domenica 23 gennaio 2022
Novak Djokovic is out.
lunedì 12 luglio 2021
Europa 2020 Italia prima dopo 53 anni.
UEFA Finale Europa 2020
ITALIA 1 - 1 INGHILTERRA
RIGORI
Vittoria, sofferta, ma vittoria. La Nazionale italiana batte quella Inglese nella finale di Wembley.
Diciamolo, ci voleva. E non solo per la tifoseria calcistica.
Uber
"Italia Campione d'Europa" - (Mancini)
UEFA EURO 2020 - 11 Luglio 2021 ore 21,00 - Londra
FINALE: Italia-Inghilterra 4-3 (1-1)
L'Italia vince la finale con l'Inghilterra 4-3 dopo i rigori, (1-1 nei tempi regolamentari) con Donnarumma ancora una volta decisivo. Gli Azzurri di Mancini ancora una volta hanno mostrato, insieme a grandi individualità, un gioco e spirito di squadra straordinari, tutte doti che hanno portato questo fantastico gruppo a conquistare il titolo di CAMPIONI D'EUROPA.
Marco D'Agostino
Inghilterra, il messaggio della Regina Elisabetta: «A
Durando
Bochicchio
Troppo irrispettosa?
Poco irrispettosa?
Pessimo inglese?
Brutte tazzine?
E ditemi qualcosa.
#ItaliaInghilterra #Euro2020Final #campionideuropa
Tartarotti
-Wimbledon in TV.
-All’ora di merenda consultazione con la Redazione del Corriere, e prima di cena le due vignette corrono sulla linea Fax direttissima Sovicille-via Solferino.
Due vignette perché sappiamo che in casi come questi il Maestro produce e invia due vignette, per la vittoria e per l’eventuale sconfitta, con una delle due che resterà inedita, nei sogni di noi esegeti. Come sarà stata? Azzardiamo: toni di Grisaglia invece di questa specie di Texone Technicolor giannelliano, per il resto molto simile a questa, con Donnarumma disegnato da Modigliani e Chiellini da Antonio Ligabue, Federico Chiesa che sembra Pupo e Insigne-Gattuso.
Ma con Boris Johnson che si riprende l’Europa, con un gioco di parole dentro/fuori. Ma il vero capolavoro di humour del Nostro è il sommo sberleffo agli Inglesi, la Coppa Europea in ceramica Pozzi-Ginori, in pratica un bidet visto dall’alto. [ItsComingHome&Bath]
L' Italia ha vinto i campionati europei di calcio.
Costituzione della Repubblica Italiana Art. 12
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
#fabiosironicampionatieuropeicalcio
#fabiosironicostituzioneitaliana
Sironi
domenica 18 aprile 2021
A Sepulveda
CARMEN YÁÑEZ
ERAVAMO COSÌ FELICI E NON LO SAPEVAMO
Ignoranti della luce che circondava l’innocenza
eravamo così felici amore mio,
con il calore delle nostre mani unite
attraversando tutte le strade
e ridendo degli ostacoli di pietra o grandine
che volevano fermare quella nostra corsa irresponsabile di felicità.
Eravamo così felici
e non ci accorgevamo della dimensione della vita.
Dell’invisibile minaccia, dell’ombra lunga
della paura,
noi non sapevamo nulla, insolenti.
Amandoci con previsioni di futuro.
Ora non arrivo a pensare oltre il domani quando aspetto
la prova della tua vita per bocca d’altri.
