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domenica 8 ottobre 2023

A Narges Mohammadi il NOBEL PER LA PACE 2023

 Narges Mohammadi (Zanjan, 21 aprile 1972) è un'attivista iraniana, vice-presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani imprigionata dalle autorità iraniane dal maggio 2016. Il 6 ottobre 2023 è stata insignita del Premio Nobel per la pace "per la sua battaglia contro l'oppressione delle donne in Iran e per promuovere diritti umani e libertà per tutti".

Un Nobel da 154 frustrate e 31 anni di carcere  

Narges Mohammadi-Premio nobel pace 2023.

GIO / Mariagrazia Quaranta 


Ali, 17 ans, est le fils de Narges Mohammadi, Nobel de la paix. Il a appris la récompense décernée à sa mère ce matin, alors qu'il était en cours de physique-chimie. Il raconte à 

@Libe

 : «Sans que le prof me voit, je n’ai pas arrêté de rafraîchir la page sur mon portable. Quand la fin de la classe a sonné, j’ai foncé, quitté le lycée et suis rentré direct à la maison, j’avais besoin de célébrer avec mon père. On est très très fiers et très heureux, c’est assez fou. Ce prix est pour ma mère, mais pas seulement. Il est pour toutes les personnes qui se battent en Iran, pour toutes les prisonnières, pour les femmes aussi qui se battent contre le régime des talibans en Afghanistan.»




NOBEL PER LA PACE 2023

 Il Comitato norvegese per il Nobel ha assegnato il Nobel per la Pace del 2023 all’attivista iraniana Narges Mohammadi per «la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e la sua lotta per promuovere i diritti umani e la libertà per tutti».

Finalmente un Nobel per la Pace che troverà d'accordo tutti... o quasi.

Gianfranco Uber


Nobel Prize salutes the courage of Iranian women 
by Patrick Chappatte, Le Temps, Switzerland
https://politicalcartoons.com/cartoon/278918







let the sunshine in

#NargesMohammadi

Fabio Magnascutti



Woman Life Freedom

The Norwegian Nobel Committee has decided to award the 2023 
@NobelPrize
 to Narges Mohammadi for her fight against the oppression of women in Iran and her fight to promote human rights and freedom for all. 

#NobelPrize #مهسا_امینی #Mahsa_Amini
Gianluca Costantini

Narges Mohammadi awarded Nobel Peace Prize.
Roar Hagen - Norvegia


Nobel Prize for Narges Mohammadi 
by Rainer Hachfeld, Germany, PoliticalCartoons.com





Rahma Cartoons
8 October 2023
Narges Mohammadi
Nobel Peace Prize 2023 Narges Mohammadi Iran Feminismus Frauenrechte Womens Rights Jail Knast Gefaengnis Harm Bengen Cartoon Karikatur Iranian,, women,activist, Narges Mohammadi ,2023 Nobel Peace Prize Iran, Narges Mohammadi, Nobel Prize, fight against oppression of women
https://cartoonmovement.com/cartoon/narges-mohammadi

Narges Mohammadi, lauréate du Prix Nobel
Heng (Singapour)


Vu par… Mana Neyestani




‎هزار روز انتظار
‎به مناسبت هزارمین روز حبس نرگس محمدی،
It is totally outrageous that today this is Narges' 1000th day behind bars in Iran! And all for her peaceful support of human rights.
Shahrokh Heidari Sorjani




Ali, figlio di Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace: “Questo premio è per tutti i prigionieri, per le donne che combattono”

Alle 16, il liceale apprese la notizia mentre era in classe. Insieme a suo padre e alla sorella gemella Khiana, ritiene che questo premio implichi “una maggiore responsabilità” nel continuare la lotta per l’uguaglianza.

di Sonia Delesalle-Stolper

Ali ha 16 anni, è uno studente del primo anno in un liceo di Parigi. Questo venerdì mattina, poco prima delle 11, era a lezione di fisica e chimica. “Sapevo che in quel momento sarebbe arrivato l’annuncio del Premio Nobel per la Pace, quindi, con discrezione, senza che l’insegnante mi vedesse, ho continuato ad aggiornare la pagina sul mio portatile, ma è durato qualche minuto prima che comparisse il nome di mia madre!” dice al telefono a Libération. La sua voce è un po' affannata, il telefono non si è fermato dall'annuncio che il premio è stato assegnato a Narges Mohammadi. “Siamo molto, molto orgogliosi e molto felici, è davvero pazzesco”, aggiunge Ali, che è riuscito a rimanere calmo e in silenzio fino alla fine del suo corso.In effetti, avevo così paura di tradirmi che evitavo di stabilire un contatto visivo con i miei amici. Quando è suonata la fine della lezione sono corsa fuori, sono uscita da scuola e sono andata dritta a casa, dovevo festeggiare con mio padre”.

È metà pomeriggio e Ali confida ridacchiando: “Mia sorella gemella Khiana va ancora al liceo. Ci sono buone probabilità che non se ne sia ancora accorta, non è molto sui social network, avrà una bella sorpresa quando tornerà a casa. La sua voce si incrina un po' quando spiega che "non parla con nostra madre da due anni". Il regime non permette alle persone a lei più vicine, al marito Taghi Rahmani, anch'egli oppositore di lunga data, e ai loro due figli, Ali e Khiana, tutti rifugiati da otto anni in Francia, di parlare direttamente con Narges, incarcerato nel sinistro Il carcere di Evin, nel cuore di Teheran. “I contatti avvengono tramite le mie zie e i miei zii a Teheran, che a volte possono parlarle o vederla”.

Nella conversazione interviene poi il padre, Taghi Rahmani. “Il Premio Nobel per la Pace è un immenso prestigio, un immenso motivo di orgoglio, ma è anche una responsabilità aggiuntiva. Come lei stessa ha affermato nel messaggio che aveva preparato e dettato alla sorella, questo premio non fa altro che rafforzare la lotta, la determinazione di tutti noi, per ottenere tre cose in Iran: democrazia, libertà e uguaglianza." Né lui né suo figlio si aspettano che il rilascio di Narges venga accelerato dalla concessione di questo premio. "Al contrario, c'è indubbiamente il rischio di ripercussioni in carcere", giudica Ali. Ma “l’importante è che il cammino verso la libertà continui, che si intensifichi la lotta contro le discriminazioni etniche, di genere e sociali”,aggiunge suo padre.


Le reazioni dopo l'assegnazione del Premio Nobel per la Pace all'iraniana Narges Mohammadi: “È anche il riconoscimento della rivoluzione “Donne, Vita, Libertà””

Medio Oriente

6 ottobre 2023

Diverse ore dopo il premio Nobel, la sua famiglia in Francia non sapeva ancora come Narges avesse ricevuto la notizia tra le mura della sua prigione. «Nel complesso sta abbastanza bene, anche se da due anni è sottoposta a pesanti cure mediche e all'intervento a cuore aperto, che in carcere non è facile», spiega Taghi . Ma vorrebbe che menzionassimo altri due prigionieri politici che attualmente versano in pessime condizioni di salute, Nahid Taghavi e Mahvash Sabet”.

“Questo premio è per mia madre, ma non solo. È per tutte le persone che combattono in Iran, per tutti i prigionieri, anche per le donne che combattono contro il regime talebano in Afghanistan”, aggiunge Ali. Non ci sarà una vera e propria festa per festeggiare il premio. Sabato l'adolescente visiterà sicuramente l'associazione Seda, che in persiano significa “la voce” e che aiuta i rifugiati al loro arrivo. L’organizzazione è gestita da “una persona molto, molto cara al mio cuore, vederla sarà un modo per festeggiare questo premio”.

Il Premio Nobel verrà ufficialmente assegnato durante una cerimonia che si terrà a Oslo all'inizio di dicembre. Taghi, Ali e Khiana andranno lì insieme per rappresentare Narges. "A meno che, possiamo sempre sperare, non verrà rilasciata per allora e le sarà permesso di andare lì con noi."



mercoledì 13 settembre 2023

"La misura del Mondo", la mostra di LIBEX a Conversano BA

 By PAGINA21.EU


Alla 19° edizione del Festival Lectorinfabula,

la mostra le vignette satiriche sul tema “Misurare il Mondo”


«Misurare il Mondo» è il tema della 19° edizione del festival culturale europeo “Lectorinfabula”, organizzato dalla Fondazione “Giuseppe Di Vagno (1889-1921)”, e della mostra di vignette di satira politica del suo Centro Librexpression/Libex per la promozione della libertà di espressione e della satira politica.

Il festival «Lectorinfabula» https://www.lectorinfabula.eu/ si svolgerà a Conversano (BA) dal 18 al 23 settembre 2023. Propone più di 100 eventi aperti a tutti, in vari luoghi del centro storico della città di Conversano. Dibattiti, confronti, presentazioni di libri e interviste, mostre fotografiche e di satira, workshop e laboratori per le scuole, proiezione di film, reading e letture dal vivo, con decine di ospiti provenienti da tutte le parti d’Europa: autori, opinion leader, giornalisti, studiosi e intellettuali, vignettisti editoriali.

Lanciare uno sguardo oltre i confini per uscire dal chiuso del proprio giardino e posare lo sguardo oltre l’orizzonte è l’obiettivo affascinante e ambizioso del Festival che intende sostenere il dibattito pubblico e sollecitare una continua riflessione sul nostro presente.


La mostra di vignette di satira politica sarà accolta nel Chiostro del Monastero di San Benedetto, dove resterà aperta al pubblico fino alla fine dell’anno.

È composta di 96 vignette di 40 famosi artisti internazionali, selezionate tra le 1.750 vignette di satira politica pubblicate da marzo 2020 - data della sua creazione - sulla rivista web della Fondazione: www.pagina21.eu.
 I temi affrontati - con talento, ironia e umorismo a volte nero - sono quelli che sconvolgono il mondo: la pandemia da Covid19, la guerra in Ucraina, la geopolitica e i numerosi conflitti, il cambiamento climatico, l’Europa e la politica italiana, la violenza contro le donne, l’intelligenza artificiale.


«Misurare il mondo» ha sempre ispirato l'Homo sapiens nel bene e nel male. Troppo spesso in peggio, come per tracciare confini o conquistare territorio e ricchezza degli Altri. Ha certamente permesso agli uomini, grazie al genio inventivo che appartiene loro, di immaginare di essere in grado di dominare la natura. Tuttavia, l'umanità - o almeno coloro che si ritengono i suoi leader – stenta a considerare gli innumerevoli limiti della propria attività predatoria, limiti che ora sono stati superati e minacciano la sua esistenza.

È probabile che l’inizio del secondo decennio del XXI° secolo sia quello di una rivoluzione che cambierà il futuro dell’umanità.

Una rivoluzione, riuscita o meno, non è mai spontanea, né nata dal nulla. È sempre il risultato di un periodo più o meno lungo durante il quale, parafrasando il drammaturgo francese Pierre Corneille, “il fuoco che sembra spento, spesso dorme sotto la cenere».

Da qualche anno, si sta vivendo un periodo in cui il fuoco degli effetti negativi della scienza e del produttivismo riemerge dalla cenere, creando disfunzionamenti sociali e climatici sempre più numerosi e difficilmente controllabili. Disfunzionamenti che si aggiungono alle tensioni geopolitiche e alla competizione delle grandi potenze per l’accesso alle materie prime e per la dominazione del mondo.

Sembrerebbe che, al di là delle sue qualità inventive, dei suoi doni artistici, della sua capacità di astrazione, della sua spiritualità e della sua limitata generosità, l'Homo sapiens abbia inscritto nei suoi geni egoismo, violenza e sottomissione. Troppi fatti ne danno una triste immagine: la permanenza delle guerre con la loro coorte di crimini e sofferenze, sfollamenti e migrazioni delle popolazioni; le disuguaglianze e la povertà a livello nazionale e internazionale; la violenza contro le donne e le disuguaglianze di genere; un rapporto poco consapevole con la politica se non un totale disinteresse; e la servitù volontaria alle nuove tecnologie. Nonostante tantissimi aspetti positivi, strumenti elettronici e Intelligenza Artificiale potrebbero mettere fine ai modelli di società̀ basati sulle relazioni umane e trasformare l’uomo in macchina o renderlo succube delle tecnologie e di quelli che le controllano.


Un catalogo cartaceo, a colori di 72 pagine, che riprende, con commenti, le opere esposte nella mostra, sarà disponibile nella libreria del festival al prezzo di € 10,00.

Disponibile anche il sesto numero del Giornale di Libex, “il nuovo giornale di satira estemporanea internazionale per ballare sul ponte del Titanic” dedicato all’analisi dell’impatto dell’Intelligenza Artificiale - 24 pagine di articoli scritti da studiosi e giornalisti, illustrati con vignette satiriche da autori di tutto il mondo - sarà in vendita nella libreria del Festival al prezzo di € 2,00.



Adene (Francia_Spagna)-Europa e migranti.


Ramses (Cuba_Svizzera)-dibattito politico.




Marco De Angelis (Italia)- Calcoli robotici.



Lido Contemori (Italia)-politica moderna.


Andrea Arroyo (Mexico_USA)-Our Place in the Universe-Webb telescope.

 


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il catalogo online grazie a Egypt Cartoon
https://anyflip.com/dbmck/gutr/

La copertina del catalogo e della locandina della mostra sono opere di Fabio Magnasciutti.

martedì 5 settembre 2023

Dedicato ad Amarena

“È entrata nella mia proprietà ho avuto paura e ho sparato”. Così si è giustificato l’uomo che ha assassinato l’orsa marsicana #Amarena. 

Gli occhi di Amarena

Non ho voluto disegnare l'orsa Amarena su una nuvoletta insieme a suo figlio Juan Carrito, morto anche lui investito da un'auto ad inizio anno o ricordarla in un prato insieme ai suoi due nuovi cuccioli.

Per me era più importante invece che ci guardasse negli occhi, sicuramente stupita e dubbiosa del nostro comportamento schizofrenico, da un lato il finto amore di coloro che la inseguono per una foto o di chi in modo del tutto sbagliato lascia del cibo in giro, e dall'altra di odio per questo animale tranquillo che fa semplicemente l'orso, mangiando frutta, polli o miele con l'indennizzo regolare alle aziende e agli allevatori da parte dei Parchi abruzzesi.

L'orso bruno marsicano poi è una specie che non ha mai aggredito nessuno! https://www.ilcentro.it/l-aquila/ci-sono-l-orsa-e-due-cuccioli-la-lezione-di-san-sebastiano-dei-marsi-video-1.3177837?fbclid=IwAR04MsbCljyy6-TYU7fHQJb-tCLY9ms072sEfr2oSbhlNJUtiuIRZ30Uqqw

Se si ha la fortuna di vivere in campagna, occorre convivere con gli animali (e siamo noi che stiamo invadendo il loro territorio con strade, aziende, impianti vari, disboscamenti, motoraduni!), non c'è alternativa, altrimenti si può andare a vivere a Roma!

Quindi è fondamentale conoscere il comportamento dei coinquilini: gli animali selvatici, ... come noi d'altronde, preferiscono il cibo facile rispetto ad un cervo o ad un cinghiale che scalcia, ed è per questo che i Parchi abruzzesi fanno sensibilizzazione continua sui cassonetti dei rifiuti che devono essere rinforzati in metallo, così i pollai che non possono essere di legno ma di mattoni con porte di metallo, e ancora le recinzioni elettrificate a bassa tensione attorno le coltivazioni, ecc. Quando si rende il "nostro" cibo difficile, gli animali selvatici ritornano ad essere selvatici e a predare in montagna, invece che scendere in città!

GIO / Mariagrazia Quaranta

www.caricaturegio.altervista.it





dedicato ad #amarena

Animazzoli 


5 settembre 2023 - Orsa Amarena, il direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise: «Non esiste un “modello Abruzzo”, serve cambiare la cultura».
© Milko Dalla Battista




Attento al lupo.

#Scuderi #Giambruno

Durando

PS: L'attivista Scuderi contro Giambruno: "Anche l’orsa Amarena, se non fosse uscita, non avrebbe incontrato il lupo?"


#uomo #armi #orso #orsaAmarena #Amarena Parco Nazionale d'Abruzzo.
L'animale più pericoloso.
Mauro Biani





the stars they are

Fabio Magnasciutti


“È entrata nella mia proprietà ho avuto paura e ho sparato”. Così si è giustificato l’uomo che ha assassinato l’orsa marsicana #Amarena. 

Perché uccidere un’orsa che da anni si aggira pacifica per Sebastiano dei Marsi senza mai aver aggredito, divenendo insieme ai suoi cuccioli parte della vita quotidiana del paese? 

Perché non entrare in casa e chiamare i soccorsi? Perché sparare? 

Forse perché - ipotizzo - siamo stati tutti sottoposti alla propaganda su quando sia legittima la legittima difesa? 

Forse perché abbiamo dibattuto per settimane sulla barbarie della condanna a morte, in #Trentino, di un orso che poi si è scoperto essere incolpevole?

Non so, ma l’uso della violenza punitiva fai da te, quando colpisce il mondo animale, non è più solo ascrivibile al perimetro della colpa, ma diventa un atto grottesco.

L’assassino dell’orsa ha considerato la sua proprietà come limite invalicabile e luogo in cui poter imporre la sua legge proprio perché era nella sua terra. Come chi diceva “ la difesa è sempre legittima”. 

 Lo ha dichiarato lui stesso: “È stato un atto impulsivo, istintivo”, perché così da anni viene orrendamente proclamato da più parti: armati, spara, difenditi. Così l’istinto che si va formando in alcuni è proprio questo: entri nella mia proprietà, sparo. D’istinto. Come se il solo valicare rendesse uomini e animali bersagli da abbattere.

Amarena non ha aggredito, cercava cibo e acqua per sé e i cuccioli. Nient’altro. Gli animali non conoscono e riconoscono proprietà ma rispettano i territori. Cercare cibo è rispettarli.

Amarena si è fidata dell’essere vivente più crudele del pianeta, l’uomo.

Roberto Saviano

venerdì 1 settembre 2023

Attente al lupo

 “Se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti di incorrere in determinate problematiche e poi rischi che alla fine il lupo lo trovi”.

Andrea Giambruno


"Se non uscivi di casa,se non andavi nel bosco da sola,se non mettevi quell'eccitante coso rosso, non ti mangiavo."

Mauro Biani



Ellekappa
i lupi non mancano mai
#violenza #stupro
#GovernoMeloni #Gianbruno
Marilena Nardi


Attente al lupo
Christian Durando



in questi giorni ho provato a mettere insieme uno straccio di analisi riguardo ai fatti di ignobile violenza e della marea di parole, spesso mostruose, che hanno generato o riguardo ai modelli educativi
non ne sono capace
come figlio non ricordo di aver ricevuto particolari insegnamenti, né momenti tipo "ora ci sediamo e ti spiego come funziona"
semmai un vago sentore di Tognazzi nel primo episodio de I mostri di Dino Risi
chi mena pe' primo mena du' vorte, là fòri è 'na giungla e tutte queste cazzate
comunque il male è sempre da un'altra parte, guai a guardarsi dentro o poco distante
c'è da dire che collezionavano una licenza elementare in due, va bene così
gli ambienti degradati che ora si corre a bonificare, un po' li conosco
gli ambienti borghesi o signorili, quotidiane sedi di violenza e predazione, vanno bene così
non ci sono video né chat, solo muto dolore
tanto il male è altrove 
Fabio Magnasciutti



Fulvio Fontana 



Enrico Biondi






Fogliazza


Attente al lupo - la mia vignetta per Il Fatto Quotidiano oggi in edicola!
Mario Natangelo
#meloni #fratelliditalia #giambruno #bocchino #larussa Il Fatto Quotidiano #vignetta #fumetto #memeitaliani #umorismo #satira #humor #natangelo

Take care - la mia vignetta per Il Fatto Quotidiano oggi in edicola!
Mario Natangelo
#caivano #meloni #fratelliditalia #giambruno Il Fatto Quotidiano #vignetta #fumetto #memeitaliani #umorismo #satira #humor #natangelo





Riccardo Mannelli





Dottor Giambruno, io il lupo l'ho incontrato un giorno di fine ottobre. Erano le sette del mattino, camminavo spedita verso la stazione, dovevo prendere il treno che mi avrebbe portata in facoltà: il corso di diritto privato iniziava alle 8.10 e di quell'esame non ho mai perso una lezione, mi terrorizzava. Non sarei potuta uscire di casa più tardi di così - diversamente avrei mancato l'inizio -, ma nemmeno prima, perché le strade sarebbero state più vuote ancora e la desolazione più temibile. La vita di una donna è un delicato gioco di equilibri, dottor Giambruno. E lo saprebbe, se fosse nato con le ovaie.
Indossavo un paio di jeans, quella mattina, e una camicetta bianca, virginale, abbottonata con "decoro". Sopra la camicia stava una giacca grigia, a quadri; sotto i jeans le scarpe da ginnastica: a guardarmi da fuori, sembravo la sorella di Hermione Granger, pronta per Hogwarts e Grifondoro. A colazione avevo bevuto un espresso. Io non mi sono mai ubriacata, dottor Giambruno, sa? Mai, non una volta in trentasette anni. Non ho mai fumato e non ho mai assunto droghe, di alcun genere. Una vita di merda, direbbe qualcuno.
Per giunta, ho sempre avuto la fortuna di scegliere gli uomini con cui sc*pare, vivendo il sesso con la libertà che decidevo per me stessa.
Eppure, quel giorno, il lupo l'ho incontrato comunque. Aveva intuito quale strada dovessi percorrere, quale fosse la mia destinazione finale, e pensò bene di circuirmi con l'auto un paio di volte, seguendomi. Al momento della svolta in un vicolo - che purtroppo non potevo evitare -, sterzò con inaudita violenza, placcandomi tra la macchina e il muro alle mie spalle. Non riuscivo a muovermi. Due netturbini lavoravano a pochi metri dalla scena: videro tutto, non alzarono un dito. Mi salvò mio fratello, dottor Giambruno. Avevo avuto la prontezza di chiamarlo per tempo, fiutando - a proposito di lupi - la fine che stavo per fare. Arrivò scodando con la sua Lancia Y: indossava ancora il pigiama e le pantofole, lo ricordo come fosse ora.
All'università andai lo stesso, seguii la lezione per intero, presi appunti, non capii nulla. Al rientro mi aspettava mio padre. Avevo ventiquattro anni. O giù di lì. Non ricordo bene.
Nel tempo a venire ho imparato a difendermi da molte cose e oggi so che i lupi non c'entrano niente: gli animali sono creature integre, leali, sempre pronte a difendere i propri cuccioli. Il vero problema sono gli uomini, dottor Giambruno, certi uomini, certi maschi, certi sistemi patriarcali, certe logiche di potere, di possedimento. Ma se proprio vogliamo azzardare un paragone animale, se proprio vogliamo osare il linguaggio delle immagini, dottor Giambruno, non scomodiamo i lupi. Piuttosto, invochiamo i minchiotauri. Che ne dice? Invochiamo quella particolare specie umana che parla senza cognizione di causa e rintraccia la colpa, o una parte della colpa almeno, nella vittima. Se ha una figlia femmina, dottor Giambruno, una nipote, una sorella, un'amica, le metta in guardia da loro.
Antonia Storace



Bei risvegli

(Sublime battuta di Vale LaPenna)

#andreagiambruno #giambruno #governomeloni #uomini #donne #mogli #cartoon #vignette #vignetta #watercolor #satira #satirapolitica
Luca Garonzi


venerdì 11 agosto 2023

Michela Murgia 1972 - 2023.

 

Ad una grande scrittrice

Che la terra ti sia lieve ...

GIO / Mariagrazia Quaranta


“Non ho paura di morire. Ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite. Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera. Cose che non sapevo neppure di desiderare.

Ho ricordi preziosi.

Ricordatemi come vi pare. Non ho mai pensato di mostrarmi diversa da come sono per compiacere qualcuno. Anche a quelli che mi odiano credo di essere stata utile, per autodefinirsi. Me ne andrò piena di ricordi. Mi ritengo molto fortunata. Ho incontrato un sacco di persone meravigliose. Non è vero che il mondo è brutto; dipende da quale mondo ti fai”.

Michela Murgia 

martedì 25 luglio 2023

«Tale Alain Elkann incontra i lanzichenecchi»

 Nei giorni scorsi è uscito a pagina 29 della Repubblica, nella sezione Cultura, un trafiletto firmato da Alain Elkann, padre dell’editore di Repubblica e presidente del gruppo Gedi. Il pezzo è un racconto, in prima persona, di un viaggio sul treno Roma-Foggia, che vede il giornalista “vittima” di quelli che lui stesso definisce “lanzichenecchi”, cioè giovani un po’ chiassosi che, evidentemente, infastidiscono per qualche ora il giornalista (?).

Il pezzo, che troverete in fondo al post, denota un classismo senza pari e una spocchia senza eguali e ha fatto saltare la mosca al naso anche al comitato di redazione di Repubblica (oltre che avere generato tantissimi meme), tanto che il comitato di redazione ha inviato una mail a colleghe e colleghi di Repubblica per prendere le distanze dai contenuti dello scritto.

“Questa mattina la redazione ha letto con grande perplessità un racconto pubblicato sulle pagine della Cultura del nostro giornale, a firma del padre dell’editore. Considerata la missione storica che si è data Repubblica sin dal primo editoriale di Eugenio Scalfari, missione confermata anche ultimamente nel nuovo piano editoriale dove si parla di un giornale ‘identitario’ vicino ai diritti dei più deboli, e forti anche delle reazioni raccolte e ricevute dalle colleghe e dai colleghi, ci dissociamo dai contenuti classisti contenuti nello scritto. Per i quali peraltro siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi, imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà”.



Fabio Magnasciutti· 

ricordo ancora quella volta, sarà stato circa cinquecento anni fa, in cui mi trovai su un treno di ritorno dalla Germania verso Roma

allora c'erano ancora gli scompartimenti e il mio, oltre che da me, era occupato da cinque lanzichenecchi (ce n'erano ovunque su quella vettura)

faceva un gran caldo e, tosto, si liberarono di calzature, gambali, elmi e armature lasciando tutto dove capitava

spade e alabarde, appoggiate qua e là alla buona, non facevano che oscillare e scivolare, scivolare e oscillare

estrassi dal mio zaino un taccuino, la mia Bic nero china punta fine, una copia di Tiramolla, una di Soldino e una di Geppo ma soprattutto Ritorno a Forte Ontario, quarto e ultimo capitolo dell'avventura in Egitto del Comandante Mark

lo appoggiai con cura sui miei jeans neri che, rispettivamente, si trovavano sovrapposti alle mie mutande nere con la scritta "uomo" sull'elastico, sopra ai miei calzini neri lunghi e ai miei anfibi neri e, infine, sotto la mia camicia nera (non c'è alcun riferimento politico) sbottonata sul petto

ero intenzionato a ultimare la lettura di questo impegnativo volume ma, potete immaginare, i lanzichenecchi non facevano che parlare a voce alta in lanzichenecco, idioma che la mia (pur vasta) cultura non mi consente di comprendere

non mi consideravano proprio, un vero alieno ai loro occhi

insomma, sapete come sono questi giovani lanzichenecchi, la birra, i würstel eccetera

com'è, come non è, butto un occhio fuori dal finestrino (in senso figurato, s'intende) e leggo "Pavia"

non avevo idea che per calare a Roma si passasse per Pavia, comunque dico vabbè (tanto nessuno mi capiva) e il viaggio prosegue fino a Roma

non ricordo quanto durò ma credo un sacco




25 luglio 2023 - «Tale Alain Elkann incontra i lanzichenecchi». I giornalisti di Repubblica si dissociano dall’articolo del padre dell'editore.

© Milko Dalla Battista


C’era un tempo in cui Alain Elkann aveva una rubrica settimanale sulla Stampa, in quanto genero del proprietario. 

La leggenda vuole che i redattori lo mettessero crudelmente in pagina lasciando intatti i suoi svarioni grammaticali e ortografici, per vendicarsene silenziosamente.

Oggi invece Alain Elkann ha scritto su Repubblica, in quanto padre del proprietario. 

E offre il racconto, drammatico e toccante, di un suo viaggio in treno, da Roma a Foggia, su un Italo, in prima classe. 

L’Autore è infatti serenamente seduto accanto al finestrino, intenzionato a leggere Proust e il Financial Times, quando purtroppo si avvede che per il medesimo vagone hanno acquistato i biglietti anche alcuni adolescenti, vestiti da adolescenti con tanto di cappellini da baseball, mentre lui indossava un vestito di lino blu.

Questi giovinastri – si scopre scorrendo il pezzo - parlavano ad alta voce di calcio e ragazze, disturbando l’Autore, che pure aveva estratto la sua penna stilografica e il suo taccuino di riflessioni: ma in quel fastidioso vociare non riusciva a concentrarsi. 

Talvolta questi virgulti – uno dei quali con l’acne - nel loro parlare usavano addirittura termini vernacolari, financo scadendo nel turpiloquio, il che rendeva ancora più inaccettabile la situazione. 

Non solo. L'Autore rivela che quegli sgraditi compagni di viaggio non lo degnavano di uno sguardo: continuavano a parlare tra loro di calcio e ragazze, bevendo Coca Cola, benché avessero la fortuna di potersi confrontare su Proust con un gigante del pensiero come Elkann. 

Pensate che al termine del viaggio non lo hanno nemmeno salutato.

La misura era colma. 

Ma per fortuna, una volta giunto a destinazione, Elkann ha preso il telefonino e ha ordinato a Molinari di ospitare il suo sdegno.

Il mondo doveva sapere.

Alessandro Giglioli



Che mangino brioches!

#satira #comics #cartoons #alainelkann #lanzichenecchi
Olivieri


by Tiziano Riverso





MEDIA & REGIME
I giornalisti di Repubblica si dissociano dall’articolo di Alain Elkann (padre dell’editore): “Contenuti classisti”

di Alberto Marzocchi | 24 LUGLIO 2023
Sul treno per Foggia con i giovani “lanzichenecchi”. Si intitola così l’articolo firmato da Alain Elkann, uscito stamattina sulle pagine culturali de la Repubblica. Un racconto, in prima persona, sul treno Roma-Foggia, che vede il giornalista “vittima” di quelli che lui stesso definisce “lanzichenecchi”, cioè giovani un po’ chiassosi che, evidentemente, infastidiscono per qualche ora il padre dell’editore di Repubblica e presidente del gruppo Gedi. Il reportage (?), pubblicato a pagina 29, ha fatto saltare sulla sedia diversi giornalisti della testata, tanto che nel primo pomeriggio il cdr (comitato di redazione) ha inviato una mail, a colleghe e colleghi, per prendere le distanze dai contenuti dello scritto.

“Questa mattina la redazione ha letto con grande perplessità un racconto pubblicato sulle pagine della Cultura del nostro giornale, a firma del padre dell’editore. Considerata la missione storica che si è data Repubblica sin dal primo editoriale di Eugenio Scalfari, missione confermata anche ultimamente nel nuovo piano editoriale dove si parla di un giornale ‘identitario’ vicino ai diritti dei più deboli, e forti anche delle reazioni raccolte e ricevute dalle colleghe e dai colleghi, ci dissociamo dai contenuti classisti contenuti nello scritto. Per i quali peraltro – concludono nella nota – siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi, imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà”.
Nell’articolo Alain Elkann, che ha “un vestito di lino blu e una camicia leggera” (in contrapposizione ai giovani sul treno, che hanno “t-shirt bianca e pantaloncini corti neri” e nessuno dei quali “porta l’orologio”) tira fuori dalla “cartella di cuoio marrone” la “mia penna stilografica”; ma anche i giornali (Financial Times, New York Times, ovviamente Repubblica) e la Recherche du temps perdu di Marcel Proust, di cui scrive alcune annotazioni. Chi è con lui nel vagone, invece, parla “di calcio, giocatori, partite, squadre, usando parolacce e un linguaggio privo di inibizioni“. Nessuno sembra prestargli attenzione e così “arrivando a Foggia, mi sono alzato, ho preso la mia cartella. Nessuno mi ha salutato, forse perché non mi vedevano e io non li ho salutati perché mi avevano dato fastidio quei giovani ‘lanzichenecchi’ senza nome”.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it


by le più belle frasi di Osho


Alain Elkann e la sua abissale distanza dalla realtà. Neanche Cechov si sentiva così superiore
Qualcuno sui social ha scritto, a proposito dell’articolo di Alain Elkann sui suoi incontri sull’Italo che lo portava a Foggia, “Repubblica in purezza”. Come fosse un Sangiovese (senza offesa per il Sangiovese). Sì, perché la vicenda del viaggio di Elkann, in una molto popolare carrozza di “Prima” – ma perché una persona della sua statura (e del suo reddito) non si è preso un più esclusivo Executive o addirittura un Salottino? – rivela l’ormai irreversibile sradicamento dalla realtà del giornale che, per dire, fu fondato da Eugenio Scalfari e poi diretto da Ezio Mauro.

Elkann ha incontrato, nella molto popolare carrozza di Prima, un gruppo di giovani che parlavano di calcio e di ragazze, vestiti in pantaloncini e t-shirt, mentre lui, in abito di lino e camicia leggera, era infastidito da questi “lanzichenecchi” che non gli lasciavano sfogliare in pace il New York Times, il Financial Times e La Recherche di Proust. Ora, Repubblica fu il giornale dove le inquietudini dei giovani degli anni Settanta erano raccontate (e vissute) da quell’altro giovane, giornalista in purezza, lui sì, che era Carlo Rivolta. E’ vero che il comitato di redazione si è dissociato dai “contenuti classisti” del pezzo del padre del proprietario del giornale. Ma il senso di abissale distanza dalla realtà rivelato da questa improvvida sortita resta.

Ho pensato a come si poteva commentare il pezzo di Elkann senza cadere nel banale. Mi è venuto in mente, chissà perché, un altro antico giornalista di Repubblica: si chiamava Beniamino Placido. Era un piacere sentirlo e leggerlo, l’ho seguito per tanti anni. Ha fatto, tra l’altro, il critico televisivo per otto anni. L’ha fatto con lo spirito giusto, di chi guarda la televisione per dovere di giornalista e senza sussiego. In questo, racconta lui in un bel libro che si chiama La televisione col cagnolino, l’ha aiutato Cechov. Che c’entra Cechov con Placido, e soprattutto con Alain Elkann?

“Siamo nel 2023 e ancora facciamo viaggiare Alain Elkann sui treni con i poveri ma che ca**o di paese siamo?”, “La prima classe pullula di popolani”: le reazioni social all’articolo dello scrittore
C’entra. Perché, dice Placido per spiegare il curioso titolo di quel libro, c’è un racconto di Cechov che si chiama La signora col cagnolino. In quel racconto c’è tutto Cechov, il quale – e qui lascio la parola a Placido – “non si crede superiore a nessuno. Nemmeno alle signore scontente – perché malmaritate – della borghesia russa del suo tempo (e di chissà quanti altri tempi). Nemmeno alle malmaritate che vanno a Jalta in vacanza, col loro cagnolino”. Cechov, continua Placido, “non riesce a sentirsi superiore agli altri esseri umani. E’ questo che fa la sua superiorità, come scrittore”.

Non solo Cechov non si sente superiore, ma non ci fa sentire nemmeno noi superiori al mondo che descrive. La signora va a Jalta e incontra qualcuno. Ma Cechov non ci fa sentire superiori “al rozzo burocrate che lei lì, a Jalta, incontra. Non ai contadini, agli impiegati, alle donnette, agli ometti, ai militari, ai borghesi che descrive”. E qui Placido fa il triplo salto mortale, il pezzo di bravura che lo riporta al suo tema, la televisione, senza sussiego: “E’ proprio sicuro che siamo così diversi da, così superiori a loro, solo perché non guardiamo la televisione, o diciamo di non guardarla?” Chissà cosa avrebbe scritto Placido di Elkann, oggi. Ce lo vedo: è proprio sicuro che siamo così diversi da quei ragazzi solo perché diciamo di non parlare di calcio e ragazze?

Forse Placido, quando descriveva il racconto di Cechov della signora col cagnolino, e la semplicità del suo linguaggio, stava vedendo in una palla di vetro Alain Elkann in viaggio verso Foggia. E forse lesse in anticipo di trent’anni (il libro di Placido è del 1993) l’articolo dello stesso Elkann su Repubblica per usarlo come controesempio mentale di come non descrivere gli altri che si incontrano. Siano signore malmaritate in vacanza a Jalta, siano contadini, impiegati o rozzi burocrati. O siano ragazzi che in treno parlano di calcio e di ragazze.



By Portos / Franco Portinari

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L'articolo:





SUL TRENO PER FOGGIA CON I GIOVANI «LANZICHENECCHI»
di Alain Elkann
Non pensavo che si potesse ancora adoperare la parola “lanzichenecchi” eppure mi sbagliavo. Qualche giorno fa, dovendo andare da Roma a Foggia, sono salito su una carrozza di prima classe di un treno Italo. Il mio posto assegnato era accanto al finestrino e vicino a me sedeva un ragazzo che avrà avuto 16 o 17 anni. 
T-shirt bianca con una scritta colorata, pantaloncini corti neri, scarpe da ginnastica di marca Nike, capelli biondi tagliati corti, uno zainetto verde. E l’iPhone con cuffia per ascoltare musica. Intorno a noi, nelle file dietro e in quelle davanti, sedevano altri ragazzi della stessa età, vestiti più o meno allo stesso modo: tutti con un iPhone in mano. Alcuni avevano in testa il classico cappello di tela con visiera da giocatore di baseball di colori diversi, prevalentemente neri, e avevano tutti o le braccia o le gambe o il collo con tatuaggi piuttosto grandi. Nessuno portava l’orologio. 
Io indossavo, malgrado il caldo, un vestito molto stazzonato di lino blu e una camicia leggera. Avevo una cartella di cuoio marrone dalla quale ho estratto i giornali: il Financial Times del weekend, New York Times e Robinson, il supplemento culturale di Repubblica. Stavo anche finendo di leggere il secondo volume della Recherche du temps perdu di Proust e in particolare il capitolo “Sodoma e Gomorra”. Ho estratto anche un quaderno su cui scrivo il diario con la mia penna stilografica. 
Mentre facevo quello, i ragazzi parlavano ad alta voce come fossero i padroni del vagone, assolutamente incuranti di chi stava attorno. Parlavano di calcio, di giocatori, di partite, di squadre, usando parolacce e un linguaggio privo di inibizioni. 
Intanto il treno, era arrivato a Caserta. Non sapevo che per andare da Roma a Foggia si dovesse passare da Caserta e poi da Benevento. Pensavo di aver sbagliato treno, ma invece è così. Non ho mai rivolto la parola al mio vicino che o taceva ascoltando musica o si intrometteva con il medesimo linguaggio nella conversazione degli altri ragazzi. 
A un certo punto, poco dopo Benevento, mentre erano sempre seduti o quasi sdraiati ai loro posti, ammassando nei vari cestini per la carta straccia lattine di Coca Cola o tè freddo, uno di loro ha detto: «Non è che dobbiamo stare soli di sera: andiamo a cercare ragazze nei night». 
Un altro ragazzo più piccolo di statura e con il viso leggermente coperto di acne giovanile ha detto: «Macché night! Credetemi, ho esperienza. Bisogna beccare le ragazze in spiaggia e poi la sera portarle fuori e provarci. La spiaggia è il posto più figo e sicuro per beccare». 
Quella conversazione sulle donne da trovare era andata avanti mentre io avevo finito di scrivere sul mio quaderno ed ero immerso nella lettura di Proust. Loro erano totalmente indifferenti a me, alla mia persona, come se fossi un’entità trasparente, un altro mondo. 
Io mi sono domandato se era il caso di iniziare a parlare col mio vicino, ma non l’ho fatto. Lui era la maggioranza, uno nessuno centomila, io ero inesistente: qualcuno che usava carta e penna, che leggeva giornali in inglese e poi un libro in francese con la giacca e i pantaloni lunghi. 
Per loro chi era costui? 
Un signore con i capelli bianchi, una sorta di marziano che veniva da un altro mondo e che non li interessava. Pensavano ai fatti loro, parlavano forte, dicevano parolacce, si muovevano in continuazione, ma nessuno degli altri passeggeri diceva nulla. 
Avevano paura di quei ragazzi tatuati che venivano dal nord, lo si capiva dall’accento, o erano abituati a quel genere di comportamento? 
Arrivando a Foggia, mi sono alzato, ho preso la mia cartella. Nessuno mi ha salutato, forse perché non mi vedevano e io non li ho salutati perché mi avevano dato fastidio quei giovani “lanzichenecchi” senza nome.



martedì 27 giugno 2023

Addio Silvio: la satira, grata, ti saluta! (Seconda parte)

 


By Riccardo Mannelli


B

Makkox


Camera ardente

Pillinini



La Repubblica del Banana. Silvio #Berlusconi è morto a 86 anni: capo di 4 governi, pregiudicato per frode fiscale, finanziatore della mafia e 9 volte prescritto. Le tv lo beatificano, domani funerali di Stato e pure lutto nazionale #funeralidistato #luttonazionale

Christian Durando




Berlusconi 

Valerio Marini



Berlusconi siamo noi #berlusconi #mafia #corruzione #beatificazione #fascismo #razzismo #italia

Paolo Lombardi


#Berlusconi #lutto #dudu
Tartarotti


don't you forget about me
Magnasciutti



Mike Comics



ROBA PASSATA
In effetti la vita del paese l'ha cambiata radicalmente.  
Decisamente in peggio.  
Ha rimbambito generazioni di italiettani 
con insulsi programmi televisivi fatti di volgarità, 
aggressioni verbali e ignoranza, riducendo poi 
anche il servizio pubblico a tale livello.
Ha sdoganato la prostituzione minorile e 
trascinato il paese nel ridicolo grazie agli infantili 
cucù alla Merkel e corna nelle foto di gruppo nei G8, 
per non parlare dei procedimenti penali decaduti 
per prescrizione "grazie" alle sue stesse leggi.
Parlare della vita di un pregiudicato come fosse quella di un santo 
è infamante nei confronti di tanta gente che ha vissuto 
un'esistenza per il bene e la crescita morale e culturale 
della collettività, pagando spesso con la vita 
scelte di altissimo profilo.
Roberto Mangosi





14 giugno 2023 - Ci piace ricordarlo così.

© Milko Dalla Battista



By Mario Bochicchio


Lutto e omaggio nella Repubblica del Banana

"Ahi, povera Italia ridotta in schiavitù, dimora di sofferenza, nave alla deriva nel pieno della tempesta, non più signora dei popoli, ma luogo di prostituzione!"
Puglia Paride


Io non dimentico, non perdono: non posso

"Io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che l'uomo fa vive oltre di lui, il bene sovente, rimane sepolto con le sue ossa...e sia così di Cesare."(da Giulio Cesare di W. Sheskspare)
Paride Puglia


"E questo è tutto gente".
Gianni Fioretti

Luca Ricciarelli




By Vanessi



By Riccardo Mannelli


By Riccardo Mannelli


La satira ringrazia
Tiziano Riverso