sabato 2 giugno 2012

2 giugno 2012, parata sobria


 SERGIO STAINO

La parata si farà purtroppo, nonostante tutte le voci contrarie...
ma sarà sobria!!


 non si riesce a levargli dalla testa la parata del 2 giugno...



No alla parata
Pierfrancesco Uva


PARATA E RISPOSTA

E' vero, probabilmente cancellare la parata militare del 2 giugno non avrebbe comportato dei grossi risparmi.
Ma io sono del parere che sarebbe stato comunque opportuno magari rimandandola per rivederla in termini meno militareschi e più orientati alla solidarietà nazionale.

UBER http://humour-ugb.blogspot.com/




commemorazione
 Mario Natangelo da Il Fatto Quotidiano - www.natangelo.it



La parata Luigi Alfieri




Macerie, non marciare!
Dedicata agli emiliani, prendendo in prestito la matita di un grande modenese che di militari se ne intendeva.
 Marco Tonus




Sobriamente, mi raccomando
Faremo comunque la parata (la parata?!) :
celebreremo sobriamente il 2 giugno ma lo dedicheremo alla memoria delle vittime“.
Postilla: io voglio festeggiare la Repubblica, ma basta coi soldatini che siamo grandi.
E’ la festa di una Repubblica fondata sul lavoro che ripudia le armi (cfr. Movimento Nonviolento)

Frugali
Paratella appena alzata, dopo un caffèllatte veloce.
Mauro Biani

 
Giannelli http://www.corriere.

 

Bandanax L'Asino


30/5/2012
La parata più bella
Che senso ha la parata del 2 giugno con l’Emilia a pezzi che piange i suoi morti? Il quesito, che sarebbe considerato blasfemo in Francia, qui può sembrare velleitario, dal momento che il Capo dello Stato ha deciso di confermare la cerimonia dei Fori Imperiali, sia pure improntandola alla sobrietà. Però vale egualmente la pena di porselo. Sgombriamo il campo dalle pregiudiziali ideologiche, che condannano la sfilata delle Forze Armate in quanto manifestazione muscolare. E sforziamoci di sgombrarlo anche dai condizionamenti emotivi che in queste ore ci inducono a considerare uno spreco di risorse qualsiasi iniziativa dello Stato che non consista nel portare sollievo alle popolazioni emiliane in apnea. I soldi per la parata sono già stati quasi tutti spesi. Con quel poco che resta si finanzierebbe al massimo la ricostruzione di un comignolo. Andrebbe ricordato a quella genia di politici in malafede che cercano di agganciare l’umore popolare con proposte furbastre, ma si guardano bene dal devolvere a chi soffre le cifre ben più consistenti che si ricaverebbero dalla drastica riduzione del numero dei parlamentari.

La domanda che la coincidenza fra celebrazione e tragedia riporta alla ribalta è un’altra: nel 2012 ha ancora senso festeggiare la Repubblica con un rito così poco sentito dalla maggioranza dei cittadini? Ogni comunità ha bisogno di riti e di simboli. Ma sono le religioni che li mantengono inalterati nei secoli. Non gli Stati. Non tutti, almeno. Penso sommessamente che quest’anno il 2 giugno si onori di più la Repubblica andando fra i terremotati che fra i carri armati.
Massimo Gramellini (La Stampa)



KHAMARD



FESTA SOBRIA

2 giugno - Festa della Repubblica
Quest'anno le celebrazioni saranno "sobrie",
si dice, senza neanche le Frecce Tricolori
... ma a quelle c'è un'alternativa :
Roberto Mangosi www.enteroclisma.com

Vukic


una cannonata
 fabiomagnasciutti



Lambrusco
Bandanax L'Asino


La sobria parata
Paride Puglia


La parata della discordia
Paride Puglia


Sobrietà repubblicana
 L'Asino



La sobria parata
Makkox


Nico Pillinini



Parata sobria
Marco Marilungo

Krancic
 
Krancic

 VAURO
***

venerdì 1 giugno 2012

Terremoto in Emilia

20 maggio, 29 maggio le date delle scosse più forti...
 Non molliamo

Dall'attentato di Brindisi, al terremoto in Emilia: non molliamo, non molliamo Solidarietà anche dal Brasile: http://www.humorpolitico.com.br/index.php/2012/05/22/terremoto-na-italia-deixa-3-000-deslocados-replicas-sacodem-a-regiao/
cecigian



