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lunedì 2 maggio 2016

I bambini e la pedofilia.

STOP CHILD ABUSE!
Occhi
CeciGian



Io non ho paura

30/04/2016
MASSIMO GRAMELLINI
A dispetto del nome ecologico, il Parco Verde di Caivano è un conglomerato orrendo di case attaccate l’una all’altra per farsi coraggio. A un certo punto da uno di questi palazzacci sono cominciati a cadere i bambini. Prima Antonio da una finestra. Poi Fortuna dal terrazzo, perdendo una scarpetta nel volo. La signora dell’ultimo piano ha negato di avere visto la bimba sul suo pianerottolo: in seguito si è scoperto che la scarpetta l’aveva nascosta lei. Ma tutta l’indagine è stata un rosario di reticenze e connivenze, di adulti che coprivano i colpevoli nel timore di ritorsioni, perché la paura è il veleno che hanno respirato per tutta la vita e il silenzio omertoso la migliore garanzia di sopravvivenza. Persino quando il reato da nascondere è il più abietto che si riesca a immaginare.

Anche i bambini del condominio, debitamente ammaestrati, hanno negato l’evidenza. Finché tre di loro, tre fratellini, sono stati strappati al Parco e presi in custodia dai servizi sociali. All’inizio non riuscivano nemmeno a giocare. Ma dopo qualche tempo si sono lasciati sedurre dall’ambiente amico e hanno iniziato a vivere, quindi a parlare. Rivelando gli orrori a cui avevano assistito e da cui si erano dovuti difendere, non sempre con successo. Se due coppie di orchi sono state messe nelle condizioni di non nuocere, lo si deve a quei bimbi che, a differenza dei grandi, hanno imparato a non avere paura. Il riscatto delle zone marce di questo Paese passa dal coraggio dei più piccoli. E da quello dello Stato di strapparli a famiglie perdute che hanno perso il diritto di allevarli.



Pedofilia
Tiziano Riverso



Screamm    Menekse Cam
Never remain silent, if you suspect a child is being abused. You may be only person who can help her/him. Your actions can save a life. STOP CHILD ABUSE!
12 May 2015

Child Abuse-Air Bag (2007)
BY JIHO, FRANCE



LOCAL DC - Child Abuse
BY NATE BEELER, THE WASHINGTON EXAMINER  -  4/9/2008



Pedophiles  BY CARDOW, THE OTTAWA CITIZEN - 8/20/2006



Abused Teddy BY BILL DAY, CAGLE CARTOONS - 9/26/2011

martedì 22 marzo 2016

22 marzo Bruxelles sotto attacco

Plantu




Bruxelles sotto attacco: kamikaze in aeroporto 
“23 morti e feriti”. Spari e urla in arabo prima del boato 
Bombe in metro





Bruxelles (dopo Plantu) | di Marco Careddu


Dilem






Magritte parody, 
Marco de Angelis, Italy 22-3-2016

securityBY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS - 3/22/2016





Non facciamoci fermare dal mostro della paura
23/03/2016
MASSIMO GRAMELLINI
Se la paura è un mostro che si nutre di buio, la scena del Martedì di Passione che ci resterà impressa nella mente l’ha ripresa un telefonino nelle viscere della metropolitana di Bruxelles. Il treno si è appena fermato in mezzo al tunnel e i passeggeri scendono dai vagoni per incamminarsi lungo le rotaie, verso la stazione più vicina. Nei loro gesti non si respira il panico dell’aeroporto, dove tutti correvano a perdifiato trascinandosi appresso i carrelli. Forse qui sotto non hanno ancora la percezione esatta di cosa è successo. Qui il buio e il silenzio avvolgono ogni azione e ogni emozione. A sporcarli affiorano il bagliore tenue delle luci di emergenza e il pianto isolato di un bambino. Ma gli adulti non piangono e non urlano. Neppure parlano. Si limitano a camminare silenziosi in fila per due, ascoltando il rumore dei propri passi senza rallentare né correre, come durante una processione.

A un certo punto la camera del telefonino inquadra un uomo con un corpetto blu solcato da un’enorme scritta Nike.

Cammina da solo in mezzo alle rotaie e tiene in mano un mazzo di fiori bianchi e rossi. Sembra quasi sollevarli con cura, affinché la polvere che sale dal basso non deturpi troppo la loro innocenza. Chissà a cos’erano destinati: se a battezzare una laurea, il vincitore di una gara sportiva o un appuntamento galante di prima mattina. La scena ha un effetto surreale che trascende nel magico: dopo tanto buio, in fondo al tunnel si comincia a intravedere una luce.

Anche noi vorremmo vedere la luce, sperando non sia quella di un treno in corsa che procede contromano. Dopo la mattanza dei vignettisti di Charlie Hebdo eravamo sconvolti, ma immaginavamo ancora che il terrore colpisse obiettivi mirati. Dopo il Bataclan abbiamo capito che non era così, ma continuavamo a sperare che si trattasse di un attentato sporadico, non di un atto bellico a cui ne sarebbero seguiti molti altri. Finché è arrivata la battaglia di Bruxelles a ricordarci che qualcuno ci ha dichiarato guerra e che qualunque muro eretto tra noi e il nemico è ridicolo perché il nemico è già penetrato nella fortezza Europa. Ci è nato, ha frequentato le sue scuole, usufruito dei suoi servizi, imparato le sue lingue e quanto basta dei suoi costumi per coglierne gli aspetti più vulnerabili. I disperati che scappano dalla guerra e i fanatici che ce la portano in casa sono due problemi enormi, ma molto diversi tra loro, che non verranno mai risolti se affrontati allo stesso modo.

