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martedì 10 aprile 2012

Lega: Belsito e i cerchi magici


 via Bellerio, bel sit o isola del tesoro
 martedì 3 aprile 2012
PORTOS / Franco Portinari



il cerchio magico e il Leghista stregone

Marilena Nardi

TRASFORMISMI
 Belsito inguaia la Lega. L'accusa di appropriazione indebita dei rimborsi elettorali investe anche Bossi e famiglia. I fedelissimi si stringono intorno al capo ma già si sentono alcuni scricchiolii tipici del "si salvi chi può".
Gianfranco Uber



Nuovi grattacapi per la Lega.DOPO SCAJOLA, ANCHE LA CASA DI BOSSI RISTRUTTURATA “A SUA INSAPUTA”…!
PORTOS / Franco Portinari


 Lega
Lele Corvi per il Corriere



U.BOSS
Rocco Grieco


LEGA DA BERE
Rocco Grieco


I nuovi manifesti elettorali della Lega
 Luigi Alfieri


Famiglia
Bossi ha eruttato un grugnito
quando si è saputa la notizia
che il suo tesoriere , Belsito,
(in nome dell’antica amicizia),
prese un po’ di soldi del Partito
e li distolse, con molta perizia,
per sostenere il giocondo dito
che Bossi usa con molta dovizia.
Soldi per sostenere la famiglia
del Capo, fondatore della Lega,
forse per comperargli la pastiglia
oppure qualche cura della strega.Purtroppo costa cara la famiglia
che d’una trota vuol far … una triglia !
Vox
3 aprile 2012



"S.R.Q.P." - Sono Ramarri Questi Padani
04/04/2012
 Nicola Bucci "Bucnic"


Anonimi Benefattori...
Pietro Vanessi Una Vignetta di PV


mariobochicchio



VAURO


tesoro mio
fabio magnasciutti


ghe pensi muuu
fabio magnasciutti


Giannelli http://www.corriere.it/

Boss
CeciGian

Marco Gavagnin
GAVA http://gavavenezia.blogspot.com/
 

I galli
Makkox


Tesoriere di famiglia Marco Vukic




Tiziano Riverso

Tiziano Riverso

 Toponomastica padana
 Paride Puglia

 
 Paride Puglia
 

  Interessante l'articolo di Camon datato 18 marzo!!

    ...ben 15 giorni prima!

