domenica 7 agosto 2011

◘ Il Borghezio pensiero, l'indignazione, i ministeri al nord, la questione morale ecc...(la settimana in vignette 25 - 31 luglio 2011)


Le cose che non avremmo mai voluto sentire:
Borghezio: ''Idee di Breivik condivisibili''
... poi si Calderoli chiede scusa alla Norvegia però ... che amaro...
e pure Feltri ...

Vadelfio



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Rocco Grieco



VUKIC - vukicblog



Enrico Bertuccioli (EBERT)
meno male -Giulio Laurenzi

e meno male che alla fine si trattava solo di un fondamentalista cristiano, fanatico e terrorista ...
...93 orizzontali ... maledette crociate
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fabiomagnasciutti

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Il fatto della settimana
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fabiomagnasciutti


Matteo Bertelli






CORAZZIERI E CORAZZISTI
Giorgio Napolitano ha scritto a Silvio Berlusconi per esprimere la sua estrema preoccupazione sull'accelerazione impressa dalla Lega al decentramento.
Bossi dal canto suo conferma la volontà di non volersi limitare al solo spostamento di qualche Ministero.

Pubblicato da uber
Etichette: lega, politica, razzismo, SECESSIONE

Umberto Romaniello

Benvenuti al nord
Franco Stivali
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Opposizione


Giannelli http://www.corriere.it/


Giannelli http://www.corriere.it/


Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/

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Economia

Giuliano - L'Asino

Paride Puglia

De Santis _L'Asino
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default
ottomax
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Export che va... MAX [fra parentesi]
"Camorra a stelle e strisce. L'amministrazione Obama ha messo i clan campani al secondo posto tra le organizzazioni criminali che minacciano l'economia americana." L' articolo di Roberto Saviano oggi su Repubblica.

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Esteri


Sangue siriano
Paolo Lombardi




Siria.
MAURO BIANI - http://maurobiani.splinder.com/

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Ambiente
che carestia ...
Deb-Tsunami
Tiziano Riverso
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Sport

Galleggiamento
Origone _ L'asino

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Un quadretto di Tullio Boi
BOCCIATO!
Inevitabile supremazia di una Lupa su una povera Trota che, il Dito Medio lumbard ne prenda atto, rantola senza respiro.
Tullio Boi http://www.brulliotoi.it/  Su SARDEGNA24

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Dal mondo bavoso
Conte: "Vucinic è da Juve".
Eppure a me sembrava buono.
Esodo, traffico scorrevole sulle autostrade.
Sei italiani su dieci preferiscono continuare a scannarsi a casa.
Ministeri al nord, Bossi insiste: "Napolitano deve capire".
Prova a far parlare un altro.
Napolitano: "Carcere problema di estrema urgenza".
Berlusconi: "A chi lo dici?!"
Brunetta fischiato attacca: 'Voi non lavorate, siete dei cretini'.
L'ennesimo caso di transfert.
by gugu / Augusto Rasori

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Giustizia

PROCESSO ESPRESSO
Al Senato posta la fiducia sul Decreto "allunga processi".

Pubblicato da uber
Etichette: berlusconi, giustizia

Giannelli http://www.corriere.it/
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Afghanistan
e mentre al senato si vota per il rifinanziamento alle missioni ... cade il 41 soldato italiano

Tiziano Riverso
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"41"
Rocco Grieco

Numeri (Solo numeri) progressivi
MAX [fra parentesi]
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In Edicola


Genova, Bolzaneto, Scuola Diaz. Dieci anni fa, in questi luoghi, qualcuno spense
le luci e la democrazia italiana entrò in un sonno profondissimo! Proviamo a risvegliarla, ricordando cosa accadde! Il n. 57: c'era una volta il G8...


la VUCCIRIA

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Pillole di PV

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Pietro Vanessi - Una Vignetta di PV

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Cliccare QUI per le vignette della settimana di ... 

a gentile richiesta... nel forum di ÆNIGMATICA


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Gli speciali tematici della settimana:

sabato 6 agosto 2011

Omaggio a Giuseppe D'Avanzo


OMAGGIO A GIUSEPPE D'AVANZO
Pubblicato da Grieco -http://www.coriandoli.it/vignette.aspx?sezione=satira&categoria=&view=

