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martedì 25 febbraio 2020

Epidemia di corona virus (prima parte)


https://www.corriere.it/cronache/20_gennaio_31/coronavirus-italia-stato-di-emergenza-news-e8c205c2-4402-11ea-b4ca-26f0f6d5d911.shtml
I ritardi delle autorità locali nella scoperta del coronavirus a Wuhan hanno peggiorato lo stato dell'epidemia. «In questo momento mi sento in colpa», ha detto Ma Guoqiang, segretario del Partito comunista cinese di Wuhan, la massima carica politica locale, ammettendo per la prima volta i ritardi. «Se fossero state adottate prima misure di controllo rigorose, il risultato sarebbe stato migliore».
Portos



Morire in Italia è diverso che morire in Cina

I cinesi sono incavolati con l’Italia per le misure antivirus da cui si ritengono danneggiati. Li capisco. Per loro, che sono tanti, un milione di morti in più o in meno non fa differenza. Da noi, invece, essendo pochini, non passerebbe inosservato neanche un ammanco di qualche unità. Senza contare che una moria farebbe incavolare gli elettori. In Italia, a differenza della modernissima Cina, sono ancora in uso le tradizioni del voto e di una certa libertà di stampa. Per cui il primo italiano che morisse di coronavirus farebbe morire il governo. Nel Vecchio Continente, il contagio politico è di una pericolosità che i cinesi neanche se la immaginano.
Ivano Sartori




The death of the coronavirus whistleblower Dr Li Wenliang sparks massive outrage in China... and seems to resuscitate the art of political cartooning, totally repressed in the country: this drawing has gone viral on social media Weibo. (Source: NYT. Credit: Kuang Biao)
by Chappatte




Corona virus
Sulla Diamond Princess i contagiati sono già saliti a 66. L'isolamento in cui sono stati costretti tutti i passeggeri e l'equipaggio più che una soluzione a me sembra fatto apposta per diffondere ulteriormente il virus. E probabilmente di soluzioni diverse ce ne saranno poche.
A Civitavecchia con la Costa Smeralda i seimila passeggeri sono stati più fortunati ma è certo che la psicosi che questa epidemia sta creando rischia  di essere una grossa mina per questo tipo di turismo di massa.
Uber


https://www.open.online/2020/02/03/italia-prima-al-mondo-a-isolare-il-nuovo-coronavirus-hanno-sequenziato-il-suo-dna-no/
Portos


Virus in Europa
GIO

martedì 23 luglio 2019

Andrea Camilleri

by Pierfrancesco Uva



Amore mio

Ho vegliato tutta la notte
leggendo i più grandi poeti d’amore
per rubare dai loro versi
le parole più ricche e più rare
per dirti tutto quello che sento per te.
Alla fine queste parole le ho trovate.
Eccole:
ti amo.

Andrea Camilleri



A Camilleri
Mario Magnatti Mariom



È morto a 93 anni Andrea Camilleri, il grande scrittore siciliano papà di Montalbano. Così rispondeva a Gabriella D'angelo, giornalista di Tagadà, nel maggio 2016: 'Se uscisse adesso una mia autobiografia farei in modo di inserire nel titolo 'vita breve e lunga'. Lunga perchè ho superato i 90 anni, e su questo non ci piove, ma breve perchè anche 90 anni sono pochi per chi ha amato la vita e continua ad amarla. La vita è breve anche se muori a 110 anni'
Andrea Camilleri





