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lunedì 8 febbraio 2021

Navalny Putin


"Navalny Putin". La7 #Atlantide speciale. Andrea Purgatori

@robertosaviano @rulajebreal @pfvalentino

Mauro Biani


Puntata speciale questa sera di Atlantide (La 7) su l'oppositore russo di Putin, Alexei Navalny con la bella vignetta di Mauro Biani in primo piano.

Tantissime altre vignette sono state disegnate dopo l'avvelenamento e la carcerazione di Navalny , ne ho raccolte qualcuna.

Grandissima è l'indignazione del mondo ed anche la mia per questo ingiustizia. 

Migliaia di persone hanno protestato in strada in Russia dopo la lettura della sentenza che ha condannato a tre anni e cinque mesi Alexei Navalny. Secondo l'ong russa OVD-Info, che segue da vicino le manifestazioni, sono stati quasi 1400 gli arresti. In rete sono apparsi diversi video con le forze dell'ordine intente a manganellare i dimostranti.

Navalny era stato arrestato il 17 gennaio scorso per violazione della libertà vigilata. Era appena atterrato a Mosca. Rientrava dalla Germania dove era stato curato per un avvelenamento con l'agente nervino Novichok. Il dissidente anti-Putin accusa i servizi segreti russi di aver cercato di ucciderlo.

"Manifestiamo per la libertà di Navalny e per i diritti e la libertà dei russi", dice una dei tanti giovani che stanno animando le proteste che vanno avanti da due settimane. "La sua condanna significa che la legge non esiste nel nostro Paese".

Navalny era stato condannato nel 2014 insieme al fratello per appropriazione indebita, in una causa per frode che vedeva coinvolta l'azienda Yves Rocher. La Corte europea per i diritti dell'uomo lo aveva definito un processo di matrice politica.

La pena, allora sospesa, è diventata esecutiva perché gli è stato contestato di essere sfuggito al controllo giudiziario. Navalny si è giustificato dicendo che si trovava in cura all'estero, ma la giudice Natalia Repnikova ha rilevato violazioni anche precedenti alla sua ospedalizzazione.

I vertici dell'Unione europea hanno espresso indignazione per la sentenza con diversi post su Twitter.

La Casa Bianca, per bocca dell'ufficio stampa Jen Psaki, ha chiesto "il rilascio "incondizionato di Navalny e delle centinaia di cittadini russi ingiustamente imprigionati per aver esercitato i loro diritti".

La Russia ha replicato giudicando queste reazioni delle inaccettabili"ingerenze" da Paesi "disconnessi dalla realtà"; non c'è bisogno di "interferire negli affari interni di uno Stato sovrano", ha detto la portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova.

Ma anche dietro le sbarre Navalny non tace. Sul suo canale YouTube è stata pubblicata un'inchiesta che attribuisce a Putin un palazzo principesco sul Mar Nero, una proprietà da 7800 ettari con ogni lusso, del valore di oltre un miliardo di euro, che l'attivista dice essere stata finanziata con la più grande tangentopoli della storia.



Chaunu Emmanuel
(France)
"Containment center - Navalny virus is highly contagious !"
Cartoonnig for Peace


Lopatin (Russie / Russia)
Cartoonnig for Peace



Kal (Etats-Unis / USA), The Economist
"Vous n'avez pas à vous inquiéter de sa sécurité... Nous nous occuperons de lui en interne... arrêtez - la détention - libérez Navalny maintenant 
Cartoonnig for Peace



Emanuele Del Rosso (Italie / Italy)
Cartoonnig for Peace
Insect trap

Joep Bertrams (Pays-Bas / The Netherlands)
"Attrapé - Piège de Navalny"
Cartoonnig for Peace


Vadot (Belgique / Belgium)
"Navalny must stay in jail as long as possible. No razor or hairdresser. That way he will really look like Solzhenitsyn. "
Cartoonnig for Peace


Kazanevsky (Ukraine)
Cartoonnig for Peace



Gargalo (Portugal)
Cartoonnig for Peace



Maarten Wolterink (Pays-Bas / The Netherlands)
"Dernier avertissement"
Cartoonnig for Peace


 Putin and Navalny 
by Jimmy Margulies, Politicalcartoons.com



Navalny Courage 
by Pat Bagley, The Salt Lake Tribune, UT




Mosca, gelo con L’UE.
LAVROV: l’Ue partner inaffidabile per Mosca.
#Mosca #Ue #tensioneMoscaUe #Navalny #diplomatici #protesteMosca #cremlino
Durando