La poesia è tratta dall’ultima raccolta della Yáñez, Senza ritorno, pubblicata dalla Guanda lo scorso anno. In questa poesia d’amore, struggente, commovente, c’è perdita, nostalgia, rimpianto, sgomento ed è naturalmente dedicata al compagno della sua vita Luis Sepúlveda, che questo male terribile che ha colpito le nostre vite, ha portato via al suo amore e a tutti noi. In fondo alla pagina potete leggere la poesia originale. La traduzione è di Roberta Bovaia
Gio / Mariagrazia QuarantaUno scrittore per bambini e rivoluzionari
Il 16 aprile del 2020, dopo cinquantuno giorni di resistenza al male, moriva di Covid il grande scrittore cileno Luis Sepulveda, militante pro Allende, sopravvissuto al carcere e alle torture del regime di Pinochet. Facendo un giro su Internet alla ricerca dei suoi libri si trovano quelli, pur bellissimi, dedicati all’infanzia a base di gabbianelle e gatti, balene e lumache. Per trovare i libri «per grandi» che hanno dentro gli ideali e i drammi del Novecento, le peripezie e i ricordi della rivoluzione, come «La fine della storia», bisogna scavare, scavare parecchio. Così va il mondo. Soprattutto on line, dove si vendono più libri che in libreria. Ahimè.
Ivano Sartori
Ritratto di Riccardo Mannelli per l'intervista di Repubblica qui sotto
https://www.repubblica.it/cultura/2017/08/20/news/luis_sepu_lveda_sono_morto_tante_volte_-173435132/
Luis Sepúlveda: "Sono morto tante volte"
Antonio Gnoli
Lo scrittore: "La prima quando il Cile fu stravolto dal colpo di Stato, la seconda quando mi arrestarono, la terza quando imprigionarono mia moglie"
Nell'uomo comune la sofferenza è un peso; nell'artista prende la forma di un orizzonte. Qualcosa che va molto al di là dell'esperienza e diventa visione del mondo. Incontrando Luis Sepúlveda penso che la sua forza risieda in una certa dose e forma del dolore. Niente di prettamente sudamericano, anche se è nato in Cile. Niente che faccia davvero pensare alla tristezza delle vaste praterie. È un dolore verticale che si misura semmai con le altezze delle Ande e con la freddezza dei suoi ghiacciai. Luis è un uomo concreto. Solido. Senza questo carattere difficilmente sarebbe sopravvissuto, non già alla sua scrittura che è bella, penetrante e a volte indignata, ma alla galera e alle torture che seppe infliggergli il regime di Pinochet. Di solito non amo i racconti politici, ma qui in gioco c'era la vita di un uomo che ha creduto e continua a credere. Un uomo famoso che vende milioni di copie dei suoi libri e che uscirà in settembre con il nuovo libro Storie ribelli.
Sei mai stato un uomo davvero felice?
"Mi chiedi troppo, però se ci penso una felicità speciale l'ho provata quando ho riavuto il mio passaporto cileno. Non molto tempo fa, del resto. Mi sono sempre sentito un uomo libero; ma quello straccio di documento, dopo 31 anni di esilio, dopo che avevo passato la vita a sentirmi un uomo cancellato, mi ha fatto uno strano effetto. Come un battesimo che non ti aspetti e quindi una rinascita".
Per rinascere bisogna morire.
"Sono morto tante volte, se è per questo. La prima quando il Cile fu stravolto dal colpo di Stato; la seconda quando mi arrestarono; la terza quando imprigionarono Carmen mia moglie; la quarta quando mi tolsero il passaporto. Potrei continuare". Dov'eri quando ci fu il golpe? " Non fu un semplice golpe, fu un assedio. Facevo parte della guardia personale di Allende. Quel giorno mi trovavo a una trentina di chilometri da Santiago. Ero addetto alla sicurezza delle acque pubbliche; dovevamo difendere le fonti di approvvigionamento. Per ben quattro volte la milizia di Pinochet aveva tentato di avvelenarle".
Come reagisti alla notizia dell'assedio?
"Cercammo di organizzarci, avanzando verso il centro di Santiago. Si combatteva lungo le strade. Poi sentimmo il rumore degli aerei e le esplosioni. Bombardarono il palazzo della Moneda. Provammo a resistere, soprattutto a Sud dove pensavamo che una controffensiva fosse ancora possibile. Ma il popolo non aveva armi".
