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sabato 17 marzo 2018

HUMOUR & VIGNE : 13th International Cartoon Biennial - 2018 - Jonzac – France

© Marilena Nardi


C'est un grand plaisir pour nous de vous présenter la maquette de l'affiche de la 13e  Biennale Humour & Vigne 2018.
Le dessin a été réalisé par la dessinatrice italienne Marilena Nardi, invitée d'honneur au Festival de Jonzac cet été.
La conception de la maquette est de Zoran Petrovic, invité d'honneur en 2016.
Nous remercions chaleureusement les deux artistes pour leur précieuse contribution et amical soutien.

Conditions de participation à la biennale 2018

domenica 10 settembre 2017

Il 36º Salone Internazionale di Saint Just le Martel, Francia, ospita una mostra dell' italiana Marilena Nardi





Il 36º Salone Internazionale di Saint Just le Martel*, Francia, ospita una mostra dell' italiana Marilena Nardi

Di Francisco Punal Suarez
In esclusiva per Fany Blog

Non dimentico come ho incontrato Marilena Nardi, un'eccezionale donna italiana, un'artista che con i suoi disegni esprime il suo desiderio di cambiamenti nella società e lo sguardo pieno di sentimenti. Fu nel 2013 a Lisbona. Eravamo entrambi membri della giuria internazionale del World Press Cartoon. Nello stesso anno, Marilena è stata premiata con il Premio Forte dei Marmi per la Satira politica per il Disegno satirico, ha partecipato ad una straordinaria esposizione di cartoonists donne in varie località della Turchia e anche ad una Mostra Internazionale a Madrid, e poi itinerante, contro la violenza sulle donne.

Con più di 55 premi internazionali, tra cui il Gran Premio al World Press Freedom Cartoon di Ottawa nel 2011, Marilena Nardi ha continuato in questi anni dimostrando la sua versatilità nell'illustrazione e nell'umorismo grafico. Lei pubblica i suoi disegni su Il Fatto Quotidiano, Il fiore del partigiano e il trimestrale francese Espoir.
In rete con l’Asino, Fany-blog, Aspirina la rivista, Anpi, Buduàr, W-T-W.org, worldink.org e altri siti e blog di informazione. E, ultima solo perché appena nata, la rivista online SatiraOpinion, curata da Wilfredo Torres.
Fa parte di France Cartoon, di United Sketches, di Cartoon Movement e Cartooning for Peace. Ed è professore di illustrazione all'Accademia di Belle Arti di Venezia.
Ora il 36º Salone di San Just le Martel, (dal 30 settembre all'8 ottobre), Francia, l'ha invitata a tenere una mostra personale nella sua prossima edizione. Il titolo dell'expo è  " Au-delà de l'amour" (Oltre l'amore)
"Per la mia professione, - afferma Marilena- ho disegnato i più svariati argomenti - dalla scuola alla salute, passando per la letteratura o la finanza - cercando di risolvere in chiave umoristica le esigenze dei differenti committenti”.
“Poi, a un certo punto, per diversi motivi, mi sono orientata verso la satira. In questo modo, ho iniziato una stretta collaborazione con uno dei quotidiani italiani più indipendenti, Il Fatto Quotidiano, e con alcune riviste satiriche che sono ormai scomparse, e poi, attraverso il web, con blog di informazione e giornali online”.
“I disegni presenti in questa mostra fanno parte di un percorso diverso. Non parlo di politici o storie ordinarie, ma cerco di analizzare una sentimento, 'Amore, attraverso i suoi molti aspetti. Desidero spingermi più in là, dentro il mistero di questo sentimento, profondo e contraddittorio, che allo stesso tempo unisce e separa gli esseri umani.
Dell' Amore ho tracciato la bellezza, ma anche i tormenti, l'angoscia, i sogni, i timori, i desideri, la mancanza, i ricordi, la passione, la nostalgia”.
“Dell' Amore mi interessano anche le deformazioni. Spesso, dietro questa parola, ci sono impulsi nascosti e desideri violenti, le cui vittime sono soprattutto le persone più deboli. Ed ecco  dunque la gelosia, le molestie criminali, la segregazione, lo stupro, la violenza, la pedofilia, il femminicidio”.
“L'Amore non è una questione di genere. Tutti siamo felici o soffriamo per amore, in modo più o meno intenso. Si ama a 6 mesi, come a 90 anni e ad ogni latitudine.
È un sentimento che può assumere molte forme: nella coppia, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra amici”.

È una visione femminile o autobiografica?

“Non necessariamente. Il mio disegno non è che uno strumento di riflessione e talvolta di denuncia. Così accade spesso che i colori siano scuri e il tratto duro. Nella mia esplorazione, mi sono resa conto che il dolore appare come la più intima unità di misura dell'Amore. Il risultato è un sorriso necessariamente amaro”.

Cosa significa per te esporre a Saint Just le Martel?

“L’anno scorso ho ricevuto un premio a Saint Just le Martel, totalmente inatteso, che mi ha fatto un enorme piacere. Al di là della sorpresa, era un bel riconoscimento per il mio lavoro che cerco di fare sempre con impegno e con sincerità, verso me stessa e verso gli altri. Quest’anno sono stata invitata a esporre una cinquantina di disegni. E ne sono ancora più felice”.

“Saint Just è un palcoscenico internazionale molto importante per l’umorismo grafico e la satira. Una personale qui, dal punto di vista comune, è l’equivalente di un gran premio in un concorso prestigioso. Dal mio punto di vista è tutto questo, ma non solo”.

