Visualizzazione post con etichetta logo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta logo. Mostra tutti i post

martedì 6 agosto 2013

Concorso: Un brand per Firenze

Schizzo Preparatorio
Apicella

Serve un nuovo logo per Firenze, che rilanci la città, parola di Matteo Renzi e della sua amministrazione ed ecco così il concorso ... 15.000€ al vincitore.
Logo è troppo riduttivo, amici artisti, a Firenze serve un brand!!!

C'è tempo fino al 14 ottobre!





31/07/2013
Come trasformare Firenze in un desiderio
Via al concorso per inventare
un brand che dia un sapore nuovo alla città
francesco bonami

Matteo Renzi ha deciso di buttarsi in un’avventura forse più difficile della scalata a Palazzo Chigi, ovvero il «branding» della sua Firenze. Per questo ha pensato di lanciare online un concorso aperto ai creativi di ogni parte del pianeta anziché ai soliti guru del marketing, della pubblicità e della grafica. Chi sarà in grado di creare il nuovo «brand Firenze» vincerà 15.000 euro. Ma soprattutto avrà la soddisfazione di essere riuscito a dare un’immagine rinnovata a una delle città più famose ma anche più difficili al mondo. Suggerisco a ogni partecipante di registrare le proprie idee così che dopo, per il resto dei suoi giorni, il vincitore potrà avere una percentuale sui diritti di autore tutte le volte che il suo «I Fire», per esempio, sarà venduto su cartoline, magliette, cappellini e via di seguito.

Meglio però spiegare a chi non lo sa, e sono molti, cosa voglia dire inventarsi il «branding» di una città. Non significa semplicemente creare un logo, una griffe, un marchio. Bisogna inventarsi e trasformare una città in qualcosa di più di un semplice luogo.

Bisogna riuscire a far diventare la città un’idea, un desiderio, un oggetto da consumare e anche da comprare portandosi a casa un pezzettino di lei ogni volta che uno la visita. Non solo. «Branding» non vuol dire solo trovare un simbolo, ma anche costruire nella pratica opportunità e regole nuove per incentivare aziende, studenti, famiglie, imprenditori e turisti a venire in una città che è sempre esistita ma che ora ha tutto un sapore nuovo, nel caso di Firenze come direbbe il Pascoli «anche di antico». Chi pensa che a Bilbao sia bastato costruire il museo Guggenheim di Frank Gehry per dare un brand nuovo alla città, si sbaglia di grosso. Prima del museo la città basca ha messo in piedi un progetto di nuove infrastrutture gigantesco, da nuove linee di trasporto urbano alla riqualificazione di aree industriali. Il Guggenheim è stato soltanto la punta di diamante di una visione molto ambiziosa dei politici locali. L’ambizione di Renzi è sicuramente quella di far diventare Firenze una sorta di Grande Mela, New York in riva all’Arno.

E’ chiaro che non basterà un nuovo brand trovato grazie al contributo della Rete a risolvere i problemi di una città che ha una parte coperta di una patina gloriosa, quella del Rinascimento, e un’altra da uno spesso strato di polvere accumulatosi negli anni, parecchi, che sono passati dal tempo dei Medici a oggi. Ma l’iniziativa di Palazzo Vecchio è comunque un passo nella direzione giusta. New York, per la quale oggi tutti stravedono, agli inizi degli Anni 70 era data per morta, non proprio come Detroit ma quasi. L’Alitalia nel 1971 fece addirittura una pubblicità per spingere le nuove rotte su Boston e Washington che diceva: «Today New York City disappears», oggi New York City scompare. Firenze non è proprio in queste condizioni, anzi è amata e ammirata nel mondo più che mai. Ma come gran parte delle città d’arte e dei tesori culturali italiani, ha bisogno di lavorare sul look.

Il cammino, in questo campo, è lungo e complicato. Sempre per citare New York, solo nel 1977 la città iniziò a rialzare il capo. A quei tempi la rete non esisteva e quindi l’amministrazione pubblica si rivolse a un guru della grafica, Milton Glaser, che inventò il famoso slogan con il cuore «I (cuore) New York», I Love New York. Un branding cosi semplice e geniale che nessuno è mai stato in grado di superarlo in nessuna altra città del mondo. Ci riuscisse Firenze sarebbe un miracolo e glielo auguriamo tutti.

