Shameful management of the spanish government Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
The shameful management of the spanish government in the sanitary crisis of covid-19 brought us to be world nº1 in rate of death and contamination per million inhabitants. Also nº 1 in the world for rate of sanitary workers infected. Ignoring WHO warnings til 9th march to allow massive parades for political reasons, buying disfunctional material to non approved enterprises, monitorising social media and censoring profiles of journalists critical with their scandals and silencing and firing authorities ready to report their reckless management.
Gestione vergognosa del governo spagnolo Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
La vergognosa gestione del governo spagnolo nella crisi sanitaria di covid-19 ci ha portato ad essere il numero 1 al mondo in termini di mortalità e contaminazione per milione di abitanti. Anche nº 1 al mondo per tasso di operatori sanitari infetti. Ignorando gli avvertimenti dell'OMS fino al 9 marzo per consentire enormi parate per motivi politici, acquistare materiale disfunzionale per le imprese non approvate, monitorare i social media e censurare i profili dei giornalisti critici con i loro scandali e silenziare e licenziare le autorità pronte a denunciare la loro gestione sconsiderata.
27 maggio 2020
Manipulated press
Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
The governments are censoring "non subventioned" press on TV, radio and social media.
14 Apr 2020
Non dormire. Non perdere la tua capacità di indignarti, il tuo spirito critico, non smettere di denunciare tutto ciò che stanno facendo, instancabilmente, informare, condividere, resistere.
La premessa è che se una rana viene improvvisamente messa in acqua bollente, salterà, ma se la rana viene messa in acqua tiepida che viene lentamente portata a ebollizione, non percepirà il pericolo e si cucinerà a morte.
La storia è spesso usata come metafora dell'incapacità o della riluttanza delle persone a reagire o essere consapevoli delle minacce sinistre che si presentano gradualmente anziché improvvisamente ".
Elchicotriste con questo disegno trovato sul web spiega la situazione che sta vivendo.
|
I got this notification in my mail this morning, I don't know or they never specified the content they talk about being against their norms since I've been blocked for 7 days, I wasn't posting contents since a week agor after they blocked me. My old profile with more than 12 years old has been literally deleted if you try the access, from PC or mobile phone. I had been posting lots of cartoons and newspaper links, related to the terrible gestion of the sanitary system that our new socio-communist government has done. I was being harrassed by chavists some days before. Now when I click to try to get it back they ask me for a document (which they already have), but when I upload again my DNI for identification they block the access anyway. The old profile "Miguel Villalba Sánchez" has been literally deleted, disappeared, and the page of "Elchicotriste" keeps online but I can't manage it anymore or access to it: my artist page was depending on my leading profile "Miguel Villalba Sánchez", so I don't have access to it anymore. I'm not the first one, not the last of the profiles with a certain amount of followers which is suffering of this totalitarian censorship abuse. 2 months ago Zuckerberg signed an agreement with Newtral, and Madito (maldito bulo), two organisms depending on spanish government to monitorise social media, censoring critic contents about the gestion of the new minoritie's coalition government of Pedro Sánchez (socialist) and Pablo Iglesias (communist).They are now in full process of Macarthism, censoring and eliminating dissident profiles, just like they do in the chavist Venezuela or the Castrist Cuba, but in the heart of europe. This is terrifying. Please denounce and report this dangerous lack of freedom of expression which is worringly increasing in the last times, conveniently manipulated and hidden behind a theoretical state of allarm which the government use to eliminate their critics. Thank you! (Elchicotriste) |
Miguel Villalba Sánchez, aka “elchicotriste” (Tarragona 1972), cartoonist and clinical psychologist. He has published in several newspapers around the world such as universal post (Sunderland,UK), Il Tempo (Italy), El Triangle (Spain), Le Monde (France), France Ouest (France), Cartoon Movement (Netherlands). Currently onTottarragona.cat (Spain), “Notícies Tarragona”,TV3 (catalan TV) or “Siné Mensuel” (France) among others.