La paura non dà mai risposte. Fa solo domande. La più stringente se la stanno ponendo le persone che avevano prenotato un viaggio all’estero per i giorni di Pasqua. Rinunciare, a costo di rimetterci dei soldi? O sfidare il destino, accettando il rischio di salire su un aereo, ma ormai anche su una metropolitana? E qual è il limite da dare all’espressione «viaggio all’estero», quando il terrore invade la capitale stessa dell’Europa?

L’essere umano opta tendenzialmente per la soluzione che risuona meno pericolosa al suo carattere. Il fatto è che questa soluzione si sta rattrappendo di mese in mese, come il numero di Paesi sulla cartina geografica in cui sia ancora possibile immaginare di trascorrere una vacanza senza infilare troppa angoscia in valigia. E’ il ricatto del terrorismo, lo sappiamo, ma conosce un limite nel nostro desiderio naturale di muoverci, accettando rischi calcolati. I treni e gli aeroporti torneranno a popolarsi, perché nessuno è disposto a rinunciare al piacere di percorrere in libertà almeno la porzione di terra che gli è toccata in sorte. Quell’Europa che, paradossalmente, la tragedia spagnola del pullman dell’Erasmus e gli attentati di Bruxelles ci stanno facendo sentire finalmente nostra.

Restringendo la visuale all’Italia, bisogna riconoscere che la sua prolungata impermeabilità ai sicari del Califfo non è frutto del caso o di un accordo segreto con la mafia, come giurano i dietrologi che tutto sanno, ma dello straordinario lavoro di una tra le Intelligence migliori del mondo. Si dice che l’esercizio sviluppa l’organo e i servizi italiani si sono addestrati attraverso mezzo secolo di lotta al terrorismo politico e alla criminalità organizzata, fino a raggiungere livelli di efficienza e di prestigio che le frange di agenti «deviati» non sono riusciti a macchiare. Forse un giorno verremo a sapere quante Bruxelles sono state risparmiate agli italiani in questi anni, grazie ai controlli e alle intercettazioni che qualche anima candida vorrebbe abolire.

La paura è un sentimento reazionario che spinge verso scelte reazionarie. Storicamente trascina i popoli alla dittatura, nell’illusione che sospendere le garanzie democratiche possa proteggere meglio dal terrore. In realtà il populismo porta all’isolamento e l’isolamento non fa che aumentare il pericolo. Ma se avere paura è un diritto, e in certa misura un dovere, anche non perdere la testa lo è. Si brancola al buio come nel tunnel di Bruxelles, eppure si comincia a intravedere una luce. L’interruttore lo hanno in mano i leader europei. Cercheranno l’applauso facile delle opinioni pubbliche, sollevando ponti levatoi nel cuore dell’Europa, oppure useranno l’emergenza per accelerare il processo di integrazione tra le polizie continentali? Forse il terrorismo, come la paura, non si combatte alzando muri, ma gettando reti.






Edy Perazzolli



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sabato 12 marzo 2016

Grande Sophie Marceau!

GRANDE Sophie Marceau !!
Rifiuta Legion d'Onore per non essere accomunata a principe saudita che nei giorni scorsi è stato decorato de la Lègion d'honneur dal presidente Holland.




François Hollande décore de la Légion d'honneur le prince héritier d'Arabie saoudite. Le dessin du Monde du 7 mars.
Plantu





Il tempo delle mele mature
11/03/2016
MASSIMO GRAMELLINI
Sophie Marceau ha rinunciato alla massima onorificenza francese, la Legion d’Onore, perché nei mesi scorsi il presidente Hollande l’aveva consegnata di nascosto anche al principe ereditario dell’Arabia Saudita. In un mondo dove molti cultori del pensiero elastico sono disposti a lappare i glutei di una giuria intera pur di sgraffignare un premio di latta da esibire nelle loro tronfie biografie, l’idea che Marceau abbia scansato l’agognata corona per ragioni di principio suona arrogante, provocatoria, bizzarra. In una parola: meravigliosa. L’Arabia Saudita è stata definita con qualche ragione «un’Isis che ce l’ha fatta». Si tratta di una monarchia teocratica che ha partorito l’ala più oltranzista dell’Islam, quella wahabita, germe di tutti i fondamentalismi. Solo l’anno scorso ha ordinato 154 esecuzioni capitali, sottopone i dissenzienti a sedute pubbliche a base di frusta e mortifica le donne al punto che durante l’incendio di una scuola femminile la polizia religiosa impedì ad alcune studentesse di mettersi in salvo perché nella concitazione non avevano fatto in tempo a recuperare il velo.

Sono questi bei personaggi che l’Occidente considera clienti e alleati fedeli, mentre dà la caccia ai terroristi allevati da loro. La Ragion di Stato impone di chiudere gli occhi e nascondere la mano, come ha fatto Hollande nel premiare il principe saudita. Invece un’attrice può ancora permettersi il lusso di esprimere la sua umanità senza lasciarsi intaccare dal cinismo. Deve avere coraggio, però. Evidentemente la ragazzina del «Tempo delle mele» è diventata una donna tosta. Chapeau, Marceau.