“Noi disegnatori, facciamo questo lavoro per comunicare e per esprimerci. Nella mia testa, queste due azioni sono sempre ben distinte. (Servirebbe più tempo per spiegare, ma in sintesi potrei dire che comunicare è relativamente semplice: è trasmettere un messaggio. Tutti comunicano in una forma o in un’altra. Perfino gli insetti comunicano fra loro! Per comunicare è necessario un codice, un linguaggio condiviso. (L’espressione, invece, è qualcosa di ulteriore e di più complesso: è ciò che ci caratterizza e ci distingue come esseri umani)”.

“Ultimamente disegno molto, ma pubblico poco. La collaborazione con il mio giornale si è estremamente ridimensionata e io ne ho approfittato per disegnare e riflettere su temi differenti da quelli di cui mi sono occupata prevalentemente negli ultimi cinque anni. E cioè, anziché guardare verso il mondo esterno (la politica, la cronaca, gli avvenimenti internazionali, ecc.) ho rivolto la mia attenzione all’interiorità, ai sentimenti, alle relazioni sociali e umane”. 

“Esporre a Saint Just, anche se non ci sarà un catalogo a documentare questa esposizione, è un’opportunità preziosa per mostrare quello a cui sto lavorando, per arrivare comunque e direttamente al pubblico, senza il quale tutti questi disegni non non avrebbero senso. Perché si disegna per trasmettere un messaggio (comunicazione) convinti che questo messaggio possa contribuire a cambiare un po’ le coscienze, o le induca almeno a riflettere su un dato tema, su una certa situazione. E si disegna per questa intima necessità di relazionarsi agli altri e al tempo stesso di “definirsi” (espressione). Il senso del mio lavoro, di tutti coloro che fanno questo lavoro, è comunicare ed esprimersi, muovere da noi stessi verso gli altri. Saint Just mi dà spazio, mi dà voce in un momento in cui quasi non ne ho, dà un senso al mio lavoro”.


Ulteriori información: http://www.marilenanardi.it/



Marilena Nardi ed alcuni dei suoi disegni
Marilena Nardi
foto Francisco Punal Suarez

























Marilena Nardi riceve il premio da  Pino Corrias .





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36ème édition du SALON INTERNATIONAL
DE LA CARICATURE, DU DESSIN DE PRESSE et D'HUMOUR
30 SEPTEMBRE - 8 OCTOBRE 2017
TOUT L'HUMOUR DU MONDE !
COUPS DE PROJECTEURS :- Loup joue sur nos nerfs: dessins en puzzles
- Siné nous fait son jazz
* À LA UNE :- Expositions de Michel Kichka (Israël) "Mon crayon à fleur de peau" et Khalid Gueddar(Maroc), lauréats du Prix de l'Humour Vache 2016 et concepteurs de l'affiche du salon 2017.
- Moisan, dessinateur au Canard Enchaîné, 30 ans après...
LES EXPOSITIONS COLLECTIVES DE PRESTIGE :
- "Les crayons de la liberté": Tous les grands dessinateurs de presse du moment... de tous les continents: leurs dessins sont à Saint-Just-le-Martel : de tous les pays d'Europe, bien sûr, mais aussi de Chine et des USA, de Corée et d'Afrique, d'Inde et d'Argentine...
"Trump, neuf mois plus tard..." par les grands dessinateurs américains et internationaux de renom (sous la direction de Daryl Cagle).
"Les Français vus par les Britanniques, les Britanniques vus par les Français”,proposée par France Cartoons pour fêter et sceller l'amitié des dessinateurs adhérents à cette association, en souvenir de l’Entente Cordiale et malgré le Brexit.
"Présidents, Présidents... Les élections 2017 en France"."Décoder les étoiles", exposition sur les pères fondateurs de L'Europe par Cartooning for Peace, dans le cadre du 60ème anniversaire du traité de Rome (Maison de l'Europe)
INTERNATIONAL:"Espace Suisse": 2 expositions hommages à Burki et Mix et Remix décédés en 2016, en collaboration avec la Maison du Dessin de Presse de Morges
Exposition Marilena Nardi, " Au-delà de l'amour", dessinatrice italienne, lauréate du Crayon de Porcelaine, presse étrangère en 2016.
"Trump" par Boris Erenburg (Israël) pour fêter 40 ans de dessins
CARTE BLANCHE A...Philippe Decressac, dessinateur belge né en 1968 entre les pavés et le sable. Exposition extraite de son livre "Mieux vaut en rire " (Ed. Glénat, mai 2017) pour relancer les blagues dessinées dont les "sales blagues" de Vuillemin et Reiser sont issues.
" Le petit musée de la Ve République", caricatures de Devo.
Recueil insolite de caricatures recensant des figures parmi les plus marquantes de la Ve République.
La collection « Les Iconovores », "Les dessinateurs de Presse Artistes du quotidien": Camille BESSE, FAUJOUR, PAKMAN et WILLEM.
"Nulle part où fuir": En avant-première, exposition des dessins de l'album de Pascal GROS.
CLIN D'OEIL À...Nol " 40 ans de vitriculture" ou "l'art à l'hectare": dessins de vitrines diverses et variées. Il a peint tant et tant de sapins, de père et de mère Noël farfelus (et tant d’autres personnages loufoques et poétiques) sur tant de vitrines qu’il était temps de lui rendre hommage.
Cartoons in Tavagna" Affiches du festival de Tavagna en Corse
100 ans de Giro : caricatures des gagnants par Claudio Puglia.
LES EXPOSITIONS "HISTORIQUES" :
Deux rétrospectives présentées par Guillaume Doizy- "Clémenceau en caricatures": Médecin, journaliste, homme politique, écrivain, ministre, président du Conseil en 1917, celui qui fut le « père la Victoire » après s’être imposé comme « tombeur des ministères » et « premier flic de France », a marqué son temps. Surnommé « le Tigre », personnage complexe, Georges Clemenceau a déchaîné la verve des dessinateurs de presse des années 1870 jusqu’à sa mort en 1929.- "le dessinateur de presse de 1830 à nos jours", de Daumier à Charlie L’attentat du 7 janvier 2015 a mis un coup de projecteur sur le métier de dessinateur de presse, nous interrogeant soudain sur le rôle du caricaturiste, sur la question de la liberté d’expression et de ses limites.
- Une exposition proposée par Jacky Houdré "Dessinateurs de presse, créateurs de journaux, de Philipon à Siné".Dès les débuts de la presse illustrée des dessinateurs, parfois associés à des journalistes ou des collègues, fondent des journaux. Le plus souvent il s’agit d’avoir un support pour défendre des engagements politiques, de disposer d’un lieu pour publier sans contrainte son propre travail, de gagner sa vie dans l’édition en complément du dessin...
LES EXPOSITIONS "JEUNE PUBLIC" :
- "Véronique Deiss et les 20 ans de son chat assassin":Le journal d’un chat assassin, adapté par Véronique Deiss, d’après le texte de Anne Fine.
- "Les gastéropotes" de Michel BurdinPetits gags en strips, dessins ou pages, dont les personnages sont des escargots. Le troisième album, “Tout va trop vite”, vient tout juste de sortir...
La laïcité s'affiche", en collaboration avec la Ligue de l'Enseignement: projet coopératif en arts plastiques lancé au salon 2016, dans lequel les élèves ont été amenés à réaliser une affiche autour du thème de la laïcité et explorer les valeurs de la République. L'ensemble de la production sera exposée au salon.
LES HOMMAGES:Hommage à Tassuad, Jer et Alex Watson
Et aussi
CONCOURS DESSINATEURS AMATEURS
Réaliser un dessin d’humour format 21x29,7 cm illustrant le thème :
"Drôles de chats"
Ouvert aux 4/5 ans - 6/8 ans - 9/11 ans - 12/16 ans - adultes Adressez vos dessins avant le 28 février 2018 
Centre International de la Caricature du Dessin de Presse et d'Humour 7, route du Château-d'Eau - 87590 SAINT-JUST-LE-MARTEL

