mercoledì 21 aprile 2010

La comunione di Berlusconi.

Post modificato 22/04/10 09.00


Il prete che ha dato la “comunione ” a Berlusconi, durante i funerali di Vianello, ha tristemente spiegato che quello non era certo il momento adatto per litigare e mandare via UNO che si era avvicinato all’altare.


"ritratto di devoto"
Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/

Comunione e separazione
Massimo Gramellini (La Stampa)
Molti divorziati devoti che non possono ricevere la comunione hanno osservato con stupore la foto che ritraeva il presidente del Consiglio con un’ostia in bocca durante i funerali di Raimondo Vianello. Quell’uomo, han ragionato gli esclusi, ha un divorzio alle spalle e un altro in arrivo: come ha potuto accostarsi al sacramento? Esiste forse un lodo divino che anche in questo campo gli consente ciò che è vietato ai comuni mortali? Oppure il generoso avvocato Mills ha testimoniato sotto giuramento di essere lui il marito di tutte le mogli, comprese quelle off-shore, restituendolo a una dimensione di virginea purezza?

A mettere un po’ d’ordine in questo guazzabuglio ci ha pensato monsignor Fisichella, assolvendo il premier con formula piena: «Solo al fedele separato e risposato è vietato comunicarsi, poiché sussiste uno stato di permanenza nel peccato. Ma il presidente, essendosi separato dalla seconda moglie, è tornato a una situazione, diciamo così, ex ante». Quindi, se un divorziato si risposa con successo, nel senso che col secondo coniuge trova finalmente il suo equilibrio, la comunione non gliela si può dare. Se invece ridivorzia, allora potrà di nuovo avvicinarsi all’altare perché «è tornato a una situazione, diciamo così, ex ante». In teoria uno potrebbe passare da un matrimonio all’altro senza mai smettere di comunicarsi, purché abbia cura di farlo negli intervalli. Che destino, quell’uomo: qualunque cosa faccia ha sempre bisogno di un’interpretazione autentica che gli fornisca una scappatoia. E la trova, sempre.


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Notizie correlate:

Eucarestia ai divorziati (Vaticano)

Comunionem ad personam (alberto cane blog)

Comunione a Berlusconi,imbarazzo in Cei (La Stampa)

Berlusconi, la comunione ed il pubblico scandalo (La Stampa)

lunedì 19 aprile 2010

Doverosi chiarimenti.

Il post è stato modificato (aggiunto vignette)


Marilena Nardi
http://www.marilenanardi.it/

Perché B. vuole azzittire Saviano?
di Loris MAZZETTI (Fatto Quotidiano )
Lo scrittore spiega la forza della parola

Gomorra, il libro di Roberto Saviano, è stato accusato da Silvio Berlusconi di essere "supporto promozionale alle cosche". Non c’è mai limite all’indecenza, soprattutto quando certe parole escono dalla bocca di una delle massime istituzioni del nostro Paese. Non è la prima volta che il presidente del Consiglio si esprime contro chi scrive di criminalità organizzata. La volta scorsa fu a novembre, sempre in occasione del processo del suo amico Marcello Dell’Utri: allora disse che dovevano essere "strozzati" tutti quelli che hanno fatto la "Piovra" e che scrivono libri su Cosa Nostra perché "ci hanno fatto conoscere nel mondo per la mafia". Il giorno in cui il pm chiede per Dell’Utri una condanna a undici anni per concorso esterno in associazione mafiosa, il premier se la prende con un grande scrittore che da quattro anni vive sotto scorta.

Roberto Saviano ha un’unica responsabilità: quello di aver illuminato i fatti, di aver fatto conoscere all’Italia e al mondo i casalesi, di aver acceso la luce sulla camorra. Sono convinto che tanti magistrati, soprattutto quelli che stanno in prima linea, la pensano diversamente da Berlusconi, perché quella luce serve anche a loro. Ha scritto Giuseppe Fava: "Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità, impone ai politici il buon governo". Conosco Saviano da anni. E’ forte. Ha la capacità di usare la parola come un’arma in grado di combattere la criminalità organizzata, non credo di averla riscontrata in nessun altro scrittore o giornalista. Questo ha portato Roberto Saviano ad essere considerato un uomo a rischio della propria vita, condannato dai Casalesi, dai camorristi dello stesso paese dove lui è nato e vissuto fino agli anni del liceo, è anche la sua forza e la sua grande difesa.

Per la stragrande maggioranza delle persone lui è il nuovo eroe, è il moderno Lancillotto, il cavaliere della Tavola Rotonda della giustizia e dell’onore che combatte contro gli usurpatori e i tiranni a difesa del popolo oppresso dalla camorra; per altri invece è quello che ha infangato la sua terra e che non doveva raccontare quella criminalità. L’accusa di fare cattiva pubblicità all’Italia è infamante non solo per Saviano ma per tutti quei giovani che continuano a vivere nei luoghi della camorra e a lottare quotidianamente nella terra con più morti ammazzati d’Europa e come ha scritto Saviano: "Nel territorio dove la ferocia è annodata agli affari, dove niente ha valore se non genera potere. Dove tutto ha il sapore di una battaglia finale".


L’intervista che segue è tratta dal nostro incontro in occasione della scrittura de La macchina delle bugie.

Roberto ho la sensazione che la tua sia diventata una missione.


