domenica 11 agosto 2013

Le lacrime ... Berlusconi ha pianto.

4agosto 2013
Roma. ore 18 Manifestazione dei pidiellini in Piazza del Plebiscito non autorizzata.
Il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, dopo aver salutato i suoi fan in via del Plebiscito ha fatto rientro a Palazzo Grazioli da un ingresso laterale. Il Cavaliere era in lacrime, visibilmente commosso, dopo il suo intervento dal palco della manifestazione.

le foto
la notizia

e

le vignette:



- ...Berlusconi ha pianto
- Lacrime di caimano
PORTOS / Franco Portinari
Etichette: Berlusconi condannato, Berlusconi ha pianto, Caimano, Realitisciò


era Stato lui
Riccardo Mannelli



Lacrime di Silvio
Tiziano Riverso


SERGIO STAINO

-----------------------------------------------------------------------------------------------

sabato 10 agosto 2013

Blocchiamo il reality show della RAI "The Mission"

Firma anche tu per bloccare questa Tv spazzatura!





- Albano difende The Mission dalle proteste
- Il tam-tam della sua partecipazione è già arrivato ai profughi?
PORTOS / Franco Portinari



Change.org
Ciao,
La RAI sta producendo un nuovo show-reality, “The Mission”, nei campi rifugiati in Sud Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo e in Mali. Per l’occasione porterà sul posto alcuni “VIP” tra cui Emanuele Filiberto, Al Bano, Paola Barale, Michele Cucuzza, Barbara De Rossi. 
Credo sia vergognoso ideare un’operazione che metta in scena uno spettacolo grottesco e umiliante come quello di vedere raccontata la sofferenza umana dei rifugiati da personaggi estremamente discutibili e che probabilmente mai l’avrebbero fatto se non avessero visto un’immediata convenienza in termini di immagine e commerciale.
Mi chiamo Andrea Casale, ho 25 anni e sono uno studente della Facoltà di  Farmacia dell’Università di Parma. Ho lanciato questa petizione perché appena ho sentito la notizia della produzione di “The Mission” ho provato un senso di indignazione verso la spettacolarizzazione di tragedie umane come quelle dei rifugiati.
Fareste raccontare la sofferenza dei vostri figli da Emanuele Filiberto e Paola Barale? Accettereste di vedere vostra madre, sopravvissuta a violenze inaudite, scimmiottata come comparsa di un reality show?
E poi alcune domande che vorrei rivolgere sia alla RAI sia alle organizzazioni partner di questo progetto:
- I vari VIP parteciperanno senza prendere un gettone di partecipazioneda parte della RAI? 
- Quanto spenderà la RAI per questo reality, sul campo e in studio, e quanto prevede di incassare con la vendita degli spazi pubblicitari durante le due puntate? A chi andranno quei soldi?
- I VIP partrecipanti hanno chiuso accordi o prevedono di farlo per ‘vendere’ servizi sulla loro esperienza ‘umanitaria’ a qualche settimanale o altra trasmissione televisiva? Se sì quanto incasseranno?
Grazie,
Andrea Casale via Change.org*


Per saperne di più:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/06/the-mission-strano-senso-umanitario-della-rai/678024/
http://www.lastampa.it/2013/08/05/spettacoli/gi-polemica-sul-reality-rai-con-i-vip-nei-campi-profughi-.html

Dagli Antipodi: le tavole di David Rowe, Gheddafi (2)

Le tavole di David Rowe che ho scelto per la seconda puntata hanno un soggetto unico, Mu'ammar Gheddafi.
Sono state disegnate nel 2011 dopo la decisione dell'Onu di intervenire in difesa delle popolazioni civili contro le violenze del governo libico.
L'intervento militare in Libia del 2011 è iniziato il 19 marzo ad opera di alcuni paesi aderenti all'Organizzazione delle Nazioni Unite autorizzati dalla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza che, nel marzo dello stesso anno, ha istituito una zona d'interdizione al volo sul Paese nordafricano ufficialmente per tutelare l'incolumità della popolazione civile dai combattimenti tra le forze lealiste a Mu'ammar Gheddafi e le forze ribelli nell'ambito della guerra civile libica.
Ed è terminato nell'ottobre 2011 in seguito alla morte del Ra'is. Conseguentemente, la NATO ha cessato ogni operazione il 31 ottobre.

























