giovedì 15 agosto 2013

La nota dal Quirinale: "Ma Silvio, non hai fatto la domanda!"

La nota dal Quirinale: 
"Ma Silvio, non hai fatto la domanda!"

Le vignette:


mercoledì 14 agosto 2013
ALLA JANNACCI
L'attesa "nota" del Quirinale è arrivata e come ci si poteva e doveva aspettare dice e non dice.
Giustamente fa notare che, al momento, Berlusconi non ha ancora chiesto un provvedimento di grazia.
Astutamente, senza sbilanciarsi, gli lascia in mano un cerino acceso che assomiglia molto di più a una miccia.
Poco digeribile per il Cavaliere la necessaria ammissione di colpevolezza, addirittura catastrofica l'eventualità di un rigetto della domanda.
Gianfranco Uber


Grazia
PORTOS / Franco Portinari





Troppa grazia
E in serata di ieri la nota di Napolitano. Intransigenza dei tanti punti interrogativi che lascia. Meno uno: il governo Letta delle larghe intese, prima di tutto.
Mauro Biani





Marassi - Il Mattino.it



Tomas 


SERGIO STAINO


Per Grazia Ricevuta
Tullio Boi


Roberto Mangosi www.enteroclisma.com


Uno spiraglio dal colle
Romaniello


Domiciliari
fabiomagnasciutti

Incandidabile
 Tiziano Riverso

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La Nota del Presidente:


Dichiarazione del Presidente Napolitano

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
"La preoccupazione fondamentale, comune alla stragrande maggioranza degli italiani, è lo sviluppo di un'azione di governo che, con l'attivo e qualificato sostegno del Parlamento, guidi il paese sulla via di un deciso rilancio dell'economia e dell'occupazione. In questo senso hanno operato le Camere fino ai giorni scorsi, definendo importanti provvedimenti; ed essenziale è procedere con decisione lungo la strada intrapresa, anche sul terreno delle riforme istituzionali e della rapida ( nei suoi aspetti più urgenti ) revisione della legge elettorale. Solo così si può accrescere la fiducia nell'Italia e nella sua capacità di progresso. Fatale sarebbe invece una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 giorni; il ricadere del paese nell'instabilità e nell'incertezza ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica finalmente delineatesi, peraltro in un contesto nazionale ed europeo tuttora critico e complesso.Ho perciò apprezzato vivamente la riaffermazione - da parte di tutte le forze di maggioranza - del sostegno al governo Letta e al suo programma, al di là di polemiche politiche a volte sterili e dannose, e di divergenze specifiche peraltro superabili.
Non mi nascondo, naturalmente, i rischi che possono nascere dalle tensioni politiche insorte a seguito della sentenza definitiva di condanna pronunciata dalla Corte di Cassazione nei confronti di Silvio Berlusconi. Mi riferisco, in particolare, alla tendenza ad agitare, in contrapposizione a quella sentenza, ipotesi arbitrarie e impraticabili di scioglimento delle Camere.
Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell'attenzione pubblica come in ogni altro.
In questo momento è legittimo che si manifestino riserve e dissensi rispetto alle conclusioni cui è giunta la Corte di Cassazione nella scia delle valutazioni già prevalse nei due precedenti gradi di giudizio; ed è comprensibile che emergano - soprattutto nell'area del PdL - turbamento e preoccupazione per la condanna a una pena detentiva di personalità che ha guidato il governo ( fatto peraltro già accaduto in un non lontano passato ) e che è per di più rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza. Ma nell'esercizio della libertà di opinione e del diritto di critica, non deve mai violarsi il limite del riconoscimento del principio della divisione dei poteri e della funzione essenziale di controllo della legalità che spetta alla magistratura nella sua indipendenza. Né è accettabile che vengano ventilate forme di ritorsione ai danni del funzionamento delle istituzioni democratiche.
Intervengo oggi --- benché ancora manchino alcuni adempimenti conseguenti alla decisione della Cassazione --- in quanto sono stato, da parecchi giorni, chiamato in causa, come Presidente della Repubblica, e in modo spesso pressante e animoso, per risposte o "soluzioni" che dovrei e potrei dare a garanzia di un normale svolgimento, nel prossimo futuro, della dialettica democratica e della competizione politica.
A proposito della sentenza passata in giudicato, va innanzi tutto ribadito che la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto.
In quanto ad attese alimentate nei miei confronti, va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta.
L'articolo 681 del Codice di Procedura Penale, volto a regolare i provvedimenti di clemenza che ai sensi della Costituzione il Presidente della Repubblica può concedere, indica le modalità di presentazione della relativa domanda. La grazia o la commutazione della pena può essere concessa dal Presidente della Repubblica anche in assenza di domanda. Ma nell'esercizio di quel potere, di cui la Corte costituzionale con sentenza del 2006 gli ha confermato l'esclusiva titolarità, il Capo dello Stato non può prescindere da specifiche norme di legge, né dalla giurisprudenza e dalle consuetudini costituzionali nonché dalla prassi seguita in precedenza. E negli ultimi anni, nel considerare, accogliere o lasciar cadere sollecitazioni per provvedimenti di grazia, si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda quale prevista dal già citato articolo del C.p.p.. Ad ogni domanda in tal senso, tocca al Presidente della Repubblica far corrispondere un esame obbiettivo e rigoroso --- sulla base dell'istruttoria condotta dal Ministro della Giustizia --- per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull'esecuzione della pena principale.
Essenziale è che si possa procedere in un clima di comune consapevolezza degli imperativi della giustizia e delle esigenze complessive del Paese.
E mentre toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l'ulteriore svolgimento - nei modi che risulteranno legittimamente possibili - della funzione di guida finora a lui attribuita, preminente per tutti dovrà essere la considerazione della prospettiva di cui l'Italia ha bisogno. Una prospettiva di serenità e di coesione, per poter affrontare problemi di fondo dello Stato e della società, compresi quelli di riforma della giustizia da tempo all'ordine del giorno. Tutte le forze politiche dovrebbero concorrere allo sviluppo di una competizione per l'alternanza nella guida del paese che superi le distorsioni da tempo riconosciute di uno scontro distruttivo, e faciliti quell'ascolto reciproco e quelle possibilità di convergenza che l'interesse generale del paese richiede.
Ogni gesto di rispetto dei doveri da osservare in uno Stato di diritto, ogni realistica presa d'atto di esigenze più che mature di distensione e di rinnovamento nei rapporti politici, sarà importante per superare l'attuale difficile momento".

Roma, 13 agosto 2013 (fonte)


mercoledì 14 agosto 2013

DONQUICHOTTE: "OCCUPY GEZIPARK!" CARTOONS ALBUM


"OCCUPY GEZIPARK!" CARTOONS ALBUM
"DIREN GEZI!" KARIKATÜR ALBÜMÜ:
"direngezi" karikatür albümü "digital dergi" formatinda hazýrlandi..
sag butondan tiklandiginda (veya klavyeden ileri tusuyla) sayfalar kendiliginden cevriliyor..
albümde 11 ödüllü olmak üzere toplam 86 calisma yer aliyor..
(by erdogan karayel & saadet demir yalcin)

È uscito l'album relativo ai cartoons  sull'occupazione di Gezi Park in Turchia.
Complimenti a tutti gli autori presenti nella raccolta ed anche a quelli non presenti.
Numerosi gli italiani presenti, non metto i loro nomi non voglio togliervi la sorpresa di scoprirli, scorrendo le pagine online. Sotto l'elenco del Grand Prix, Ahmet, 
e delle menzioni d'onore, tra cui l'amico Agim Sulaj.








Grand PrixMURAT AHMETİ/KOSOVO
"OCCUPY GEZIPARK!" INTERNATIONAL CARTOON EXHIBITION PRIZES..
"DİRENGEZİ" ULUSLARARASI KARİKATÜR SERGİSİ ÖDÜLLERİ...

GRANDPRIZE/BÜYÜK ÖDÜL (DQ SCULPTURE/DON KİŞOT HEYKELCİĞİ:
- MURAT AHMETİ/KOSOVO

HONOR PRIZES (DQ CERTIFICATE/DQ SERTİFİKASI):
- AGIM SULAJ/ALBENIA
- ERCAN BAYSAL/TURKEY
- OĞUZ DEMİR/TURKEY
- HALİT KURTULMUŞ AYTOSLU/TURKEY
- OĞUZ GÜREL/TURKEY
- TALAL NAYER/SUDAN
- ALEXANDER DUBOVSKI/UKRAINE
- LUBOMIR KOTRHA/SLOVAKIA
- MEHMET KARAMAN/SWITZERLAND
- MUSTAFA KÜÇÜK/GERMANY

ALL CARTOONS/ÖDÜL ALAN KARİKATÜRLER:

http://www.donquichotte.org/content/blogsection/1/153/lang,de/



di Agim Sulaj Albania
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Il sito di DonQuichotte
The Winners

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Le raccolte di Fany-Blog 

 Prima Parte.

Turkey : cartoons for 
Seconda Parte
  
Turkey : cartoons for ISTANBUL PROTESTS (3)
Terza parte

Turchia: "l'Uomo in piedi" (4 parte)

martedì 13 agosto 2013

In attesa della grazia per Silvio (vignette)

A breve la risposta di Napolitano alla richiesta di grazia, dopo la salita al colle di Brunetta e Schifani, lo scorso 5 agosto per intercedere in favore di Silvio.


UN ATTIMO DI RELAX PLEASE
Attesa a breve la meditata comunicazione del Colle sul futuro politico/giudiziario di Berlusconi.
Gianfranco Uber

GRANDI OPERE
In corso le operazioni di alta ingegneria politica per la realizzazione del primo salvacondotto di recupero risorse politiche mondiale.
Gianfranco Uber
Etichette: berlusconi, giustizia, pdl, politica



IL PELO NELL'UOVO
Ci sarà mai una sentenza definitiva in Italia?
Sembra che i rappresentanti della Magistratura lo facciano apposta per aggiungere ai tre gradi di giudizio dell'iter processuale gli infiniti altri gradi di giudizio delle loro sentenze provocati dalle improvvide e ricorrenti dichiarazioni a microfoni accesi.
Gianfranco Uber

Tiziano Riverso

 
Maramotti - L'Unità
 



PORTOS / Franco Portinari
Etichette: Berlusconi condannato, Brunetta, Grazia, Graziella, postcards, Quirinale, Schifani


e grazie a al capo, dello stato
 fabiomagnasciutti
Etichette: berlusconi, magnasciutti, napolitano








Famme na grazia!

Matteo Bertelli
 In attesa della grazia!
- Questa giustizia mi provoca la nausea!!
Romaniello



Moise




La grazia di Silvio
COME CADERE IN DIS...GRAZIA
Ora le prova proprio tutte,
pur di sfuggire anche a quel poco
- troppo poco -
che gli è rimasto da scontare.
Al punto di mandare due suoi picciotti
a chiedere il perdono.
Con molta ... GRAZIA.
Roberto Mangosi www.enteroclisma.com




Io non mollo
CeciGian




Corriere della sera: "Nessun sconto al condannato. Epifani contro Berlusconi."
Enrico Letta: "Speriamo che Guglielmo non sbagli la mira"
Giannelli - Corriere della sera


E se vedi cadere una stella?
Non mi dire che il tuo desiderio è l'abolizione dell'IMU!!
Giannelli - Corriere della sera



Dichiaratemi innocente, o ...
Bertolotti e De Pirro


Equivoci
Le vignette di ElleKappa - Repubblica.it



 Pena sospesa
Claudio Cadei

Claudio Cadei 



The Prayer
Massimo Bucchi



Fisco Ring
Massimo Bucchi


Mediashining
Massimo Bucchi


SERGIO STAINO
 


La scelta di re Giorgio

di Alessandro Giglioli
La partita, in queste ore, si sta giocando sulle scrivanie di due uomini anziani.
Uno è chiuso in una grande villa appena fuori Milano, ad Arcore; l’altro in una grande villa appena fuori Roma, a Castelporziano.
Il primo, fondamentalmente, minaccia: se non gli verrà garantita la sua salvezza personale – anche dal carcere, sì – scatenerà una guerra che bloccherà il Paese per mesi. Con l’arma finale dello scioglimento delle Camere e del ricorso al Tar per farsi rieleggere, affidata al mastino Nitto Palma.
Il secondo deve scegliere. Deve scegliere se il ‘bene del Paese’ è cedere al ricatto in nome della pacificazione o far prevalere la Costituzione, lo Stato di diritto, l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.
Ogni sovrano, a un certo punto, si trova di fronte a una scelta fondamentale. Di quelle che si tramanderanno alla storia. Oggi è il turno di re Giorgio. Auguri veri, che sia illuminato e soprattutto non abbia paura.