Cosa accadde a quel punto?
"Venni arrestato. Era il 4 ottobre del 1973. Giorno del mio compleanno. Insieme ad altri venimmo circondati dai soldati e dalla polizia. L'accusa che mossero fu alto tradimento della patria e banda armata. Fui torturato, processato e condannato alla pena capitale. Il mio difensore era un tenente dell'esercito. Lui poteva parlare con me, io no. Alla fine mi disse che era riuscito a trasformare la condanna a morte in 28 anni di carcere".
Tu eri sposato?
"Anche mia moglie fu arrestata. C'eravamo conosciuti da adolescenti. Quando fu catturata non stavamo più assieme. Soprattutto per divergenze politiche. Carmen era di estrema sinistra io socialista. Lei fu portata nell'inferno di Villa Grimaldi. Venne torturata insieme ad altre tre donne. Alla fine pensando che fosse morta gettarono il corpo in una discarica. Un passante si accorse che era ancora in vita e fu così che si salvò".
Come hai fatto a lasciare la prigione e poi il Cile?
"Potrei dirti che a volte la scrittura salva la vita. Il mio insegnante di liceo mandò una mia raccolta di racconti a un premio cubano. Non pensavo assolutamente di diventare scrittore. Ma accadde che due di quei racconti furono pubblicati e poi tradotti in tedesco. Anni dopo, una ragazza di Amnesty vide il mio nome su una lista di cileni condannati e l'associò all'autore di quei due racconti che aveva letto. E fu così che in Germania e in parte del resto d'Europa ci fu una mobilitazione nei miei riguardi che si concluse con la mia scarcerazione e l'espulsione dal Cile nel 1977".
Lasciasti lì la tua famiglia?
"Quello che restava. Con Carmen ci saremmo rimessi insieme molti anni dopo. Lasciai Carlitos il maggiore dei miei figli. Aveva 5 anni quando lasciai il Cile, lo avrei rivisto solo anni dopo, in Svezia".
Chi erano i tuoi?
"Mio padre era cuoco e mia madre infermiera. Li ho molto amati per non avermi mai fatto pesare il ruolo di genitori. Ma la persona con cui mi sono sentito più in sintonia è mio nonno. Un anarchico che agli inizi del ' 900, a soli 16 anni, partecipò a una rivolta nella Spagna andalusa. Ci scappò un morto tra gli ufficiali e lui insieme ad altri compagni venne arrestato".
In seguito?
"Riuscì a fuggire e inseguendo gli ideali libertari finì prima nelle Filippine e poi in Equador. Impiantò anche una fabbrica di produzione di olio, con i profitti finanziò i movimenti anarchici e alla fine arrivò a Iquique, una città di minatori a nord del Cile che produceva fertilizzanti dal salnitro. Arrivò un mese dopo che l'esercito cileno aveva represso una rivolta con migliaia di morti. Fu qui che conobbe mia nonna, una dama di compagnia. Non so cosa vide in mio nonno. Erano due personalità diversissime. Forse per questo riuscirono ad amarsi profondamente".
Tu seguisti gli ideali del nonno?
"Da bambino mi leggeva Tolstoj e cercò di trasmettermi gli ideali anarchici. Si arrabbiò moltissimo quando gli confessai che ero entrato nella gioventù comunista. Mi disse: Luis, tu e i tuoi compagni lotterete per immaginare di essere liberi; io lotto per non dimenticare di esserlo stato".
Che cos'è la libertà per uno scrittore?
"Non è facile definirla. A volte penso alla responsabilità di scegliere le parole giuste; a volte immagino la libertà come un'attesa che può essere frustrata. Ti ricordi quel verso di Kavafis? Sta facendo buio e i barbari non vengono. Non sai mai quando il nuovo irromperà nella tua vita, nella tua scrittura".
Non sai come e quando ti cambierà.
"I libri sono bestie strane e imprevedibili come le storie che hanno dentro".
Le tue storie hanno spesso la forma della favola.
"È un genere che mi consente di creare dei personaggi soprattutto animali in grado di trasmettere valori come la giustizia, la fratellanza, la solidarietà".
A questo proposito la gabbianella è stata la tua favola di esordio e di grande successo. Come è nata?
"Volevo scrivere qualcosa per i miei figli piccoli e per quelli dei miei amici".
Forse scrivi anche per te.
" Scrivo perché amo la mia lingua e in lei riconosco la mia unica patria. E poi si scrive per gli altri. Si scrive, come diceva il mio amico Osvaldo Soriano, per abitare nel cuore della gente migliore".
Lo hai conosciuto bene?
" Se l'ho conosciuto? Mi chiedi. Come si conosce un fratello che ami e rispetti. Le nostre passeggiate, i discorsi e i pensieri, e poi la tristezza, la grande tristezza di certi bar che frequentavamo a Buenos Aires. Le mattine per Osvaldo cominciavano alle cinque del pomeriggio".
Di cosa parlavate?
" Di tutto, degli amici che non c'erano più, dei fantasmi che a volte abitano nella testa di noi scrittori, parlavamo di quei personaggi condannati a essere dei perdenti. E quando eravamo stanchi come di istinto ci rifugiavamo in qualche caffè. Di solito sedevamo a un tavolo vicino alla finestra, seguendo un rituale mai dichiarato, lui ordinava due whiskey e un bicchier d'acqua minerale. Cominciava a bere il mio e io: posso bere il tuo Osvaldo? Meglio di no, ti fa male. La verità è che il medico gli aveva ordinato di non bere e di non fumare. Era piuttosto malconcio di salute".
L'unica volta che lo vidi, un sigaro enorme trionfava tra le labbra.
"Amava gli Avana, poteva tenerlo in bocca per ore torturandolo e sfilacciandolo. Poi quando lo strozzava fra le dita cominciava i suoi racconti fantastici. Le sue parole risvegliavano lo stupore e l'intelligenza. Mi manca Osvaldo. Mi manca la sua onestà. L'ultima volta che lo vidi sembrava molto stanco. Ci lasciammo, in una strada di Buenos Aires, con un lungo abbraccio. Convinti che non ci saremmo mai più rivisti. Lo guardai allontanarsi lentamente e piegarsi come per raccogliere qualcosa da terra. Capii che si era chinato per accarezzare un gatto randagio".
Uno che in qualche modo somigliava a Soriano fu Bolaño. Che ricordo hai di lui?
"Il ricordo si tinge di una pena infinita per la sua fine arrivata troppo presto, forse nel suo momento più creativo. Non l'ho mai conosciuto. Parlai due sole volte con lui, per telefono. Ero direttore di un Festival culturale e lo invitai. Accettò di partecipare. Ma una settimana prima mi chiamò per dirmi che stava male e che sarebbe iniziato un periodo duro per la sua vita. È stato un bravo scrittore, ma non era tra i miei favoriti. Il suo miglior libro per me resta Stella distante".
Chi sono gli scrittori del tuo continente che consideri imprescindibili?
"In testa metterei Francisco Coloane. L'ho amato moltissimo. Devo a lui se sono diventato scrittore. Un uomo del Sud, un avventuriero che sapeva spingersi in profondità nei territori più impervi. Arrivò alla letteratura con un linguaggio nuovo, a un tempo duro e tenero".
E Márquez?
" Come fai a metterlo in discussione? È l'immagine stessa dell'America Latina. Forse questo è il suo limite. Gli preferisco Juan Rulfo, che finalmente anche voi in Italia avete scoperto. E poi Julio Cortázar. Anche nelle frasi più sofisticate sapeva essere diretto. E poi mi piace Pablo Simonetti, un giovane che ha scritto tre romanzi bellissimi. Ma il mio preferito è Ramón Díaz Eterovic, uno di Punta Arenas, scrive in maniera magistrale".
