giovedì 1 dicembre 2016

Fidel Castro




Porque los hombres no mueren cuando dejan ideas como polvo esparcido por la libertad del viento que van hacia los continentes de hombres con esperanza. Porque las ideas continúan encallando en las orillas de países con sueños. Porque hay canciones urgentes para hombres olvidados. Porque la muerte no puede contra el amor encendido. Porque la llama del amor es eterna en el corazón de los pobres. Porque los pobres sólo necesitamos amor como arma fundamental para derrocar falsas promesas. Porque la lucha más sincera es aquella que se lucha con dignidad. ¡Hasta la victoria siempre, querido Camarada-Comandante! ¡Hasta siempre!
Texto y caricatura por / by Walter Toscano.
https://www.youtube.com/watch?v=NwTIfVG1i_g

Walter Toscano



Gio / Mariagrazia Quaranta



FIDEL ( 1926 - 2016 ) x Guaico - Colombia






A barba
www.ilustragargalo.blogspot.com



Adiós a Fidel...
https://twitter.com/Dariomonero/status/802401940587958272
Dario Castillejos


the waiting room
David Rowe




Laura Neri e PaoloLicheri


Fine 900
Fidel. Due interessanti articoli di Gennaro Carotenuto e Lia.


Il Nobel Pérez Esquivel: "Ecco perché Castro non fu un dittatore"
di Paolo Brera

ROMA. Si può essere contemporaneamente un’icona vivente della difesa dei diritti umani e della libertà dei popoli, e il più grande sostenitore di un leader controverso come fu Fidel Castro? “Sì, Fidel era un era un fratello, per me; ed è stato uno dei più grandi statisti del XX e del XXI secolo”, dice Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la pace nel 1980 e professore di Cultura della pace e dei diritti umani all’Università i Buenos Aires, nell’Argentina in cui nacque nel 1931. Dopo il golpe militare si ribellò al regime trascorrendo più di un anno in carcere, e per una vita intera ha lottato contro le oppressioni. Ora è in Italia e presenta il suo ultimo libro, La forza della Speranza (Esperia, 13 euro) scritto con il maestro Daisaku Ikeda, leader buddista e presidente della Soka Gakkai.

Qual è la forza della speranza?
“Sono i giovani, a cui dobbiamo dare una speranza di vita. La pace non si regala, si costruisce con azioni concrete; ma nessuno può donare quello che non ha. Quindi la domanda è: come costruiamo un mondo migliore, una società migliore?”.

Fidel Castro ci provò. Ha fallito?
“Non esistono mondi ideali, solo mondi possibili che dobbiamo rendere migliori. In America Latina è migliorata molto la costruzione della solidarietà. Siamo popoli solidali, i giovani stanno assorbendo questa coscienza e credo saranno loro a cambiare questo mondo. Insieme alle donne, che erano emarginate e oggi stanno rivoluzionando molte cose”.

Con Fidel vi conoscevate personalmente, lo stimava e ne ha scritto giudizi molto positivi dopo la sua morte; ma lei è presidente di un’associazione internazionale che difende i diritti umani e la libertà dei popoli, entrambi concetti piuttosto relativi nella Cuba di Fidel. Come concilia le due cose?
“Fidel è sempre stato un rivoluzionario e un grande intellettuale: è stato uno dei più grandi statisti del ventesimo e del ventunesimo secolo. Poca gente è arrivata al suo livello di lucidità, e come rivoluzionario lavorò per la libertà del suo popolo. Tutti lo attaccano dicendo che è un dittatore, ma sapete chi è un dittatore? Chi gli ha preso la terra per costruire Guantanamo, chi ha costruito le carceri di Guantanamo e tortura e uccide e fa sparire la gente”.

Si riferisce agli Stati Uniti?
“Certo, al governo degli Stati Uniti. Come possono gli Usa bloccare un paese per più di 50 anni perché non gli piace? Quindi chi è un dittatore? Fidel ha formato le scuole e la rete di solidarietà sociale più grande del mondo. E l’operazione Milagro, che opera gratuitamente alla vista le persone in difficoltà in ogni parte del mondo. I grandi paesi come gli Usa non fanno niente, gratis. Con gli educatori del suo programma di alfabetizzazione, Yo, sí puedo, Fidel ha sradicato l’analfabetismo. Quindi di cosa stiamo parlando?”.

Questi sono i grandi valori e le grandi imprese di Fidel Castro, quelli per cui disse “la Storia mi giudicherà”. Ma si possono dimenticare i migliaia di morti uccisi dal suo regime? E le centinaia di migliaia di persone scappate dall’isola perché non condividevano le idee di Fidel e non potevano restare? Molti sono stati carcerati: possiamo cancellare questo aspetto della sua vicenda?
“Le persone che sono andate a Miami erano appoggiate dagli Usa: sono controrivoluzionari. Non volevano la rivoluzione di Fidel perché volevano mantenere i loro privilegi. Non quelli di tutti: i loro. Mi ha fatto una sensazione molto brutta questo denigrare Fidel dopo la sua morte. Che bassezza. Dev’essere rispettato il ricordo di tutti i morti. Ma torno al discorso di prima: Kennedy voleva attaccare Cuba ed è stato sconfitto da Fidel e dal popolo cubano. Certamente ci sono prezzi da pagare, ma bisogna guadare la causa di questi prezzi. Non sono semplicemente oppositori ma terroristi. Bisogna avere una visuale più ampia di come un uomo con pochi mezzi e in un paese bloccato riuscì a mantenersi libero di fronte all’oppressione di una grande potenza come gli Stati Uniti. Nessuno parla di questo, negli Usa. Non vogliono parlare di Guantanamo, né di Abu Ghraib, né di tutti i misfatti degli Usa in America Latina”.