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LINK:

Ore decisive per il caso Berlusconi In arrivo la dichiarazione del Quirinale

lunedì 12 agosto 2013

Ritratto di Riccardo Muti

Ieri su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli
e l'intervista di Antonio Gnoli
a
Riccardo Muti, il grande direttore d'orchestra italiano.
“Ho avuto fortuna, ma non sono nato con il papillon e la musica ha tolto molto tempo ai miei affetti”




11/08/2013
Riccardo Muti
 Ho avuto fortuna ma non sono nato con il papillon

di ANTONIO GNOLI

Straparlando Riccardo Muti "Ho avuto fortuna ma non sono nato con il papillon" oltre ad essere il grande musicista amato in tutto il mondo- dirige la Chicago Symphony Orchestra ed è direttore onorario del Teatro dell' Opera di Roma - Riccardo Muti è un uomo molto spiritoso. Me ne accorgo assistendo a una sua lezione dedicata al Nabucco, davanti a una vasta platea di studenti sotto gli affreschi "africani" del Teatro dell' Opera. E se ripenso agli anni penosi di questa istituzione, che divenne e restò per lungo tempo uno degli esempi della decadenza italiana, mi pare un miracolo ciò che Muti ha realizzato.E dovete immaginare quest' uomo che in uno stile informale intrattiene il suo pubblico per più di due ore. Senza annoiarlo, senza deprimerlo.
 Davvero sorprendente.O quanto meno insolito. Come il taglio sottile dei suoi occhi che verrebbe da definire circasso se non fosse che è nato a Napoli.
«Certo, sono nato a Napoli ma a 14 giorni con i miei ci trasferimmo in Puglia, a Molfetta. Entrambi i luoghi sono incisi sulla mia pelle, come tatuaggi».
Come qualcosa che non si può cancellare?
«Non si può togliere la nostalgia e i ricordi ad essa legati. Sento ancora i profumi della mia terra, dove ho vissuto fino a 17 anni. Le stagioni che passavano le avvertivo dagli odori della natura. Il Natale mi si annunciava non con le luci o il presepe ma con il profumo delle arance. Mi chiedo se sono stato privilegiato in questo, se la mia generazione ha goduto di qualcosa di irripetibile. Nelle mie lezioni ai giovani mi pongo sempre questo problema: come trasmettere certe cose, come parlare di musica, a loro che sono lontani dalla mia stagione, dal mio tempo? Ecco il bisogno di sdrammatizzare e di uscire da certi toni retorici».
Sorprende un po' in un direttore d' orchestra il desiderio di alleggerire.
«Fa parte delle mie due nature: seriosa e leggera. Da una parte, quella pugliese, ponderosa e greve; dall'altra, quella napoletana, solare e scherzosa. E poi, le confesso, che è sempre spiccata in me la tendenza a smitizzare ciò che faccio.A volte mi capita di affermare una cosa molto seria e subito dopo svuotarla di importanza».
Forse è un bisogno di non prendersi troppo sul serio?
«Forse, ma le dirò che non ho piacere a indagare nelle profondità dell' animo umano, soprattutto il mio».
Un' identità precisa però ce la fornisce il suo lavoro. Chi è un direttore d' orchestra?
«È un signore che esercita una delle ultime nobili professioni in cui un singolo mette d' accordo un insieme di persone».
Occorrono virtù carismatiche?
«Direi di sì. L' orchestra è un piccolo collettivo dall' istinto sovrumano. Si accorge immediatamente delle qualità di un direttore, già dal modo in cui sale sul podio. Un direttore deve sapere cosa vuole ottenere. E l' orchestra percepisce se egli va per tentativi o possiede esattamente ciò che intende trasmettere».
Si è spesso associato il direttore di orchestra a una figura dittatoriale. È un' immagine che sopravvive?
«Fortunatamente non esiste più il direttore tiranno che con gesto imperioso allontanava l' orchestrale di turno. D' altra parte, non si può neanche pensare a una direzione collegiale».
Chi sono stati i direttori che hanno rivoluzionato il mondo della musica? 
«È difficile fornire un elenco».
Le lancio un nome facile: Toscanini?
 «Grande, anche se non mi ritengo un toscaniniano. Però il mio insegnante fu assistente di Toscanini. Di lui ammiro il rigore e la severità. Ho amato Furtwängler per quel senso di improvvisazione che imprimeva all'esecuzione. Nel momento in cui eseguiva dava la sensazione di stare creando. E poi Bruno Walter. Figure che non si discutono».
Il più controverso è stato Karajan.
 «È stato soprattutto un innovatore. Con lui si è arrivati alla scoperta di un culto del suono che prima non esisteva».
Forse anche un culto della personalità.
«Sapeva amministrare perfettamente la sua immagine. Ma il primo fu Toscanini. Bastava vedere come vestisse già durante le prove. E poi capì immediatamente l' importanza di un mezzo come la radio».  
Che cosa è il cantante per un direttore?
«Per un artista la voce è lo strumento più immediato ed esaltante. Un direttore deve scoprirne il segreto. Ma anche accettarne la memoria. Ero agli inizi della carriera quando ebbi la fortuna di lavorare con Maureen Forrester, interprete strepitosa dei Lieder di Mahler. Aveva cantato con Bruno Waltere portò a me gli echi di quella esperienza storica».  
Si dice che tra quelle femminili la più grande voce fu la Callas.
«Non farei classifiche. Fu straordinaria in mano a certi direttori. E in un periodo di approssimazione, si parla degli anni Cinquanta, diede al canto e all' arte scenica una disciplina sconosciuta. Non ho mai lavorato con lei. Ma una sera mi telefonò. Ero a Philadelphia. Avevo parlato di lei a un amico, confessandogli che mi sarebbe piaciuto dirigerla. Mi disse che era bello che avessi pensato a lei. Ma aggiunse che era troppo tardi».  
Cos' è il tramonto di un artista?
«Non per tutti è uguale. Alcuni non si rassegnano al tempo che passa. Lo vivono come un affronto, un' offesa. La cosa peggiore che può accadere è di non avere una confidenza ironica con la vita. Occorre saggezza, modestia e una certa disinvoltura per non lasciarsi travolgere dal ricordo di ciò che si è stati e non si è più».  
I ricordi continuano ad affascinarla?
«Mi forniscono la misura della nostalgia, che è una cosa diversa dal rimpianto. La nostalgia dà valore al passato, a ciò che si è fatto. Il rimpianto è la paura per un passato che non passa, che abbiamo mancato. Perciò rischia di trasformarsi in ossessione».
I suoi primi ricordi?
«Due, nitidi. Mio padre nell' ospedale militare, era il 1945, con il camice bianco da medico che curava i soldati tornati dal fronte; l' altro è la prima visione che ho avuto del Castel del Monte. Ricordo che con tutta la famiglia partimmo in carrozza da Molfetta. Arrivammo all' alba e mi apparve il Castello in tutta la sua imponenza. Quell' immagine si è sovrapposta come una seconda pelle. E mi piace pensare che sia l' ombra di Federico II».  
Sono ricordi molto seri. Come è stata la sua infanzia?
«Severa e meravigliosa. C' era la guerra, ma c' erano anche gli occhi di un bambino che guardavano con incanto alla sua terra. Giocavo con i miei coetanei, con i miei fratelli. Ero affascinato dalle feste del Sud, in cui sacro e profano si mescolavano. Come pure ero attratto dalla banda che a volte evocava melodie mediorientali. Incombevano la morte e la vita; la gioia e la tristezza. Quel mondo mi ha dato il vantaggio di guardare all' esistenza non con superiorità ma con distacco». 
Perché?
«Provenire da una terra solida e antica, piena di valori, forgia come nessuna altra metropoli può fare. Niente può gareggiare con l' immagine che conservo, neppure i grattacieli di Manhattan».  
Dei suoi fratelli è il solo a essersi occupato professionalmente di musica?
«Sì, ed è stato casuale. Grazie forse agli incontri che si hanno nella vita. Uno di questi fu con Nino Rota. Quando mi presentai a Bari per l' esame di pianoforte, per me era un modo di completare i miei studi, mi sentì suonare e disse che avevo le qualità per diventare musicista. A quel punto, dopo un consiglio di famiglia molto sofferto, i miei decisero che avrei potuto frequentare il conservatorio».  
Che ricordo ha di Rota?
«Aveva studiato con grandi maestri e aiutato Toscanini, che stimava molto questo giovane talento. Era un uomo celestiale, di una bontà estrema. E un musicista pieno di fascino. Ho inciso diverse sue composizioni».  
Lei poteva intraprendere una carriera di solista, perché è finito a dirigere?
«Il pianoforte fu una decisione dall'alto. Lo studiai a Napoli con Vincenzo Vitale, uno dei grandi maestri della scuola napoletana. E anche se ero un ottimo pianista non è che ci credessi più di tanto. Poi, un giorno fui convocato dal direttore del conservatorio che mi disse: hai mai pensato di dirigere? Restai perplesso. E lui fissandomi negli occhi: credo che tu abbia le qualità per fare il direttore d' orchestra». 
E lei?
«Restai un po' stupito. Poi accadde tutto in modo naturale. Quando cominciai a muovere il braccio sentii dopo pochi secondi che quello sarebbe stato il mio destino. Era una condizione magica: da un gesto semplice scaturivano i suoni. Provai una sensazione strana, insieme di esaltazione e smarrimento».  
Se non si fosse occupato di musica?
«Probabilmente sarei stato un mediocre avvocato».  
Quindi è un uomo fortunato?
«Chi non lo sarebbe al mio posto. Però non sono cresciuto con il papillon. I miei genitori non mi dicevano: Riccardo sei un genio. Le mie conquiste le ho realizzate giorno per giorno, con fatica e determinazione.E poi, le confesso, la musica mi ha tolto tante altre cose».  
Cosa esattamente?
«Potrei dirle la vita, ma sarebbe enfatico. E perfino ingiusto. Però nello spettacolo in cui siamo immersi ed esposti finiamo col perdere la nostra semplicità. E ho sperimentato che fare seriamente una simile professione toglie tempo agli affetti. Ho visto crescere bene i miei figli, ma spesso ero distante da loro».  
Prova sensi di colpa?
«A volte sì. Poi, ringrazio Dio di avermi messo su una strada dove potevo mostrare le mie qualità. Vede? Da un lato c' è il rimorso, dall' altro la convinzione che non poteva che andare così». 
Cos' è il talento?
«Verdi diceva: lavoro, lavoro, lavoro».
 Non basta, lo sa.
«Avere idee forti e il coraggio di portarle avanti a dispetto delle convenzioni e dei conformismi. In ogni grandissimo talento c' è il momento della trascendenza».  
Crede in Dio?
«Credo in un Dio unico, possiamo anche dargli nomi diversi, assoggettarlo alle nostre necessità o abitudini, ma c' è un solo creatore. Non si può dirigere il Requiem di Verdi o la Messa in si minore di Bach senza avvertire il fascino di una presenza divina. Grandezza spirituale e abisso, questa è la musica».  
A proposito di abisso, mi incuriosiva la sua affermazione che è meglio non guardarsi troppo nel profondo.
«È una forma di difesa. Molte volte è preferibile non chiedersi tante cose, non aprire certe porte».  
Ma per un artista non è fondamentale aprire le porte più rischiose?
«È una visione romantica. Comunque anch' io ne ho aperte. Però c' è un istinto razionale che mi spinge alla cautela. Mi pare fosse Kant, in una celebre pagina della Critica della Ragion Pura, a mettere in guardia dall' ignoto».  
Il giorno in cui smettesse la sua professione, cosa farebbe?
  «Bella domanda. A volte mi sento un outsider dell' arte che è finito sul palcoscenico per una serie di circostanze favorevoli. Ma spente le luci bisogna avere il coraggio di uscire dal gioco. Credo che tornerei all' immagine di Castel del Monte. Proprio lì davanti ho comprato un terreno dove mi piacerebbe andare a vivere».
È come un ritorno all' infanzia?
 «In un certo senso. Ma quando accadrà e quanto tempo dedicherò a questa nuova forma di vita non lo so».
 Il Castello è un' interessante metafora, un' opportunità letteraria.
 «Non è il Castello di Kafka, minaccioso, terribile, enigmatico. Quello di Federico II fu creato non per difesa ma per la mente, è un libro misterioso scritto con la pietra. Trasmette un' idea di una perfezione che ogni uomo dovrebbe cercare».  
E lei l' ha trovata? «A volte mi sono illuso. È una necessità che ci portiamo dentro. Come un mare infinito nel quale a volte con timore o esaltazione ci bagniamo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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domenica 11 agosto 2013

Le lacrime ... Berlusconi ha pianto.

4agosto 2013
Roma. ore 18 Manifestazione dei pidiellini in Piazza del Plebiscito non autorizzata.
Il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, dopo aver salutato i suoi fan in via del Plebiscito ha fatto rientro a Palazzo Grazioli da un ingresso laterale. Il Cavaliere era in lacrime, visibilmente commosso, dopo il suo intervento dal palco della manifestazione.

le foto
la notizia

e

le vignette:



- ...Berlusconi ha pianto
- Lacrime di caimano
PORTOS / Franco Portinari
Etichette: Berlusconi condannato, Berlusconi ha pianto, Caimano, Realitisciò


era Stato lui
Riccardo Mannelli



Lacrime di Silvio
Tiziano Riverso


SERGIO STAINO

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sabato 10 agosto 2013

Blocchiamo il reality show della RAI "The Mission"

Firma anche tu per bloccare questa Tv spazzatura!





- Albano difende The Mission dalle proteste
- Il tam-tam della sua partecipazione è già arrivato ai profughi?
PORTOS / Franco Portinari



Change.org
Ciao,
La RAI sta producendo un nuovo show-reality, “The Mission”, nei campi rifugiati in Sud Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo e in Mali. Per l’occasione porterà sul posto alcuni “VIP” tra cui Emanuele Filiberto, Al Bano, Paola Barale, Michele Cucuzza, Barbara De Rossi. 
Credo sia vergognoso ideare un’operazione che metta in scena uno spettacolo grottesco e umiliante come quello di vedere raccontata la sofferenza umana dei rifugiati da personaggi estremamente discutibili e che probabilmente mai l’avrebbero fatto se non avessero visto un’immediata convenienza in termini di immagine e commerciale.
Mi chiamo Andrea Casale, ho 25 anni e sono uno studente della Facoltà di  Farmacia dell’Università di Parma. Ho lanciato questa petizione perché appena ho sentito la notizia della produzione di “The Mission” ho provato un senso di indignazione verso la spettacolarizzazione di tragedie umane come quelle dei rifugiati.
Fareste raccontare la sofferenza dei vostri figli da Emanuele Filiberto e Paola Barale? Accettereste di vedere vostra madre, sopravvissuta a violenze inaudite, scimmiottata come comparsa di un reality show?
E poi alcune domande che vorrei rivolgere sia alla RAI sia alle organizzazioni partner di questo progetto:
- I vari VIP parteciperanno senza prendere un gettone di partecipazioneda parte della RAI? 
- Quanto spenderà la RAI per questo reality, sul campo e in studio, e quanto prevede di incassare con la vendita degli spazi pubblicitari durante le due puntate? A chi andranno quei soldi?
- I VIP partrecipanti hanno chiuso accordi o prevedono di farlo per ‘vendere’ servizi sulla loro esperienza ‘umanitaria’ a qualche settimanale o altra trasmissione televisiva? Se sì quanto incasseranno?
Grazie,
Andrea Casale via Change.org*


Per saperne di più:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/06/the-mission-strano-senso-umanitario-della-rai/678024/
http://www.lastampa.it/2013/08/05/spettacoli/gi-polemica-sul-reality-rai-con-i-vip-nei-campi-profughi-.html