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mercoledì 7 febbraio 2024
Alfredo Castelli 1947-2024
lunedì 5 febbraio 2024
Il caso Sgarbi
Quadro critico
https://www.open.online/2024/01/05/vittorio-sgarbi-quadro-rubato-foto-alta-risoluzione/
Franco Portinari /Portos
02/02/2024 : Vittorio Sgarbi si è dimesso da sottosegretario alla Cultura. Lo ha comunicato lui stesso a margine dell'evento "La Ripartenza" a Milano: “Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario del governo. E lo faccio per voi: adesso sono solo Sgarbi, non più sottosegretario. Lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni”.
Sullo sfondo la vicenda giudiziaria, con l’inchiesta in mano alla procura di Macerata legata al quadro di Rutilio Manetti e gli insulti al giornalista Manuele Bonaccorsi di Report.
“L'Antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che aveva accolto due lettere anonime, che ha inviato all'Antitrust il ministro della Cultura, in cui c'era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro”, ha detto Sgarbi.
A pesare su Sgarbi la reazione alle inchieste del giornalista di Report. “Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le mie imprecazioni come fa chiunque”, ha detto a margine dell'evento.
04/02 /2024: Vittorio Sgarbi: "Non sono ancora un ex sottosegretario. Le dimissioni le ho solo annunciate ma le devo ancora negoziare con il governo. In questo momento sono ancora sottosegretario alla Cultura, sia pure con annuncio di dimissioni. La mia agonia sarà lunga"
29 01/204: Sgarbi, urla e insulti al giornalista di Report: «Se muore in un incidente stradale sono contento»
e minaccia di togliersi i pantaloni.
https://video.corriere.it/cronaca/sgarbi-urla-insulti-giornalista-report-se-muore-un-incidente-stradale-sono-contento/bfa28ed4-bea9-11ee-8159-e88a7ef5abf7
Franco Portinari /Portos
Riccardo Mannelli
Fulvio Fontana
Giannelli
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Approfondimenti:
ADESSO VUOLE “TRATTARE” LE DIMISSIONI
Ha dichiarato venerdì di volersi dimettere da sottosegretario, dicendo peste e corna del suo ministro, Gennaro Sangiuliano. Ma intanto manda una lettera a Giorgia Meloni sollecitando un’indagine sui conflitti di interesse che minano l’attività di altri membri del governo di centrodestra, annuncia di voler “trattare” il suo addio e fa ricorso al Tar sulle decisioni dell’Antitrust. Mai uno che se ne vada e basta. Ad ogni buon conto, ecco l’infinita serie d’incarichi (18 in tutto quelli ufficiali) ricoperti nel recente passato da Vittorio Sgarbi:
sottosegretario di Stato alla Cultura;
assessore al Comune di Viterbo;
sindaco di Sutri;
sindaco di Arpino;
prosindaco di Urbino;
commissario generale alle Belle arti e ai musei di Codogno;
responsabile nazionale per la valorizzazione dei beni culturali, storici e artistici di Anci;
presidente del Mart di Trento e Rovereto;
presidente della Fondazione Gypsoteca e Museo Canova di Possagno;
presidente della Fondazione Ferrara Arte;
presidente del consiglio di amministrazione del Museo dell’Alto Garda;
presidente del Parco della antichissima città di Sutri;
membro del Comitato scientifico della Galleria Nazionale di Urbino;
membro del Comitato scientifico del Museo Galileo di Firenze;
membro del Comitato scientifico delle Gallerie dell’Accademia di Venezia;
direttore artistico della Fondazione Pallavicino di Genova;
direttore artistico della Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito;
presidente di Rinascimento Associazione Culturale.
“Vorrei annunciare qua le mie dimissioni da sottosegretario di Stato alla Cultura”. Vittorio Sgarbi sceglie di ufficializzare il passo indietro tanto atteso nel corso dell’evento “La Ripartenza”, organizzato a Milano dal conduttore tv Nicola Porro. Negli ultimi mesi il critico d’arte è stato coinvolto in una serie di scandali di risonanza mondiale, svelati dalle inchieste del Fatto e di Report (qui tutte le tappe), sui suoi cachet d’oro ricevuti durante l’incarico di governo e, soprattutto, sul presunto riciclaggio di un quadro del Seicento rubato. Nei suoi confronti, inoltre, pendeva alla Camera una mozione di revoca sottoscritta da M5s, Pd e Alleanza Verdi e Sinistra, che si sarebbe dovuta votare il prossimo 15 febbraio. “Io sono solo Vittorio Sgarbi, non sono più sottosegretario, non voglio essere sottosegretario”, ha detto, annunciando di voler scrivere una lettera alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per informarla del passo indietro.