 (2; continua)
-------------------------------------------------------------------------------------------------------

Difficile scegliere un titolo per questa nuova rubrica con cui prossimamente e saltuariamente vi farò conoscere qualche disegno di questo grande artista  australiano David Rowe.
 Amico grazie ai social network, David riesce a stupirmi con ogni suo disegno, anche quelli sulla politica locale dell'Australia  di cui magari non capisco neppure l'argomento ed i personaggi.
 Disegni colti eruditi che non ci si stanca di ammirare.
Qui sul blog condividerò i suoi grandi ritratti, le caricature, la satira internazionale.
Dagli Antipodi: le tavole di David Rowe(1)

mercoledì 7 agosto 2013

LUCIANA ZUCCHELLI




LUCIANA ZUCCHELLI
MOSTRA PERSONALE 
DI PITTURA
POESIE di Manuela Copercini

11 - 17 Agosto 2013
Berceto
Municipio - Sala del Consiglio Comunale
ORARIO: 16.30 - 20.30



Vivo

Vivo fra le stelle
fra le nuvole
nel cielo
fra le onde del mare burrascoso
per poi tornare calmo
nella sua silenziosa solitudine.
Vivo fra gli alberi grigi dell’autunno
per poi fiorire
ella dolce primavera dai tenui e corposi
raggi del sole di meridione.
Vivo fra gli intimi impulsi
in loro mi ristoro
dove il laggiù diventa qui
e la bontà decantata
da un sanguigno e corposo vino
anela al conforto svanito.
Vivo nella massima apertura dei mei sensi
fra gli spontanei germogli del mio cuore
gettando le sciocche vanità
nel nero degli abissi.
Vivo nel cosmo
e poi in un nido nascosto nell’antica grotta
al riparo dall’uragano
che si specchia sul mondo.
Vivo nella danza disincantata di chi
dorme sui suoi peccati
che solo io udisco
nell’ampiezza della visione.
Vivo nel sogno
nuoto in lui
arrampico le sue pareti
sfido i suoi occhi…
con i miei…



LUCIANA ZUCCHELLI
Prima mostra personale nel 2010 a Berceto,
varie mostre collettive a Fidenza presso il
Palazzo delle Orsoline,
Festival delle psicoanalisi Fidenza 2012,
teatro al vicolo di Parma 2012,
Festa della donna Fidenza
al Teatro Magnani 2013.









----------------------------------------------------------

Felice connubio tra la mostra antologica di Luciana Zucchelli e le poesie di Manuela Copercini.
L'artista dipinge prevalentemente donne, facendo parte di un associazione per le donne affronta il tema della violenza, ma anche delle religioni, e possibili scenari urbani apocalittici ...niente paura... solo un po inquietanti!! il tutto con acrilico su tela e materiale di recupero.
Da non perdere.

Blogfest Rimini 2013


 Grande festa dei Blog a Rimini

 il 20 21 22 settembre

 "Macchianera Awards 2013"

Nessuna giuria

Solo voto popolare 

sarai tu a far vincere il tuo blog preferito

La scelta viene fatta in due fasi.
Vi ricordiamo che è possibile esprimere una candidatura fino a giovedì 15 agosto 2013. Poi succederà questo: in base alle vostre segnalazioni verranno proposti dieci candidati per ogni categoria, e a quel punto potrete rivotare e contribuire a scegliere il vincitore.
Si vince per suffragio popolare: una volta scelti i cinque candidati tutti potranno votare il proprio preferito; il voto degli utenti (al netto degli immancabili brogli, quindi: nun ce provate) non sarà “corretto” da nessuna giuria.
Le votazioni per la seconda fase partiranno venerdì 16 agosto 2013 e si concluderanno giovedì 19 settembre 2013, due giorni prima della cerimonia di premiazione che avrà luogo nel corso della BlogFest, a Rimini, nella serata di sabato.

Il manifesto è opera di Roberto Grassilli
.