Giuseppe D'Avanzo (Napoli, 10 dicembre 1953 – Calcata, 30 luglio 2011) è stato un giornalista e scrittore italiano, firma del quotidiano la Repubblica.
Queste le sue inchieste più famose:
  • Il "Nigergate" - che vide approdare nel discorso sullo Stato dell'Unione di George W. Bush la falsa notizia del tentativo di Saddam Hussein di acquistare uranio del Niger, del tipo "yellowcake" - fu da lui ricollegato a un dossier costruito a Roma in ambienti contigui ad ambasciate africane e al Sismi, il servizio d'intelligence militare italiano (ma un anno prima, luglio 2004, Daniele Luttazzi aveva proposto lo stesso collegamento in un articolo pubblicato dal mensile Rolling Stone).[1]
  • Il rapimento di Abu Omar fu da lui ripetutamente ricollegato non solo a un'attività clandestina della CIA in territorio italiano, ma a una vera e propria operazione congiunta degli statunitensi con il Sismi: la pubblicazione di indizi in tal proposito si valse delle prime indagini condotte dalla Procura di Milano, ma parve anche indirizzarle in un feedback alquanto inusuale, accennando alla possibilità che la rilevazione satellitare delle utenze di telefonia mobile dei rapitori indicasse che sul luogo del rapimento vi fossero anche agenti italiani.
  • Scandalo Telecom-Sismi: La strada così aperta condusse all'individuazione della sinergia illecita tra il cosiddetto "Tiger team", una squadra di esperti informatici della Telecom-Italia e Sismi, che si sarebbe svolta sia per depistare le precedenti indagini, sia per mettere sotto controllo una serie di personaggi pubblici italiani. L'indagine in proposito è ancora in corso, ma le notizie sul "centro d'ascolto" di via Nazionale si sono arricchite nel 2006 della novità che lo stesso D'Avanzo sarebbe stato tra gli intercettati.
  • Il caso delle "dieci domande" al Presidente del Consiglio, inaugurato dalle rivelazioni di Conchita Sannino della redazione partenopea di Repubblica in merito alla partecipazione di Silvio Berlusconi alla festa di compleanno di Noemi Letizia, una diciottenne di Portici, e, dopo la seconda lettera pubblica di Veronica Lario, oggetto di uno "speciale multimediale"[2] curato da D'Avanzo per rimarcare le presunte incoerenze nella ricostruzione pubblica della vicenda.
  • Il caso delle "escort di Tarantini", saldato alla precedente inchiesta dalla decisione di Ezio Mauro di trasporvi parte delle domande rivolte dal suo giornale al Presidente del consiglio.
fonte Wikipedia

Riporto qui un articolo di D'Avanzo sul rugby. I giocatori di rugby sono leali, fanno squadra e non ammettono pastette.

Giuseppe D'Avanzo e il rugby per salvare l'Italia

Noi appassionati del rugby - diversi e un po' sfigati come può esserlo in Italia chi non ama il calcio - abbiamo un sogno: vedere l' 8 settembre a Marsiglia, quando l'Italia giocherà con gli All Blacks la partita di esordio dei Mondiali, il premier, il leader dell' opposizione. Perché no?, il capo dello Stato. In buona sostanza, chi ha sulle spalle la responsabilità di guidare il Paese. Per un motivo elementare: abbiamo la convinzione che l'Italia abbia bisogno del rugby; che i princìpi del rugby consentano di guardare meglio lo «stato presente del costume degli italiani».

Siamo persuasi che questo gioco possa migliorare l'Italia. È un mistero inglorioso, per gli italiani, il rugby. Pochi sanno esattamente di che cosa si tratta. È un peccato perché il rugby ha le stesse capacità mitopoietiche del calcio e, come il calcio, permette di interpretare il mondo. Dalla sua, il football può vantare moltissimi scrittori che si sono misurati con quest'impresa. Qui da noi con il rugby si è misurato soltanto, che io sappia, Alessandro Baricco con tre cronache (due su questo giornale) che, per noi del rugby, sono ancora oggi una medaglia da mostrare in giro. Di quelle cronache, negli spogliatoi e sugli spalti semideserti, se ne conoscono le frasi a memoria. Un paio in particolare: «Rugby, gioco da psiche cubista»; «Qualsiasi partita di rugby è una partita di calcio che va fuori di testa». Non si discute la scintillante eleganza della scrittura. Mi sembra, però, che la prova di Baricco confonda quel poco che nel rugby è chiaro. «Psiche cubista». A naso, credo che si possa contestare l' accostamento tra i volumi, i vuoti del cubismo e il rugby. 