martedì 9 maggio 2017

Francia: Il duello

MACRON PIÙ CONVINCENTE NEL CONFRONTO TELEVISIVO CON LE PEN
I due candidati alle elezioni presidenziali francesi hanno partecipato a un dibattito televisivo e si sono scontrati su politica interna ed economia

GAULOISES...
Antonio Antunes


Danze francesi
Riber



Deuxième tour - 
© Chappatte dans Le Temps, Suisse


Firuz Kutal


Petar Pismetrovic


race for president
BY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS  -  5/2/2017



Ramses

Les Français vont choisir entre Marine Le Pen et Emmanuel Macron au deuxième tour des élections présidentielles.
I francesi stanno scegliere tra Marine Le Pen e Emmanuel Macron al secondo turno delle elezioni presidenziali.
Bado

Elezioni Francesi
Marilena Nardi per Espoir

(continua)

sabato 6 maggio 2017

In ricordo di Sinè

ÉLECTIONS_ Parue en mars 2015, cette Une est toujours d'actualité.
Elezioni _ pubblicata nel marzo 2015, questa è sempre d'attualità.

N 63 - Avril 2017
En faisant tourner les tables, nous avons demandé à Siné ses prédictions pour la présidentielle, et il nous a envoyé ce dessin. Entre les deux tours, Siné Mensuel sort l’arme fatale de l’analyse politique : la boule de cristal. Infaillible, prédictive, efficiente. Pas besoin de sondages. Accrochez-vous, ça va secouer.
Pour la présidentielle 2017, Siné Mensuel est en mesure de vous le révéler : cela va être… le merdier.
http://www.sinemensuel.com/numero-sine/n63-avril-2017/



HOMMAGE À SINÉ : “EN MAI, FAIS CE QU’IL TE PLAÎT !”
Par La Rédaction, mai 2017
Il y a un an, Siné nous quittait. Pour lui rendre hommage, nous avons voulu nous remémorer de bons souvenirs et vous les partager. Nous publions toute la journée, ses dessins, toujours d’actualité et plusieurs vidéos d’anthologie.

E'  già passato un anno da quando Sinè ci ha lasciati, ed il suo giornale continua a rendergli omaggio e a pubblicare le sue vignette, tante ancora d'attualità come le due sopra e tante da antologia come quelle sotto.
Grazie maestro!



1963_ Dessin paru dans le dernier numéro de Siné Massacre. Ce journal a compté neuf numéros et ... neuf procès.
1963 _ disegno pubblicato nell'ultimo numero di siné massacro. Questo giornale ha contato nove numeri e... nove processo.




2011_ Dessin illustrant la zone du numéro 4 de Siné Mensuel.