Le colpe della Lega

Quotidiani locali del Gruppo Espresso-Repubblica 18 marzo 2012

  Siamo chiusi a tenaglia dalle notizie (non ancora condanne, e neanche questo articolo lo è) di corruzione al vertice di partiti di destra, di sinistra e di centro. Non si salva niente. Chi vota da una parte non può dire: “La prossima volta voterò dall’altra”, perché dall’altra parte è la stessa cosa. Tutti i partiti nascondono segreti immondi. Il principale è questo: ricevono denaro dallo Stato come rimborso delle spese elettorali, molto di più delle spese stesse (circa il quadruplo). È denaro nostro, quindi sottratto a noi, che diventa denaro di nessuno, quindi chi può se lo prende e lo usa per suoi fini personali: case, ville, barche. In questo momento è reo confesso il tesoriere di un partito di centro-sinistra, il segretario del suo partito lo definisce “un ladro”, lui risponde “se parlo ti distruggo”. Ogni sera questo tesoriere appare in tv e minaccia. Noi ci domandiamo: perché non è in prigione? Chiunque di noi, se avesse rubato una quindicina di milioni di euro, sarebbe dietro le sbarre, e la figlioletta non verrebbe neanche a portargli le arance per la vergogna.
La corruzione a destra, a sinistra e al centro è una vecchia storia, ci abbiamo fatto il callo. Perciò sui giornali occupa uno spazio maggiore l’accusa (non ancora condanna) che ruota intorno alla Lega. Da un giornale di ieri, per tradizione refrattario al gossip, prendo le parole di un testimone: “… Per montare affari in Lombardia bisognava passare per il tale e il tal’altro, i quali dirigevano gli imprenditori dal sottoscritto”. Il sottoscritto è socio e cognato di un uomo politico già arrestato per tangenti, i due sono considerati “mazzieri del sistema di tangenti che ruota intorno alla Lega”. La notizia, dice il giornale, fornisce “uno spaccato impressionante del sistema di corruzione che, così come fotografato dalle carte, sembra non essere cambiato di una virgola rispetto a Tangentopoli”. Il fatto è clamoroso perché tocca la Lega. La Lega era nata per essere diversa, per non-rubare e punire chi rubava: era nata contro la grande “ladrona”, la nostra capitale. Che succede alla Lega? Semplice: non è più quella. E lo diciamo a prescindere dalla verità o meno delle attuali accuse. Nella Lega (ho amici leghisti, e scrivo queste cose con dispiacere) non c’è più onestà personale, famigliare, politica, amministrativa, programmatica. Non è onesta la famiglia di Bossi, con quel figlio bocciato due volte alla Maturità ed eletto consigliere della Lombardia, 12mila euro al mese, e quel parente meccanico spedito al Parlamento europeo. Non è onesta la minaccia della secessione, un’offa gettata in bocca a un elettorato che ha fame di una rivoluzione che non esiste. Non è onesto il rapporto con la sinistra e con la destra, che sono le ali tra cui la Lega sbanda seguendo ogni volta il proprio tornaconto. Non è onesta la sua attività legislativa, è scandaloso che un suo alto rappresentante scriva di suo pugno questa legge elettorale incostituzionale e antidemocratica, e poi sghignazzando la definisca “una porcata”. Non è onesto il federalismo pensato come una vendetta del nord contro il sud, mentre se si fa dev’essere una reimpostazione della nazione per il bene di tutti. Non è onesto il suo atteggiamento verso la mafia, sentita come un male che Dio manda per punire il sud, e dunque se ne occupi il sud. Non è onesto nemmeno tenere il leader che ha, che nelle condizioni in cui si trova (se parla non capiamo, se cammina dev’essere sorretto) dovrebbe stare a casa, aiutato da una badante. È una proposta politicamente scorretta? Prendiamola ad interim, per qualche anno, nell’interesse di tutti, anche della Lega. Sono tanti i mali o colpe o peccati della Lega. Vuol dare un segnale, eliminarne uno o due? Parta dal capo, che non può fare il capo e dev’essere sostituito. E dal figlio del capo: bocciato due volte alla maturità faccia il precario, come i suoi compagni promossi al primo colpo. Imparerà un sacco di cose, che non sa.

Ferdinando Camon


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"Ladroni a casa nostra": mini-album satirico sulla Lega

domenica 22 gennaio 2012

Naufragio

1912 Titanic
2012
Concordia

...

Il saluto del mare
I Titanic non sono metafora. Anche davanti al Giglio.
Mauro Biani


giglio shipwreck
 giglio shipwreck    Fabio Magnasciutti
dedicated to the victims of the Giglio shipwreck and the crowd of desperate still lying at the bottom of the Mediterranean sea
14 Jan 2012




Crociera Italia
 paolo lombardi





Damien Glez
Naufrages en Méditerranée...