Il rugby è fatto di traiettorie e di pieni, quando è ben organizzato e giocato. Se si apre un vuoto è per sfinitezza o errore tattico. L'omogeneità dello spazio non interrotto, impenetrabile alle cose, di Braque mi appare l'immagine rovesciata del rugby dove i giocatori devono irrompere continuamente nello spazio altrui. Il fatto è che faccio molta fatica a vedere nella leggiadria nuda e molle de Les demoiselles d'Avignon di Picasso l' di una "linea trequarti", nella certezza che non si possa trattare di un "pacchetto di mischia" (gli "avanti" hanno troppo da fare là sotto per essere leggiadri). Soprattutto i tempi non tornano. 

Quando il cubismo nacque tra il 1907 e il 1908 al Salon d'Automne, il rugby era già più che maggiorenne con i suoi ottantaquattro anni, se è vero che uno spiritello anarchico consigliò a quel mattocchio d' irlandese di William Webb Ellis - nel Bigside della "pubblic school" di Rugby - di afferrare la palla con le mani e di non giocarla con i piedi, il 1 novembre del 1823. Qualcosa sulla natura del gioco vorrà, dovrà pure svelarsi se è nato nel terzo decennio dell' Ottocento e non nel primo del Novecento. La differenza - mi pare - è addirittura decisiva per comprendere quale cultura, nella sua fase originaria, sia custodita dal carattere del gioco. A cavallo di quel 1823 in Inghilterra è in corso una rivoluzione. 

Il Paese - il primo Paese urbanizzato e modernizzato della storia - è "l'officina del mondo", un vortice impetuoso di scienza, tecnologia, industria, istruzione, cultura, riformismo politico che cancella le antiche demarcazioni sociali tra signori e contadini, fra agricoltori nelle campagne e artigiani nelle città. La forza di quel processo di modernizzazione in movimento in quegli anni divide più che unire. Nella grande Isola, scrive Benjamin Disraeli, ci sono "due Nazioni": «Non vi è comunità in Inghilterra. Crediamo di essere una Nazione e siamo due Nazioni sullo stesso territorio, due Nazioni ostili nei ricordi, inconciliabili nei progetti». (Già qui qualche eco della nostra attuale condizione dovrebbe appassionarci). 

Nella palude di una nazione divisa affiora la necessità di trovare ragioni comuni, l'urgenza di creare un sistema educativo capace di formare giuristi, medici, funzionari dello stato, scienziati che sappiano - sì - lavorare con efficienza, ma siano anche consapevoli dell' interesse pubblico e dotati di "buone maniere". In questo bisogno prende forma l'idea di Thomas Arnold, preside della Rugby School, l'autentico padre del gioco, al di là del mito fondativo che fa di William Webb Ellis l'eroe. Egli immagina un nuovo modello educativo fondato su una "cristianità energica", sul servizio alla collettività, sulla disciplina abbinata al senso di responsabilità; una formazione innervata da valori che, senza rallentare "l'officina del mondo", cancelli la frattura che si è creata tra le "due Nazioni" con il rispetto e la reciproca comprensione, una memoria comune, un progetto non più "inconciliabile", ma condiviso. (Quanto questo sia necessario - oggi - all' Italia è inutile dire). 

Thomas Arnold è convinto che lo sport possa avere un ruolo essenziale in questa missione. Il corpo lo si può dire veramente "formato", conclude, soltanto quando con tutte le sue risorse è al servizio di un ideale morale. Lo sport non è più svago, allora. Diventa un cardine della "formazione morale". Se ogni ragazzo conosce la vittoria e la sconfitta, si rafforza la sua stabilità emotiva. Lo si prepara al servizio sociale perché si confronta con grande impegno in un quadro di regole reciprocamente accettate. Gli si insegna a rispettare l' avversario pur volendolo sconfiggere. Lo si educa ad accettare serenamente e senza alibi l'esito della competizione. Una partita - soprattutto la brutale franchezza di una partita di rugby - apre il solco entro cui si definisce un ethos, un'idea di gentleman, un modo di stare al mondo e con gli altri. Offre la possibilità di dimostrare forza d' animo, coraggio, capacità di sopportazione, tempra morale, la materia grezza di quella etica del fair play, che trova il suo slogan nell'esortazione vittoriana Play up and play the man! Gioca e sii uomo

