sabato 7 aprile 2012

Aung San Suu Kyi eletta in Parlamento

Aung San Suu Kyi, una speranza per la Birmania
Marco De Angelis  per "The New York Times Syndicate"




La leader dell'opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, è stata eletta in Parlamento, nella circoscrizione rurale di Kawhmu, vicino a Rangoon. Lo riferisce il suo partito, la Lega nazionale per la democrazia. Il premio Nobel correva per uno dei seggi in palio alle elezioni suppletive. Sono 45 i seggi da assegnare, di cui 37 alla Camera bassa.
Storica elezione per Aung San Suu Kyi che ha passato 15 dei suo ultimi vent'anni, in carcere.
la notizia

 
David Rowe


Le schegge di vetro, le più piccole con la forza tagliente e luccicante di difendersi contro le mani che cercano di frantumarle, possono essere indispensabili per chi vuole liberarsi dalla morsa dell'oppressione.
Aung San Suu Kyi



The Lady (31/03/2012)
Nelle elezioni In Birmania ritorna a candidarsi, dopo la prigionia, Aung San Suu Kyi, icona dei diritti umani e della democrazia (negata). Questo non prelude a grandi aperture da parte del regime militare al potere...ma intanto bentornata.
Da Cartoon Movement: http://www.cartoonmovement.com/cartoon/5892
 cecigian

 
Aung San Suu Kyi wins election
 By Taylor Jones, El Nuevo Dia, Puerto Rico - 4/2/2012


HENG
 Lianhe Zaobao - Singapore
 MYANMAR DEMOCRACY DANCE BURMA MILITARY 040512
 The New York Times Syndicate 

Hillary Clinton,  che aveva  già incontrato lo scorso anno Aung San Suu Kyi ha fatto sapere che l'America sta prendendo in considerazione, data la storica vittoria, di togliere gli embarghi alla Birmania.

la notizia

Hilary and Aung San Suu Kyi By Taylor Jones,
Politicalcartoons.com - 12/4/2011



LinK:
 http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=163583
 http://www.guardian.co.uk/world/video/2012/apr/02/aung-san-suu-kyi-burma?INTCMP=SRCH

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 FANY - BLOG: Aung San Suu Kyi è libera

giovedì 5 aprile 2012

Il Flauto incantato di Cesare Carbonieri

Il Flauto incantato di Cesare Carbonieri,
 musiche di Zoboli e Campanini,
 disegni di CeciGian 
e narrazione di Radicia
 

 Scrivono GianLorenzo e Cecilia in arte CeciGian sul loro blog:
E' uscito il nostro primo libro illustrato!
E' una piccola storia della musica per ragazzi, scritta da Cesare Carbonieri e musicata da Paolo Zoboli e Gian Luca Campanini...con i personaggi disegnati da Cecigian!
E' uno strumento adattissimo per le scuole o per la lettura, ha un cd con le musiche e il testo narrato da Giuseppe Radicia, se vi interessa contattatemi o andate sul sito http://www.edizioniartestampa.com/scheda&id=241

Il Flauto Incantato è una fiaba, destinata ad una fascia di età compresa tra i sette e gli undici anni, ripercorre, attraverso il sogno dei gemellini Giusy e Nico, i diversi periodi storici dall'antica Roma sino alla contemporaneità. Ad accompagnare i protagonisti nel lungo viaggio è Amedeo, un buffo omaccione dotato di un forziere ricco di oggetti e strumenti utili a far comprendere l'evoluzione del suono nel corso dei secoli. Trascinati da un tono giocoso, i giovanissimi lettori potranno perciò avventurarsi non solo in un mondo di parole, ma anche di immagini e note. La pubblicazione, infatti, fonde in un pregevole unicum scrittura, disegni, recitazione e musica proponendosi in una veste multimediale ed insieme interattiva grazie alla presenza di piccoli spartiti per rieseguire, in prima persona, le armonie registrate sul CD allegato. CD nel quale è contenuta pure la recitazione del racconto in grado di favorire, con un piacevole impatto emotivo, un valido sostegno nella lettura.