PS:
C'è tempo fino al 15 agosto 2013 per esprimere le candidature ai "Macchianera Awards 2013".
Se ti piace FANY-BLOG  votalo nelle seguenti categorie:


 1. Miglior sito 2013:
http://fany-blog.blogspot.it/

4. Miglior articolo o post dell'anno:
http://fany-blog.blogspot.it/2013/02/lautogol-di-giannino.html


7. Miglior sito di satira:
http://fany-blog.blogspot.it/

Non mi avete votato... pazienza passiamo alla

Seconda FASE
votate entro il 19 Settembre


Ritratto di Lina Wertmuller

Ieri su Repubblica uno splendido ritratto di Riccardo Mannelli ed una bella intervista-testimonianza
di Antonio Gnoli

a Lina Wertmuller, famosa regista italiana.






Lina Wertmuller: Sono una donna piena di eccessi
di ANTONIO GNOLI

Lina Wertmuller: " Sono una donna piena di eccessi" vogliata, capricciosa, inversa. Sdraiata su un divano - che Freud avrebbe guardato con la stessa curiosità con cui studiava i suoi nevrotici - Lina Wertmüller mi riceve nella sua casa romana. Dice di non avere troppo tempo da dedicarmi. Sollecita la lettura di articoli su di lei, biografie, monumenti. E la prima cosa che penso è che chi mi sta di fronte sia una persona insopportabile. Non un' egocentrica, come pure capita di incontrare e neppure una provocatrice pronta a stoppare l' ennesimo seccatore di turno. Ma una cui non frega più niente di niente. È lì stesa sui cuscini con i suoi inconfondibili occhialini bianchi a dirci - tra i silenzi e i colpi di tosse - che la vita ha compiuto il suo giro completo. Poi penso che a 85 anni Lina Wertmüller ha tutto il diritto di mandarmi al diavolo e che in fondo sotto quell' apparente svagatezza si cela la donna intelligente, provocatoria, e perfino fragile che ci ha regalato alcuni dei più bei film della storia italiana, a cominciare da quell' esordio I basilischi che la impose a livello internazionale.
Che ricordo ne ha?
«Ma io non voglio ricordare. Sono stanca. Dormo poco. Ho sempre dormito poco. Tre o quattro ore per notte. Un tempo mi bastavano. Per fare tutto quello che facevo».
E ora? «Ora che?».
Cosa fa, la notte, quando è sveglia? «Vedo film, mi rincoglionisco di cinema. La notte, il giorno, il pomeriggio. In questo momento è la mia occupazione principale: condannata a vedere».
 Le piacerà anche. «Ci sono film che non invecchiano. Solitamente quelli in bianco e nero. Mi farebbe un favore?».
Se posso. «Non mi faccia più domande».
Perché ha accettato che venissi? «Forse perché ci illudiamo di essere dei punti di riferimento nel mondo reale».
Per alcune persone lo siamo, per altre forse lo diventeremo. «In un certo senso è vero. Se ci va bene diamo e riceviamo orientamento. Vuole un bilancio della mia vita? Credo di essere stata una donna molto fortunata».
E il cinema c' entra con questa fortuna? «Non potrei negarlo. Alti e bassi: è la legge dello spettacolo».
Più alti, direi. «Vuole compiacermi?».
Ma no, è un fatto. Proprio a cominciare da quell' esordio. Che anno era? «Ci risiamo. Vabbè, era il 1961. Scelsi di raccontare una storia del Sud, un pezzo delle mie radici. Avvenne tutto in maniera molto casuale. Ero andata con Tullio Kezich a trovare Francesco Rosi sul set di Salvatore Giuliano. Mi venne la curiosità di visitare il paese di origine di mio padre che non era molto lontano: Palazzo San Gervaso, una gloriosa cittadina della Basilicata. E guardando la vita arcaica e velleitaria dei suoi abitanti, sentendoli parlare come se al mondo non esistesse che quel paese, pensai che quella storia valeva la pena di raccontarla. Scrissi la sceneggiatura e realizzai il film. Kezich, che aveva caldeggiato e seguito tutte le fasi, riuscì a farlo entrare in concorso al festival di Locarno, dove vinse. Era il 1963».
