martedì 15 marzo 2016

Toulouse-Lautrec a "Le Rire" in mostra a Forte dei Marmi




Toulouse-Lautrec a "Le Rire"
Le pagine del grande giornale satirico francese
 con le illustrazioni del geniale artista della Belle Époque. 

24 MARZO 2016 - 29 MAGGIO 2016

Inaugurazione giovedì 24 marzo, ore 18.00, 

Museo della Satira e della Caricatura
 a Villa Bertelli (Via Mazzini 200, Forte dei Marmi)






In mostra dal 24 marzo a Villa Bertelli di Forte dei Marmi, grazie alla collaborazione fra Comune e Museo della Satira, i numeri originali del giornale Le Rire, cui collaborò anche Toulouse-Lautrec. 
Henri de Toulouse-Lautrec fu uno straordinario innovatore della pittura e della grafica di fine Ottocento. Importante artista post-impressionista, ma anche illustratore e litografo; da osservatore febbrile del mondo in cui viveva, registrò nelle sue opere molti dettagli dello stile di vita bohèmien della Parigi di quel periodo. Portò la sua arte su un piano allora sconosciuto agli altri impressionisti, con semplici tratti, sapeva infatti cogliere con estrema precisione le forme, i corpi e lo spazio.


Lautrec non dipinse mai paesaggi. Innamorato della figura umana e dotato di spirito caustico, fin da piccolo aveva schizzato ritratti, vignette e caricature. Tormentato da problemi di salute tutta la vita, fu sempre desideroso di vivere appieno la vita più vera, quella della gente ai margini della società come le cantanti e le ballerine dei café-chantant, i clown o le prostitute, che ritrasse con i suoi tratti sapienti e “caricati”, ma sempre caratterizzati da una forte empatia, mentre alla ricca borghesia riservò lo sguardo più ironico e sferzante.
La sua carriera iniziò nel momento in cui la Francia, avendo abolito la censura e la stampa era libera di deridere uomini politici o soggetti fino a quel momento considerati intoccabili. Il Paese stava allora attraversando un momento felice di crescita dei lettori, dovuta a un’alfabetizzazione delle classi più umili e a una conseguente esplosione di giornali, che dovevano soddisfare le curiosità dei nuovi lettori. A questo ben si prestava il disegno al tratto su carta, facilmente riproducibile tramite il sistema litografico dei giornali e di questo Lautrec fu maestro indiscusso. Illustrava articoli degli amici scrittori e giornalisti o si divertiva a proporre i suoi soggetti prediletti.
Da un punto di vista politico la Francia stava assistendo a un crescente malcontento nei confronti della Terza Repubblica, all’aumentare dell’anarchismo, a episodi di corruzione e scandali. Tutto ciò favoriva la satira e la caricatura, che venne anche studiata e perfino teorizzata dagli intellettuali del tempo, come Jean Grand Carteret e Arsène Alexandre.
Fu proprio quest’ultimo a dirigere, per diversi anni, il giornale satirico Le Rire, creato da Félix Juven, al quale Lautrec collaborò tra il 1894 e il 1897 producendo meravigliose illustrazioni nelle quali ritrasse le numerose celebrità del mondo dei cabaret nonché scene di vita sociale parigina. Come esempio della sua arte caricaturale basti citare il suo folgorante ritratto della cantante del Moulin Rouge, Yvette Guilbert, di cui i lunghi guanti neri arrivano a vivere di vita propria e a rappresentarne una felice sineddoche in altre illustrazioni dell’autore; il ritratto dello scrittore simbolista Dujardin in Skating, efficace esempio di dandy; o l’ingresso trionfale a dorso di mulo al Moulin Rouge, della pagliaccia Cha-U-Kao, dal ciuffo grottesco e infiocchettato.
Il Museo della Satira espone in mostra i numeri originali del giornale (appartenenti alla collezione del Museo) con le litografie dell’artista, nonché ingrandimenti delle illustrazioni per permettere di godere appieno la grande arte di Lautrec. Ogni illustrazione è accompagnata da una scheda esplicativa che ci immerge nel clima e nell’atmosfera del tempo e ci avvicina a quei personaggi che Lautrec amava e ammirava.

 Yvette Guilbert (10/11/1894) - 23 cm x 31 cm

"Of all the music hall performers who inspired Lautrec, Yvette Guilbert exerted by far the greatest hold over him. He was completely fascinated by the style and atmosphere of her act. Lautrec first saw her in about 1892, she had revolutionized the whole atmosphere of the cafe concert by a totally new approach to the performance of a song. Standing almost still except for gestures of her long thin arms in black gloves, which she almost invariably wore, her face almost expressionless except for the twist of her lips, she sang songs with highly scandalous words and themes. The Paris audience was captivating and none more than Lautrec. He found the whole atmosphere of her act and personality magnetic. Over the years they became well known to each other and she inspired some of his finest lithographs, drawings and paintings"






Yvette Guilbert, nome d'arte di Emma Laure Esther Guilbert (Parigi, 20 gennaio 1865 – Aix-en-Provence, 3 febbraio 1944).Fu grande interprete dei music-hall parigini. Innovativa nell'interpretazione rimaneva in piedi, quasi priva di espressione, muovendo solo le braccia rivestite da lunghi guanti neri.





 Snobisme (24/04/1896) - 23 cm x 31 cm

We find an elegant gentleman and escort, a prostitute or his mistress, seated at a table of a fashionable Paris restaurant. The meal is done, and as he studies the bill, he softly says to her, "Jeanne, take my wallet, without anyone spotting you, out of the left hand pocket of my overcoat." "And then?" she replies slyly, with a knowing smile. "Then give it to me as if it were yours." The inference is that he is protecting her reputation or more likely his own, from the watchful eye of the doorman of the establishment. An example of the snobbish hypocrisy that ran rampant in Paris at the time, which only Lautrec could capture with such rare insight and beauty.




Skating (11/01/1896) - 23 cm x 31 cm

In this work by Lautrec simply titled "Skating" he gives us a look at the social, as well as the skating itself. From the gallery, a very distinguished monocled, gentleman in top hat, prepares his drink, as he surveys the scene. A blonde skater, with a striking profile and hat to match, holds the rail quite near to him. She seems to be looking past him. In the background we see a waiter move by with a full tray of drinks, as well a decked out lady skater clings to the rail while a man skates effortlessly by them all. A full array of elegant ladies and gentleman round out the gallery. Lautrec has effectively captured the movement, the atmosphere and romance of indoor ice-skating, a very popular pastime in Paris at the turn of the century
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ritratto di Toulose-Lautrec
di Tiziano Riverso

CENNI BIOGRAFICI

Henri de Toulouse-Lautrec era nato il 24 novembre 1864 ad Albi, nella regione francese dei Pirenei, in un'antica famiglia nobile francese. Sin da giovane si era interessato alla pittura, allontanandosi dall'ambiente aristocratico e conservatore in cui viveva e soffrì di importanti problemi di salute dovuti a malattie genetiche causate dai rapporti tra consanguinei, frequenti nella sua famiglia. Fu in parte anche la sua condizione che lo portò a interessarsi alle persone ai margini della società e a rappresentare la figura umana con tratti nervosi e tormentati.