Come lo ricordava Luca Boschi :

SINE’ PIU’ NON C’E’!
Ecco qua, il genio della vignetta causticissima e urticante, dopo essersi esibito con il dito medio sino agli ultimi istanti della sua esistenza al vetriolo, all’età di 87 anni ha raggiunto Wolinski, Cabu, Reiser, gli altri colleghi anarchici e fuori dagli schemi che, chi in un modo chi nell’altro, ha anticipato l’abbandono di questa valle di lacrime.
Quando se ne va un collega e un “faro” del disegno vignettistico è sempre un pessimo giorno. Anche se (altro luogo comune), trattandosi di un disegnatore irridente, si aggiunge sempre, in questi casi, che avrebbe odiato lo si congedasse in questo modo, preferendo invece un saluto corale costituito da una fragorosa risata grassa.
Se un disegnatore satirico controverso vi fu, ebbene, fu proprio lui, Maurice Sinet all’anagrafe, libero da ogni freno che potesse ricondurlo al politically correct che, sembra impossibile ma era così, pervadeva anche la redazione di Charlie Hebdo, settimanale storico sul quale Siné lavorava, non senza bisticciare anche ideologicamente con i suoi colleghi.
Come quando il vaso traboccò, nel 2008 dopo più di 20 anni di collaborazione con Charlie Hebdo, quando Siné fu accusato di antisemitismo e fu allontanato.
Qualcuno, forse, in rete, coglierà oggi l’occasione per rivangare questa faccenda, un incidente di cronaca sul quale personalmente preferisco soprassedere come Franco Franchi (faceva), perché rischierebbe di oscurare ingiustamente i meriti eterni di Siné, che vanno ben oltre. E che gli concedono di essere stato reazionariamente anarchico in qualche occasione, guidato dalla bussola della beffa-a-ogni-costo.
Accenno solo al fatto che addirittura, all’epoca Siné, o meglio il suo alter ego anagrafico Sinet, venne trascinato in giudizio con l’accusa di “istigazione all’odio razziale”. Giustamente, venne scagionato in tempi anche rapidi, perché il suo alter ego satirico Siné aveva semplicemente esercitato (convenne il giudice) un diritto di satira che non poteva essere incasellato nell’accusa di antisemitismo.
Dopo essere stato allontanato da Charlie Hebdo, Siné aveva fondato una propria rivista decisamente fatta in casa, Siné Hebdo (divenuta in seguito Siné Mensuel, non potendo gestire una periodicità settimanale), ricalcata merceologicamente e graficamente sulla ormai rivale Charlie Hebdo.
Infine, nel 2010, un paio di anni dopo la cacciata, Charlie Hebdo sarà condannata in tribunale per aver interrotto abusivamente il contratto con Siné, del quale in questo post tento di mostrare qualche esempio di lavoro.

Due giorni fa (alla vigilia della sua morte), Siné scriveva ciò che segue:

Depuis quelque temps, vous avez dû remarquer que je ne nageais pas dans une joie de vivre dionysiaque ni dans un optimisme à tous crins, ce qui est pourtant mon penchant habituel.

Je ne pense, depuis quelque temps, qu’à ma disparition prochaine, sinon imminente, et sens la mort qui rôde et fouine sans arrêt autour de moi comme un cochon truffier.

Mon moral, d’habitude d’acier, ressemble le plus souvent maintenant à du mou de veau!

C’est horriblement chiant de ne penser obsessionnellement qu’à sa mort qui approche, à ses futures obsèques et au chagrin de ses proches! Je pense aussi à tous les enculés qui vont se frotter les mains et ça m’énerve grave de crever avant eux!

Heureusement que vous êtes là, admirateurs inconditionnels, adulateurs forcenés… vous ne pouvez pas savoir comme vos messages me font du bien, un vrai baume miraculeux!

Quand je lis vos mots d’encouragement, c’est comme si j’éclusais un délicieux verre de vin nature, à la température idéale, dans un hamac, au soleil, avec un chat sur les genoux: le bonheur parfait!



SINE : "L'antisémitisme est contraire aux valeurs de toute ma vie !"08/02/10


Autour du cercueil de Siné, hommage des dessinateurs




venerdì 15 luglio 2016

Nizza

Il post è stato modificato il 16 /07/2016

Nice

Plantu


FRANCIA SOTTO ATTACCO
Camion sulla folla Nizza
Spari all'impazzata, 84 morti
Europa.
Sul lungomare, alle 22.45 erano in corso festeggiamenti per la festa del 14 luglio, la presa della Bastiglia (considerata l’inizio della rivoluzione francese, 1789).
Testimoni riferiscono che gli spari contro la folla sono partiti da un camion che correva all'impazzata'. Ucciso l'autista, un complice sarebbe in fuga.
Site*, sostenitori Isis celebrano il massacro



73 morti a soli 260 km. e non è ancora finita e il dolore è talmente forte che sembra quasi di sentire le urla e gli spari e l'odore del sangue e della polvere da sparo...
Augusto Rasori