He has received several prizes such as “Fundació Victor Mora”comic award, “SOS Racisme”,”comicstrip contest Barcelona”, “Canadian Committee for World Press Freedom- UNESCO”, Digital data (Colombia) etc. Member of CARTOONING FOR PEACE, founder of the NGO “CARTOONISTS WITHOUT BORDERS” and of the comic fanzine DELIRÓPOLIS Surrealismo y Arte secuencial” (www.deliropolis.com), also coordinator of the “COMICART WEEK” in Tarragona.
---------------------------------------------------------------------------------------------------
Purtroppo non solo in Spagna, ma in tutto il mondo c'è censura.
Riporto due articoli molto interessanti pubblicati il 3 maggio scorso in occasione della giornata mondiale della libertà di stampa.
Perché la pandemia sta minacciando la libertà di stampa in tutto il mondo
È in pericolo fra ritorsioni, attacchi e censure governative. L’allarme è stato lanciato da diverse organizzazioni internazionali: nel “new normal” non devono rientrare anche le limitazioni al ruolo dei giornalisti
Tre giornalisti su quattro hanno affrontato restrizioni ufficiali, ostruzioni o intimidazioni durante la copertura della Covid-19. Questo è il dato più importante che emerge da un sondaggio condotto dall’Ifj (International Federation of Journalists) su oltre 1300 giornalisti in prima linea in 77 paesi in occasione della giornata internazionale per la libertà di stampa. Un’analisi che ha visto concordare gli intervistati in “un peggioramento delle condizioni” dei loro media nei rispettivi paesi.
Eppure, ricevere tempestivamente le informazioni con dati precisi e puntuali significa compiere le giuste decisioni e avere un’opinione pubblica informata: il tutto allo scopo di contrastare la diffusione del virus, ridurre il contagio e vincere. Ma, se già all’inizio della pandemia,
in Cina la censura ha avuto la meglio – non a caso vari post che criticavano le autorità sono spariti dai social network e alcuni citizen journalist sono stati direttamente censurati – anche nel resto del mondo, evidentemente, le cose non stanno andando meglio. Anzi.
Sergei Satsuk, in
Bielorussia, rischia dieci anni di carcere per un editoriale che metteva in dubbio i dati ufficiali sui casi di contagio nel paese. Dina Zelenskaya, giornalista televisiva di Espresso Tv in Ucraina, ha subito un’aggressione mentre faceva un servizio sui ristoratori e le regole da rispettare durante il lockdown. In
Venezuela, i giornalisti Darvinson Rojas di Tw e Beatríz Rodríguez di Verdad de Vargas sono stati arrestati per avere documentato casi positivi a Caracas. In totale, il 24 per cento degli intervistati dall’Ifj dichiara di avere difficoltà a reperire fonti indipendenti, il 3 per cento di essere stato aggredito e il 2 per cento denunciato.
I dati fanno preoccupare perché mostrano una tendenza globale. E, anche se in Europa la situazione appare più sotto controllo, non bisogna abbassare la guardia, considerati anche gli episodi avvenuti in
Spagna e Belgio. Volendo categorizzarli, i tipi di attacchi alla libertà di stampa durante la pandemia possono essere suddivisi in cinque aree: un uso improprio della legislazione di emergenza, una repressione delle segnalazioni “non patriottiche”, restrizioni sui viaggi e sugli accrediti stampa, l’abuso delle leggi sulla disinformazione e un attacco ai whistleblowers, scrive
Meera Selva sul sito del Reuters Institute for the Study of Journalism. Eppure, come sostiene Pierre Haski su France Inter “un’informazione libera e affidabile è indispensabile per superare questa prova”.
Perché la pandemia sta minacciando la libertà di stampa in tutto il mondo
È in pericolo fra ritorsioni, attacchi e censure governative. L’allarme è stato lanciato da diverse organizzazioni internazionali: nel “new normal” non devono rientrare anche le limitazioni al ruolo dei giornalisti
Tre giornalisti su quattro hanno affrontato restrizioni ufficiali, ostruzioni o intimidazioni durante la copertura della Covid-19. Questo è il dato più importante che emerge da un sondaggio condotto dall’Ifj (International Federation of Journalists) su oltre 1300 giornalisti in prima linea in 77 paesi in occasione della giornata internazionale per la libertà di stampa. Un’analisi che ha visto concordare gli intervistati in “un peggioramento delle condizioni” dei loro media nei rispettivi paesi.
