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giovedì 26 novembre 2020

25 novembre Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne - 2020


Grido di Donna

Gio / Mariagrazia Quaranta





Qualche tempo fa un distinto signore, fra l’altro un grande artista da cui mi sarei attesa sensibilità e compartecipazione, mi ha rimproverata di disegnare troppo spesso le donne come vittime della violenza maschile. Non ne poteva più (…lui!) di questa raffigurazione della donna come vittima, a suo dire fuori tempo, fuori contesto, perché “lui, di donne in quella situazione non ne aveva mai incontrate e anche fra le coppie di sua conoscenza, uomini e donne avevano un rapporto paritetico e solidale”.

Un po’ come se io dicessi, siccome mangio tutti i giorni, non credo che qualcuno possa morire di fame...

Inutile replicare, l’arguto e gentile signore dal machismo ben dissimulato, ha chiuso la conversazione salutando ed eliminandomi dalle sue amicizie (social). Poco male si dirà. In realtà, anche atteggiamenti di questo tipo, certo in misura diversa, sono parte del problema.

Se proviamo ad analizzare oggettivamente, dati alla mano, il dramma della violenza sulle donne, scopriremmo che in Italia, per esempio, in periodo di lockdown, gli omicidi sono diminuiti ma i FEMMINICIDI sono aumentati: è stata uccisa UNA donna ogni DUE giorni.

La violenza non è però legata all’emergenza, è strutturale.

Come spiega la filosofa Giorgia Serughetti oggi su Domani, “la violenza che colpisce ad ogni angolo del globo è una pandemia che dura da millenni. A farne le spese sono donne di ogni nazionalità, condizione sociale, livello di istruzione o professionale. A commetterla sono uomini comuni, quelli di cui il vicino di casa dice ‘salutava sempre’, o di cui i media celebrano le virtù di ‘imprenditore di successo’. (...)

La violenza sulle donne da parte dei loro “uomini normali” è anche una scelta politica.

Durante la pandemia il fenomeno della violenza contro le donne si è aggravato a causa delle misure di confinamento, ma le istituzioni si sono mosse tardi e con difficoltà. Nella Giornata internazionale del 25 novembre, il bilancio dell’anno mostra una preoccupante sottovalutazione del fenomeno.”

#25Novembre #Domani #GiorgiaSerughetti #femminicidio #InternationalDayfortheEliminationofViolenceagainstWomen

MarilenaNardi #NoMoreViolenceAgainstWomen 



 



Giornata mondiale contro la violenza sulle donne International day for the elimination of the violence against women #courrierinternational #cartooningforpeace #cartooningforsolidarity

Marco De Angelis




wouldn’t it be good to be in your shoes

even if it was for just one day?

Magnasciutti


Dedicata a tutte le piccole e grandi principesse che vivono le storie scritte da altri, rinchiuse nelle torri in balia di draghi violenti e sempre in attesa di un principe che le salvi.

Dedicata alla mia bambina, perché possa scrivere da sé la sua storia e perché possa sempre trovare in sé la forza di scendere da qualsiasi torre.

#iodicono alla violenza sulle donne

Alagon



La cosa brutta delle “giornate” è che durano solo una giornata. E che molti non la rispettano neppure per 24 ore

#giornatacontrolaviolenzasulledonne #vignetta #donne #noviolenza

Lele Corvi




 Confesso di avere qualche riserva sull'efficacia di queste "giornate". 

Anche perchè ormai ogni giorno ce n'è una che ovviamente porta a far dimenticare l'argomento della precedente che invece, normalmente, dovrebbe essere ricordato in tutti i giorni dell'anno.

Ma in ogni caso voi, carissime, state sempre attente!

Gianfranco Uber



Il mio pensiero va a Marilena Nardi, una grande artista che spesso si confronta con piccoli uomini, in tutti i campi una donna di successo da fastidio a tanti maschietti anche nel mondo della satira, ma spesso si tratta di invidia.

Paolo Lombardi



#giornatacontrolaviolenzasulledonne

Averi.