Tvb Andrea Camilleri
Gianluca Costantini


luca zingaretti
E alla fine mi hai spiazzato ancora una volta e ci hai lasciato. Nonostante le notizie sempre più tragiche, ho sperato fino all’ultimo che aprissi gli occhi e ci apostrofassi con una delle tue frasi, tutte da ascoltare, tutte da conservare.
E invece è arrivato il momento di ricordare. Di cercare le parole per spiegare chi sarà per sempre per me Andrea Camilleri. Un Maestro prima di tutto, un uomo fedele al suo pensiero sempre leale, sempre dalla parte della verita' che ha raccontato tutti noi e il nostro paese.
Mancherai. È inevitabile, è doveroso. Per la tua statura artistica, culturale, intellettuale e soprattutto umana.
Le tue parole resteranno sempre con la stessa semplicità e con l'immensa generosità e saggezza con cui le hai condivise, da mente libera e superba quale sei.
Ma soprattutto mancherai a me perché in tutti questi anni meravigliosi in cui ho incrociato la mia vita con quella del commissario, mi sei stato amico. Ho avuto la strana sensazione che bastasse un tuo tratto di penna a cambiare la mia vita.
Ho vissuto accanto a te, nel tuo mondo, quello che avevi creato, quello che ti apparteneva perché uno scrittore non può che riportare se stesso nelle cose che scrive. E ho imparato tantissimo. Il rispetto per le persone, tutte, per se stessi, e per le persone deboli. Perchè il tuo commissario è così che la pensa.
A volerti bene no. Quello già sapevo farlo dai tempi dell’accademia, quando non ci trattavi da allievi, ma piuttosto da colleghi. Ho imparato che il valore delle persone non c’entra nulla con quello che guadagnano, con le posizioni che ricoprono, con i titoli che adornano il loro cognome: le persone si valutano per quello che sono.
Adesso te ne vai e mi lasci con un senso incolmabile di vuoto, ma so che ogni volta che dirò, anche da solo, nella mia testa, “Montalbano sono!” dovunque te ne sia andato sorriderai sornione, magari fumandoti una sigaretta e facendomi l’occhiolino in segno di intesa, come l’ultima volta che ci siamo visti a Siracusa.
Addio maestro e amico, la terra ti sia lieve! Tuo Luca



Augustin Sciammarella



Andrea Camilleri. #andreacamilleri
La mossa del cavallo.
Corriere della Sera-13 maggio 1999
Fabio Sironi

Kutoshi Kimimo



Paride Puglia


“La felicità è nelle cose ridicole” (Andrea Camilleri)
Tiziano Riverso


CIAO ANDREA!
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Fonte QUA:
http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/2019/07/17/andrea-camilleri-e-morto-_2b738047-4a64-4275-8134-d756f42e0b6d.html
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AfNews QUA:
http://www.afnews.info/wordpress/2019/07/17/ciao-andrea/
Moise


Fulvio Fontana



Paolo Lombardi


Rigotti



Quando Montalbano provò a salvare l’onore della polizia, dello stato
Andrea CamilleriIl giro di boa.
Mauro Biani



Gianluca Foglia



Andrea Camilleri riceve il premio satira nel 2001. Qui è alla Capannina con Gian Antonio Stella.
Anche la satira ringrazia e non dimentica.


Ad Andrea Camilleri, il premio per l’Umorismo nella letteratura 2017  


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Lo scrittore Andrea Camilleri è morto il 17 luglio a Roma all’età di 93 anni. Nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, Camilleri è stato sceneggiatore, regista teatrale e funzionario della Rai. Nella narrativa ha esordito nel 1978 con Il corso delle cose, dopo dieci anni di rifiuti. Nel 1980 uscirono Un filo di fumo e nel 1984 La strage dimenticata, libri che però non attirarono molta attenzione.

Il successo arrivò negli anni novanta con la serie di gialli che ha per protagonista il commissario Montalbano. Da allora Camilleri ha pubblicato più di cento libri, venduto trenta milioni di copie, ricevuto nove lauree honoris causa e rilasciato centinaia di interviste.


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IL CASO È CHUSO
È morto, a 93 anni, Andrea Camilleri
Il papà di Montalbano mi piaceva come autore, oltre a essermi simpatico per motivi estranei alla letteratura. Ne ricordo qui alcuni.
Da giovane era stato cacciato dall’Accademia d’arte drammatica per una storia boccaccesca che non ha mai voluto rivelare.
Svolgeva di buon grado corvée domestiche: «Adoro stirare».
Ha mandato affanculo sia Matteo R. sul famigerato referendum costituzionale, sia Matteo S. sull’accoglienza dei migranti.
Per il coraggio delle sue scelte politiche. «Sono sempre stato comunista. Persino nel 1956, quando molti se ne andarono dal partito per i fatti di Ungheria, rimasi perché pensavo che, in un mondo spaccato in due, , i sovietici facessero bene a tenere sotto controllo la propria parte».
Per il coraggio delle sue scelte etiliche. Fino a pochi anni fa beveva una bottiglia di whisky a digiuno, senza ubriacarsi. «Questo era il guaio, non perdevo né staffe, né sentimenti».
Per essere detestato da tre antipaticissimi siciliani: Francesco Merlo («La letteratura masochista, alla Camilleri, che per divertire il mondo oltraggia la Sicilia»); Pierangelo Buttafuoco («Pulp fiction alle sarde»); Vincenzo Consolo («La cifra linguistica di Camilleri è di tipo folclorico di secondo grado, nel senso che lui usa una lingua mutuata dai mezzi di comunicazione di massa»). Poveretti, quanto devono aver sofferto, questi tre, e quanto soffriranno in queste ore ad ascoltare e leggere delle lodi tributate al papà di Montalbano, all’inventore del geniale «La concessione del telefono». E magari saranno costretti pure loro a scriverne, a denti stretti, mentre ingoiano il boccone amaro di un’invidia impossibile da dissimulare. C’è da capirli: 26 romanzi che hanno venduto 30 milioni di copia sono traguardi irraggiungibili per gli scrittori italiani e fanno schiattare chiunque eserciti il mestiere di scrivere senza aver prima controllato di averne il talento e di saper mantenere il necessario distacco autocritico.
Ivano Sartori