mercoledì 4 aprile 2012

Ho un sogno per mio figlio


Oggi l'educazione soffre. Se ne parla poco o non se ne parla affatto. Vuoi mettere la psicologia? Roba da raffinati, da ricercatori di coscienze e personalità. Oggi ai genitori vengono fatte le proposte di formazione dai contenuti più disparati: analisi transazionale, enneagramma, psicobiologia, programmazione neurolinguistica, costellazioni familiari, cristalloterapia, reiki, e chi più ne ha più ne metta. Dei bambini che a quattro anni hanno ancora il pannolino addosso, non sembra importante ad alcuno. Non è chic parlare di funzioni fisiologiche. Dei bambini che a otto anni non sanno allacciarsi le scarpe, non sembra importare ad alcuno. Non è chic parlare di aspetti così banalmente "terra terra". Meglio fare progetti, insegnare l'inglese a un anno e sei mesi, meglio occuparsi di riempire la stanza dei giochi in quantità pantagruelica, con le proposte più alla moda e sofisticate, o vestirli con le marche più affermate. Eppure, la domanda d'obbligo è: "Cosa significa educare oggi? Quale direzione, quali valori, quali azioni praticare nella relazione con i figli?". La risposta, presentata con efficacia e immediatezza in questo stimolante volume, può essere sintetizzata in "sette passi per educare". I sette passi seguono in modo progressivo lo svolgimento cronologico di una relazione educativa, ogni età ne richiama e ne richiede di particolari, a partire dalla nascita di un bambino. E, in ciascun passo, emergono contraddizioni e/o esasperazioni ma anche il significato profondo e la finalità che riveste. "Torniamo ad educare" o "Torniamo ad occuparci di educazione", potrebbe essere lo slogan. Tanto per metterci in gioco come adulti.
 Questa è la quarta pagina del libro

Ho un sogno per mio figlio
SottotitoloSette passi per educare
Collanapartenze
AutoreR. Gilardi   F. Portinari
Anno2012
Edizioni                                                                    La Meridiana

Autori:
  •  Franco Portinari 
Franco Portinari (PORTOS), illustratore per il "Corriere della Sera", vignettista e caricaturista per il "MisFatto" (inserto satirico de "il Fatto Quotidiano"), visualizer e storysboard artist per agenzie di pubblicità. Lavora con Giovanna Carbone, architetto e designer, che è anche sua moglie. Entrambi sono sostenuti moralmente dei loro tre bassotti sempre presenti in ogni fase del lavoro, ma soprattutto del dopolavoro, dalle merende ai pisolini. È anche pittore, ma non riesce a separarsi dalle sue opere. Nessuno vuole comprargliele.*

  •  Roberto Gilardi 
 Roberto Gilardi (Bobo), già docente a.c. presso l'Università di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, fondatore di "Kaloi", network di professionisti che opera in Italia in ambito Socio-Educativo, Socio-Sanitario e Organizzativo, consulente per la Provincia di Pordenone-Assessorato all'Immigrazione, già direttore della Formazione I.M.R. - Italian Medical Research, Esperto di Processi Formativi.

Qualche pagina da sfogliare:



L'incipit :
Conoscete la Settimana Enigmistica? Avete presente quel gioco "Scopri le differenze"?...




*= troppo belli i quadri del Portos ... io ne ho visto qualcuno in carne ed ossa ... magnifici per non parlare dei bassotti

il sito di Roberto Gilardi
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Album-ricordo viaggio papale in Messico - Cuba 2012


Bienvenido
Matteo Bertelli
the Pope in Mexico
23 Mar 2012/ Cartoon Movement



Pope in Cuba
Julio Carrión Cueva
l Pope could not be with the dissidents nor with 'the Ladies in White'
 29 Mar 2012 / Cartoon Movement



Pope Criticizes US Trade Embargo
Gianfranco Uber
During his visit to Cuba, Pope Benedict has criticized the 50-year-old trade embargo imposed on Cuba by the United States.
29 Mar 2012/ Cartoon Movement




The Pope Goes to Cuba
David Pugliese
Communism and religion will meet as the Pope is scheduled to visit Cuba next week. Click here to see more cart
22/03/2012 / Cartoon Movement



Black smoke over Cuba
Fabio Magnasciutti
you sinners, repent before it's too late
22 Mar 2012 / Cartoon Movement




GLORY BE TO FORGET THE MEMORIES
Pedro Mendez
THE PRESS IS NOT ALWAYS GOOD BALANCING
 27 Mar 2012 / Cartoon Movement







Pope visits Mexico
By Rainer Hachfeld, Neues Deutschland, Germany
 3/23/2012



Pope visits Cuba 
 By Rainer Hachfeld, Neues Deutschland, Germany
3/25/2012



Pope visits Cuba
 By Jimmy Margulies, The Record of Hackensack, NJ
 3/29/2012




Raul, Fidel, Benedict and Hugo Chavez
By Taylor Jones, El Nuevo Dia, Puerto Rico
3/30/2012








-PROSELITISMO
Carton publicado en EL UNIVERSAL el 25 de Marzo 2012.
http://www.eluniversal.com.mx/wcarton11657.html

  Angel Boligan






Nei secoli Fidel
Vauro




Giorgio Forattini



Giannelli Corriere della sera


 Matteo Bertelli









domenica 1 aprile 2012

Marilungo e la Storia dell'Arte

History of Art: The Avant-garde

Histort of Art: The Dog of...


