista 1 maggio 1908

 

La storia di Giovannino senza paura (1908)


 1° maggio 1908: a Fontanelle, l’infanzia
nasce a Fontanelle di Roccabianca (PR) Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi figlio di Lina Maghenzani, maestra elementare del paese, e di Primo Augusto, negoziante di biciclette, macchine da cucire e macchine agricole. La casa natale è anche sede della «Cooperativa Socialista» che, in occasione della «Festa del Lavoro», ha organizzato un comizio. Le bandiere rosse delle sezioni socialiste della Bassa si ammassano sotto le finestre di casa Guareschi.
«quella mattina (...) ho il primo contatto diretto con la politica e la lotta di classe. (...) Il capo di quei rossi, Giovanni Faraboli, un omaccio alto e massiccio come una quercia (...) fattosi alla finestra di cucina, mi mostra agli altri rossi (...) spiegando loro che, essendo io nato il primo maggio, ciò significa che sarei diventato un campione dei rossi socialisti! (...) E anni e anni passeranno carichi di travaglio da questo primo maggio, ma intatto mi rimarrà nella carne il tepore delle mani forti di Giovanni Faraboli.»
Continua...


MODA D'ESTATE
«Il cappello nuovo va bene; adesso si tratta di ricucire un po' il vestito»
(Candido 15/6/46)




Qualche disegno da  "Bazar la satira a Parma dal 1908 al 1937"




1
Vignetta di Giovannino Guareschi - Nel cielo di piazza Garibaldi (Straparma 1929) - Dettaglio



 Giovannino Guareschi nella casa di Marore con il mandolino


Vignetta di Giovannino Guareschi - Il padre di Guareschi e l'avvocato Parolari




Giovannino Guareschi senza baffi



La classe di Giovannino Guareschi 1926-27


Vignetta di Giovannino Guareschi - Nel cielo di piazza Garibaldi (Straparma), 1929









Vignetta di Giovannino Guareschi - La direttissima Parma - Busseto (Bazar) 1937


Vignetta di Giovannino Guareschi - Ghiaia Fantasia natalizia (La Guardia al Brennero 1930)



Citazione da: "Università degli studi di Parma"


Passano i decenni ma il lavoro di Giovannino Guareschi non invecchia, anzi, come il vino buono, migliora. Grazie al suo successo internazionale, con 20 milioni di copie vendute nel mondo e oltre 400 edizioni in tutte le lingue, Guareschi è, e resta, ancora oggi uno degli scrittori italiani più tradotti e più amati dal pubblico internazionale. Le storie di Don Camillo e Peppone e il crocifisso che parla, sono un esempio di come uno scrittore si sia guadagnato fama e successo internazionale ma sia stato anche messo in ombra come autore dai suoi stessi personaggi. Ad oscurare il complesso lavoro di questo scrittore ci pensò inoltre “l’Unità” che nel giorno della sua morte, avvenuta a Cervia il 22 luglio del 1968, scrisse, “È morto lo scrittore mai nato” suggellando per oltre quarant’anni un vuoto critico da colmare.


Sono andata sabato scorso a vedere la mostra sulla satira e la cosa che più mi è piaciuta

 è la proiezione di un filmato intervista a Guareschi. 

In questa intervista racconta la sua vita e le sue opere nel suo modo modo caratteristico . 

La frase che mi ha più colpito 
Citazione
I miei libri Piccolo mondo antico  "Don Camillo " "Lo zibaldino"ecc.
sono stati tradotti in tutte le lingue del mondo, tranne in  italiano infatti la critica mi ha sempre ignorato.



Citazione
La storia di Giovannino senza paura (1968)
22 luglio 1968: a Cervia, il congedo

muore a Cervia (RA) per infarto cardiaco.
Le rosse bandiere dei socialisti della Bassa sventolavano sotto la sua finestra quando, il 1° maggio di sessant’anni prima, nacque a Fontanelle. La bandiera con lo stemma, la stessa che accompagnò nel suo ultimo viaggio la signora Maestra, lo accompagnò al cimitero delle Roncole. Per tutta la vita sventolò per lui la bandiera della Libertà.


«L’Italia meschina e vile, l’Italia provvisoria, come lo stesso Guareschi con amara intuizione la definì nel 1947, ci ha fornito ieri l’esatta misura del limite estremo della sua insensibilità morale e della sua pochezza spirituale.