Cambieranno le cose, con Trump? In quale direzione?
“Trump non capisce assolutamente niente. Gli direi: analizzi e indaghi, ma non può parlare con questa leggerezza per bocca dei cubani che stanno a Miami. Penso a tutte le difficoltà che ha affrontato Obama in questo avvicinamento a Cuba negli ultimi tempi, che è stato positivo anche se avrebbe dovuto farlo molto prima. Cuba è un simbolo della lotta per la libertà, e questo nessuno glielo potrà mai togliere”.

E l’atteggiamento degli europei come lo giudica?
“Qui in Europa si parlava tantissimo del presidente venezuelano Hugo Chávez: era un visionario, un uomo dell’integrazione latino americana e continentale. È stato un leader, ma in Europa ne parlano come un dittatore. Ma chi sono i veri dittatori? Perché non parliamo dell’Iraq e delle bugie di Bush per invaderlo. La stampa europea deve adottare un’ottica più profonda riguardo al diritto alla libertà dei popoli. Fidel era mio amico, mio fratello. Abbiamo parlato tantissimo, e ha sempre avuto una grande responsabilità sociale e un’etica rigorosa. E questo è l’esempio di un rivoluzionario per la libertà, non per l’oppressione. Al contrario, gli Usa sono un paese oppressore, non solidale col popolo”.

Quante volte vi siete incontrati, con Fidel Castro?
“Molte; ma avrei voluto fossero di più”.

L’ultima?
“Tre anni fa: abbiamo parlato nove ore! Abbiamo discusso di tutto il mondo parlando di sviluppo e sfruttamento, di risorse naturali e dei danni che provocheranno lo sfruttamento irrazionale del petrolio e il fracking. E di come bisognerebbe unire i popoli, per essere liberi: attraverso l’unione latino americana, con il diritto all’autodeterminazione”.

E del diritto alla proprietà privata? Di quelle altre libertà che a Cuba stanno lentamente avanzando solo adesso, ne avete parlato?
“La proprietà privata non ha più senso quando tutti hanno la possibilità di avere una casa degna. Una cosa è l’individualismo, un’altra è la solidarietà”.

Cosa l’ha colpita di più, di Fidel?
“Il suo umorismo”.

Era simpatico?
“Molto, abbiamo riso tantissimo insieme. Non era affatto un uomo triste, era molto allegro. Sono andato con lui nei villaggi di Cuba: conosceva le donne, i mariti, i bambini, tutta la famiglia, e chiamava tutti per nome. Ora vi racconto una piccola storia di Fidel: aveva molti amici religiosi, tra cui Sergio Méndez Arceo, il vescovo di Cuernavaca in Messico. Un lottatore incredibile. Il vescovo aveva detto a Fidel: tu sei l’uomo mandato da Dio per il suo popolo. E io guardavo Fidel che lo ascoltava pensoso, accarezzandosi la barba. Poi di colpo gli ha detto: Sergio… non ti credo, pero mi piace!”.





di Chappatte


CHI È ADOLFO PÈREZ ESQUIVEL:
In lotta per i diritti da mezzo secolo

Si autodefinisce un «resistente della speranza». Adolfo Pérez Esquivel, 85 anni appena compiuti, ha dedicato oltre cinque decenni alla lotta non violenta per la difesa dei diritti umani. In America Latina e nel mondo. Terzogenito di un immigrato spagnolo e di una indigena guaranì, il futuro attivista trascorre l’infanzia in povertà a Buenos Aires. Sperimenta sulla propria pelle l’esclusione a strutture ingiuste condannano gran parte della popolazione. E decide di ribellarsi. Avido lettore di Gandhi, negli anni in cui il Continente è scosso dai fermenti rivoluzionari, però, il cattolico Esquivel sceglie la battaglia non violenta. Per questo crea, nel 1973, la rivista “Paz y justicia” che presto si trasforma nel movimento Servicio paz y justicia (Serpaj). Durante l’ultima dittatura argentina (1976-1983), viene arrestato e torturato. Scampa per un soffio ai voli della morte ma resta in carcere 14 mesi. Là si imbatte nella frase, scritta con il sangue sul muro da un prigioniero, «Dio non uccide» che segnerà per sempre la sua esperienza di uomo e di credente. Per il suo impegno è stato insignito del Nobel per la Pace nel 1980. (Lu.C.) FONTE


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Quando il calcio muore in volo.