Mauro Biani



Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

#25novembregiornatamondialecontrolaviolenzasulledonne #violenzadigenere

Durando




Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

#25novembregiornatamondialecontrolaviolenzasulledonne #violenzadigenere

Anne Derenne



#GiornataControLaViolenzaSulleDonne #femminicidi #25novembre #25novembre2020 #25Nov #panchinerosse #satiraneurodeficiente #noallaviolenzasulledonne #stopviolenceagainstwomen #IChinson

Mario Airaghi




Mario Bochicchio



25 novembre 2020 - Giornata Mondiale Contro La Violenza Sulle Donne. "Questo NON è Amore!" By Chenzo, www.chenzoart.it #giornatainternazionalecontrolaviolenzasulledonne #stopallaviolenzasulledonne #nonstozitta #25novembre #noallaviolenzasulledonne #chenzo

Lorenzo Bolzani - Chenzo.



Al di la dei sentimenti, quanti sbagli abbiamo commesso e commettiamo noi maschi...il bardo pero' gia' lo sapeva...

Tiziano Riverso

PS: la poesia molto probabilmente non è del bardo ma di un lavoro teatrale italiano ma quel che contano sono le parole, non l'autore!




Antonio Gallo


Oggi è la giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne, obiettivo ancora molto lontano per tutti i Paesi del mondo.

Solo in Europa, 1 donna su 10 ha subito una qualche forma di violenza sessuale. Quando finirà? 

#25novembre #iolochiedo





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venerdì 6 novembre 2020

Gigi Proietti

 Roma perde con la scomparsa di Gigi Proietti uno dei suoi più cari figli, un grande attore di  teatro, tv e cinema.

Un piccolo omaggio : alcune vignette, caricature e l'intervista di Antonio Gnoli.

Un abbraccio alla famiglia.

GRANDE PERSONA
 di Riccardo Mannelli

Gigi Proietti: "Sono un esibizionista allegro. Volevo solo una cosa: la luna"

Antonio Gnoli (2/01/2016)


Ha iniziato suonando nei night. Poi il teatro, gli incontri con Bene, Lerici, Gassman, il cinema e la televisione. Il grande attore si racconta

Vuole un caffè? Così magari lo prendo anch'io. Che problema c'è? Chiedo. C'è che sto in regime salutista: un caffè e un sigaretta al giorno. Dice lui. Lui sarebbe Gigi Proietti che vado a trovare in una Roma costernata dal clima. Vive in fondo alla Cassia. Scorgo, in un angolo del salone dove ci accomodiamo, un contrabbasso. Chi lo suona? Lo suono io, ogni tanto. Ero il bassista col botto. Col botto? Sì col botto: bumbumbum. Non sapevo fare altro. La mano destra ancora, ancora. Ma la sinistra imprevedibile. Come se non avessi un braccio. Erano gli anni in cui suonavo in un complessino tirato su, senza pretese. Guadagni scarsi. Ma sufficienti per non pesare sui genitori che non navigavano nell'oro e immaginavano per me un futuro diverso.

Gigi di MariaGrazia Quaranta/GIO


Cosa immaginava suo padre?

"Quello che di solito hanno in testa i padri di quella generazione: studia, laureati e trova un impiego, possibilmente statale. Sa perché noi italiani abbiamo spesso tollerato la burocrazia e i suoi misfatti?"



No, mi dica.

"Perché la burocrazia era la mamma, il ventre molle e accogliente nel quale sparire e riemergere il 27 di ogni mese. Tra coloro che ce l'avevano fatta c'era la granitica convinzione che ogni cosa che accadesse fuori non li riguardava. Non credo che mio padre vivesse così lo stato delle cose. Lui pensava a una carriera onorevole".




Di cosa si occupava?

"Aveva fatto parecchi mestieri, il boscaiolo, il cameriere, prima di trovare a Roma un impiego come uomo di fiducia in un'azienda. Ho sempre ammirato la sua onestà. Era umbro, figlio di contadini. Con la mamma vennero a Roma negli anni della guerra. Sono nato nel 1940. I miei alloggiarono prima in una casa davanti al Colosseo, fummo sgombrati dalle forze dell'ordine perché l'edificio era pericolante; andammo a vivere in uno scantinato di un albergo; infine ci assegnarono un alloggio alla borgata Tufello".

Li mortacci...
Tiziano Riverso


Come vive le sue origini?

"Penso che le origini di una persona non sono la sua condanna. Ognuno di noi, se ha determinazione e un po' di fortuna, può decidere la propria strada".



Diceva della prima orchestrina.