Manifestation contre la Loi El Khomry
blog.francetvinfo.fr/oeil-20h/2016/03/07/prince-saoudien-president-syrien-a-chacun-sa-legion-dhonneur.html
Pierre Ballouhey



Legion of Honor !    SWAHA
France awards Legion of Honor to Saudi prince 'for terror fight'
08 Mar 2016


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da Lettera 43

Legion d'onore, la Francia ha esaudito la richiesta dei sauditi
Rivelato lo scambio di mail della diplomazia francese. Parigi dice sì in meno di 6 ore. «Nel discorso, per compensare, facciamo un riferimento ai diritti umani»
11 Marzo 2016
Il ministro degli Esteri Jean Marc Ayrault e il presidente François Hollande all'Eliseo per l'assegnazione della Legion d'onore al principe saudita Mohammed Ben Nayef.
(© Gettyimages) Il ministro degli Esteri Jean Marc Ayrault e il presidente François Hollande all'Eliseo per l'assegnazione della Legion d'onore al principe saudita Mohammed Ben Nayef.

C'è chi la rifiuta e chi la richiede. Se l'attrice Sophie Marceau ha detto no alla Legion d'onore francese per protesta contro quella consegnata pochi giorni prima e con assoluto riserbo al primo ministro saudita Mohammed ben Nayef, ora si scopre che l'onorificenza al numero due della dinastia di Riad è stata chiesta a Parigi nientemeno che dal numero due della dinastia di Riad.
La Francia ha accolto obbedientemente la proposta. E ha celebrato il tutto con riservatezza, consapevole che il regime saudita, macchiatosi di settanta esecuzioni da inizio anno, di cui oltre quaranta in una sola giornata, «non gode» - testuali parole - «di buona stampa».
A rivelare i retroscena del riconoscimento on demand è stato il sito Causette.fr, mensile politico femminile, che ha pubblicato uno scambio di mail riservato tra l'ambasciatore Bertrand Besancenot e alti funzionari del corpo diplomatico francese e consiglieri dell'Eliseo.
«IN QUESTO MOMENTO MI PARE INDISPENSABILE». Nella corrispondenza strettamente riservata, il rappresentante di Parigi in Arabia Saudita stila una lista di «buoni motivi» per avvallare l'assegnazione dell'onorificenza napoleonica al principe ereditario della monarchia wahabita.
La Legione sarebbe «un gesto nei confronti del futuro re Saudita», argomenta Besancenot nella prima mail del 2 marzo, inviata al consigliere per il Medio Oriente di François Hollande, David Cvach. E in quelle righe si rivela l'insospettabile: «Rispondere alla sua richiesta di ricevere la Legion d'Onore in un momento in cui intende rafforzare la sua statura internazionale mi pare indispensabile».


Il presidente francese François Hollande di fronte al principe ereditario saudita Mohammed ben Nayef, all'Eliseo il 4 marzo (Gettyimages).

«I giornalisti? Rispondiamo lotta all'Isis»

Il messaggio è inviato alle sette e quattro minuti e dopo dieci minuti arriva la prima risposta da Parigi: «Nessun motivo per non farlo», scrive Jérôme Bonnafont, direttore del dipartimento Africa del Nord e Medio Oriente del ministero degli Esteri di Jean-Marc Ayrault. Ma una raccomandazione: «Serve riserbo con i media ma senza nasconderlo, altrimenti verrà interpretato (da Riad) come un'umiliazione, se (i giornalisti, ndr.) ci chiedono qualcosa risponderemo lotta all'Isis e partenariato economico e strategico».
«PER COMPENSARE AGGIUNGIAMO DIRITTI UMANI». E ancora: «Aggiungiamo ovviamente, per compensare, elementi sui 'diritti umani' tra i contenuti del discorso».
Passano altri sette minuti e il responsabile del protocollo dell'Eliseo, Laurent Stefanini, dice che da parte sua «non ci sono obiezioni». La questione, spiega Cvach alle 9 e 43, sarà sottoposta a Hollande attraverso il suo consigliere diplomatico, Jacques Audibert. Sono passate meno di sei ore dal primo messaggio, e alle 12 e 53 Cvach scrive: «È il momento, suppongo, di comprare azioni Mbn (Mohammed ben Nayef, ndr)». Due giorni dopo, il 4 marzo, il principe verrà accolto all'Eliseo e riceverà il riconoscimento più prestigioso della Repubblica francese.

Ecco il testo della mail inviato dall'ambasciatore francese a Riad, così come riportato da Causette.fr:
Oggetto: decorazione del principe ereditario dell'Arabia Saudita
Mercoledì 2 marzo ore 7.04
De : Bertrand Besancenot (ambasciatore in Arabia Saudita)
A : David Cvach (consigliere per il Medio Oriente di François Hollande)
Cc : Laurent Stefanini (capo del protocollo dell'Eliseo), Jérôme Bonnafont (direttore dipartimento Medio Oriente del ministero degli Esteri)

Caro David,
mi permetto di inviarti in allegato la proposta di decorazione per il principe Mohamed ben Nayef.
So che alcuni si interrogano sull'opportunità di decorare ora il principe ereditario, poco tempo dopo la campagna mediatica contro l'Arabia Saudita in Francia.
Certo, il regno non gode di buona stampa. Ma temo che il miglioramento della sua immagine richieda del tempo...

In compenso, l'accoglienza a Parigi del principe Mohamed Ben Nayef è molto importante per numerose ragioni:
- Conferma della nostra perenne partnership strategica in un momento sensibile della situazione in Medio Oriente
- Riconoscimento del ruolo personale cruciale del principe nella lotta al terrorismo, che è una priorità nazionale condivisa,
- Necessità di conservare la dinamica del rafforzamento della nostra cooperazione bilaterale per confortare le nostre prospettive civili e militari.