Aveva già avuto esperienze con il cinema? «Frequentavo Federico Fellini. Lo conobbi attraverso la mia amica Flora Carabella, una donna dotata di un fascino unico, che avrebbe in seguito sposato Marcello Mastroianni. Fellini dava l' impressione di interessarsi a te, quando in realtà era solo lui il centro dell' attenzione. Comunque, gli divenni amica. Lo accompagnai perfino alla prima londinese della Dolce vita e lo aiutai nel casting di Otto ½. Tra l' altro, fu proprio grazie alla troupe di Otto ½ che potei realizzare I basilischi. In ogni caso, più che il cinema fu il teatro la mia passione d' esordio».
E come si realizzò quella passione? «Fu grazie a Flora, che si era iscritta all' Accademia d' arte drammatica, che cominciai a frequentare l' ambiente. Ero troppo piccola per iscrivermi e alla fine scelsi la Libera accademia del teatro che era diretta da Pietro Scharoff, un allievo di Stanislavskij di cui insegnò il metodo. Finito l' apprendistato mi sentivo pronta a conquistare il palcoscenico. E feci una cosa abbastanza inusuale».
Cioè? «Mi rivolsi direttamente a un famoso regista teatrale, Guido Salvini. Suonai il campanello di casa e lui mi venne ad aprire in pigiama e morto di sonno. Mi disse che vuoi ragazzina? "Mi chiamo Lina Wertmüller e voglio fare l' aiuto regista". Avevo una faccia tosta incredibile. Fu così che ebbe inizio la mia avventura teatrale».
A parte Salvini chi l' aiutò? «Fu Andreina Pagnani, grandissima attrice, a prendermi sotto la sua protezione. Mi presentò Giorgio De Lullo che aveva creato la Compagnia dei Giovani con Romolo Valli, Rossella Falk, Anna Maria Guarnieri. Giorgio era un uomo bello e dotato di una grande sensibilità. Soffrì enormemente per la morte di Romolo Valli, avvenuta in un incidente automobilistico, al punto di ritirarsi per alcuni mesi in un convento. Poi, si lasciò travolgere dall' alcol. L' ultima volta che lo incontrai fu al caffè Rosati di Roma: lo vidi alle dieci del mattino con un enorme bicchiere di whisky in mano».
Cos' è l' autodistruzione? «Girare intorno al proprio abisso e poi finirci dentro. Bisognerebbe amare tutto quello che fa crescere e detestare ciò che ci fa regredire».
Come sono stati gli amori della sua vita? «Belli, strani, a volte divertenti. Ma per me uno solo fu fondamentale. E se non sentissi il senso del ridicolo, aggiungerei eterno, quello per mio marito: Enrico Job. Come si fa a raccontarlo?».
Cosa ha avuto di speciale? «Tutto. È stato un grande artista. Ai miei occhi il più grande. Era un uomo schivo che non accettava i compromessi. Deluso dal mondo foto dell' arte contemporanea, aveva preferito il teatro. Fu uno scenografo impareggiabile, innovativo. Ha ideato per me le cose più belle, anche quelle realizzate al cinema».
A proposito di cinema lei è stata la prima donna candidata a un Oscar per la regia. «Avvenne con Pasqualino Settebellezze, ebbe quattro nomination. New York impazzì per i miei film. Avevo messo d' accordo il pubblico, la critica e i registi. Pensi che Woody Allen, colpito dalla montatura dei miei occhiali bianchi, voleva farmi fare un cameo in Io e Annie. In quel periodo stavo girando un film. Perciò gli spedii un paio di occhiali simili a quelli che indossavo dicendogli che avrebbe potuto usare una controfigura. Non credo colse l' ironia. Quel piccolo ruolo fu poi interpretato da Marshall McLuhan. Perfino uno scrittore come Henry Miller, dopo aver visto Travolti da un insolito destino, disse che il film, per umorismo ed erotismo, gli ricordava Tropico del cancro ».
Uno che di sesso se ne intendeva. «A giudicare dai suoi romanzi e carteggi era un' autorità assoluta. Nel mio piccolo con il duo Giannini-Melato realizzai la coppia più erotica del cinema italiano. O quasi».