"Ci chiamavamo "Gigi e i Soliti Ignoti". A Roma, parlo del 1960, c'erano i dancing. Io cantavo. Poi facemmo il salto di qualità: ci chiamarono a suonare nei night club. Entravamo alle sette di sera e uscivamo, disfatti, alle cinque del mattino. Mi ero anche iscritto a giurisprudenza. Non era facile affrontare insieme gli esami e il pubblico notturno".



Erano gli anni della Dolce vita.

"La Dolce vita stava finendo e già si intravedeva l'agonia di via Veneto".

Giggi
Pare de piombo er cielo dapertutto
E er sole nun accenna a sorti’ fòra
Da quanno Roma s’è svejata a lutto
E, insieme a Roma, er monno s’addolora.
Era un artista enorme, e soprattutto
Era un amico, un padre, e tanto ancora,
Una risata aperta e ammaliatora
Che er monno te pareva meno brutto.
Proprio oggi faceva er compleanno,
Che de li morti c’è la ricorrenza.
Otto decenni avrebbe festeggiato.
Come si er calendario de quest’anno
Volesse di’, co’ questa coincidenza,
Che l’urtimo gigante se n’è annato.


Chi frequentava il night?

"Allora era uno status symbol. Venivano il generone romano, un po' di malavita e parecchi turisti. Questi ultimi di solito arrivavano grazie a un'organizzazione, "Rome by Night", che li guidava. Pagavano un biglietto di ingresso che gli dava diritto a una consumazione e ad assistere a uno spettacolo di streap-teese".



Cos'altro accadeva?

"Le entreneuse tenevano compagnia ai clienti. Alcune poi si appartavano nei separé. Noi suonavamo di tutto in tutte le lingue. Usando, in realtà, un gramelot, inventato per l'occasione. L'atmosfera cominciava sonnacchiosa e poi cresceva di tono. I clienti si eccitavano, le ballerine si contorcevano, le spogliarelliste si denudavano. Ce n'era una che faceva lo spettacolino con una porta".


Una porta?

"Sì, la trovata consisteva che alla fine il pubblico vedeva lei, che si spogliava, dal buco della serratura!".

Gastone
Antonio Gallo


Meraviglioso.

"Era un altro mondo dove i fiumi di champagne erano sostituiti dai fiumi di imprecisati liquidi. Una volta un cliente, mi pare un americano, scrutò attentamente l'etichetta della bottiglia: c'era scritto grande "Rouge et Noire" e sotto, piccolo piccolo, "Fratelli Capocci, Genzano". Lo champagne lo preparavano nel retro delle cucine. Scoppiò il putiferio".


Le manca quel mondo?

"Appartiene a un periodo della mia vita. È stato fondamentale in molti sensi. In quegli anni incontrai la donna che sarebbe stata la compagna della vita: Sagitta, una svedese che faceva la guida turistica. Stiamo insieme da mezzo secolo. Non ci siamo mai sposati. Ogni tanto dico: vedi, anche se volessi, non potrei neanche divorziare. Abbiamo due figlie che adoriamo".

Gigi Proietti
Marco Martellini

Circondato da donne.

"Non è poi così male".


E il teatro?

"Ci arrivai per caso. Non ero abitato dal fuoco sacro, semmai dal fuoco fatuo. Avevo fatto dei provini. Ma non è che avessi una cultura teatrale. Feci piccole cose. Erano gli anni in cui a Roma c'erano le famose cantine e si faceva molta avanguardia. Restai folgorato da Carmelo Bene che recitava in Caligola di Albert Camus. Carmelo curò anche la regia e i costumi. Lo guardai con ammirazione. Aveva solo tre anni più di me. Ma era come se tra di noi ci fossero secoli di distanza".


Cosa la colpiva?

"Penso che la sua grande capacità innovativa si nascondesse nelle pieghe della tradizione. Me lo presentò Roberto Lerici, altro personaggio straordinario, e diventammo amici da subito. Mi propose di lavorare a uno spettacolo che poi non si fece. Ripiegò sulla Cena delle beffe , mi offrì il ruolo di coprotagonista e accettai felice di poter lavorare con quel mostro sacro".

Ciao grande Gigi, adesso facce ride da lassù!
 By Chenzo, www.chenzoart.it #gigiproietti #gigi #Proietti #chenzo


Non era un uomo facile da trattare.