Dal caso-conferenze allo scandalo del quadro – Il primo scoop pubblicato dal nostro giornale, lo scorso 24 ottobre, aveva raccontato l’attività parallela del critico d’arte, che ha fatturato almeno trecentomila euro partecipando a eventi privati a pagamento (almeno 33 in nove mesi) durante il mandato di governo, nonostante la legge Frattini del 2005 impedisca ai membri dell’esecutivo di svolgere “attività professionali in materie connesse alla carica”, persino a titolo gratuito. Quello scandalo era stato poi oscurato dalle successive notizie sulla “Cattura di San Pietro” di Rutilio Manetti, dipinto trafugato nel 2013 dal castello di Buriasco, in Piemonte, e riapparso nel 2021 (con una piccola modifica) come “inedito” in una mostra del critico a Lucca (lui sostiene di averlo trovato per caso nel sottotetto di una sua villa). Sulla vicenda – raccontata dal nostro Thomas Mackinson e da Manuele Bonaccorsi di Report, e ripresa persino dal New York Times – la Procura di Macerata indaga Sgarbi per furto di beni culturali. A Imperia, invece, su di lui c’è un fascicolo aperto per l’esportazione illecita del “Concerto con bevitore“, un altro dipinto seicentesco, di Valentin de Boulogne. Vale milioni, ma l’autista di Sgarbi è accusato di averlo comprato in nero per diecimila euro.
L’attacco a Sangiuliano: “Senza dignità” – Nel frattempo però, all’indomani dell’articolo del Fatto, sul caso degli incarichi retribuiti era stata aperta un’istruttoria da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Anche se il termine per la fine dell’indagine è fissato al 15 febbraio, il procedimento è probabilmente già stato chiuso e nei primi giorni della prossima settimana, forse lunedì stesso, saranno comunicate le conclusioni. A quanto pare però a Sgarbi è già stato comunicato l’esito negativo, che lo ha convinto a mollare finalmente la poltrona. “L’Antitrust mi ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che aveva accolto due lettere anonime, che ha inviato all’Antitrust il ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro e non posso parlare di Michelangelo a teatro. Questa conferenza, secondo quello che l’Antitrust mi ha inviato, sarebbe incompatibile”, ha detto dal palco dell’evento di Milano. Il procedimento Antitrust infatti era stato aperto su segnalazione del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Contro cui ora Sgarbi si scaglia: “Non ci parliamo dal 23 ottobre. Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all’Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime“, attacca, riferendosi alle segnalazioni che hanno svelato la sua attività illegittima di conferenziere.
Il post su Facebook: “Io perseguitato” – Nel tardo pomeriggio, poi, il sottosegretario dettaglia meglio il suo pensiero con un post su Facebook, in cui si dipinge come vittima di “una persecuzione mediatica evidente, con ricostruzioni inesistenti su questa supposta incompatibilità”. Il Fatto, attacca Sgarbi, “ha scritto contro di me circa 65 articoli”, mentre Report ha proposto “ricostruzioni inverosimili su dipinti acquistati, come se uno fosse colpevole di acquistare dipinti. Su questo c’è stata un’azione precisa per portarmi alle dimissioni”, sostiene. “Non avrei ceduto alla richiesta di dimissioni sulla base di insinuazioni o di pettegolezzi con lettere anonime che il ministro manda all’Antitrust. Ho detto che mi sarei dimesso, e lo faccio, quando l’organo preposto avesse riconosciuto l’incompatibilità“, precisa. “La procedura che avrei usato io è: uno riceve una lettera anonima, chiami la persona che lavora con te e gli chiedi cosa c’è di vero. Nel senso che le lettere anonime criminalizzano atti come le mie conferenze. Uomini con dignità non accolgono lettere anonime. Ringrazio il governo e in particolare la Meloni di non avermi chiesto niente, neanche queste dimissioni, e di avere detto di aspettare l’indicazione dell’Antitrust. L’indicazione è arrivata, si può impugnare, ma è arrivata. A questo punto mi tolgo di scena. Ringrazio Meloni e i colleghi di governo, perché non hanno chiesto un’anticipazione. Fino a oggi Meloni è sempre stata garantista. In questo momento non le chiedo niente, le invierò la lettera questa sera”.