domenica 9 dicembre 2018

Macron e i gilet gialli


 Sans - culotte, 1789 Avec - gilet, 2018
Dessins par @PatChapatte (Suisse)


Macron Hitler
GIO / MariaGrazia Quaranta

Macron, europeista e fascista 
di Ivano Sartori
Questa foto, in vendita in un negozio di Verdun, ritrae il maresciallo Philippe Pétain, che guidò il governo collaborazionista durante l’occupazione nazista della Francia. Il mese scorso, Macron gli ha reso omaggio recandosi sulla sua tomba per i meriti acquisiti durante la Grande guerra. Un po’ come se Conte avesse fatto una capatina a Predappio per ricordare quel Mussolini che si era battuto contro gli austriaci. Una cinica manovra di caccia al consenso. E non certo in area democratica. La politica è fatta così, un po' fascista e un po' no.
Per saperne di più, clicca qui:
https://www.washingtonpost.com/world/2018/11/07/why-is-frances-macron-honoring-nazi-collaborator/?utm_term=.21a654fcf2c7




 by Daryl Cagle, CagleCartoons.com


yellow vests protest
 by Tom Janssen, The Netherlands



Macron protection 
by Nikola Listes, politicalcartoons.com

by Nikola Listes, politicalcartoons.com

by Robert Rousso, France


by @PatChappatte


#GiletsJaunes Insurrection à Paris   
- © Chappatte dans @letemps , Suisse




Old lady’s unrests...    Ramses Morales Izquierdo
Old lady’s unrests...


 4 dic
Noodoproep #YellowVests #Macron



Fuels    Paolo Lombardi
Yellow gilets in Paris

Pierre Kroll
#saintnicolas #perenoel #giletjaune
https://twitter.com/pierrekroll/status/1071452622215962632



Plantu


sur l’île de La Réunion.
Plantu


DE JUPITER à GULLIVER. 
Plantu


YELLOW WESTS    Marian Kamensky
YELLOW WESTS

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La protesta dei gilet gialli: chi sono e cosa vogliono?
Le immagini di Parigi in fiamme, i saccheggi, l'Arco di Trionfo preso d'assalto e avvolto dai gas lacrimogeni hanno fatto il giro del mondo. Ma sono anche ingannevoli. I gilet gialli sono un movimento diffuso, senza leader o portavoce e con esigenze molto diverse. Sia l'estrema destra che la sinistra hanno cercato di appropriarsene, o almeno di mostrare il loro sostegno.
Il movimento è stato avviato in risposta all'aumento delle tasse sul carburante proposta dal governo. L'esecutivo di Edouard Philippe ha provato a giustificare la misura con la lotta al cambiamento climatico, ma il rifiuto dei cittadini a questa versione è stato netto e il malcontento è montato rapidamente.

Per molti l'aumento delle tasse sul carburante rappresenta un duro colpo all'economia familiare, soprattutto nelle zone rurali dove il trasporto pubblico è carente o inesistente.

Allo stesso tempo, una delle prime misure di Emmanuel Macron in qualità di presidente è stata l'abolizione dell'imposta sul patrimonio e di altre misure fiscali favorevoli ai grandi patrimoni.

La lunga tradizione di lotta per la giustizia sociale in Francia è stata risvegliata e sarà difficile da arginare. Molti manifestanti evocano con orgoglio il maggio del '68 o addirittura la Rivoluzione Francese del 1789.