"Era istrionico, provocatorio ma anche geniale. Un poeta che a volte si lasciava andare alla sua vena più aggressiva. Trovo però difficile definirlo. A volte decadente. Altre ancora futuribile. Le maschere non gli mancavano. Negli ultimi anni parlava solo di Schopenhauer, di Nietzsche, degli amici francesi che lo avevano scoperto. Dissipò il suo talento in mille rivoli. Cominciò a dire Io non esisto . Si carmelobenizzò. Ma è stato un grande artista".


Accennava a Roberto Lerici, se non ricordo male aveva una casa editrice culturalmente agguerrita.

"La Lerici editore. L'aveva ereditata dalla famiglia e rilanciata assecondando i suoi gusti raffinati. Ma Roberto non era solo un intellettuale astratto o sofisticato. Possedeva un formidabile senso dello spettacolo. Tanto è vero che insieme allestimmo A me gli occhi please e prima ancora Fatti e fattacci .


Come spiega il successo clamoroso di "A me gli occhi, please"?

"Non lo spiego, non sarei in grado di farlo. Esordimmo a Sulmona e poi arrivammo a Roma, un po' per caso. Nei due anni che lo tenemmo in cartellone fu visto da mezzo milione di persone. Perché? Boh. Piaceva la contaminazione dei generi, il comico e il drammatico che si alternavano e poi era come se quella grande tenda, dove si svolgeva lo spettacolo, fosse diventata una sorta di isola felice. Eravamo alla metà degli anni Settanta. Anni orribili, segnati dai morti e dal fanatismo, non così diversi da quelli odierni. Allora, la gente trovò rifugio in quel teatro. Nessuno avrebbe scommesso una lira sul suo successo. Forse l'unico a crederci davvero fu Lerici. Aveva visto lungo".

Giannelli

Divenne così un attore affermato.

"Il primo successo lo ottenni con Alleluja, brava gente ".


Poi ci fu Petrolini.

"Arrivò più tardi. Mi incapricciai di questo attore immenso. Non era solo comico. Era inquietante. Tutti dicono che parlava a raffica. No. Era il Dio della pausa. Riempiva il silenzio con le sue smorfie".


Che cos'è il tempo comico?

"Glielo spiego così: se uno racconta una barzelletta e sbaglia il tempo della battuta finale, la barzelletta non ha più senso. La pausa non è silenzio, è una forma di pienezza. Guida il ritmo dell'attore. Guai sbagliarla. Una sera recitavo Il Dio Kurt di Alberto Moravia. Il teatro era un po' malmesso. Pioveva. A un certo punto nel bel mezzo di una pausa sentiamo: toc, toc, toc. Era una goccia d'acqua che batteva su un banchetto. Sfalsò tutti i nostri tempi".


Cosa accadde?

"Immaginando la scena in cui il nazista si sarebbe seduto sul banchetto e la goccia che gli avrebbe martellato la testa, cominciammo a ridere furiosamente. Toc, toc, toc. Lo spettacolo ne risentì. Il pubblico non capiva che cosa stesse accadendo. Si alzò un brusio. Lì capii che il tempo della pausa è un tempo di convenzione, di complicità con il pubblico. Se non lo cogli si interrompe la magia".

Lupini


Cosa vuol dire magia?

"Sostengo spesso che il teatro si fa tra il falso e il finto. La magia è trovare il vero che vi è nascosto".


E il cinema?

"Cerca il verosimile. Dopotutto, veniamo dalla grande stagione neorealista".


Lei ha girato parecchi film e alcuni di grande successo. Ma il pubblico non l'ha mai identificata nell'attore cinematografico.

"E forse è stato un bene. Mi annoierei a fare un solo mestiere. E poi ti devi divertire. Ho lavorato a un paio di film con Tinto Brass. Feci il protagonista insieme a Tina Aumont ne L'urlo , film che rimase in censura per nove anni".

Se ne è andato un GRANDE del Teatro Italiano 😢 E adesso come glielo dico a mia madre?!
Vanessi

Un film erotico?

"No, no. C'era qualche scenetta di nudi, i figli dei fiori, quelle robe lì. Brass ce l'aveva con quegli attori che definiva esibizionisti tristi. A lui piaceva il sesso come gioia. Come dargli torto? E poi, ogni artista ha le proprie ossessioni".


Le sue quali sono?