Navalny beffa gli 007 di Putin, 'così hanno confessato', avvelenato attraverso gli slip.
#Navalny #FSB #KGB #putin #slip #mutanderusse #putin #Cremlino
Durando



#Navalny
Mimmo Lombezzi



Durissima la condanna di Biden sulla repressione del dissenso in Russia, che fa eco alle condanne espresse dalla Commissione e dai Governi europei. Ma Putin non si lascia intimidire.
Luca Garonzi



Un romano a Mosca
Accertato l'avvelenamento di Alexei Navalny con un agente nervino somministrato mediante una bevanda.
Gianfranco Uber 
A Berlino i medici che indagano sull'origine del malore del dissidente russo pare abbiano isolato la stessa sostanza  già usata nei confronti dell'ex agente Skripal a Londra.




Arcadio Esquivel
27 January 2021
Alexei Navalny, Russia
A great opponent of Putin.








Marco De Angelis
24 January 2021
Putin's Russia



Benjamin Kikkert
30 January 2021
How rich is Vladimir Putin?
How rich is Vladimir Putin?



Pronto? KGB?
Tartarotti



Navalny è stato avvelenato ed adesso è in terapia intensiva, questa è la Russia di Putin che piace tanto anche a molti italiani, quasi tutti della Lega, come ai tempi del vecchio regime gli oppositori vengono mandati in Siberia o eliminati.
Paolo Lombardi




Putin has two problems - © Chappatte in Der Spiegel, Germany 




Navalny de retour en Russie
01/21/2021 par Michel Kichka
La belle démocratie de Poutine ne fait pas dans la dentelle.



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sabato 6 agosto 2016

Rio de Janeiro 2016: Giochi della 31a Olimpiade

Brazil hosts the Olympic Games from 5 to 21 August!

Il Brasile ospita i Giochi Olimpici dal 5 al 21 Agosto!

Inizia il sogno dorato di tanti atleti ...


Sonho dourado
Silvano Mello (Brasile)



Jeux Olympiques / Olympic Games
By Cartunista Renato Machado (Brazil)


Chappatte (Switzerland), published in Le Temps
Chappatte



Cristina Sampaio (Portugal), publié dans Expresso



Rayma (Venezuela)

Olympic torch in RIO    Ramses Morales Izquierdo
Olympic torch in RIO
04 Aug 2016

AI VOSTRI POSTI, PRONTI ... VIA
Ufficialmente partite le Olimpiadi di Rio.
Il mondo intero impegnato in una gara molto difficile.
Uber


Zlatkovsky (Russia)


Olympic Games...    Amorim
...
20 Jul 2016





 Vadot (Belgium), published in Le vif






 Mauro Biani (Italie), publié dans Il Manifesto


Refugee Olympic Team    Amorim
05 Aug 2016


 Per la prima volta, sotto la bandiera del Cio, sfilerà anche la squadra dei rifugiati. A portarla la diciottenne siriana Yusra Mardini che, grazie alle sua capacità nel nuoto, ha anche aiutato alcune persone a sopravvivere nel Mar Egeo in un viaggio sul gommone verso la libertà rappresentata dall'isola di Lesbo in Grecia. La cartolina simbolo della fratellanza rappresentata dai Giochi è senza dubbio la sua.


domenica 29 marzo 2015

Incidente aereo della Germanwings

24 marzo 2015
Un Airbus A320 della compagnia Germanwings, filiale low cost del gruppo Lufthansa, si è schiantato martedì mattina contro il Massiccio dei Trois-Evêchés (Tre Vescovadi), nel sud della Francia. Trasportava 144 passeggeri, tra i quali due neonati, due piloti e quattro membri dell’equipaggio. Nessuno è sopravvissuto.
La procura di Marsiglia afferma che il copilota ha volutamente distrutto l'aereo, dopo aver deliberatamente perso di quota. Uno dei due piloti era chiuso nella cabina e l’altro cercava inutilmente di entrare.