Si trasferì a Parigi, con la madre, nel 1872 e iniziò a frequentare il Lycée Fontanes, dove conobbe Maurice Joyant, che divenne presto uno dei suoi amici più fidati. Negli anni seguenti Toulouse-Lautrec cadde rovinosamente in casa, si ruppe il femore sinistro e qualche mese dopo si ruppe anche l'altra gamba. Le fratture che si era procurato non guarirono mai del tutto a causa della picnodisostosi, la malattia genetica di cui soffriva e che causava seri problema alle ossa e al loro sviluppo.

La condizione fisica di Lautrec fu tra le cause che lo portarono ad appassionarsi sempre di più all'arte, avendo precluse molte delle altre attività che di solito erano praticate dalla persone della sua stessa estrazione sociale. Frequentò l'atelier di Fernand Cormon, dove incontrò artisti come Vincent Van Gogh, Louis Anquetin, Emile Bernard e Albert Grenier.

Nel giro di alcuni anni Henri de Toulouse-Lautrec divenne uno degli illustratori e disegnatori più richiesti di Parigi: gli furono commissionati manifesti pubblicitari per rappresentazioni teatrali, balletti e spettacoli dei café-concert, oltre che illustrazioni per importanti riviste dell'epoca.

Lautrec contribuì a rendere popolare il linguaggio delle avanguardie di fine Ottocento e rappresentò un ponte di collegamento tra la buona società dell'epoca e la vita bohémiendi ballerine, scrittori, intellettuali, cantanti e anche prostitute che affollavano i locali di Montmartre. I suoi disegni – stilisticamente ispirati alle stampe giapponesi e all'età d'oro della caricatura francese – raccontano molti aspetti della vita parigina: la politica, i movimenti culturali, i divertimenti dei ceti popolari e la nascita di forme di intrattenimento come appunto icaffè-concerto e i cabaret.

Henri de Toulouse-Lautrec morì nel 1901 a soli 37 anni.

sabato 12 marzo 2016

Tautogramma di Laurina per Raffaella

Rebus: 5 11 PL: 5 3 8 
A Raffaella

Scriverò senza sosta solo se sarò sindacalmente sostenuta! ::)
Storie, spassosi svolgimenti, salaci satire...saboterò (senza saccenteria) sacri saggi...strofe scanzonate scateneranno sommosse; spargeranno sapidi semi...scalderanno spiriti, stordiranno schiavisti!
Sbalorditi, sbeffeggiati...severi sbirri segregheranno sottoscritta. :'( sapete seguito? Spiacevole sorte!  Seguendo Savonarola, sarò scomunicata: scandalosa sentenza sancirà sbruciacchiamento...stessa storia: satira scassa scatole!...stupidi servi scodinzolanti? Sempre salvi! :-[


fonte AEnigmatica

Autoritratto
Laura Neri /Laurina57

Grande Sophie Marceau!

GRANDE Sophie Marceau !!
Rifiuta Legion d'Onore per non essere accomunata a principe saudita che nei giorni scorsi è stato decorato de la Lègion d'honneur dal presidente Holland.




François Hollande décore de la Légion d'honneur le prince héritier d'Arabie saoudite. Le dessin du Monde du 7 mars.
Plantu





Il tempo delle mele mature
11/03/2016
MASSIMO GRAMELLINI
Sophie Marceau ha rinunciato alla massima onorificenza francese, la Legion d’Onore, perché nei mesi scorsi il presidente Hollande l’aveva consegnata di nascosto anche al principe ereditario dell’Arabia Saudita. In un mondo dove molti cultori del pensiero elastico sono disposti a lappare i glutei di una giuria intera pur di sgraffignare un premio di latta da esibire nelle loro tronfie biografie, l’idea che Marceau abbia scansato l’agognata corona per ragioni di principio suona arrogante, provocatoria, bizzarra. In una parola: meravigliosa. L’Arabia Saudita è stata definita con qualche ragione «un’Isis che ce l’ha fatta». Si tratta di una monarchia teocratica che ha partorito l’ala più oltranzista dell’Islam, quella wahabita, germe di tutti i fondamentalismi. Solo l’anno scorso ha ordinato 154 esecuzioni capitali, sottopone i dissenzienti a sedute pubbliche a base di frusta e mortifica le donne al punto che durante l’incendio di una scuola femminile la polizia religiosa impedì ad alcune studentesse di mettersi in salvo perché nella concitazione non avevano fatto in tempo a recuperare il velo.

Sono questi bei personaggi che l’Occidente considera clienti e alleati fedeli, mentre dà la caccia ai terroristi allevati da loro. La Ragion di Stato impone di chiudere gli occhi e nascondere la mano, come ha fatto Hollande nel premiare il principe saudita. Invece un’attrice può ancora permettersi il lusso di esprimere la sua umanità senza lasciarsi intaccare dal cinismo. Deve avere coraggio, però. Evidentemente la ragazzina del «Tempo delle mele» è diventata una donna tosta. Chapeau, Marceau.




Manifestation contre la Loi El Khomry
blog.francetvinfo.fr/oeil-20h/2016/03/07/prince-saoudien-president-syrien-a-chacun-sa-legion-dhonneur.html
Pierre Ballouhey



Legion of Honor !    SWAHA
France awards Legion of Honor to Saudi prince 'for terror fight'
08 Mar 2016


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da Lettera 43

Legion d'onore, la Francia ha esaudito la richiesta dei sauditi
Rivelato lo scambio di mail della diplomazia francese. Parigi dice sì in meno di 6 ore. «Nel discorso, per compensare, facciamo un riferimento ai diritti umani»
11 Marzo 2016
Il ministro degli Esteri Jean Marc Ayrault e il presidente François Hollande all'Eliseo per l'assegnazione della Legion d'onore al principe saudita Mohammed Ben Nayef.
(© Gettyimages) Il ministro degli Esteri Jean Marc Ayrault e il presidente François Hollande all'Eliseo per l'assegnazione della Legion d'onore al principe saudita Mohammed Ben Nayef.

C'è chi la rifiuta e chi la richiede. Se l'attrice Sophie Marceau ha detto no alla Legion d'onore francese per protesta contro quella consegnata pochi giorni prima e con assoluto riserbo al primo ministro saudita Mohammed ben Nayef, ora si scopre che l'onorificenza al numero due della dinastia di Riad è stata chiesta a Parigi nientemeno che dal numero due della dinastia di Riad.
La Francia ha accolto obbedientemente la proposta. E ha celebrato il tutto con riservatezza, consapevole che il regime saudita, macchiatosi di settanta esecuzioni da inizio anno, di cui oltre quaranta in una sola giornata, «non gode» - testuali parole - «di buona stampa».
A rivelare i retroscena del riconoscimento on demand è stato il sito Causette.fr, mensile politico femminile, che ha pubblicato uno scambio di mail riservato tra l'ambasciatore Bertrand Besancenot e alti funzionari del corpo diplomatico francese e consiglieri dell'Eliseo.
«IN QUESTO MOMENTO MI PARE INDISPENSABILE». Nella corrispondenza strettamente riservata, il rappresentante di Parigi in Arabia Saudita stila una lista di «buoni motivi» per avvallare l'assegnazione dell'onorificenza napoleonica al principe ereditario della monarchia wahabita.
La Legione sarebbe «un gesto nei confronti del futuro re Saudita», argomenta Besancenot nella prima mail del 2 marzo, inviata al consigliere per il Medio Oriente di François Hollande, David Cvach. E in quelle righe si rivela l'insospettabile: «Rispondere alla sua richiesta di ricevere la Legion d'Onore in un momento in cui intende rafforzare la sua statura internazionale mi pare indispensabile».