Quasi? «Beh, il grande De Sica aveva creato quella tra Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Come si dice? Noblesse oblige ».
Si può coniugare erotismo e comicità? «Ma i miei film non sono mai stati comici. Non appartengo alla tradizione gloriosa della commedia all' italiana; e lo dico consapevole che da lì sono uscite opere straordinarie. No, i miei film sono grotteschi. Che è un' altra cosa».
Cosa l' attrae del grottesco? «Sono una donna piena di eccessi e forse il grottesco stilisticamente mi corrisponde. Amo deformare la realtà perché solo così riesco a raccontarla. Anche l' eros vi si intona meglio».
Sul grottesco viene da pensare a certi giudizi poco lusinghieri che Nanni Moretti espresse sul suo cinema. «Ah l' abominevole Moretti! Pensavo che le sue uscite contro di me in Io sono un autarchico, sotto forma per lo più di vomito, fossero solo spiritosi espedienti. In realtà era vero disprezzo. E lo capii quando al festival di Berlino provai a salutarlo e lui mi voltò le spalle. Credo, nonostante tutto il suo successo, che sia e resti un rosicone».
Cos' è il cinema? «È una baracconata quando lo fai. Ma poi accade il miracolo. E a volte diventa poesia».
E recitare? «Un dono misterioso e naturale che un bravo attore ha e gli altri non hanno».
In cosa consiste? «Ti fa credere in quello che fa. Alla base della grande recitazione c' è l' identificazione del pubblico. Ciascuno vuole essere lui o lei. È un' alchimia dei sentimenti».
Teme il pubblico? «Temo la sua imprevedibilità. Chaplin sosteneva che il pubblico è un mostro senza testa che non si sa mai da che parte si volterà. Anche in questo caso mi ritengo fortunata».
La fortuna è anche negli incontri che si fanno. «Dovrei fare una lista lunghissima. Ricordo con tenerezza Nino Rota, una presenza soave. Gli capitava di comporre suonando e dormendo al pianoforte. Visconti: esigente e aristocratico. Con Luchino negli ultimi tempi c' era spesso Helmut Berger. Circolava la storiella che questo giovane bellissimo gli fosse stato portato da un albergatore austriaco avvolto in un tappeto, come pagamento per un debito. Non facevano che insultarsi. Ricordo il salotto di Suso Cecchi d' Amico. Da lì è passato tutto il cinema italiano. Il solo che non andò mai era Fellini. Come salotto preferiva Roma».
È la città dove è nata? «Sì, in una palazzina rosa dietro piazza Cola di Rienzo. Da anni vivo invece sopra piazza del Popolo. Mi affaccio e capisco perché Roma è la città più erotica del mondo. In questo piccolo spazio si intrecciavano i destini di parecchi artisti, che spesso si vedevano la sera al ristorante l' Augustea: Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Laura Betti, Elsa Morante, la più grande scrittrice italiana del ' 900».
Glielo riconoscono in molti. «È vero. Le piacevano i cani, i gatti e i ragazzi vagabondi. Se li portava a casa e li accudiva».
Un artista deve essere diverso? «Deve con il suo linguaggio saper raccontare delle storie. Poi che sia diverso o no chi se ne frega. Io ne ho raccontate tante. E mi capita di dire: se domani non ci sarò più sappiate che mi alzerò da tavola come un commensale sazio».
E se le chiedono il conto? «Spero che non sia salato. Per ora si va avanti».
Avanti come? «Ho finito di scrivere una commedia per il teatro su Livia, la moglie dell' imperatore Augusto. Fu la donna che accompagnò il difficile passaggio dalla repubblica all' impero. Di solito sono figure che non vengono ricordate. Ed è un peccato perché avremmo molto da apprendere. Livia aveva due palle che non finiscono mai».
Sente di assomigliarle? «Non vedo imperi all' orizzonte. Però mi piacerebbe».
(La Repubblica)