«Giovannino Guareschi è lo scrittore italiano più letto nel mondo con traduzioni in tutte le lingue e cifre di tiratura da capogiro. Ma l’Italia ufficiale lo ha ignorato. Molti dei nostri attuali governanti devono pur qualcosa a Guareschi e alla sua strenua battaglia del 1948 se oggi siedono ancora su poltrone ministeriali, ma nessuno di essi si è mosso. Nessuno di essi si è fatto vivo (...). Anche Giovannino Guareschi ormai riposa al cimitero dei galantuomini. È un luogo poco affollato. L’abbiamo capito ieri, mentre ci contavamo tra di noi vecchi amici degli anni di gioventù e qualche giornalista, sulle dita delle due mani.»



Baldassarre Molossi, Gazzetta di Parma, 25 luglio 1968


Buon compleanno Giovannino!





Il mio amatissimo zio Renzo, ventenne sottotenente degli alpini appena scampato - tra i pochi - alla disfatta di Nikolajewka, finì (e ci rimase per più di un anno) in un campo di prigionia tedesco dove conobbe il grande Guareschi... erano gli Internati Militari Italiani (IMI), soldati che, ad armistizio avvenuto, rifiutarono di rimanere alleati dei nazisti.
Un'altra resistenza, di cui si conosce poco. Qualcosa lo trovate qui:http://www.giovanninoguareschi.com/ex-imi.htmLuda


“Per rimanere liberi bisogna,
a un bel momento, prendere
senza esitare la via della prigione!”
(Giovanni Guareschi)




A suo modo un enigmista. In queste vignette giocava con le parole e costruiva Tarocchi (Daren)


Contrordine compagni!  La frase pubblicata sull'Unità:
 “Bisogna protestare vibratamente contro il Renato, illiberale e reazionario”,
 contiene un errore di stampa e pertanto va letta:
 “Bisogna protestare contro il Senato illiberale e reazionario!”







da mondo piccolo.it

Barilli: «Vi racconto Guareschi Chi lo odia, detesta la libertà»
da gazzettadiparma.it


            •        •       •

il trailer


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"Il mio film senza censura
per un Guareschi inedito"



da parma.repubblica.it





“L’ha visto Pajetta.
In Russia le provvidenze per i lavoratori sono così complete che hanno diritto all’assistenza medica non solo le donne che stanno per avere un figlio, ma anche quelle che stanno per avere un nipote.”
mm 223×283, 7 gennaio 1951 (Candido)



Politica internazionale

“Chi è morto giace
chi vive fa la pace.
Sul ponte del Georgiano
noi ci daremmo la mano…”
mm 224×238, 20 settembre 1953 (Candido)



“Lezione di economia politica politica
E adesso che li abbiamo tenuti accesi con la minaccia della guerra, vediamo
di spegnerli con la minaccia della pace”
mm 380×278, 1955 (Candido)



Russia
Partito comunista
“L’ha visto Pajetta
La Russia è così disarmata che per scavare le gallerie non possono fare esplodere le mine, ma devono assalire le montagne all’arma bianca.”
mm 223×283, 25 febbraio 1951 (Candido)



Kennedy
“Incontro alla Casa Bianca
Kennedy: -Sapesse che fatica doversi reggere con le stampelle!
Fanfani: -A me lo dici?...”
mm 224×284, 25 giugno 1961 (Candido)



Luna
“Consoliamoci!
Quella più grossa è la luna sovietica, l’altra è la luna americana
E’ quella laggiù in fondo?
E’ lo stellone italiano l’ hanno lasciato un sacco di anni fa
e, non si sa come, ancora si regge”
mm 229×284, 9 febbraio 1958 (Candido)



“Togliatti si aggiorna
Questo compagno Giolitti s’è messo a fare il Malenkov antipartito: lo liquidiamo come il Neri e la fiamma?
No: lo mandiamo come guardiafili avventizio all’Azienda Elettrica Municipale di Bologna.”
mm 380×278, 21 luglio 1957 (Candido) 



 Il sipario di carta

“Il sipario di carta”
mm 224×238, 28 giugno 1953 (Candido)





Democrazia cristiana
“E adesso siete liberi di volare per l’azzurro cielo della Democrazia…”
mm 380×278, 14 giugno 1953 (Candido)



“Sicurezza
non temete che la unificazione socialista vi metta in crisi?
Sciocchezze! Col sedere saldato alla poltrona da
quel mastice, chi non potrà smuovermi?”
mm 380×278, 9 settembre 1956 (Candido)




Obbedienza cieca pronta assoluta
Contrordine compagni!
La frase pubblicata sull’Unità: ‘In ogni paese bisogna organizzare una grande fetta dell’unità’,
contiene un errore e pertanto va letta: ‘In ogni paese bisogna organizzare una grande festa dell’unità’.”
mm 223×283, 14 ottobre 1951 (Candido)