"Non sono un artista, forse sono soltanto un esibizionista allegro. Però c'è una cosa che mi ha ossessionato per anni. È una battuta di Carmelo nel Caligola : "Io voglio solo la luna"".


Come dire: prendere l'impossibile o il meglio dalla vita?

"Ma forse anche il peggio chi lo sa. Carmelo venne a Roma convinto di fare il tenore. Divenne un'altra cosa. Forse più grande. Certamente diversa. Ho capito che la mia luna era un'idea di teatro che fosse una specie di comunità. Qualcosa che il cinema non ti può dare".

Mike Comics

Neppure la televisione?

"Neanche quella. Sono riconoscente alla Tv che mi ha regalato un successo incredibile e anche inaspettato. Dicevano: bravo Proietti, ma non buca lo schermo. E invece ha visto, no?".


Come vive il grande successo?

"La prima volta mi sconvolse. In anni in cui non ero così convinto che la popolarità fosse un bene, arrivò la notorietà con Alleluja, brava gente . Poi ho capito che molto dipende da come sei fatto. E mi sono reso conto che non ho i desideri di una star che insegue solo quello. Il successo deve essere il risultato del tuo lavoro e quando lo ottieni devi essere responsabile per ciò che dici e fai".

Rattristato dalla scomparsa di un grande mattatore del palco. Mi emozionava la sua bravura. Ricordandolo..... sempre a modo mio.
Pierpaolo Perazzolli


Parola di Mandrake?

"Parola".


Si aspettava che "Febbre da cavallo" diventasse un film cult?

"Per niente. All'inizio venne considerato un prodotto dozzinale. La verità è che Steno è stato un grande. Pubblico e critica scoprirono la leggerezza, l'ironia, la comicità di quel film".

OMAGGIO A GIGI PROIETTI
Mario Bochicchio

Era una serie di meravigliosi sketch.

"La comicità dello sketch si fonda su alcuni schemi essenziali. Per esempio ne La figlia del cassamortaro prevale l'elemento dell'ingiustizia. La ragazza non riesce a fidanzarsi perché il padre costruisce bare; oppure ne La signora delle camelie c'è il suggeritore che non è in grado di suggerire; o ne La sposa e la cavalla la storia si basa su un equivoco. Ricordo che con Gassman improvvisammo uno sketch sul set di A Wedding di Robert Altman. Cazzeggiammo liberamente. Fu esilarante, come riconobbe lo stesso regista che conservò integralmente la scena. Con Vittorio passammo insieme un mese sul lago Michgan".


Gassman fu un altro compagno di strada.

"Straordinario e pieno di vita. Ho il rimpianto di non aver mai lavorato a teatro con lui. Anche se l'occasione ci fu con Otello . Avrei dovuto interpretare Jago. Mi tirai indietro. Convinto che dal confronto uno dei due avrebbe perso. Scatenando le invidie dell'altro. Peccato".

"Potrei esserti amico in un minuto, ma se nun sai ride mi allontano. Chi non sa ridere mi insospettisce".
Addio Gigi Proietti
Rigotti


So che Eduardo De Filippo le offrì di lavorare con lui.

"In quel momento ero impegnato. Eduardo era venuto a sentirmi in A me gli occhi, please. Poi bussò in camerino, che era una roulotte. Aveva il volto segnato, da due righe profonde e inconfondibili. Mi strinse la mano e disse "bravo!" Era il 1977. Era vecchio ma emanava ancora un fascino straordinario".


E la sua vecchiaia?

"Cerco di darle una logica, ma è quasi impossibile. Faccio un mestiere che abitua a pensare alla propria fisicità. Ma non è più quella di una volta. Ora dirigo il Globe Theatre di Roma. Per ora sono riuscito a non recitarvi. Ogni tanto mi dico: Gigi, nun te preoccupà, tanto una parte da vecchio per te c'è sempre".