Chapecoense
2009 - Serie D
2011 - Serie C
2013 - Serie B
2014 - Serie A
2016 - Finale della Sudamericana
Mai stanchi di salire, sono arrivati in cielo.
#ForçaChape
Dalcio



Mello



Mario Alberto


Omar Momani ‏@omomani  29 nov
Sad day for football
#Chapecoense #ForçaChape


J.Bosco



Amorim

Quando il calcio muore in volo.
Il 4 maggio 1949 un aereo Fiat G.212 si schianta a Superga, sulle colline torinesi. Muoiono 31 persone. Tra le vittime l'intera squadra del Grande Torino.
Nei giorni scorsi è successo ancora.
Nei cieli della Bolivia è caduto un aereo con a bordo una squadra della serie A brasiliana  la Chapecoense. Stava per arrivare in Bolivia  a Medellin per disputare la finale della Coppa Sudamericana. I biancoverdi avrebbe dovuto giocare mercoledì 30 novembre contro l'Atletico Nacional di Medellin. La squadra dell'Atletico Nacional ha dichiarato:
"Dopo esserci molto preoccupati sotto l'aspetto umano della vicenda, pensiamo ora all'aspetto agonistico e vogliamo pubblicare questo comunicato in cui chiediamo l'assegnazione della Coppa Sudamericana alla Chapecoense in memoria della sua scomparsa e in omaggio alle vittime del fatale incidente che ha gettato nel lutto il nostro sport.
Per noi la Chapecoense è per sempre Campione della Coppa Sudamericana 2016"

martedì 29 novembre 2016

GB: Political Cartoon of the Year 2016

Ellwood Atfield, the communications and advocacy headhunter, is delighted to host the awards again this year on Tuesday 29th November 2016, at St John’s Smith Square, Westminster, from 6.15pm onwards.


Il cartoon politico vincente 2016 è di Peter Brookes 

Michael Gove pugnala Boris Johnson entrambi esponenti del Partito Conservatore. 





Il secondo posto va a Ben Jennings 







Il cartoonist 2016 è Morten Morland






Bombastic Beasts. A few of Putin's useful idiots. Today's Times cartoon #TrumpPresident #LePen #farage #Corbyn #Putin
Morten Morland


Complimenti a tutti gli artisti!!


http://www.ellwoodatfieldgallery.com/cartoons.php

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Nota


questi qui sotto i miei  preferiti, tra i 28 cartoon da votare

 Brian Adcock e Dave Brown



Brian Adcock








Congratulations to the 2016 winners.

Winner:
Political Cartoon of the Year 2016 – Peter Brookes, The Times

Runner up:
Political Cartoon of the Year 2016 – Ben Jennings, i Newspaper

Winner:
Political Cartoonist of the Year 2016 – Morten Morland, The Times

Ellwood Atfield, the communications and advocacy headhunter, was delighted to host again the Political Cartoon of the Year Awards on Tuesday 29th November 2016, at St John’s Smith Square, Westminster.

It was a fantastic evening celebrating the UK’s leading cartoonists with over 500 guests from across the National Press, Peers, Members of Parliament and our many friends from the PR and Communications industry. A huge thank you to our guests of honour Rt Hon Ed Balls and Lord Paddy Ashdown for announcing this year’s winners.

We would like to thank Tim Benson, founder of the Political Cartoon Gallery, UK’s National political cartoonists, and our sponsors Instinctif Partners and Heineken for helping us organise this year’s awards. We were also delighted to partner with the knowledge networking firm Editorial Intelligence whose new post-Brexit network, Networking Nations, we will be working closely with in 2017.



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Vote for British Political Cartoon of the Year Awards 2014
and the GB:Political Cartoon of the Year 2013



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GB: Dave Brown vince il "Political Cartoon of Year 2010"






domenica 27 novembre 2016

La doppia anima di Fidel Castro

La doppia anima di Fidel Castro
Marilena Nardi



Hasta (o hashtag) la victoria siempre?
27 novembre 2016
Nadia Redoglia

Putin: “Castro è stato un valoroso eroe” / Trump: “Castro è stato un dittatore feroce”
Putin&Trump: “ops”
Avrete notato la moltitudine di lunghi coccodrilli, peraltro da mo’ preparati, in morte di Fidel Castro. Tutto il mondo li sta distribuendo a più riprese, rigorosamente suddivisi in (almeno) tre fasce: a) storicamente grande uomo perché consegnò ai cubani la dignità di Popolo che ha gratuitamente scolarizzato dall’alfabetizzazione alla laurea, protetto da sanità fiore all’occhiello mondiale, garantito per lavoro, cibo e tetto quotidiano b) finalmente è morto il sanguinario criminale (cfr. tripudio a Miami degli esuli) c) era un dittatore, ma prima è stato bravo, sì però poi ha abbracciato l’Unione Sovietica e da lì giù che ci do che ci do…
Gli States non gliela fecero a riprendersi Cuba (già # del loro personalissimo piacere lascivo-finanziario) e per vendetta misero in atto embargo tra i più feroci. Stante la devastazione che gli americani negli ultimi decenni lasciano sulle terre ove portano la loro rivoluzione, altrimenti chiamata democrazia, non sono così certa che oggi quel popolo vivrebbe meglio.
I sostanziosi capitoli di storia che l’isola rivoluzionaria, nel bene e nel male, è riuscita a mettere insieme  in ogni caso sono ricchezza, almeno fino a qui hasta. La parte più difficile sarà, da qui in poi, conservare il siempre…


Fidel y la Historia-PxMolinA




Boligan

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Fidel Castro 1926-2016, Hasta la victoria siempre!


Fidel Castro 1926-2016, Hasta la victoria siempre!

“Con profondo dolore appaio qui per informare il nostro popolo, gli amici di nostra America e del mondo che oggi 25 novembre del 2016, alle 22.29 è morto il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz. Hasta la victoria siempre!”.Raùl Castro


Fidel Castro
Marco De Angelis



last saint
BY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS  -  11/26/2016



La nueva era 
BY ANGEL BOLIGAN, EL UNIVERSAL, MEXICO CITY, WWW.CAGLECARTOONS.COM  -  11/26/2016
..






Riber




Fidel Castro 1926-2016
Bado





Osmani Simanca
Di Valerio Marini


di Ivailo Tsvetkov


Il video dell'annuncio



Inizia la fiera
Marco Careddu


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Nota:
aggiungo



Los Hermanos Castro y 11 presidentes
BY RAINER HACHFELD, NEUES DEUTSCHLAND, GERMANY - 12/29/2014

venerdì 25 novembre 2016

Turchia, Erdogan: "Legge su matrimonio riparatore con vittime di stupro? Potrebbe tornare"


Turkey: Child Bride    Paolo Lombardi
.
18 Nov 2016


Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha lasciato intendere che la controversa proposta di legge sulle violenze sessuali, che permetteva allo stupratore di una minore di 'rimediare' sposandola, potrebbe tornare in parlamento, dopo essere stata ritirata all'inizio della settimana. "Credo - ha detto a una conferenza sulle donne a Istanbul - che tornerà in parlamento con un grande consenso". Secondo il presidente, la prima bozza della legge era "aveva buone intenzioni", ma era preparata male.

La proposta ritirata, che era stata presentata da deputati del partito islamico al governo, Akp, avrebbe interessato circa 3.000 uomini in carcere o sotto processo per stupro, secondo dati del governo. L'esecutivo ha più volte spiegato che l'obiettivo è mettere ordine nella questione dei matrimoni tra minori e che non si tratta di una sorta di amnistia. Secondo i critici, invece, la legge 'sanerebbe' in modo retroattivo casi di stupro di minori o della moglie.
Androkonos



Erdogan si appresta a promuovere una legge che depenalizza il reato di stupro su minori se il violentatore sposa la vittima. Così può continuare a stuprarla in tutta comodità e legalmente.

saluti mesti,
M
anche su Cartoon Movement: Sweet little bride    Marilena Nardi
Mr. Erdogan, the new law for old rapists
21 Nov 2016




a lethal hug    Luca Garonzi
Turkish bill to clear men of child sex assault if they marry their victims
21 Nov 2016





"Double Crime"    Antonio Rodríguez
Turkey passes law to pardon rape if aggressors marry victims.
22 Nov 2016

The request for Marriage    Vasco Gargalo
The Erdogan Ring
22 Nov 2016


BY THE GUARDIAN

Two wrongs don’t make a right, right? Yet in Turkey, a close shave with a controversial motion dubbed by many the “child rape bill” proves that quite the opposite is considered true when talking about the abuse of women.

Under the proposal put forward last week, men convicted of sex with an underage girl before 11 November this year would be pardoned if they married their victim, as long as the act was committed without “force, threat or any other restriction on consent”.

The shocking bill met with support in parliament last Thursday but failed to reach the necessary majority and was later withdrawn for review ahead of a final parliamentary vote. Thankfully, there are now reports that it has been dropped entirely, but it has highlighted once again a worrying side to Turkish culture, where the rights of the family and the importance of men within it are placed before the protection of the basic rights of women and girls.

Seen by those who oppose it as legitimising rape and encouraging child marriage, the bill caused national and international outcry as it suggested that the inconvenience of a prosecution for abusing children could be remedied with marriage, and that the abuse and suffering caused by sexual assault or forced marriage was not of primary concern.

Thousands took to the streets of Istanbul and other cities in protest. Crowds gathered outside parliament in Ankara and one opposition MP protested by presenting to parliament a full-sized groom’s suit and a child-sized bridal gown.

However, the government claimed the bill’s intentions had been distorted by its detractors. MPs said that they did not seek to decriminalise rape, but to free men imprisoned for marrying an underage girl with what appeared to be her or her family’s consent – a figure that stands at 3,000, according to their estimates.

“There are people who marry early,” said Turkish prime minister Binali Yıldırım. “They do not know the law, so they have children. The father goes to jail and the children are left alone with their mother.”
The pro-government media soon began printing stories describing the grief of child brides-turned mothers for their imprisoned husbands, and of 14-year-olds marrying for love. But when a government justifies its moves as protecting the legal rights of men or families involved in an illegal act such as underage marriage ahead of protecting vulnerable young girls, something is seriously broken.
Michelle Obama said in a speech at a Democratic rally last month: “The measure of any society is how it treats its women and girls,” and on that measure Turkey is clearly not doing very well. Turkey is ranked 130th out of 145 countries in the2015 Global Gender Gap Index and violence against women continues to soar, with more than 400 killings last year alone. Although accurate figures on child marriage in the country are difficult to find, Unicef estimates the current rate of marriage in girls under 18 as 15%.

Many of these unions are not legal in Turkey because the legal marriageable age is 17 and the legal age of consent is, confusingly, 18. Many child marriages are unregistered religious ceremonies conducted by an imam rather than legal civil ceremonies and they are an increasing problem. Instead of introducing laws to combat the problem, however, Turkey moved towards normalising sexual assault.


Fury at Turkish bill to clear men of child sex assault if they marry victims

In July, the constitutional court also annulled part of the law that classified sexual acts with children under 15 as sexual abuse on the grounds that those between the ages of 12 and 15 can understand the meaning of the sexual act and therefore consent. Insisting that a child can consent to acts just because they can understand suggests a strange grasp of logic that is deeply troubling, yet it is a logic that has become normal in a Turkey ruled by president Recep Tayyip Erdoğan’s Justice and Development Party (AKP).

Both moves expose the extent of Turkey’s retreat into what was already a toxically male-skewed culture. Since the AKP came to power in 2002, it has sought to apply its conservative values by reinforcing the idea of family as the core unit at the heart of Turkish society, despite it coming at the cost of women’s rights.
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Family-centered policies are the main focus, and government rhetoric has laid out societal norms that must be adhered to, placing women under tremendous pressure to comply – women have a duty as wives, mothers. It is hard for anyone to forget that when, earlier this year, Erdoğan infamously urged women to have at least three children. “A woman,” he said, “who rejects motherhood, who refrains from being around the house, however successful her working life is, is deficient, is incomplete.”

As the AKP moves to consolidate power through the introduction of a presidential system with a vote in spring, it seems likely the coming years will be peppered with more bizarre bills like this one, and it is women and the vulnerable who will bear the brunt of Turkey’s downward economic and authoritarian spiral. If Turkey already seems broken, it’s not looking good for the future.

giovedì 24 novembre 2016

Roma: "Riso amaro, mai più violenza contro le donne "


"Riso amaro, 
mai più violenza contro le donne ",
 la mostra ideata e curata da Julio Lubetkin 








La mostra "RISO AMARO. Mai più violenza contro le donne" a Roma al Centro Euroma 2, Viale Oceano Pacifico 83, dal 24 novembre al 4 dicembre.
A cura di Julio Lubetkin, con disegnatrici e disegnatori di tutto il mondo: Marghe Allegri, Altan, Samanta Sam Bartolucci, Mauro Biani, Luca Bertolotti, Massimo Bucchi, Bruno Bozzetto, Angel Boligan, Pat Carra, Lido Contemori, Deco Inkspinster, Marco De Angelis, Liza Donnelly, Fabio Magnasciutti, Marilena Nardi, Elena Ospina, Josè Palomo, Gianfranco Passepartout, Andrea Pecchia, Marlene Pohle, Cristina Sampaio, Sergio Staino, Mauro Talarico, Omar Turcios, Lucio Trojano, Silvia Ziche ...
il catalogo della mostra,



Scrive l'organizzazione sulla sua pagina FB:

"Mai come questa volta, abbiamo avuto tanta difficoltà a preparare il Festival. Tutto parte dalla tematica del 14° Festival Internazionale di Humor Grafica. Come è la nostra abitudine la Mostra la realizziamo invitando personalmente gli autori, che variano di volta in volta.
Non per giustificarci, volevamo invitare tutti, ma problemi di spazio per esporli, ci lo vietavano. Dopo,ed era molto importante per noi ,vista la tematica, abbiamo deciso come caratteristica fare una scelta importante, per noi normale, quella di coinvolgere per questa Mostra, come mai fatto in nessun evento di humour nel Mondo, dove quasi la metà degli autori presenti , sono disegnatrici e illustratrici di diverse latitudini. Questo ci ha obbligato per forza delle cose fare delle scelte. Alla fine, ci auguriamo di avere preparato un nuovo evento atipico, originale e molto rappresentativo. Sono in tutto 62 autori di 24 paesi, che sotto il titolo di RISO AMARO, ci raccontato con i loro disegni un “ Mai più violenza contro le Donne”."






In occasione della 14esima edizione del Festival Internazionale di Humour Grafico si è scelto di dedicare la rassegna al tema della violenza maschile, intitolando l’evento Riso Amaro e sottotitolandolo Mai più violenza contro le donne. Parafrasando il titolo di uno storico film italiano vogliamo così provare ad affrontare un argomento tanto serio quanto attualissimo, nella convinzione che la satira declinata in forma grafica possa svolgere – come storicamente è il suo ruolo – una importante funzione di riflessione e di denuncia, a maggior ragione rispetto a un crimine che trova sempre più riscontri e vittime nel nostro vivere quotidiano. Del resto, è la mission di ogni edizione del Festival Internazionale di Humour Grafico quella di stimolare la fantasia di umoristi, illustratori, caricaturisti nell’ambito di un unico tema, ben specifico. In queste occasioni autori/artisti di tutto il mondo sembrano percorrere su un’unica corsia ben definita una strada popolata da immagini provenienti da tutte le latitudini del pianeta. Il Festival così si trasforma in una autentica vetrina, dove autori e opere si confrontano con la complicità dello spettatore in visita: una manifestazione dove il protagonista è l’autore e chi ha organizzato la sua presenza solo il veicolo-motore di uno spazio messo a disposizione per un confronto fra idee, satira e humor grafico. Per noi che abbiamo fatto nascere e viviamo il Festival in tutti i suoi momenti (dalla ricerca attenta dei possibili protagonisti, passando poi alla preparazione per arrivare all’ultima fase del suo svolgimento) non si tratta certo di una operazione commerciale, vista la nostra natura di organismo no profit, quindi senza fine di lucro. Ci sentiamo, altresì, a pieno titolo ricercatori delle migliori espressioni proprie dell’humor internazionale, e la nostra storia - ormai pluriennale - dimostra come possiamo definirci soddisfatti del lavoro fin qui svolto visto che possiamo affermare di essere riusciti a raggiungere il traguardo che ci prefiggevamo. Questa ultima edizione della kermesse – data la delicatezza dell’intento rispetto all’argomento affrontato – rappresenta come meglio non si potrebbe il coronamento del nostro impegno. Non ultimo per importanza nello svolgimento di questo evento, la sensibilità ed il contributo delle Sezioni soci Unicoop Tirreno. Tratto importante di quest’ultimo Festival è quello di avere cercato (e ottenuto, con grande entusiasmo) la partecipazione di Autrici e Autori da tutto il mondo in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, indetta dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1999 ma in Italia celebrata solo dal 2005. Un modo concreto di rendere onore ed esprimere solidarietà a tutte quelle donne vittime di violenze, in Italia e nel mondo: picchiate, umiliate, torturate e anche uccise, in molti casi davanti ai loro figli. Una carneficina che deve finire anche attraverso l’uso dell’ironia, forma d’arte capace di disarmare un numero infinito di ingiustizie, fin dall’alba dell’umanità.
 Julio Lubetkin - Direttore del Festival Internazionale di Humor Grafico


RISO AMARO
MAI PIÙ VIOLENZA CONTRO LE DONNE
Le opere esposte in questa 14esima edizione del Festival Internazionale di Humor Grafico provengono da ben 24 Paesi: Argentina, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Cuba, Ecuador, Egitto, Francia, Iran, Italia, Kosovo, Messico, Perù, Polonia, Portogallo, Russia, Spagna, Stati Uniti, Turchia , Ungheria, Venezuela. 
Hanno disegnato: 
Doaa Eladl, Adriana Mosquera/Nani, Pat Carra, Maria Josè Moquera/Sex, Ann Telnaes, Vilma Vargas, Elena Ospina, Marilena Nardi, Teresa Sdralevich, Cristina Sampaio, Marlene Pohle, Firoozeh Mozaffari, Samanta Bartolucci, Silvia Ziche, Liza Donnelly, Margherita Allegri, Anne Derenne/Adene, Elisabetta Decontardi/Deco, Halina Kuznicka, Patriycja Longawa, Rayma, Ana Pili, Maria Centeno, Cintia Bollo, Menekse Cam, Marina Bondarenko, Altan, Dalcio Machado, David Vela, Lucho Rossell, Oguz Gurel, Biratan Porto, Bruno Bozzetto, Mauro Biani, Angel Boligan, Karry, Ares, Omar Zevallos, Jaume Capdevilla/Kap, Gergely Bacsa, Klaus Pitter, Andrea Pecchia, Lido Contemori, Passepartout, Victor Bogorad, Victor Velez/Chubasco, Murat Ahmeti, Marco De Angelis, Luca Bertolotti, Dario Castillejos, Fabio Magnasciutti, Sergio Staino, Cristobal Reinoso/Crist, Mauro Talarico, Omar Turcios, Idigoras & Pachi, Maryam Seifollahi, Yayo, Lucio Trojano, Massimo Bucchi, José Palomo, Alex Falco.
La Mostra è a cura dell’Associazione Culturale Festival Grafico.
 Sito Web : www.festivalhumorgrafico.eu
 Facebook : festivalhumorgrafico
 Ideazione e direzione artistica: Julio Lubetkin
Consulenza artistica: Marilena Nardi
Progetto grafico e impaginazione: Luca Bertolotti
In copertina: illustrazione di Marilena Nardi - Italia
 In controcopertina : illustrazione di Doaa Eladl - Egitto
Stampa : Alegraf Stampa S.r.l. – Roma
Un particolare ringraziamento agli autori, a Laura Contemori ed Evelina Eroe per le traduzioni, a Tiziano Marelli per i testi, al Salon Internacional de Humor Grafico de Peru, Lucio Trojano, Marco De Angelis, Lido Contemori, Omar Zevallos.


la controcopertina di Doaa Eladl
«Sono partito da un concetto semplice: chi fa del male a una donna, prima ancora che malvagio, è stupido, non ragiona. Perciò l’immagine che mi è venuta in mente è quella del cervello. Ho disegnato due facce, una con un cervello grande, quello della donna, e una con un cervello piccolo, quello dell’uomo. Quando ci si sente inferiori, si prova invidia e rancore, è questo il fulcro della questione, è l’idea semplice che sta dietro al disegno che ho realizzato per la mostra Riso Amaro». Alla domanda “qual è la prima idea che gli è venuta in mente quando Julio Lubetkin – del Festival Grafico Associazione Culturale e direttore artistico del Festival Internazionale di Humour Grafico – l’ha invitato a disegnare sul tema della violenza sulle donne, risponde per direttissima, da par suo, Bruno Bozzetto, disegnatore e regista (con il corto Mister Tao vinse nel 1990 l’Orso d’oro al Festival di Berlino), maestro del cinema d’animazione che a 78 anni non smette di incantare con una tecnica di disegno che ha fatto storia.

L’inventore del celeberrimo Signor Rossi – emblema dell’italiano medio alle prese con il malcostume della propria società – a cui Marco Bonfanti ha dedicato il documentario Bozzetto non troppo, presentato all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, è tra i disegnatori e le disegnatrici di ogni parte del mondo, dall’Africa all’Iran, dall’America all’Europa, che partecipano alla mostra di illustrazioni e di humour grafico, in programma dal 24 novembre al 4 dicembre presso il punto vendita Coop di Roma Eur, per dire Mai + violenza contro le donne, come recita il sottotitolo della mostra. Niente retorica, ma un po’ di humour e graffiante ironia per raccontare in punta di matita la triste realtà della violenza contro le donne. Donne come le altre che il 25 novembre per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne avranno i riflettori puntati addosso. Picchiate, torturate, uccise, spesso davanti ai figli: tante le storie di ordinaria follia, soprattutto tra le mura domestiche, nel Belpaese e nel mondo; e nonostante l’impegno delle associazioni di volontariato, dei Centri Antiviolenza, e un clima sociale di maggiore condanna della violenza rispetto al passato, c’è ancora molto da fare sotto il profilo normativo e dell’assistenza, sul fronte della prevenzione e per sensibilizzare l’opinione pubblica. A questo servono mostre come Riso Amaro, sfidando il rischio di banalizzare un tema così delicato.

«Quando si deve sintetizzare un tema, ad esempio, in un’immagine, si banalizza, si semplifica necessariamente. È vero, però, che più ci perdiamo in ragionamenti tortuosi, più si ingarbuglia una questione – spiega Bozzetto con l’acume che lo caratterizza –. Si sottovaluta la sintesi, il banale, che in realtà parte dal buon senso. Diciamo così: la verità è semplice, siamo noi che la complichiamo». Che cosa c’è di più chiaro, semplice e diretto di due cervelli a confronto o dell’immagine di un uomo chinato, con un fiore in mano, su una donna tanto distrutta da essere quasi senza forma? È questo un disegno, With love, di Marilena Nardi, docente di illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Venezia, vignettista e grafica umoristica che sarà presente alla mostra con alcune opere. «Si disegna per esprimersi e per cercare di far passare un messaggio. Il disegno può servire a riflettere sul tema trattato, soprattutto se è forte e spinoso come quello della violenza sulle donne. Mi domanda se l’humour può ferire? Se il disegno o la vignetta sono fatti bene, se sono chiari e non si prende di mira la vittima, non si ferisce nessuno, non si può essere fraintesi. Il problema è semmai che stiamo perdendo la capacità di leggere il disegno – commenta Nardi di ritorno da una delle tante rassegne a cui partecipa in Italia e nel mondo –: oggi siamo bombardati di continuo da immagini che passano rapide, mentre per essere capita l’immagine, per coglierne il senso, ha bisogno di un po’ di tempo, di preparazione, di cultura. Una buona vignetta dovrebbe innanzitutto far riflettere. Poi, se può far sorridere si aggiunge un valore in più. Ma quasi sempre è un riso amaro. Come il titolo della mostra...».

