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domenica 27 novembre 2016

Fidel Castro 1926-2016, Hasta la victoria siempre!

“Con profondo dolore appaio qui per informare il nostro popolo, gli amici di nostra America e del mondo che oggi 25 novembre del 2016, alle 22.29 è morto il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz. Hasta la victoria siempre!”.Raùl Castro


Fidel Castro
Marco De Angelis



last saint
BY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS  -  11/26/2016



La nueva era 
BY ANGEL BOLIGAN, EL UNIVERSAL, MEXICO CITY, WWW.CAGLECARTOONS.COM  -  11/26/2016
..






Riber




Fidel Castro 1926-2016
Bado





Osmani Simanca
Di Valerio Marini


di Ivailo Tsvetkov


Il video dell'annuncio



Inizia la fiera
Marco Careddu


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Nota:
aggiungo



Los Hermanos Castro y 11 presidentes
BY RAINER HACHFELD, NEUES DEUTSCHLAND, GERMANY - 12/29/2014

domenica 20 marzo 2016

Dopo 88 anni un presidente USA a CUBA


Air force one sobre Cuba 
BY ANGEL BOLIGAN, EL UNIVERSAL, MEXICO CITY
WWW.CAGLECARTOONS.COM  -  3/20/2016


Obama arrives in Cuba    Osvaldo Gutierrez Gomez
Obama arrives on Sunday afternoon March 20 to Cuba.
20 Mar 2016

Obama in Cuba...    Amorim
..
20 Mar 2016



Cuba US diplomatic ties 
BY DAVE GRANLUND, POLITICALCARTOONS.COM  -  3/20/2016

Obama in Cuba
BY RAYMA SUPRANI, CAGLECARTOONS.COM  -  3/19/2016



Selfie in Cuba 
BY OSMANI SIMANCA, BRAZIL, WWW.CAGLECARTOONS.COM  -  3/19/2016




RAUL-OBAMA    Hassan Bleibel
BUSINESS IS BUSINESS
20 Mar 2016




Obama arrives in Cuba
Paolo Lombardi




Obama arrives in Cuba
Paolo Lombardi



Obama a Cuba
Fulvio Fontana
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Kal










domenica 20 settembre 2015

Papa Francesco a Cuba, ed incontra Fidel!

Propaganda Fidel
di Franco Portinari

Papa Francesco ha incontrato all'Avana l'anziano leader della rivoluzione cubana Fidel Castro. Lo ha riferito il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. L'incontro, durato circa 30-40 minuti, è avvenuto nella residenza di Fidel Castro, alla presenza dei familiari dell'anziano leader - una quindicina di persone -, mentre il Papa era accompagnato dal nunzio apostolico a Cuba, mons. Giorgio Lingua, e da altre persone del seguito.






La foto dell'incontro è stata scattata dal figlio di Fidel Castro, poi seguono i cartoons.




Papa Francesco parte per Cuba
Paolo Lombardi

El papa en la Habana
BY ANGEL BOLIGAN, EL UNIVERSAL, MEXICO CITY, WWW.CAGLECARTOONS.COM  -  9/20/2015

Que Cuba se abra al mundo
BY ANGEL BOLIGAN, EL UNIVERSAL, MEXICO CITY, WWW.CAGLECARTOONS.COM  -  9/19/2015

pope, francis, cuba, raoul castro, che guevara
BY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS  -  5/16/2015



Raul Castro T-Shirts 
BY OSMANI SIMANCA, BRAZIL, WWW.CAGLECARTOONS.COM  -  5/12/2015


Viaggio Cuba-Usa di Papa Francesco
ARES


di Pillinini

venerdì 4 settembre 2015

L'ultima foto di Aylan scuote L'Europa.


The E.U. Reacts to Images of a Drowned Syrian Boy
SEPT. 3, 2015
Chappatte


Drame migratoire : l’image de la honte

Family of Syrian boy washed up on beach were trying to reach Canada in The Guardian.
Elchicotriste


...
Luc Descheemarker



Europe in shock
BY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS - 9/4/2015

Così la foto di Aylan sulla spiaggia ha rotto il muro dell’indifferenza
Il suo corpicino ha rimesso il tema dei profughi siriani in cima all’agenda europea
MARIO CALABRESI
La domanda di ieri era se si può pubblicare la foto di un bambino morto sulla prima pagina di un giornale, in apertura di un sito o se immagini così toccanti e intime siano da condividere su Facebook e Twitter. C’è stata grande discussione, a prevalere sono stati i sì, ma subito si è affacciata un’altra domanda, quasi sconsolata: «Ma servirà poi a qualcosa?». Sarà utile a smuovere mesi di immobilismo, opinioni pubbliche e governi che hanno tollerato una guerra che finora ha fatto 240mila morti? A questa seconda domanda la maggioranza delle persone aveva la risposta pronta: «No».