martedì 6 agosto 2013

Concorso: Un brand per Firenze

Schizzo Preparatorio
Apicella

Serve un nuovo logo per Firenze, che rilanci la città, parola di Matteo Renzi e della sua amministrazione ed ecco così il concorso ... 15.000€ al vincitore.
Logo è troppo riduttivo, amici artisti, a Firenze serve un brand!!!

C'è tempo fino al 14 ottobre!





31/07/2013
Come trasformare Firenze in un desiderio
Via al concorso per inventare
un brand che dia un sapore nuovo alla città
francesco bonami

Matteo Renzi ha deciso di buttarsi in un’avventura forse più difficile della scalata a Palazzo Chigi, ovvero il «branding» della sua Firenze. Per questo ha pensato di lanciare online un concorso aperto ai creativi di ogni parte del pianeta anziché ai soliti guru del marketing, della pubblicità e della grafica. Chi sarà in grado di creare il nuovo «brand Firenze» vincerà 15.000 euro. Ma soprattutto avrà la soddisfazione di essere riuscito a dare un’immagine rinnovata a una delle città più famose ma anche più difficili al mondo. Suggerisco a ogni partecipante di registrare le proprie idee così che dopo, per il resto dei suoi giorni, il vincitore potrà avere una percentuale sui diritti di autore tutte le volte che il suo «I Fire», per esempio, sarà venduto su cartoline, magliette, cappellini e via di seguito.

Meglio però spiegare a chi non lo sa, e sono molti, cosa voglia dire inventarsi il «branding» di una città. Non significa semplicemente creare un logo, una griffe, un marchio. Bisogna inventarsi e trasformare una città in qualcosa di più di un semplice luogo.

Bisogna riuscire a far diventare la città un’idea, un desiderio, un oggetto da consumare e anche da comprare portandosi a casa un pezzettino di lei ogni volta che uno la visita. Non solo. «Branding» non vuol dire solo trovare un simbolo, ma anche costruire nella pratica opportunità e regole nuove per incentivare aziende, studenti, famiglie, imprenditori e turisti a venire in una città che è sempre esistita ma che ora ha tutto un sapore nuovo, nel caso di Firenze come direbbe il Pascoli «anche di antico». Chi pensa che a Bilbao sia bastato costruire il museo Guggenheim di Frank Gehry per dare un brand nuovo alla città, si sbaglia di grosso. Prima del museo la città basca ha messo in piedi un progetto di nuove infrastrutture gigantesco, da nuove linee di trasporto urbano alla riqualificazione di aree industriali. Il Guggenheim è stato soltanto la punta di diamante di una visione molto ambiziosa dei politici locali. L’ambizione di Renzi è sicuramente quella di far diventare Firenze una sorta di Grande Mela, New York in riva all’Arno.

E’ chiaro che non basterà un nuovo brand trovato grazie al contributo della Rete a risolvere i problemi di una città che ha una parte coperta di una patina gloriosa, quella del Rinascimento, e un’altra da uno spesso strato di polvere accumulatosi negli anni, parecchi, che sono passati dal tempo dei Medici a oggi. Ma l’iniziativa di Palazzo Vecchio è comunque un passo nella direzione giusta. New York, per la quale oggi tutti stravedono, agli inizi degli Anni 70 era data per morta, non proprio come Detroit ma quasi. L’Alitalia nel 1971 fece addirittura una pubblicità per spingere le nuove rotte su Boston e Washington che diceva: «Today New York City disappears», oggi New York City scompare. Firenze non è proprio in queste condizioni, anzi è amata e ammirata nel mondo più che mai. Ma come gran parte delle città d’arte e dei tesori culturali italiani, ha bisogno di lavorare sul look.

Il cammino, in questo campo, è lungo e complicato. Sempre per citare New York, solo nel 1977 la città iniziò a rialzare il capo. A quei tempi la rete non esisteva e quindi l’amministrazione pubblica si rivolse a un guru della grafica, Milton Glaser, che inventò il famoso slogan con il cuore «I (cuore) New York», I Love New York. Un branding cosi semplice e geniale che nessuno è mai stato in grado di superarlo in nessuna altra città del mondo. Ci riuscisse Firenze sarebbe un miracolo e glielo auguriamo tutti.

Amsterdam ha avuto la fortuna di avere all’inizio del suo nome «am», che sfruttando l’inglese - ormai lingua planetaria - è stato utilizzato per il branding «I (io) Am (sono) sterdam». Non so cosa voglia dire «sterdam», ma comunque pare abbia funzionato. «I Fire» - fire inteso come Fire-nze ma anche come fuoco - potrebbe funzionare. «Si fossi foco» lo cantava anche il poeta Cecco Angiolieri. Ma «I Fire» vuole anche dire «Io sparo» e forse non è il branding migliore. Andava bene per la Chicago degli Anni 20, non per la Firenze del 2020.

