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lunedì 17 aprile 2017

Turkey - Unfortunately yes

Unfortunately yes
Purtroppo si.
51,4%
Erdogan vince ma non convince: il partito repubblicano Chp afferma che sono state conteggiate milioni di schede che non avevano neppure il timbro elettorale dello Stato.

lunedì 17 aprile 2017
SI, SI, SI ...
Referendum Costituzionale Turco, Erdogan vince di misura. Gli osservatori dell'OSCE sollevano qualche dubbio sulla validità dei risultati per la presenza di schede non timbrate.
A me preoccupa di più il voto dei turchi residenti all'estero sicuramente a favore dell'involuzione democratica conseguente.
OBVIOUSLY YES
© Gianfranco Uber


"UNHAPPY EASTER"
#HAYIR #ReferendumTurkey #Turkey #Istanbul #erdogan #democracy #Türkiye #Evet #FreedomOfSpeech #PressFreedom #HumanRights #TurkeyReferendum #Turquie #ReferendumTurquie
Rodriguez



Smiling
Turkey votes in historic referendum to give Erdogan sweeping new powers
Marilena Nardi



Riber

The old Erdogan's car wins the race...    Ramses Morales Izquierdo
The old Erdogan's car wins the race...
16 Apr 2017



Before and after!    Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
Get ready Turkey
16 Apr 2017



© Firuz Kutal



The new Turkey    Paolo Lombardi
.
16 Apr 2017



The results of Sunday’s vote will grant Turkish President Recep Tayyip Erdogan more power and result in fewer freedoms for women and the press.
Ann Telnaes



Erdogan l'autocrate
Kichka



Chappatte



"Erdogan´s Wonderland"    Antonio Rodríguez
With this constitutional referendum in Turkey, Erdogan intends to expand his presidential powers to become an integral dictator.
12 Apr 2017


The logic of Turkey's referendum. 
Cartoon by Jos Collignon of The Netherlands.


Erdogan
Cecigian





Adams

La Commissione Elettorale ha annunciato che i risultati definitivi del referendum costituzionale saranno resi noti tra 12 giorni. Ma già oggi la Turchia si risveglia con una nuova forma di governo: un regime presidenziale destinato a permettere al Capo dello Stato Recep Tayyip Erdogan di restare alla guida del Paese fino al 2029.

Dopo aver dichiarato la vittoria del si, il “nuovo Sultano” e leader del partito islamico-conservatore AKP, si è così rivolto ai suoi concittadini: “Queste riforme costituzionali non sono dei cambiamenti ordinari. Sono misure differenti e molto, molto importanti. È la prima volta nella storia della Turchia che il Parlamento e gli elettori decidono su questioni di tale importanza” ha detto Erdogan in un messaggio televisivo.

La vittoria del si tuttavia non è soltanto risicata – 51,4% – ma anche contestata dall’opposizione che si batte contro le conseguenze della riforma: l’essenziale del potere esecutivo in mano al Presidente. L’incarico di Primo Ministro attualmente assunto da Binali Yildirim, cancellato per lasciar posto ad uno o più posti di Vicepresidente. Totale inoltre il controllo sul potere giudiziario: il Presidente nomina 12 dei 15 membri della Corte Costituzionale e 6 dei 13 membri del Consiglio Superiore della Magistratura.

L’OSCE, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa,  ha bocciato il referendum turco. La consultazione non ha rispettato gli standard internazionali. A minare le garanzie contro le frodi è in particolare la decisione della Commissione elettorale turca di ammettere schede prive di timbro ufficiale:

“La stessa campagna per il referendum turco è stata iniqua a causa della mancanza di pari opportunità, di una copertura unilaterale dei media e di limitazioni alle libertà fondamentali. Tutte queste limitazioni hanno creato condizioni di disparità nella gestione del referendum”, ha spiegato Cezar Florin Preda, leader del team dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. (fonte)

mercoledì 29 marzo 2017

GB: la Brexit parte.