Forse sì. Io ritengo la responsabilità della parola quasi sacra. So bene che uno scrittore non dovrebbe prendersi troppo sul serio, ma a me sono accadute cose che non mi permettono questo distacco. Mi sono reso conto che la parola che sono riuscito a usare, una volta superata una certa linea d’ombra, una volta uscita dagli ambiti soliti degli addetti ai lavori, ha ottenuto un effetto impensabile, quasi miracoloso: è diventata strumento per altre persone per conoscere la realtà della camorra o per farla conoscere. La mia parola ha consentito ad altri di tirare fuori la voce.

Lo hai detto anche nell’intervista che ti fece Enzo Biagi che è stata la rabbia che ti ha spinto a scrivere Gomorra, cito testualmente: "Era tanta la rabbia da far stringere i pugni persino quando scrivevi...".

Sì. Può sembrare questa un’immagine romantica, ma in realtà è proprio così. Mi trovai con un mio vecchio amico e ci dicemmo che la rabbia era così tanta che bisognava scrivere sulla tastiera del computer con le nocche. Lo giuro, l’immagine mi era venuta in mente dopo aver seguito la faida di Scampia, ero stato sul luogo dell’omicidio di Attilio Romanò, era gennaio 2005, e questo ragazzo innocente era stato freddato nel negozio dove lavorava, il corpo crivellato di colpi e sangue dappertutto. Quanto tornai a casa cominciai a battere sulla tastiera solo con la mano destra, mentre la sinistra, senza accorgermene, era chiusa a pugno, sino quasi a farmi male. Questo mi colpì. Non solo ero disgustato dall’omicidio, ero anche terribilmente arrabbiato perché per i media nazionali quella vittima apparteneva ai soldati di camorra: morire in una certa terra significava essere colpevoli in partenza. La rabbia è vera, nasce dentro di me. È stato sicuramente il primo motore che mi ha portato a scrivere.

Sei considerato uno dei più grandi esperti di camorra, tieni conferenze anche agli addetti ai lavori, nel tuo intimo esiste una ricetta su cosa bisognerebbe fare?

Veramente non so dove iniziare. Sicuramente so che dal momento in cui blindi i subappalti, l’attenzione nazionale diventa costante, permetti ai giudici di lavorare in maniera concreta, smetti di dare strumenti soltanto per la repressione, quei poteri criminali cominciano a inciampare, a cadere, a sentirsi stretti, ad avere il fiato sul collo. Faccio un esempio: il voto di scambio è fondamentale. Il problema non è arrestare chi lo compra con 50 euro, quello non si farà prendere mai. Non si dovrebbe far sentire il voto così inutile perché, chi lo vende per 50 euro, lo considera una cosa priva di valore. Pensa che chiunque venga eletto, farà soltanto i propri affari o gli affari di chi lo vuole mettere lì, tanto vale guadagnare un cellulare, 50 euro, una bolletta pagata. Bisogna partire da questo, invece di reprimere o arrestare chi accetta i 50 euro. A questa persona bisognerebbe fargli capire con azioni concrete che tutto sta cambiando, e che non è solo retorica quando si diceva che "il principio primo della democrazia è la partecipazione". Oggi è esattamente il contrario: che governi la destra o la sinistra, secondo la percezione dominante tanto è la stessa cosa, tutti sono ladri, pensano solo al proprio tornaconto. In certe zone dell’Italia bisognerebbe mantenere i fari accesi, bisognerebbe illuminare quelle terre. La criminalità organizzata ha bisogno invece di silenzio per poter fare i propri affari. Credo che una grande responsabilità ce l’abbiano i mezzi d’informazione, in particolare la televisione, che per illuminare fa ben poco.

Non pensi che questo dipenda anche dal fatto che la mafia sta all’interno dell’economia e quindi riesce in qualche modo a controllare tutto?

Sì. Alla fine tutti i media si accorgono delle mafie esclusivamente quando ci sono gravi attentati, molti morti, due giorni in prima pagina poi il silenzio. È veramente assurdo. Le mafie in Italia hanno ucciso 10 mila persone, una cifra maggiore dei morti della striscia di Gaza. La guerra tra palestinesi e israeliani da vent’anni apre i telegiornali di tutto il mondo. Le mafie hanno ucciso più di qualsiasi organizzazione terroristica. Da noi il terrorismo, durante gli anni di piombo, ha fatto 600 morti, quanti in due anni a Napoli. Questi dati ci fanno capire la disattenzione, la miopia che c’è stata da parte dell’informazione televisiva su un fenomeno che già di per sé non è locale e che ha tutte le premesse per essere un problema e uno scandalo internazionale. Perché non si è parlato delle mafie per quello che sono? Io mi sono dato delle risposte. Non c’è assolutamente censura, c’è indifferenza, sono fatti considerati locali, per le persone che vivono al Nord sono avvenimenti lontani, mentre al Sud non si comprano i giornali nazionali. La televisione non racconta le vere storie di mafia e quando le racconta lo fa in maniera folkloristica.

C’è una frase di Dalla Chiesa che mi ha sempre colpito: "Lo Stato dia come diritto ciò che le mafie danno come favore".