Il prezzo del carburante è stato solo un detonatore, spia di un malumore diffuso alimentato da altre questioni. Va ricordato che Emmanuel Macron è stato eletto perché visto come alternativa ai partiti politici tradizionali (e per frenare l'estrema destra di Marine Le Pen). Per i gilet gialli Macron ha tradito il mandato e in molti ne chiedono le dimissioni.

Recentemente i presunti rappresentanti dei gilet gialli hanno consegnato ai media e ai politici un elenco di 42 richieste che comprendono alloggi, tasse più basse e un aumento del salario minimo. Obiettivi raggiungibili, secondo i gilet gialli, attraverso l'aumento delle imposte per le grandi imprese e la tassazione dei grandi patrimoni. Tutto con un denominatore comune: mantenere o aumentare il potere d'acquisto dei francesi e la giustizia sociale.

Tra le altre misure proposte ci sono la soppressione del Senato, l'abbassamento degli stipendi dei ministri e l'invito allo Stato di smettere di promuovere le auto elettriche e scommettere invece sullo sviluppo di veicoli a idrogeno, davvero ecologici.

Si tratta di un gruppo molto eterogeneo, ma una delle basi è costituita da giovani disoccupati o precari, lavoratori che guadagnano il salario minimo e pensionati con pensioni basse. Nelle zone rurali, dove molti dipendono da veicoli privati per i viaggi, l'aumento del prezzo del carburante è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Ci sono anche militanti da sinistra, destra e centro. Secondo un recente sondaggio, precedente agli scontri del fine settimana a Parigi, il movimento era visto con favore dall'80% dei francesi: una percentuale scesa leggermente - al 72% - dopo che le immagini delle devastazioni hanno fatto il giro del mondo.

Politicamente il movimente gode di un appoggio trasverale ed è difficilmente inquadrabile. Parole di apprezzamento sono arrivate sia dall'estrema destra, rappresentata dal Front National di Marine Le Pen, che dall'estrema sinistra di Jean-Luc Melenchon.

Alcuni militanti ed esperti hanno puntato il dito contro il governo, accusato di sostenere una "strategia del caos" permettendo alla protesta di degenerare per danneggiare la sua immagine e creare divisioni.

Secondo le stime del ministero dell'Interno sabato scorso poco più di 120.000 persone hanno partecipato alle varie manifestazioni in tutta la Francia. La metà circa rispetto a sette giorni prima. Quelle del ministero sono però le uniche stime disponibili.

Uno dei problemi principali dei gilet gialli è che non hanno portavoce o rappresentanti. Chi ha provato a proporsi, è stato rifiutato dalla base. Questo è un problema anche per il governo, che non ha interlocutori legittimi con cui negoziare.


Il movimento, oltre che ai gilet fluorescenti, è associato soprattutto ai disordini e alle violenze viste a Parigi nell'ultimi fine settimana. Tuttavia i gilet gialli hanno organizzato manifestazioni in tutta la Francia, bloccando caselli autostradali (permettendo così agli autisti di non pagare il pedaggio), rotatorie e stazioni di servizio, quasi sempre in un'atmosfera amichevole e festosa.

Molti gilet gialli rifiutano quello che è successo a Parigi. Altri lo capiscono anche se non lo condividono, altri dicono che "non c'è rivoluzione senza violenza".

Tra le 412 persone arrestate sabato a Parigi c'è un po' di tutto. Ci sono "radicali professionisti", come ha detto il ministro degli Interni Christophe Castaner, i sinistrorsi, la destra e i giovani che cercano solo il caos per saccheggiare e rubare. La maggior parte dei responsabili degli scontri di Parigi sono militanti di estrema sinistra e dell'ultradestra.

Va però segnalato anche un altro fenomeno diffuso: tra gli arrestati ci sono anche molte persone "normali", senza precedenti penali, trascinate dall'atmosfera e dall'euforia che hanno regnato sabato nella capitale francese.

Il procuratore di Parigi Remy Heitz li ha descritti come "vandali occasionali", uomini tra i 30 e i 40 anni, non impegnati politicamente o comunque lontani dai movimenti estremisti.




Francia, in ginocchio e con le mani in testa: gli studenti sotto il controllo della polizia armata
Come in Messico cinquant'anni fa.