LA CATTIVA INFORMAZIONE PROVOCA DANNI
no comment
Gianfranco Uber


tu che guidi un camion
sai un sacco di cose
sai mettere la seconda la terza eccetera
non è una cosa banale
c'è molto prima di questo
sei un essere sapiente
se volevi unirti al tuo dio, ecco: non esiste
non esiste
il tuo il mio
sei una massa di cellule inerti, ora
non puoi scoparti nessuna vergine
sei concime
hai solo interrotto vite
baci
speranze
altro
e mi sorprendo a pregare perché tu lo comprenda
ma non puoi
tu non esisti
non esisti più
fabio magnasciutti

fleurs
Magnasciutti 


Nizza
CeciGian

Attentat Nice
Bado


C’è un’inevitabile prossimità d’affetti: i familiari, gli amici più stretti. Ma oltre non so mettere confini. Si parla dei morti ancora senza nome, a Nizza, e un giornalista ha appena detto in tv: non si sa se ci sono italiani, ancora non si sa se e quando potremo tirare un sospiro di sollievo. Ci ho provato a pensare al signor Rossi sotto le ruote di quel camion: è orribile. Ma – lo confesso – provo lo stesso strazio per Monsieur Dupont, Herr Muller o Mr Smith. Le vittime - credo e sento - non hanno passaporto.
Paolo Pernigotti


#PrayForNice
Romaniello






Senza parole ...
Gio
www.caricaturegio.altervista.it




à mes collègues dessinateurs, à Plantu, à Louison, on est pas OBLIGÉS de faire un dessin quand il y a eu un attentatPhil Umbdenstock


Ancora una volta a testimoniare la barbarie ...
Tiziano Riverso




Après les crayons, les tours Eiffel, les drapeaux tricolores, les Manneken-Pis, les Tintin, on dessine quoi des camions, des palmiers, des feux d'artifice ? On ne dessine rien. On ferme sa gueule.Pierre Ballouhey


Allons enfants de la patrie...
Fulvio Fontana


15 luglio 2016 - All'indomani dell'attentato di Nizza, Hollende pronuncia un discorso in cui richiama i Francesi all'unità.
© Milko Dalla Battista


Steve Breen


La paura non deve sopraffare l'intelligenza, la razionalità, diceva l'ambasciatrice francese Catherine Colonna poche ore prima dell'attentato di Nizza. Nel cortile di palazzo Farnese storica sede dell'ambasciata francese, la banda dei carabinieri suonava l'Inno di Mameli e la Marsigliese per la festa della Bastiglia. Fuori i controlli di sicurezza francesi con la polizia e i militari italiani schierati a protezione dell'ingresso. Che la Francia sia nel mirino è un'ossessione quotidiana, fuori e dentro il Paese. Chi sono gli attentatori di Nizza? Lupi solitari, esponenti di un terrorismo che si è radicalizzato in solitario sul web, oppure membri addestrati di cellule jihadiste legate all'Isis come quelli che hanno già colpito a Parigi con la strage del Bataclan? [...]



*= Site, il sito di monitoraggio delle attività jihadiste sul web.

martedì 5 aprile 2016

Charlie Hebdo : "Papa où t’es?"


Charlie Hebdo du 30 Mars 2016, n° 1236




Cosa dice l’editoriale di Charlie Hebdo di cui si parla da giorni
Si chiede se il terrorismo non sia in qualche modo conseguenza dell'aver rinunciato a criticare le religioni, Islam compreso, per paura di essere definiti "razzisti"

Da qualche giorno si è tornati a discutere di Charlie Hebdo, giornale satirico francese la cui redazione fu attaccata da alcuni terroristi islamisti nel gennaio del 2015. Otto giorni dopo gli attacchi di Bruxelles, su Charlie Hebdo è stato pubblicato un editoriale in cui ci si chiede se l’aver rinunciato a criticare e a mettere in discussione le religioni, compreso l’Islam, per paura di essere definiti “islamofobi” o “razzisti”, non abbia in qualche modo contribuito a creare il clima che ha reso possibili gli attentati terroristici degli ultimi mesi in Francia e Belgio. Il terrorismo, insomma, accade anche perché la libertà di parola è stata in qualche modo frenata e perché il silenzio ha preso il posto del pensiero critico.

L’editoriale
L’editoriale di cui si discute è stato pubblicato nel numero di Charlie Hebdo del 30 marzo e si intitola, nella sua versione inglese, How did we end up here? (“Come siamo arrivati a questo punto?”). L’editoriale inizia con un elenco delle cause degli attacchi di Bruxelles indicate dagli “specialisti”: l’incompetenza della polizia belga, la disoccupazione giovanile, l’isolamento degli immigrati in certi quartieri di Bruxelles. «Le cause sono molteplici e ognuno sceglie quella che più gli si addice in base alle proprie convinzioni». In realtà, prosegue l’editoriale, «gli attacchi sono la punta di un grande iceberg. Sono la fase finale di un processo di intimidazione e silenzio cominciato molto tempo fa» che ci ha reso incapaci di parlare e di criticare apertamente l’Islam.

L’editoriale fa diversi esempi. Il primo riguarda Tariq Ramadan, un intellettuale, scrittore e professore che si occupa di Islam, che è musulmano e che la scorsa settimana ha parlato all’Istituto di studi politici di Parigi conosciuto come Sciences Po, una prestigiosa università francese. Charlie Hebdo dice che Tariq Ramadan «non fa nulla di sbagliato»: insegna l’Islam, scrive di Islam, «si propone come un uomo del dialogo» aperto al dibattito sulla laicità che, secondo lui, «ha bisogno di adattarsi al nuovo posto che la religione ha occupato nelle democrazie occidentali» che devono dunque accettare anche le tradizioni dalle minoranze che accolgono. Il compito di Ramadan, dice l’editoriale, è quello di dissuadere le persone a criticare l’Islam: «Gli studenti di scienze politiche che lo ascoltavano la scorsa settimana, una volta diventati giornalisti o funzionari locali, non avranno il coraggio di scrivere o dire nulla di negativo sull’Islam. La piccola incrinatura della loro laicità che è stata fatta quel giorno porterà il frutto di una futura paura a criticare per non apparire islamofobi»:


Tariq Ramadan non prenderà mai in mano un Kalashnikov per sparare a un giornalista. Non preparerà mai una bomba per attaccare un aeroporto. Altri faranno quelle cose. Non è il suo ruolo. Il suo lavoro, presentato come dibattito, è quello di dissuadere le persone dal criticare la sua religione in ogni modo.

