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lunedì 22 aprile 2013

Elezioni Quirinale: Rodotà il candidato dei cittadini

By InkyJohn



Un tram che si chiama Desiderio
Gianfranco Uber


SEL: "Rodotà: sarebbe un grande presidente della Repubblica!"
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 20/04/2013
Perché, perché, perché?
di Paolo Flores d'Arcais

Bersani incontra Monti! E poi forse Berlusconi! Parlamentari del Pd perché non votate Rodotà, che tutta la vostra base vuole? Perché, perché, perché?

Volete eleggere un Presidente insieme a Monti e Berlusconi, quando potete eleggere un uomo che appartiene alla vostra storia, che è stato presidente del Pds, cioè dell’antecedente del Pd, che ha tutte le caratteristiche di un autentico e intransigente Custode della Costituzione e dei suoi valori fondanti di giustizia e libertà, dunque di ciò di cui ha bisogno l’Italia?
Il M5S ha detto chiaramente che se votate Rodotà, il “vostro” Rodotà, si aprono “praterie” per un governo. Era quello che chiedevate da settimane. Ora che lo ottenete lo rifiutate? Allora era tutta una messa in scena, tutta una pantomima?

Se non votate Rodotà, non riuscirete a formare un governo, andrete alle elezioni, e potrebbe vincerle Berlusconi. E’ questo che volete? Berlusconi è ineleggibile, lo ha detto anche il vostro capogruppo al Senato Luigi Zanda, insieme al M5S potreste dichiarare Berlusconi ineleggibile in pochi giorni, tutta la vita politica italiana uscirebbe da un incubo di quasi vent’anni, e invece volete salvare di nuovo il Caimano e anzi consegnargli il paese? (continua)
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Uno del PD ha detto : "Non si può votare perchè la gente non sa chi è!"
 Lo ha detto una nullità non mi ricordo neppure il suo nome...

CeciGian


CeciGian



PORTOS / Franco Portinari


PORTOS / Franco Portinari
 

Nico Pillinini

Rodotà al Quirinale?
Paolo Piccione




19.4.13
Le vignette di Vauro - Servizio Pubblico - Puntata #22


VAURO

Maramotti - L'Unità

L’AMACA
MICHELE SERRA
_18/04/2013_______________________________________

Si dice, da anni, che la sinistra italiana non è più in grado di captare gli umori del paese. Ora sappiamo che non è più in grado di captare neanche gli umori della sua gente: quella che alla sinistra vuole bene, che dentro la sinistra vive, che nella sinistra ancora spera. Eventuali primarie tra Marini e Rodotà vedrebbero il secondo trionfare con un margine così schiacciante da far sembrare perfino stravagante la candidatura del primo. Non che Marini non sia una persona degna, o un incapace. Nessuno lo sostiene. Ma tutti intendono che il cambiamento tanto invocato dallo stesso Bersani non passa da Berlusconi, no che non ci passa: e invece è proprio dal parlottio con Berlusconi e i suoi che il nome di Marini è sortito. Tutti intendono che Rodotà incarna la politica alta e la sinistra degna. Tutti sanno che Rodotà è stato presidente del Pds. Tutti colgono il vero e proprio colpo di fortuna toccato alla sinistra con l’esito delle “quirinarie” grilline, con la rinuncia di Gabanelli e Strada e il nome di Rodotà che chiede solamente di essere riconosciuto. Tutti, infine, ora intendono che Grillo ha avuto ragione a sfidare il Pd su Rodotà al Colle, già sapendo che quel partito non avrebbe avuto l’estro, la libertà, la forza di accettare. Ieri Grillo ha stravinto. Il Pd ha straperso. E molte persone, chi con il magone, chi schiumando rabbia, si sono chieste come è possibile farsi talmente male.




Quirinarie
Vukic

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Questa la lettera di Stefano Rodotà a Eugenio Scalfari, che lo aveva pesantemente attaccato per la sua scelta di offrire il fianco al Movimento 5 Stelle:

Sono e resto un uomo di sinistra

di STEFANO RODOTA'
CARO direttore, non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o quel che scrivo. Ma l'articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti. E, soprattutto, per cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici all'interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non dice "non c'è problema ", non gira la testa dall'altra parte. Affronta il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com'è andata concretamente a finire.

La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l'esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all'assassinio di Giovanni Falcone, l'esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l'immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d'uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato "imposto da Pannella". Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l'infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese.

Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l'esame del sangue di costituzionalità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell'imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica
nel corso di tanti anni sull'intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell'agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituziona-lità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo.

Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell'iter che l'ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all'area della sinistra italiana siano state snobbate dall'ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l'attenzione del Movimento 5Stelle. L'analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.

Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l'immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l'alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.

Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull'intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.
Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.
(22 aprile 2013)La Repubblica



by Marco Careddu


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domenica 21 aprile 2013

Elezioni Quirinale: Prodi


 
Nero
CeciGian


Romano Prodi non ce l'ha fatta: al quarto voto per l'elezione del presidente della Repubblica (dopo la sconfitta di Marini al primo voto e le due consultazioni dominate dalle schede bianche) il Professore non ha raggiunto il quorum. L'ex fondatore dell'Ulivo si è ritirato dalla corsa accusando i vertici del partito: «Chi mi ha portato fin qui si assuma le proprio responsabilità». In effetti la sconfitta di Prodi nella prima votazione a maggioranza semplice, quando gli sarebbero serviti solo 504 voti, è tutta targata Pd: Lega e Pdl, dopo l'annuncio della candidatura Prodi, hanno urlato al tradimento e al golpe e non hanno partecipato al quarto voto, mentre Scelta civica e i Cinquestelle sono rimasti fermi sui loro candidati, rispettivamente Anna Maria Cancellieri e Stefano Rodotà.






Claudio Cadei


Romaniello



Mario Dimpo


Nico Pillinini


Milko



Valerio Marini



Pierfrancesco Uva

Giannelli - Corriere della sera


Paride Puglia


Natangelo


 Il teorema
Vukic







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venerdì 19 aprile 2013

Elezioni Quirinale: Marini fumata nera


PORTOS / Franco Portinari
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Candidato per PD e PdL Marini!


PORTOS / Franco Portinari
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PORTOS / Franco Portinari
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L’AMACA
MICHELE SERRA
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Il clamoroso “no” di quasi metà dei grandi elettori del centrosinistra leva sul nascere ogni argomento a chi volesse attribuire alla “sinistra dei salotti”, al capriccio degli intellettuali, a un radicalismo di minoranza l’ostilità all’operazione Marini. Sono gli umori popolari, di questi tempi, a essere radicali, e non è il radical-chic, è il radicalpop a far vacillare le certezze dei palazzi. Non hanno disobbedito poche teste calde, hanno disobbedito deputati e senatori avvezzi alla disciplina, fedeli all’idea, tutt’altro che movimentista, che un partito sia una cosa importante, e un segretario un capo da rispettare.
Se esiste un Nume della sinistra speriamo illumini i suoi capi, li aiuti a non confondere questa clamorosa bocciatura con il boicottaggio delle solite mosche cocchiere, con l’agitazione di giornali e circoli minoritari per vocazione. Sono gli amici della sinistra, non i suoi nemici a essersi messi le mani nei capelli, è il suo popolo ad avere creduto a Bersani quando, dopo la botta elettorale, indicava nel cambiamento la sola strada percorribile. Poche (per fortuna) voci dall’interno del Pd, ieri, cercavano di contrapporre il sindacalista Marini all’accademico Rodotà, l’uomo del popolo all’intellettuale. E dire che se ha un merito storico da rivendicare, la sinistra italiana, è avere raccolto intellettuali e popolo sotto le stesse bandiere.
19/04/2013



 
Nico Pillinini




Nomen nominis
Kurt


Romaniello





Bersani, dileggiato e sbeffeggiato, secondo me a dispetto della maggioranza del partito, si sta giocando bene la sua partita a poker.......A oggi 18 aprile il risultato è 1-0 per lui. Vedrete che ora proporrà un altro candidato che possa andare bene anche al PdL., ma che domani sarà bocciato! E poi dirà "o ragassi ci ho provato ma nel mio partito non me lo hanno concesso di votare un nome che potesse andare bene anche a voi! del PdL" .....e poi il 20 aprile calerà la sua carta vincente. Chi? ......secondo me colui che fin dall'inizio era nei suoi piani...volete un indizio? Sòccia,...