Gilet gialli, manifestante a braccia aperte a Parigi: la polizia gli spara un proiettile di gomma

Hanno sparato ad altezza d'uomo. Perché i proiettili di gomma sono fatti per colpire, non per intimidire né intimare.

venerdì 24 agosto 2018

Charlie Hebdo ha lanciato la stoccata sul ponte Morandi.





Charlie Hebdo ha lanciato la stoccata sul ponte Morandi.
Gli italiani hanno imbracciato la lupara. Per difendere l’onore ferito. E lo spirito europeista va a farsi benedire. Urge istituzione comitato europeo per il controllo della satira politicamente corretta e batteriologicamente pura.

Quel Je suis Charlie fu messo da molti sull'onda delle emozioni suscitate dalla strage parigina. Poi è bastata la punzecchiatura di Charlie Hebdo sulle case terremotate costruite dai mafiosi con le lasagne e si è scatenata la corsa al ritiro della solidarietà. Gli italiani sono così: pasticcioni, emotivi e permalosi. E spesso preferiscono difendere i connazionali mafiosi anziché i critici irrispettosi.

SCIACALLI NON SONO QUELLI DI CHARLIE HEBDO, MA QUELLI CHE SE NE SONO FREGATI DELLA PERICOLOSITà DEL PONTE E CHE ORA STANNO FACENDOSI UN'IGNOBILE GUERRA PER FAZIOSITà POLITICA. E IL POPOLO SI CONFERMA PLEBE PRENDENDOSELA CON I FRANCESI. VI PIACE LA SATIRA A SENSO UNICO, QUANDO FA COMODO, EH? NON SIETE MIGLIORI DEI POLITICI.

Invece che prendercela con la satira francese, dovremmo vergognarci di non avere una rivista satirica italiana.

Ivano Sartori


mercoledì 15 agosto 2018

Catastrofe a Genova: crolla il ponte Morandi

"Acqua che non si aspetta altro che benedetta, 
 Acqua che porta male sale dalle scale sale senza sale sale, 
 Acqua che spacca il monte che affonda terra e ponte".

(F. De Andrè)




Ponte Morandi a Genova. Solo una questione di tempo.
Marilena Nardi



Ci son passato poche volte, l'ultima, però, non tanto tempo fa, ma è tutto il giorno che non riesco a non pensare che all'orrore che ti avvolge, all'angoscia che ti attanaglia, al vuoto che ti inghiotte, mentre il terreno svanisce da sotto la tua vettura, l'orizzonte scompare all'improvviso e di tutti i tuoi sogni, i tuoi progetti, le tue speranze in una frazione di secondo rimane solo un remoto barlume di possibilità.

(Augusto Rasori)




#Genova #crollo Fino a qui. Per @ilmanifesto
Mauro Biani



Cemento tarmato.
 Le tarme divorano ponti e maglioni. 
I buchi dei primi lasciano voragini di dolore.
 Non rammendabili.

(Ivano Sartori)






Genova, Italy    Paolo Lombardi
.
14 Aug 2018


Antonio Brencich, il docente di Ingegneria dell’università di Genova da anni era critico del ponte Morandi, e che da ieri è estesamente citato da giornali e televisioni, ha dato delle interviste al Corriere della Sera e all’edizione locale genovese di Repubblica. Brencich ha detto che i problemi del ponte sono gli stessi degli altri due costruiti con la stessa struttura negli anni Sessanta, sulla baia di Maracaibo in Venezuela e in Libia. Quello in Venezuela crollò dopo essere stato urtato da una petroliera nel 1964: «Morandi non mise in conto che una nave potesse sbagliare campata. Due anni dopo una petroliera si incastrò sotto la più bassa. Ci furono sette morti. Era un ingegnere di grandi intuizioni ma senza grande pratica di calcolo», ha spiegato Brancich
«Quel tipo di ponte, a cavalletto bilanciato, ha un’estrema vulnerabilità al degrado» ha detto Brencich, spiegando che «Morandi aveva sbagliato il calcolo della “deformazione viscosa”, quello che succede alle strutture in cemento armato nel tempo».
(fonte)




di Pietro Vanessi


Italian Bridge Collapse    Pete Kreiner
At least 35 persons have died because of a bridge collapse in Italy.
15 Aug 2018