Punta Arenas è la parte estrema del Sud America, qualcuno diceva dove le storie vanno a morire. Tu sei stato da quelle parti e scritto sulla Patagonia.
"Ci sono stato e anche a lungo. Partii per il Sud del mondo per vedere cosa vi avrei trovato. E furono giorni estenuanti che sapevano di zaino e di vento. Stava terminando la breve estate australe. Il vento gelido cominciò a spazzare le strade di Punta Arenas. Era solo metà marzo, ma sembrava di essere piombati in pieno inverno. Ero con il mio amico Daniel Mordzinski, il fotografo che mi aveva accompagnato in tante avventure. Ci guardammo: e ora che facciamo? Vedemmo nel cielo migrare stormi di ottarde. Loro si allontanavano".
E voi?
"Ci venne in soccorso una storia dei primi del Novecento. Due signori, un croato e un tedesco, si fecero venire in mente la straordinaria idea di aprire un cinema proprio lì, sui bordi della fine del mondo, a Porvenir, che poi vuol dire " avvenire". José Bohr e Antonio Radonic girarono anche dei film. Nacque con loro il primo film cileno. E noi andammo a trovare un nipote di Antonio che ci raccontò questa storia magnifica. La Patagonia è sempre stata una terra di saccheggi e di sogni".
Chi l'ha resa un luogo di culto è stato Bruce Chatwin.
"Quella che lui ha raccontato è stata la "sua" Patagonia. Era un buon scrittore. Ci conoscemmo a Barcellona. Mi regalò uno dei suoi leggendari taccuini neri, un Moleskine su cui aveva annotato le sue impressioni. Scoprii che il primo ad usarli fu l'esploratore Amundsen. Ci vedemmo varie volte al Cafè Zurich. Era un conversatore affascinante. Ricordo che gli parlai della spiaggia di Gijòn, nelle Asturie, dove di solito vivo e dove i surfisti si allenano e fanno gare. Era curioso, brillante, seduttivo. Mi parlò dell'intenzione di raggiungere il Circolo Polare Artico. Non so se fece in tempo".
Forse no.
"È morto troppo presto e troppo giovane. Ma anche il Cafè Zurich credo non esista più".
Hai paura della morte tu che sei "morto" così tante volte?
"C'ho fatto l'abitudine. E poi la vera saggezza è sapere quando le cose finiscono. Soprattutto uno scrittore deve sapere quando dire basta. Non ripetersi. Perché scrivere deve essere un gesto libero e non una condanna".
Ti ha mai sfiorato questo dubbio?
"Sì, certo. So che un giorno anche per me verrà il momento di dire basta".
A quel punto?
"In quel preciso istante Sepúlveda non smetterà di vivere, perché c'è sempre un pezzo di esistenza oltre il racconto, oltre le storie, oltre la letteratura. Sarà come abbandonare qualcosa che mi appartiene. Mi è accaduto con il Cile e l'ho ritrovato, trent'anni dopo. Potrebbe accadere anche con il romanzo, il giorno in cui me ne dovessi allontanare. Tutto finisce, ma niente è davvero definitivo".
giovedì 28 gennaio 2021
Giornata della memoria 2021
Maria Roberta Stevan
"Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre".
(Primo Levi, Se questo è un uomo)
La memoria è importante e fragile.
Vola via in un attimo e rischia di distruggersi contro l'intolleranza e l'odio.
A quel filo sottilissimo si aggrappa la libertà.
Lele Corvi
Fabio Magnasciutti
giorno della memoria...per non dimenticare!!!
Antonio Gallo
Fogliazza
Mauro Biani
#GiornodellaMemoria
#SamiModiano. Memoria del pane. Abbraccio.