Le “scuse” per la sfuriata ai cronisti – Il critico stesso ha definito le proprie dimissioni “un colpo di teatro“: “Sono due ore che medito se farlo o se non farlo”, ha detto a Porro. “La legge consente che io, attraverso il Tar (impugnando il provvedimento dell’Antitrust, ndr) indichi che non può essere in conflitto di interessi chi non ha un lavoro, chi è in pensione come professore e come sovrintendente. Io ho fatto occasionalmente – le occasioni possono anche essere quotidiane – conferenze come questa. Questa conferenza, secondo quello che l’Antitrust mi ha inviato, sarebbe incompatibile, illecita, fuorilegge. Quindi, per evitare che tutti voi siate complici di un reato, io parlo da questo momento libero del mio mandato di sottosegretario. Avete comunque un ministro, altri sottosegretari. Io riparto e da ora in avanti potrò andare in tv e fare conferenze”. Sgarbi si è anche “scusato” per aver augurato la morte ai cronisti nel servizio trasmesso durante l’ultima puntata di Report: “Io sono noto per le mie imprecazioni, ma non ho nessuna volontà di crudeltà e di morte per nessuno”, si giustifica. Ribadendo che però si è trattato di una “intervista non autorizzata, non voluta. A un certo punto, non essendo un’intervista, io ho fatto imprecazioni, che sono sembrate anche a qualche giornalista offensive. Io ritiro il mio augurio di morte, mi scuso di averlo pensato e non sono più neanche in sottosegretario. D’ora in avanti augurerò la morte senza essere responsabile di essere sottosegretario“, afferma.
Fonte Il Fatto quotidiano
giovedì 1 febbraio 2024
Ritratto di Lorenzo Mattotti
LORENZO MATTOTTI
Lorenzo Mattotti, artista dall’opera sensibile e poliedrica, nonché uno dei più autorevoli rappresentanti internazionali dell’illustrazione contemporanea.
su Robinson di Repubblica
Di Riccardo Mannelli
Mattotti, Lorenzo. - Illustratore e fumettista italiano (n. Brescia 1954). Tra i più interessanti illustratori contemporanei, ha ottenuto ampi consensi di pubblico e critica fin dagli anni Settanta, con lavori quali le illustrazioni per Huckleberry Finn (1976) e storie come Alice broom broom (con F. Ontani, 1977) e Incidenti (1979), pubblicata sul supplemento della rivista Alter alter come le successive
Il signor Spartaco (1982) e Fuochi (1984). Disegnatore dal tratto apparentemente ingenuo, abile manipolatore del colore - che coniuga nella sua intensità con una purezza di tratto e una complessità di contenuti – e del bianco e nero che privilegia per estremizzare emozioni e sentimenti, M. è stato collaboratore delle riviste Frigidaire, Linus e il Corriere dei piccoli, e nel 1983 ha cofondato a Bologna, con altri artisti dell’avanguardia tra cui G. Carpinteri, Igort e M. Jori, il gruppo Valvoline, che ha segnato una svolta nel fumetto internazionale. Instancabile sperimentatore di una varietà di mezzi comunicativi, autore di copertine di periodici quali New Yorker, Vanity Fair e Glamour, illustratore per l’infanzia (Pinocchio, 1992), M. ha inoltre realizzato manifesti e campagne pubblicitarie, e collaborato con il cinema (disegni per Eros, 2004, per la regia di M. Antonioni, S. Soderbergh e Wong Kar-wa; animazione del Pinocchio di E. D’Alò, 2012). Fra le opere più recenti, Stigmate (1998, con C. Piersanti), Jekyll & Hyde (2002, con J. Kramsky), Il rumore della brina (2003, con J. Zentner), Eugenio (2006), Vietnam (2014), Ghirlanda (2017, con J. Kramsky), Blind (2017), entrambe nel 2018 Covers for The Newyorker e Caboto, e Città, incroci, amori e tradimenti (2022). Una pubblicazione sistematica di tutti i suoi lavori ha preso avvio dal 2012 nella collana Works con il volume Pastels/Pastelli, cui ha fatto seguito Moda/Fashion (2014). Tra le principali mostre dedicate alla sua produzione grafica vanno citate le antologiche allestite nel 1995 al Palazzo delle Esposizioni di Roma e presso il Frans Hals Museum di Haarlem, e più recentemente, l’esposizione Sconfini ospitata nel 2016 a Villa Manin di Passariano. Nel 2019 l'artista ha diretto il film di animazione La famosa invasione degli orsi in Sicilia, mentre sono del 2021 i volumi Riti, ruscelli, montagne e castelli, Guardando l'inferno e Cinema Mattotti. Da sei anni realizza per la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il manifesto ufficiale.
Magnifying Glass di Mattotti per The New Yorker, 1999
On the Way
2015, Lorenzo Mattotti
La famosa invasione degli Orsi in Sicilia
https://www.raiplay.it/programmi/lafamosainvasionedegliorsiinsicilia
Exposition – « L’Art de courir » par Lorenzo Mattotti
10/03/2024 à Angoulême
https://www.angouleme-tourisme.com/fete-manifestation/exposition-lart-de-courir-par-lorenzo-mattotti/
Exposé pour la 1ère fois au Festival, Lorenzo Mattotti se saisit de l’Olympiade Culturelle – alliance artistique et sportive dans le cadre des Jeux de Paris 2024 – pour livrer une vision flamboyante et plurielle d’un art de la course en pleine mutation.
lunedì 29 gennaio 2024
Giornata della memoria 2024
GIORNO DELLA MEMORIA - 27 Gennaio 2024_
Per non dimenticare...
Marco D'Agostino
#GiornataDellaMemoria #27gennaio #giornodellamemoria #giornodellamemoria2024 #Auschwitz #genocide #Shoah #Gaza #Palestina #FreePalestine #pace #satira #satiraneurodeficiente #IChinson
Mario Airaghi
Franco Portinari
venerdì 19 gennaio 2024
I saluti fascisti di Acca Larentia
Nessuna dichiarazione della premier Meloni dopo i saluti fascisti di Acca Larentia.
Il Silenzio
Geen commentaar #Meloni #fascistengroet #zwijgen #Italie
Joep Bertrams
Nessuna dichiarazione della premier Meloni dopo i saluti fascisti di Acca Larentia.
#accalarentia #fascismo #vignetta #caricatura #Meloni #umorismo #satira #humor
Marilena Nardi
Riccardo Mannelli
"Le colpe sono nostre.Loro non hanno mai governato questo paese. Non hanno mai fatto il ministro della cultura, non hanno mai fattoil ministro dell'istruzione. Siamo stati noi a non riuscire ad educare nessuno..."
Il filosofo Massimo Cacciari sul caso Acca Larentia a Otto&Mezzo La7 , 9 gennaio
Mauro Biani
La Digos è sicura che a #AccaLarentia
nessuno ha urlato Viva l'Italia Antifascista
Durando
Quel che tuttavia stupisce è che, di fronte a comportamenti che configurano patenti violazioni dei fondamenti della nostra Repubblica e delle leggi dello Stato, la forza pubblica non intervenga, forse in ossequio a direttive del potere politico in carica. Così Fulvio Fontana Fulvio Fontana Satira
LA PRESENZA
#AccaLarentia #neofascisti #fascisti #Digos #satira #vignetta
Vukic
Annebbiati
#Fascisti #AccaLarentia #Nebbia #Governo #Italia #Nostalgici
Lele Corvi
Intanto ad AccaLarentia…
Luc Garcon
#AccaLarentia
Giancarlo Covino
Paolo Calleri
1 September 2023
Culture remodeling
https://cartoonmovement.com/cartoon/culture-remodeling
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E' bene ricordare che:
Il saluto romano, anche e più correttamente noto come saluto fascista.
In Italia, a seguito del ritorno della democrazia dopo la seconda guerra mondiale, il gesto è stato vietato dalla legge n. 645 del 20 giugno 1952 ("legge Scelba"), successivamente modificata con la legge n. 205 del 25 giugno 1993 ("legge Mancino"), ma solo qualora compiuto con intento di "compiere manifestazioni esteriori di carattere fascista"; in tale caso può essere punito con la reclusione da sei mesi a due anni e con la multa da 200 euro a 500 euro. Secondo la giurisprudenza di Cassazione, il gesto è vietato nei limiti in cui rappresenti un incitamento alla violenza o costituisca un pericolo di riorganizzazione del partito fascista, in quanto idoneo a raccogliere adesioni e consensi.
La Costituzione
Disposizioni transitorie e finali
I-II-III-IV-V-VI-VII-VIII-IX-X-XI-XII-XIII-XIV-XV-XVI-XVII-XVIII
Elenco Completo
XII
E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.
In deroga all'articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall'entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.
Giovedì 18 gennaio 2024
La Cassazione a sezioni riunite ha deciso: il saluto fascista (o romano) nella sua espressione commemorativa non è reato.
Le Sezioni Unite della Corte suprema di Cassazione hanno deciso che la condotta tenuta nel corso di una pubblica manifestazione consistente nella
risposta alla «chiamata del presente» e nel «saluto romano» - rituali entrambi evocativi della gestualità del partito fascista - integra il delitto previsto dalla legge Scelba «ove, avuto riguardo a tutte le circostanze del caso, sia idonea ad integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista, vietata dalla XII disposizione transitoria e finale
della Costituzione».
Solo «a determinate condizioni» può configurarsi anche il delitto previsto dalla legge Mancino che «vieta il compimento di manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi»
La sentenza lascia una certa discrezionalità all'interpretazione del giudice ...
Tomas