18/04/13
SERGIO STAINO


19/04/13
SERGIO STAINO


LA RIVOLTA DI UNA GENERAZIONE
CURZIO MALTESE - La Repubblica
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LA CORSA di Pierluigi Bersani si è fermata ieri alle due e un quarto, quando Laura Boldrini ha letto il risultato del primo voto per il presidente della Repubblica. Una disfatta. Con la carta dell'accordo per Franco Marini presidente, il segretario (o ex?) del Partito democratico aveva provato a vincere su tre tavoli in contemporanea. Quello di grande elettore del prossimo capo dello Stato, l'altro di premier del possibile governo di larghe intese, il terzo di un congresso di partito parallelo. Ebbene, ha perso su tutta la linea. Da ieri pomeriggio è chiaro che non sarà Pierluigi Bersani a scegliere il presidente della Repubblica, non sarà mai premier di nessun governo o governissimo e già non è più lui, di fatto, il leader del Partito democratico. Forse non esiste neppure più un Pd, a giudicare dal voto sparso in cinque o sei tronconi. Spetterà al successore di Bersani rimettere insieme i pezzi del partito, trasformato da una scelta insensata nel più grande gruppo misto nella storia del Parlamento italiano.
Ora si dirà che è stata questa o quella corrente ad aver affondato il progetto di Bersani. Si contano i renziani e i prodiani, s'indaga sulla fedeltà dei veltroniani e perfino dei dalemiani, come si sarebbe fatto nella Prima Repubblica con le correnti democristiane. Ma è una falsa prospettiva. La verità è che nel Pd c'è stata una gigantesca rivolta generazionale. Con in prima fila proprio molti giovani portati in Parlamento da Bersani.
Non i giovani turchi di Fassina, che si erano già allineati. I giovani e basta, in maggioranza donne. «I giovani del Pd stanno con noi», aveva detto Beppe Grillo alla vigilia, a ragione. L'età media dei parlamentari del Pd è più o meno quella del Paese, un po' sopra i 45 anni, e quello è stato lo spartiacque. Sotto i 45 anni quasi nessuno, al di là delle correnti di appartenenza, ha seguito le indicazioni di inciucio della leadership e la scelta di Marini, vista come un arroccamento della nomenclatura, una strada senza futuro. Un suicidio assistito. Per giunta, assistito da Silvio Berlusconi. Si può essere cinici e intelligenti e astuti. A volte la sinistra italiana lo è stata. Per esempio, ai tempi della Bicamerale di Massimo D'Alema. Ma cinici, ostinati e dilettanti no. In ogni caso, i giovani del Pd non sono nessuna delle tre.
Fine corsa di Bersani, dunque. Per quanto, probabilmente fosse finita molto prima. In politica, come nel cinema e nella vita, la fine reale della storia non sempre coincide con l'ultimo atto. Nel caso di Bersani, i titoli di coda del suo film di leader erano già scorsi dopo la vittoria delle primarie. Da allora in poi il segretario non ne ha più azzeccata una. Una campagna elettorale grigia e moscia, un dopo elezioni da temporeggiatore confuso, infine la catastrofe di questi giorni. Gli dei accecano coloro che vogliono perdere, ricordava ieri il pindarico Nichi Vendola. Così è andata. Accecato dall'insuccesso, che dà sempre molto alla testa, Bersani non ha visto quanto si muoveva nella società italiana, nel cuore del popolo del centrosinistra, negli stessi uomini e donne che lui aveva fatto eleggere. Incapace a lungo di decidere, ha scelto alla fine da solo e contro tutti, imboccando alla massima velocità una strada senza uscita, fino all'inevitabile schianto.
Ora al centrosinistra, o quanto ne rimane, restano soltanto due possibilità di sopravvivenza. Andare in ginocchio dall'unico che potrebbe rimetterne insieme i cocci. L'unico candidato presidente che avrebbe un senso agli occhi del mondo, ammesso che all'Italia interessi ancora farne parte: Romano Prodi. Oppure riversare il voto su quel gran galantuomo di Stefano Rodotà, un simbolo di che cosa la sinistra italiana potrebbe o avrebbe dovuto essere, ma accettando di capitolare di fronte alla superiore intelligenza politica di un ex comico. La terza via, perseverare diabolicamente nel patto con Berlusconi, con il povero e incolpevole Marini o un altro, a questo punto significa
l'estinzione.




Capire la base
Natangelo


E se
Makkox

Elezioni Quirinale: cercasi padre della patria!

I requisiti per un buon Presidente della Repubblica : un uomo condiviso, uno al di sopra della casta, insomma un padre della patria!

martedì 16 aprile 2013
ELEZIONI QUIRINALE
In pieno svolgimento la campagna per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Da destra e da sinistra ferve la ricerca del candidato ideale per i prossimi sette anni al Quirinale.
Gianfranco Uber


fabiomagnasciutti


Larghe
CeciGian
Garante
Mauro Biani


Non è niente
Mauro Biani


Le vignette di ElleKappa - Repubblica.it


Proposte
Natangelo

Tiziano Riverso


VAURO

Umberto Romaniello


Portos
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Altan L'Espresso


Giannelli - Corriere della sera

Riccardo Manelli Il Fatto Quotidiano


Servono larghe intese
Gianfranco Uber


Gli Impallinati:
Pd, è scontro aperto tra Renzi da una parte e Finocchiaro e Marini dall'altra. Le parole del sindaco di Firenze ("Finocchiaro la ricordiamo per la splendida spesa all’Ikea con il carrello umano. Servono personaggi anti casta per il Quirinale") hanno provocato la dura replica di Finocchiaro ("Da Renzi attacco ignobile").
 
Berlusconi: "con Prodi presidente me ne vado all'estero".



lunedì 15 aprile 2013
IMPALLINATI
Prodi impallinato da destra, Renzi impallina la Finocchiaro e Marini, Amato come sempre sembra passare tra una palla e l'altra, possibile che non spunti qualche cecchino con la mira buona?
Gianfranco Uber


PORTOS / Franco Portinari


Giorgio Forattini 


 VAURO


Home Alone
Makkox