The assembly line of Modern Art.




Informazioni

Massima di Marco Marilungo Pictor: Se le stelle potessero parlare, non le sentiremmo, perchè.... sono davvero parecchio lontane...
Biografia
Marco Marilungo è nato a Porto San Giorgio. Dotato di un felice spirito ironico e di un’abile mano, inizia la sua carriera come vignettista raggiungendo immediatamente notevoli risultati: tra il 1992 e il 1993 pubblica diverse vignette su “Cuore” (Settimanale di culto in quegli anni, con tiratura di 200.000 copie a settimana), sulla “Gazzetta di Ancona”, “Fegato”, “Mai dire sport”, “Local Comix” e su varie testate di enigmistica tra le quali “La settimana Enigmistica”.
Da segnalare anche le apparizioni su “Comix” e “Die zeit”di Amburgo e su varie altre testate.

[...continua]
 Sito Web  http://www.marilungo.com


PS: oggi è il primo d'aprile e per l'occasione 
un Pesciolone d'Aprile
 

sabato 31 marzo 2012

Earth Hour 2012

E' iniziata l'Ora della Terra 2012 Questa sera, tra le 20:30 e le 21:30, spegnete tutte le luci e gli altri apparecchi elettronici se amate la vostra Terra. Torna l’Earth Hour, l’iniziativa del WWF che serve per rammentare il rischio che stiamo correndo a causa dei nostri sprechi e sensibilizzare la popolazione mondiale sul problema del consumo di energia. Lo scorso anno hanno partecipato all’Ora della Terra ben 135 nazioni, con le manifestazioni più disparate. E quest’anno non sarà da meno.

Il Fede licenziato.

Addio Emilio!  Luigi Alfieri
La vicenda
1) il no della Svizzera al trasferimento di denari di Fede
2) la cacciata da Cologno Monzese
PORTOS / Franco Portinari


PORTOS / Franco Portinari


 Mediaset licenzia Emilio Fede
 "È la mia vita, è stato Confalonieri"
Il giornalista che ha creato l'informazione delle reti del Biscione e ha accompagnato tutta la parabola politica di Berlusconi, ha lasciato l'azienda. "Trattativa per risoluzione consensuale non andata a buon fine". Al suo posto Giovanni Toti
 Fede e la valigetta con 2,5 milioni di euro "Mai portato quei contanti in Svizzera"
Il direttore del Tg 4 smentisce la presunta esportazione di denaro contante all'estero; la banca avrebbe rifutato il deposito non avendo certezze sulla provenienza della somma. "Tutto falso, inventato per colpirmi". Ma la procura di Roma apre un fascicolo e sentirà il giornalista
Poi Fede insulta De Bortoli: ''Questa non gliela perdono''
 il direttore del Tg4 ai microfoni della Zanzara su Radio24 attacca il direttore del Corriere della Sera: ''Era un amico, avrebbe dovuto chiamarmi''
la telefonata


Ciao Emilio - Matteo Bertelli




Articolo 21 - Press a poco
Licenziati ustionati ed esaustivi
Nadia Redoglia
Il Fede licenziato ha aperto tutte le prime pagine. Nei giorni successivi s’è proseguito nelle seconde, nei forum, nei blog e “Blob”. Ci avevano appena informato dell’atto (svizzero) di Fede, ma agli uomini di buona Speranza e Carità cale poco: è una vita che hanno imparato a non entrar nel merito degli atti di Fede.
Ora andrà in pensione (dopo tanti anni di soggiorno ospite in 5stelle super lusso e abitazioni da favola)?
Nella sua lunga vita lavorativa gli va riconosciuta l’esaustiva capacità d’essere riuscito a bruciare tappe (e carriere), ma di aver sempre saputo mettersi e rimettersi in gioco (d’azzardo e no). Mica da tutti, eh!
Gli è che oggi si troverebbe di fatto -a parte i suoi pingui proventi tra liquidazioni, accantonamenti, stipendi, gratifiche, interessi ecc. da lavoro subordinato (in tutto e/o in parte) e la non più medio/giovane età- alla stregua dei suoi “compagni” di sventura: licenziati dal posto di lavoro.
L’unica differenza tra lui e gli altri "compagni" (ma pare che, pubblicamente e pure istituzionalmente, è roba di poca o nulla rilevanza) è che una parte non indifferente dei "compagni" (non avendo saputo/potuto bruciarsi tappe e carriere?) s’è bruciato, e prosegue a bruciarsi, la vita dando materialmente fuoco al proprio corpo…
Oh, ragazzi: non è che si possano avere tutti licenziati esaustivi… 
29.03.2012 Emilio Fede "fatto fuori" da Mediaset...
Gianni Fioretti





Abbandonato
Tomas




io non posso entrare
fabio magnasciutti
Etichette: fede, magnasciutti, svizzera


gente di poco fede
fabio magnasciutti

 

crisi -  Fei




TheHand Puntoit

Angel Boligan a Lisbona

Si è appena conclusa a Lisbona la prima mostra europea di uno dei più grandi artisti internazionali  Angel Boligan.


Uno de los caricaturistas más reconocidos del mundo ha expuesto su obra en Lisboa

24 mar 2012

Uno de los caricaturistas más reconocidos del mundo, Ángel Boligán, ha expuesto en Lisboa una selección de su obra, la primera muestra en Europa de este artista cubano.

Mostra que apresenta 100 trabalhos de Angel Boligán, artista de grande renome do mundo do cartoon internacional, vencedor de vários prémios e distinções honrosas internacionais.
Este cubano, naturalizado mexicano, é o convidado estrangeiro desta edição da Cartoon Xira, apresenta um conjunto de trabalhos a que, que nomeou de “Espelho de Tinta”. Caricaturista editorial do diário mexicano “El Universal”, é fundador e presidente da agência latino-americana de caricaturas Cartonclub, colaborador do sindicato internacional de caricaturistas Caglecartoons (EUA) e da agência francesa Courrier International. É membro da Unión Nacional de Escritores y Artistas de Cuba (U.N.E.A.C).

Se “Rir é o Melhor Remédio”, então venha fazê-lo à Cartoon Xira’11! O humor de qualidade apresentado por uma seleção de luxo, está em Vila Franca de Xira.


 Uno dei più rinomati disegnatori del mondo, ha esposto il suo lavoro a Lisbona
24 Mar 2012

Uno dei  più celebri cartoonist, Angel Boligán, ha esposto a Lisbona una selezione del suo lavoro, la prima mostra in Europa di questo artista cubano.



La mostra  presenta 100 opere di Angel Boligan, artista di grande fama nel mondo del fumetto internazionale, vincitore di diversi premi internazionali e menzioni d'onore.

Questi di origine cubana e vive in  Messico, è l'ospite straniero in questa edizione di Cartoon Xira, presenta una serie di opere che, ha chiamato  "Espelho de Tinta".

 Cartoonist Editoriale del quotidiano messicano "El Universal", Boligan è anche fondatore e presidente  dell'agenzia  di caricature Latina Cartonclub, dipendente dell'Unione Internazionale vignettisti Caglecartoons (USA) e l'agenzia francese Courrier International. E' membro dell'Unione degli Scrittori Nacional y Artistas de Cuba (UNEAC).

Se "La risata è la migliore medicina", quindi andare a Cartoon Xira! L'umorismo di qualità fatto da una selezione di lusso, si trova a Vila Franca de Xira.




Il video della mostra:



 Uno de los caricaturistas más reconocidos del mundo ha expuesto su obra en Lisboa 

Catálogo “Espelho de Tinta”|Angel Boligán 
 Sitio Web de Angel Boligan

venerdì 30 marzo 2012

1000° POST !!

Mille magnifici momenti
 memori
 morte malinconia
 miserie meraviglie
 monumenti 
mondiali MAESTRIE

Grazie a Tutti!!

PS: img creata da un'idea di 1000 Ideas for Creative Reuse

46 donne uccise in casa dall'inizio dell'anno

con amore Marilena Nardi
46 donne uccise in casa dall'inizio dell'anno...Triste record!!
Da La Repubblica:

L'uomo in casa diventa assassino una donna uccisa ogni due giorni
 Quarantasei donne uccise dall’inizio dell’anno. Vittime dell’uomo che avevano accanto. Una strage silenziosa. La legge non basta: serve una nuova cultura
ADRIA­NO SO­FRI

Pren­dia­mo una fra­se co­sì: Gli uo­mi­ni uc­ci­do­no le don­ne. È una ge­ne­ra­liz­za­zio­ne spa­ven­to­sa: la stra­gran­de mag­gio­ran­za de­gli uo­mi­ni no­nuc­ci­do­no le don­ne. Ep­pu­re a una fra­se co­sì suc­ce­de di rea­gi­re con as­sai mi­nor in­di­gna­zio­ne e mi­nor sor­pre­sa di quan­to la sta­ti­sti­ca con­sen­ti­reb­be. Non di­co del­le don­ne, che san­no be­ne che co­sa vuol di­re la fra­se. Ma gli uo­mi­ni, an­che se la sta­ti­sti­ca di­ce che in Ita­lia, non so, uno su 400 mi­la am­maz­za una don­na in un an­no, am­met­te­ran­no di sen­ti­re con­fu­sa­men­te co­me mai uo­mi­ni am­maz­za­no don­ne.
L’uo­mo è cac­cia­to­re, si di­ce: il cac­cia­to­re go­de di sco­va­re la pre­da, in­se­guir­la, brac­car­la, cat­tu­rar­la - e far­la fi­ni­ta. Al cen­tro del mil­le­na­rio ad­de­stra­men­to del­l’uo­mo ma­schio sta il de­si­de­rio, e la cer­tez­za del di­rit­to na­tu­ra­le, di pos­se­de­re la don­na. E’ una me­tà del­la co­sa: pren­di la don­na, la­chiu­di a chia­ve, la usi, la fai fi­glia­re e lu­stra­re sti­va­li, la ba­sto­ni ogni tan­to, per­ché non si di­strag­ga dal­l’ob­be­dien­za, co­me fai con gli al­tri ani­ma­li ad­do­me­sti­ca­ti. L’al­tra me­tà del­la co­sa sta nel­la sen­sa­zio­ne che la “tua” don­na ti sfug­ga, an­che quan­do l’hai riem­pi­ta di bot­te e di moi­ne, che il di­rit­to di pos­se­der­la è elu­so da un’im­pos­si­bi­li­tà. Non c’è car­ce­rie­re che pos­sa vol­ta­re le spal­le tran­quil­la­men­te al suo pri­gio­nie­ro. Non c’è pri­gio­nie­ro più ir­ri­du­ci­bi­le del­la don­na.
L’uo­mo av­ver­te con of­fe­sa, pau­ra, ver­go­gna que­sto scac­co in­do­ma­bi­le, e al suo fon­do una pro­pria in­fe­rio­ri­tà ses­sua­le, un pia­ce­re pal­li­do ri­spet­to a quel­lo che im­ma­gi­na scon­fi­na­to e astrat­to del­la don­na — la sua ca­pa­ci­tà di put­ta­na — e, quan­do si per­sua­da di aver­la per­du­ta e di non po­ter più vi­ve­re sen­za di lei, la uc­ci­de.
Lui, me­dia­men­te, vi­ve: a vol­te ten­ta il sui­ci­dio, per lo più lo man­ca. Di­ce: “So­no in­ca­pa­ce di in­ten­de­re e di vo­le­re, per­ciò l’ho am­maz­za­ta”. L’al­tro­ie­ri le di­ce­va: “So­no paz­zo d’a­mo­re per te”. Vo­le­va di­re: “So­no in­ca­pa­ce d’in­ten­de­re e di vo­le­re, per­ciò ti amo”. Vi­vrà, com­pian­gen­do­si, nel ri­cor­do di lei, or­mai sol­tan­to sua — e co­mun­que di nes­sun al­tro.
Ho scrit­to que­sta or­ren­da co­sa: non per­ché non ve­da che è gros­so­la­na­men­te or­ren­da, ma per­ché pen­so che si av­vi­ci­ni al­la ve­ri­tà. E’ una di quel­le che si di­co­no ma­le con le pa­ro­le, dun­que si pre­fe­ri­rà fa­re un vuo­to - un rap­tus, un’u­sci­ta da sé di cui non re­ste­rà me­mo­ria - e pun­ta­re sul­le at­te­nuan­ti ge­ne­ri­che. Spe­ci­fi­che, fi­no a ie­ri, quan­do am­maz­za­re una don­na, spe­cial­men­te la “pro­pria” don­na, era po­co me­no di un at­to ono­re­vo­le. La di­spa­ri­tà, in que­sto cam­po, è sen­za ugua­li. Di fat­to, per­ché le don­ne che am­maz­za­no il “lo­ro” uo­mo so­no co­sì ra­re da far leg­ge­re due vol­te la no­ti­zia, per con­trol­la­re che non sia un be­ne­det­to er­ro­re del ti­to­li­sta - tra­fi­let­ti, del re­sto. E di di­rit­to e per­fi­no di les­si­co, per­ché la pa­ro­la era una so­la, fi­no­ra, a de­si­gna­re l’am­maz­za­men­to co­niu­ga­le, uxo­ri­ci­dio, l’uc­ci­sio­ne del­la mo­glie.
Il nuo­vo co­nio di “fem­mi­ni­ci­dio” non è un pun­ti­glio ri­ven­di­ca­ti­vo, è l’a­de­gua­men­to sten­ta­to del­la lin­gua e del­la leg­ge a una stor­tu­ra di mil­len­ni. A me­no che non fos­se esal­ta­ta, che è l’al­tra fac­cia del­l’av­ven­to del­l’a­mo­re­ro­man­ti­co, gran ri­vo­lu­zio­ne in cui, nel­la no­stra par­te di mon­do, si me­sco­la­ro­no la con­si­de­ra­zio­ne ar­cai­ca del­la don­na for­te e ri­bel­le e in­fi­ne do­ma­ta in Gre­cia, e la nuo­va te­ne­rez­za che vol­le ri­sar­cir­ne l’in­fe­rio­ri­tà nel cri­stia­ne­si­mo. Stra­da fa­cen­do, l’a­mo­re ca­val­le­re­sco si con­qui­stò uno­spa­zio for­mi­da­bi­le, e la don­na del­l’i­dea­le non po­té toc­car­si nem­me­no con un fio­re - quan­to al­la rea­le, ave­va il suo daf­fa­re, e non l’ha mai smes­so: bel­la sto­ria, gran­dio­sa­men­te ro­ve­scia­ta in amo­ri co­sì mi­ra­bi­li da in­dur­re l’uo­mo ad am­maz­zar­la, l’a­ma­ta, e di­ven­ta­re co­sì un eroe ro­man­ti­co, o un gran­de de­lin­quen­te espres­sio­ni­sta, o al­me­no un po­ve­ret­to da com­pa­ti­re, per aver tan­to so­vru­ma­na­men­te ama­to.
L’uo­mo che uc­ci­de la “sua” don­na com­pie il più al­to sa­cri­fi­cio di sé, in tut­ta una su­bli­me tra­di­zio­near­ti­sti­ca e let­te­ra­ria, più­che se am­maz­zas­se sé per amo­re. E so­lo og­gi, e fa­ti­co­sa­men­te, ci si di­vin­co­la da que­sto inau­di­to re­tag­gio di am­mi­ra­zio­ne e com­mi­se­ra­zio­ne per l’uo­mo che uc­ci­de per amo­re, e lo si ve­de nel­la sua mi­se­ra­bi­le pic­ci­ne­ria. E gli si ve­de die­tro la mol­ti­tu­di­ne di omet­ti “tran­quil­li”, “per­be­ne” - so­no sem­pre que­sti, al­l’in­do­ma­ni, gli ag­get­ti­vi dei vi­ci­ni - che pe­sta­no con re­go­la­ri­tà mo­gli e fi­dan­za­te e aman­ti e pro­sti­tu­te e fi­glie, le tor­men­ta­no, le in­sul­ta­no e ri­cat­ta­no e spa­ven­ta­no e vio­len­ta­no. Pan­ni spor­chi di fa­mi­glia. Pres­so­ché tut­ti gli omi­ci­di che ho in­con­tra­to in ga-le­ra - do­v’e­ro lo­ro col­le­ga - ave­va­no am­maz­za­to don­ne: la “lo­ro”, o pro­sti­tu­te, dun­que di nes­su­no, dun­que di tut­ti. Vi pas­sa la vo­glia di sim­pa­tiz­za­re per Otel­lo e Moo­sbrug­ger, per la So­na­ta a Kreu­tzer o per l’As­sas­si­no spe­ran­za del­le don­ne.
Le sta­ti­sti­che oscil­la­no: vie­ne am­maz­za­ta una don­na, in Ita­lia, ogni due gior­ni, ogni tre, se­con­do le più ot­ti­mi­sti­che. Se le don­ne non fos­se­ro il ge­ne­re uma­no, la par­te de­ci­si­va del ge­ne­re uma­no, e ve­nis­se­ro guar­da­te per un mo­men­to co­me un’et­nia, o un grup­po re­li­gio­so, o una pre­fe­ren­za ses­sua­le, non se ne po­treb­be spie­ga­re l’i­ner­zia di fron­te al­la per­se­cu­zio­ne, la ri­nun­cia a un’au­to­di­fe­sa mi­li­tan­te. Que­sto var­reb­be fin dal ge­no­ci­dio del­le bam­bi­ne pri­ma e do­po la na­sci­ta in tan­ta par­te del mon­do, che è sì al­tra co­sa ma stret­tis­si­ma­men­te le­ga­ta. Quel ti­to­lo, Uo­mi­ni che odia­no le don­ne, è di­ven­ta­to pro­ver­bia­le scen­den­do da un nord ci­vi­le e fa­vo­lo­so co­me la Sve­zia, una tre­men­da ri­ve­la­zio­ne. L’I­ta­lia, co­me le suc­ce­de, si bat­te per il re­cord, spin­ta dal­la ra­pi­di­tà feb­bri­ci­tan­te dei suoi cam­bia­men­ti, dal ri­tar­do al­la ri­val­sa, e og­gi le de­plo­ra­zio­ni in­ter­na­zio­na­li con­tro il fem­mi­ni­ci­dio ci met­to­no as­sie­me al Mes­si­co di Ciu­dad Jua­rez.
Og­gi si par­la di que­sto, ci si in­for­ma. E’ mol­to im­por­tan­te. So­no due gli stru­men­ti de­ci­si­vi per af­fron­ta­re l’as­sas­si­nio del­le don­ne (e gli stu­pri, le per­se­cu­zio­ni, le bot­te, le mi­nac­ce e le vi­te di pau­ra): la po­li­zia - e le leg­gi - e la cul­tu­ra. La po­li­zia fem­mi­ni­le è il più si­gni­fi­ca­ti­vo pro­gres­so del no­stro Sta­to (e del­l’Af­gha­ni­stan). I due stru­men­ti non so­no, co­me si pen­sa, agli an­ti­po­di, una che ar­ri­va do­po il fat­to, l’al­tra che lo pre­vie­ne da mol­to lon­ta­no. Van­no as­sie­me, per pre­ve­ni­re da vi­ci­no e da lon­ta­no, e per san­zio­na­re, ma­te­rial­men­te e mo­ral­men­te. Esco­no li­bri - l’ul­ti­mo che ho vi­sto è Il si­len­zio de­gli uo­mi­ni, di Ia­ia Ca­pu­to, Fel­tri­nel­li. Joan­na Bour­ke, Stu­pro. Sto­ria del­la vio­len­za ses­sua­le
(La­ter­za), scio­ri­na un re­per­to­rio im­pres­sio­nan­te di fan­ta­sie ma­schi­li pas­sa­te per scien­za e leg­ge. La Rai ha pro­gram­mi nuo­vi ed ef­fi­ca­ci. Su Rai 3 “Amo­re cri­mi­na­le”, ora con­dot­to da Lui­sa Ra­nie­ri, ha rac­con­ta­to de­ci­ne di sto­rie di don­ne uc­ci­se, sto­rie di per­so­ne al­tri­men­ti ge­la­te in un nu­me­ro sta­ti­sti­co, ognu­na a suo mo­do ter­ri­bi­le.
Da og­gi Rai 1 tra­smet­te quat­tro film con­tro le vio­len­ze sul­le don­ne, di Li­lia­na Ca­va­ni, Mar­ga­re­the von Trot­ta e Mar­co Pon­te­cor­vo. Nel web so­no or­mai nu­me­ro­si i si­ti che ag­gior­na­no fe­del­men­te e di­scu­to­no le no­ti­zie sul­le don­ne as­sas­si­na­te, rin­ve­nu­te, quan­do ci ar­ri­va­no, den­tro le cro­na­che lo­ca­li. Ci so­no grup­pi di uo­mi­ni che han­no de­ci­so di par­la­re di sé, co­me l’as­so­cia­zio­ne “Ma­schi­le plu­ra­le”. Tor­no al­l’i­ni­zio. Noi uo­mi­ni, se ap­pe­na sia­mo ca­pa­ci di ri­cor­dar­ci del mo­do in cui sia­mo sta­ti ini­zia­ti, e non ci di­chia­ria­mo eso­ne­ra­ti, sap­pia­mo che co­s’è la vo­glia fru­stra­ta o ven­di­ca­ti­va o com­pia­ciu­ta di mal­me­na­re e ves­sa­re le don­ne e la lo­ro li­ber­tà. Lo sap­pia­mo, co­me En­dri­go quan­do pas­sa­va da via Bro­let­to, al nu­me­ro 34, do­ve dor­me l’a­mo­re mio. Non si sve­glie­rà. Pro­prio sot­to il cuo­re c’è un fo­rel­li­no ros­so, ros­so co­me un fio­re.
© RI­PRO­DU­ZIO­NE RI­SER­VA­TA




paleolitico...Tiziano Riverso
Angel Boligan

mercoledì 28 marzo 2012

Tabucchi

Tabucchi di Marilena Nardi


Antonio Tabucchi, Pisa, 24 settembre 1943 – Lisbona, 25 marzo 2012


 La vita non si racconta, te l'ho già detto, la vita si vive, e mentre la vivi è già persa, è scappata. (Tratto da Tristano muore A. Tabucchi)



"Se scrivessi a penna queste parole sarebbero lettere tremanti e spezzate."
Addio Antonio Tabucchi
Roberto Saviano





Tabucchi, uomo libero
 di Marco Travaglio 
Ci sono momenti in cui il nostro mestiere è davvero feroce, impietoso. E questo è uno di quelli: scopri che un tuo amico è morto e, invece di startene in silenzio a ricordarlo, magari a pregare per lui, ti tocca subito scriverne. Pochi minuti fa ho saputo che è morto Antonio Tabucchi, a Lisbona. Dicono che “era da tempo malato”. Non l’aveva detto nemmeno agli amici. Sapevo, me ne aveva parlato nell’ultima telefonata dal Portogallo qualche mese fa, di una frattura a una gamba, che aveva aggravato i suoi problemi alla schiena. Altro non so. Quello che so di lui è che era uno dei pochissimi intellettuali internazionali rimasti all’Italia (non direi “in Italia” visto che ci viveva poco, e con sempre maggiore disagio). Temo che la parola “intellettuale” non sarebbe piaciuta a lui così schivo, minimalista, autoironico, antiretorico, quasi autobeffardo. Ma, se la parola “intellettuale” aveva ancora un senso, è proprio perché c’era lui. (continua)



****

**** L'intervista: ''Che fatica il mestiere di scrivere''

L'incipit de "Il piccolo naviglio":
Ne sarebbero dovuti passare degli anni dall'inizio di questa storia, quando Leonida (o Leonido) stava attraversando a nuoto un torrente gelido, prima che Capitano Sesto si mettesse a percorrere a ritroso tutta la sua rotta. A quel tempo Leonida doveva essere il giovanotto tutto ossa e baffi del ritratto che Capitano Sesto ritrovò nel solaio della casa paterna, e non disse mai esattamente i motivi che lo avevano spinto alla fuga né come erano andate le cose quella notte. Certo doveva essere una notte d'inverno, i gendarmi dovevano essere in due perché andavano sempre a coppia e l'unico bene che Leonida portava con sé, oltre i vestiti che aveva indosso, doveva essere un vecchio ricettario di famiglia avvolto in una tela incerata. Anche l'anno in cui tutto questo succedeva fu impossibile stabilirlo con sicurezza, nonostante tutta la buona volontà con cui Capitano Sesto cercò di fare i calcoli; cer-, to era un anno in cui l'altra sponda si chiamava ancora Regno * delle Due Sardegne e in qualche modo anche lui, Capitano Sesto, era presente: come ipotesi biologica navigava infatti nei lombi di Leonida (o Leonido) che nuotava come un disperato nei flutti del torrente ghiacciato. Cominciando dunque a raccontare quella lontana fuga, Capitano Sesto ricostruì la scena
con la sua immaginazione

Caricature di Victor Hugo

Victor Hugo di David Rowe
Un concorso a breve con tema Victor Hugo e nelle bacheche dei migliori artisti appaiono le caricature del grande drammaturgo francese Victor Hugo. Una più bella dell'altra.
Riber Hansson
  Amusing to see the appearing Victor Hugo caricatures. I guess they are drawn for the same competition I intended to participate in. I gave it up because I didn’t manage the caricature in time. And I’m happy for that now when I see the excellent works.
 Good luck to you, dear colleagues!
Hugo di Jan Op De Beeck

Vahid Jafari



Victor Hugo - Agim Sulaj




PS: una caricatura di un grande artista venuto a mancare David Levine


martedì 27 marzo 2012

Monti con tanto di vignetta sull' Economist

Monti ed il diritto del lavoro
Peter Schrank 24/03/2012
Peter Schrank ritrae Monti alle prese con un aggrovigliato mucchio di spaghetti (Art.18) sul cui piatto
c'è la scritta Labour Laws (diritto del lavoro) per The Economist il 24 marzo scorso.
la notizia

Yet whatever the merits of his latest reforms, they set a precedent. Italians have glimpsed a style of government that does not aim for consensus, and that acknowledges opinions but not vetoes. Paradoxically, it has taken a mildly spoken economics professor to give Italy the political leadership it has lacked for so long.

PS: ancora stereotipi in questa vignetta ; spaghetti e fiasco di vino.