È anche un gesto verso il futuro re d'Arabia Saudita. È in questo contesto che mi sembrerebbe indispensabile di rispondere alla sua richiesta di ricevere la legione d'onore, in un momento in cui si augura di rafforzare la sua statura internazionale. Questo sarebbe un buon incentivo a 'giocare' la sua partita con la Francia.   

martedì 1 marzo 2016

Ennio Morricone Oscar 2016 per la Miglior colonna sonora originale

Miglior colonna sonora originale
candidati:
Il ponte delle spie
Carol
The Hateful Eight - VINCITORE Ennio Morricone
Sicario
Star Wars: il risveglio della Forza

Morricone
...To my way... di PierPaolo Perazzolli


Morric One

MASSIMO GRAMELLINI
Sul palco degli Oscar Ennio Morricone ha parlato in italiano. Non si ha memoria che prima di lui lo avessero fatto altri. È molto probabile che sapesse l’inglese, quantomeno abbastanza da imbastire i ringraziamenti di rito. Inoltre leggeva da un foglietto rimasto scaramanticamente piegato per tutta la sera nella tasca dello smoking e quindi, se pure la sua conoscenza della lingua di Shakespeare e Tarantino si fosse fermata a «the cat is on the table», non avrebbe avuto alcuna difficoltà a farsi scrivere qualche frase. Invece ha usato l’italiano. Con consapevolezza di sé, senza ostentare orgoglio ma neanche tradire quel complesso di inferiorità tipico dei provinciali che induce tanti suoi connazionali a tuffarsi su ogni parola vagamente esotica e certi onorevoli a riempirsi la bocca di «stepchild adoption» storpiandone la pronuncia e ignorandone il significato.

Faceva effetto sentire risuonare la nostra lingua nel tempio delle divinità hollywoodiane, da Charlize Theron a Steven Spielberg tutte rigorosamente in piedi per rendere omaggio al Maestro. E faceva ancora più effetto cogliere il senso delle sue parole, piane e però non banali, mai sfiorate dalla retorica nemmeno nella dedica finale alla compagna di una vita. Sul palco più internazionale del mondo si aveva l’impressione di scorgere l’Altro Italiano. Quello che sa coniugare la gravità alla leggerezza, la normalità al talento e l’estro alla dignità. Di lui si parla poco perché non è pittoresco, ma ne esiste un esemplare quasi in ogni famiglia. E con la sua presenza dà un senso a tutte le altre.




È stata una serata davvero speciale quella vissuta da Ennio Morricone e Leonardo DiCaprio al Dolby Theatre per la consegna dei premi Oscar. Il compositore (riconoscimento alla carriera a parte) e l’attore sono riusciti finalmente a vincere il loro primo Academy Award, rispettivamente per la miglior colonna sonora (per il film The Hateful Eight) e come miglior attore (per Revenant). Un lungo inseguimento che entrambi hanno vissuto con particolare emozione.

The Hateful Eight Soundtrack
+ MIX

sabato 6 febbraio 2016

Visita di Rohani in Italia


25 gennaio 2016

 Inizia dall’ Italia il viaggio in Europa del presidente iraniano Hassan Rohani, che andrà in seguito anche in Francia.

Si tratta della prima visita ufficiale del presidente iraniano dalla fine delle sanzioni internazionali contro il suo paese.

Rohani ha incontrato presidente Sergio Mattarella al Quirinale. A seguire il capo del governo Matteo Renzi e Papa Francesco.

Il presidente iraniano è stato accompagnato da una delegazione di cui fanno parte, tra l’altro, i ministri degli esteri, del petrolio e dell’industria e oltre cento imprenditori.

Perché è soprattutto economico il significato di questa visita. L’Italia è stata primo partner commerciale dell’Iran in passato, la fine della messa all’indice della Repubblica islamica dovrebbe riportare a breve gli scambi commerciali ai livelli pre-crisi.

I temi dell’energia e del petrolio saranno in primo piano nella tre giorni di colloqui, da notare l’appuntamento con l’amministratore delegato dell’Eni Claudio de Scalzi. Senza dimenticare la cooperazione nei trasporti, nelle costruzioni e nelle infrastrutture in generale.



di Marilena Nardi








Ha scatenato le polemiche la decisione di coprire una serie di statue di nudi antichi dei Musei Capitolini in occasione della visita del Presidente iraniano Hassan Rohani. Una scelta ampiamente commentata dalla stampa internazionale e duramente criticata da numerosi esponenti politici italiani Pd compreso.
Un eccesso di zelo che rischia di mettere in imbarazzo Rohani stesso ha detto Pierluigi Bersani.



venerdì 22 gennaio 2016

Acqua di Colonia

Sexual agressions in Cologne on New Year’ eve.
Bado


Acqua di Colonia
MASSIMO GRAMELLINI
Secondo l’autorevole parere di un imam di Colonia, Sami Abu-Yusuf, la responsabilità delle violenze di Capodanno non sarebbe da attribuire ai maschietti che intimidivano e palpeggiavano, ma alle indigene che li provocavano andandosene in giro mezze nude e intrise di profumo. Rimango un ostinato fautore del dialogo, però vorrei che qualche illuminato ci spiegasse come si fa a dialogare con un troglodita che considera demoniaca la femminilità e vorrebbe estirparne ogni traccia, almeno in pubblico. Uno che, pur vivendo in Germania da decenni, non ha mai compiuto un solo passo verso la cultura che lo ha accolto, comportandosi nei fatti come un invasore arrogante e ottuso. Chiunque di noi, quando va all’estero anche solo per un giorno, si sforza di adeguarsi al contesto. A questo imam, invece, del nostro contesto non importa un fico. Ci considera una massa di degenerati e si rifiuta di prendere in considerazione la possibilità che una ragazza in Occidente si vesta come le pare e si profumi quanto le pare perché è un suo diritto farlo, senza doversi preoccupare delle reazioni ormonali che le sue scelte estetiche produrranno sui maschi irrisolti e frustrati.