Invece qualcosa sta succedendo: l’immagine di Aylan Shenu immobile sulla spiaggia, con la maglietta rossa e i pantaloni corti, sta rompendo il muro dell’indifferenza. Sta riuscendo a rimettere il tema dei profughi siriani in cima all’agenda europea, è riuscita nel miracolo di smuovere il premier inglese David Cameron, inflessibile fino a ieri di fronte all’ipotesi di una redistribuzione dei profughi.

«È come Sarajevo nel 1995», ha detto ieri sera il generale Martin Dempsey, capo di stato maggiore delle forze armate Usa, secondo cui la foto del bambino sta avendo lo stesso effetto delle immagini dell’attacco con i mortai alla piazza del mercato di Sarajevo dell’agosto del 1995, che spinse all’intervento della Nato. Perché per ognuno di noi valgono le persone non i numeri, perché dire «240mila morti» è come non dire nulla, le cifre sono astratte e difficili da immaginare, e allora una sola vita può fare la differenza. Ma oggi vale la pena di ricordare Aylan insieme a suo fratello Galip da vivi, mentre ridevano spensierati insieme al loro pupazzo.


New World Map Rafat Alkhateeb
An already iconic image of a drowned Syrian boy shows us our humanity.
03 Sep 2015 The Cartoon Movement
http://www.cartoonmovement.com/cartoon/23058
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Schengen Wolf
BY OSMANI SIMANCA, BRAZIL, WWW.CAGLECARTOONS.COM - 9/4/2015
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BrianAdcock- The Indipendent


autore anonimo raffiguraAlyan come Handala, il personaggio creato dall'artista palestinese Naji al-Ali.



Refugee Crisis Tjeerd Royaards
Will the death of Aylan Kurdi change anything?
04 Sep 2015



Ecco come avrebbe dovuto finire il suo viaggio
fonte


Caro Alyan,
                    era da un po’ che volevo scriverti, ma solo dopo aver visto la tua foto, ho capito che dovevo farlo subito e che come sempre ero già troppo in ritardo.
Forse tu non lo sai, ma oggi sei diventato “famoso”, fino a ieri no, oggi invece la tua immagine ha fatto il giro del mondo e migliaia e migliaia di persone parlano di te, sanno chi eri, cosa facevi e perchè eri su quella maledetta spiaggia. Strano destino quello dei miserabili della terra, interessano solo quando non ci sono più. E così anche a te è toccata questa sorte.
Oggi molti dicono sia colpa di Dio se tu sei morto. Che se Dio esistesse queste cose non succederebbero, negandone di fatto l’esistenza. Non lo so. Qualcuno dice che è colpa della guerra, che obbliga persone come il tuo papà a mettersi in moto per non cedere alla rassegnazione. Qualcuno invece dice che la colpa è proprio di chi come tuo papà si mette in movimento. Qualcuno dice che la colpa è di stati egoisti che non permettono a chi scappa come te di trovare riparo, al sicuro. Addirittura un primo ministro di uno stato Europeo dice che dovremmo ringraziarlo perché lui impedendo a quelli come te di entrare sta salvando le radici cristiane dell’Europa. Sai Alyan cosa penso, che forse sia a me che a te, di chi sia la colpa della tua morte, ora che hai chiuso gli occhi supino su quella spiaggia di Bodrum, interessa poco. Credo però, anzi ne son certo, che se Gesù Cristo tornasse davvero a scendere sulla terra, si metterebbe proprio accanto a te, lasciando ad ogni inquisitore lanciare i suoi sassi contro il vento fino ad accorgersi che gli unici che dobbiamo accusare della tua morte siamo noi stessi e non altri.
Ps: quello nell’immagine è Papa Stratis, monaco ortodosso greco che in questi decenni ha accolto presso la sua isola migliaia di profughi in fuga dalla Siria e da altri paesi, anche lui come te è deceduto proprio ieri e credo questa immagine sia meglio di tante altre parole. (immagine di John Antòno)
Alberto Pighini


Benvenuto
Mana Neyestani


Marco Careddu



Il muro
Boligan


Syrianska annegato attaccare l'Europa!
Firuz Kutal





--- Traduzione per i non francofoni ---
A sinistra: "Così vicino alla meta..."
Nel cartello: "2 menù bimbi al prezzo di 1"
di Charlie Hebdo
...al piccolo Aylan e a tutti i bambini inghiottiti dal mare.
Perazzoli

La legge
CeciGian




L'ONU QUESTA SCONOSCIUTA

Ma che fa l'ONU ?
Non vede?
Non sente ?
Non parla ?

