El mejor regalo
Boligan
FORSE NON LO SANNO MA TUTTO QUESTO ... non E' AMORE.
Oggi San Valentino con contemporanea celebrazione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Molto cambiato il clima dei fidanzatini di Peynet ma sarà stato realistico?
Gianfranco Uber
14 febbraio 2013 giorno di San Valentino, ma anche il giorno del ballo in piazza contro la violenza alle donne.
Un modo per dire 'Basta!' a stupri e femminicidio con il flash mob mondiale One Billion Rising.
Le adesioni sono milioni in tutto il Mondo, oltre 200 paesi e 5.000 associazioni, hanno partecipato a questa campagna fatta di canti, flash mob, marce e danze. Le persone sono scese nelle piazze, eseguendo la coreografia Break the Chain.
L'iniziativa è stata lanciata da Eve Ensler, l'autrice dei Monologhi della vagina per ricordare che non si può restare indifferenti al fatto che un miliardo di donne, una su tre in tutto il mondo, è stata vittime di violenza almeno una volta nella vita.
E purtroppo in questo giorno arriva la notizia del grave femminicidio di Reeva Steenkamp uccisa dal fidanzato, l'atleta olimpico Oscar Pistorius.
Cupido
In piazza contro la violenza.
p.s. Pistorius.
Mauro Biani
di colpo lei
Etichette: magnasciutti, pistorius, s. valentino
Paride Puglia
Natangelo
SERGIO STAINO
...ma balliamo perchè ...
SOLO LE DONNE SANNO BALLARE
CONTRO LA VIOLENZA
One Billion Rising Tiziano Riverso |
ONE BILLION RISING SUL PALCO Ariston - Un monologo sull’amore di coppia, prima giocoso, ‘vi amiamo quando mettete in frigo la pentola con la minestra su due mandarini, vi amiamo quando date il peggio perche’ ti amo e’ un apostrofo tra le parole e’ insopportabile, quasi quasi me lo tengo’ che poi e’ diventato una denuncia implacabile contro l’orrore della violenza sulle donne.’Ogni due-tre giorni un uomo uccide una donna, la uccide perche’ la considera una sua proprieta’. L’amore con la violenza e le botte non c’entra un tubo, un uomo che ti mena non ti ama, un uomo che ti picchia e’ uno stronzo. Non abbiamo sette vite come i gatti, ne abbiamo una sola: non buttiamola via’. Poi il flash mob, condiviso sul palco con cinquanta ragazze, e oggi nel mondo da un milione di persone, sulle note di Break the Chain. Nell’orchestra sventolavano i fazzoletti rossi, il simbolo di questa campagna di civilta’. Un momento di grande intensita’, in cui la Littizzetto ha ricordato il diritto all’amore di tutti, ‘anche di andare a trovare un malato nel letto di ospedale senza essere cacciate perche’ non si e’ sposati’. (fonte: Rai, Ansa)
Balli ma anche tanta indignazione questa settimana per il "siparietto" di Berlusconi
Indignez-vous!
di Nadia Redoglia
Per anni ci siamo trovati nella condizione di dover “resistere, resistere, resistere!” ingoiando elezioni ed eiezioni che ci hanno imbottito di vergogna e di ridicolo. Finalmente, giunta l’epoca del riscatto al nostro aver resistito, arrivò il momento di poterci “indignare, indignare, indignare!”
Se nella resistenza può anche servire il silenzio, nell’indignazione la parola è sempre d’obbligo. La prima è “No!” seguita, se del caso, da altre per spiegare all’ospite che prima di tutto è in casa nostra.
Da noi il dovere d’informazione, stante la pusillanimità con cui i “mestieranti” fanno domande all’ospite e accettano risposte senza interagire, quasi non esiste: altro che il resistere e, figuriamoci poi, l’indignarsi! In questo modo è certo che poi vien bene ai cultori del “manuale del piccolo psicologo” predicare contro il “più si parla di lui e più i sondaggi lo premiano!”.
Infatti il bisogno che tutti quanti noi dovremmo sentire è rivolto al parlarGLI non già al parlarNe. In venti anni ciascuno di noi ha avuto personalmente, tra parole, opere, missioni, più occasioni per farlo almeno una volta!
E invece succede che, per esempio, alla presenza di monager d’azienda planetaria, dirigenti digerenti, staff tutto e pubblico mandrillone, l’ospite s’arroghi il diritto di lanciare a più riprese le sue eiezioni (http://video.repubblica.it/dossier/elezioni-politiche-2013/berlusconi-scatenato-con-l-impiegata-quante-volte-viene/118987/117473?ref=HRER1-1) accolte dai presenti con risate e applausi…
In altri Paesi (quelli che vantano “G” più numeri, ma pur moltissimi tra quelli senza lettera e cifre) il pubblico di donne e uomini indignati, si sarebbe allontanato, ma ben prima manager e dirigenti avrebbero educatamente allontanato l’ospite indegno. Il che può solo voler dire che quelle persone hanno imparato dalla resistenza il significato d’indignazione e dopo averlo fatto proprio hanno saputo inculcare ai loro servitori pubblici e privati l’obbligo di adeguarsi, ché altrimenti sarebbero stati licenziati in tronco.
11 febbraio 2013
Tiziano Riverso |
Buongiorno
13/02/2013
Innocente siparietto
massimo gramellini
Cosa ci è successo? Un potente avanti con gli anni, sul palco di una manifestazione aziendale, imbarazza una giovane impiegata con una raffica di doppi sensi da scuola dell’obbligo («Lei viene? Ma quante volte viene?») e in un crescendo di allegra beceraggine la invita a girarsi per mostrare il resto della mercanzia come nelle compravendite di cavalli. Il minimo che mi sarei aspettato è che uno dei maschi presenti alla scenetta desse sulla voce al nonno e gli insegnasse l’educazione. Invece tutti si sganasciano dalle risate. Il giorno dopo l’azienda emette un comunicato in cui la ragazza si dichiara «divertita e onorata» di avere ricevuto le attenzioni del gallo cedrone. Mi riempio di pizzicotti: possibile che sia diventato più sensibile io di una femmina alla dignità femminile? Per fortuna, il giorno dopo ancora, l’impiegata nega di avere pronunciato la frase. Le è stata messa in bocca dai superiori, uno dei quali è candidato alle elezioni col finissimo umorista. A questo punto, da quel fesso romantico che sono, mi aspetto le scuse dell’azienda alla dipendente oltraggiata. Invece esce un nuovo comunicato che la giustifica per non avere saputo reggere le polemiche costruite intorno a un «innocente siparietto». Il mondo alla rovescia.
E si torna all’inizio. Cosa ci è successo? E’ stata la famiglia, la scuola, la televisione? Cosa ci ha imbarbarito dentro, al punto che un comportamento che nel secolo scorso mio padre avrebbe sanzionato democraticamente con una sberla oggi può venire derubricato a «innocente siparietto», e a suscitare scandalo non è chi lo ha compiuto o tollerato ma chi, forse memore dei rimbrotti paterni, si ostina a meravigliarsene?
Il monaco
Makkox