Perdonatemi la tirata. Voglio dire che il rugby è spesso raccontato con una retorica che lo rende irriconoscibile. Ai molti che non ne conoscono le regole appare la sfrenatezza di un regime psichico primitivo segnata dai gesti di ragazzotti saturi di irrequieto testosterone. In questa luce, non se ne intravedono le metamorfosi di comportamento che si consumano nel gioco né quanto quelle metamorfosi siano indotte da un pratica auto-repressiva, governata dal Super-Io. Credo che non sia coerente allora parlare di "follia", di "caos", di «una partita di calcio che va fuori di testa». Il rugby è una faccenda per niente caotica o folle. Quindici uomini (o donne) contro quindici, separati con nettezza dalla linea immaginaria creata dalla palla, in gara per conquistare l'area di meta e schiacciarvi l'ovale. 

Si conquista insieme il terreno, spanna dopo spanna. Lo si difende insieme. Non esiste Io, se non vuoi andare incontro a guai seri per te e la tua squadra. Esiste soltanto Noi. Il rugby è lineare, addirittura spudorato nella sua essenzialità. È colto perché, nonostante l' apparenza, è l'esatto contrario di tutto ciò che è naturale. Nelle sue manifestazioni migliori, mai scava nella cloaca degli istinti o nel gorgo emotivo. Al contrario, impone controllo. Dicono che educhi, ma istruisce. Dicono che dia carattere, invece accultura. Postula una placenta comunitaria; un pensiero ordinato; paradigmi condivisi senza gesuitismi o imposture. 

Nessun odio e, per riflesso, nessuna paura (l'odio è paura cristallizzata, odiamo ciò che temiamo). Sottende una forza spirituale prima che fisica. Esclude la mossa furbesca, la sottomissione gregaria, l'arroganza del prepotente. Aborre ogni cinismo immoralistico perché è capace di essere schietto e leale nonostante la violenza o forse proprio grazie a quella. Dite, si può immaginare qualcosa di meno italiano? Ogni passo nel rugby (valori, pratiche, comportamenti, riti) è in scandalosa contraddizione con quella specificità italiana che glorifica l'ingegno talentuoso e non il metodo. La furbizia e non la lealtà. L'inventiva e mai la preparazione. Il "miracolo" e mai l'organizzazione. L'individualità e mai il collettivo. Il caldo piacere autoreferenziale del "gruppo chiuso" e mai il desiderio di farsi stimare da chi al "gruppo" (ceto, famiglia, corporazione) non appartiene: la più grande soddisfazione di un giocatore di rugby, anche se sconfitto, è l'ammirazione che suscita nell' avversario. Il rugby - la comprensione del gioco, della sua nervatura, del suo spirito e consuetudine - spiegano, come meglio non si potrebbe, il deficit del carattere italiano e le debolezze del nostro stare insieme. 

Ecco perché a noi del rugby piace pensare che questo gioco così estraneo all'identità nazionale possa offrire, felicemente, un esempio per riformarla. L'appuntamento è al Velodrome di Marsiglia, l' 8 settembre. Le prenderemo, ma non importa. Play up and play the man! 

Giuseppe D'Avanzo - La Repubblica





D'Avanzo e il motto del rugby

Articolo di Massimo Bordin pubblicato su Il Riformista, il 02/08/11

Non avevo mai letto un articolo di Giuseppe D'Avanzo sul rugby, di cui era grande appassionato. L'ho sentito leggere ieri al funerale laico di Peppe da Bruno Arpaia, uno scrittore suo amico. Quell'articolo mi è servito a capire una cosa in più. Non quanto fosse bravo D'Avanzo a scrivere, perché lo sapevo già. Nemmeno che lo sport sia una metafora della vita, perché questo è quasi un luogo comune.