(votabile su CARTOONMOVEMENT)
http://humour-ugb.blogspot.it/2015/09/lonu-qesta-sconosciuta.html



QUELLO CHE PENSO DELLA FOTO DI AYLAN
in cinque minuti
Un giorno, è bastato un giorno. Un solo giorno dopo l’apparizione della foto di Aylan, il premier britannico Cameron ha compiuto un’inversione a u cambiando radicalmente la politica del suo governo nei confronti dei rifugiati. Coincidenza? In fondo tutto è cominciato con la pubblicazione della foto sul quotidiano “The Independent”. La pressione dell’opinione pubblica ha contato eccome. Negarlo sarebbe sciocco.
Intanto il governo ungherese, fortemente di destra, si sta meritando la disapprovazione dell’Europa migliore. L’esodo dei profughi siriani, persone come noi che scappano dalla rovina, dalla morte probabile, è un’altra potente icona di questo settembre storico. Abbandonati a piedi su un’autostrada senza nulla, senza protezione civile, senza paramedici, senza niente di niente se non la generosità di isolati cittadini. Non ce lo dimenticheremo, signor Orban.
Il fatto è che certe immagini non sono semplici immagini ma, per un insieme di motivi, sono icone dalla straordinaria forza evocativa. Non capirlo è peccato veniale; esibire la puzzetta sotto il naso e sentenziare che, passata l’emozione di noi “guardoni”, tutto tornerà come prima, è pigrizia dell’intelligenza. Va bene volersi sempre smarcare, ma qualunque studente fuori corso del Dams vi direbbe che la foto di Aylan non è una semplice foto ma molto, molto di più.
E gli innumerevoli bambini rimasti sotto le macerie dei bombardamenti o finiti in fondo al mare? Non li stiamo dimenticando, come rimproverano i sentenziosi con il nasino arricciato, i “so-tutto-io”. All’esatto contrario, Aylan li comprende tutti, Aylan è tutti quei bambini e ogni vittima innocente. Non capirlo, a questo punto, appare come un’altra dimostrazione di scarsa sensibilità da parte di chi rimprovera agli altri di essere insensibile.
Le prossime settimane diranno la verità. Vedremo, vedremo se finalmente chi ci governa si darà una mossa. I segnali ci sono tutti. Mancava Aylan, mancava l’icona irresistibile di fronte alla quale non possiamo restare inerti. Ma adesso l’icona c’è. Per questo è valida l’analogia con la foto della bambina vietnamita che corre disperata coperta di ustioni: agli occhi miopi, l’immagine guardona di una bambina nuda che, dopo la facile emozione guardona, viene dimenticata; di fronte alla storia, un’immagine che ha dato una scossa decisiva all’opinione pubblica americana e occidentale, e non è stata dimenticata mai più. Lo stesso accadrà alla foto di Aylan.
A volte, immagini con questo potere appaiono. Ci sarà – diamogli il tempo – il semiologo che ci spiegherà il misterioso funzionamento di queste immagini, lo straordinario impatto nel nostro cervello e nella nostra anima. Ma intanto sarebbe bene, tutti, riflettere e smetterla di sparar sentenze senza documentarsi, senza ascoltare le ragioni altrui.
Su Facebook, ad esempio, i post che raccolgono più commenti e approvazione, o disapprovazione, sono quelli dove si procede per affermazioni secche, apodittiche, stile tweet, dove “vince” chi urla più forte e il pensiero è assente. Molti dicono la loro, pochi ascoltano e pensano. Ieri ho trascorso un intero pomeriggio a indagare sulle decisioni dei quotidiani di tutto il mondo, cartacei e on-line; sui pareri di chi con i bambini lavora e dei bambini si occupa con competenza e passione. Un lungo lavoro di ricerca. L’ho fatto perché è il mio mestiere e per questo vengo pagato, l’ho fatto per me perché avevo bisogno di confrontarmi, ma soprattutto l’ho fatto per i lettori, convinto che più fatti, notizie e opinioni abbiamo a disposizione, più le nostre idee saranno libere. Ebbene, il mio articolo, pubblicato su Facebook, è stato pressoché ignorato. La cosa non mi turba, anzi era prevedibile.
Chi è arrivato fin qui a leggere ha tutta la mia stima e il mio grazie. Il tempo è prezioso. Sempre.
Umberto Folena