L’editoriale suggerisce poi di prendere come esempi una donna con il velo e un panettiere musulmano: «Perché preoccuparsi di loro?». Nell’indossare il velo e nel non servire panini con il prosciutto, nessuno dei due sta facendo qualcosa di sbagliato. La donna è improbabile che nasconda una bomba sotto il suo burqa come alcune persone hanno sostenuto quando in Francia era in discussione la legge per vietarlo: perché allora chiederle di non vestirsi come vuole? Il fornaio con la barba lunga non infastidisce nessuno, è integrato e ben voluto dalla comunità: perché cambiare fornaio anche se non serve panini con il prosciutto? «Sarebbe sciocco continuare a lamentarsi o gridare allo scandalo. Ci si abitua abbastanza facilmente. Come Tariq Ramadan ci insegna, ci adattiamo».

Charlie Hebdo arriva infine a parlare degli attentatori di Bruxelles. Fino al momento di farsi esplodere all’aeroporto e alla stazione, non avevano fatto niente di male, dice l’editoriale: conoscevano poco la storia della loro religione, il colonialismo, o le tradizioni del paese dei loro antenati. Hanno chiamato un taxi per l’aeroporto di Bruxelles «e ancora, in quel preciso momento, nessuno di loro aveva fatto qualcosa di male. Non Tariq Ramadan, né le donne con il burqa, non il fornaio e neppure questi giovani». Eppure, «niente di quello che stava per accadere all’aeroporto o alla metropolitana di Bruxelles poteva davvero succedere senza il contributo di tutti». Senza cioè il clima che si è venuto a creare per cui tutti rinunciano a parlare dell’Islam e dei suoi problemi per paura di far nascere delle controversie ed essere accusati di islamofobia. Le due cose, sostiene Charlie Hebdo, sono direttamente collegate.

L’editoriale si conclude spiegando che il terrorismo è solo la parte conclusiva di un processo già iniziato, che impone di non parlare, di non contraddire e di evitare il dibattito, che recita «tenete a freno le vostre lingue, vivi o morti. Rinunciate a discutere o a contestare». Ma, si chiede Charlie Hebdo, «come diavolo siamo arrivati a questo punto? Come diavolo ho fatto a finire a dover girare per la strada tutto il giorno con un velo sulla testa? Come diavolo sono finito a dover pregare cinque volte al giorno? Come diavolo sono finito nella parte posteriore di un taxi con tre zaini pieni di esplosivo?».

Le critiche
Subito dopo la pubblicazione, l’editoriale è stato molto criticato. Per il fatto che i musulmani osservanti vengano descritti come corresponsabili del terrorismo, innanzitutto. Alcune di queste critiche sono state riportate dal Guardian: Shadi Hamid, studioso di scienze politiche, ha descritto l’editoriale come “bigotto” e “pigro”. Altri hanno spiegato che Charlie Hebdo non sta facendo satira sull’Islam, ma lo sta semplicemente demonizzando, altri ancora hanno paragonato i toni dell’editoriale a quelli usati contro gli ebrei prima della Seconda guerra mondiale. Lo scrittore Teju Cole, che già in passato aveva criticato il tono delle pubblicazioni diCharlie Hebdo, ha paragonato la retorica dell’editoriale a quella di Donald Trump e dei nazisti.

In pochi, in sostanza, ci hanno visto una vera difesa dei valori democratici. Nesrine Malik, scrittrice e commentatrice di origine sudanese che vive a Londra, sempre sul Guardian, ha scritto che per Charlie Hebdo non esiste, in pratica, un musulmano innocente. Tutto questo, scrive Malik, «non ha a che fare con la libertà di espressione. Ha a che fare con una licenza. La licenza a sospendere l’intelligenza, il giudizio obbiettivo e tutte le altre facoltà che frenano la rabbia, la confusione e il pregiudizio dall’essere lanciate contro un obbiettivo». Scott Timberg, su Salon, ha scritto che la cosa peggiore dell’editoriale di Charlie Hebdo è che usa la difesa dei valori democratici di cui la libertà di espressione fa parte per una rabbiosa argomentazione antireligiosa.
(fonte)