La donna di Colonia potrà essere provocante, ma non è provocatoria. Si prende la libertà che il suo mondo le consente. E il suo mondo gliela consente in quanto libertà condivisa, che migliora la qualità del vivere di tutti. È una conquista recente, parziale, ancora molto fragile e proprio per questo non trattabile. Chi non è disposto ad accettarla va accompagnato alla porta con una boccetta di profumo come ricordo.



Dai  cartoons due suggerimenti per salvaguardarsi dalle violenze maschili


il primo molto occidentale

Safe shopping in Cologne    Maarten Wolterink
After the rapes and thefts on New Year's Eve 2015/2016, the mayor advised women to keep men on arm's length...
20 Jan 2016


il secondo molto orientale 

  Express yourself    Bart van Leeuwen
In response to the Cologne New Year gang assaults on women.
14 Jan 2016

mercoledì 16 dicembre 2015

Morto Licio Gelli, fu a capo della P2.

Morto Licio Gelli, fu a capo della P2. Al suo nome sono legati alcuni dei misteri più neri d’Italia
Aveva 96 anni. «Il materassaio», «Belfagor», «Il venerabile» sono alcuni dei soprannomi collezionati nel corso della sua lunga vita [...]

Licio Gelli , caricatura di Franco Portinari da "I QUATTRO DELL'APOCALISSE, 20 giugno 2010
Licio Gelli Secondo la Corte di Cassazione, il Grande Maestro dovrà pagare più tasse su alcune proprietà immobiliari che, tramite un testamento olografo, ha lasciato ai suoi familiari. Non si tratta di nuove logge, per fortuna. [...]Peccato che Licio Gelli sia ormai troppo anziano per entrare in politica: considerato che tra gli iscritti al Pd ce ne sono circa 4000 aderenti a logge massoniche, poteva diventare lui quel leader di cui la nostra sinistra ha tanto bisogno.                                                                                                                                          Marco Presta




da loggia al domani
Fabio Magnasciutti


Incubi d'oro.
Licio Gelli 1919 - 2015
Marco Tonus






Beppe Mora




SfraGelli d’Italia

MASSIMO GRAMELLINI
Di Licio Gelli ho sempre trovato sconvolgente il divario tra l’enormità della sua influenza e la pochezza della sua cultura. Quando uno immagina il Potere tende a raffigurarsi luoghi inaccessibili solcati da creature eteree e raffinate che decidono le sorti degli altri mettendo intelligenza e competenza al servizio di cinismo e crudeltà. Licio Gelli parlava un italiano da terza elementare, trafficava in affari dozzinali e tesseva trame da operetta in una stanza d’albergo di via Veneto dove riceveva cialtroni e spioni, generali e sensali, complottisti e fancazzisti. Era un trapezista del nulla, capace di saltare con una capriola dal fascismo all’antifascismo e di infilarsi in tutti i posti dove ci fosse odore di chiuso e non per aprire le finestre, ma per abbassare le serrande. Non esiste mistero italiano da cui non spunti la sua faccia di italiano qualunque, più furbo che intelligente. E questo la dice lunga sulla qualità mediocre che da noi hanno persino i misteri.

Mi sono sempre chiesto come mai il Gotha della politica, dell’amministrazione, del giornalismo e dell’imprenditoria si sia servito o messo al servizio di questo misirizzi di provincia, privo di carisma e capace di mettere insieme un cardinale con un generale, ma non tre frasi di senso compiuto. L’unica risposta possibile è che la nostra classe dirigente di intrallazzoni raccomandati senza spessore vale anche meno di Gelli. Allora come oggi, chi ha talento e passione non ha tempo per tramare e millantare, cioè per acquisire potere. È troppo impegnato a lavorare.


*

martedì 10 novembre 2015

Vatileaks 2015


Corvi viaggiatori
Bochicchio



IL CORVO SANTO
Scoperti gli autori delle spifferate sugli imbrogli vaticani. Saranno processati per il furto e la diffusione di atti segreti sulle attività della Curia romana. Ora però il vero problema è: hanno venduto frottole oppure no.
Uber

Bianco

Tullio Boi



Vatileaks per corvi e volpi, il resto è per l’uomo

di Nadia Redoglia
Se quelli son corvi, i due giornalisti scrittori alla Dan Brown (almeno quanto a pubblicità)  sarebbero volpi?  Tanto per richiamare le favole di Esopo, Fedro e de la Fontaine, ché altrimenti non si spiegherebbe da dove arrivi ‘sto conclamato bisogno morboso d’identificare gli umani in ogni specie animale (colombe, falchi, gufi, corvi, serpenti, gattopardi, leopardi e felini in genere, talpe, canguri, lupi  e via così andare)…tranne che nell’uomo. Consideriamo l’uomo troppo eccelso per accettare certi suoi comportamenti e dunque risolviamo il tutto definendo animale (ritenuto) inferiore chi non è ad altezza umana oppure, data la conclamata bassezza umana, ipocritamente ci mascheriamo parafrasando inferiori (invece nobilissimi) fratelli di specie?

Papa Bergoglio (che parla di demonio, non già d’animali esseri!) al momento fornisce buoni elementi per comprendere qualcosa. L’assumere il nome del poverello d’Assisi così amorevole fratello di tutti gli animali  terreni fa ben sperare quanto a rivelazione d’ autentica natura tra  “altezza” e “bassezza”.

Vatileaks ovvero fuga di notizie dal Vaticano. Già successe tre anni fa e subito dopo il papa Benedetto (sedicesimo) si dimise. Il papa Francesco I è arrivato per tentare di districare (che non vuole dire risolvere!) il marcio inanellato fin dalla dipartita di papa Pietro (primo e ultimo).

Ricordate la sera in cui fu eletto e si affacciò al balcone? Ci augurò “buonasera” e immediatamente dopo si qualificò come il “vescovo di Roma” ben prima che papa…

La Chiesa cattolica è la Chiesa cristiana che riconosce il primato di autorità proprio al vescovo di  Roma  perché successore di quel Pietro (primo e ultimo).
Chi ha orecchie per intendere, intenda…

4 novembre 2015


Moise
Trovate il MoisEditoriale di oggi anche su afNews QUA:
http://www.afnews.info/wordpress/2015/11/05/corvi-serpenti/

Fabio Magnasciutti

La Micela

Ultimo viene il Corvo
MASSIMO GRAMELLINI
Una delle ossessioni ingigantite dai social consiste nel privilegiare il retroscena alla scena, le modalità con cui si è venuti a conoscenza di un fatto rispetto al fatto vero e proprio. Ogni volta che affiora un’intercettazione non si discute tanto del suo contenuto ma della sua liceità e del chi l’ha fatta uscire e perché. Lo stesso meccanismo si applica alle gole profonde del Vaticano, i famosi Corvi. Dei primi due scandali che squassarono il Cupolone è rimasto nella memoria il maggiordomo del Papa che passò le carte alla stampa. Non che in quelle carte ci fosse scritto che Giulio Andreotti aveva nella sua disponibilità un conto di sette miliardi di lire presso la banca vaticana.

Lo schema si replica in queste ore. È tutto uno svolazzare di pennuti, un proliferare di allusioni sul monsignore spagnolo offeso col Papa per un mancato scatto di carriera, sulla giovane italo-francese issata senza alcuna ragione apparente ai vertici di un ente della Chiesa, sulle loro feste in terrazza riservate ai potenti. Ma il fumo delle chiacchiere rischia di togliere visibilità all’arrosto, ovvero ai documenti che la strana coppia avrebbe messo in circolo, da cui si scopre che il Vaticano possiede 4 miliardi (in euro) di patrimonio immobiliare soltanto a Roma e che valanghe di denaro raccolte per scopi benefici servono a finanziare la bella vita di qualche cardinalone allergico ai costumi evangelici di papa Francesco. Se ci si può permettere una garbata ingerenza nei confronti di uno Stato confinante che notoriamente non se n’è permesse mai, invece di chiudere in gabbia i corvi, il nuovo corso vaticano farebbe meglio a liberarsi degli sciacalli.


Francesco Basile




Misericordia
Vatileaks 2Papa Francesco
Mauro Biani





Riverso



Mannelli




Darix

... Tra Potere Temporale e Potere Spirituale...
Mario Airaghi

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Nota:

SOSTENTAMENTO DEL CLERO
Certo che non fa piacere scoprire che chi dovrebbe destinare il denaro alle opere di carità in realtà lo utilizza per il proprio benessere.
Capisco quanto Francesco possa essere amareggiato per la fuga di notizie ma ritengo che tutto sommato questo non possa che favorire la sua voglia di pulizia.
Potrebbe approfittare ad esempio chiedendo allo Stato Italiano che l'8 per mille venga trasformato da un "di cui" delle imposte dovute ad una aliquota aggiuntiva e volontaria.
Un grosso pericolo di scoprire i tanti finti cattolici odierni ma il piacere di scoprirne tanti nuovi e sinceri in futuro.
Uber

mercoledì 28 ottobre 2015

Ma a Sanremo come lo timbrano il cartellino?



MUTANDA PARTY
Ma quello che timbrava in mutande,
stava entrando o uscendo ??
Roberto Mangosi


Perché Sanremo è Sanremo
MASSIMO GRAMELLINI
Se un dipendente pubblico dichiara di essere in ufficio senza esserci commette un reato. Ma se a dichiarare il falso sono in duecento, quasi la metà della forza lavoro del Comune di Sanremo, la strisciata collettiva di cartellini taroccati che cosa diventa? Una prassi. La costituzione non scritta di questa repubblica fondata sul livore per le ruberie altrui, ma dove si ruba pacificamente ovunque, mica solo all’Anas. La repubblica delle BanAnas. Per farne parte occorre avere la faccia come il badge. Come il vigile che timbra il cartellino in mutande e scompare nella nuvola dei fatti suoi. Come lo stakanovista della canoa che si segna lo straordinario e poi va a pagaiare, e magari si lamenta dei politici senza nemmeno essere attraversato dal sospetto di appartenere a una casta anche lui. Come il funzionario animato da nobili intenti educativi che manda la figlia a timbrare al posto suo e la povera fanciulla, volenterosa ma inesperta, striscia quattro volte il cartellino prima di imparare a truffare lo Stato. Come l’impiegata che passa nella macchinetta il proprio badge e quello di un paio di amiche con la naturalezza di chi oblitera il biglietto della metropolitana, mentre i colleghi in coda dietro di lei fingono di non vedere o si accingono a fare lo stesso.

La malattia è talmente diffusa che i malati non sanno più di esserlo e i medici stanno peggio di loro. Forse qualche licenziamento in tronco potrebbe rinfrescare la memoria a tutti quanti. Perché Sanremo è Sanremo, cuore pop dell’Italia intera, ma se le telecamere nascoste venissero piazzate su qualsiasi altro palco del Belpaese lo spettacolo non sarebbe più allegro.