Eppure, ricevere tempestivamente le informazioni con dati precisi e puntuali significa compiere le giuste decisioni e avere un’opinione pubblica informata: il tutto allo scopo di contrastare la diffusione del virus, ridurre il contagio e vincere. Ma, se già all’inizio della pandemia, in
Cina la censura ha avuto la meglio – non a caso vari post che criticavano le autorità sono spariti dai social network e alcuni citizen journalist sono stati direttamente censurati – anche nel resto del mondo, evidentemente, le cose non stanno andando meglio. Anzi.
Un paradosso – ma soprattutto una necessità – di cui si erano subito accorte nove associazioni (Ifj compresa) che, difendendo da sempre questo diritto, hanno scritto, lo scorso 25 marzo, una lettera a difesa della libertà di stampa indirizzata alle istituzioni europee con l’obiettivo di contrastare i ricorrenti attacchi in Europa. “Scriviamo perché siamo profondamente preoccupati dalle azioni dei governi, che si approfittano della pandemia da Covid-19 per punire i media indipendenti e introdurre restrizioni al margine di manovra degli stessi”, precisavano. Con il timore che esempi di restrizioni da paesi più autoritari arrivino a infettare anche le democrazie liberali.
Una minaccia globale
[...]
La libertà di stampa non può cadere vittima del Covid-19
L’intervento e l’appello del Ceo della Thomson Reuters Foundation nel World Press Freedom Day
di
Antonio Zappulla*
Mentre il mondo cerca di far fronte alla velocità e alle dimensioni della devastazione provocata dal Covid-19, la necessità di accedere a informazioni fidate, accurate e indipendenti è più intensa che mai. Con tassi mondiali di mortalità che non sembrano voler rallentare, un’economia mondiale sbalzata dal suo asse e la società in una situazione di stallo, questa è un’emergenza che non ha precedenti. Lo faremmo con gli occhi bendati. Ogni giorno che passa ci costa migliaia di vite. Ma senza la libera e vitale circolazione delle informazioni – insegnamenti appresi da altri paesi, avvertimenti dei medici, perizie degli scienziati, comunicazioni di orientamento al pubblico – non siamo nemmeno in grado di lottare.
La presenza di media liberi e vitali è più importante che mai. Eppure, uno degli effetti catastrofici di questa crisi è che sta spianando la strada alla repressione della libertà di stampa in tutto il mondo. Sembra che stia emergendo uno schema pericoloso: alcuni governi approfittano sempre più della pandemia per adottare misure di severità via via crescente, che impongono limitazioni alla copertura giornalistica. A breve termine tali misure sono estremamente dannose. Ma le conseguenze a lungo termine della soppressione del giornalismo indipendente potrebbero erodere in modo significativo le libertà civili.
Perché si sta verificando tutto ciò? Esistono tre ragioni principali alla base della limitazione della libertà di stampa diretta dallo stato. La prima: alcuni governi, mossi dalla disperazione, stanno intervenendo soprattutto per contrastare la rapida diffusione di informazioni fuorvianti, alimentata dall’elevata fiducia riposta nei social media e da una maggior sete di notizie. Ma le misure adottate da questi paesi – persino da nazioni democratiche che finora hanno sostenuto la prosperità e la diversità dei media – non conoscono precedenti.
Solo un mese fa, il governo del Sudafrica ha varato una nuova legge che criminalizza la disinformazione sul Covid-19, sanzionandola con pene detentive. Questa mossa ha destato la preoccupazione delle organizzazioni mondiali di difesa della libertà di stampa, tra cui il Committee to Protect Journalists, che
fa notare che, per contrastare la minaccia della disinformazione, il governo dovrebbe concentrarsi esso stesso sulla comunicazione di informazioni affidabili, invece di aprire la strada alla censura della stampa.