L'elogio che D'Avanzo fa del rugby in quell'articolo è in realtà una affilata disamina dei nostri vizi nazionali. Uno sport che ha poche e semplici regole, infrangere le quali ha poco senso. Non c'è spazio per la furbizia né per estenuanti contestazioni e recriminazioni, anche perché la forza dello scontro fisico è ammessa e regolamentata al minimo indispensabile. Non c'è spazio per la furbizia e il dolo ma solo per la lealtà. Non c'è spazio per il funambolo ma solo per la squadra. Non ci si salva con un colpo di genio o di fortuna ma solo con l'organizzazione e l'altruismo. Insomma i valori del rugby sono l'esatto contrario di come si vive da noi la politica e non solo essa. Siamo un paese malato di calcio e di moviola. Ascoltavo quell'articolo e pensavo quante volte, anche molto recentemente, sui giornali vicini al governo si sia tessuto l'elogio di Berlusconi proprio come l'uomo che ha saputo portare in politica lo spirito, anzi il sogno del calcio. E pensavo che c'entrano fino a un certo punto le leggi ad personam o il "giustizialismo ", il partito di plastica o il giornale partito. Aiuta molto più il motto del rugby: «Gioca e sii uomo». Che è poi quello che ha fatto D'Avanzo, finché il suo cuore ha retto. (fonte)
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Tutti...tranne uno - Paride Puglia
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Signor Stalin
Morto il giornalista Giuseppe D'Avanzo.
Pubblicato da Marco Tonus


Link:

Giuseppe D'Avanzo, le grandi inchieste
"Ecco che cosa mi ha insegnatol'amicizia con Peppe D'Avanzo"(Roberto Saviano)

Note di Portos -31 luglio 2011

 *Note di Portos - 31 luglio 2011*****

caricature e non solo... di Franco Portinari
 appendice alla settimana in vignette: 25 -31 luglio 2011


Borghezio: "condivisibili idee Breivik, killer Oslo"
Copia deforme
Etichette: Anders Breivik, Borghezio, Padania, strage Oslo



Sesto.
Non rubare.

Etichette: corruzione, inchiesta, PD, Penati, Sesto San Giovanni
nero per casa
Tremonti paga l'affitto in nero ma non si indigna più nessuno

Etichette: affitto in nero, dimissioni, Tremonti

E' realmente accaduto!!!******************************
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7Gj_2jFv9LCb3nZzvG03kGWT5qmuAJT-kAw9wg4x46pNw9rRJJHuqFUNGCknb4ksFlsppM-kf1J1PqN-M54PJJaCM68NR5mFxBVlMpJI9LHmOLTQfL85RyrGXV5pZgITsm-wn_dOzgzc/s1600/class.jpg
Inchieste e questione morale, la rabbia di Bresani: allo studio una class action di tutti gli iscritti
- Prima le raccolta di firme, adesso le querele, il partito esplora nuove forme di lotta
- dal Comintern al Codacons

Etichette: Bersani, Class action, PD

Portos per il  http://www.ilmisfatto.it/

Giulio Tremonti,
spiegando l'utilizzo dell'abitazione dell'ex bracccio destro Marco Milanese, ha affremato di essersi sentito e spiato in caserma Gdf.

Etichette: GdF, spiato e pedinato, Tremonti

by PORTOS Comic strip

giovedì 4 agosto 2011

Tremonti: nero per casa

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHCYrAKWR1LqtOiwEoVxMOxMza0JyiwZRiDEgO1t5iuR0D66E8yc6CyYBLv-e04fwx32AjYeBXL9sRM0PMMmS7KrHkJRG5aqGyYbGWVV17qPlvZb6Fdaj__Db60mmssw16E2S_IrC1jwk/s500/v2242.JPG
Trem in Black

Paride Puglia

PORTOS Comic strip

 Nero per casa  
Tremonti paga l'affitto in nero ma non si indigna più nessuno

I ricchi non rubano?