BRUXELLES - Il cammino verso la Brexit è partito. L'ambasciatore britannico all'Ue, Tim Barrow, ha consegnato nelle mani del presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, la lettera di notifica dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona, firmata da Theresa May, che segna l'inizio dell'iter formale di divorzio del Regno Unito da Bruxelles.

"Dopo nove mesi la Gran Bretagna ha partorito la Brexit". E' il tweet del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che gioca sul doppio senso che ha in inglese il verbo 'deliver': consegnare, riferito alla lettera di Londra con cui fa scattare l'articolo 50, ma anche 'partorire', riferendosi ai nove mesi che ha atteso Londra prima di avviare ufficialmente l'addio all'Ue.
Cosa potrebbe andare storto?
Dave Brown‏ @DaveBrownToons  28 mar
 Here's tomorrow's @Independent toon, courtesy of the Acme Hard Brexit Corporation. What could possibly go wrong..? pic.twitter.com/KCHqbPESDW


Le Folly-Brexit
Peter Brookes‏ @BrookesTimes  29 mar
 My cartoon Wednesday @TheTimes on the choreography of a reckless #Brexit pic.twitter.com/6nSge6LQES


Peter Brookes on Theresa May triggering Article 50


© Martin Rowson


©Steve Bell on May's meeting with Sturgeon



Martin Rowson‏ @MartinRowson  27 mar
Altro
 And here's latest illo for @Kevin_Maguire's latest @DailyMirror column http://www.mirror.co.uk/news/politics/lets-not-rule-out-eu-10105717 … pic.twitter.com/Y7Z6zuqmfD

© Adams

"Non c'è ragione di pensare che oggi sia un giorno felice": così il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk. "Io e la Commissione abbiamo il forte mandato per proteggere gli interessi dei 27. Non c'è niente da vincere nel processo (del negoziato per l'uscita del Regno Unito dalla Ue, ndr) e parlo per entrambe le parti. In essenza si tratta di una limitare i danni. Il nostro obiettivo è chiaro: minimizzare i costi per i cittadini, le imprese e gli stati membri della Ue. Faremo tutto quanto in nostro potere ed abbiamo tutti gli strumenti per raggiunger questo obiettivo". Così Donald Tusk nella sua dichiarazione dopo aver ricevuto la lettera del governo britannico per l'uscita dalla Ue. "La prima priorità sarà quella di minimizzare le incertezze provocate dalla decisione del Regno Unito per i nostri cittadini, le imprese e gli Stati membri", ha detto Tusk, che ha aggiunto: "Cosa dobbiamo sottolineare oggi è che per il momento nulla è cambiato. Finché il Regno Unito non lascerà l'Unione europea, le leggi della Ue continueranno a essere valide per e all'interno del Regno Unito".

"Cosa posso aggiungere? Ci manchi già...". Così il presidente del Consiglio Europeo ha concluso la sua dichiarazione fatta dopo aver ricevuto dalle mani dell'ambasciatore britannico presso la Ue, sir Tim Barrow, la lettera che invoca l'art.50 per l'uscita del Regno Unito dalla Ue. (Ansa)


C'E' POSTA PER LA UE
Oggi è fisicamente arrivata l'attesa lettera con cui La Gran Bretagna formalizza la Brexit.
Qualcuno  identifica con questo l'inizio di un irrimediabile declino della UE.
Io auspico, al contrario, che questo spinga e contribuisca maggiormente a raggiungere gli obbiettivi originari dell'Unione.
Gianfranco Uber



© Morten Morland

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Peter Brookes‏ @BrookesTimes  11 mar
 My cartoon Saturday @TheTimes. Back to the future.....repeat after me: selection...selection...selection #grammar schools #tories pic.twitter.com/0G1G47d5E0

giovedì 23 marzo 2017

22 marzo 2017: Attacco a Londra

22 marzo 2017: Attacco a Londra
22 march 2017: London Attack


© Steve Breen



© David Rowe


L'attentato a Londra
© Gio / Mariagrazia Quaranta


London attack    Emad Hajjaj
London attack
23 Mar 2017

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© Pierre Ballouhey
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© Gianni Soria

London Attack    Emanuele Del Rosso
Mourning the losses after the London terroristic attack.
22 Mar 2017


London smoke    Paolo Lombardi
.
(foto dell'attentatore)
22 Mar 2017


Armi moderne
 A short history of lethal weapons #westminsterbridge pic.twitter.com/ZjwLT9WTSj
© Peter Brookes



©Dave Brown




© Adams





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Cronaca attentato
©Franco Portinari Portos

lunedì 31 ottobre 2016

FBI riapre indagine sulle email della Clinton

A undici giorni dal voto, una nuova tegola si abbatte su Hillary Clinton. La Fbi riapre l’indagine sullo scandalo delle email. Il messaggio di un giornalista che lo annuncia, viene ritwittato moltissime volte e la democratica cerca di correre ai ripari, chiedendo lei stessa agli inquirenti di rendere pubblico quanto scoperto. Il manager della campagna democratica Podestà però, accusa di killeraggio mediatico e di pescare nel torbido solo per colpire la Clinton.



brian adcock ‏ 29 ott
my @Independent cartoon for tomorrow....scares for Hillary!...x


HILLAWEEN
29 ottobre 2016
Franco Portinari / Portos


Christian Adams
My #HillaryClinton #FBIReopensCase #fbi #USElection @Telegraph cartoon



Knock, knock... Ma'm Hillary... trick or treat...    Ramses Morales Izquierdo
Knock, knock... Ma'm Hillary... trick or treat.
30 Oct 2016


Mail    Paolo Lombardi
.
31 Oct 2016



ahead
BY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS  -  10/29/2016

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Clinton's Email Affair    Marian Kamensky
Will the renewed investigation into Hillary's emails influence the US election?
31 Oct 2016



Morland per The Times





The donkey on the wire    Marco De Angelis
...
31 Oct 2016
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Nota scrive Bado nel suo Blog

Grandi menti pensano allo stesso modo


I love this cartoon by the great Clay Bennett published in today's edition of The Chattanooga Times Free Press.
It turns out I came up with the same idea:



Così l’ex segretario di Stato: “Gli americani meritano di conoscere immediatamente tutti i fatti”, ha detto la Clinton. “Lo stesso direttore della Fbi ha ammesso di non sapere se queste email sono rilevanti. Non conosciamo i fatti, per questo chiediamo alla Fbi di rendere pubbliche tutte le informazioni in suo possesso”.

Ovviamente l’avversario repubblicano si getta a capofitto su questo nuovo scandalo.

Donald Trump ha affermato non senza enfasi: “Questa storia è più grave dello scandalo Watergate. La corruzione della Clinton è una cosa mai vista prima. Non dobbiamo permetterle di portare il suo progetto criminale nello studio ovale”.

Una situazione che ha richiesto un intervento più muscolare di Barack Obama a favore della candidata del suo partito. (fonte)

martedì 12 luglio 2016

Theresa May è il nuovo primo ministro britannico.

Christian Adams ‏@Adamstoon1
My #TheresaMay #TheresaMayPM @Telegraph cartoon


LONDRA - Theresa May è il nuovo primo ministro britannico. Andrea Leadsom, il sottosegretario all'energia, ha rinunciato alla corsa per la leadership del partito e quindi al celebre alloggio al numero 10 di Downing street e David Cameron, il premier uscente, ha annunciato che si dimetterà entro mercoledì sera, dopo l’ultimo question time, ed è «felice» di sostenerla. Non sarà la bionda combattente di Leave, dunque, il prossimo premier, ma il ministro degli interni Theresa May, debole sostenitrice di Remain, che ha raccolto il maggior sostegno parlamentare.

Theresa May 
by Peter Brookes for The Times 12/07//2016



IL PROFILO  11 luglio 2016
Fredda, competente, determinata: in campo la «Merkel britannica»
All'indomani del referendum del 23 giugno sulla Brexit, Cameron aveva annunciato la sua intenzione di dimettersi entro la conferenza del partito conservatore di ottobre. Ma il susseguirsi dei fatti ha accelerato i tempi e ha definitivamente messo la May sulle tracce di Margaret Thatcher, prima e unica premier donna nella storia del Regno Unito. L’attuale ministro dell’Interno sostituisce quindi David Cameron alla testa dei Tory e del Paese con una procedura senza precedenti, il vaglio del 1922 Committee, l'organismo che regola le norme interne dei Tory. L’annuncio che May è la nuova leader del partito è stato già dato nel pomeriggio da Graham Brady, presidente del comitato dei deputati conservatori.

Dessin de mardi: Theresa #May devient Première ministre britannique. —
Guy Badeaux (@guybadeaux)


IL FOCUS  8 luglio 2016
Brexit, quel pasticciaccio brutto dei rampolli dell’Oxford Union
Se sarò io a diventare premier «la Gran Bretagna sicuramente uscirà dalla Ue». Così Theresa May stamane aveva presentato la sua piattaforma economica, un vero e proprio manifesto politico dal titolo emblematico: «Un Paese che lavora per tutti, non solo per pochi privilegiati». «Brexit significa Brexit», ha ripetuto May impegnandosi ad attuare la vittoria di Leave del referendum pur avendo appoggiato (tiepidamente) Remain durante la campagna referndaria. May ha poi promesso «cambiamenti» anche in economia, con un'impronta più sociale e più spazio ai lavoratori nella governance delle aziende. In particolare, ha promesso di prendere di mira gli «interessi acquisiti» facendo entrare rappresentanti dei lavoratori nei consigli delle aziende.

Theresa May
di Daniel Murphy

May ha parlato di «un malsano e crescente divario tra le paghe dei capi e quelle degli impiegati» e si è impegnata a reprimere «l’evasione fiscale individuale e d’impresa» e a difendere il Paese dalle acquisizioni dall’estero fatte con l’unico scopo di abbassare il carico fiscale. Ha inoltre promesso di avviare un programma di costruzione di nuove case - il tema degli alloggi e dei prezzi troppo alti nelle grandi città è uno dei più delicati in Gran Bretagna - e di abbassare i costi dell’energia. (fonte)




















Come che sia, è l’ennesimo caso di ritiro o dimissioni provocate dal terremoto di Brexit: prima si è fatto da parte Cameron per la sconfitta subita nel referendum, in cui si era battuto per Remain; quindi Boris Johnson, leader della campagna per Brexit, per il “tradimento” del suo alleato Michael Gove, il ministro degli Interni che si è candidato al suo posto alla leadership dei conservatori accusandolo di non avere la stoffa per fare il premier; poi Nigel Farage, leader dell’Ukip, il partito anti europeista che ha per primo lottato per avere un referendum sulla Ue, ha dato le dimissioni affermando di avere raggiunto lo scopo e di voler tornare a vita privata. Qualcuno aggiunge a tutto questo, ironicamente, anche le dimissioni di Roy Hodgson da allenatore della nazionale di calcio, dopo l’eliminazione dell’Inghilterra dagli Europei.

E la caduta dei leader politici potrebbe non essere finita: sempre oggi Angela Eagle, deputata laburista, ha pronunciato il suo primo discorso da sfidante di Jeremy Corbyn per la leadership del Labour. Le primarie del Labour si terranno nel corso dell’estate, a meno che Corbyn non ci ripensi e si ritiri a sua volta. In Gran Bretagna, entro breve tempo, potrebbero esserci due donne a guidare governo e opposizione. (fonte)







venerdì 24 giugno 2016

Cronaca del Brexit Britannico (prima parte)

24 giugno 2016 : i cittadini britannici vanno a votare sull'opportunità o meno di restare in Europa


WAITING FOR GODOT    Gianfranco Uber
(thanks to Samuel Beckett)
23 Jun 2016
(una grazie doveroso a Samuel Beckett).
aspettando i risultati da Londra









Possibili scenari
Portos 15 giugno 2016






Riber 18/06/2016
EURO2016
Franco Stivali

Alle 23 ora di chiusura delle urne secondo gli ultimi sondaggi, il campo in favore del Remain avrebbe un leggero vantaggio.

Alla fine degli scrutini il risultato è ribaltato
 vince il Leave 51.9 % contro il Remain 48.1 %







THE CRYSTAL BALLPiù che clamoroso il fallimento degli exit-poll elettorale sul referendum britannico dovremmo iniziare a considerarlo normale. Come forse qualcuno fa da tempo.
UBER


Ancora una volta smentiti i sondaggi, che preannunciavano una vittoria del 'Remain' nel referendum su Brexit. Il fronte favorevole alla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea è stato sconfitto alle urne, nonostante i primi exit poll dessero in svantaggio gli euroscettici guidati da Nigel Farage, leader del partito per l'indipendenza britannico. Una notte tesa per i due schieramenti, dopo un lungo testa a testa che ha riservato un'amara delusione agli europeisti. L'iniziale scrutinio, infatti, li dava favoriti, al punto che Farage aveva rilasciato alcune dichiarazioni disfattiste durante lo spoglio: "Sembra che il Remain ce la farà", aveva detto a Sky news pochi minuti dopo la chiusura dei seggi. Una competizione combattuta, che ha visto un'alta affluenza: nonostante le forti piogge e l'allerta inondazioni, i britannici si sono recati alle urne per esprimere il loro voto. Poi la batosta per il fronte europeista. Cambiano le prime pagine dei giornali: Farage trionfa e proclama il 23 giugno giorno dell'indipendenza britannica. E il premier David Cameron annuncia le sue dimissioni



(continua)

venerdì 17 giugno 2016

Io sono Jo

Je suis Jo
I am Jo
Ich bin Jo
Yo soy Jo
Eu sou Jo
我就是我


SANGUE SULLA BREXIT, GRIDA 'BRITAIN FIRST' E UCCIDE LABURISTA

Jo Cox
Perchè una persona eccezionale come lei l'abbiamo conosciuta così tardi?


Jo non di “Piccole donne”


Si chiamava Jo come la protagonista schietta, coraggiosa, ribelle del capolavoro di Alcott. Ma era  Jo Cox, non Jo March. Jo Cox  si occupava a livello internazionale di tutto ciò che si (pre)occupa dei più deboli e in tutto ciò entrava a gamba tesa in prima persona. Come parlamentare si impegnava nei temi internazionali proiettata a discutere sulle devastazioni causate dai cosiddetti “danni collaterali” da guerre provocate  per guerre inventate da noi, così come nei temi nazionali legati alle ingiustizie dell’isolamento sociale prive di compassione e pari opportunità. Apparteneva a quella specie di Persone che, molto semplicemente, non volta la faccia da un’altra parte e, perciò, prima ancora di sapere cosa può fare per dare una mano, intanto entra dentro a ciò che guarda, che vede… E’ sicuro che gente così trova sempre il modo per rendersi poi proficuamente utile.  Per questa ragione è stata ammazzata (soppressa).
Jo è (fu…) il coraggio del sorriso spontaneo, mai artefatto,  perché è sempre con quello che si dà, che si riceve, che si condivide.
I giornali ci raccontano che l’assassino è un pazzo squilibrato appartenente a robacce naziste, peraltro di matrice statunitense: follia pura dunque! Ma da poiché  Jo era (anche) contro brexit ci può stare (?).
Ma Jo era ben altro in più! Quel “di più” che costringe la specie di Persone che non sa voltare la faccia da un’altra parte a domandarsi quanti, oltre all’insano nazi, avrebbero avuto interesse a  farla fuori da un sistema ormai radicato e conclamato.
Per dirla all’Andreotti (e ho detto tutto) : “ se l’andava cercando…
18 giugno 2016




We do not know for certain if the death of MP Jo Cox is linked the Brexit vote, but the upcoming referendum does lay bare the sharp divisions in British society. Divisions that will cause the nation to self-destruct, no matter the outcome?
17 Jun 2016






Martin Rowson on the killing of Jo Cox – cartoon




Bado

Omaggio a Jo Kox
Paride Puglia

Licht in de duisternis #JoCoxMP #brexit @delimburger
Joep Bertrams


"Mentre voi sottolineate la nostra diversità, quello che mi sorprende ogni volta di più girando il paese è che siamo molto più uniti e abbiamo molte più cose in comune gli uni con gli altri rispetto alle cose che ci dividono"
Jo COX

da ANSA

Contro la Brexit, dalla parte degli immigrati e impegnata nella difesa dei diritti umani. Senza se e senza ma. La promettente stagione di Jo Cox alla Camera dei Comuni è durata solo un anno: deputata 41enne, era stata eletta alle politiche del 2015 per la sua prima legislatura fra le file del Labour ed era per molti una grande speranza del partito, destinata ad occupare un giorno posti di responsabilità in un governo. E invece la sua vita è finita a Birstall, presso Leeds, dopo l'immancabile incontro settimanale coi suoi elettori.

Jo arrivava dal mondo del volontariato, dopo la laurea a Cambridge era stata dirigente dell'associazione Oxfam e aveva lavorato anche per Save the Children e la NSPCC, oltre ad essere stata consulente della moglie dell'ex premier laburista Gordon Brown, Sarah, attivissima in una serie di campagne in favore di giovani e immigrati. Negli ultimi mesi era poi diventata fra gli esponenti laburisti più attivi e in 'vista' nella campagna a sostegno dell'Europa e in difesa dei profughi. Aveva affermato pochi giorni fa che l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue non sarebbe stato il modo per affrontare il dossier immigrazione, come in precedenza aveva criticato il governo conservatore di David Cameron per la mancata accoglienza di migliaia di bambini in arrivo dalla Siria.

Il suo straordinario impegno per il Paese del Medio Oriente martoriato dalla guerra non finiva qui: era anche presidente del gruppo trasversale di Westminster chiamato 'Friends of Syria'. Si era astenuta nel voto ai Comuni sul via libera all'azione militare britannica nel Paese del Medio Oriente, affermando che serviva una soluzione di ampio respiro per risolvere il conflitto. Ma era favorevole a un'azione internazionale per favorire una transizione a Damasco. Era anche presidente del Labour Women's Network, che riunisce le donne laburiste, e aveva sostenuto la nomina di Jeremy Corbyn a leader del partito per poi cambiare idea, e votare per la candidata blairiana Liz Kendall. L'arrivo alla Camera dei Comuni non era stato facile: la sua candidatura in un seggio del West Yorkshire era stata criticata dagli avversari conservatori, che l'avevano vista come una scelta piovuta dall'alto per una esponente che non aveva legami con l'elettorato locale. Ma la sua passione aveva messo a tacere i detrattori.

Jo si definiva prima di tutto "una mamma": due i figli avuti dal marito Brandon Cox, anch'egli un attivista politico. La coppia aveva scelto di vivere su una barca convertita in abitazione ormeggiata vicino al Tower Bridge di Londra. Mentre tutti aspettavano notizie sulle condizioni della donna il marito ha pubblicato sul suo profilo Twitter una foto di lei, sorridente sullo sfondo della sua Londra: l'ultimo sorriso di Jo.

Brendan Cox, Jo’s Husband: 5 Fast Facts You Need to Know