Gigi Proietti - Er Cavaliere Nero
Mauro Biani



lunedì 18 maggio 2020

L'omaggio dei disegnatori italiani a Ezio Bosso


La prematura e improvvisa scomparsa di Ezio Bosso ha rattristato e commosso chiunque lo conoscesse. Era una persona, unica, speciale e meravigliosa e non posso che aggiungere al dolore profondo di tutti, anche il mio, che stavolta sfiora anche la mia vita professionale.
Mi ha infatti ricordato un suo grande sogno, che voleva realizzare e che mi riguardava in prima persona.
Anni fa ebbi infatti l’onore e l’opportunità di conoscerlo a Torino, e l’incontro nacque proprio da una sua specifica richiesta, perché voleva raccontarmi personalmente un suo grande desiderio : girare l’Italia dirigendo un’orchestra che suonasse in diretta la colonna sonora di “Allegro non troppo”, proiettato contemporaneamente sugli schermi dei teatri.
Amava moltissimo quel film e accarezzava da tempo quest’ambiziosa idea che lo stimolava e appassionava.
Mantenere i sincroni del film in diretta, con un’orchestra dal vivo, era un’impresa difficilissima, e glielo dissi, ma mi assicurò che per lui sarebbe stato possibile.
E naturalmente non avevo dubbi e l'idea non poteva che entusiasmarmi, conoscendo chi me la proponeva…
Con la sua scomparsa, oltre ad una magnifica e grande persona, muore così anche questo fantastico sogno, destinato a restare nel mondo della fantasia, ma che rappresentava perfettamente il suo coraggio e il desiderio di sfide sempre nuove e stimolanti.
E si è spenta anche una fiammella dentro di me.
Bruno Bozzetto


Mi è stato chiesto se potevo disegnare qualcosa sulla scomparsa di Ezio Bosso, musicista e pianista torinese che soffriva da alcuni anni di una malattia neurodegenerativa.
Ho aperto in photoshop un documento quadrato bianco e ho iniziato a disegnare a mente libera. Questo è quello che ne è uscito. Spero sia adeguato.
#EzioBosso #musica #Torino
Stefano Tartarotti





Ezio Bosso è LA risposta! #eziobosso #watercolor #drawing #cartoon #vignette
Luc Garcon


A Ezio Bosso. Ars est celare artem, l’arte consiste nel celare l’arte. Come in un disegno il segno si nasconde in altri segni, nella musica accade lo stesso, il gioco a nascondino accresce il mistero nel far convivere solennità e sberleffo, dolore e scherzo. Dolore traslato in consolazione. In un tempo in cui l’arte non è rappresentata, essa vibra più potente di prima. Te ne sei andato amplificando questo sentire, con una forza che trasforma il fatale destino in rinascita. Non potevo non omaggiarti di un piccolo e personale ringraziamento, che mi viene dal midollo, laddove neanche il cuore basta più ad accogliere la più profonda, insondata e potente verità, la meraviglia che si fa vita.
Beppe Mora



Ezio Bosso" - Omaggio al grande compositore, pianista e direttore d'orchestra che ha commosso e incantato il mondo, morto a Bologna il 15 Maggio scorso ....Addio al Maestro..di musica e di vita
Marco D'Agostino



Dedico ad Ezio Bosso una mia vecchia vignetta sulla musica. E' una melodia che avrebbe potuto dirigere o suonare lui stesso.
Marco De Angelis

Umberto Rigotti



Alagon /Cabras


Grazie, Ezio.
#eziobosso
https://gianloingrami.blogspot.com/2020/05/grazie-ezio.html



#EzioBosso
Oggi su la Repubblica
Mauro Biani


Lele Corvi


Il maestro che faceva volare le note
Antonio Gallo



CIAO EZIO!
Grazie per la Musica che ci hai regalato!
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Fonte QUA:
https://www.lastampa.it/spettacoli/musica/2020/05/15/news/e-morto-ezio-bosso-il-pianista-che-sapeva-commuovere-1.38846979
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AfNews QUA:
http://www.afnews.info/wordpress/2020/05/15/ciao-ezio/
Moise


Ricordatevi che la musica, come la vita, si può fare in un modo solo: insieme". Ezio Bosso
Paride Puglia

Omaggio a Ezio Bosso
Paride Puglia


Così ricordavo il Maestro Ezio Bosso nel 2016.... mi piaceva molto come artista e come persona. La sua scomparsa fa ancora più triste questa giornata piovosa
Perazzolli
Buon viaggio maestro
Perazzolli





L'intervista di Diego Bianchi a Ezio Bosso (10/04/2020)
15 maggio 2020 muore a 48 anni Ezio Bosso, vi riproponiamo una delle sue ultime apparizioni televisive qui a Propaganda Live il 10 aprile




GRAZIE EZIO!