Il presidente francese François Hollande di fronte al principe ereditario saudita Mohammed ben Nayef, all'Eliseo il 4 marzo (Gettyimages).

«I giornalisti? Rispondiamo lotta all'Isis»

Il messaggio è inviato alle sette e quattro minuti e dopo dieci minuti arriva la prima risposta da Parigi: «Nessun motivo per non farlo», scrive Jérôme Bonnafont, direttore del dipartimento Africa del Nord e Medio Oriente del ministero degli Esteri di Jean-Marc Ayrault. Ma una raccomandazione: «Serve riserbo con i media ma senza nasconderlo, altrimenti verrà interpretato (da Riad) come un'umiliazione, se (i giornalisti, ndr.) ci chiedono qualcosa risponderemo lotta all'Isis e partenariato economico e strategico».
«PER COMPENSARE AGGIUNGIAMO DIRITTI UMANI». E ancora: «Aggiungiamo ovviamente, per compensare, elementi sui 'diritti umani' tra i contenuti del discorso».
Passano altri sette minuti e il responsabile del protocollo dell'Eliseo, Laurent Stefanini, dice che da parte sua «non ci sono obiezioni». La questione, spiega Cvach alle 9 e 43, sarà sottoposta a Hollande attraverso il suo consigliere diplomatico, Jacques Audibert. Sono passate meno di sei ore dal primo messaggio, e alle 12 e 53 Cvach scrive: «È il momento, suppongo, di comprare azioni Mbn (Mohammed ben Nayef, ndr)». Due giorni dopo, il 4 marzo, il principe verrà accolto all'Eliseo e riceverà il riconoscimento più prestigioso della Repubblica francese.

Ecco il testo della mail inviato dall'ambasciatore francese a Riad, così come riportato da Causette.fr:
Oggetto: decorazione del principe ereditario dell'Arabia Saudita
Mercoledì 2 marzo ore 7.04
De : Bertrand Besancenot (ambasciatore in Arabia Saudita)
A : David Cvach (consigliere per il Medio Oriente di François Hollande)
Cc : Laurent Stefanini (capo del protocollo dell'Eliseo), Jérôme Bonnafont (direttore dipartimento Medio Oriente del ministero degli Esteri)

Caro David,
mi permetto di inviarti in allegato la proposta di decorazione per il principe Mohamed ben Nayef.
So che alcuni si interrogano sull'opportunità di decorare ora il principe ereditario, poco tempo dopo la campagna mediatica contro l'Arabia Saudita in Francia.
Certo, il regno non gode di buona stampa. Ma temo che il miglioramento della sua immagine richieda del tempo...

In compenso, l'accoglienza a Parigi del principe Mohamed Ben Nayef è molto importante per numerose ragioni:
- Conferma della nostra perenne partnership strategica in un momento sensibile della situazione in Medio Oriente
- Riconoscimento del ruolo personale cruciale del principe nella lotta al terrorismo, che è una priorità nazionale condivisa,
- Necessità di conservare la dinamica del rafforzamento della nostra cooperazione bilaterale per confortare le nostre prospettive civili e militari.

È anche un gesto verso il futuro re d'Arabia Saudita. È in questo contesto che mi sembrerebbe indispensabile di rispondere alla sua richiesta di ricevere la legione d'onore, in un momento in cui si augura di rafforzare la sua statura internazionale. Questo sarebbe un buon incentivo a 'giocare' la sua partita con la Francia.   

venerdì 11 marzo 2016

#8marzodellebambine

"In occasione della Giornata Internazionale della donna, 8 marzo, l'Unicef Italia lancia #8marzodellebambine, idealmente dedicato alle bambine migranti e rifugiate, che negli ultimi mesi stanno attraversando l'Europa per fuggire da guerra e violenze.
Per la prima volta dall'inizio della crisi dei migranti e rifugiati in Europa i bambini e le donne in movimento sono di piu' rispetto agli adulti maschi", ha dichiarato il Presidente dell'Unicef Italia Giacomo Guerrera.
"Ma l'#8marzodellebambine ricordiamo anche tutte le bambine e le ragazze in pericolo alle quali ogni giorno, nel mondo, viene negata l'infanzia e i diritti fondamentali, talvolta la vita stessa. Bambine spose, violate, sfruttate."










Unicef, 8 marzo: il cartoon sulle bambine spose

Spose bambine, gravidanze precoci, mutilazioni genitali femminili. Secondo le dichiarazioni del presidente dell'Unicef Italia Giacomo Guerrera "nell'Africa subsahariana, sono 31 milioni le bambine senza un'istruzione primaria e circa 1,8 milioni di bambini, nel 2008, sarebbero stati salvati se le loro madri avessero avuto migliori conoscenze dei comportamenti igienici e sanitari per garantire la salute dei loro figli”. In occasione della Festa della donna, Unicef lancia l'iniziativa #8marzodellebambine: “L’istruzione come salvavita”, ponendo l'attenzione sulla scolarizzazione come investimento contro gli abusi. Ecco il cartoon realizzato dall'Unicef






Pubblicato il 08 mar 2016
Pour célébrer la Journée internationale de la femme et annoncer le lancement d’un nouveau programme UNICEF/FNUAP destiné à mettre fin au mariage d’enfants, nous sortons une nouvelle vidéo réalisée avec « Bridal Musings », un blog très connu consacré au mariage ; elle montre une jeune fille de onze ans en train d’être mariée à un homme âgé de trente-cinq ans. L’objectif principal de cette vidéo est de susciter le dialogue sur le mariage d’enfants et d’informer un public plus large sur ses effets dévastateurs et son caractère résolument mondial. L’appel à l’action est de partager la vidéo pour mieux sensibiliser le public en utilisant le hashtag #endchildmarriage (mettre fin au mariage d’enfants).