Amsterdam ha avuto la fortuna di avere all’inizio del suo nome «am», che sfruttando l’inglese - ormai lingua planetaria - è stato utilizzato per il branding «I (io) Am (sono) sterdam». Non so cosa voglia dire «sterdam», ma comunque pare abbia funzionato. «I Fire» - fire inteso come Fire-nze ma anche come fuoco - potrebbe funzionare. «Si fossi foco» lo cantava anche il poeta Cecco Angiolieri. Ma «I Fire» vuole anche dire «Io sparo» e forse non è il branding migliore. Andava bene per la Chicago degli Anni 20, non per la Firenze del 2020.

Matteo Renzi ha deciso di buttarsi in un’avventura forse più difficile della scalata a Palazzo Chigi, ovvero il «branding» della sua Firenze. Per questo ha pensato di lanciare online un concorso aperto ai creativi di ogni parte del pianeta anziché ai soliti di guru del marketing, della pubblicità e della grafica. Chi sarà in grado di creare il nuovo «brand Firenze» vincerà 15.000 euro. Ma soprattutto avrà la soddisfazione di essere riuscito a dare un’immagine rinnovata a una delle città più famose ma anche più difficili al mondo. Suggerisco a ogni partecipante di registrare le proprie idee così che dopo, per il resto dei suoi giorni, il vincitore potrà avere una percentuale sui diritti di autore tutte le volte che il suo «I Fire», per esempio, sarà venduto su cartoline, magliette, cappellini e via di seguito.

Meglio però spiegare a chi non lo sa, e sono molti, cosa voglia dire inventarsi il «branding» di una città. Non significa semplicemente creare un logo, una griffe, un marchio. Bisogna inventarsi e trasformare una città in qualcosa di più di un semplice luogo.

Bisogna riuscire a far diventare la città un’idea, un desiderio, un oggetto da consumare e anche da comprare portandosi a casa un pezzettino di lei ogni volta che uno la visita. Non solo. «Branding» non vuol dire solo trovare un simbolo, ma anche costruire nella pratica opportunità e regole nuove per incentivare aziende, studenti, famiglie, imprenditori e turisti a venire in una città che è sempre esistita ma che ora ha tutto un sapore nuovo, nel caso di Firenze come direbbe il Pascoli «anche di antico». Chi pensa che a Bilbao sia bastato costruire il museo Guggenheim di Frank Gehry per dare un brand nuovo alla città, si sbaglia di grosso. Prima del museo la città basca ha messo in piedi un progetto di nuove infrastrutture gigantesco, da nuove linee di trasporto urbano alla riqualificazione di aree industriali. Il Guggenheim è stato soltanto la punta di diamante di una visione molto ambiziosa dei politici locali. L’ambizione di Renzi è sicuramente quella di far diventare Firenze una sorta di Grande Mela, New York in riva all’Arno.

E’ chiaro che non basterà un nuovo brand trovato grazie al contributo della Rete a risolvere i problemi di una città che ha una parte coperta di una patina gloriosa, quella del Rinascimento, e un’altra da uno spesso strato di polvere accumulatosi negli anni, parecchi, che sono passati dal tempo dei Medici a oggi. Ma l’iniziativa di Palazzo Vecchio è comunque un passo nella direzione giusta. New York, per la quale oggi tutti stravedono, agli inizi degli Anni 70 era data per morta, non proprio come Detroit ma quasi. L’Alitalia nel 1971 fece addirittura una pubblicità per spingere le nuove rotte su Boston e Washington che diceva: «Today New York City disappears», oggi New York City scompare. Firenze non è proprio in queste condizioni, anzi è amata e ammirata nel mondo più che mai. Ma come gran parte delle città d’arte e dei tesori culturali italiani, ha bisogno di lavorare sul look.

Il cammino, in questo campo, è lungo e complicato. Sempre per citare New York, solo nel 1977 la città iniziò a rialzare il capo. A quei tempi la rete non esisteva e quindi l’amministrazione pubblica si rivolse a un guru della grafica, Milton Glaser, che inventò il famoso slogan con il cuore «I (cuore) New York», I Love New York. Un branding cosi semplice e geniale che nessuno è mai stato in grado di superarlo in nessuna altra città del mondo. Ci riuscisse Firenze sarebbe un miracolo e glielo auguriamo tutti.

Amsterdam ha avuto la fortuna di avere all’inizio del suo nome «am», che sfruttando l’inglese - ormai lingua planetaria - è stato utilizzato per il branding «I (io) Am (sono) sterdam». Non so cosa voglia dire «sterdam», ma comunque pare abbia funzionato. «I Fire» - fire inteso come Fire-nze ma anche come fuoco - potrebbe funzionare. «Si fossi foco» lo cantava anche il poeta Cecco Angiolieri. Ma «I Fire» vuole anche dire «Io sparo» e forse non è il branding migliore. Andava bene per la Chicago degli Anni 20, non per la Firenze del 2020.


Un brand per Firenze, via al concorso
Brand per Firenze -Concorso e regolamento

martedì 27 luglio 2010

L'Hobby: Massoneria

2008

« Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei Mass Media »

(Licio Gelli)


GREMBIULINI E GREMBIULONI
Il Gran Maestro Licio Gelli rivendica i diritti di autore delle ultime riforme, scuola compresa, e individua in Berlusconi come l'unico erede in grado di portarle avanti.Uber Humour 2 novembre 2008


Scherzetto o... scherzetto?
Il Venerabile Licio Gelli è tornato e, tomo tomo cacchio cacchio, ha
designato come suo erede niente popò di meno che il cavalier Silvio
Berlusconi! Lo ha fatto in un'intervista su Repubblica di oggi. Per chi
avesse la memoria corta, invece, il Piano di Rinascita Democratica
lo trovate qui. A voi scoprire se lo attuerà o lo sta già attuando...
max - http://max-fraparentesi.blogspot.com/




LA QUIETE
Licio Gelli, il gran maestro della loggia P2, ritorna alla ribalta.Su Odeon TV condurrà una trasmissione il cui nome è tutto un programma "Venerabile Italia".
1/novembre/2008 Uber Humour



2010


BOCCIOFILE E DINTORNI
Negati i domiciliari al presunto capo della società segreta Carboni per il quale, secondo gli inquisitori, resta il pericolo di inquinamento delle prove.
Secondo i difensori totalmente infondate le accuse riferite ad attività per nulla segrete e, al contrario, perfettamente normali nell'ambiente.
Uber Humour

TOGHE SPORCHE
L'inchiesta sulla cosiddetta P3 sta rivelando pesanti coinvolgimenti anche di importanti apparati della magistratura. Allegria !
Uber Humour

LOGGIA O NO ?
Grembiuli, cazzuole, compassi, cappucci o bocce non conta, l'importante è sapere come vengono utilizzati gli attrezzi.
Uber Humour



sabato 24 luglio 2010
Anticorpi e guai (grossi guai)max - http://max-fraparentesi.blogspot.com/

Ancora P3?
max - http://max-fraparentesi.blogspot.com/


venerdì 16 luglio 2010
Giustizia o contro-giustizia?
max - http://max-fraparentesi.blogspot.com/

:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

Home page Ministero dell'Interno:

Il ministero dell'Interno lancia un concorso di idee per il suo nuovo logo
Dovrà esprimere l'identità, la mission e la vocazione unitaria di un'amministrazione dalle tante competenze alla quale sono affidate funzioni fondamentali dello Stato Freccia grigiaIl bando di concorso
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

la cosa curiosa è l'immagine a corredo della notizia sopra, prima che la facciano sparire, eccola qua:



eran proprio necessari "squadra e compasso"??? Che?!?

ma tranquilli son tutti "pensionati sfigati"
---------------------------------------------------
Notizie correlate: