Akram Raslan, 41 anni, era un vignettista arrestato tre anni fa per i suoi disegni non apprezzati dalle autorità al potere in Siria. Solo adesso i suoi familiari hanno potuto confermare il decesso del loro caro, avvenuto in una cella della Sicurezza generale, una delle agenzie di controllo del Paese. Raslan era finito dietro le sbarre nell'ottobre del 2012, ed è morto dopo mesi di tortura .
Abbiamo avuto di recente dai colleghi siriani, la conferma ufficiale della morte di Akran Raslan. E due anni dopo la sua morte, la famiglia viene solo per ottenere la conferma della sua morte. Vedere l'articolo di Slate
http://www.slate.fr/.../mort-caricaturiste-syrien-akram-raslan
Pierre Ballouhey
Akram Raslan Mohammad Saba'aneh
21 Sep 2015
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venerdì 25 settembre 2015
In memoria di Akram Raslan
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domenica 26 luglio 2015
La Turchia bombarda Isis e Pkk
Strabismo
Erdogan rompe gli indugi e decide di collaborare con la coalizione anti ISIS bombardando le posizioni dello Stato Islamico ma qualche bombetta gli scappa anche verso le postazioni curde del PKK impegnate nelle stessa difesa contro le forze del Califfato.
(CARTOONMOVEMENT)
UBER
Moyen-Orient. La Turquie entre en guerre contre l'Etat islamique en Syrie
Bleibel
Cresce di ora in ora la tensione in Turchia. Mentre Ankara intensifica i bombardamenti contro le basi dell’Isil e del PKK, due soldati sono stati uccisi e altri quattro sono rimasti feriti nell’esplosione di un’autobomba che aveva come obiettivo un convoglio militare nella provincia a maggioranza curda di Diyarbakir, nel Sud-Est del paese.
Intanto dagli Stati Uniti è arrivata la condanna agli attacchi terroristici dei separatisti curdi. Su Twitter il vice inviato speciale della Casa Bianca per la coalizione anti-Isil, Brett McGurk ha fatto sapere che la Turchia ha il pieno diritto all’autodifesa, augurandosi tuttavia che entrambe le parti continuino il processo verso la pace.
Una pace che al momento vacilla. La tregua del 2013 tra Ankara e PKK sembra di fatto saltata. Il Presidente Recep Tayyip Erdogan dopo un vertice a Istanbul con il Premier Ahmet Davutoglu e il comandante dell’esercito ha fatto sapere che la battaglia continuerà, le operazioni anti-terrorismo e i raid non si fermeranno.(fonte)
ERDOGAN VERSUS ISIS Marian Kamensky
ERDOGAN VERSUS ISIS
25 Jul 2015
Obama,Erdogan, IS
BY RAINER HACHFELD, NEUES DEUTSCHLAND, GERMANY - 7/24/2015
Dilem
Turkish TOP GUN Paolo Lombardi
Turkey attacks PKK and ISIS
25 Jul 2015
dal Web
Oktober 14 2014
Die Türkei bombardiert PKK-Stellungen
Kostas Koufogiorgos
venerdì 17 aprile 2015
Armenian genocide centenary
"La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite. La prima, quella che generalmente viene considerata come il primo genocidio del XX secolo, ha colpito il vostro popolo armeno"
Papa Francesco
Armenian Question Paolo Lombardi
.
16 Apr 2015
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Stirpe armena: cent’anni di solitudine
di Nadia Redoglia
Lo sterminio di centinaia di migliaia tra donne uomini e bambini non perché individui nemici, ma in quanto facenti parte di “gruppo” nazionale istituito per cultura, religione, ceppo etnico, politiche sociali ed economiche, si chiama genocidio.
E’ termine coniato dal giurista polacco d’origine ebraica R. Lemkin e pubblicato nel 1944 negli Stati Uniti. Lo scrittore spiegava “…atterrito (soprattutto per l’impunità freddamente accordata al colpevole) dalla frequenza del male, dalle grandi perdite in vita e cultura…”.
A partire dal 24 aprile 1915 è ciò che avvenne in Turchia contro l’etnia armena per mano dei nazionalisti di “Unione e Progresso” capitanato da Talaat, Enver e Djenal, partito nato dal movimento dei Giovani Turchi. E’ storia che combacia con l’inizio alla prima guerra mondiale e la Germania, allora alleata turca, nella seconda perpetrò poi l’olocausto.
Che oggi così come ieri il governo turco neghi il genocidio armeno (forse perché da quel fatto partì la Turchia moderna con il suo padre della patria Ataturk?) è insulto per il popolo armeno e subito dopo per il resto dell’umanità. Se il genocidio turco fosse stato denunciato e scolpito ogni anno nella memoria degli uomini a partire dai loro capi di Stato mondiali fin dalla fine della prima guerra, forse il genocidio della seconda almeno 5 volte più pesante non sarebbe avvenuto nella freddezza con cui l’abbiamo subito, voltando la faccia dall'altra parte.
E oggi, proseguendo a negare, quanti sono i genocidi che non stiamo riconoscendo?
16 aprile 2015
Which Genocide? Marian Kamensky
Tensions between Turkey and the Vatican as Pope Francis calls the killing of Armenians by the Ottoman Empire the first genocide of the 20th century.
13 Apr 2015
TURKEY CHARGE Hassan Bleibel
ARMENIAN GENOCIDE
13 Apr 2015
Armenian genocide
BY AREND VAN DAM, POLITICALCARTOONS.COM - 4/2/2015
La verità ti fa male lo so
Bandanax
Génocide arménien
04/16/2015 par Michel Kichka
Par sa déclaration qualifiant le génocide arménien d’être le premier perpétué au 20ème siècle, le Pape François 1er a fâché Erdogan qui a rappelé son ambassadeur du Vatican et a remonté les bretelles de l’ambassadeur du Vatican à Ankara.
Chaque année la reconnaissance du génocide arménien provoque un même tollé en Turquie qui continue de le nier.
Entre 1915 et 1916 et en 1923 sont massacrés 1,2 millions d’arméniens par le parti nationaliste turc de l’Empire Ottoman.
En 2015, 21 pays ont reconnu le génocide.
Beppe Mora
-
Erdogan, genocide
BY RAINER HACHFELD, NEUES DEUTSCHLAND, GERMANY - 1/25/2012
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A cent’anni dal genocidio degli armeni, polemica fra il papa e il governo turco
Luigi Sandri
Grande giornata armena, a Roma, il 12 aprile: papa Francesco ha ricordato ufficialmente il centenario del Metz Yeghern (il Grande Male), cioè l’inizio del genocidio del popolo armeno nell’impero ottomano, cominciato il 24 aprile 1915. Il pontefice ha celebrato messa nella basilica vaticana, insieme al patriarca cattolico di Cilicia degli armeni, Nerses Bedros XIX Tarmouni; ad essa hanno assistito Karekin II, supremo patriarca e catholicos di tutti gli armeni, e Aram I, catholicos della Grande Casa di Cilicia (di Antélias); presente anche il presidente dell’Armenia, Serz Sargsyan. Poi Francesco ha ricevuto tutte queste personalità, consegnando loro un apposito messaggio, nel quale ricordava: «Un secolo è trascorso da quell’orribile massacro che fu un vero martirio del vostro popolo, nel quale molti innocenti morirono da confessori e martiri per il nome di Cristo… Il vostro popolo, illuminato dalla luce di Cristo e con la sua grazia, ha superato tante prove e sofferenze, animato dalla speranza che deriva dalla Croce… Questa fede ha accompagnato e sorretto il vostro popolo anche nel tragico evento di cento anni fa che “generalmente viene definito come il primo genocidio del XX secolo” (come afferma la Dichiarazione comune firmata da Giovanni Paolo II e Karekin II il 27settembre 2001, a Etchmiadzin, la città santa degli armeni, vicino a Erevan)».
Auspicando che «questa dolorosa ricorrenza diventi per tutti motivo di riflessione umile e sincera e di apertura del cuore al perdono, che è fonte di pace e di rinnovata speranza», Francesco ha auspicato: «Dio conceda che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco, e la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh. Si tratta di popoli che, in passato, nonostante contrasti e tensioni, hanno vissuto lunghi periodi di pacifica convivenza, e persino nel turbine delle violenze hanno visto casi di solidarietà e di aiuto reciproco. Solo con questo spirito le nuove generazioni possono aprirsi a un futuro migliore e il sacrificio di molti può diventare seme di giustizia e di pace». Il Nagorno Karabakh è una regione dell’Azerbaigian, abitata prevalentemente da armeni, da quasi trent’anni in contrasto con il governo di Baku, e che oggi vive praticamente indipendente, senza però che tale situazione sia accettata dall’Azerbaigian.
Infine, il papa ha assicurato che sarebbe stato spiritualmente presente, il 23 aprile, ad Etchmiadzin, alla cerimonia di canonizzazione dei martiri della Chiesa apostolica armena (non in comunione con Roma) e, in luglio, alle commemorazioni del Metz Yeghern che si terranno ad Antélias. E, come segno della particolare attenzione della Chiesa romana agli armeni, Francesco lo stesso 12 aprile ha proclamato «dottore della Chiesa» san Gregorio di Narek. Era, questi, un monaco e presbìtero armeno – vissuto nel secolo X nella zona armena dell’Anatolia orientale, vicino al lago di Van – già ai suoi tempi famoso per la santità di vita e per le sue profonde riflessioni teologiche.
Ankara ha risposto, immediatamente e con durezza, al papa: il governo, infatti, già poche ore dopo il discorso papale ha richiamato in patria l’ambasciatore turco presso la Santa Sede e ad Ankara ha convocato per spiegazioni il nunzio Antonio Lucibello.
Sulla stessa linea il Gran Mufti Mehmet Gormez, la principale autorità religiosa islamica sunnita turca, che ha criticato a sua volta il Papa per le dichiarazioni sul genocidio armeno a suo parere «senza fondamento» e ispirate da «lobby politiche e ditte di relazioni pubbliche».
Perché questa reazione?
Giovanni Paolo II e il catholicos Karekin II nel 2001 avevano firmato a Etchmiadzin una Dichiarazione comunenella quale ricordavano che quello del 1915 contro gli armeni fu il primo «genocidio» del XX secolo. Quello, però, era uno scritto. Era invece la prima volta che – come ha fatto Francesco – in un discorso un papa utilizzasse un termine intollerabile per il governo turco. Sullo sfondo, una diversa interpretazione degli eventi del 1915. Gli armeni – e la loro tesi è stata via via sostenuta non solo dalla gran maggioranza degli storici, ma anche da una ventina di parlamenti nel mondo – sostengono infatti che autorità ottomane decisero, formalmente e cinicamente, lo sterminio di quanti più armeni fosse possibile, in modo da liberare il paese da quella troppo numerosa minoranza; e così morirono un milione e mezzo di persone, parte direttamente fucilate o impiccate, parte di stenti nella via dolorosa che portava la gente verso i deserti della Mesopotamia. La tesi turca, invece, sostiene che non vi fu nessun piano di eliminazione degli armeni; afferma che circa trecentomila di essi morirono, sì, ma vittime del caos che allora regnava nel decadente impero ottomano, in preda a varie bande; d’altronde, sottolineano i turchi, allora anche quattro milioni di musulmani perirono, vittime di opposte fazioni.
Ad acuire l’aspra reazione turca a Bergoglio, è stato il fatto che il papa ha equiparato il genocidio armeno con quelli compiuti dai nazisti e da Stalin. Ha detto, infatti, Francesco: «La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come “il primo genocidio del XX secolo” [la citata Dichiarazione Comune]; essa ha colpito il vostro popolo armeno – prima nazione cristiana [dal 301] –, insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi. Le altre due furono quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo. E più recentemente altri stermini di massa, come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia». Al che il ministero degli esteri turco ha replicato a spron battuto: la dichiarazione del pontefice «è discutibile sotto tutti i punti di vista, è basata sul pregiudizio, distorce la storia e riconduce il dolore sofferto in Anatolia nelle particolari circostanze della Prima Guerra Mondiale ai membri di una sola religione».
15 aprile 2015
The Armenian Tragedy
© Chappatte in The International New York Times
Justice After Genocide Eray Özbek
Justice is a relative term, and justice applied to genocide is very difficult to determine. For more perspectives on international justice, click here.
16 Apr 2013
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La categoria della delusione
La categoria della “delusione” non viene considerata, quando si parla di affari esteri. Si parla di successo, insuccesso, approvazione, disapprovazione; tutt’al più, di auspici e aspirazioni. La delusione sembra una faccenda troppo intima. Un sentimento personale, poco spendibile nel mercato della politica internazionale. Ma la Turchia ha deluso molti di noi, in Europa.
“Voglio diffidare il Papa dal commettere ancora questo errore e lo condanno”. “Quando i politici e i religiosi fanno il lavoro degli storici non dicono verità, ma stupidaggini”. Non c’era bisogno della reazione stizzita del presidente Erdogan alle parole di Papa Francesco sul “genocidio degli armeni” per capirlo. La Turchia, un Paese su cui la UE aveva puntato molto, ha scelto purtroppo un’altra strada. La storia di questi ultimi dieci anni lo dimostra: i morti in piazza, le censure, il padre-padrone da non contraddire. Tutto questo, con l’Europa, non ha niente a che fare. Gli italiani – quelli che leggono i giornali e non si limitano a un viaggio-premio a Istanbul – l’hanno capito. Prima o poi, vedrete, lo capirà anche il governo italiano.
Sulla politica estera personalizzata di Berlusconi, stendiamo un velo pietoso. Ma Gentiloni e Gozi, ministro e sottosegretario agli esteri, sanno come stanno le cose. Sanno che le parole dell’appello lanciato oggi da Antonia Arslan e Rav Laras vanno condivise: “Se si inizia ‘per opportunità’ a negare un genocidio, per motivi di diversa ‘opportunità’ se ne potrà domani negare un altro, chiudere gli occhi su quello in corso dei cristiani di Oriente (e di zoroastriani e yazidi)”. Ripetiamolo, quindi: il genocidio armeno è stato una delle grandi vergogne europee del XX secolo. Chi lo nega si colloca tra i negazionisti. Una categoria sulla quale una studiosa italiana, Valentina Pisanty, ha scritto, probabilmente, il libro definitivo (“L’irritante questione delle camere a gas. Logica del negazionismo”, Bompiani 2014).
Molti turchi sono pronti a fare i conti col passato. Li hanno fatti i tedeschi, gli italiani, i serbi, i croati, i bosniaci; anche gli inglesi e i francesi, perché neppure la storia dei vincitori è priva di macchie e vergogne. Se così non fosse, la delusione europea si estenderebbe da un governo a una nazione. Ma non credo arriveremo a questo punto. La Russia di Putin è una delusione sufficiente, per quest’inizio di secolo.
(dal Corriere della Sera)
Beppe Severgnini
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#ArmenianGenocide
Armenian genocide centenary: MEPs urge Turkey and Armenia to normalize relations
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Nota:
L’uso del termine è controverso perché secondo Ankara non si sarebbe trattato di un genocidio, cioè della volontà di eliminare un popolo, ma di massacri e deportazioni da inquadrare all’interno del contesto della prima guerra mondiale. Anche sul numero delle vittime non c‘è accordo: per la maggior parte degli storici, e per gli armeni, tra il 1915 e il 1917 sarebbero state uccise un milione e mezzo di persone, per la Turchia fra i 300 e i 500 mila armeni e altrettanti turchi.
La verità ti fa male lo so
Bandanax
Génocide arménien
04/16/2015 par Michel Kichka
Par sa déclaration qualifiant le génocide arménien d’être le premier perpétué au 20ème siècle, le Pape François 1er a fâché Erdogan qui a rappelé son ambassadeur du Vatican et a remonté les bretelles de l’ambassadeur du Vatican à Ankara.
Chaque année la reconnaissance du génocide arménien provoque un même tollé en Turquie qui continue de le nier.
Entre 1915 et 1916 et en 1923 sont massacrés 1,2 millions d’arméniens par le parti nationaliste turc de l’Empire Ottoman.
En 2015, 21 pays ont reconnu le génocide.
Beppe Mora
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Erdogan, genocide
BY RAINER HACHFELD, NEUES DEUTSCHLAND, GERMANY - 1/25/2012
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A cent’anni dal genocidio degli armeni, polemica fra il papa e il governo turco
Luigi Sandri
Grande giornata armena, a Roma, il 12 aprile: papa Francesco ha ricordato ufficialmente il centenario del Metz Yeghern (il Grande Male), cioè l’inizio del genocidio del popolo armeno nell’impero ottomano, cominciato il 24 aprile 1915. Il pontefice ha celebrato messa nella basilica vaticana, insieme al patriarca cattolico di Cilicia degli armeni, Nerses Bedros XIX Tarmouni; ad essa hanno assistito Karekin II, supremo patriarca e catholicos di tutti gli armeni, e Aram I, catholicos della Grande Casa di Cilicia (di Antélias); presente anche il presidente dell’Armenia, Serz Sargsyan. Poi Francesco ha ricevuto tutte queste personalità, consegnando loro un apposito messaggio, nel quale ricordava: «Un secolo è trascorso da quell’orribile massacro che fu un vero martirio del vostro popolo, nel quale molti innocenti morirono da confessori e martiri per il nome di Cristo… Il vostro popolo, illuminato dalla luce di Cristo e con la sua grazia, ha superato tante prove e sofferenze, animato dalla speranza che deriva dalla Croce… Questa fede ha accompagnato e sorretto il vostro popolo anche nel tragico evento di cento anni fa che “generalmente viene definito come il primo genocidio del XX secolo” (come afferma la Dichiarazione comune firmata da Giovanni Paolo II e Karekin II il 27settembre 2001, a Etchmiadzin, la città santa degli armeni, vicino a Erevan)».
Auspicando che «questa dolorosa ricorrenza diventi per tutti motivo di riflessione umile e sincera e di apertura del cuore al perdono, che è fonte di pace e di rinnovata speranza», Francesco ha auspicato: «Dio conceda che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco, e la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh. Si tratta di popoli che, in passato, nonostante contrasti e tensioni, hanno vissuto lunghi periodi di pacifica convivenza, e persino nel turbine delle violenze hanno visto casi di solidarietà e di aiuto reciproco. Solo con questo spirito le nuove generazioni possono aprirsi a un futuro migliore e il sacrificio di molti può diventare seme di giustizia e di pace». Il Nagorno Karabakh è una regione dell’Azerbaigian, abitata prevalentemente da armeni, da quasi trent’anni in contrasto con il governo di Baku, e che oggi vive praticamente indipendente, senza però che tale situazione sia accettata dall’Azerbaigian.
Infine, il papa ha assicurato che sarebbe stato spiritualmente presente, il 23 aprile, ad Etchmiadzin, alla cerimonia di canonizzazione dei martiri della Chiesa apostolica armena (non in comunione con Roma) e, in luglio, alle commemorazioni del Metz Yeghern che si terranno ad Antélias. E, come segno della particolare attenzione della Chiesa romana agli armeni, Francesco lo stesso 12 aprile ha proclamato «dottore della Chiesa» san Gregorio di Narek. Era, questi, un monaco e presbìtero armeno – vissuto nel secolo X nella zona armena dell’Anatolia orientale, vicino al lago di Van – già ai suoi tempi famoso per la santità di vita e per le sue profonde riflessioni teologiche.
Ankara ha risposto, immediatamente e con durezza, al papa: il governo, infatti, già poche ore dopo il discorso papale ha richiamato in patria l’ambasciatore turco presso la Santa Sede e ad Ankara ha convocato per spiegazioni il nunzio Antonio Lucibello.
Sulla stessa linea il Gran Mufti Mehmet Gormez, la principale autorità religiosa islamica sunnita turca, che ha criticato a sua volta il Papa per le dichiarazioni sul genocidio armeno a suo parere «senza fondamento» e ispirate da «lobby politiche e ditte di relazioni pubbliche».
Perché questa reazione?
Giovanni Paolo II e il catholicos Karekin II nel 2001 avevano firmato a Etchmiadzin una Dichiarazione comunenella quale ricordavano che quello del 1915 contro gli armeni fu il primo «genocidio» del XX secolo. Quello, però, era uno scritto. Era invece la prima volta che – come ha fatto Francesco – in un discorso un papa utilizzasse un termine intollerabile per il governo turco. Sullo sfondo, una diversa interpretazione degli eventi del 1915. Gli armeni – e la loro tesi è stata via via sostenuta non solo dalla gran maggioranza degli storici, ma anche da una ventina di parlamenti nel mondo – sostengono infatti che autorità ottomane decisero, formalmente e cinicamente, lo sterminio di quanti più armeni fosse possibile, in modo da liberare il paese da quella troppo numerosa minoranza; e così morirono un milione e mezzo di persone, parte direttamente fucilate o impiccate, parte di stenti nella via dolorosa che portava la gente verso i deserti della Mesopotamia. La tesi turca, invece, sostiene che non vi fu nessun piano di eliminazione degli armeni; afferma che circa trecentomila di essi morirono, sì, ma vittime del caos che allora regnava nel decadente impero ottomano, in preda a varie bande; d’altronde, sottolineano i turchi, allora anche quattro milioni di musulmani perirono, vittime di opposte fazioni.
Ad acuire l’aspra reazione turca a Bergoglio, è stato il fatto che il papa ha equiparato il genocidio armeno con quelli compiuti dai nazisti e da Stalin. Ha detto, infatti, Francesco: «La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come “il primo genocidio del XX secolo” [la citata Dichiarazione Comune]; essa ha colpito il vostro popolo armeno – prima nazione cristiana [dal 301] –, insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi. Le altre due furono quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo. E più recentemente altri stermini di massa, come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia». Al che il ministero degli esteri turco ha replicato a spron battuto: la dichiarazione del pontefice «è discutibile sotto tutti i punti di vista, è basata sul pregiudizio, distorce la storia e riconduce il dolore sofferto in Anatolia nelle particolari circostanze della Prima Guerra Mondiale ai membri di una sola religione».
15 aprile 2015
The Armenian Tragedy
© Chappatte in The International New York Times
Justice After Genocide Eray Özbek
Justice is a relative term, and justice applied to genocide is very difficult to determine. For more perspectives on international justice, click here.
16 Apr 2013
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La categoria della delusione
La categoria della “delusione” non viene considerata, quando si parla di affari esteri. Si parla di successo, insuccesso, approvazione, disapprovazione; tutt’al più, di auspici e aspirazioni. La delusione sembra una faccenda troppo intima. Un sentimento personale, poco spendibile nel mercato della politica internazionale. Ma la Turchia ha deluso molti di noi, in Europa.
“Voglio diffidare il Papa dal commettere ancora questo errore e lo condanno”. “Quando i politici e i religiosi fanno il lavoro degli storici non dicono verità, ma stupidaggini”. Non c’era bisogno della reazione stizzita del presidente Erdogan alle parole di Papa Francesco sul “genocidio degli armeni” per capirlo. La Turchia, un Paese su cui la UE aveva puntato molto, ha scelto purtroppo un’altra strada. La storia di questi ultimi dieci anni lo dimostra: i morti in piazza, le censure, il padre-padrone da non contraddire. Tutto questo, con l’Europa, non ha niente a che fare. Gli italiani – quelli che leggono i giornali e non si limitano a un viaggio-premio a Istanbul – l’hanno capito. Prima o poi, vedrete, lo capirà anche il governo italiano.
Sulla politica estera personalizzata di Berlusconi, stendiamo un velo pietoso. Ma Gentiloni e Gozi, ministro e sottosegretario agli esteri, sanno come stanno le cose. Sanno che le parole dell’appello lanciato oggi da Antonia Arslan e Rav Laras vanno condivise: “Se si inizia ‘per opportunità’ a negare un genocidio, per motivi di diversa ‘opportunità’ se ne potrà domani negare un altro, chiudere gli occhi su quello in corso dei cristiani di Oriente (e di zoroastriani e yazidi)”. Ripetiamolo, quindi: il genocidio armeno è stato una delle grandi vergogne europee del XX secolo. Chi lo nega si colloca tra i negazionisti. Una categoria sulla quale una studiosa italiana, Valentina Pisanty, ha scritto, probabilmente, il libro definitivo (“L’irritante questione delle camere a gas. Logica del negazionismo”, Bompiani 2014).
Molti turchi sono pronti a fare i conti col passato. Li hanno fatti i tedeschi, gli italiani, i serbi, i croati, i bosniaci; anche gli inglesi e i francesi, perché neppure la storia dei vincitori è priva di macchie e vergogne. Se così non fosse, la delusione europea si estenderebbe da un governo a una nazione. Ma non credo arriveremo a questo punto. La Russia di Putin è una delusione sufficiente, per quest’inizio di secolo.
(dal Corriere della Sera)
Beppe Severgnini
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#ArmenianGenocide
Armenian genocide centenary: MEPs urge Turkey and Armenia to normalize relations
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Nota:
L’uso del termine è controverso perché secondo Ankara non si sarebbe trattato di un genocidio, cioè della volontà di eliminare un popolo, ma di massacri e deportazioni da inquadrare all’interno del contesto della prima guerra mondiale. Anche sul numero delle vittime non c‘è accordo: per la maggior parte degli storici, e per gli armeni, tra il 1915 e il 1917 sarebbero state uccise un milione e mezzo di persone, per la Turchia fra i 300 e i 500 mila armeni e altrettanti turchi.
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giovedì 29 gennaio 2015
Obsequies for King Abdullah of Saudi
My cartoon Saturday @TheTimes. Obsequies for King Abdullah of Saudi #humanrights #SaudiArabia
Peter Brookes
King Abdullah dead Hassan Bleibel
saudi shadow
23 Jan 2015
King Abdullah Dies
Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
Elchicotriste: 'All the petrodollars in the world are not enough to avoid death.'
23 Jan 2015
Paying Respects
BY JOHN DARKOW, COLUMBIA DAILY TRIBUNE, MISSOURI - 1/28/2015
Saud beneath the sod
BY DAVID FITZSIMMONS, THE ARIZONA STAR - 1/28/2015
Michelle Obama Unveiled
BY RICK MCKEE, THE AUGUSTA CHRONICLE - 1/28/2015
Michelle Obama senza velo oscurata dalla televisione dell’Arabia Saudita
Libertà d'espressione
Magnasciutti
Whipping
BY PETAR PISMESTROVIC, KLEINE ZEITUNG, AUSTRIA - 1/17/2015
Mort du roi d'Arabie Saoudite Liberte-Algerie (PAGE OFFICIELLE du quotidien Liberté)
#Dilem
Peter Brookes
King Abdullah dead Hassan Bleibel
saudi shadow
23 Jan 2015
King Abdullah Dies
Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
Elchicotriste: 'All the petrodollars in the world are not enough to avoid death.'
23 Jan 2015
Paying Respects
BY JOHN DARKOW, COLUMBIA DAILY TRIBUNE, MISSOURI - 1/28/2015
Saud beneath the sod
BY DAVID FITZSIMMONS, THE ARIZONA STAR - 1/28/2015
Michelle Obama Unveiled
BY RICK MCKEE, THE AUGUSTA CHRONICLE - 1/28/2015
Michelle Obama senza velo oscurata dalla televisione dell’Arabia Saudita
Libertà d'espressione
Magnasciutti
Whipping
BY PETAR PISMESTROVIC, KLEINE ZEITUNG, AUSTRIA - 1/17/2015
Mort du roi d'Arabie Saoudite Liberte-Algerie (PAGE OFFICIELLE du quotidien Liberté)
#Dilem
mercoledì 2 luglio 2014
World Cup 2014: il morso di Luis Suarez
-LAS MORDIDAS DEL MUNDIAL
Carton publicado en EL UNIVERSAL el 28 de Junio 2014.
di Angel Boligan
Dalcio
Dalcio
David Rowe
Luis Suarez
By Marian Kamensky, Slovakia - 6/25/2014
World Cup Bites
By Nate Beeler, The Columbus Dispatch - 6/25/2014
FOOTBALL ETHICS
Hassan Bleibel
EVOLUTION 25 Jun 2014
SUAREZ FANS
By Randy Bish, Pittsburgh Tribune-Review - 6/26/2014
World Cup Biter
By Rick McKee, The Augusta Chronicle - 6/27/2014
by Carlos Amorin
In the trophy room.
Tomas
After he has been banned by FIFA, Luis Suarez is out of World Cup, and can only watch Uruguay's matches on TV at home. 27 Jun 2014
La de Hoy ... Mordidas
Rayma
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Carton publicado en EL UNIVERSAL el 28 de Junio 2014.
di Angel Boligan
Dalcio
Dalcio
David Rowe
Luis Suarez
By Marian Kamensky, Slovakia - 6/25/2014
World Cup Bites
By Nate Beeler, The Columbus Dispatch - 6/25/2014
FOOTBALL ETHICS
Hassan Bleibel
EVOLUTION 25 Jun 2014
SUAREZ FANS
By Randy Bish, Pittsburgh Tribune-Review - 6/26/2014
World Cup Biter
By Rick McKee, The Augusta Chronicle - 6/27/2014
by Carlos Amorin
In the trophy room.
Tomas
After he has been banned by FIFA, Luis Suarez is out of World Cup, and can only watch Uruguay's matches on TV at home. 27 Jun 2014
La de Hoy ... Mordidas
Oggi... Morsi
Rayma
La realtà supera la fantasia, e la pubblicità a volte racconta qualcosa prima ancora che accada.
E’ successo con l’attaccante uruguayano Luis Suarez. Il suo morso a Chiellini segnerà questi mondiali, ma già prima di mordere, il campione metteva in bella mostra la sua dentatura.
Pubblicità o no, a Rio de Janeiro Suarez divide:
“E’ sbagliato ciò che ha fatto. La punizione è meritata”.
“Secondo me Suarez è pazzo, completamente pazzo…”
Sospeso per quattro mesi, Suarez – ormai quasi una attrazione turistica – non potrà andare allo stadio nemmeno da tifoso.
fonte
Nota:
Le scuse via Twitter
https://twitter.com/luis16suarez/status/483659463417548800/photo/1
E’ successo con l’attaccante uruguayano Luis Suarez. Il suo morso a Chiellini segnerà questi mondiali, ma già prima di mordere, il campione metteva in bella mostra la sua dentatura.
Pubblicità o no, a Rio de Janeiro Suarez divide:
“E’ sbagliato ciò che ha fatto. La punizione è meritata”.
“Secondo me Suarez è pazzo, completamente pazzo…”
Sospeso per quattro mesi, Suarez – ormai quasi una attrazione turistica – non potrà andare allo stadio nemmeno da tifoso.
fonte
Nota:
Le scuse via Twitter
https://twitter.com/luis16suarez/status/483659463417548800/photo/1
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giovedì 1 maggio 2014
Primo maggio, le vignette!
buon Primo Maggio :-)
Marilena Nardi
Buon Primo Maggio!
Apicella
PRIMO MAGGIO 2014
Definirlo "festa del lavoro" è un po' ironico. Meglio fosse il giorno della meditazione sugli sbagli commessi da tutte le parti ma sicuramente con responsabilità di peso diverso.
UBER
Festa del Lavoro?
Mauro Biani
Solitudine
Job day
Disgregazione del lavoro e dei lavoratori, precarietà, disoccupazione.
Mauro Biani
1 Mai
By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria - 5/1/2014
Buon Primo Maggio...oggi su Prima Pagina di Modena
Paride Puglia
I got the keys
fabiomagnasciutti
unitevi
fabiomagnasciutti
International Workers' Day
Enrico Bertuccioli
May 1st is International Workers' Day. 01 May 2014
Tiziano Riverso
LABOUR DAY
Hassan Bleibel
1 MAY 30 Apr 2014
by Firuz Kutal
— Happy May Day, my dear worker!
— 1 Mayıs'ın kutlu olsun, isçim benim! Yine iyisin, Taksim yasak, ama "sembolik çicek koymana izin var"
http://www.hurriyet.com.tr/gundem/26322897.asp
Firuz Kutal
by Tullio Boi
Marilena Nardi
Buon Primo Maggio!
Apicella
PRIMO MAGGIO 2014
Definirlo "festa del lavoro" è un po' ironico. Meglio fosse il giorno della meditazione sugli sbagli commessi da tutte le parti ma sicuramente con responsabilità di peso diverso.
UBER
Festa del Lavoro?
Mauro Biani
Solitudine
Job day
Disgregazione del lavoro e dei lavoratori, precarietà, disoccupazione.
Mauro Biani
1 Mai
By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria - 5/1/2014
Buon Primo Maggio...oggi su Prima Pagina di Modena
Paride Puglia
I got the keys
fabiomagnasciutti
unitevi
fabiomagnasciutti
International Workers' Day
Enrico Bertuccioli
May 1st is International Workers' Day. 01 May 2014
Tiziano Riverso
LABOUR DAY
Hassan Bleibel
1 MAY 30 Apr 2014
by Firuz Kutal
— Happy May Day, my dear worker!
— 1 Mayıs'ın kutlu olsun, isçim benim! Yine iyisin, Taksim yasak, ama "sembolik çicek koymana izin var"
http://www.hurriyet.com.tr/gundem/26322897.asp
Firuz Kutal
by Tullio Boi
Lavoratori!
Ci sono quelli che applaudono i colleghi che “nell’esercizio del loro lavoro” hanno potuto ammazzare un adolescente e, per fare capire quanto apprezzino quei colleghi lì, battono le mani ancora più forte per un bel po’ di minuti alzandosi perfino in piedi in segno del massimo onore riservato solo ai grandi…
Poi ci sono quelli che (magari pure già capi di governo) tra condanne definitive e provvisorie, hanno accumulato un bel po’ d’anni di galera con supplementi per interdizione dai pubblici uffici. Quellilì possono proseguire con le loro propagande elettorali (il loro lavoro di sempre) per farsi rieleggere, occupando tutti gli spazi pubblici esattamente come facevano prima come liberi cittadini, ancorché pubblici leader. Essi (come dicevano Cochi&Renato) dimostrano altresì di fregarsene delle condizioni imposte loro dalle disposizioni restrittive (tra l’altro: restrittive in che senso?), infatti possono lanciare pesanti accuse al capo dello Stato e alla Magistratura e proseguire a offendere le nostre europee Nazioni: proprio esattamente come facevano prima. Per dovere di cronaca va però detto che per ora, allo s(S)tato, ne possediamo solo uno d’elemento così… (che culo! NdR)
Perché il nostro Paese sente il bisogno (è come se non potesse proprio farne a meno) di certa gente “lavoratrice”? Non lo so. Quando gliela faremo (seriamente) a risponderci, magari riusciremo perfino ad abolire quella “pena di morte” che ancora comminiamo ed eseguiamo ogni anno a migliaia di lavoratori non degni, evidentemente, di poter godere di lavori socialmente utili oppure, mal che vada, domiciliari…
Nell’attesa, per quanti sforzi dobbiate fare, in ogni caso mi sento nel diritto d’augurare di cuore e con affetto profondo a tutti voi buon primo Maggio…
30 aprile 2014
Poi ci sono quelli che (magari pure già capi di governo) tra condanne definitive e provvisorie, hanno accumulato un bel po’ d’anni di galera con supplementi per interdizione dai pubblici uffici. Quellilì possono proseguire con le loro propagande elettorali (il loro lavoro di sempre) per farsi rieleggere, occupando tutti gli spazi pubblici esattamente come facevano prima come liberi cittadini, ancorché pubblici leader. Essi (come dicevano Cochi&Renato) dimostrano altresì di fregarsene delle condizioni imposte loro dalle disposizioni restrittive (tra l’altro: restrittive in che senso?), infatti possono lanciare pesanti accuse al capo dello Stato e alla Magistratura e proseguire a offendere le nostre europee Nazioni: proprio esattamente come facevano prima. Per dovere di cronaca va però detto che per ora, allo s(S)tato, ne possediamo solo uno d’elemento così… (che culo! NdR)
Perché il nostro Paese sente il bisogno (è come se non potesse proprio farne a meno) di certa gente “lavoratrice”? Non lo so. Quando gliela faremo (seriamente) a risponderci, magari riusciremo perfino ad abolire quella “pena di morte” che ancora comminiamo ed eseguiamo ogni anno a migliaia di lavoratori non degni, evidentemente, di poter godere di lavori socialmente utili oppure, mal che vada, domiciliari…
Nell’attesa, per quanti sforzi dobbiate fare, in ogni caso mi sento nel diritto d’augurare di cuore e con affetto profondo a tutti voi buon primo Maggio…
30 aprile 2014
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