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Stefano Bartezzaghi per Piovonorane.it

Recentemente il ministro Giulio Tremonti ci regala delle sorprese.
Sarebbe già interessante analizzare la capziosa sintassi e l’uso diciamo cossighiano del punto esclamativo e delle virgolette d’enfasi, uso che ci si aspetterebbe da Vasco Rossi piuttosto che da un uomo a cui si attribuiscono (non so se a ragione) raffinate letture (lettera al Corriere: «Mi ritorna ora nella forma di una paradossale ironia, ma la ragione del tutto non era di convenienza economica, ma di “privacy”!»).
Questo forse interessa solo me.
Più rilevante si troverà invece l’attitudine (che Tremonti mi pare avesse già recentemente mostrato) a usare l’argomento: «Non ho bisogno di avere illeciti favori, di fregare i soldi agli italiani». Argomento già berlusconiano e di chiara presa populista.
Ma, fuori dalla sua efficacia nel marketing comunicativo, è doveroso far osservare che si tratta di un argomento del tutto inesistente.
I ricchi non rubano? A parte che molti di loro ricchi non lo sarebbero se non avessero rubato, il movente del crimine non è sempre il bisogno. Anzi (e a dirla tutta): nel crimine politico non lo è quasi mai.
Bisogna essere deficienti per non saperlo.
Anche Tremonti, quindi, ci tratta da deficienti, secondo quell’altra famosa degnità berlusconiana (derivata dalle tecniche americane di vendita) che sin dai tempi dell’indottrinamento ai venditori di Publitalia diceva: i nostri clienti equivalgono a scolari, mediocri, di seconda media.
Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta: nel frattempo penso che ci abbiano promosso in seconda elementare.
Ma forse sono io che sbaglio, a stupirmi di Tremonti.
(fonte)



PORTOS Comic strip






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VUKIC - vukicblog

sensazioni
Natangelo - Il Fatto Quotidiano

Tiziano Riverso
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Andrea Bersani
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Ministeri a Monza: per Tremonti una sfiga infinita

Gianni Falcone http://www.gianfalco.it/

locazione fa l'uomo ladro
fabiomagnasciutti

espiare e spiare
fabiomagnasciutti
Etichette: magnasciutti, tremonti spiato




*

2 agosto 2011 a Bologna

Bologna 2 agosto 1980 ore 10.25 ...
...nella  sala d'aspetto di 2ª classe della stazione di Bologna, esplode una bomba, contenuta in una valigia abbandonata, 85 morti, 200 feriti.
Per non dimenticare...

MAURO BIANI - http://maurobiani.splinder.com/

  L'ora "di parte"
Bologna 2 agosto 1980.

Bologna 2 agosto 2011. Il governo non ci sarà, l'Italia sì.


Un testimone:
Luciano Bagni
        "C'ero, era Agosto ma dopo poco tutti in fila a sbadilare, turni brevi per il caldo, l'attenzione a non fare altri danni, i negozianti a portare l'acqua. Un autobus come ambulanza per fare in fretta. Il ritorno di medici infermieri volontari dal mare. Tanto sangue raccolto, che hanno detto basta: "c'è ne troppo ci va a male". I funerali con Pertini, l'unico non fischiato e del quale ci si fidava (e avevamo ragione), con quella piccola bara bianca con Angela 3 anni alle quali è stato dedicato un parco giochi per bambini. Bologna non dimentica!"


Paolo Lombardi


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Per non dimenticare - Paride Puglia

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Giulio Laurenzi
Etichette: Amarcord, stragi

SERGIO STAINO
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2 agosto - VUKIC - vukicblog

Tiziano Riverso
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Bolognesi - Andrea Bersani

Luciano Bagni dedica una canzone:
"Per Bologna, i bolognesi, i volontari, soldati, studenti, operai e commercianti.Per tutto quello che hanno fatto e che nel mio piccolo ho potuto fare nel 1980."


 ..........................................................................................................
Il post dell'anno scorso sotto per il trentennale
con vignette articoli e le tavole tratte dal libro a fumetti La strage di Bologna di Alex Boschetti e Anna Ciammitti con prefazione di Carlo Lucarelli, casa editrice Becco Giallo

Bologna 1980 - 2010

mercoledì 3 agosto 2011

La prevalenza del 'cretino'

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Giulio Laurenzi

Glielo dicon così spesso  che anche lui lo dice ai suoi contestatori

espresso.repubblica.it
«Siete dei poveretti, dei disperati e dei disgraziati, siete i nemici di 60 milioni di italiani»: il ministro risponde così a Viterbo a una parte del pubblico. E poi se la prende con uno in particolare «Sei un cretino, cretino!»
ormai insomma la parola cretino è all'ordine del giorno in bocca ai politici.