MANUTENZIONE
Nei primi concitati resoconti sul crollo del ponte Morandi a Genova, è venuta fuori una parola che, a mio parere, è la chiave di volta dell'immane disastro: manutenzione. Si è parlato di manutenzione tardiva, insufficiente, mancata e via aggettivando. Dal che mi è parso di capire che le opere pubbliche, siano esse grandi, medie o modeste, prima si fanno e poi si abbandonano a se stesse come figli illegittimi. Controllare che siano sicure e stiano in piedi è faccenda che non interessa. Nessuno ci guadagna. Né le amministrazioni delle infrastrutture, né gli enti locali, né i governi, né le imprese costruttrici.
La manutenzione non fa girare dei bei pacchi di denaro, non crea appalti e subappalti, non fa pubblicità ai politici che possono vantarsene. È solo atto dovuto, sterile dovere istituzionale che non produce visibilità. Quando un ponte collassa o un paese smotta senza neanche l’alibi di un terremoto è solo una grana. Che i responsabili cercano di scrollarsi di dosso dando la colpa al passato, a chi non c’è più, bene che vada a chi ha preso i soldi ed è scappato con il malloppo. È sempre stato così, in Italia. Sarà sempre così. Sepolto un disastro se ne farà un altro. Perché costruzioni e ricostruzioni rendono, mentre la manutenzione è solo un noioso e poco redditizio intermezzo.
(Ivano Sartori)




Giannelli



Favoletta
No, non sono di sinistra, sono solo un vignettaro che ha la sensazione di ritrovarsi nella "terra di mezzo"; e nella società dei consumi, è disdicevole se non peggio, sic! Mentre facevo la vigna, senza sapere nulla o quasi dei risvolti tecnici e politici della cosa, mi chiedevo...perché? Che significa? E' giusto fare la somma dei morti? Quanti sono. due, tre, undici, cento? Una "favoletta", cosa??? [...]
Paride Puglia



Lo stellone
E' chiaro che la tragedia del Ponte Morandi non è una fatalità.
Era un evento che si cercava di allontanare con interventi di manutenzione evidentemente meno costosi di quanto si sarebbe dovuto fare da tempo e cioè la sua demolizione. Costi che ora si dovrà sostenere ugualmente aggravati dalla grave perdita di vite umane.
Un pericolo reale che per la somma di irresponsabilità, superficialità, connivenze, ahimè tipicamente italiana, si è "sperato" di esorcizzare confidando nella fortuna.
Gianfranco Uber



Riccardo Mannelli


Chiedete a Brooklyn
 Dello scarno comunicato che Autostrade per l’Italia ha ritenuto di dedicare al viadotticidio di Genova colpisce anzitutto l’assenza di umanità. Neanche un pensiero per le vittime, una frasetta raccattabile dal prontuario delle condoglianze. Viviamo tempi truci, dove ogni manifestazione di gentilezza è considerata sintomo di ipocrisia o, peggio, di cultura. Ma si pensava che i morti godessero ancora di un regime di extraterritorialità, tale da non rendere l’omaggio nei loro confronti un’ammissione di debolezza. Ebbene, si pensava male.
Quanto al linguaggio scelto dall’anonimo estensore, il quale non ha altre colpe se non quella di avere seguito un copione prefissato dai superiori, appare irto di «solette», «carri-ponte» ed espressioni decodificabili solo dagli addetti ai lavori.

  Come se una tragedia di queste proporzioni fosse da derubricare a disputa tra ingegneri e non riguardasse i milioni di utenti che ogni giorno versano un obolo ai caselli di Autostrade per solcare arcobaleni di calcestruzzo affacciati sul vuoto. Ma l’aspetto più triste rimane il rifiuto preventivo di qualsiasi responsabilità, che nella patria dei paraculi è una specie di riflesso spontaneo. Ci viene fatto sapere che il viadotto era «sottoposto a costante attività di vigilanza» (e meno male), però anche che la sua costruzione «risaliva agli anni 60». Come se un bollettino medico sollevasse il chirurgo dall’errore adducendo l’età del paziente. Tanto più che il ponte di Brooklyn di anni ne ha 135 e resta al suo posto senza bisogno di troppi comunicati.
Massimo Gramellini



Genova
Fulvio Fontana



Italia: la tragedia del viadotto di Genova.
Plantu


talking without speaking
hearing without listening
Magnasciutti



Un grande abbraccio a Genova ed una preghiera alle vittime ed ai feriti.

Fany

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Genova risolve il problema del traffico
copertina della Domenica del Corriere 1 marzo 1964