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sabato 11 luglio 2015

Il genocidio di Srebrenica, 20 anni fa, 11 luglio 1995.



sabato 11 luglio 2015
LA COLONNA INFAME
Oggi ci sarebbe da piangere.
Sono 20 anni dal genocidio di più di 8000 giovani bosniaci compiuto dai criminali agli ordini del comandante Mladic e con gli occhi chiusi, se non addirittura con il COLPEVOLE coinvolgimento dell'ONU, come  alcuni documenti sembrano oggi dimostrare.
Resta il pianto di migliaia di madri per un dolore insanabile, resta l'indignazione spero di molti, resta ancora un territorio seminato di mine ancora inesplose (reali e figurative) che tutti i responsabili, ONU per prima, dovrebbero cercare di risanare.
Uber


Srebrenica 20 years safe haven
BY TOM JANSSEN, THE NETHERLANDS  -  7/10/2015

Dalla Stampa:
A Srebrenica, non è tranquillo nemmeno il ventennale. In vista del ricordo - sabato 11 luglio, attese 50 mila persone, 85 tra Capi di Stato e di governo, e ovviamente anche Bill Clinton - del massacro di 8000 bosniaci musulmani da parte dei serbo-bosniaci di Mladic, si è aggrovigliato un nodo di rivelazioni e polemiche. Ieri la Russia ha messo il veto su una risoluzione che all’Onu - in 4 diverse stesure - ha presentato la Gran Bretagna, e che la Serbia giudica «un’umiliazione».

Il succo è definire «genocidio» quello che accadde vent’anni fa, nonostante su questo ci sia ormai piena consapevolezza della pubblica opinione, e riconoscimento ufficiale perché la parola «genocidio» è già iscritta dal 2004 in una sentenza del Tpi, il Tribunale penale internazionale (anche se Mladic non è ancora stato condannato). Ma assieme al procedere della risoluzione, sull’inglese «Observer» sono apparse non poche rivelazioni. L’inchiesta ha rivelato che le truppe dell’Onu fornirono 30 mila litri di benzina che servirono a trasportare le vittime nei campi di morte e a ricoprire le fosse comuni usando bulldozer. Un fatto che ha indignato i bosniaci di Srebrenica, che sabato arriveranno tutti con una latta di benzina in mano.

I documenti declassificati consultati dall’«Observer» rivelano responsabilità di Usa, Francia e Gran Bretagna, che non impedirono il massacro - come potevano, con un atteso raid della Nato - per non rompere le relazioni con i serbi. Di lì a 4 mesi sarebbe partita la trattativa che a dicembre 1995 si concluderà, a Parigi, con gli «accordi di Dayton». Fu, scrive l’«Observer», alla «strenua ricerca della pace» che vennero immolati i martiri musulmani di Srebrenica. Anche spingendo i Caschi blu a ritirarsi. Vent’anni dopo, nel cuore della Ue scossa da Grexit e Brexit, affiora che la riconciliazione nei Balcani, con la Serbia instradata sulla via di Bruxelles (e anche per questo sabato il premier di Belgrado, Aleksandr Vucic, ha deciso che sarà presente) poggia su una sottile lastra di ghiaccio.


Cartoons degli anni scorsi sulla triste vicenda.



Radovan Karadžiæ caught by a skeleton
BY RIBER HANSSON, SVENSKA DAGBLADET, SWEDEN  -  7/25/2008



Serbia Faces World Court
BY PATRICK CHAPPATTE, LE TEMPS, SWITZERLAND  -  2/26/2007

Karadzic en prisión
BY DARIO CASTILLEJOS, EL IMPARCIAL DE MÉXICO  -  7/22/2008

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Radovan Karadzic 
BY OSMANI SIMANCA, A TARDE, BRAZIL  -  7/22/2008



Srebrenica Genocide
  Emrah ARIKAN - 06 Mar 2014


Srebrenica    Makhmud Eshonkulov
Srebrenica 1995 - 03 Aug 2014

Without words
BY PETAR PISMESTROVIC, KLEINE ZEITUNG, AUSTRIA  -  10/15/2014

Ultima ora:
Il premier della Serbia, Aleksandar Vucic, è stato cacciato dalla cerimonia per il 20esimo anniversario del massacro di Srebrenica da una folla di persone che ha lanciato sassi e bottiglie contro la sua delegazione. [...]

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(Tag: Bertrams, Bosnia, Camon, Chappatte, Pares Nath, Puglia, Royaards, Taylor Jones)