Mutilazioni genitali, il momento giusto è MAI
Una chat con la cugina svela a Nadia la terribile prova che l'attende...
200 milioni di bambine, ragazze e donne nel mondo hanno subito qualche forma di mutilazione genitale (MGF). Questo cortometraggio di animazione trasmette con efficacia il senso di angoscia e impotenza delle bambine costrette dalle proprie famiglie a subire questa pratica tradizionale, gravemente lesiva dei loro diritti e della loro salute

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Roma, 7 mar. - Nel mondo 700 milioni di donne si sono sposate prima di aver compiuti 18 anni e piu' di una su tre si e' sposata prima di aver compiuto 15 anni. Nel mondo, 1 ragazza su 10 sotto i 20 anni e' stata violentata o costretta a compiere atti sessuali. Quasi un quarto delle ragazze tra i 15 e i 19 anni dichiara di aver subito una qualche forma di violenza fisica dall'eta' di 15 anni. In Italia, il 10,6% delle donne ha subito violenze sessuali prima dei 16 anni. Sono i dati diffusi dall'Unicef in occasione della giornata mondiale della donna che si celebra domani 8 marzo. In occasione della Giornata, l'Unicef Italia lancia l'hashtag #8marzodellebambine e tre video sui matrimoni infantili e le mutilazioni genitali femminili. L'organizzazione ricorda che nel mondo, almeno 200 milioni di donne e bambine hanno subito mutilazioni genitali femminili in 30 paesi Tra tutte coloro che hanno subito mutilazioni, 44 milioni sono bambine e adolescenti sotto i 14 anni. In molti paesi, la maggior parte delle donne hanno subito mutilazioni genitali prima di aver compiuto 5 anni. Nel 2015 il 57% dei giovani analfabeti tra i 15 e i 24 anni e' costituito da ragazze. "In occasione della Giornata Internazionale della donna,domani, 8 marzo, l'Unicef Italia lancia #8marzodellebambine, idealmente dedicato alle bambine migranti e rifugiate, che negli ultimi mesi stanno attraversando l'Europa per fuggire da guerra e violenze. Per la prima volta dall'inizio della crisi dei migranti e rifugiati in Europa i bambini e le donne in movimento sono di piu' rispetto agli adulti maschi", ha dichiarato il Presidente dell'Unicef Italia Giacomo Guerrera. "Ma l'#8marzodellebambine ricordiamo anche tutte le bambine e le ragazze in pericolo alle quali ogni giorno, nel mondo, viene negata l'infanzia e i diritti fondamentali, talvolta la vita stessa. Bambine spose, violate, sfruttate."

"Questi dati parlano di una mentalita' che tollera, perpetra e giustifica la violenza e dovrebbero far suonare un campanello d'allarme in ognuno di noi, ovunque" - ha dichiarato il Presidente dell'Unicef Italia Giacomo Guerrera. Da quasi 70 anni l'Unicef promuove l'istruzione delle bambine come l'investimento piu' potente che una nazione possa fare, perche' accelera la lotta contro la poverta', le malattie, la disuguaglianza e la discriminazione di genere. Una bambina istruita diventera' una donna piu' consapevole, avra' migliori opportunita' di lavoro e sara' una madre in grado di provvedere alla sana crescita dei figli, contribuendo al benessere di tutta la societa'. "Dalla conoscenza e dall'istruzione nascono tutti gli altri benefici per la societa' e lo sviluppo. La partecipazione e il contributo delle donne - nei governi, nelle famiglie, nella comunita', nell'economia e nei servizi - sono un bene comune prezioso. Contribuiscono a produrre uno sviluppo piu' equo, famiglie piu' solide, servizi piu' efficienti e migliori condizioni di salute per l'infanzia" ha concluso Giacomo Guerrera. In occasione della Giornata, l'Unicef Italia lancia l'hashtag #8marzodellebambine e tre video sui matrimoni infantili e le mutilazioni genitali femminili. (AGI)

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There’s No Excuse for ‘Child Brides’ in Europe


#endchildmarriage

martedì 8 marzo 2016

Berta Cáceres

8 marzo 2016
piangiamo una grande donna
Berta Cáceres.