16 gennaio 2012

Naufragio e declassamento

Di Ferdinando Camon - www.ferdinandocamon.it


La società americana proprietaria della nave Concordia ieri mattina, all’apertura delle Borse, ha perso con un tonfo il 20 %. Ma questa è una notizia nascosta, la trovi solo cercandola. C’è un’altra notizia, che non occorre cercare, perché ci sbatte addosso da tutti i giornali del mondo: non è quantificato in nessuna Borsa il prestigio produttivo e lavorativo dell’Italia, ma in questi giorni è un valore che precipita sempre più. Il mondo non percepisce la tragedia della Costa Concordia come incapacità del comandante, né come inefficienza del cantiere costruttore, né come cattiva operatività della società armatrice. Per il mondo questa è una nave italiana, il comandante è italiano, il mare è italiano, e dunque questa è una tragedia italiana. Se c’è incuria o inefficienza o viltà, sono colpe degli italiani. Siamo tutti noi italiani a uscirne male. E questo in un momento in cui tanti altri fattori minano la nostra credibilità, anzitutto la nostra interminabile crisi finanziaria e il recente doppio declassamento del nostro Stato sui mercati.
L’Ansa mette in onda lo spot pubblicitario con cui la Società armatrice della Concordia chiama i turisti alle sue navi. Lo spot mostra elegantissimi tecnici della sicurezza, in giacca nera e papillon, presenti su ogni nave: dichiara che tutto nella nave è previsto, e a tutto c’è un rimedio. Il naufragio mostra invece che questo purtroppo non è vero. L’inesperienza sulla nave era di tutti, dal comandante all’equipaggio. Se il comandante ha commesso errori madornali, l’equipaggio era più spaventato dei turisti, non sapeva aiutare, dirigere, fornire i salvagente, nemmeno parlare. Lo spot mostra esercitazioni per l’evacuazione, previste per ogni crociera. Ma qui l’evacuazione è stata caotica. Questo delle crociere è un settore proficuo nei mercati, e la nostra marina era considerata d’eccellenza. Il naufragio della Concordia, l’urto con lo scoglio, la fuga del comandante, i morti, i dispersi, il caos nel salvataggio, distruggono questa eccellenza. Scorrendo la stampa estera, si può vederci una traccia di rivalsa. Un giornale sudamericano dice: “Desaparecidos 40 turistas”, e così si domanda: come fa una compagnia di crociere a perdere 40 passeggeri, senza trovarne traccia? Un giornale brasiliano: “Come può succedere che una nave da crociera sbatta sugli scogli?” Per dire: in Italia l’impossibile diventa possibile. “La Vanguardia”, giornale spagnolo, mostra la foto della gigantesca nave adagiata sul fondo, ma con le case in primo piano, come se la nave fosse arrivata “dentro” il villaggio. Altro giornale: “Un Titanic frente a la Tuscana”. La Toscana è un mito nel mondo, è nota come terra ordinata, pettinata, salutare, vivibile e godibile, e invece adesso diventa la terra del Titanic. Nessun giornale straniero riesce a capire (neanche noi, per la verità) la strana manovra del comandante, che prima getta le ancore e poi vira. Il titolo più allucinato è: “Transatlantico incaglia, vira e mata tres” (quando erano ancora tre). Anche gli stranieri sottolineano il coraggio del commissario di bordo, che ha salvato più persone che ha potuto, fino a rompersi una gamba, ma lo contrappongono al comandante, che è scappato subito e poi cercava di tornare per recuperare la scatola nera. Sotto sotto la domanda è: chi seleziona questo personale? Chi lo valuta? La domanda vale anche per l’equipaggio, che in buona parte non sapeva né l’italiano né l’inglese. E non sapeva manovrare le scialuppe. Il naufragio va sui giornali del mondo insieme con la notizia del nostro doppio declassamento, e diciamo la verità: una notizia conferma e rafforza l’altra. Se non sappiamo portare i turisti in gita per un nostro piccolo mare interno, e ne perdiamo decine e non li troviamo più, e sfracelliamo la nave, il declassamento lo meritiamo. E anche doppio.

(fercamon@alice.it)


Costa Concordia- Quanti erano i lavoratori in nero sulla nave ......che adesso chiamano ....."CLANDESTINI"

Paolo Lombardi


Le naufrage du Costa Concordia
Jan 20, 2012Chappatte cartoon: Le naufrage du Costa Concordia© Chappatte dans "International Herald Tribune"

Vauro - sabato 14 gennaio 2012

MI SI E' ROTTO IL TOMTOM
Morti e dispersi per una stupida disattenzione.
Sempre più difficile trovare chi sappia far bene il proprio lavoro !!
Roberto Mangosi




Il 3D che non necessita degli occhiali
Poi con calma, se qualcuno ci spiega come fa nel 2012 una nave da crociera ad incagliarsi in una secca...
 Luigi Alfieri



1/15 Mike Luckovich cartoon: Titanic 2012




Le navi affondano, i comandanti fuggono...
Giulio Laurenzi

Nico Pillinini
Karikaturen im Archiv
Klaus Stuttmann
Cecile Bertrand per Cartooning for Peace
Tullio Boi
...
   Proprio sabato 7 gennaio, ero nel porto di Savona, e pensavo: "sembra il Titanic!".
 Si, proprio la nave 'Concordia ' della Costa crociere era ancorata al molo del porto di Savona da dove partiva ogni 8 giorni per una crociera nel Mediterraneo. Sarebbe dovuta tornare proprio sabato 14, ma si è inclinata e rovesciata la sera precedente davanti all'isola del Giglio. Che tragedia!...Mi muovo poco dal mio 'Mondo Piccolo', tra le nebbie vicino il Po e sono rimasta affascinata dalla maestosità di quella città galleggiante, chiamarla nave è riduttivo. Seduta su una panchina, ho spiato la gente salire festosa, gente semplice, famiglie, bambini, i preparativi.  L'ho salutata quando ha preso il largo con una potenza ed una velocità che mi ha stupito. Ora penso alle ore di terrore che avranno vissuto quelle 4000 persone a bordo e piango che per la superficialità di pochi sia  potuto succedere una cosa così grave. Un abbraccio alle famiglie che hanno perso un loro caro.

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LINK:





mercoledì 1 giugno 2011

Ratko Mladic : 'We got him!/ Lo abbiamo preso!!

Arrestation de Radko Mladic
CHAPPATTE
Ratko Mladić (in serbo Ратко Младић nato a Kalinovik, 12 marzo 1942) è un militare serbo.

È stato generale nell'Armata Popolare di Jugoslavia durante le guerre che portarono alla dissoluzione della Jugoslavia, comandante delle forze armate in Croazia e, durante la guerra in Bosnia, capo di stato maggiore dell'Esercito della Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina.

Braccio esecutivo dei decisori politici serbi durante le Guerre nella ex-Jugoslavia, accusato di genocidio, crimini contro l'umanità, violazione delle leggi di guerra nell'assedio di Sarajevo e nel massacro di Srebrenica, dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia, latitante dal 1995, è stato arrestato il 26 maggio 2011 dopo 16 anni di latitanza.



we got him
BY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS  -  5/27/2011



Il generale
che si credeva Dio

Di Ferdinando Camon


1) “Tu non sei niente, io sono Dio”; 2) “’Chi sei tu?’ e mi guardò, per decidere se farmi vivere o morire”; 3) “I confini degli Stati si tracciano col sangue”; 4) “Ci aspettava dove la siepe lascia aperto un varco, noi arrivavamo in fila indiana, e prima di assaltare il villaggio chinavamo le ginocchia e gli baciavamo la mano”; 5) Quando la figlia Ana si suicidò, suo padre Mladic, impegnato al fronte, non andò al funerale; 6) Adesso, scoperto e catturato, fa la prima richiesta: “Voglio andare alla tomba di mia figlia”. È stato accontentato. Sulla tomba della figlia s’è fermato venti minuti.
Sono i punti salienti dell’avventura umana e militare del generale Mladic, comandante delle forze serbo-bosniache nella guerra civile jugoslava, la guerra che, dalla dissoluzione della Jugoslavia, voleva costruire la Grande Serbia. Non era il sogno di un uomo, ma di una generazione e di un popolo. L’uomo che adesso è stato catturato, e che fra un giorno o due sarà consegnato al Tribunale dell’Aja, era il braccio armato di questo sogno: tra il sogno e la realtà c’era quest’uomo, tozzo, taurino, squadrato, crudele. La prima frase: “Tu non sei niente, io qui sono Dio”, la pronunciò di fronte al comandante delle forze Onu che doveva proteggere Srebrenica. Non disse “Tu non sei nessuno”, perché vorrebbe dire “non sei un uomo”. Disse: “Non sei niente”, cioè: “Non sei nemmeno una cosa”. Il comandante Onu aveva poche forze, non poteva proteggere niente. E dunque non era niente. In guerra, uno è le forze che ha. Testimoni dicono che lui amava farsi chiamare “Napoleone”, identificandosi con un grande capo militare e politico. Ma non fu quello il vertice del suo delirio di onnipotenza. Il vertice sta nella frase “Io qui sono Dio”. “Sono Napoleone” vorrebbe dire “domino la mia epoca”. “Sono Dio” significa “sono padrone dell’umanità e di tutto”: posso fare quello che voglio e non risponderò a nessuno. Dalle follie delle armate tedesche nella seconda guerra mondiale alla follia di questo generale serbo, la molla che li spinge a fare quel che fanno è sempre la stessa: la convinzione dell’impunità. Nel delirio di onnipotenza trova posto la spietatezza ma anche la pietà, perché la pietà, in quanto magnanimità, è una faccia della potenza, cioè della grandezza. La frase “Chi sei tu?” Mladic la pronunciò a un giornalista Onu, di etnia nemica, che gli stava di fronte: costui esibì un tesserino Onu, Mladic poteva farlo uccidere, ma sarebbe stato normale cioè mediocre, ordinò di lasciarlo andare, e questo fu eccezionale cioè grande. È il piccolo uomo graziato a raccontarlo oggi. Mladic era convinto che i confini degli Stati si tracciano col sangue: il sangue rende i confini non soltanto giusti, ma anche sacri. I soldati che compiono stragi per allargare la patria, sono più puri dopo la strage che prima. Ho visto il filmato del generale che aspetta i suoi soldati al varco di una siepe, i soldati gli sfilano davanti, poggiano un ginocchio a terra, prendono la sua mano destra con ambedue le mani e se la portano alle labbra: il bacio li santifica e li rende innocenti della strage che vanno a compiere. La figlia Ana era spezzata dall’angoscia tra l’amore per il padre e l’orrore del sangue che lui spargeva. Si sparò. Agli occhi del padre quel suicidio la separava da lui, la faceva figlia del nemico. In sedici anni non ha mai visitato la sua tomba. È rimasto nascosto, ha avuto due infarti e tre ictus, ha mezzo corpo paralizzato, cammina storto, ha perso la memoria, ma aveva un desiderio: vedere la tomba di Ana. L’ha vista. È giusto che un padre cominci dalla tomba della figlia, ma dietro quella tomba ci sono chilometri di altre tombe: dovrebbe visitarle tutte, sono le tracce lasciate nella storia da un generale che si credeva Dio.

31 maggio 2011, ore 16,44

Fonte: http://www.ferdinandocamon.it/index.htm




Serbian war criminal Ratko Mladic
By Taylor Jones, Politicalcartoons.com



EU offer to Serbi
BY PARESH NATH, THE NATIONAL HERALD, INDIA  -  6/20/2007

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLY7uy_0U5g6eoFeXt7aQJtmaPWE8Pr87bFfju-OkKkny6ARGLY0pMLvOtbsH1MSEn_QbXqJ155XkIaER5-TvimPwgHPahohKe5pqUibU7ULgJVgvabHmZc-zG3bzZOff3NvTiW4lr93I/s1600/v2171.JPG
Preso! - Paride Puglia
http://www.cartoonmovement.com/depot/cartoons/2011/05/bR8-fHeBTMO8Q2XZJZba3w.jpeg
Ratko Mladic
   Tjeerd Royaards

Mladic will face trial at the International Criminal Court in The Hague for war crimes. He is charged with genocide and will very likely spend years in jail for his role in the Bosnian war.

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lunedì 23 maggio 2011

Foto dal salone internazionale del libro 2011 di Torino

Ricordi fotografici della mia breve visita al salone internazionale del libro2011 Torino

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Fila all'ingresso

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SaloneTorino2011

Lombroso

ll salone Ovale


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SaloneTorino2011

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Paolo Moisello detto Moise

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Luca Boschi di  Cartoonist globale


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cinquanta xcento
Venerdì 13 maggio 2011, Ore 15.30, Sala Comics Centre: 50×100 – 50 matite per i 100 anni di CGIL, intervengono Gianfranco Goria (sceneggiatore, consulente editoriale), Paolo “Moise” Moisello (autore), Luca Boschi (critico, giornalista, autore). a cura di CGIL e Anonima Fumetti – Associazione Italiana Professionisti del Fumetto.
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Cinquanta per Cento

Conferenza Anonima Fumetti e CGIL sul libro 50x100 edito da Ediesse.
www.ediesseonline.it/catalogo/arte-e-lavoro/cinquantaxcento
www.afnews.info/wordpress/2010/09/una-storia-della-nostra

http://pad.mymovies.it/cinemanews/2011/60004/fotonews1.jpg La mia stirpe
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Ferdinando Camon
«Lavorare in campagna. Lavorare la terra è un lavoro sano, ed è scritto nel Vangelo. Se uno ha un campo, può segnarlo con un puntino sul mappamondo.
Ma se uno ha una cattedra all'università, cosa segna? Una guerra distrugge le città, ma non distrugge la terra. Non sei pentito di quel che fanno i tuoi figli?», «Sono contento, perché fanno quel che vogliono», «Non ti riconosco più! Non sei mio figlio! Non voglio avere un figlio così!».
In quel disconoscimento sentivo una condanna biblica, come se mi mandasse ramingo sulla Terra.


La mia stirpe è il racconto dell'immortalità attraverso la specie: il protagonista sente che, quando non ci sarà più, la nipotina che ora tiene in braccio lo farà rinascere, ma sente anche di essere stato presente, prima di nascere, nell'amore tra il ragazzo e la ragazza che saranno i suoi genitori.
È l'amore del primo Novecento, quando la ragazza temeva di restare incinta per il bacio di un uomo.
Ereditando le vite dei padri, il figlio eredita il dovere di realizzarne le missioni incompiute: vendicarsi per quel che han patito nella prima e nella seconda guerra, qui rievocate per squarci fulminei e potenti, e arrivare a un contatto con la più alta istituzione della Terra, custode e garante della verità in cui credono.
È la loro «gita al faro», l'impresa che dà un senso all'esistenza. Il padre e suo padre non ci sono riusciti. Ora tocca al figlio.
L'incontro col successore di chi ha portato la verità sulla Terra avviene davanti al Giudizio Universale di Michelangelo e trova le parole umili e commosse delle grandi narrazioni mistiche.

Camon nella sala rossa

Foto a cura di Paolo Tangari e Davide Bellucca


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Federico Moccia

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Luciana Litizzetto e Gabriele Ferraris

Foto a cura di Paolo Tangari e Davide Bellucca

Gioele Dix

Gioele Dix


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Valerio Massimo Manfredi 

Foto a cura di Paolo Tangari e Davide Bellucca


Giorgio Sommacal e Augusto Rasori

Giorgio Sommacal e Augusto Rasori *

Foto a cura di Paolo Tangari e Davide Bellucca

Massimo Gramellini

Massimo Gramellini

Foto a cura di Paolo Tangari e Davide Bellucca






Laura Stroppi alla presentazione del suo libro Ghigo lo Sfigo al Salone del Libro di Torino 2011http://farm3.static.flickr.com/2696/5717763927_80b4a33de2_z.jpg


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bimba

Foto a cura di Paolo Tangari e Davide Bellucca

people (6)

Nota* :  l'unica persona presente nelle foto che purtroppo non ho incontrato è Augusto Rasori
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 Le foto di Gianfranco Goria: Click qui per vederle tutte – Click qui per lo slide show.

Le foto di Paolo Tangari e Davide Bellucca : Salone Internazionale del Libro's photostream 

Il video dell'incontro con la Litizzetto : salone del libro torino 2011 littizzetto

PS: qui