La prevalenza del cretino*

Il ministro, esprimendosi, gongola: “ho il consenso di 60 milioni d'italiani e posso pure tollerare qualche cretino”. Non è dato sapere se il soggetto, col consenso di 60milioni di cittadini, può tollerare:
a)qualche "cretino" in carne e ossa, oltre i 60milioni
b)qualche "cretino" compreso tra i 60milioni
c)d'esser apostrofato "cretino" (per quanto qui ci starebbe l’aiutino di Tremonti, ma non basta).

Inoltre non si hanno elementi per dedurre se nei 60milioni il ministro si annovera.
E' un problema impossibile: abbiamo solo incognite, i valori sono introvabili.
Inquieta avere un ministro così.
Uno? Ne abbiamo pure di più [:(]
Per classificare il “cretino” proviamo dunque con l’etimo (vocabolario etimologico O. Pianigiani). […Corrisponde al fr. crétin e, nel dialetto della Gironda, crestin. E’ il nome che si dà a ognuna di quelle misere creature di piccola statura, mal conformate, con grande gozzo e affatto stupide…] Da qui, per alcuni (francesi-provenzali), a "christianus", ma forse per l’estensione a “…soggetto semplice, innocente, ovvero stupido e insensato quasi che sembra assorto nelle contemplazioni celesti…”
Senza dubbio i fratelli De Rege* hanno aggiunto un altro storico significato.
Ma ancora siamo indecisi, quanto perplessi: quale sfumatura desiderava far prevalere il ministro?



i fratelli de Rege* =

La famiglia Rossi

E' nata una nuova striscia la  FAMIGLIA ROSSI disegnata da Franco Portinari in arte Portos
Porta la targhetta d'ottone nel centro in alto come sulla porta di casa, di una qualsiasi famiglia italiana... la famiglia Rossi ...appunto...uno dei cognomi più diffusi.
  Le striscie fotografano scene di colloqui famigliari , più spesso battibecchi tra i vari componenti , un nonno ex sessantottino, un figlio con moglie (Lucy) ed un nipote(Lidio) con i problemi di vita 'moderni', la politica, l'omofobia, l'educazione, il conflitto gerazionale ecc.



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by PORTOS Comic strip

martedì 2 agosto 2011

Senza tempo

Homesickness - Rene Magritte
Oil on canvas - Public collection
Senza tempo

C'è stato un tempo
senza nuvole,
i ragazzi amavano
le compagne di scuola,
le strade sorridevano
delle loro storie,
c'è stato un tempo
che sembrava senza tempo.



Prenderti

La mano segue il tuo sorriso,
lo sfiora ed è vento leggero,
poi gli occhi si raccontano,
e ti prendo nella mia notte.


Sai

Sai donna mia,
non conoscevo
il tuo viso,
ed eri già antica
abitudine per me,
intrigante nostalgia
di ciò che doveva
ancora accadere.


Rene Magritte (1898-1967) -Dangerous Liaisons
Oil on canvas - 1926

Regine

Donne che non rispondono,
o che magari chiedono,
donne che non sanno,
semplicemente si voltano,
donne forse deluse,
o solo perse nei loro sogni,
donne dovunque ci sia il sole,
oltre mari di pensieri,
donne dagli insoliti domani,
o dei passati mai lontani.

Poesie di Giacomo Ciacciarelli.

Amy Winehouse

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Amy - Paolo Lombardi



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Amy - Rocco Grieco




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Amy Winehouse memorial
By Peter Lewis, Australia, Politicalcartoons.com

Amy Winehouse, 27, found dead due to drug overdose


July 23 2011 5:40PM

Amy Winehouse era nata il 14 settembre 1983 a Southgate, un sobborgo a nord di Londra. Nel corso della sua carriera musicale aveva pubblicato solo due album, Frank nel 2003 e Back to Black nel 2006. L’album d’esordio le diede un grande successo nel Regno Unito e vendette complessivamente un milione e mezzo di copie, ma la fama mondiale le arrivò con Back to Black. Nel 2008 la cantante vinse cinque Grammy Award.