Berta Cáceres   Mauro Biani



Assassinata in Honduras l'attivista Berta Cáceres, Goldman Prize 2015
Tratto da Altreconomia
3 / 3 / 2016
Nella notte è stata uccisa, in Honduras, la leader indigena che nel 2015 aveva vinto il "Nobel alternativo" per l'ambiente. Secondo la Ong Global Witness, il Paese centroamericano è il più pericoloso per essere un attivista ambientale negli ultimi 5 anni, con 101 assassinii registrati tra il 2010 e il 2014.
Nell'ultima intervista con Altreconomia diceva: "Dopo il Colpo di Stato del 2009 si sono dimenticati di noi"
Ripubblichiamo l'intervista con cui raccontavamo, meno di un anno fa, le lotte che avevano portato Berta Cáceres, attivista ambientale e per i diritti dei popoli indigeni dell'Honduras, leader del COPINH, al riconoscimento del Goldman Environmental Prize. Berta è stata assassinata questa notte nella sua casa, a La Esperanza, nel dipartimento di Intibucá.  
“In un Paese caratterizzato dalla crescita delle disuguaglianze socio-economica e violazioni dei diritti umani, Berta Caceres (a destra nella foto) ha fatto scendere in piazza gli indigeni Lenca e ha organizzato una campagna della società civile contro l'impresa costruttrice di dighe più grande al mondo, che ha poi rinunciato alla costruzione dell’impianto denominato di Agua Zarca”. Con queste motivazioni, Berta Cáceres è stata insignita del Goldman Environmental Prize, il “Nobel alternativo” per l’ambiente assegnato ogni anno a 6 ambientalisti di tutti i continenti. 
La cerimonia di premiazione si terrà a Washington, mercoledì 22 aprile. Il 20 aprile è stato diffuso il comunicato stampa che annunciava i nomi dei 6 “Goldman Prize” (vedi sotto), 
la Ong Global Witness ha pubblicato il suo nuovo rapporto sugli omicidi consumati nel mondo ai danni di attivisti ambientali e per i diritti umani, dal titolo eloquente: “How Many More?”.  
Secondo la Ong, l’Honduras è il “Paese più pericoloso per essere un attivista ambientale negli ultimi 5 anni, con 101 assassinii registrati tra il 2010 e il 2014”. Per raccontare che cosa accade in Honduras, Global Witness cita proprio il caso e le parole di Berta Cáceres: “Mi hanno seguita, hanno cercato di uccidermi, di rapirmi. Hanno minacciato la mia famiglia. Questo è ciò che dobbiamo affrontare”. 
Le minacce riguardano -in particolare- le proteste che il COPINH (Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras), l’organizzazione indigena di cui la Cáceres è leader, ha realizzato contro la costruzione della diga di Agua Zarca, la mobilitazione che le è valso il Goldman Prize. Secondo Global Witness, “si tratta di un caso emblematico degli attacchi sistematici nei confronti dei difensori dell’ambiente in Honduras”. 
Dal 2013, tre membri del COPINH sono stati uccisi, ricorda l’organizzazione statunitense. Oltre agli attacchi personali, lei ha invece subito un processo, dopo esser stata falsamente accusata di detenzione illegale di armi (Altreconomia ne aveva dato conto qui). 
A fine ottobre, la Cáceres è stata in Italia. Ha partecipato, a Roma, all’incontro di Papa Francesco con i movimenti sociali di tutto il mondo. In quei giorni, Altreconomia l’ha incontrata, raccogliendo le sue riflessioni: “Ho potuto parlare a tu per tu con lui per quattro volte, e gli ho chiesto di prendere posizione sull’Honduras, sulla situazione di terrorismo permanente e sulla persecuzione che il governo e parti del potere ecclesiale portano avanti anche contro i settori più progressisti della gerarchia cattolica, come i gesuiti -ci ha spiegato-. Chi mi ha introdotto, durante l’incontro, ha presentato il mio caso come esempio di criminalizzazione, delle persecuzioni e delle minacce. Per me è stato importante che Papa Francesco si rendesse conto che coloro che erano presenti a quell’incontro non sono persone che siedono a una scrivania, ma attivisti che affrontano e vivono la repressione. Ho consegnato anche una lettera a nome di tutto il COPINH, che racconta l’Honduras, oggi diventato nuovamente un ‘Paese coloniale’, il problema della militarizzazione, e ho chiesto che faccia pressione per la libertà  dei prigionieri politici. Abbiamo bisogno di una Chiesa che accompagna i più poveri e le più povere, e non una Chiesa che benedice il Colpo di Stato”. 
Dopo il Colpo di Stato, Berta Cáceres è stata in prima fila nel movimento di resistenza alla dittatura, e per la rinascita democratica del Paese: "L'opinione pubblica mondiale si è dimenticata di noi. Per molti, tutto è finito con le elezioni, è tornata la democrazia, ma non è così".
La Cáceres ha riconosciuto l’importanza del “messaggio del Papa sui temi dell’accesso alla terra, a una casa degna e a un lavoro, ma senz’altro queste affermazioni preoccupano la parte più retrograda della Chiesa. È per questo che è importante che il suo messaggio arrivi nel nostro Paese”, dove la Chiesa è guidata dal Cardinale Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, che non ha mai preso distanza dagli autori del Colpo di Stato che nel giugno 2009 ha deposto l’allora presidente dell’Honduras, e -ricorda- ha sempre “fatto campagna elettorale per il Partito Nazionale, per i conservatori”. 
Perché la spinta e il messaggio di Papa Francesco non cadano nel vuoto, però, “sarebbe necessario istituire dei meccanismi di monitoraggio dell’effettiva implementazione dei principi”, ricordava già in ottobre Berta Cáceres. Una riflessione lucida, e capace di cogliere (probabilmente) la debolezza di un incontro epocale il cui portato di cambiamento rischia però di perdersi con troppa facilità. Fine intelligenza e capacità di vedere oltre rappresentano, del resto, due delle principali caratteristiche di Berta Caceres: oltre dieci anni fa, nel 2003, è stata tra i promotori di una campagna internazionale contro le istituzioni finanziarie internazionali, World Bank, Fondo monetario internazionale e Banca inter-americana di sviluppo. Nello stesso anno, intanto, i “copinhes”, contadini e indigeni proveniente dalle montagne del Dipartimento di Intibucá, nella zona Sud-occidentale dell’Honduras, erano in prima fila durante le protesta a Cancun contro il vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO). Negli stessi anni, il COPINH era tra i promotori degli incontri sociali mesoamericani, per mettere in rete tutte le esperienza di resistenza indigena e contadina degli Stati del Sud-est messicano e dei Paesi dell’America centrale .  
La grandezza di Berta Caceres, però, è anche quella di essere oltre a un’attivista, una donna e una madre. A fine ottobre, lasciando Milano si sarebbe imbarcata per l’Argentina: dopo il Colpo di Stato, due dei suoi 4 figli sono stati costretti, per ragioni di sicurezza, a trasferirsi nel Paese sudamericano. E lei, che aveva appena incontrato il Papa, si preoccupava solo di non aver potuto stampare in anticipo il biglietto che, in seguito, l’avrebbe riportata da Buenos Aires a Tegucigalpa, aveva paura di essere rispedita indietro. Nata in un Paese povero, sa che lei non può viaggiare; che è, potenzialmente, un’emigrante. Che davanti al suo viso trova molte porte chiuse. Ed è anche per questo che, insieme al COPINH, lotta. Così si chiudono tutti i comunicati dell’organizzazione: “Con la forze ancestrale di Iselaca, Lempira, Mota ed Etempica si alzano le nostre voci piene di vita, giustizia, libertà e pace!”.
Gli altri cinque del Goldman
Oltre a Bertha Caceres, leader indigena honduregna, il Goldman Environmental Prize  è stato assegnato al birmano Myint Zaw, che ha guidato il movimento che è riuscito a frenare la costruzione di uno sbarramento sull’Irrawaddy, a Phyllis Omido (Kenya) per aver guidato una comunità che chiedeva la chiusura di un impianto industriale altamente inquinante; all’attivista canadese Marilyn Baptiste, che ha guidato la propria comunità fino a bloccare una delle più grandi miniere d’oro e rame della British Columbia; a Jean Wiener (Haiti) e Howard Wood (Scozia) che hanno lottato per l’istituzione “dal basso” di aree marine protette nei rispettivi Paesi.




Berta Caceres-Honduras
La coordinadora del Consejo de Pueblos Indígenas de Honduras (Copinh),, fue asesinada en la madrugada de este jueves por parte de sujetos desconocidos.
Dragan
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Berta Cáceres è l’ultima vittima del business dello sviluppo


lunedì 7 marzo 2016

Casa alla banca dopo 18 rate non pagate



Marcio sul “patto marciano”?  Ma lor ci marciano…


Oggi il debitore che non paga le rate del mutuo si vede l’immobile venduto all’asta con procedura esecutiva le cui funzioni giurisdizionali spettano sempre al magistrato mentre tutto l’iter procedurale, comprese eventuali conciliazioni  tra le parti, è delegato ai notai e da circa un decennio anche ad avvocati e commercialisti. Le aste con e senza incanto (rilancio asta pubblica o in busta chiusa)  sono pubbliche e chiunque può presentarsi senza intermediari, ma ormai sono le agenzie immobiliari a farla da padrone, ma questa è altra storia che il legislatore da sempre ignora…
Fino a circa 15 anni fa l’operazione veniva svolta esclusivamente dai Tribunali e dall’ottenimento del titolo esecutivo e dunque pignoramento potevano trascorrere decenni prima di ottenere la vendita e soprattutto incassare il corrispettivo del credito e per la banca (sempre privilegiata) e per tutti i creditori  che, seppur in via chirografaria,  nel frattempo si erano insinuati in quella procedura esecutiva.  A breve termine potrebbe succedere altra rivoluzione che, al momento, pare non solo agevolare esclusivamente banche e finanziarie  ma, a parte i debitori,   svantaggiare in toto tutti gli altri creditori. Vediamo.
Ove quel provvedimento di governo fosse approvato si potranno stipulare, d’accordo le due parti,  mutui gravati da cd patto marciano: il creditore bancario di almeno (pur non consecutive)18 rate  non onorate in tempo utile (se semestrali: dopo 9 anni, se mensili: dopo un anno e mezzo? Oops) diventa padrone a tutti gli effetti dell’immobile fino alla concorrenza del suo credito, maggiorato di spese, interessi e ammennicoli vari, versando l’eventuale residuo prezzo al debitore.
A partire dalle spese condominiali e riscaldamento relative a quel immobile (ovviamente accollate provvisoriamente agli altri condomini non morosi), tutti i creditori (eventuali è eufemismo perché chi è moroso di 18 rate di mutuo è assodato che lo sia per altro)  che possibilità di rivalsa avranno? Nessuna. Perché già a monte sono stati privati di garanzia. La liceità del patto marciano è considerata infatti tuttora incerta, ma tollerata fino a quando, si suppone, non ci si marci su! Corrisponde al vero che -a differenza del patto commissorio iniquo nel disporre, dunque  nullo- il marciano è patto equo nel disporre, ma di fatto concede libertà nel disporre solo alla banca mutuataria così sancendo in automatico l’illiberalità nel disporre per tutti gli altri creditori.
Per quanto ancora ci spacceranno per (Rocky) marciano ciò che ormai da tempo appare solo  marcio?
4 marzo 2016

servizio in camera...
Mario Airaghi


La notizia:
Casa alla banca dopo 18 rate non pagate
Diciotto rate non pagate e solo per i mutui nuovi. Anche in caso di surroga non ci sarà alcuna vendita “facile” della casa. Inoltre il consumatore sarà assistito da un esperto di sua fiducia e il perito che effettuerà la valutazione dovrà essere indipendente e nominato dal Tribunale. Dopo le polemiche scatenate dal M5S, queste le modifiche al decreto mutui che il Pd ha concordato con il governo. Intanto gli italiani tornano a comprare case: + 6,5% nel 2015.