A fustigare la meschinità di atti brutali con la leggerezza delle loro opere d’arte, oltre a Bozzetto e Nardi, anche altre firme famose, da Altan a Bucchi, da Liza Donelly (The New Yorker) a Staino, da Crist (Argentina) a Doaa Eladi (Egitto), 62 opere in tutto di 24 paesi, per una mostra dedicata da Unicoop Tirreno al 25 novembre. «È cresciuta col passare del tempo la sensibilità delle nostre Sezioni soci intorno a questa data – dichiara Paolo Bertini, responsabile soci di Unicoop Tirreno –, tante e diverse sono state le iniziative organizzate in tutti i territori. Allora abbiamo pensato di unire le forze e di dare vita a un’unica iniziativa di ampio respiro per contribuire, con il linguaggio semplice e immediato del disegno, a farci riflettere tutti su questo dramma della nostra società. E perché se ne continui c'è il catalogo della mostra, a disposizione delle Sezioni soci di Unicoop Tirreno». Ci ha raccontato l’insegnante dell’Accademia delle Belle Arti che a Scandiano, nell’ambito del FestivLOVE, una bambina chiedeva al suo papà, guardando l’immagine di un uomo che calpestava il corpo di una donna, il perché di quella violenza. Il papà cercava di minimizzare con una spiegazione sbagliata («le sta offrendo un fiore... la donna sta dormendo»), ma la bimba aveva decifrato il messaggio alla perfezione. «Un episodio che mostra bene come i grandi non sappiano o non vogliano vedere e capire, mentre basterebbe soffermarsi un po’ a ragionare», sottolinea Nardi. La mostra a Roma Eur serve proprio a questo.

da TRATTO DISTINTIVO
di Rita Nannelli

di Lucio Trojano

mercoledì 23 novembre 2016

I fondamenti dell’accozzaglia

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi per definire il fronte del No che si oppone alla riforma costituzionale: «In questo referendum vediamo che c’è un’accozzaglia di tutti contro una sola persona. Ci sono Berlusconi e Travaglio insieme, D’Alema e Grillo insieme».

L'Italia è un'accozzaglia fondata sul livore
Riccardo Mannelli



I fondamenti dell’accozzaglia
di Nadia Redoglia

Questa non è cultura, è pedanteria, non è intelligenza, ma intelletto e contro di essa ben a ragione si reagisce. La cultura è cosa ben diversa” [perché] “la cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore. E’ presa di possesso della propria personalità e dunque conquista di coscienza superiore ed è così che si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri”…(A. Gramsci)
La pedanteria sta indubbiamente nel mediatico battage referendario. L’intelletto  è il tutto racchiuso in ciò che è possibile fare apparire anche spacciandolo per intelligenza.
Da settimane il capo di governo c’ innaffia col suo personalissimo après nous le déluge con cateratte di nuove piaghe e consolidamento delle vecchie, ove prevalesse il No. Il Sì porterebbe invece risparmio di soldi, velocizzazione legislativa, snellimento burocratico: tutte espressioni che un governo intelligente  avrebbe potuto mettere in pratica senza riforme costituzionali, invece nessun governo a oggi le ha realizzate. Dunque l’agognato Sì referendario  non ha l’obiettivo di migliorare  la nostra Costituzione, ma riformarla squassandola con accozzaglia di periodi, paragrafi, proposizioni, richiami strutturati in grammatica (de)generativa. Così facendo si sbatacchia il valore del suo insieme, col che diventerà facile in un secondo tempo modificarne tutta la natura.
Diffidate di chi insiste nel dichiarare che i principi fondamentali della nostra Carta sono inviolabili. Sono 12 *(rileggiamoli attentamente) e salvo l’ultimo che riguarda la bandiera, in quasi settant’anni mai siamo stati capaci di adempiere ai primi 11 o quanto meno sforzarci per dimostrarne la volontà. Ne abbiamo mai capito il valore storico, la loro funzione nella vita e perciò quali sono i nostri diritti e doveri.
Con quale conquista di coscienza dunque ciascuno di noi può deliberarne la riforma?


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Facciamo un'accozzaglia fino al 4 dicembre
Tiziano Riverso

Accozzaglia: «Turba confusa di persone spregevoli...», recita il dizionario della Treccani.
 E proprio di «accozzaglia» ha (ri)parlato in Basilicata il presidente del Consiglio Matteo Renzi per definire il fronte del No che si oppone alla riforma costituzionale: «In questo referendum vediamo che c’è un’accozzaglia di tutti contro una sola persona. Ci sono Berlusconi e Travaglio insieme, D’Alema e Grillo insieme». Ma stavolta — a due settimane dal voto del 4 dicembre — il premier ha fatto un passo in più, annunciando che il Pd e il comitato Bastaunsì presto invieranno «a casa degli italiani un depliant» e «tutti quelli che dicono che spendiamo soldi pubblici per farlo li quereliamo...». E tanto per essere ben compreso sul concetto di «accozzaglia», il segretario del Pd ha fatto proiettare nel teatro che lo ospitava le slide del depliant con un collage fotografico: D’Alema, Brunetta, De Mita, Zagrebelsky, Dini, Grillo e Monti messi insieme in una macedonia di volti e di radici politiche. Dal foglio di propaganda per il Sì, però, manca l’effige di Silvio Berlusconi i cui elettori, nonostante l’endorsement del Cavaliere per il No, sono l’obiettivo di Renzi: «I voti dobbiamo a prenderli a destra....».
(continua)


L'accozzaglia
Franco Portinari/Portos