Sami Modiano: "Dicono che sono uscito vivo da Birkenau, ma io sono ancora lì". Nasce il 18 luglio 1930 a Rodi, all'epoca provincia italiana. Il giorno del suo compleanno a 14 anni, viene prelevato insieme a tutti gli ebrei dell'isola: 1815 persone.
Roby il pettirosso
"il Lume della Memoria"_ 27 Gennaio 2021 - Giorno della Memoria
Ogni anno, ogni giorno, ogni istante... per non dimenticare
Marco D'Agostino
GIORNO DELLA MEMORIA 2021
Questo sarà uno degli ultini "giorni della memoria" celebrati con le testimonianze dirette degli ultimi sopravissuti.
Il pericolo che si affievolisca il ricordo dell'Olocausto e con esso venga a diminuire anche la consapevolezza che certi eventi si possono ripetere è più che reale.
Ci mancherà la loro testimonianza del pericolo più grande e cioè che le grandi tragedie nascono lentamente, dall'accettazione passiva e progressiva di qualche ingiustizia che, come diceva Brecht, non riguardano neppure noi direttamente.
Gianfranco Uber
E poi ci sono quei giorni in cui senti il bisogno di ribadire alcuni punti fermi.
#Shoah #mussolini #sputnink #fascismo #vignetta #alagon #sputnink #inchiostroresistente
Shoah.
Un Italiano su 6 non crede sia mai esistito l’Olocausto.
Eppure il Negazionismo è un’opinione, un delirio, un pensiero antistorico e antiscientifico, non comprovato da fatti, tenuto su da derive ideologiche e razziste.
“Negare la Shoah significa negare che italiani come noi abbiano collaborato significativamente e convintamente alla deportazione degli ebrei ad Auschwitz o Mauthausen.
Sostenere che il racconto della Shoah sia una grande bluff c’entra più con il desiderio di autoassoluzione che con l’ignoranza.
Se nulla è successo, allora nulla può nuovamente succedere.
Fa in un certo senso comodo, negare l’Olocausto, perché permette di non guardare agli olocausti recenti, di cui siamo tutti responsabili. In primis, quello che sta provocando la morte di migliaia di uomini, donne e bambini davanti alle nostre coste”.
Dice la Segre.
Fa male pensare di essere stati e di essere tutt’ora ancora carnefici e complici.
E quindi lo neghiamo.
Per SputnInk
#giornatadellamemoria #shoah #negazionismo #olocausto #segre #negazionisti #denial #nazi #razzismo #vignetta #Sputnink #alagon
#olocausto #GiornodellaMemoria #Shoah #antisemitismo #Antifa #auschwitz #campidiconcentramento #campiprofughi #Lipa #vignette #satiraneurodeficiente
Mario Airaghi
Antonio Guarene
Memoria della Shoah: onorare le vittime e ricordare i colpevoli, riconoscendone le tracce anche nel nostro quotidiano.
https://gianloingrami.blogspot.com/2015/01/memoria.html
#giornatadellamemoria #shoah #nazismo #ebrei #vittime
#giornodellamemoria #olocausto #shoah #nazismo #frontiere #vignette #cartoon #satira #watercolor #drawing
Oggi su SputnInk tante riflessioni disegnate per il Giorno della Memoria.
#giornodellamemoria #olocausto #shoah #rottabalcanica #immigrazione #nazismo #cartoon #vignette #watercolor #drawing #satira
Luc Garçon
Umberto Rigotti
Ricordare è un dovere: essi non vogliono dimenticare, e soprattutto non vogliono che il mondo dimentichi, perché hanno capito che la loro esperienza non è stata priva di senso, e che i Lager non sono stati un incidente, un imprevisto della Storia.
(Primo Levi)
la giornata della memoria
Nicocomix
ASTEROIDE SEGRE
Fonte QUA: https://www.ansa.it/.../un-asteroide-dedicato-a-liliana...
Moise
Perché non ricordare anche le cose belle?
Enzo Lunari
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