Nel Regno Unito, la forte reazione del governo a determinate coperture mediatiche che criticavano la sua gestione della crisi, ha indotto Richard Horton, direttore della rivista medica The Lancet ad accusare il governo di
«riscrivere deliberatamente la storia, con la sua continua campagna di disinformazione sul Covid-19». Nel frattempo, il primo ministro Narendra Modi ha presentato una serie di
richieste che incoraggiano le principali agenzie di stampa indiane a pubblicare «storie positive e ispiratrici» sulla risposta del governo alla pandemia, citando la necessità di respingere le «dicerie» e la «negatività».
La seconda ragione per limitare la libertà di stampa è quella di sopprimere attivamente le notizie che potrebbero far sollevare critiche alle politiche e alla leadership in risposta alla crisi. Il Presidente Trump ha attirato le critiche delle
organizzazioni per la libertà di stampa dopo
aver biasimato apertamente i giornalisti che pongono domande sulla sua gestione della crisi durante le conferenze stampa.
In Serbia è stato segnalato che alcuni giornalisti sono stati arrestati per avere pubblicato servizi sulle carenze di attrezzature mediche, mentre in Slovenia e nella Repubblica Ceca ai
giornalisti viene impedito di partecipare alle conferenze stampa. Nel frattempo, a marzo l’Egitto
ha espulso Ruth Michaelson del Guardian a causa del suo articolo sullo studio di un team di specialisti di malattie infettive che metteva in dubbio il numero ufficiale di casi di coronavirus nel paese. Analogamente, ad aprile l’
Iran ha revocato la licenza dell’agenzia di stampa Reuters per aver segnalato una discrepanza tra le cifre ufficiali e quelle effettive del coronavirus. La sospensione è stata in seguito revocata.
Infine, nei paesi in cui la libertà di stampa si trova già sotto attacco, l’intervento di controllo delle informazioni per il «bene pubblico» viene attualmente sfruttato per acquisire maggior potere politico. Solo tre settimane fa, il
parlamento ungherese ha varato una legge che autorizza il Primo Ministro Viktor Orbán a governare per decreto, assegnandogli poteri d’emergenza senza precedenti, apparentemente fino al termine della pandemia. Chiunque diffonde «informazioni false» rischia una condanna a cinque anni di reclusione. Le misure hanno attirato le dure critiche della Commissione in data europea, e tredici Stati membri dell’UE hanno rilasciato
una dichiarazione congiunta che esprime grave preoccupazione in merito al potenziale impatto sui diritti e sulle libertà fondamentali.
Lo
stato di emergenza recentemente dichiarato dalla Giordania attribuisce al Primo Ministro Omar Razzaz il potere di «monitorare il contenuto di giornali, annunci e di ogni altro metodo di comunicazione prima della pubblicazione, e di censurare e chiudere qualsiasi agenzia senza
giustificazione», oltre che di imporre numerose altre limitazioni ai diritti fondamentali. La violazione della legge può essere sanzionata anche con pene detentive.
La Cina intanto insiste che grazie alle sue misure autoritarie – tra cui
la revoca dei visti di un ampio numero di giornalisti internazionali – è riuscita a controllare il virus.
Questa tesi è difficile da contestare in mancanza di notizie da parte della stampa libera. (La giornalista freelance Li Zehua, una delle prime a coprire la pandemia,
è scomparsa).
Dagli arresti in
Venezuela e Turchia al
decreto di emergenza della Romania che consente alle autorità di chiudere siti web ed eliminare i contenuti considerati «fake news», fino alla Russia, dove nuove leggi vengono utilizzate per
censurare i servizi sulla pandemia: la legge viene trasformata in un’arma contro la libertà di stampa, e i giornalisti vengono azzittiti.
Se ignorate, le conseguenze reali e devastanti per il libero accesso alle informazioni saranno durature e catastrofiche.
Thomson Reuters Foundation utilizza il potere del giornalismo insieme a quello della legge per difendere e promuovere la libertà di stampa, il vero fondamento della democrazia. La nostra
risposta più immediata alla pandemia comprende la collaborazione con organizzazioni partner – tra cui il World Economic Forum, il Global Fund, Google e l’OCSE – al fine di valutare le capacità giornalistiche nei paesi su cui incombe la pandemia. Il Covid-19 ha fatto molte vittime. Ma non possiamo permettere che tra le vittime della pandemia ci sia anche la libertà di stampa.
*Ceo della Thomson Reuters Foundation