domenica 6 marzo 2016

Oscars 2016 : le polemiche





Oscar to political conciliation    Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
The ethnic minorities provide Trump with the Oscar to political conciliation and racial issues.
01 Mar 2016

Il regista Spike Lee e l’attrice Jada Pinkett Smith, entrambi afroamericani, non hanno partecipato alla premiazione di Los Angeles il 28 febbraio, perché per il secondo anno consecutivo tutte le candidature per miglior attore e miglior attrice sono andate a persone bianche. Il regista Michael Moore si è unito al boicottaggio. L’Academy ha reagito votando all’unanimità per raddoppiare entro il 2020 il numero di nominati donne e appartenenti alle minoranze etniche.

Il problema ha avuto molto spazio sui diversi mezzi d’informazione statunitensi. Quartz ha scritto: “Sembrava sicuro che Idris Elba, eccezionale nel 2015 in Beasts of no nation, avrebbe ottenuto una candidatura come miglior attore non protagonista. La sua performance è stata lodata dai critici e ha ricevuto una candidatura in gran parte dei premi che hanno preceduto gli Oscar, compresi, la scorsa settimana, i Golden Globe. Non era uno qualunque, era uno dei favoriti. Niente”.


Vestidor de Chris Rock
BY CHRISTO KOMARNITSKI, BULGARIA  -  2/9/2016





Oscar Host Chris Rock 
BY TAYLOR JONES, POLITICALCARTOONS.COM  -  2/25/2016



Oscars Bus
BY RICK MCKEE, THE AUGUSTA CHRONICLE  -  2/26/2016



The white Oscar    Alex Falcó Chang
The white Oscar.
22 Jan 2016


Oscars 2016


Olimpia De Angelis

I vincitori degli Oscar 2016

La notte del 28 febbraio al Dolby theatre di Los Angeles si è tenuta l’88ª edizione dei premi Oscar. Il caso Spotlight, il film che racconta l’inchiesta del Boston globe sulla pedofilia nella chiesa cattolica a Boston, ha vinto il premio per il miglior film.

Leonardo DiCaprio ha vinto il suo primo Oscar, quello per il miglior attore protagonista in Revenant - Redivivo. Brie Larson è stata premiata come miglior attrice protagonista per Room.

L’Oscar per la regia è andato ad Alejandro González Iñárritu per Revenant - Redivivo. Ennio Morricone ha vinto il premio per la miglior colonna sonora, quella del film Hateful eight di Quentin Tarantino. Anche per lui è stato il primo Oscar, dopo quello alla carriera ricevuto nel 2007.

Il riconoscimento per il miglior film in lingua straniera è andato a Il figlio di Saul, del regista ungherese László Nemes.

Mad Max: fury road è il film che ha conquistato più statuette (sei in tutto), raccogliendo tra gli altri l’Oscar per il montaggio e quello per i costumi.



The Oscar is MINE!!!!!    Ramses Morales Izquierdo
The Oscar is MINE!!!!! finnally says Leo di Caprio
29 Feb 2016



Oscar for DiCaprio
BY DARIO CASTILLEJOS, DIARIO LA CRISIS  -  2/29/2016





Óscares 2016    Vasco Gargalo
DiCaprio
29 Feb 2016

giovedì 3 marzo 2016

Milleluci sui miei disegni! mostra di Roberto Grassilli


Una manciata di illustrazioni di Roberto Grassilli, ben accomodate nel locale più accogliente e stimolante del centro storico di Rimini. Passate al Milleluci a bervi un buon bicchiere di musica mentre assaporate tutti i colori di questi disegni! #disegniGrassilli


Chi è Grassilli?

Grassilli é costui (che mette i disegni al Milleluci, ): http://warehouse.robertograssilli.com/2081-2/



3 marzo - 17 marzo
Dal 3 marzo alle 20:00 al 17 marzo alle 20:00
al
Circolo Milleluci
Via Isotta degli Atti ,8, 47921 Rimini





martedì 1 marzo 2016

Ennio Morricone Oscar 2016 per la Miglior colonna sonora originale

Miglior colonna sonora originale
candidati:
Il ponte delle spie
Carol
The Hateful Eight - VINCITORE Ennio Morricone
Sicario
Star Wars: il risveglio della Forza

Morricone
...To my way... di PierPaolo Perazzolli


Morric One

MASSIMO GRAMELLINI
Sul palco degli Oscar Ennio Morricone ha parlato in italiano. Non si ha memoria che prima di lui lo avessero fatto altri. È molto probabile che sapesse l’inglese, quantomeno abbastanza da imbastire i ringraziamenti di rito. Inoltre leggeva da un foglietto rimasto scaramanticamente piegato per tutta la sera nella tasca dello smoking e quindi, se pure la sua conoscenza della lingua di Shakespeare e Tarantino si fosse fermata a «the cat is on the table», non avrebbe avuto alcuna difficoltà a farsi scrivere qualche frase. Invece ha usato l’italiano. Con consapevolezza di sé, senza ostentare orgoglio ma neanche tradire quel complesso di inferiorità tipico dei provinciali che induce tanti suoi connazionali a tuffarsi su ogni parola vagamente esotica e certi onorevoli a riempirsi la bocca di «stepchild adoption» storpiandone la pronuncia e ignorandone il significato.

Faceva effetto sentire risuonare la nostra lingua nel tempio delle divinità hollywoodiane, da Charlize Theron a Steven Spielberg tutte rigorosamente in piedi per rendere omaggio al Maestro. E faceva ancora più effetto cogliere il senso delle sue parole, piane e però non banali, mai sfiorate dalla retorica nemmeno nella dedica finale alla compagna di una vita. Sul palco più internazionale del mondo si aveva l’impressione di scorgere l’Altro Italiano. Quello che sa coniugare la gravità alla leggerezza, la normalità al talento e l’estro alla dignità. Di lui si parla poco perché non è pittoresco, ma ne esiste un esemplare quasi in ogni famiglia. E con la sua presenza dà un senso a tutte le altre.




È stata una serata davvero speciale quella vissuta da Ennio Morricone e Leonardo DiCaprio al Dolby Theatre per la consegna dei premi Oscar. Il compositore (riconoscimento alla carriera a parte) e l’attore sono riusciti finalmente a vincere il loro primo Academy Award, rispettivamente per la miglior colonna sonora (per il film The Hateful Eight) e come miglior attore (per Revenant). Un lungo inseguimento che entrambi hanno vissuto con particolare emozione.

The Hateful Eight Soundtrack
+ MIX

Spotlight ed il cardinale Pell



Spotlight di David Rowe

Pedofilia: giudici, difficile credere cardinale Pell non sapesse abusi Ridsdale
Ieri l'appello del produttore di 'Spotlight' sugli abusi. "Questo premio dà voce ai sopravvissuti. Una voce che arriverà al Vaticano"

Come poteva non sapere che il prete pedofilo seriale Gerald Ridsdale commetteva abusi sessuali a ragazzini mentre lavorava al suo fianco nella diocesi di Ballarat, dove è stato viceparroco fra il 1973 e il 1983? E' stato il tema dominante del secondo giorno di deposizione del cardinale George Pell, già arcivescovo di Melbourne e poi di Sydney e ora prefetto degli Affari economici del Vaticano, in videoconferenza da Roma davanti alla Commissione d'inchiesta sulle risposte delle istituzioni agli abusi sessuali a minori negli anni 1970 e 1980. La puntigliosa legale della Commissione in seduta a Ballarat, Gail Furness, si è concentrata sul ruolo di Pell come consultore dell'allora vescovo di Ballarat, Ronald Mulkearns, a cui lo stesso Pell ieri ha attribuito la responsabilità di aver trasferito da una parrocchia all'altra Ridsdale, che ha continuato a commettere innumerevoli abusi e ora è in carcere per scontare 138 reati ai danni di 53 vittime. Diverse domande di Furness e dello stesso presidente della Commissione, giudice Peter McClellan, si sono concentrate su una riunione di consultori presieduta dal vescovo Mulkearns nel 1982, a cui Pell era presente. Secondo documenti della Commissione a quel tempo il vescovo e la maggioranza dei consultori sapevano degli abusi di Ridsdale, che continuavano sin dagli anni 1960. E a quella riunione decisero di trasferirlo a un'altra parrocchia per la sesta volta. Pell sostiene che nonostante la conoscenza diffusa degli abusi di Ridsdale, nessuno glielo aveva detto e non l'aveva sentito dire. Ha poi suscitato sussulti fra i cittadini di Ballarat che lo seguivano dalla biblioteca cittadina, quando ha detto quella degli innumerevoli abusi commessi da Ridsdale, era "una storia triste ma non era di grande interesse per me". Alla domanda se accettava responsabilità per i trasferimenti del prete da una parrocchia all'altra, invece di rimuoverlo dalla Chiesa e di denunciarlo alla polizia, Pell ha risposto di no. La Furness ha definito "non plausibile" che Pell non sapesse che le accuse di pedofilia verso Ridsdale erano la ragione per cui era necessario allontanarlo. La testimonianza del cardinale, dalle 8 alle 12 in Australia e dalle 22 del giorno prima fino alle 2 a Roma, è prevista per altri due o tre giorni. Alla deposizione assistono di persona 14 vittime e loro sostenitori, il cui viaggio è finanziato da una raccolta fondi che ha superato l'equivalente di 130 mila euro. (ANSA).

Ieri dopo la vittoria di Spotlight come miglior film agli Oscar il produttore ha sottolineato: "Questo premio dà voce ai sopravvissuti. Una voce che arriverà al Vaticano. Papa Francesco, è arrivato il momento di proteggere i bambini". Così Michael Sugar, il produttore del film premio Oscar "Spotlight", durante il discorso di ringraziamento al Dolby Teathre di Los Angeles dopo aver ricevuto la statuetta.
(Ansa)

venerdì 26 febbraio 2016

Umberto Eco: 'Come prepararsi serenamente alla morte. Sommesse istruzioni a un eventuale discepolo' disegni di Tullio Pericoli

Lasciamo perdere frasi retoriche e di circostanza e rileggiamo una sua “Bustina” ironica sulla morte di quasi venti anni fa che piaceva tanto anche a lui (l’ha poi ristampata in ben due libri successivi).
Disegni del grande Tullio Pericoli*


Umberto Eco, 1999



Umberto Eco: 
'Come prepararsi serenamente alla morte. Sommesse istruzioni a un eventuale discepolo'
Non sono sicuro di dire una cosa originale, ma uno dei massimi problemi dell'essere umano è come affrontare la morte. Pare che il problema sia difficile per i non credenti (come affrontare il Nulla che ci attende dopo?) ma le statistiche dicono che la questione imbarazza anche moltissimi credenti, i quali fermamente ritengono che ci sia una vita dopo la morte e tuttavia pensano che la vita della morte sia in se stessa talmente piacevole da ritenere sgradevole abbandonarla; per cui anelano, sì, a raggiungere il coro degli angeli, ma il più tardi possibile.

Recentemente un discepolo pensoso (tale Critone) mi ha chiesto: "Maestro, come si può bene appressarsi alla morte?" Ho risposto che l’unico modo di prepararsi alla morte è convincersi che tutti gli altri siano dei coglioni.

Allo stupore di Critone ho chiarito. "Vedi," gli ho detto, "come puoi appressarti alla morte, anche se sei credente, se pensi che mentre tu muori giovani desiderabilissimi di ambo i sessi danzano in discoteca divertendosi oltre misura, illuminati scienziati violano gli ultimi misteri del cosmo, politici incorruttibili stanno creando una società migliore, giornali e televisioni sono intesi solo a dare notizie rilevanti, imprenditori responsabili si preoccupano che i loro prodotti non degradino l’ambiente e si ingegnano a restaurare una natura fatta di ruscelli potabili, declivi boscosi, cieli tersi e sereni protetti da un provvido ozono, nuvole soffici che stillano di nuovo piogge dolcissime? Il pensiero che, mentre tutte queste cose meravigliose accadono, tu te ne vai, sarebbe insopportabile.

Ma cerca soltanto di pensare che, al momento in cui avverti che stai lasciando questa valle, tu abbia la certezza immarcescibile che il mondo (sei miliardi di esseri umani) sia pieno di coglioni, che coglioni siano quelli che stanno danzando in discoteca, coglioni gli scienziati che credono di aver risolto i misteri del cosmo, coglioni i politici che propongono la panacea per i nostri mali, coglioni coloro che riempiono pagine e pagine di insulsi pettegolezzi marginali, coglioni i produttori suicidi che distruggono il pianeta. Non saresti in quel momento felice, sollevato, soddisfatto di abbandonare questa valle di coglioni?"

Critone mi ha allora domandato: "Maestro, ma quando devo incominciare a pensare così?" Gli ho risposto che non lo si deve fare molto presto, perché qualcuno che a venti o anche trent’anni pensa che tutti siano dei coglioni è un coglione e non raggiungerà mai la saggezza. Bisogna incominciare pensando che tutti gli altri siano migliori di noi, poi evolvere poco a poco, avere i primi dubbi verso i quaranta, iniziare la revisione tra i cinquanta e i sessanta, e raggiungere la certezza mentre si marcia verso i cento, ma pronti a chiudere in pari non appena giunga il telegramma di convocazione.

Convincersi che tutti gli altri che ci stanno attorno (sei miliardi) siano coglioni, è effetto di un’arte sottile e accorta, non è disposizione del primo Cebete con l’anellino all’orecchio (o al naso). Richiede studio e fatica. Non bisogna accelerare i tempi. Bisogna arrivarci dolcemente, giusto in tempo per morire serenamente. Ma il giorno prima occorre ancora pensare che qualcuno, che amiamo e ammiriamo, proprio coglione non sia. La saggezza consiste nel riconoscere proprio al momento giusto (non prima) che era coglione anche lui. Solo allora si può morire.

Quindi la grande arte consiste nello studiare poco per volta il pensiero universale, scrutare le vicende del costume, monitorare giorno per giorno i mass-media, le affermazioni degli artisti sicuri di sé, gli apoftegmi dei politici a ruota libera, i filosofemi dei critici apocalittici, gli aforismi degli eroi carismatici, studiando le teorie, le proposte, gli appelli, le immagini, le apparizioni. Solo allora, alla fine, avrai la travolgente rivelazione che tutti sono coglioni. A quel punto sarai pronto all’incontro con la morte.

Sino alla fine dovrai resistere a questa insostenibile rivelazione, ti ostinerai a pensare che qualcuno dica cose sensate, che quel libro sia migliore di altri, che quel capopopolo voglia davvero il bene comune.
E’ naturale, è umano, è proprio della nostra specie rifiutare la persuasione che gli altri siano tutti indistintamente coglioni, altrimenti perché varrebbe la pena di vivere? Ma quando, alla fine, saprai, avrai compreso perché vale la pena (anzi, è splendido) morire.

Critone mi ha allora detto: "Maestro, non vorrei prendere decisioni precipitose, ma nutro il sospetto che Lei sia un coglione". "Vedi", gli ho detto, "sei già sulla buona strada."

Pubblicata sull'Espresso il 12 giugno 1997


Umberto Eco, 1990
Umberto Eco, 1987



Umberto Eco, 1980

Umberto Eco, 1995



Umberto Eco, 2002


*= la 'bustina ironica' era accompagnata dalla caricatura di Eco con la matita in bocca di Tullio Pericoli.
Nei giorni scorsi l'amico Berto mi diceva: 'Eco aveva l'aria da bonaccione, da Babbo Natale, con il volto tondo coronato dalla barba' 
E proprio così Pericoli lo ha ritratto, più volte, qui ho riportato solo alcune delle sue opere.


mercoledì 24 febbraio 2016

Umberto Eco e i social: «Legioni di imbecilli»


FESTIVAL DELLA COMUNICAZIONE DI CAMOGLI 2014
Apertura del Festival della Comunicazione di Camogli  da parte di un Umberto Eco un tantino preoccupato sul tipo di comunicazione indotto dall'avvento delle tecnologie digitali, di Facebook, di Twitter ecc.con la loro esasperata produzione di notizie vere e false a scapito di una corretta informazione.
Per chi è curioso qui l'intervento in streaming.
#FestivalCom14
Gianfranco Uber



I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli. La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità

How to Surf the Internet Safely
 Vladimir Kazanevsky    The future of safe surfing?


Il fenomeno dei social network è anche positivo, non solo perché permette alle persone di rimanere in contatto tra loro. Pensiamo solo a quanto accaduto in Cina o in Turchia dove il grande movimento di protesta contro Erdogan è nato proprio in rete, grazie al tam-tam. E qualcuno ha anche detto che, se ci fosse stato Internet ai tempi di Hitler, i campi di sterminio non sarebbero stati possibili perché le informazioni si sarebbero diffuse viralmente.

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Fakebook Tomas


Per Eco il web sarebbe un vero e proprio “dramma” perché promuoverebbe “lo scemo del villaggio a detentore della verità”. La struttura di internet, secondo Eco, favorirebbe infatti il proliferare di bufale. E in proposito ha affermato anche che il ruolo dei giornali in tal senso è importante perché dovrebbero “filtrare con équipe di specialisti le informazioni di internet perché nessuno è in grado di capire oggi se un sito sia attendibile o meno". Per fare questo “i giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all'analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi”, ha detto Eco riferendosi al fenomeno della copiatura dal web.

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Umberto Eco - Internet, Social Media e Giornalismo  (video integrale)

(ANSA) - TORINO, 10 GIUGNO 2015-"I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. E' l'invasione degli imbecilli". Attacca internet Umberto Eco nel breve incontro con i giornalisti nell'Aula Magna della Cavallerizza Reale a Torino. Ha appena ricevuto dal rettore Gianmaria Ajani la laurea honoris causa in 'Comunicazione e Cultura dei media' perché "ha arricchito la cultura italiana e internazionale nei campi della filosofia, dell'analisi della società contemporanea e della letteratura, ha rinnovato profondamente lo studio della comunicazione e della semiotica". E' lo stesso ateneo in cui nel 1954 si era laureato in Filosofia: "la seconda volta nella stessa università, pare sia legittimo, anche se avrei preferito una laurea in fisica nucleare o in matematica", scherza Eco. La sua lectio magistralis, dopo la laudatio di Ugo Volli, è dedicata alla sindrome del complotto, uno dei temi a lui più cari, presente anche nel suo ultimo libro 'Numero zero'. In platea il sindaco di Torino, Piero Fassino e il rettore dell'Università di Bologna, Ivano Dionigi. Quando finisce di parlare scrosciano gli applausi. Eco sorride: "non c'è più religione, neanche una standing ovation". La risposta è immediata: tutti in piedi studenti, professori, autorità. "La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità", osserva Eco che invita i giornali "a filtrare con équipe di specialisti le informazioni di internet perché nessuno è in grado di capire oggi se un sito sia attendibile o meno". "I giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all'analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi. Saper copiare è una virtù ma bisogna paragonare le informazioni per capire se sono attendibili o meno". Eco vede un futuro per la carta stampata. "C'è un ritorno al cartaceo. Aziende degli Usa che hanno vissuto e trionfato su internet hanno comprato giornali. Questo mi dice che c'è un avvenire, il giornale non scomparirà almeno per gli anni che mi è consentito di vivere. A maggior ragione nell'era di internet in cui imperversa la sindrome del complotto e proliferano bufale".

scuotiamo facebook
Fabio Magnasciutti


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lunedì 22 febbraio 2016

Umberto Eco: "Così ho dato il nome alla rosa"



Umberto Eco: "Così ho dato il nome alla rosa"
Ripubblichiamo l’intervista in cui il semiologo recentemente venuto a mancare spiegava il segreto del romanzo che conquistò il mondo: “Un libro difficile e popolare”

di ANTONIO GNOLI
ritratto di Riccardo Mannelli

MILANO - VENTICINQUE ANNI FA IN POCHI AVREBBERO immaginato che un romanzo carico di ironia e di dottrina, sorprendente per ampiezza ed erudizione, a metà strada tra il teologico e il poliziesco, sarebbe diventato quello che ogni scrittore spera che accada, ma non confiderebbe neppure alla propria mamma, cioè un sogno da quindici milioni di copie. Il nome della rosa è stato questo.

E venticinque anni dopo resta il mistero dell'uomo che seppe dare il nome giusto alla rosa. Per questo vado a trovare Umberto Eco nella sua casa milanese, per capire la parte meno visibile di un successo, il lavoro che ci è voluto, le tracce che ha lasciato. A sorpresa apre una stanza chiusa a chiave.