“Obbedienza cieca pronta assoluta
Contrordine compagni! La frase pubblicata sull’Unità: ‘Bisogna fare opera di rieducazione dei compagni insetti’, contiene un errore di stampa e pertanto va letta: ‘Bisogna fare opera di rieducazione dei compagni inetti.”
mm 223×283, 31 gennaio 1954 (Candido)




“Obbedienza cieca pronta assoluta
Contrordine compagni! La frase pubblicata sull’Unità: ‘Gli attivisti devono dedicare la gita al partito’ contiene un errore di stampa e pertanto va letta: ‘Gli attivisti devono dedicare la vita al Partito!’ ” 

mm 224×283, 14 marzo 1954 (Candido)




“Obbedienza cieca pronta assoluta 
Contrordine compagni! La frase pubblicata sull’Unità: ‘Bisogna spiegare ai lavoratori il significato delle manacce governative’
contiene un errore di stampa e pertanto va letto. 
’...Il significato delle minacce governative.’” 

mm 224×283, 28 marzo 1954 (Candido)




Apertura a sinistra   
“Marcia su Pella
Pastore che guida l’autocarro sul quale viaggiano De Gasperi, Saragat, Gronchi, Gonella e Pacciardi,
dice a Di Vittorio: – Fammi il pieno: l’apertura è a sinistra!”
mm 289×259, 13 dicembre 1953 (Candido)





Maggioranza stabile
“Argomento convincente
E Può avere dei dubbi? Non vede come funziona bene la Russia dove c’e da 30 anni 
la maggioranza stabile?”

mm 280×236, 11 maggio 1958 (Candido)

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Citazione
Guareschi resta nella memoria anche per i dialoghi scritti per Carosello[/b].

 Ecco qui il testo integrale dei botta e risposta tra i personaggi Toto e Tata.

TOTO: «Tata, facciamo un gioco nuovo: giochiamo a babbo e mamma».
TATA: «Sì, Toto, mi piace. Allora tu fai la mamma e io il babbo».
TOTO: «Non si può: tutti i babbi sono uomini e tutte le mamme sono donne».
TATA: «E perché?».
TOTO: «Perché!… Perché, per esempio, i babbi devono fare il soldato».
TATA: «Toto, a me mi piace fare il soldato. Andare nell’artiglieria con i cannoni».
TOTO: «È proibito. Io faccio il babbo e tu la mamma».
TATA: «Allora, se tu fai il babbo, lavi i piatti».
TOTO: «No. I piatti li deve lavare la mamma».
TATA: «Ma però il babbo li lava!».
TOTO: «Io non li lavo!».
TATA: «E allora io non ti do le chiavettine della macchina così stasera non puoi andare coi tuoi stupidi amici a giocare».
TOTO: «E io prendo il taxi».
TATA: «E allora, quando vieni a casa tu non trovi più nessuno perché io prendo Tata e Tato e torno da mia madre».
TOTO: «Uh! La solita storia! L’hai detto mille volte».
TATA: «Ma questa volta lo faccio! Sì, me ne vado! Ecco quello che volevi! Volevi liberarti di me! Uh come sono infelice!…».
Tata piange disperatamente.
TOTO: «Basta! Smettila che sentono i vicini! Va bene, laverò i piatti!».
TATA: «Li devi anche sciugare! E poi anche le forchettine e i bicchierini e anche tirare lo spazzettone che me sono frangile e mi fa male le braccine…».
TOTO: «Sì! Ma smettila!».
TATA: «Ecco, sempre lui vuole avere ragione. Lui se ne approfitta perché sono una povera donna sempre chiusa in casa mentre lui va a divertirsi con gli amici!».
TATA: piange
TOTO: «Basta! Questa sera ti porto al cinema!».
TATA: «Non mi piace il cinema. Io voglio andare alla rivista!».
TOTO: «Va bene! Andiamo alla rivista!».
TATA: «Ah, lui gli piace andare alla rivista perché ci sono le ballerine».
TOTO: «E allora andiamo al cinema!».
TATA: «No, al cinema no! Io voglio andare all’Opera a vedere la Tranviata…».
TOTO: «Andiamo all’opera!».
TATA: «E come faccio se non ho nemmeno un vestitino da sera come la signora Matilde?».
TOTO: «Compreremo il vestito!».
TATA: «Anche le scarpine, la borsettina e il braccialettino coi diamantini piccolini piccolini?».
TOTO: «Tata, tu sei matta! Vestito, scarpine, borsettina e poi anche il braccialettino coi diamantini? Dove li prendo i quattrini?».
TATA: «Allora mi sacrifico io: rinuncio alle scarpine, alla borsettina, al vestitino con la codina e anche alla Tranviata. Mi contento del braccialettino coi diamantini! Però lo voglio subito!».
TOTO: «Tata, è tardi. E poi non ho tutti i soldi per pagarlo».
TATA: «Non pensarci, Tato: il braccialettino coi diamantini ce l’ho già. E tu lo pagherai un po’ alla volta».
TOTO: «E come faccio?».
TATA: «Fai un po’ di economie: invece di uscire con gli amici lavi i piattini e così non compriamo la lavastoviglie e il braccialettino è pagato».