Matteo Renzi ha deciso di buttarsi in un’avventura forse più difficile della scalata a Palazzo Chigi, ovvero il «branding» della sua Firenze. Per questo ha pensato di lanciare online un concorso aperto ai creativi di ogni parte del pianeta anziché ai soliti di guru del marketing, della pubblicità e della grafica. Chi sarà in grado di creare il nuovo «brand Firenze» vincerà 15.000 euro. Ma soprattutto avrà la soddisfazione di essere riuscito a dare un’immagine rinnovata a una delle città più famose ma anche più difficili al mondo. Suggerisco a ogni partecipante di registrare le proprie idee così che dopo, per il resto dei suoi giorni, il vincitore potrà avere una percentuale sui diritti di autore tutte le volte che il suo «I Fire», per esempio, sarà venduto su cartoline, magliette, cappellini e via di seguito.

Meglio però spiegare a chi non lo sa, e sono molti, cosa voglia dire inventarsi il «branding» di una città. Non significa semplicemente creare un logo, una griffe, un marchio. Bisogna inventarsi e trasformare una città in qualcosa di più di un semplice luogo.

Bisogna riuscire a far diventare la città un’idea, un desiderio, un oggetto da consumare e anche da comprare portandosi a casa un pezzettino di lei ogni volta che uno la visita. Non solo. «Branding» non vuol dire solo trovare un simbolo, ma anche costruire nella pratica opportunità e regole nuove per incentivare aziende, studenti, famiglie, imprenditori e turisti a venire in una città che è sempre esistita ma che ora ha tutto un sapore nuovo, nel caso di Firenze come direbbe il Pascoli «anche di antico». Chi pensa che a Bilbao sia bastato costruire il museo Guggenheim di Frank Gehry per dare un brand nuovo alla città, si sbaglia di grosso. Prima del museo la città basca ha messo in piedi un progetto di nuove infrastrutture gigantesco, da nuove linee di trasporto urbano alla riqualificazione di aree industriali. Il Guggenheim è stato soltanto la punta di diamante di una visione molto ambiziosa dei politici locali. L’ambizione di Renzi è sicuramente quella di far diventare Firenze una sorta di Grande Mela, New York in riva all’Arno.

E’ chiaro che non basterà un nuovo brand trovato grazie al contributo della Rete a risolvere i problemi di una città che ha una parte coperta di una patina gloriosa, quella del Rinascimento, e un’altra da uno spesso strato di polvere accumulatosi negli anni, parecchi, che sono passati dal tempo dei Medici a oggi. Ma l’iniziativa di Palazzo Vecchio è comunque un passo nella direzione giusta. New York, per la quale oggi tutti stravedono, agli inizi degli Anni 70 era data per morta, non proprio come Detroit ma quasi. L’Alitalia nel 1971 fece addirittura una pubblicità per spingere le nuove rotte su Boston e Washington che diceva: «Today New York City disappears», oggi New York City scompare. Firenze non è proprio in queste condizioni, anzi è amata e ammirata nel mondo più che mai. Ma come gran parte delle città d’arte e dei tesori culturali italiani, ha bisogno di lavorare sul look.

Il cammino, in questo campo, è lungo e complicato. Sempre per citare New York, solo nel 1977 la città iniziò a rialzare il capo. A quei tempi la rete non esisteva e quindi l’amministrazione pubblica si rivolse a un guru della grafica, Milton Glaser, che inventò il famoso slogan con il cuore «I (cuore) New York», I Love New York. Un branding cosi semplice e geniale che nessuno è mai stato in grado di superarlo in nessuna altra città del mondo. Ci riuscisse Firenze sarebbe un miracolo e glielo auguriamo tutti.

Amsterdam ha avuto la fortuna di avere all’inizio del suo nome «am», che sfruttando l’inglese - ormai lingua planetaria - è stato utilizzato per il branding «I (io) Am (sono) sterdam». Non so cosa voglia dire «sterdam», ma comunque pare abbia funzionato. «I Fire» - fire inteso come Fire-nze ma anche come fuoco - potrebbe funzionare. «Si fossi foco» lo cantava anche il poeta Cecco Angiolieri. Ma «I Fire» vuole anche dire «Io sparo» e forse non è il branding migliore. Andava bene per la Chicago degli Anni 20, non per la Firenze del 2020.


Un brand per Firenze, via al concorso
Brand per Firenze -Concorso e regolamento

lunedì 5 agosto 2013

CartoonSea 2013: Ultima Goccia

 CartoonSea 2013: Ultima Goccia

Vincitori 2013

Grand Prix CartoonSEA
Marco Tonus

 Prix CartoonSEA
Andrea Foches
Filippo Ricca


Premi speciali
Angelo Campaner
Giacomo Cardelli
Lele Corvi
Marco Gavagnin
Giuseppe Marchi
Bruno Olivieri
Franco Origone
Agim Sulaj


Segnalazioni
Luigi Alfieri
Emanuele Benetti
Luca De Santis
Antonio Mele


Tema di quest'anno: l'acqua.
“Ultima goccia. Non c'è niente da ridere. L'acqua è una risorsa preziosa, tra spreco e risparmio, dispendio e salvaguardia, abbondanza e scarsità”.


Grand Prix CartoonSEA
Marco Tonus

© Marco Tonus - 'Riserva speciale'




Prix CartoonSEA
Andrea Foches


 Prix CartoonSEA
Filippo Ricca/Fricca

L'opera di Filippo Ricca è stato scelto come copertina del catalogo


Premi speciali
Angelo Campaner



Premio speciale
Giacomo Cardelli



Premio speciale
Lele Corvi



Premio speciale
Marco Gavagnin



Premio speciale
Giuseppe Marchi



Premio speciale
Bruno Olivieri - "Bicchier d'acqua"




Premio speciale
Franco Origone



Premio speciale
Agim Sulaj


*  *  *


Segnalazione
Luigi Alfieri



Segnalazione
Emanuele Benetti



Segnalazione
Luca De Santis



Segnalazione
Antonio Mele



-----------------------------------------------------------------------------------------------------

 Giuria 2013

Stefano Antonucci - cartoonist - Presidente
Massimo Bucchi - grafico, editorialista La Repubblica
Luciana Forlani - SEA Ecology Network Group
Giovanni Mattioli - pres. ASET spa
Marilena Nardi - cartoonist, illustratrice
Graziella Santinelli - dir. Scuola Comics sede Jesi
Oscardo Severi - SEA Ecology Network Group
Giovanni Sorcinelli 'Gióx' & Maurizio Minoggio - cartoonists, dir. artistici CartoonSEA e FanoFunny



(in piedi da sin) Maurizio Minoggio, Marilena Nardi, Oscardo Severi, Gióx, Stefano Antonucci, (seduti) Massimo Bucchi, Graziella Santinelli, Luciana Forlani

La commissione di Giuria nominata da SEA e FanoFunny Festival si è riunita sabato 15 giugno presso la sede SEA. Il giudizio della Giuria è insindacabile e inappellabile.


------------------------------------------------------------------------------------------------------
Collaterale al concorso la mostra nazionale del vincitore dello scorso anno
Stefano Antonucci Personale d'autore
e la mostra internazionale estemporanea di alto livello di 40 famosi artisti stranieri
Due delle opere in mostra:

Angel Boligan



Reinoso Cristobal

Cartonsea giunto quest'anno alla quinta edizione, cresce ogni anno, coinvolgendo sempre di più la splendida cittadina di Fano(PU). Non più solo cartoon ma anche cinema e cabaret.
“La nostra soddisfazione – ha affermato il direttore creativo Giovanni Sorcinelli - è che CartoonSEA inizi a prendere la forma che avevamo pensato fin dall'inizio: un contenitore in cui declinare una serie di eventi nel comun denominatore della satira e dell’umorismo, di volta in volta sposando il tema dell'anno”
programma 2013

 PS: ringrazio i due direttori artistici Giovanni Sorcinelli 'Gióx' & Maurizio Minoggio che molto gentilmente mi hanno messo a disposizione le img dei vincitori.

-------------------------------------------------------------------------------------------------------

LINKS: