sabato 13 agosto 2016

COSCE DA PAZZI

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COSCE DA PAZZI.
"non fai ridere, non fai piangere, non fai riflettere, non fai uso di limiti...ma che cazzo fai, allora?"

"faccio quello che mi pare. 
so cos'è il libero arbitrio e ho il talento per usarlo come voglio.
se sai cos'è il libero arbitrio e hai talento, fallo anche te.
ma fammi una cortesia: se non ci riesci, non ti mettere a spiegare a me come dovrei fare quello che faccio...che se lo faccio così è giusto e se lo faccio cosà è sbagliato.
IO FACCIO QUELLO CHE MI PARE. 
e finchè ci sarà una persona interessata a quello che faccio, sia in positivo che in negativo, continuerò a farlo.
e se ne avrò voglia può darsi che continui a farlo anche se non interesserà a nessuno...chi lo sa..?"
Riccardo Mannelli
     



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Diario Fo commenta la vignetta di Riccardo Mannelli: "È bellissima, le polemiche sono un tentativo di censura"
il Fatto Quotidiano

Ha passato una vita a calcare le tavole del palcoscenico per dileggiare il potere. Intervistato dal Fatto QuotidianoDario Fo ha voluto dire la sua sulla vignetta pubblicata pochi giorni fa da Riccardo Mannelli, in cui la ministra Boschi viene rappresentata con le cosce in bella mostra. L'opinione del Premio Nobel per la Letteratura è precisa e netta, e va in controtendenza alla pioggia di critiche che, mosse da ogni parte, hanno investito il fumettista.
"È bellissima, il ministro appare come una signora elegante e niente affatto volgare, triviale o oscena. Non è un disegno indecente, né maleducato. È utilizzato per spiegare il gioco di parole. Ma prendersela per un innocente gioco di parole è una reazione che svela rozzezza e pochezza intellettuale. Il vuoto assoluto del senso dell'umorismo".
L'autore di Mistero Buffo parla apertamente di censura in questa sua intervista, ricordando che anche i grandi artisti del passato hanno dovuto subire la medesima sorte.
"Molière fu censurato duramente per il Tartufo e per il Don Giovanni. Ripeteva: 'Sono triste per la satira, ma so che un Paese che disprezza la satira e ne teme gli effetti non ha né intelligenza, né fantasia'. La satira ha bisogno di persone intelligenti".
Per uno che ha votato la propria vita a rompere i canoni del teatro borghese e a studiare con passione l'arte antica, non c'è da stupirsi che Mannelli abbia voluto scoprire un po' le cosce della ministra per esprimere una critica al governo.
"Il corpo, nudo o poco vestito, è stato usato dagli artisti in molti modi con tante funzioni sceniche. Pensiamo a Michelangelo e al suo capolavoro, il Giudizio Universale della Cappella Sistina, dove tanti tra papi, santi, beati, principi e personaggi biblici sono stati ritratti nudi e seminudi con seni e natiche in vista. Avrebbero dovuto dargli fuoco! [...] Un popolo senza umorismo è un popolo finito".
Dal canto suo, Fo è fermamente convinto che la reazione di politici e poteri forti sia spropositata e intravede un chiaro disegno censorio dietro l'episodio.
"Reazioni smodate. Se c'è mancanza di misura è in queste reazioni. Sono convinto che il ministro non possa essersi offesa nel vedere se stessa raffigurata in quell'immagine. [...]La regia è chiara: creare un tormentone facile e orecchiabile, come le gambe del ministro. I tentativi di censurare la satira sono una spia pericolosa, toccano i Paese e i popoli che sono in difficoltà sul piano della libertà di manifestazione del pensiero".



Daniela Ranieri
su IL FATTO

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LA VERSIONE DI MUGHINI - LA VIGNETTA DI MANNELLI È IDIOTA E ORRIDA. NIENTE DI MALE, SUCCEDE. CIASCUN GIORNALE FA LE VIGNETTE CHE VUOLE E CONTRO CHI VUOLE. SAREI UN PO' MENO PRESUNTUOSO DEGLI AMICI DEL 'FATTO' CHE OGNI CINQUE MINUTI RIPETONO CHE SOLO LORO SONO VISPI E INTELLIGENTI LADDOVE TUTTI GLI ALTRI SONO 'BIGOTTI' E 'SERVILI'
Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia

Caro Dago, ovvio che in un Paese civile ciascun giornale fa le vignette che vuole e come vuole e contro chi vuole. Semmai sarei un po’ meno presuntuoso degli amici del “Fatto”, i quali ogni cinque minuti ripetono e ribadiscono che solo loro sono vispi e intelligenti e anticonformisti e laddove tutti gli altri sono “bigotti” e “servili”.

Un’affermazione con la quale, per quanto mi riguarda, mi pulisco allegramente le scarpe. Ovvio che il “Fatto” aveva tutto il diritto di mettere in prima pagina una vignetta che vorrebbe essere derisoria di Maria Elena Boschi, e che per farlo punta sulle sue “cosce” sguainate e cellulitiche.

Roba che quanto a gusto ed eleganza, a paragone il “cicciottelle” di un recente titolo giornalistico è un aforisma di Karl Kraus. Conosco e ho simpatia per Mannelli da qualche decennio: è un disegnatore aguzzo al quale, com’è ovvio, non tutte le vignette riescono col buco.

Questa è assieme idiota e orrida. Niente di male. Succede. Ne sto parlando da lettore del “Fatto” che ogni mattina lo compra e ne legge un bel po’ di articoli, quasi sempre molto buoni, eccezion fatta per le nenie stucchevolissime contro Matteo Renzi. Evviva le vignette, evviva il sarcasmo libero e indipendente.


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La libertà di satira
e la libertà delle donne
Stabilendo il nesso tra incompetenza e avvenenza si dà vita a un sillogismo squisitamente sessista, che non sarebbe mai usato nei confronti di un uomo
di Antonio Polito
Così deve essere anche nei confronti dei nuovi paletti che la sensibilità moderna ha posto al discorso pubblico: per esempio quello relativo al corpo della donna. Se un tempo si disegnava Spadolini ignudo e grassoccio con il pisellino al vento, ridendone, perché mai non si potrebbe oggi esporre il corpo di una donna ministra ridendo della sua esibita avvenenza, è stato autorevolmente detto. (Anche se, a proposito degli spostamenti del senso del limite, non si può escludere che oggi un direttore che desse del «cicciottello» a Spadolini se la vedrebbe brutta). C’è insomma un politicamente corretto più corretto del rispetto delle donne, e questo è il rispetto della satira.
Esagerati, dunque, o in malafede, gli indignati anti Mannelli: quella vignetta non istiga certo disprezzo nei confronti delle donne, e il disegnatore non è un cattivo maestro di potenziali femminicidi; chi volesse davvero cercare le radici della tabe sessista del maschio italiano dovrà impegnarsi un po’ di più invece di trovarsi facili bersagli polemici (per esempio leggendo il bellissimo romanzo di Edoardo Albinati).
Confesso però che mi hanno altrettanto, se non di più turbato, un paio di argomenti che sono stati usati in difesa di Mannelli. Il primo recita più o meno così: è legittimo prendere in giro l’avvenenza della ministra per denunciare la sua (presunta) incompetenza, in pratica se lei non dicesse «sciocchezze» costituzionali si eviterebbe le vignette sulle «cosce». Ma stabilendo il nesso tra incompetenza e avvenenza si dà vita a un sillogismo squisitamente sessista, che non sarebbe mai usato nei confronti di un uomo (belli e incompetenti non mancano nel nostro sesso).
Il secondo argomento è anche peggiore: si sostiene che in realtà la vignetta non faceva che replicare la realtà, come si deduce da una foto della ministra ritratta nella stessa posa della vignetta. Così, senza dirlo, si fa colpa alla signora Boschi di mettere in mostra le gambe, roba che non si sentiva dai tempi in cui Scalfaro schiaffeggiava le signore scollate, e la vignetta di Mannelli smette di essere difesa in quanto satira e viene elevata ad atto di denuncia. Ma denuncia di che? Si sta forse sostenendo che la ministra se l’è cercata indossando abiti scostumati, e che invece coprire il corpo femminile sia un atto di modestia e di serietà, soprattutto per una donna che fa politica?
Ecco: «se l’è cercata» è il grido di battaglia del sessismo. E su questa strada è davvero breve il passo che ci separa dalla burkizzazione a fini politici della polemica contro Maria Elena Boschi. Un prezzo francamente troppo alto, anche per la battaglia referendaria. Giù le mani dunque dalla libera satira. E giù le mani però anche dalla libertà delle donne: tutte le donne, comprese quelle potenti.Così deve essere anche nei confronti dei nuovi paletti che la sensibilità moderna ha posto al discorso pubblico: per esempio quello relativo al corpo della donna. Se un tempo si disegnava Spadolini ignudo e grassoccio con il pisellino al vento, ridendone, perché mai non si potrebbe oggi esporre il corpo di una donna ministra ridendo della sua esibita avvenenza, è stato autorevolmente detto. (Anche se, a proposito degli spostamenti del senso del limite, non si può escludere che oggi un direttore che desse del «cicciottello» a Spadolini se la vedrebbe brutta). C’è insomma un politicamente corretto più corretto del rispetto delle donne, e questo è il rispetto della satira.
Esagerati, dunque, o in malafede, gli indignati anti Mannelli: quella vignetta non istiga certo disprezzo nei confronti delle donne, e il disegnatore non è un cattivo maestro di potenziali femminicidi; chi volesse davvero cercare le radici della tabe sessista del maschio italiano dovrà impegnarsi un po’ di più invece di trovarsi facili bersagli polemici (per esempio leggendo il bellissimo romanzo di Edoardo Albinati).
Confesso però che mi hanno altrettanto, se non di più turbato, un paio di argomenti che sono stati usati in difesa di Mannelli. Il primo recita più o meno così: è legittimo prendere in giro l’avvenenza della ministra per denunciare la sua (presunta) incompetenza, in pratica se lei non dicesse «sciocchezze» costituzionali si eviterebbe le vignette sulle «cosce». Ma stabilendo il nesso tra incompetenza e avvenenza si dà vita a un sillogismo squisitamente sessista, che non sarebbe mai usato nei confronti di un uomo (belli e incompetenti non mancano nel nostro sesso).
Il secondo argomento è anche peggiore: si sostiene che in realtà la vignetta non faceva che replicare la realtà, come si deduce da una foto della ministra ritratta nella stessa posa della vignetta. Così, senza dirlo, si fa colpa alla signora Boschi di mettere in mostra le gambe, roba che non si sentiva dai tempi in cui Scalfaro schiaffeggiava le signore scollate, e la vignetta di Mannelli smette di essere difesa in quanto satira e viene elevata ad atto di denuncia. Ma denuncia di che? Si sta forse sostenendo che la ministra se l’è cercata indossando abiti scostumati, e che invece coprire il corpo femminile sia un atto di modestia e di serietà, soprattutto per una donna che fa politica?
Ecco: «se l’è cercata» è il grido di battaglia del sessismo. E su questa strada è davvero breve il passo che ci separa dalla burkizzazione a fini politici della polemica contro Maria Elena Boschi. Un prezzo francamente troppo alto, anche per la battaglia referendaria. Giù le mani dunque dalla libera satira. E giù le mani però anche dalla libertà delle donne: tutte le donne, comprese quelle potenti.

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L'amico salmastro mi scrive:
"ma Mannelli, sotto il disegno, non poteva scrivere: "oltre le gambe, c'è di più?"
...temo, però, che la citazione di una canzonetta non sarebbe stata Fatto-Style... ::)"
SAL

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stavo leggendo questo articolo dell'Huffington Post che titola qualcosa tipo "i dieci momenti più sessisti delle olimpiadi" o qualcosa del genere
questo termine, sessismo, mi piace tanto ma tanto tanto, proprio
mi piace talmente tanto che vi pregherei di non usarlo MAI qui, io lo farò con parsimonia, proprio per non sciuparlo
voglio conservarlo come perla nella sua ostrica, chiusa, in fondo al mare
e pensavo: che bello deve essere gustare un aperitivo al tramonto, a Montmartre, con l'autrice, sfiorarsi piano e sussurrarsi tanti asterischi
Fabio Magnasciutti

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venerdì 12 agosto 2016

Rio 2016 : i video sulle favelas di Lucchetta


Rio 2016
ANONYMUS ?    Gianfranco Uber
While loving the Olympics I doubt that some crumb of welfare induced by the event will fall on the deplorable conditions of the favelas temporarily forgotten and put aside
12 Aug 2016
Ho visto un breve video curato dal bravissimo ed eclettico ex giocatore di volley Andrea Lucchetta sulle favelas di Rio che è, a mio avviso, sconvolgente (cercate di vederlo).
Io amo molto le Olimpiadi e attendo l'atletica guardando praticamente tutto quello che la Rai trasmette con grande impegno, ma sinceramente non riesco a conciliare il largo dispendio di risorse in presenza di tali livelli di miseria per niente "anonimi".
Dubito fortemente della possibilità che qualche briciola di benessere indotto dall' evento olimpionico ricadrà sulla popolazione più povera temporaneamente dimenticata e nascosta.
(votabile su CARTOONMOVEMENT)
Gianfranco Uber



Ecco qualcuno dei video di cui parla Uber e che gli hanno ispirato la vignetta sopra.
Dal sito ActionAid:

Andrea Lucchetta, Ambassador del CONI, ci porta nelle favelas di Rio de Janeiro, per incontrare i bambini, le donne e gli uomini con i quali lavora ActionAid. Il suo obiettivo? Raccontare loro il sogno olimpico con delle lezioni speciali su alcune discipline sportive. Ce la farà con i pochi mezzi a disposizione nelle favelas? Scopritelo giorno dopo giorno in questa serie di brevi video che ci mostrano 'L'altra faccia della medaglia'.



Episodio 2: Lost in Favela from ActionAid Italia on Vimeo.



Episodio 3: Ginnastica Ritmica from ActionAid Italia on Vimeo.



Episodio 4: Nuoto Sincronizzato - Parte 1 from ActionAid Italia on Vimeo.



Episodio 5: Nuoto Sincronizzato - Parte 2 from ActionAid Italia on Vimeo.



In mezzo scorre Rio
di Gio - Maria Grazia Quaranta


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Vignetta: “Riforme: lo stato delle cos(c)e”.

La vignetta di Riccardo Mannelli   “Riforme: lo stato delle cos(c)e”
ha suscitato un vespaio. Si tratta di un semplice  gioco enigmistico una zeppa,  cose cosce, su un ritratto della ministra delle riforme Boschi, in minigonna.
Vignetta sessista? sicuramente battuta infelice!






L'opinione di Gabriele Balestrazzi:

La riforma che serve davvero
di Gabriele Balestrazzi 10/08/2016

La vignetta è qui, come ormai su tutto il web: firmata da Mannelli, pubblicata dal Fatto quotidiano, intitolata “Riforme: lo stato delle cosce”.

Ora, quando ci sono di mezzo vignette e satira il mio impulso sarebbe quello di astenermi, ascoltare e leggere i commenti, ma sostanzialmente di difendere il diritto di ironizzare e dissacrare su tutti e su tutto (tragedie comprese), che della satira è il sale e la ragione di esistere.

Inoltre, viviamo proprio in questi giorni giuste e scandalizzate reazioni per alcuni titoli olimpici ma non certamente da…medaglia (“Il trio delle cicciottelle”, “I lati B disegnati col compasso”…). Ma abbiamo anche visto nei commenti chi, e parlo di chi affronta la questione in buona fede e senza sessismi di sorta, pone il dubbio se qualche volta non si ecceda nel “politicamente corretto”. Ovvero: è diverso esaltare i lati B delle beachvolleyste dall’esaltare le spalle o gli addominali di nuotatori o altri atleti maschi?

Tutto vero, o almeno tutto opinabile. Il problema è che anche le battute e le vignette irrompono in un mondo obiettivamente sbilanciato: il mondo delle miss, delle veline, delle “Brava Giovanna Brava!”… Il mondo in cui la donna è concretamente e culturalmente penalizzata (senza neppure arrivare all’estremo e tragico tema dei femminicidi). Ecco perché, nel già invasivo dibattito sulle riforme, aggrapparsi – seppur metaforicamente – alle cosce del ministro Boschi è sinceramente squallidino, e non molto distante (anche se la testata di Travaglio lo è) dalla infelice battuta del leghista Salvini sulla “bambola gonfiabile Boldrini”. Anche perché, se proprio la si vuole attaccare, credo che la ministra abbia punti politici ben più deboli della cellulite vera o presunta o della coscia forte.

E a proposito di punti deboli, fra cicciottelle e cosce governative, forse noi giornalisti dovremmo iniziare a riflettere se il calo delle vendite dei quotidiani sia più colpa del web o delle nostre mediocrità…




Dopo la polemica boschi-mannelli, una vignetta riparatoria - da il fatto quotidiano - www.natangelo.it ‪#‎boschi‬ ‪#‎cosce‬ ‪#‎mannelli‬ ‪#‎travaglio‬ ‪#‎sessismo‬
Natangelo


L'opinione di Stefano Feltri dal Fatto

Boschi, cosce e altre ragioni per indignarsi
[...] Una vignetta sessista? Forse, ma se la mia interpretazione è corretta – ovviamente ognuno può dare la sua – il tema non sono tanto le cosce della Boschi quanto le reazioni degli spettatori ai suoi comizi. Ma poco importa. [...]


di Portos 




L'opinione di Tommaso Ederoclite dall'Huffington Post:

Quel sessismo sulla Boschi del Fatto Quotidiano, altro che cicciottelle
Stamattina però quando sono arrivato alla lettura del Fatto Quotidiano ho subito notato la vignetta di Mannelli in prima, e come reazione ho avuto una sorta di fastidio. La riguardo con attenzione dicendomi "forse non l'ho capita", e riprendo ad osservarla con più attenzione. Ebbene la mia conclusione è stata netta e lapidaria: vignetta inutile, non fa ridere, non fa pensare, colpisce Boschi in quanto donna e non nel suo operato. [...]



Portos


L'opinione di Lia Celi per lettera 43:

La chiamano satira, ma è barzelletta da bar
 Vignette sulla Boschi. Sketch contro la Madia. Slogan che offendono le donne. Quando l'attaccamento alla causa sfocia in maschilismo.
di Lia Celi | 11 Agosto 2016
Le caserme stanno tornando di moda come luogo di stoccaggio per gli immigrati. Speriamo che rimanga qualche camerata (nel senso di dormitorio) per ospitare quanti, ahimé, soprattutto da sinistra, stanno riportando in auge a fini politici, e in particolare contro Maria Elena Boschi, l'umorismo casermicolo a base di tette e cosce, provocando i legittimi sogghigni della destra che di quel tipo di humour era sempre stata la tradizionale depositaria.
Personalmente trovo che l'ultimo caso, la vignetta di Mannelli sullo «stato delle cosce» apparsa sul Fatto Quotidiano, non sia così intollerabile.


UNA VIGNETTA DA MANNELLI. Forse perché ci sono abituata: le carni iperrealistiche, immancabilmente nude e flaccide, sia maschili che femminili, sono da sempre la cifra stilistica del disegnatore toscano, espressione grafica (e pregevolissima) del suo sdegnoso e corrucciato sguardo sull'umanità, fin dai tempi di Cuore. Se anziché la Boschi su quella sedia a parlare di riforme ci fosse stato Graziano Delrio in bermuda, Mannelli ne avrebbe dato un ritratto altrettanto disgustoso, restituendo in realtà aumentata ogni pelo, ogni neo, ogni piega della pelle.
Quel che ci avrebbe risparmiato è il calembour da ginnasiale, perfino più trito che sessista, fra «cose» e «cosce», che può sembrare fresco e originale solo ai coetanei di chi trova «affettuoso» l'aggettivo «cicciottelle», e perdonato solo da chi a Mannelli perdona tutto, perché è impossibile essere maledettamente bravi sia a disegnare che a fare battute.

NON BASTA DIRE CHE CI SONO COSE PIÙ GRAVI. Spero che al Fatto perdonino pure me perché sto per criticarli malgrado scriva, e ne sia fiera, per quel giornale, ma non mi convince la difesa d'ufficio di Stefano Feltri, e cioè che su quella prima pagina c'era ben altro per cui indignarsi, altro che le cosce della Boschi: articoli sulla cacciata di Luca Mercalli da RaiTre, sui genitori che dopano i figli 12enni prima delle gare di ciclismo, sull'inferno di Aleppo. E cacchio, se mi tiri in ballo Aleppo scompare tutto, compresi Mercalli e i baby-Pantani.
Ma è come quando da piccolo non volevi mangiare il minestrone e ti dicevano «pensa ai bambini africani che muoiono di fame». Okay, se mangio il minestrone ne salvo qualcuno? E se non mi arrabbio per una vignetta dal titolo sessista oltre che banale, quanti bambini di Aleppo staranno meglio? E c'è tanta differenza con Salvini quando dice «io offendere la Boldrini? È lei che offende me con quel che dice»?
Vauro ha fatto di peggio
Ma sia pure. C'è ben altro, è vero. E sempre contro Boschi. Anzi, c'è stato, perché mi riferisco a una vignetta dello scorso aprile, stavolta firmata Vauro, dove il ministro, popputo e chiapputo come le segretarie nelle vecchie vignette di Playboy, si alza la gonna e «piscia in piedi» uno schizzo di petrolio.
Impazzava lo scandalo delle trivelle, con la Boschi «trivellata dai magistrati», scriveva Marco Travaglio. Metafora all'epoca resa molto meno innocente dall'elegante campagna «Trivella tua sorella», con una donnina stilizzata a quattro zampe, altro manifesto del nuovo movimento «Pecorecci per un'Italia migliore».
È come se l'impegno per la propria causa sdoganasse qualunque tipo di volgarità, compresa quella sessista, in nome di un bene superiore - o l'eliminazione di un male, che sia Renzi, i migranti, o le trivelle.
LA GIUSTA CAUSA DIVENTA UN ALIBI. Al tempo stesso, il bene superiore diventa un alibi per tornare impunemente in camerata col giornalino delle barzellette zozze. Solo che le protagoniste non sono più le prof culone, le segretarie ninfomani e le infermiere vogliose, ma l'avvenente ministro delle Ri(forme) o la presidente della Camera, l'equivalente di Boschi per la destra e la Lega: in quell'acredine sessista c'è molto più testosterone in esubero che ragionamento politico.
Qui sta la differenza fra le battute contro Boschi e Boldrini e il «pegno alla bellezza» di cui Michele Serra parla su Repubblica, a suo dire pagato anche da politici maschi attraenti come Pierferdinando Casini.
Ma ce ne corre fra l'irresistibile cameo del Pierferdy seduttore interpretato da Neri Marcorè 20 anni fa (non a caso in uno spettacolo coordinato da una donna, Serena Dandini), e le Boschi-Madia servette deficienti e sculettanti che apparivano negli sketch di Crozza.
ESSER BELLE È UN DOPPIO INGOMBRO. Se è vero che, come dice Serra, in Italia essere belli è «di evidente ingombro quando si è sul palcoscenico del potere», essere belle, e pure donne, è un doppio ingombro inammissibile, che scatena, sia a destra che a sinistra, tutti i «sognatori abbastanza privi di fantasia» che da ragazzi trovavano la «principale stimolazione dalla televisione e dalle barzellette sporche».

La definizione viene da La scuola cattolica di Albinati, fondamentale affresco sulla formazione dei giovani maschi italiani (non solo gli aguzzini del Circeo, che l'autore ha conosciuto da ragazzo). Libro indispensabile per capire lo stato delle cose. E delle cosce.




L'opinione di Staino per Repubblica

Staino e la vignetta su Boschi: "Impubblicabile, ma gli attacchi se li cercano"
Cosa pensa di quello "Stato delle cos(c)e" che tante critiche ha suscitato?
"Mi intristisce. Perché Mannelli è un grandissimo disegnatore, lo adoro, fa un lavoro bellissimo, ma come satirico non mi convince. Quella vignetta mi sembra inutile. È proprio brutta. Ci fosse un collegamento tra le cosce e le riforme, ma non c'è. E poi questo è un momento delicatissimo per le donne, per questo dico: "Ti ci metti anche te Mannelli?". Chiedi scusa e andamo avanti".



Su Twitter


la piantate di darci consigli ?,noi autori di satira siamo capacissimi di sbagliare da soli baci a tutti,un abbraccio particolare a Mannelli
Vincino









Su Ansa

"Adesso anche la satira politica scade nel sessismo? Eravamo abituati ad una funzione importante, utile ed irrinunciabile della satira politica, anche di quella più graffiante e 'cattiva'. Ora, non abbiamo nessuna intenzione di abituarci al suo scadere in un becero sessismo e, di conseguenza, alla sua inutilità". Così la Vice Presidente del Senato Valeria Fedeli commenta la vignetta di Mannelli pubblicata oggi sul Fatto quotidiano che ritrae la ministra Boschi. La vignette che ha per titolo "Riforme: Lo stato delle cos(c)e" raffigura la ministra mentre interviene munita di microfono, seduta su una sedia con un abito succinto che lascia abbondantemente scoperte le gambe accavallate. "Quando si cede al sessismo o alla volgarità - conclude Fedeli - la satira diventa qualcosa di diverso. E' una presunta satira che non fa ridere, è greve e persino imbarazzante".

Boldrini, uomini basta sessismo,siamo in 2016 - "Uomini basta sessismo, siamo nel 2016. Rinnovatevi anche nella satira. Solidarietà alla ministra Boschi". Lo scrive la presidente della Camera Laura Boldrini su twitter.

"La Venere di Mannelli"
Approvata dal Garante della Satira e dal MeBac.
Marco Tonus

giovedì 11 agosto 2016

Non si farà il World Press Cartoon 2016



World Press Cartoon announced on director's Antonio Antunes Facebook account that, due to difficulties encountered by their major sponsor, the annual event will take a pass on its' 2016 edition.

The organizers will concentrate their efforts on realizing World Press Cartoon 2017.

The press release:

The management of World Press Cartoon made due diligence, until the first half of 2016, to secure financing for the 12th edition of our salon.
As you known, World Press Cartoon entered in a partnership with the Mayor of Cascais, Portugal, and agreed on two editions of the event, in 2015 and 2016.
The first one took place, at the time and under the conditions established by both partners.
Unfortunately, our main sponsor postponed a final decision that would have allowed us to launch the call for entries for the 2016 competition.

martedì 9 agosto 2016

Adolf Born

Adolf Born (12 June 1930 – 22 May 2016) was a Czech painter, illustrator, caricaturist, and filmmaker. For his lasting contribution as a children's illustrator, Born was a finalist for the biennial, international Hans Christian Andersen Award in 2008. His various international rewards and honors also include the Grand Prix at the International Salon of Cartoons in Montreal and the Knight of the Order of Arts and Letters in France.

Born: Viaggio in India

Born: Marco Polo
Born : Viaggio attraverso le Alpi per Venezia con Durer


Adolf BORN
SUPPER IN AMSTERDAM
1986




Adolf BORN
AN AUDIENCE WITH THE EMPEROR RUDOLF
1986



Born: il capitalista

Born: Melancolia

Video


What if...
di Adolf Born


The Hobbit - Gene Deitch & Adolf Born di Eklecty-City
The Hobbit - Gene Deitch & Adolf Born di Eklecty-City


Foto



E' scomparso il grandissimo umorista e illustratore ceco Adolf Born, un caro vecchio amico. Una perdita veramente dolorosa, perché ci conoscevamo dal Salone di Bordighera del '75 e lo considero uno degli autori più abili e geniali di sempre.
 Ciao Adolf.
Lo ricordo con una foto scattata nel suo studio di Praga nel 1986, con lui (e i suoi inconfondibili baffi bianchi), Lucio Trojano e il Golem in persona.
Marco De Angelis

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Biography
Born was born in the town of České Velenice on the Bohemian side of the southern border with Austria, Adolf Born got his Visual Arts Education from 1949 to 1955 in Prague, where he lived and worked. Since the 1960s his works have been exhibited all over the world. In 1966, in collaboration with Gene Deitch, Born animated the first ever screen adaptation of a work by J. R. R. Tolkien, The Hobbit!  In 1974, Born was declared cartoonist of the year in Montreal and he won the Palma d'Oro at the International Festival of the Humor of Bordighera, Italy.
One of the forms he specialised in was the bookplate (the "ex libris"), usually using colour lithography. He held over 100 exhibitions, illustrated hundreds of books and designed theatre sets and costumes.
He was married and had one daughter.
The asteroid 17806 Adolfborn is named after him.
Born died on 22 May 2016 at the age of 85.

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Nota:



Da Buduar i disegni che Born faceva a Bordighera per la figlia di Ugo Sajini e Lucio Trojano.

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lunedì 8 agosto 2016

Rio 2016 : fuori dagli stadi, ecco cosa succede nelle strade.



Rio 2016: Siete días en la favela
Latuff


Oli mpiadi
8 agosto 2016

Nadia Redoglia

In occasione dell’apertura olimpica alla presenza fisica di tutti i capi di governo planetari e via etere dei loro popoli,  la brasiliana terra prescelta ha ritenuto di trasmettere messaggi volti a una sorta di coming out per chieder venia dei peccati pregressi contro i nativi e le stirpi amazzoniche. Nulla di passionale e romantico: giusto doverosi dettagli tecnici per conquistare benevolenza. I giochi, esperito l’atto di dolore e la promessa di mai più peccare, possono pertanto iniziare in pace e serenità e che vinca il migliore e che l’importante è partecipare…
Il Brasile, con i suoi oltre 200milioni d’abitanti, è territorio planetario che vanta il più elevato numero di ghetti (favelas) addentro ai quali pulsano ed esplodono esistenze umane che il resto della Terra, molto semplicemente,  preferisce agglomerare nel folklore  brasileiro, sì da poter aggiungere un certo ulteriore fascino per politica, turismo e (evidentemente) olimpiadi.  E’ dentro lì e immediatamente fuori di lì che esistono e insistono ulteriori milioni  vite (oltre agli indigeni primordiali bistrattati) delle quali ufficialmente frega nulla a nessuno. Il primato spetta ai neri perché, infatti, ogni circa 20 minuti le forze dell’ordine ne ammazzano uno
Questo è genocidio perpetrato in tutto il Brasile  ogni giorno, compresi (e soprattutto) i giorni olimpici.
Come ovviare al massacro? Nel modo più semplice: essere scelti per ospitare le Olimpiadi. Quale  mezzo migliore di quello per diventare (seppur in un flash dai costi miliardari) unti dal Signore agli occhi del mondo intero, fulgido esempio di fratellanza, libertà, pace?

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#tiro #bra #RioOlympics2016
Latuff


Latuff



medaglie olimpiche per il Brasile!
Latuff



Paolo Lombardi


Jumping over the favelas    Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
A very old sport mode.
08 Aug 2016

sabato 6 agosto 2016

Rio de Janeiro 2016: Giochi della 31a Olimpiade

Brazil hosts the Olympic Games from 5 to 21 August!

Il Brasile ospita i Giochi Olimpici dal 5 al 21 Agosto!

Inizia il sogno dorato di tanti atleti ...


Sonho dourado
Silvano Mello (Brasile)



Jeux Olympiques / Olympic Games
By Cartunista Renato Machado (Brazil)


Chappatte (Switzerland), published in Le Temps
Chappatte



Cristina Sampaio (Portugal), publié dans Expresso



Rayma (Venezuela)

Olympic torch in RIO    Ramses Morales Izquierdo
Olympic torch in RIO
04 Aug 2016

AI VOSTRI POSTI, PRONTI ... VIA
Ufficialmente partite le Olimpiadi di Rio.
Il mondo intero impegnato in una gara molto difficile.
Uber


Zlatkovsky (Russia)


Olympic Games...    Amorim
...
20 Jul 2016





 Vadot (Belgium), published in Le vif






 Mauro Biani (Italie), publié dans Il Manifesto


Refugee Olympic Team    Amorim
05 Aug 2016


 Per la prima volta, sotto la bandiera del Cio, sfilerà anche la squadra dei rifugiati. A portarla la diciottenne siriana Yusra Mardini che, grazie alle sua capacità nel nuoto, ha anche aiutato alcune persone a sopravvivere nel Mar Egeo in un viaggio sul gommone verso la libertà rappresentata dall'isola di Lesbo in Grecia. La cartolina simbolo della fratellanza rappresentata dai Giochi è senza dubbio la sua.


giovedì 4 agosto 2016

CAMPIONATO ITALIANO DELLA BUGIA 2016 : I VINCITORI


Le Piastre (PT)

 CAMPIONATO ITALIANO DELLA BUGIA 2016 : I VINCITORI

Sezione Grafica:

Vince il diploma di miglior bugiarda grafica
Marilena Nardi
La vincitrice del Bugiardino d’oro, che premia il disegnatore più bugiardo d’Italia, è la vicentina Marilena Nardi. Ha conquistato i giurati della quarantesima edizione del Campionato italiano della Bugia di Le Piastre (PT) con il suo tratto elegante che raffigura un’Italia che scruta il futuro seduta sull’inconfondibile lungo naso di Pinocchio.

“E’ la prima volta – spiegano il Magnifico rettore dell’Accademia della Bugia e l’ideatore del Campionato, Emanuele Begliomini e Giancarlo Corsini – di una donna vincitrice a Le Piastre. Ci sono voluti 50 anni, ma ce l’abbiamo fatta. E ne siamo molto contenti”.


La bugia grafica di Gabriele Corvi (secondo posto)

Secondo classificato è Gabriele (Lele) Corvi, lodigiano di Codogno che sale sul secondo posto del podio grazie alla sua idea di segare Pinocchio in due per contargli gli anelli e stabilire la vera età della Bugia piastrese. Al terzo posto il Davide che si mette la ciambella durante l'alluvione di Firenze realizzato dal milanese Walter Mantegazza. Il premio della giuria popolare intitolato allo scomparso Pitillo, il barbiere bugiardo del paese dei bugiardi, se lo aggiudica Mario Bochicchio da Potenza che ha disegnato un inesistente ponte sullo stretto affiancato da un altro ponte che unisce l'Africa alla Sicilia: un modo bugiardo ma ingegnoso per risolvere il dramma dei migranti che muoiono nel Mediterraneo.


Il doppio ponte (inesistente) di Mario Bochicchio
vale il premio popolare intitolato a Pitillo

Sezione Narrativa :

Lo scrittore più bugiardo d'Italia è il vercellese di Borgosesia Lodovico Ferrari, con la sua Fatima, la storia di un terrorista che butta in un canale di Amsterdam la cintura esplosiva dopo aver telefonato alla polizia per segnalare un pacco sospetto in aeroporto, rendendo quindi impossibile il suo attentato, pur di riabbracciare sua figlia. Scrive di lui lo scrittore Sandro Veronesi che ha scelto il suo racconto: «in un contesto drammatico appena accennato ma oggi tristemente noto, evidenzia il potere salvifico che la bugia può avere. Dove la civiltà si è inceppata, a volte può essere proprio una bugia a rimetterla in funzione».

Al secondo posto il racconto "L'assegno" della cremonese Anna Martinenghi, che scrive di un Pinocchio che chiede alla fata turchina di cancellare i principali brutti avvenimenti degli ultimi 50 anni: da Chernobyl all'attentato alle torri gemelle, passando per gli sconvolgimenti climatici.

Il più bugiardo via etere è il vivaista pistoiese Nicola Paperetti che a Radio Toscana ha raccontato quella del calciatore Bobo Vieri che torna a giocare per sostenere il suo Prato, dichiarando di averle provate di tutte, bianche, nere, rosse e gialle. Maglie o fidanzate?

Sezione Verbale

E’ salito sul palco e ha detto che il muro di Berlino è stato acquistato dal governo ungherese che voleva usarlo per respingere i profughi,  ma l’ha montato al contrario ed è così diventato il governo più accogliente d’Europa.
Marco Mari (con la maglietta bianca)

Con questa bugia Marco Mari da Ferrara, editore e patron della Festina Lente edizioni,  si è aggiudicato il titolo del più bugiardo d’Italia nel corso della quarantesima edizione del Campionato italiano della Bugia che si è concluso stasera a Le Piastre, il paese dei bugiardi, sulla montagna pistoiese.
Ha battuto dopo un testa a testa un concorrente che assicurava che Neil Armstrong non sia stato il primo uomo sulla Luna, perché una volta arrivato là vi ha trovato Piero Angela intento a girare una puntata di Super Quark.

Il bambino più bugiardo d’Italia è invece il piccolo Leonardo Filippelli da Lamporecchio (Pistoia) salito sul palco in braccio alla mamma Alessandra. Lei ha raccontato di avergli comperato un’automobilina ma che lui ha ingoiato il clacson. E Leonardo, a riprova della veridicità della storiella, nonostante i due anni e mezzo di età si è prodotto in una serie di potenti imitazioni dei clacson delle auto, ambulanza compresa. A lui è andato il premio offerto da Il Tirreno e intitolato alla giornalista Lucia Prioreschi.

Raccontatore più originale e vincitore del premio offerto da La Nazione ed intitolato al giornalista Giancarlo Zampini è Mauro Belliti, arzillo pistoiese novantenne che ha conquistato i giurati con la sua simpatia.

Al posto d’onore della sezione adulti Alberto Testa che è arrivato direttamente da Arcore per raccontare la vera storia dello sbarco sulla luna. Armstrong ha confessato di non essere stato lui a posare il primo piede umano sul suolo lunare, ma di averci trovato Piero Angela che era lì per girare uno speciale di Superquark.

Terza piazza e Bugiardino di bronzo per il montecatinese Luca Palamidessi e il suo particolarissimo Patto de Nazareno, che diventa Patto del Reno (quello piastrese) tra Renzi  e il sindaco di Pistoia per far svolgere a Le Piastre la prossima edizione dell’Expo, vincendo la concorrenza della vicina Cireglio e della sua sagra locale.



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I complimenti del blog a questo paese ed al magnifico rettore dell’Accademia della Bugia e l’inventore del campionato, Emanuele Begliomini e Giancarlo Corsini – che sono riusciti a celebrare alla grande i primi 50 anni di vita o forse 40, chi lo sa?  della loro bella iniziativa.
In mezzo a tutti questi bugiardi patentati , si può solo sorridere e pensare alla prossima bugia per il 2017.

PS: Grazie anche all'amico Marco Fusi, coordinatore responsabile della parte grafica.


martedì 2 agosto 2016

2 agosto 2016


di Basile


BOLOGNA - "Sono stati fatti dei passi in avanti, ma occorre arrivare ai mandanti della strage", Così il sindaco Virginio Merola dà il via nella sala del Consiglio comunale al XXXVI anniversario della strage alla stazione di Bologna: 2 agosto 1980, 85 le vittime e 200 i feriti nell'esplosione che devastò la sala d'aspetto e si portò via decine di vite innocenti, che sfregiò una città intera che anche oggi non vuole dimenticare e scenderà in strada. nella sala del Consiglio presenti il sottosegretario Claudio De Vincenti e i consiglieri comunali. Nel suo messaggio all'associazione dei parenti delle vittime il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda che la matrice della strage "è stata accertata dalle conclusioni giudiziarie. Permangono ancora domande senza risposta e la memoria è anche sostegno a non dimettere gli sforzi per andare avanti e raggiungere quella piena verità, che è premessa di giustizia".
[...]




Vogliamo oggi ricordare lui, veronese, e tutti gli altri che quel giorno – provenienti da direzioni e storie diverse – finirono mortalmente uniti da un gesto criminale.

Davide Caprioli, venti anni, era nella sala d’aspetto di 2ª classe della stazione di Bologna quel maledetto 2 agosto del 1980. Tornava a Verona da una breve vacanza dopo aver dato i primi esami all’università e quella sera avrebbe suonato col suo complesso.
Non avrebbe suonato mai più. Quella carneficina gli negò i giorni che sarebbero venuti, gli amori e le delusioni, i successi e le sconfitte, la paternità e i figli che se ne vanno; le cose, insomma, che chiamiamo vita.

Oggi, a distanza di trentasei anni, nulla sappiamo dei mandanti della strage, troppe le omissioni, i depistaggi, i silenzi.
In un’Italia che ci viene descritta come protagonista di epocali cambiamenti, qualcuno dovrebbe decidersi a togliere qualche velo, alzare qualche macabro coperchio.
Sarebbe un buon segno.
Gianfalco