Franco Portinari




Senti chi casta
MASSIMO GRAMELLINI
Una rapida scorsa ai profili Facebook dei dipendenti del Comune di Sanremo arrestati per assenteismo reiterato e molesto introduce il lettore in un universo meraviglioso. «Mi vergogno di essere rappresentato da politici corrotti che saccheggiano ogni santo giorno uno dei Paesi più belli del mondo», scrive un saccheggiatore quotidiano delle casse pubbliche di uno dei Paesi più belli del mondo. Sorvolando sulle citazioni di Falcone e Margherita Hack in materia di morale e legalità, dispensate a pioggia da quei pulpiti illuminati, ecco un altro frequentatore seriale di cartellini taroccati che posta la foto di un uomo spiaggiato in un bar all’aperto accanto al cartello «Oggi passo la giornata come un politico, cioè non faccio un czz.». Col senno di poi sembrerebbe un’autodenuncia, ma con quello di prima si rivela soltanto l’ennesima testimonianza di una dissociazione mentale: i politici che rubano incarnano il male assoluto, mentre chi li critica comportandosi in piccolo come loro presidia l’avamposto del bene.

Perché sta qui l’aspetto peculiare e forse inemendabile dell’illegalità spicciola all’italiana. L’impiegato assenteista che striscia il badge per sé e i suoi cari non si sente un delinquente che imbroglia, ma una vittima che si arrangia. Un meschino tartassato o un talento incompreso, in ogni caso una persona in debito con la vita, che nella piccola truffa allo Stato vede una sorta di parziale e sempre provvisoria compensazione. Disprezza i politici perché in fondo ne invidia il potere. Il potere di rubare molto di più.

giovedì 8 ottobre 2015

Marino, Marino, Marino



"Marino"


Mi sono innamorato di Marino
Un ragazzo moro ma carino
Ma lui non vuol saperne del mio amore
Cosa faro' per conquistargli il cuor
Un giorno l'ho incontrato solo solo
Il cuore mi batteva mille all'ora
Quando gli dissi che lo volevo amare
Mi diede un bacio e l'amor sboccio'

Marino, Marino, Marino
Ti voglio al piu' presto sposar
Marino, Marino, Marino
Ti voglio al piu' presto sposar


O mia bella Roma
No non mi lasciare
Non mi devi rovinare
Oh, no, no, no, no, no






...la luna
...il dito
Fogliazza



Il povero Cristo è crocefisso, Barabba esulta, Giuda conta i trenta euro. Fasci, masso-mafi, 101 d'alemon, Pinocchio e pinocchietti, malversatori di basso e infimo bordo esultano, assieme a delinquenti di ogni risma, e si preparano a partecipare al SACCO SANTO Straordinaro prossimo venturo.Luciano Lodoli
L'ultima cena
Riverso


il pacco che s'incartava da sè
Mannelli


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L'intervista al sindaco dimissionario di Roma, Ignazio Marino, di Massimo Gramellini

cocaina in tasca”
“Renzi? Non ho avuto l’opportunità di conoscere il pensiero del presidente del Consiglio. Ma metà dei consiglieri Pd piangeva”
Alle nove di sera il Mostro Marino, sindaco dimissionario di Roma, ha la voce esausta di un chirurgo dopo dieci ore di camera operatoria. «È da ieri che non mangio e che non mi siedo: proprio come quando operavo». 

Se ne va a casa per cinque scontrini di ristorante non giustificati? 
«Ci avevano provato con la Panda rossa, i funerali di Casamonica, la polemica sul viaggio del Papa. Se non fossero arrivati questi scontrini, prima o poi avrebbero detto che avevo i calzini bucati o mi avrebbero messo della cocaina in tasca». 

Su qualche sito sono arrivati a imputarle di avere usato i soldi del Comune per offrire una colazione di 8 euro a un sopravvissuto di Auschwitz. 
«Se è per questo, mi hanno pure accusato di avere pagato con soldi pubblici l’olio della lampada votiva di san Francesco, il patrono d’Italia, “per farmi bello”. Senza sapere che sono centinaia di anni che il sindaco di Roma, a rotazione con altri, accende quella lampada». 

Vox populi: si dava arie da integerrimo e invece sotto sotto era uno spendaccione come gli altri.  
«Infatti una volta in cui mi trovavo in albergo a Londra per un convegno con i sindaci europei, ho rinunciato al buffet da 40 sterline perché mi sembrava uno schiaffo alla miseria. Ho attraversato la strada e sono andato da Starbucks». 

Ci sono cinque note spese in cui lei sostiene di avere cenato con qualcuno che invece nega di essere stato a tavola con lei. 
«Ho già detto che sono disposto a pagare di persona le mie spese di rappresentanza di questi due anni: 19.704,36 euro. Li regalo al Campidoglio, compresa la cena in onore del mecenate che poi ha staccato l’assegno da due milioni con cui stiamo rimettendo a posto la fontana di piazza del Quirinale, sette colonne del foro Traiano e la sala degli Orazi e Curiazi». 

Ma quelle note spese sono bugiarde oppure no? 
«Io non so cosa ci hanno scritto sopra. Ho consegnato gli scontrini agli uffici, come si fa in questi casi. Non escludo che possa esserci stata qualche imprecisione da parte di chi compila i giustificativi». 

Si aspettava che sarebbe venuto giù il mondo? 
«Ho rotto le uova nel paniere del consociativismo politico. Ho riaperto gare di acquisti beni e servizi che erano in prorogatio da una vita. Ho tolto il business dei rifiuti a una sola persona e il patrimonio immobiliare a una sola azienda che ha incassato dal comune 100 milioni negli ultimi anni, la Romeo». 

Da Renzi si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso? 
«Diciamo che Renzi non ha avuto la possibilità di apprezzare i cambiamenti epocali che abbiamo fatto in questa città». 

Si sente pugnalato alle spalle dal suo partito, il Pd? Non una voce si è alzata a sua difesa. 
«Mi hanno espresso vicinanza in due. Il ministro Graziano Del Rio e Giovanni Legnini, vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Erano entrambi molto avviliti per quanto accaduto».

video


E Renzi? 
«Non avendo avuto l’opportunità di parlare col presidente del consiglio, non ho potuto conoscere qual è il suo giudizio». 

Brr, che freddo. Lei ha presentato le dimissioni dicendo che in base alla legge ha venti giorni di tempo per ritirarle. Cos’è, una minaccia? 
«Ma si figuri. Prendo atto che Pd e Sel, due partiti della maggioranza, hanno chiesto le mie dimissioni. E un chirurgo non può restare in sala operatoria senza il suo team» 

Pensa che qualcuno starà festeggiando? 
«Sicuramente. Eppure oggi ho visto tanti volti rigati dalle lacrime… Alfonso Sabella, assessore e magistrato, mi ha detto che non piangeva così da 35 anni. E dieci consiglieri del Pd su diciannove mi hanno assicurato con le lacrime agli occhi che erano contrari alle mie dimissioni» 

Dieci su diciannove è la maggioranza… Se erano sinceri, il partito è spaccato in due. Tornerà indietro? 
«La decisione non è più nelle mie mani. E io sono l’ultima persona al mondo che vuole occupare una poltrona. Questo incarico meraviglioso mi ha procurato problemi familiari enormi, proiettili in busta e perdita della libertà personale». 

Sta scrivendo un libro sull’esperienza di sindaco e queste dimissioni vi aggiungeranno ancora più pepe. Pensa di avere pagato a caro prezzo la sua natura di marziano a Roma, anzi di marziano della politica, troppo ingenuo nei rapporti e poco avvezzo ai compromessi? 
«Se sono accuse, le considero medaglie. Non sono mai andato nei salotti e alle cene della Roma che conta. Non ho mai frequentato il mondo che in passato era abituato a decidere assieme alla politica le strategie economiche della città. Io alla terrazza ho sempre preferito la piazza. E vorrei ricordare che il 5 novembre avverrà un fatto storico: Roma sarà parte civile nel processo di Mafia Capitale. Noi abbiamo tagliato le unghie a chi voleva mettere le mani sugli affari». 

Ma le mani hanno finito per tagliarle a lei. E proprio alla vigilia di un evento come il Giubileo. Come mai? 
«Non lo so. Certo nei prossimi giorni bisognerà decidere quando e come investire sul Giubileo… La mia giunta ha segnato una discontinuità. Mi auguro che chi verrà dopo di me non riporti Roma indietro». 

Sembrano le parole di un uomo nauseato dalla politica. 
«Diciamo che il comportamento di una parte della classe dirigente non mi ha entusiasmato. Ho provato a interrompere il consociativismo degli affari che fa sedere maggioranza e opposizione intorno allo stesso tavolo, senza scontrini… E ho pagato per questo».



EX VOTO
Portos


Marino: fatto non fosti a viver come Bruto

di Nadia Redoglia
«…Immediatamente dopo, se gli scontrini non avessero funzionato, sarebbero passati a mettermi la coca in tasca…». Si fa per dire, per sintetizzare in qualche modo il succo delle cose. Ed è in questo modo che Ignazio Marino (già) sindaco di Roma ha sintetizzato.

Chi ha orecchie per intendere, occhi per vedere e capacità di sintesi, intende, vede e costruisce. Sono i “chi” che (perciò) avevano già previsto che non sarebbe durato a lungo…. Fin dalla panda rossa (auto o ailurus fulgens va bene uguale nel nostro caso) stava scritto che quel sindaco vaticinato -non vaccinato da mafia, casta, figli della lupa, marchesi del Grillo, romani poteri più o meno temporali, giungendo fino a quel primo figlio della lupa che, ammazzato il gemello, s’impossessò di ‘sta città eterna- aveva i semestri contati.

Ecco il punto. Eterna dde che? Senz’altro dell’esser “fatti per viver come Bruti”. E’ già un bel passo avanti rispetto a quel Romolo fratricida. Gli è che però già stiamo al 2015 d.C. e ancora esser fermi al tempo delle pugnalate a Gaio Giulio Cesare un po’ ci turba e inquieta (a parte il farci anche un po’ senso).

Se tanto ci dà tanto quanto ancora dobbiamo subire prima d’arrivare a risolvere i (fatti non siamo a esser) Gaio Massimo Carminati?

9 ottobre 2015






Ellekappa



Giannelli

... magnamo dopo...
Bianco



FANGO (SU) MARINO
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Vignettina un po' (MOLTO) in controtendenza con l'adesione viscerale e pressochè plebiscitaria al gettafango su Ignazio Marino!
Fonte QUA:
http://www.facemagazine.it/chi-ha-paura-di-ignazio-marino-ecco-le-vere-ragioni-di-un-linciaggio-senza-precedenti
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La vignetta è visionabile sul mio Spazio Flickr QUA:
https://www.flickr.com/photos/moisevivi/22028926792/#
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…e a breve nella rubrica “MoisEditoriali” di afNews.info QUA:
http://www.afnews.info/wordpress/2015/10/08/fango-marino/




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LINK:
Ho un sospetto su Ignazio Marino che nessuno dice
La rivincita di Mafia Capitale