29 maggio 2012
Terremoto: adesso abbiamo paura

Di Ferdinando Camon
Alle 9 afferro la porta per uscire, e la porta mi vibra tra le mani come se la scuotesse una raffica di bombe. Ho la maniglia in mano e la maniglia si agita come un’anguilla. Il lampadario oscilla sulla mia testa come un’altalena. Tutto l’edificio scricchiola, le tapparelle sbattono fragorosamente. C’è un errore in quel che ci dicono sempre, e cioè che noi veneti abitiamo in una pianura alluvionale, su terreno soffice portato dai fiumi, il terreno fa da materasso, smorza gli urti, e da noi il terremoto non sarà mai devastante. La scossa, tremenda, dura 15-20 secondi, per 5 secondi il cervello non pensa niente, poi dice: qui molte case stan crollando. È vero. Vibrando, il computer in “sonno” si accende, va sui siti d’informazione, mostra i primi messaggi. “Scossaaaa!” urla una ragazza. Bambina mia, la sentiamo tutti. “Padre eterno, protegici” prega un’altra, sbagliando l’ortografia. In questi momenti crede anche chi non crede. Una chiama un nome e lo prega: “Rispondimi!”, si vede che quello non ha il cellulare con sé, forse è scappato. È il terremoto. Ci spaventa per molte ragioni. Perché è violento, e scuote ciò che siamo abituati a credere immobile, la Terra. Perché viene di sorpresa, tra tutti i nemici che ci minacciano è il più infingardo, ci attacca sempre quando non ce l’aspettiamo. Perché non ne sappiamo niente, sappiamo andare sulla Luna ma non sappiamo stare sulla Terra. Noi veneti non sappiamo se viviamo in un’area sismica, non sappiamo se il terremoto che giorni fa ha scardinato l’Emilia è finito o no, se questo è lo sciame e dunque si va riducendo, o se è un nuovo inizio e il peggio sta per venire. Quelli che ci spiegano tutto ce lo spiegano sempre “dopo”. Prima, nessuno sa niente. E dunque non sappiamo se possiamo dormire in casa, o andar fuori. E dove, poi? Nei boschi? In auto?

Noi veneti, come i nostri fratelli emiliani, abbiamo, in più, un trauma e una paura. Il trauma: abituati a correre, e dovendo correre, perché siamo in gara con tutti, e tutti nel mondo corrono, col terremoto siamo costretti a fermarci, abbandonare le macchine, gli uffici, le aziende. Per noi, è una decisione contro-natura. Come per gli emiliani. Lasciare le macchine, i magazzini, i depositi aperti e abbandonati, è il lutto di una guerra perduta, scappi da casa e chissà se la ritroverai. La paura, segreta e inconfessabile (non so se faccio bene a dirla qui), è che, perdendo tutto o perdendo molto, dovremo chiedere, e noi “non sappiamo chiedere”. E poi, la nazione non è preparata a immaginare i veneti (e neanche gli emiliani) che chiedono, se li vede s’insospettisce. Chiediamo che non si festeggi il 2 giugno? Sarebbe logico. Cosa festeggiamo a fare? Si potrebbe risparmiare quei soldi per il terremoto. Ma la nazione penserà che noi del Nord odiamo la repubblica, e per la verità le abbiamo dato non pochi motivi per pensarlo. Piomberemo nella condizione dei “bisognosi incapaci”, chissà quanto ci metteremo per uscirne. E poi, cosa vuol dire “uscirne”? Qui c’è uno scienziato il quale afferma che questo terremoto non è la coda dell’altro, del 20 maggio: quello era concluso, e questo è un altro. Dunque si ricomincia da capo? Tutti chiamano tutti, le reti cellulari vanno in tilt e si paralizzano, sicché alla fine nessuno chiama nessuno. Abbiamo sempre pensato di aver raggiunto un progresso mirabolante, in caso di estremo pericolo ci salva. Ed ecco, l’estremo pericolo è qui, e il progresso ci abbandona. Siamo soli, come nell’età della pietra. Come allora, nessuna possibilità di affrontare il pericolo, l’unica possibilità è sottrarci al pericolo, scappando. Abbandonare le zone rischiose. Mentre scrivo, Bologna sta ragionando se chiudere l’università, Padova pure, e Ferrara pensa di dichiarare finito l’anno scolastico. Se chiudiamo le scuole, i nostri figli vedono che noi padri abbiamo paura, ci sono situazioni nelle quali non sappiamo cosa fare. A scuola credono d’imparare una cultura che serve per tutto, e per ogni problema ha una soluzione. È il senso di onnipotenza che infonde la cultura, anche la piccola cultura dei piccoli. È sbagliato. Se adesso imparano che noi grandi abbiamo problemi antichissimi, che risalgono a quando vivevamo nelle caverne, e che la nostra capacità di risolverli è vicina allo zero, imparano qualcosa di giusto. Toccherà a loro farne buon uso.
(fercamon@alice.it)




Puntualità
Paride Puglia


Paride Puglia



Un minuto di silenzio
MAX [fra parentesi]



Trema
Ancora scosse, altri morti in Emilia.
Mauro Biani



un paese molto scosso
Franco Stivali


No Comment...
Pietro Vanessi


Nicola Bucci "Bucnic"



Le banche stanno prendendo misure per i terremotati
Ro Marcenaro
L'Asino



Burlesquemoto
Bandanax L'Asino


Quando dio sbaglia mira...
Ugo Sajini L'Asino


sisma...
Tiziano Riverso



Giannelli http://www.corriere.


 -TERREMOTO D.F. by Angel Boligan
Carton publicado en la revista CONOZCA MÁS de Junio 2012.


cliccare sull'img per ingrandire

giovedì 31 maggio 2012

Il corvo del Vaticano

... preso il "corvo" del Vaticano... 

Marilena Nardi





"Confermo che la persona arrestata mercoledì sera per possesso illecito di documenti riservati, è il signor Paolo Gabriele, che rimane tuttora in stato di detenzione".
 Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi.


 La verità ...
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Maggiordomi
Il corvo su un piatto d’argento.

 pop con Nero Wolfe
Mauro Biani


Conclusiva direi - Mauro Biani

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Marco De Angelis



BATTISTA IL MAGGIORDOMO
 Nonostante si sia già trovato il colpevole nella figura del maggiordomo (soluzione che più canonica di così non si può) resta ancora molto oscura la vicenda dei documenti trafugati in Vaticano. E probabilmente resta anche molto amaro in bocca ai fedeli per la triste deriva terrena del messaggio Cristiano.
Gianfranco Uber

VATILEAKS SCANDAL
Gianfranco Uber
Arrested the Pope's Butler for illegally possession of secret and reserved documents.
30 May 2012
[Dietro il furto del maggiordomo del Papa non sembra esserci solo una semplice e squallida vicenda di furto di documenti riservati bensì una sottile lotta per il potere.
Il vero obbiettivo della manovra sembra essere l'attuale Segretario di Stato Cardinale Bertone
a cui, sembra una larga fazione dell'alta gerarchia militare rimprovera una politica un po' troppo "terrena".
(CARTOONMOVEMENT)]


Giannelli http://www.corriere.it/foto_del_giorno/giannelli/index_201105.shtml





Giannelli http://www.corriere.it/foto_del_giorno/giannelli/index_201105.shtml



chiedilo a loro, le sanno tutte
fabiomagnasciutti


zerozerosetta
fabiomagnasciutti







KHAMARD





Qualcuno volò sul nido del cuculo
Paolo Lombardi


mariobochicchio


Tomas



Tomas




Nico Pillinini





Giorgio Forattini



Vaticanleaks
Paride Puglia






Matteo Bertelli

 
ILLAZIONIAMO ...
 Joseph cerca di salvare la faccia, ma senza essere troppo credibile.
 E del resto, non lo è mai stato più di tanto.
Roberto Mangosi


Marilena Nardi



Aggiornato il 09/01/2023

È morto Paolo Gabriele, il maggiordomo infedele di Benedetto XVI aveva 54 anni: fu lui a far scoppiare lo scandalo Vatileaks 1

Nel 2012, il laico più vicino al Papa tedesco, si rese protagonista dello scandalo rubando documenti privati di Ratzinger e divulgandoli ai giornalisti. Per questo motivo fu condannato dal Tribunale vaticano a tre anni di reclusione, ridotti a diciotto mesi

di Francesco Antonio Grana | 24 NOVEMBRE 2020

È morto a 54 anni Paolo Gabriele, il maggiordomo infedele di Benedetto XVI. Nel 2012, il laico più vicino al Papa tedesco, si rese protagonista dello scandalo Vatileaks 1 rubando documenti privati di Ratzinger e divulgandoli ai giornalisti. Per questo motivo fu condannato dal Tribunale vaticano a tre anni di reclusione, ridotti a diciotto mesi, “per aver egli operato, con abuso della fiducia derivante dalle relazioni di ufficio connesse alla sua prestazione d’opera, la sottrazione di cose che in ragione di tali relazioni erano lasciate od esposte alla fede dello stesso”. La difesa di Gabriele rinunciò a fare appello e, alla vigilia del Natale 2012, Benedetto XVI lo andò a trovare nella cella della Gendarmeria Vaticana dove era detenuto da alcuni mesi “per confermargli il proprio perdono – come precisò la Santa Sede – e per comunicargli di persona di avere accolto la sua domanda di grazia, condonando la pena a lui inflitta. Si è trattato di un gesto paterno verso una persona con cui il Papa ha condiviso per alcuni anni una quotidiana familiarità”. Un segno che ricordò quello compiuto da San Giovanni Paolo II che, durante il periodo natalizio del 1983, due anni dopo l’attentato, andò a visitare a Rebibbia Alì Agca, il membro dei Lupi Grigi che gli aveva sparato il 13 maggio 1981 in piazza San Pietro.

Dopo la scarcerazione e la grazia, il Vaticano precisò che benché Gabriele “non possa riprendere il precedente lavoro e continuare a risiedere in Vaticano, la Santa Sede, confidando nella sincerità del ravvedimento manifestato, intende offrirgli la possibilità di riprendere con serenità la vita insieme alla sua famiglia”. Negli anni successivi alla condanna, infatti, l’ex maggiordomo di Ratzinger è rimasto comunque a lavorare in strutture collegate alla Santa Sede, ciò per assicurare il sostentamento necessario anche alla moglie e ai figli. Del resto, dall’arresto fino alla sentenza l’ex maggiordomo aveva continuato sempre a ricevere lo stipendio. Quando la Gendarmeria Vaticana entrò nella sua abitazione all’interno del piccolo Stato, furono trovati centinaia di migliaia di testi e documenti. Ben 82 scatoloni nascosti negli armadi contenenti oltre mille documenti riservati del Papa, tra cui testi cifrati spediti alle nunziature apostoliche di tutto il mondo su questioni internazionali molto delicate. C’erano anche numerose carte sulle quali Benedetto XVI aveva scritto di suo pugno “zu vernichten”, da distruggere, e che, invece, Gabriele si era portato a casa. Ma anche lettere e foto riguardanti la vita privata di Ratzinger e perfino le sue analisi mediche. Il maggiordomo aveva iniziato il suo lavoro con Benedetto XVI nel 2006, appena un anno dopo la sua elezione, e aveva cominciato subito a portare via documenti dall’appartamento pontificio.

Sullo scandalo Vatileaks 1, Ratzinger chiese a tre “cardinali 007”, Jozef Tomko, Julian Herranz e Salvatore De Giorgi, di indagare per far luce su chi aveva armato la mano di Gabriele. Durante il processo, infatti, l’ex maggiordomo del Papa tedesco aveva sempre affermato: “Se lo devo ripetere, non mi sento un ladro”. Ammettendo, però, di sentirsi responsabile di aver “tradito la fiducia” di Benedetto XVI. “La cosa che sento forte dentro di me – disse l’ex maggiordomo ai magistrati – è la convinzione di avere agito per amore esclusivo, direi viscerale, per la Chiesa di Cristo e per il capo visibile”, ovvero il Papa. Il dossier redatto dai tre porporati fu completato e consegnato a Benedetto XVI negli ultimi giorni del suo pontificato. E nel loro primo incontro, a Castel Gandolfo, pochi giorni dopo l’elezione di Francesco, Ratzinger lo consegnò a Bergoglio. Di questo dossier il Papa latinoamericano ne ha parlato proprio recentemente raccontando che “all’inizio del mio pontificato andai a trovare Benedetto. Nel passare le consegne mi diede una scatola grande. ‘Qui dentro c’è tutto, – disse – ci sono gli atti con le situazioni più difficili, io sono arrivato fino a qua, sono intervenuto in questa situazione, ho allontanato queste persone e adesso tocca a te’. Ecco, io non ho fatto altro che raccogliere il testimone di Papa Benedetto, ho continuato la sua opera”.

Eppure, all’epoca della sentenza, un comunicato della Segreteria di Stato negò tutte le ipotesi complottistiche sulla vicenda: “Il dibattimento ha potuto accertare i fatti, appurando che il Sig. Gabriele ha messo in atto il suo progetto criminoso senza istigazione o incitamento da parte di altri, ma basandosi su convinzioni personali in nessun modo condivisibili. Le varie congetture circa l’esistenza di complotti o il coinvolgimento di più persone si sono rivelate, alla luce della sentenza, infondate”. Per la Segreteria di Stato, allora guidata dal cardinale Tarcisio Bertone, “la sentenza del processo contro Paolo Gabriele, ora passata in giudicato, mette un punto fermo su di una vicenda triste, che ha avuto conseguenze molto dolorose. È stata recata un’offesa personale al Santo Padre, si è violato il diritto alla riservatezza di molte persone che a lui si erano rivolte in ragione del proprio ufficio, si è creato pregiudizio alla Santa Sede e a diverse sue istituzioni, si è posto ostacolo alle comunicazioni tra i vescovi del mondo e la Santa Sede e causato scandalo alla comunità dei fedeli. Infine, per un periodo di parecchi mesi è stata turbata la serenità della comunità di lavoro quotidianamente al servizio del successore di Pietro. L’imputato è stato riconosciuto colpevole al termine di un procedimento giudiziario che si è svolto con trasparenza, equanimità, nel pieno rispetto del diritto alla difesa”.

Evidentemente, però, le conclusioni dei tre “cardinali 007” di Benedetto XVI hanno allargato e di molto lo spettro della vicenda se Francesco, proprio parlando di Vatileaks 1, ha recentemente affermato che la cosiddetta questione morale nei sacri palazzi è un “male antico che si tramanda e si trasforma nei secoli”, ma che ogni Pontefice ha cercato di debellare. “Purtroppo la corruzione – ha aggiunto il Papa – è una storia ciclica, si ripete, poi arriva qualcuno che pulisce e rassetta, ma poi si ricomincia in attesa che arrivi qualcun altro a metter fine a questa degenerazione”. Aggiungendo che “la Chiesa è e resta forte, ma il tema della corruzione è un problema profondo, che si perde nei secoli”.

fonte : https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/24/e-morto-paolo-gabriele-il-maggiordomo-infedele-di-benedetto-xvi-aveva-54-anni-fu-lui-a-far-scoppiare-lo-scandalo-vatileaks-1/6014651/