È una frase fondamentale, perché è la prima cosa che le mafie fanno, oggi anche ad altissimo livello e non solo con i disperati dei quartieri disagiati. Il racket è una fornitura di servizi ineccepibile, pagarlo in molte realtà significa che i camion ti arrivano puntuali, che le banche ti aiutano. Le mafie diventano il garante per far avere prestiti alle imprese, che non ci siano furti nei cantieri. Pagare l’estorsione significa comprare un pacchetto di servizi. La frase del generale Dalla Chiesa oggi ha più valore di quando l’ha pronunciata, ed è fondamentale per capire che cosa sono le organizzazioni criminali, che spesso si sostituiscono all’inefficienza della burocrazia dello Stato, grazie ai contatti con i comuni, ai loro uomini nei municipi, tra i vigili urbani. Questa loro tecnica l’hanno portata anche nell’Est Europa, diventando il passepartout anche per le imprese sane, come è avvenuto in Macedonia, in Ungheria, in Albania.

Di cosa hanno bisogno i giovani delle tue terre, delle terre di camorra, mafia, ’ndrangheta?

Due cose: la prima, che sento molto mia, di non essere costretti ad emigrare. L’emigrazione deve essere una scelta, una possibilità per specializzarsi, per migliorarsi, non una necessità, una costrizione. Spesso in queste terre restano quelli che non hanno avuto le qualità per emigrare. O quelli che lo pensano di se stessi. Non deve più essere così. Dal Sud ogni anno emigra la quasi totalità di laureati. La seconda, di poter vivere in una realtà in cui il proprio talento sia spendibile, basta ascoltare qualsiasi ragazzo, che sia chimico o carpentiere, che lavori a Londra o ad Oxford o a Ferrara, che è stato scelto perché bravo, che ha avuto l’occasione di poter mostrare quello che vale. Nel Sud, invece, il talento non basta, deve sempre esserci la protezione, la mediazione, bisogna accontentarsi e poi implorare, il lavoro diventa un privilegio che ti è stato dato, e in cambio devi tacere e accettare quello che ti viene detto. Il lavoro deve essere un diritto e non un privilegio e se quel giovane decide di rimanere al Sud non deve sentirsi uno sconfitto, un fallito.

Hai mai pensato di andare via, di andare all’estero?


Sì. L’ho pensato tantissime volte. Non l’ho fatto finora perché mi sembrava un tradimento. Diceva Paolo Borsellino: "Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio. O si fanno la guerra o si mettono d’accordo".


Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/
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Come ha detto Silvio...

ZARATHUSTRA
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Il rogo di Gomorra
(La Stampa)
MASSIMO GRAMELLINI
Sono d’accordo con l’Amato Premier. La mafia italiana è appena la sesta nel mondo (il prossimo anno non parteciperà neanche alla Champions), la sua fama è tutta colpa di «Gomorra». Che in realtà parla di camorra ed è pubblicato dalla casa editrice dell’Amato. Ma sono quisquilie. Piuttosto: perché fermarsi a Saviano, dico io. Si chiami il ministro fuochista Calderoli e gli si commissioni un bel falò per buttarci dentro altri libri disfattisti. Comincerei dai «Promessi sposi»: tutti quei bravacci e signorotti arroganti, che agli stranieri suggeriscono l’immagine fasulla di un Paese senza regole, dove la prepotenza e la furbizia prevalgono sul diritto. E «Il fu Mattia Pascal»? Vogliamo continuare a diffondere la favola negativa dell’uomo che cerca un legittimo impedimento per potersi fare i fatti suoi? Nel fuoco, insieme con «La coscienza di Zeno», un inetto che non riesce nemmeno a liberarsi del vizio del fumo, quanto di più diseducativo per una gioventù che ha bisogno di modelli positivi come il vincitore di «Amici».

Porrei quindi rimedio alla leggerezza sconsiderata del «Gattopardo». «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Hai trovato la formula segreta del potere e la spiattelli in giro così? In America nessun romanzo ha mai raccontato la ricetta della Coca-Cola. Nel fuoco anche Tomasi di Lampedusa: con quel cognome da nobile sarà di sicuro comunista. E poi «Il nome della rosa». Morti e sesso torbido in un monastero. Di questi tempi! Il nome della Rosa è Pantera. Il resto al rogo. Su con quelle fiamme e linea alla pubblicità.

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Chiarimenti
PV Una Vignetta di PV



Schizofrenie
Paride Puglia PUNCH


Saviano e la Mondadori
Sabato in un articolo su Repubblica Roberto Saviano rispondeva a Silvio Berlusconi che aveva accusato "Gomorra" di far solo pubblicità alla malavita organizzata. Ieri sempre sullo stesso quotidiano Marina Berlusconi era intervenuta in difesa del padre con cui si dichiarava pienamente d'accordo. Nella stessa pagina era ben visibile la pubblicità di "Gomorra". Pubblicità pagata dalla Mondadori, casa editrice del libro, di cui Marina Berlusconi è presidente.

C'è ancora qualcuno che ha il coraggio di affermare che è normale questo nostro Paese?

E oggi ancora su Repubblica, Ricky Cavallero, direttore generale di Libri Trade Mondadori, a cui è venuta la cagarella per la paura di perdere un autore dalle uova d'oro, dà il pieno appoggio allo scrittore.
Alberto alberto cane blog


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LA CLASSIFICA
di Gianni Allegra L'Asino

EX LIBRIS

Dopo le critiche di Berlusconi al libro di Saviano "Gomorra" previsto un restiling, se non del contenuto, almeno della copertina.

Pubblicato da uber
Etichette: berlusconi, camorra, libertà di stampa, mafie
Occhiolino

Semipresidenzialismo alla francese

Si parla di riforme istituzionali ... a Berlusconi piace il modello francese ... PORTOS Comic strip Si vede già col parrucchino.... ASSOLUTI D'ITALIA Continua la partita tra Fini che propone il doppio turno e Berlusconi che insiste: "Presidenzialismo alla francese si ma corretto all'italiana". Pubblicato da uber Uber Humour Etichette: berlusconi, italia, politica, riforme costituzionali Lino Giusti & Roberto Mangosi www.crepapelle.net Avrà sogni di gloria alla Napoleone? https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbWednLv5HAHilUq5xb80T39ZXheq-10gDJOnQhgimk9zXAeHrfMj8NhLWa6SBqTTGkJ_cJs6QYusdQAU80dsUT4e5WHNfNjimJvDZKrpKwsQJumO4irnVVY-_R5LvPcDpGHhjmBRgZe0/s400/1416_010_modellofrancese_W.jpg MONSIEUR LE SEMIPRESIDENT di Rocco Grieco https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6ufAkpuCRnVBOzGmeEb7oyFdEXoD8H_f3u15Ew2EXarBf6fP9o8cntvmLO7D0OjSJWrs0Ze2xh4aYUcNxR_WEic6dJa-INBAS-nUDagOT4Uklyu6yqwJm9zenKv6J9aS1g6tvyHpldoM/s400/News2010-98.jpg Stilisti istituzionali Pubblicato da Mauro Patorno o alla De Gaulle? Giannelli http://www.corriere.it/ https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjM39uXZVmq8CZhhcDj5ti0RjIMSzYTqzZpat65gM2MjC9TZcmXtm56FI2oLmVfw8hEHw3zxX-zdXOADIsMoAD2D5v9qBmg55ftGhNiKzqsQSffi-LBR5y_Qx9ldjpL2mMddlBL-vMu9nfh/s400/semipresidenzialismo.jpg Semipresidenzialismo all'italiana Pubblicato da EbEr https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiekYJ5VtpdvbEr7WJSIOaASGdXKDiyF9IYJfqwQ_vs3fFDPJHy9NfKFjLxDVda9F3lLc_0sDKT5R_CIhH5PlUoZqqZr16VlwCy0vl1TakvE5UF_kU-0HDjHo5jhy4xHTNJn-9AkjClCrxh/s400/071+-+2010+04+09+-+modello+francese.jpg Franco Stivali oppure molto più terreni ...al modello Sarkozy ... pardon alla modella Carla Bruni? https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYmohk-8na8MC8EQqvjIdLWuwbm1m-fOlaYjJ27tOTtNj3A27NG9pJRbgwQImbR4VH8y_2_cC-TVAZn0DbVBxFYbloXAnvgxQjRwegwWiVFKci-PVzPfyfB-DQA7jKTFLye4OD19gNlY4/s400/semipresindenzialismo2.jpg https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwuQzfUVxZCeceZ95UhNnAJvpDf-WNZ6jqRvseLhjnDJniy2MW5E-077t7-8zH8r6bualy8TRXBnY6OF-z8E_2vcPPey8gVYBIeCVCqocl0n2IAVKnAdBmcpAqH2dE33p9R_HatwfbspA/s400/modella+francese1.jpg https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3nVi9-DagwDEqnfknaYYRWWoaSjAKsfXe8f6uw1JIL-V3z_EAAuOS2cOqNS1t_yJ2jS5h-1HYCS2No_k_rIdnMNTHyacxTQ80IBovc2mxW-yDIClH1vE1etWNg1e91gz6f6Qf_8DC4Fg/s400/SCEMIPRESIDENZIALISMO1.jpg nico pillinini Forattini invece lo pensa così: 26 Marzo 2010 Berlusconi e il presidenzialismo Giorgio Forattini - Home page UFFICIALE comunque sia è sempre un gran brutto pasticciaccio... speriamo bene! https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhrbB488lKFhHf5vyII4i_P9HBMQDbNIF9A4y5rM_4C4QGJ4EkoTzYa_-f2rZoxnf1c2pqpEfBATCXe731Mu1tQVYgH6j22iPylJ65ZDfZQgB4hiKh1b4w1JLGDs4JzT95PxN1HnsROuyq/s400/Er+pasticcione+brutto+de+Palazzo+Chiggi+copia.jpg PASTICCIO PRESIDENZIALISTA di Ro Marcenaro L'Asino PS:
dal Dizionario delle riforme(La Stampa) di MICHELE AINIS SEMIPRESIDENZIALISMO È il modello inventato in Francia da De Gaulle, e poi esportato per esempio in Portogallo. Un’aquila a due teste, perché il Capo dello Stato viene eletto a suffragio universale, può sciogliere le Camere, decide la politica estera, promuove i referendum, ha poteri speciali durante le situazioni di crisi. Per converso il Primo ministro guida il potere esecutivo, ma per restare in sella deve conservare la fiducia del Parlamento. Un guaio, quando quest’ultimo esprime maggioranze antagoniste rispetto a quella incarnata dal Capo dello Stato (in Francia è successo per un tempo complessivo di 9 anni); anche perché, con un esecutivo frazionato e un legislativo sotto tiro, la separazione dei poteri diventa piuttosto commistione, se non confusione dei poteri. Sarà per questo che in Italia il semipresidenzialismo raccoglie così tanti tifosi.

domenica 18 aprile 2010

Liberi!! ... Liberati i tre operatori di Emergency!!

Liberati i tre operatori di Emergency


Emergency: "la guerra il vero nemico di tutti".
Biani MAURO BIANI - http://maurobiani.splinder.com/

Roma 18 Aprile 2010
IL MINISTRO FRATTINI ESPRIME IL SUO PIU' VIVO COMPIACIMENTO PER LA POSITIVA CONCLUSIONE DELLA VICENDA CHE AVEVA CONDOTTO SABATO SCORSO AL FERMO DEI TRE MEDICI ITALIANI A LASHKAR GAH, NELLA PROVINCIA DI HELMAND. 'ABBIAMO OTTENUTO QUELLO CHE ERA IL NOSTRO OBIETTIVO PRIORITARIO, E CIOE' LA LIBERTA' PER I NOSTRI CONNAZIONALI SENZA METTERE IN DISCUSSIONE LA NOSTRA POSIZIONE DI FERMA SOLIDARIETA' CON LE ISTITUZIONI AFGANE E LA COALIZIONE INTERNAZIONALE NELLA LOTTA CONTRO IL TERRORISMO IN AFGANISTAN'. QUESTA CONCLUSIONE POSITIVA - HA DETTO FRATTINI - E' IL RISULTATO DELL'INTENSA AZIONE CONDOTTA DALLA DIPLOMAZIA ITALIANA CHE HA AGITO CON STRAORDINARIA PROFESSIONALITA' E DISCREZIONE, NEL RISPETTO DELLE ISTITUZIONI AFGHANE CHE L'ITALIA E LA COMUNITA' INTERNAZIONALE STANNO AIUTANDO A CRESCERE'. RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE HANNO CONTRIBUITO ALLA SOLUZIONE POSITIVA DEL CASO E VORREI CONDIVIDERE LE NOSTRE FELICITAZIONI IN PARTICOLARE CON I FAMILIARI DEI TRE ITALIANI CON CUI MI SONO ANCHE PERSONALMENTE TENUTO IN CONTATTO IN QUESTI GIORNI, CHE HO TENUTO SUBITO AD INFORMARE DEGLI SVILUPPI POSITIVI ODIERNI E DI CUI HO SINCERAMENTE APPREZZATO IL COMPORTAMENTO RESPONSABILE TENUTO IN QUESTI GIORNI DIFFICILI PER TUTTI'.
http://www.esteri.it/MAE/IT/Sala_Stampa/ArchivioNotizie/Comunicati/2010/04/20100418_Compiacimento_Frattini.htm

La presidente Cecilia Strada: abbiamo sempre saputo che erano innocenti

Frattini: lavoro di squadra, grazie a Cecilia Strada per sobrieta'

+++Trasferiti all'ambasciata d'Italia a Kabul i tre operatori di Emergency+++


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FERMATO IL TAPPABUCHI
Pubblicato da MarcoCar





brulliotoi

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http://www.vauro.net/vauro180410.jpg




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EMERGENCY nella guerra d'Afghanistan

Dolce, Gabbana e il fisco.

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Lui Gabba, egli Gabba, essi Gabbana...
giors e gugu STRISCE BAVOSE



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Paride Puglia PUNCH

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Va di moda la..truffa allo stato con evasione fiscale
la notizia QUI
VADELFIO



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Un nuovo marchio di tendenza!
Pubblicato da ZARATHUSTRA http://www.cosiparlozarathustra.it/

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D & G INDAGATI PER EVASIONE FISCALE
Pubblicato da Grieco Rocco Grieco - Coriandoli.It

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D&G, OVVERO IL GATTO E LA VOLPE E L'ITALIA NELLA PARTE DI PINOCCHIO A CUI HANNO FOTTUTO I SOLDI: 370 MILIONI DI EURO.
Pubblicato da NICO PILLININI nico pillinini

sabato 17 aprile 2010

Un... capolavoro di premier: la mafia italiana famosa per la fiction e... Gomorra!


Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/

un... capolavoro di premier!

Sentite l'ultima ...



«La mafia italiana famosa per Gomorra»

Il premier: «Sarebbe la sesta al mondo, ma fiction e letteratura sono un state un supporto promozionale»

ROMA - «La mafia italiana risulterebbe essere la sesta al mondo, ma guarda caso è quella più conosciuta, perchè c'è stato un supporto promozionale che l'ha portata ad essere un elemento molto negativo di giudizio per il nostro paese. Ricordiamoci le otto serie della Piovra programmate dalle tv di 160 paesi nel mondo e tutta la letteratura in proposito, Gomorra e il resto...». Lo ha detto il presidente del consiglio Silvio Berlusconi a margine della presentazione dei dati sulla lotta alla criminalità organizzata, dopo la riunione del Consiglio dei ministri. Già in passato il Cavaliere aveva citato lo sceneggiato della Rai come esempio di trasmissione che danneggia l'immagine del Paese. Ora ha aggiunto anche il libro di Roberto Saviano. «Vorrei dire che tutti i mafiosi di cui si parla nelle fiction - ha però chiosato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano - , l'ultima è il Capo dei capi, sono sottoposti al regime di 41 bis». (continua QUI)




Robe da matti
lele corvi http://www.lelecorvi.com/


PORTOS


Staino L'Unità


Maramotti L'Unità


Vadelfio





La risposta di Saviano:

Presidente Silvio Berlusconi,
le scrivo dopo che in una conferenza stampa tenuta da lei a Palazzo Chigi sono stato accusato, anzi il mio libro è stato accusato di essere responsabile di "supporto promozionale alle cosche". Non sono accuse nuove. Mi vengono rivolte da anni: si fermi un momento a pensare a cosa le sue parole significano. A quanti cronisti, operatori sociali, a quanti avvocati, giudici, magistrati, a quanti narratori, registi, ma anche a quanti cittadini che da anni, in certe parti d'Italia, trovano la forza di raccontare, di esporsi, di opporsi, pensi a quanti hanno rischiato e stanno tutt'ora rischiando, eppure vengono accusati di essere fiancheggiatori delle organizzazioni criminali per il solo volerne parlare. Perché per lei è meglio non dire.
è meglio la narrativa del silenzio. Del visto e taciuto. Del lasciar fare alle polizie ai tribunali come se le mafie fossero cosa loro. Affari loro. E le mafie vogliono esattamente che i loro affari siano cosa loro, Cosa nostra appunto è un'espressione ancor prima di divenire il nome di un'organizzazione.
Io credo che solo e unicamente la verità serva a dare dignità a un Paese. Il potere mafioso è determinato da chi racconta il crimine o da chi commette il crimine?

Il ruolo della 'ndrangheta, della camorra, di Cosa nostra è determinato dal suo volume d'affari - cento miliardi di euro all'anno di profitto - un volume d'affari che supera di gran lunga le più granitiche aziende italiane. Questo può non esser detto? Lei stesso ha presentato un dato che parla del sequestro alle mafie per un valore pari a dieci miliardi di euro. Questo significa che sono gli scrittori ad inventare? Ad esagerare? A commettere crimine con la loro parola? Perché? Michele Greco il boss di Cosa Nostra morto in carcere al processo contro di lui si difese dicendo che "era tutta colpa de Il Padrino" se in Sicilia venivano istruiti processi contro la mafia. Nicola Schiavone, il padre dei boss Francesco Schiavone e Walter Schiavone, dinanzi alle telecamere ha ribadito che la camorra era nella testa di chi scriveva di camorra, che il fenomeno era solo legato al crimine di strada e che io stesso ero il vero camorrista che scriveva di queste storie quando raccontava che la camorra era impresa, cemento, rifiuti, politica.


Per i clan che in questi anni si sono visti raccontare, la parola ha rappresentato sempre un affronto perché rendeva di tutti informazioni e comportamenti che volevano restassero di pochi. Perché quando la parola rende cittadinanza universale a quelli che prima erano considerati argomenti particolari, lontani, per pochi, è in quell'istante che sta chiamando un intervento di tutti, un impegno di molti, una decisione che non riguarda più solo addetti ai lavori e cronisti di nera. Le ricordo le parole di Paolo Borsellino in ricordo di Giovanni Falcone pronunciate poco prima che lui stesso fosse ammazzato. "La lotta alla mafia è il primo problema da risolvere ... non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione ma un movimento culturale e morale che coinvolga tutti e specialmente le giovani generazioni le spinga a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale della indifferenza della contiguità e quindi della complicità. Ricordo la felicità di Falcone quando in un breve periodo di entusiasmo mi disse: la gente fa il tifo per noi. E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l'appoggio morale dà al lavoro dei giudici, significava soprattutto che il nostro lavoro stava anche smuovendo le coscienze".

Il silenzio è ciò che vogliono. Vogliono che tutto si riduca a un problema tra guardie e ladri. Ma non è così. E' mostrando, facendo vedere, che si ha la possibilità di avere un contrasto. Lo stesso Piano Caserta che il suo governo ha attuato è partito perché è stata accesa la luce sull'organizzazione dei casalesi prima nota solo agli addetti ai lavori e a chi subiva i suoi ricatti.
Eppure la sua non è un'accusa nuova. Anche molte personalità del centrosinistra campano, quando uscì il libro, dissero che avevo diffamato il rinascimento napoletano, che mi ero fatto pubblicità, che la mia era semplicemente un'insana voglia di apparire. Quando c'è un incendio si lascia fuggire chi ha appiccato le fiamme e si dà la colpa a chi ha dato l'allarme? Guardando a chi ha pagato con la vita la lotta per la verità, trovo assurdo e sconfortante pensare che il silenzio sia l'unica strada raccomandabile. Eppure, Presidente, avrebbe potuto dire molte cose per dimostrare l'impegno antimafia degli italiani. Avrebbe potuto raccontare che l'Italia è il paese con la migliore legislazione antimafia del mondo. Avrebbe potuto ricordare di come noi italiani offriamo il know-how dell'antimafia a mezzo mondo. Le organizzazioni criminali in questa fase di crisi generalizzata si stanno infiltrando nei sistemi finanziari ed economici dell'occidente e oggi gli esperti italiani vengono chiamati a dare informazioni per aiutare i governi a combattere le organizzazioni criminali di ogni genealogia. E' drammatico - e ne siamo consapevoli in molti - essere etichettati mafiosi ogni volta che un italiano supera i confini della sua terra. Certo che lo è. Ma non è con il silenzio che mostriamo di essere diversi e migliori.

Diffondendo il valore della responsabilità, del coraggio del dire, del valore della denuncia, della forza dell'accusa, possiamo cambiare le cose.

Accusare chi racconta il potere della criminalità organizzata di fare cattiva pubblicità al paese non è un modo per migliorare l'immagine italiana quanto piuttosto per isolare chi lo fa. Raccontare è il modo per innescare il cambiamento. Questa è l'unica strada per dimostrare che siamo il paese di Giovanni Falcone, di Don Peppe Diana, e non il paese di Totò Riina e di Schiavone Sandokan. Credo che nella battaglia antimafia non ci sia una destra o una sinistra con cui stare. Credo semplicemente che ci sia un movimento culturale e morale al quale aspirare. Io continuerò a parlare a tutti, qualunque sarà il credo politico, anche e soprattutto ai suoi elettori, Presidente: molti di loro, credo, saranno rimasti sbigottiti ed indignati dalle sue parole. Chiedo ai suoi elettori, chiedo agli elettori del Pdl di aiutarla a smentire le sue parole. E' l'unico modo per ridare la giusta direzione alla lotta alla mafia. Chiederei di porgere le sue scuse non a me - che ormai ci sono abituato - ma ai parenti delle vittime di tutti coloro che sono caduti raccontando. Io sono un autore che ha pubblicato i suoi libri per Mondadori e Einaudi, entrambe case editrici di proprietà della sua famiglia. Ho sempre pensato che la storia partita da molto lontano della Mondadori fosse pienamente in linea per accettare un tipo di narrazione come la mia, pensavo che avesse gli strumenti per convalidare anche posizioni forti, correnti di pensiero diverse. Dopo le sue parole non so se sarà più così. E non so se lo sarà per tutti gli autori che si sono occupati di mafie esponendo loro stessi e che Mondadori e Einaudi in questi anni hanno pubblicato. La cosa che farò sarà incontrare le persone nella casa editrice che in questi anni hanno lavorato con me, donne e uomini che hanno creduto nelle mie parole e sono riuscite a far arrivare le mie storie al grande pubblico. Persone che hanno spesso dovuto difendersi dall'accusa di essere editor, uffici stampa, dirigenti, "comprati". E che invece fino ad ora hanno svolto un grande lavoro. E' da loro che voglio risposte.

Una cosa è certa: io, come molti altri, continueremo a raccontare. Userò la parola come un modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire. Sono nato, caro Presidente, in una terra meravigliosa e purtroppo devastata, la cui bellezza però continua a darmi forza per sognare la possibilità di una Italia diversa. Una Italia che può cambiare solo se il sud può cambiare. Lo giuro Presidente, anche a nome degli italiani che considerano i propri morti tutti coloro che sono caduti combattendo le organizzazioni criminali, che non ci sarà giorno in cui taceremo. Questo lo prometto. A voce alta.
©2010 Roberto Saviano/
Agenzia Santachiara



(17 aprile 2010)



Devo correre a seminare i cavoli. Speriamo che non Piovra!
Ecco l'ultima sparata di Silvio: "La Piovra e la Camorra sono famose grazie a "La Piovra" e a "Gomorra".
Lino Giusti & Roberto Mangosi http://www.crepapelle.net/

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Notizie correlate:


28 - 29 - 30 novembre ' 09 ( Berlusconi e la Piovra e ecc...)

venerdì 16 aprile 2010

Raimondo Vianello

CIAO RAIMONDO...


Paride Puglia PUNCH



Raimondo, grazie per tutte le risate che ci hai regalato...
e un grosso abbraccio a Sandra!!

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw0m7I8WjPJLM-J6LLKOYj8d0Ps-SZfgpQqZ12NcwePsvVgbzcyanpZlqgcFilhi7nv1IuNwebMC8EmG0N3XuT9vV2o_jl_6ali8jIY9O1wxU05h58XqPLrhcfaU2EHVLXeOI3Y2gI8plo/s400/VIANELLO-RID.jpg
RISATE IN PARADISO

E' mancato oggi il grande Raimondo Vianello, raro esempio di ironia e misura.
L'amico Tognazzi lo attendeva da tempo per animare un po' l'ambiente.
Pubblicato da uber Uber Humour




http://www.storiaradiotv.it/TOGNAZZI%20VIANELLO%20STORIARADIOTV.jpg

Raimondo con i patners storici:
sopra quello degli esordi Ugo Tognazzi,
sotto colei che dopo Ugo ha lavorato con lui ed lo ha accompagnato per tutta la vita...
la moglie ... Sandra Mondaini.


http://news2000.libero.it/img2/gallery/12/12051/2004/6/03.jpg


Via Nello
Minimo minimo gli devono dedicare il Corso principale.
Lino Giusti

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkC0mdXnt2G6rZmZ977LZoLlaVNgECrgUdBcZ6xr5KY_yWa9SbQzjxt1xDGVPEUivEb-2XuyjH6UwoL0FaGbiepy9ye6W99dBKT0Z2QFiAW9ClYvFJZsWSFjdQDZoHxpTZHHp3zct8doc/s400/via.png
A Dio, Grande Maestro dell'umorismo.
Pubblicato da Lino Giusti
Etichette: Lino Giusti, raimondo vianello, Roberto Mangosi

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L'ultima battuta (ciao Raimondo!)
Pubblicato da Andréa - ALLA FOA!!!

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHoACCJ9Ug5cKnPc6H4ySjA1c-C9g6yUEp5Ob0sae_X4F9y_fHkPgLDZ4bxUDuhraSbLpTc8PEpoGs_-GOeMWG2kC6A_FFuFG7g581EBavzlde8F23pC5O2-kE6SvDZrtg7uYV0elJIhJE/s400/L'ultima+risata.JPG
Raimondo
Ritratto da foto con Painter
Pubblicato da Giulio Laurenzi

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYx7TgYveCCQR06Z3aNwWla7y37mM-YOJC6-LW9eSRviQz3GGOQHSaXPps5A2HQDwdsrZkWy-wyId9nn-Rt2iwQ_YwFAQO9Ts0L8XN1yXN73kvOn2u-ZrCGOTe4P4Y2k1QKVTZ3_zGjpg/s1600/vianello.jpg
LA CARICATURA DI RAIMONDO VIANELLO, DISEGNATA DA WALTER MOLINO, APPARTIENE ALLA MIA COLLEZIONE. SARO' UNO DEI POCHI.
nico pillinini

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkRMVAS3P5-Pavpie98Hrz8Ll7iR4ZSDo3WZvVuABCwhYOTlTqKGA60Zc3h1GeEYp_dZBnRggp6P6Wx7Ohmg1C5Htv8lo0n5KSS5P9SP_Vrb-xF8-VctZLTyOjq7YkpBsfE3Jqc5FK6Dvd/s400/News2010-103.jpg
I funerali di Raimondo Vianello visti da Raimondo Vianello
Pubblicato da Mauro Patorno


Pensierini.
Morto Raimondo Vianello. Si perderà le puntate finali della sit comedy del momento: "Casa Pdl" con Berlusconi e Fini.
Pubblicato da Marco Vukic

Raimondo Vianello (Roma, 7 maggio 1922 – Milano, 15 aprile 2010) è stato un attore e conduttore televisivo italiano, marito di Sandra Mondaini.

Tra i padri fondatori della televisione italiana insieme a Corrado e Mike Bongiorno, durante la sua carriera iniziata alla fine degli anni quaranta ha alternato la sua carriera di attore comico in numerose pellicole, impegnandosi anche come sceneggiatore di diversi film, conduttore televisivo di noti varietà dapprima in RAI (Un due tre, Tante scuse) e in seguito in Mediaset (Attenti a noi due), per poi cimentarsi nella conduzione di quiz televisivi (Zig zag) e programmi sportivi (Pressing).

Particolarmente prolifici sono stati i sodalizi artistici con Ugo Tognazzi, con il quale ha girato diversi film e condotto il varietà Un due tre, e in particolare con la moglie Sandra Mondaini, con la quale ha realizzato gran parte dei varietà e diversi film. Gli ultimi decenni di attività della coppia sono stati caratterizzati dalla sitcom Casa Vianello, andata in onda per circa vent'anni.


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Tito tu t'hai ritinto il tetto? - Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi

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L' onorevole - Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello.

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Tarzan - Raimondo Vianello e Sandra Mondaini

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CURIOSITÀ
- Il grande successo giunse in televisione, assieme a Ugo Tognazzi nello storico programma Un due tre, dove oltre all' umorismo leggero nella storia di Vianello esordiva anche la satira. Tra i celebri duetti con Tognazzi ci fu infatti quello che determinò l'interruzione prematura della fortunata trasmissione. Era il 25 giugno del 59 quando il duo decise di reinterpretare un incidente occorso la sera prima al palco d'onore del Teatro alla Scala: il presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, a causa della disattenzione di un collaboratore che non gli aveva avvicinato la sedia, cadde a terra sedendosi a fianco del presidente De Gaulle, in visita in Italia. Il fatto, taciuto dai principali organi di informazione, fu interpretato dalla coppia: Vianello tolse la sedia da dietro a Tognazzi che stava per sedersi, e gli disse: «Ma chi ti credi di essere?». Nonostante le risate del pubblico, la Rai non gradì la scenetta. E scattò la censura della Rai democristiana, la stessa che anni dopo colpirà anche Totò e Tortora.

- Detenuto con Walter Chiari in un campo di concentramento
Nato a Roma, cresce a Spalato, in Dalmazia, dove suo padre Guido, ammiraglio della Marina Militare italiana si era trasferito. Iscrittosi a giurisprudenza fu costretto a interrompere gli studi per aderire alla Repubblica Sociale Italiana come bersagliere e per questo, nel 1945, detenuto dagli alleati nel campo di concentramento di Coltano, dove conobbe il poeta americano Ezra Pound, Dario Fo, Enrico Maria Salerno, lo sportivo Giuseppe Dordoni, il giornalista Enrico Ameri, il regista Luciano Salce, il politico Mirco Tremaglia ma soprattutto Walter Chiari che diventerà il suo migliore amico. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, diventa un atleta e dirigente del Centro Nazionale Sportivo Fiamma assieme a suo fratello Roberto, poi attirato dal mondo dello spettacolo partecipa alla rivista di Pietro Garinei e Sandro Giovannini "Cantochiaro N°2" trovando quella che sarà la sua dimensione ideale. Comincia così la sua gavetta, da una rivista all'altra, lavorando a teatro come caratterista.