...QUI...e ..QUA











Citazione da: "Corriere della sera"

«La rabbia», cancellata la parte dell'autore emiliano, è rimasta solo quella di Pasolini
«Guareschi offeso». Via Bertolucci
I figli dello scrittore fanno dimettere il regista dal comitato per il centenario



DAL NOSTRO INVIATO
VENEZIA — Esplode la nuova Rabbia. Quarantacinque anni dopo la prima versione del film documento sull'Italia vista «da destra» e «da sinistra » da due personaggi del mondo culturale che più lontani non si poteva, Pasolini e Guareschi, il comunista eretico e il cattolico conservatore, La rabbia, ricomposta dalla Cineteca di Bologna secondo il progetto originario che l'affidava solo a Pasolini, scatena le ire degli eredi Guareschi.

Che, poche ore dopo la sua presentazione alla Mostra del Cinema, chiedono le dimissioni del presidente della Cineteca, il regista Giuseppe Bertolucci, dal Comitato per le celebrazioni del centenario della nascita di Giovannino Guareschi, di cui fanno parte, tra gli altri, Baricco, Zavoli, Ettore Mo, Gustavo Selva e Michele Serra. E Bertolucci, riconoscendo come legittima la richiesta, si dimette all'istante. A spingere Alberto e Carlotta, figli dello scrittore emiliano ideatore della saga di Don Camillo e Peppone, non è stata solo la scelta di Bertolucci, nata da un'idea di Tatti Sanguineti, di restituire al film la sua fisionomia originaria ricostruendo tramite i materiali degli Archivi Pasolini ospitati nella Cineteca bolognese quella parte iniziale a cui lo scrittore friulano aveva dovuto rinunciare per far posto, su pressione del produttore, al controcanto di Guareschi.

A irritarli ulteriormente sono state le dichiarazioni fatte da Bertolucci alla Gazzetta di Parma: «Guareschi è un autore che ha avuto i suoi meriti. Ma il suo testo in La rabbia è insostenibile, addirittura razzista. Gli abbiamo fatto un piacere a non recuperarlo ». Opinioni che hanno fatto prendere la penna ai figli di Guareschi. In una lettera a Vincenzo Bernazzoli, presidente del Comitato, scrivono: «Lei capirà che non possiamo, pur rispettando l'opinione di Bertolucci, accettare che da un esponente del Comitato d'Onore per Guareschi escano affermazioni di questo tenore. Saremmo del parere che lei invitasse il maestro a rassegnare le proprie dimissioni». Non ce n'è stato bisogno: «Ribadisco il mio giudizio fortemente critico rispetto a un testo che considero tra i meno felici di Guareschi — ha risposto Bertolucci —. Giudizio che riguarda solo un aspetto della sua opera. D'altro canto, consapevole che le mie affermazioni possano aver irritato Alberto e Carlotta, ritengo legittima la loro richiesta di mie dimissioni che rassegno nelle mani del presidente Bernazzoli, riaffermando il mio rispetto per un autore così significativo di una fase importante della nostra storia ». Comunque, La rabbia secondo Pasolini, dal 5 settembre nei cinema, avrà un seguito da «par condicio». «Dopo la ricostruzione della versione originale di Pasolini sarà la volta di quella di Guareschi », annuncia Luciano Sovena, presidente del Luce.

«Quella del '63 fu un'operazione mal riuscita, che aveva tentato di metter insieme due caratteri così incompatibili. Il risultato fu che ad entrambi i film venne amputato un pezzo. Completato il lavoro su Pasolini, abbiamo intenzione di fare la stessa cosa per ridare dignità dell'opera di Guareschi, recuperando quello che anche lì era stato eliminato».

Giuseppina Manin
31 agosto 2008






 Scultura realizzata da Maurizio Zaccardi

 posta di fronte al Museo "Il Mondo Piccolo".


Nella vecchia scuola rinata a nuova vita si "respirano le cose che lui amava".

http://www.mondopiccolofontanelle.it/fontanelle/Musei/museo%20fontanelle/Museo%20mondopiccolo.htm



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vignette da Giovannino Guareschi fondazione Mondadori
http://icri-go.gov.it/component/attachments/download/363.html
http://www.giovanninoguareschi.com/