Attentats et caricatures

Encore une couverture de Charlie Hebdo qui va faire parler d’elle. Riss persiste et signe. A une semaine des attentats de Bruxelles, il propose un Stromae chantant son tube célèbre Papa où t’es? entouré de membres humains qui volent dans tous les sens. Un des seuls à ne pas avoir pris Tintin comme porte-parole. La semaine précédente c’était une islamiste en burqa tournant la roue de la fortune pour tirer au sort la prochaine ville qui aura la chance d’avoir son attentat! C’est au nez et à la barbe des terroristes qu’il rit. Pas à ceux des victimes ou de leurs familles. Charlie n’est que du second degré, quand il n’est pas du troisième.
Je comprends qu’on puisse ne pas apprécier cet humour noir. Je comprends que beaucoup ne soient pas d’humeur à rire en ce moment. Et encore moins de rire jaune. Je comprends que d’aucuns puissent se sentir blessés ou du moins mal à l’aise au vu des dessins.
Mais il faut aussi comprendre Charlie et Riss. Si Charlie fait dans la compassion, si la peur de choquer et de faire de l’humour l’emporte, si l’humour noir est mis sur un même pied que la haine assassine obscurantiste, alors c’est la victoire de la terreur!
Il faut comprendre que l’humour est devenu une forme de résistance. Et aujourd’hui plus que jamais!
Charlie a payé cher le prix de sa liberté de ton et d’expression. Très cher. Trop cher.
Si ce n’est pas de votre goût, ne le lisez pas. Si comme moi vous comprenez, alors défendez-le.

Charlie Hebdo sur i 24 news

La semaine dernière j’ai été invité à parler de la couverture de Riss qui parodie Stromae avec Papaoutai. Une couverture que j’ai défendue car pour moi Charlie est un indice de l’état de santé de la démocratie, cette démocratie si mal comprise et trop facilement mise à mal par un public de plus en plus large qui se lache sans gène sur les réseaux sociaux.
Voir à partir de la 20ème minute.
http://www.i24news.tv/fr/tv/revoir/journal-du-soir/x40toyn#/journal-du-soir/x40toyn
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Il testo della canzone di Stromae
Stromae, per alcuni critici il Jacques Brel del XXI secolo, ha dedicato il testo di «Papaoutai» a suo padre, una delle centinaia di migliaia di vittime del genocidio. Il singolo è stato estratto dal disco dal titolo «Racine Carrèe», pubblicato lo scorso 16 agosto 2013 da Universal. Nel brano a parlare è un bambino che chiede alla madre dov’è il padre: «Mamma dice che quando si cerca bene si finisce sempre per trovare qualcosa». La risposta è che il padre non è lontano. Non in senso geografico, però. Nella seconda parte il «non più giovane» Stromae capisce che sta diventando adulto, che sarà lui un papà, e che non c’è nessun papà per lui: Tuttavia, che ci crediamo o no ci sarà un giorno in cui ci crederemo eccome, un giorno o l’altro saremo tutti papà e da un giorno all’altro saremo tutti andati». La canzone si chiude quindi con una preghiera, un’implorazione a un padre-Dio, implorandolo di farsi vedere: «Dimmi dove sei nascosto! Devi farlo… Fallo almeno prima che conti le dita altre mille volte».
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sabato 12 marzo 2016

Grande Sophie Marceau!

GRANDE Sophie Marceau !!
Rifiuta Legion d'Onore per non essere accomunata a principe saudita che nei giorni scorsi è stato decorato de la Lègion d'honneur dal presidente Holland.




François Hollande décore de la Légion d'honneur le prince héritier d'Arabie saoudite. Le dessin du Monde du 7 mars.
Plantu





Il tempo delle mele mature
11/03/2016
MASSIMO GRAMELLINI
Sophie Marceau ha rinunciato alla massima onorificenza francese, la Legion d’Onore, perché nei mesi scorsi il presidente Hollande l’aveva consegnata di nascosto anche al principe ereditario dell’Arabia Saudita. In un mondo dove molti cultori del pensiero elastico sono disposti a lappare i glutei di una giuria intera pur di sgraffignare un premio di latta da esibire nelle loro tronfie biografie, l’idea che Marceau abbia scansato l’agognata corona per ragioni di principio suona arrogante, provocatoria, bizzarra. In una parola: meravigliosa. L’Arabia Saudita è stata definita con qualche ragione «un’Isis che ce l’ha fatta». Si tratta di una monarchia teocratica che ha partorito l’ala più oltranzista dell’Islam, quella wahabita, germe di tutti i fondamentalismi. Solo l’anno scorso ha ordinato 154 esecuzioni capitali, sottopone i dissenzienti a sedute pubbliche a base di frusta e mortifica le donne al punto che durante l’incendio di una scuola femminile la polizia religiosa impedì ad alcune studentesse di mettersi in salvo perché nella concitazione non avevano fatto in tempo a recuperare il velo.

Sono questi bei personaggi che l’Occidente considera clienti e alleati fedeli, mentre dà la caccia ai terroristi allevati da loro. La Ragion di Stato impone di chiudere gli occhi e nascondere la mano, come ha fatto Hollande nel premiare il principe saudita. Invece un’attrice può ancora permettersi il lusso di esprimere la sua umanità senza lasciarsi intaccare dal cinismo. Deve avere coraggio, però. Evidentemente la ragazzina del «Tempo delle mele» è diventata una donna tosta. Chapeau, Marceau.




Manifestation contre la Loi El Khomry
blog.francetvinfo.fr/oeil-20h/2016/03/07/prince-saoudien-president-syrien-a-chacun-sa-legion-dhonneur.html
Pierre Ballouhey



Legion of Honor !    SWAHA
France awards Legion of Honor to Saudi prince 'for terror fight'
08 Mar 2016


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da Lettera 43

Legion d'onore, la Francia ha esaudito la richiesta dei sauditi
Rivelato lo scambio di mail della diplomazia francese. Parigi dice sì in meno di 6 ore. «Nel discorso, per compensare, facciamo un riferimento ai diritti umani»
11 Marzo 2016
Il ministro degli Esteri Jean Marc Ayrault e il presidente François Hollande all'Eliseo per l'assegnazione della Legion d'onore al principe saudita Mohammed Ben Nayef.
(© Gettyimages) Il ministro degli Esteri Jean Marc Ayrault e il presidente François Hollande all'Eliseo per l'assegnazione della Legion d'onore al principe saudita Mohammed Ben Nayef.