Amy . Jean Gouders



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Amy Winehouse
By Mike Lester, The Rome News-Tribune





http://media.caglecartoons.com/media/cartoons/83/2011/07/23/95895_600.jpg
Amy Winehouse 1983-2011
By Taylor Jones, Politicalcartoons.com
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Redhead - Paride Puglia



http://media.caglecartoons.com/media/cartoons/77/2011/07/28/96142_600.jpg
Amy WInehouse
By Joe Heller, Green Bay Press-Gazette
Amy Winehouse morendo a 27 anni, entra a far parte del famigerato "27 Club" di musicisti travagliati che sono morti a quell'età, tra cui  Brian Jones dei Rolling Stone, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison e Kurt Cobain.

The gifted performers who also died at 27
Amy Winehouse is the latest member to join a tragic rock institution known as the "27 club" – musicians with a weakness for drink and/or drugs who have died at 27 and achieved notoriety as a result.
Robert Johnson, 16 August 1938
Known as king of the blues to some, and the grandfather of rock'n'roll to others. Died after drinking whiskey laced with strychnine.
Brian Jones, 3 July 1969
The Rolling Stones' guitarist was found drowned in his swimming pool. Some claimed suicide, others murder. The coroner: "death by misadventure".
Jimi Hendrix, 18 September 1970
One of the greatest electric guitarists. Choked to death on his vomit after bingeing on red wine and taking sleeping pills.
Janis Joplin, 4 October 1970
Lead vocalist and songwriter for Big Brother and the Holding Company, the Kozmic Blues Band and Full Tilt Boogie Band. She died of a heroin overdose combined with excessive amounts of alcohol.
Jim Morrison, 3 July 1971
Lead singer in the Doors. Morrison mistook heroin for cocaine and suffered an overdose that triggered the heart failure given as the official cause of death.
Kurt Cobain, 5 April 1994
Lead singer in Nirvana. Found dead at home with a shotgun wound to the head, after apparently taking his own life.



Amy Winehouse

Non c’è un solo buon motivo per dissipare un simile talento, come non ce n’è per distruggere la propria vita a 27 anni. Non si può, davvero, non essere addolorati per la morte di Amy Winehouse, avvenuta oggi a Londra, perchè nessuno dovrebbe mai morire giovane e di certo lei, con la sua voce, con quella straordinaria espressività, con uno stile che era suo e soltanto suo, non lo meritava. Ora sarebbe facile dire che se l’è cercata, che ha fatto tutto quello che era nelle sue possibilità per arrivare ad una così drammatica e prevedibile conclusione, ma non basta a spiegare una storia come la sua. Altri lo hanno fatto prima di lei e hanno pagato allo stesso modo. Non c’è nulla di romantico, di poetico, di ribelle nel morire a 27 anni, c’è solo una terribile solitudine. Perchè viene da pensare che nessuno abbia avuto abbastanza coraggio, abbastanza forza, abbastanza amore per farla smettere, per fermarla, per arginare il caos che aveva dentro e che la portava a vivere una vita fatta di eccessi.
Una volta passata la tempesta, la cattiva ragazza verrà dimenticata, e di lei resteranno i dischi e le canzoni. Resterá l’esordio con “Frank” che la portò all’attenzione di tutti e resterà sopratutto “Back to black”, il suo capolavoro, il disco che non solo le ha portato la fama ma che ha spinto un intera generazione di cantanti a percorrere strade diverse da quelle che la vocalità femminile aveva imboccato dagli anni Novanta in poi, fatte solo di tecnica, magari spettacolare, ma prive di passione, di sentimento. Amy Winehouse di passione e sentimento ne aveva a bizeffe, non c’era nota nella sua voce che non passasse per il cuore oltre che per la gola. E, soprattuto era creativa, sorprendente, mai ovvia, mescolava la musica pop e il soul, le musica giamaicana e il jazz, usciva dalle regole del canto per stabilirne di nuove, di migliori. Ci mancherà Amy Winehouse, già ci mancava, perchè erano passati molti, troppi anni da “Back to black”. E la ricorderemo volentieri non leggendo i troppi titoli di giornle che ha riempito con la sua vita e che riempirà con la sua morte, ma ascoltando la sua voce. Anche quando con terribile logica cantava Rehab.
Ernesto Assante (fonte)



Link:
http://assante.blogautore.repubblica.it/2011/07/amy-winehouse-2/

http://www.ilpost.it/2011/07/24/amy-winehouse-foto-canzoni/

Razor sharp, Winehouse changed the music scene for ever