C'è chi la rifiuta e chi la richiede. Se l'attrice Sophie Marceau ha detto no alla Legion d'onore francese per protesta contro quella consegnata pochi giorni prima e con assoluto riserbo al primo ministro saudita Mohammed ben Nayef, ora si scopre che l'onorificenza al numero due della dinastia di Riad è stata chiesta a Parigi nientemeno che dal numero due della dinastia di Riad.
La Francia ha accolto obbedientemente la proposta. E ha celebrato il tutto con riservatezza, consapevole che il regime saudita, macchiatosi di settanta esecuzioni da inizio anno, di cui oltre quaranta in una sola giornata, «non gode» - testuali parole - «di buona stampa».
A rivelare i retroscena del riconoscimento on demand è stato il sito Causette.fr, mensile politico femminile, che ha pubblicato uno scambio di mail riservato tra l'ambasciatore Bertrand Besancenot e alti funzionari del corpo diplomatico francese e consiglieri dell'Eliseo.
«IN QUESTO MOMENTO MI PARE INDISPENSABILE». Nella corrispondenza strettamente riservata, il rappresentante di Parigi in Arabia Saudita stila una lista di «buoni motivi» per avvallare l'assegnazione dell'onorificenza napoleonica al principe ereditario della monarchia wahabita.
La Legione sarebbe «un gesto nei confronti del futuro re Saudita», argomenta Besancenot nella prima mail del 2 marzo, inviata al consigliere per il Medio Oriente di François Hollande, David Cvach. E in quelle righe si rivela l'insospettabile: «Rispondere alla sua richiesta di ricevere la Legion d'Onore in un momento in cui intende rafforzare la sua statura internazionale mi pare indispensabile».


Il presidente francese François Hollande di fronte al principe ereditario saudita Mohammed ben Nayef, all'Eliseo il 4 marzo (Gettyimages).

«I giornalisti? Rispondiamo lotta all'Isis»

Il messaggio è inviato alle sette e quattro minuti e dopo dieci minuti arriva la prima risposta da Parigi: «Nessun motivo per non farlo», scrive Jérôme Bonnafont, direttore del dipartimento Africa del Nord e Medio Oriente del ministero degli Esteri di Jean-Marc Ayrault. Ma una raccomandazione: «Serve riserbo con i media ma senza nasconderlo, altrimenti verrà interpretato (da Riad) come un'umiliazione, se (i giornalisti, ndr.) ci chiedono qualcosa risponderemo lotta all'Isis e partenariato economico e strategico».
«PER COMPENSARE AGGIUNGIAMO DIRITTI UMANI». E ancora: «Aggiungiamo ovviamente, per compensare, elementi sui 'diritti umani' tra i contenuti del discorso».
Passano altri sette minuti e il responsabile del protocollo dell'Eliseo, Laurent Stefanini, dice che da parte sua «non ci sono obiezioni». La questione, spiega Cvach alle 9 e 43, sarà sottoposta a Hollande attraverso il suo consigliere diplomatico, Jacques Audibert. Sono passate meno di sei ore dal primo messaggio, e alle 12 e 53 Cvach scrive: «È il momento, suppongo, di comprare azioni Mbn (Mohammed ben Nayef, ndr)». Due giorni dopo, il 4 marzo, il principe verrà accolto all'Eliseo e riceverà il riconoscimento più prestigioso della Repubblica francese.

Ecco il testo della mail inviato dall'ambasciatore francese a Riad, così come riportato da Causette.fr:
Oggetto: decorazione del principe ereditario dell'Arabia Saudita
Mercoledì 2 marzo ore 7.04
De : Bertrand Besancenot (ambasciatore in Arabia Saudita)
A : David Cvach (consigliere per il Medio Oriente di François Hollande)
Cc : Laurent Stefanini (capo del protocollo dell'Eliseo), Jérôme Bonnafont (direttore dipartimento Medio Oriente del ministero degli Esteri)

Caro David,
mi permetto di inviarti in allegato la proposta di decorazione per il principe Mohamed ben Nayef.
So che alcuni si interrogano sull'opportunità di decorare ora il principe ereditario, poco tempo dopo la campagna mediatica contro l'Arabia Saudita in Francia.
Certo, il regno non gode di buona stampa. Ma temo che il miglioramento della sua immagine richieda del tempo...

In compenso, l'accoglienza a Parigi del principe Mohamed Ben Nayef è molto importante per numerose ragioni:
- Conferma della nostra perenne partnership strategica in un momento sensibile della situazione in Medio Oriente
- Riconoscimento del ruolo personale cruciale del principe nella lotta al terrorismo, che è una priorità nazionale condivisa,
- Necessità di conservare la dinamica del rafforzamento della nostra cooperazione bilaterale per confortare le nostre prospettive civili e militari.

È anche un gesto verso il futuro re d'Arabia Saudita. È in questo contesto che mi sembrerebbe indispensabile di rispondere alla sua richiesta di ricevere la legione d'onore, in un momento in cui si augura di rafforzare la sua statura internazionale. Questo sarebbe un buon incentivo a 'giocare' la sua partita con la Francia.