E' una tragedia immane, inconcepibile.
Questo blog è vicino alle famiglie ed a tutti quelli coinvolti nella vicenda.
Le mie più sincere condoglianze ai famigliari ed agli amici delle vittime.
Le vignette raccolte non vogliono assolutamente mancare di rispetto o lucrare sulla vicenda, e spero di non urtare la sensibilità di nessuno.
Fany


Stairway to Heaven    Alfredo Martirena
Yesterday, an airplane of Germanwings crashed in southern France, killing 150 people.
25 Mar 2015


Les suites du crash de l'avion GermanWings.
dessin paru dans L'Echo du 28 mars 2015.
Vadot



The #Germanwings Tragedy -
© Chappatte in The International New York Times




Controle, controle, controle...#Germanwings
Joep Bertrams



suicide pilot    Alfredo Martirena
suicide pilot :(
27 Mar 2015


Germanwings suicide
BY TOM JANSSEN, THE NETHERLANDS  -  3/27/2015



Ornikkar



Deligne


La porta chiusa

MASSIMO GRAMELLINI
Perché anche i passeggeri? Nei giornali come nelle case si ragiona con i pochi elementi a disposizione, ma è impossibile interrompere il percorso ossessivo dei pensieri. Di solito un depresso la fa finita in solitudine. Al più associa al sacrificio i familiari stretti, che considera una prosecuzione di se stesso. Ma il copilota che ha mandato l’aereo tedesco contro la montagna ha deciso di coinvolgere nel commiato degli sconosciuti. Peggio, degli sconosciuti che aveva appena incontrato. Lo immaginiamo all’imbarco, o sulla porta della cabina prima del decollo, mentre sorride alla comitiva di turisti e fa un cenno di saluto alla scolaresca in gita premio. Dopo avere visto in faccia le persone che gli erano state affidate, come ha potuto tradirle? Non si può neanche dire che, accecato dal suo male insondabile, a un certo punto abbia creduto di essere rimasto solo. Se ha chiuso la porta per impedire al comandante di rientrare in cabina, significa che era consapevole della realtà. Per compiere l’atto che lo ha isolato dal mondo doveva sapere che oltre quella porta c’era il mondo. E che lui lo stava condannando a morte.

Non basta la depressione a spiegare una strage, così come nel caso dei terroristi islamici non basta la fede. Ci vuole il delirio di onnipotenza. E il culto della morte simbolica. Con la sua parte irrazionale il copilota avrà stabilito che proprio l’aereo, la sua vita, diventasse la sua morte. Il resto, centoquarantanove esseri umani, gli sarà sembrato un effetto collaterale.

"Senza parole", ma soprattutto senza senso!
Riverso


Bertelli - Meno


...tristezza e cordoglio.
Perazzolli



Luft Ansia
Certo che, per chi già prima soffriva di paura di volare l'ultimo tragico disastro aereo non deve essere di aiuto. E anche per quelli che viaggiano normalmente il sapere che alla guida ci potrebbe essere un pilota non proprio equilibrato non è tranquillizzante.

D'ora in poi mai più un solo pilota in cabina di guida, un po' tardi anche perchè il caso non è stato  il primo e, depressione a parte, i motivi per evitare l'uomo solo al comando, ce ne sono anche tanti e da tempo.
Uber

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La ricostruzione di Portos

Corriere della sera di Milano del 27 marzo 2015. Disastro aereo





Siamo tutti tedeschi
MASSIMO GRAMELLINI
Se una piccola lezione si può trarre dalla tragedia innescata dal pilota kamikaze è la precarietà di certi pregiudizi sedimentati nei secoli. Col passare delle ore emerge un quadro di superficialità e approssimazione assai poco tedesco. Andreas Lubitz era andato al lavoro stracciando un certificato di malattia, e questo rientra ancora nel luogo comune che immagina un italiano fare esattamente il contrario. Ma com’è possibile che l’ospedale universitario di Duesseldorf, che lo aveva in cura da mesi, non avesse sentito il dovere di cautelarsi inviando alla compagnia aerea una copia del documento che gli impediva di volare? La privacy, dicono. Ma la privacy smette di essere la priorità, quando riguarda un uomo che ha in mano il destino di vite che non sono la sua. Per quanto, secondo i giornali tedeschi, Lufthansa qualcosa sapeva. Sapeva che nel 2009 una crisi depressiva aveva reso Lubitz «parzialmente inadatto al volo». Ma cosa significa «parzialmente»? Che poteva volare solo nei giorni dispari o con la mano destra?

Dalle prime ricostruzioni della tragedia affiora una trama fitta di smagliature: informazioni mancanti, negate, sottovalutate. Adesso si invocano regole nuove, ma come sempre sarebbe bastato rispettare quelle esistenti. O forse non sarebbe bastato comunque. Visto dall’Italia, patria del fatalismo, il dramma che ha colpito un popolo noto per la sua rigidità alimenta la sensazione che alla fine siamo tutti umani, e che lo siamo allo stesso modo: imperfetto e irrazionale. Costretti a convivere, e talvolta purtroppo a conmorire, con i nostri limiti e le nostre miserie.



NELLA CABINA DI PILOTAGGIO
Franco Berardi
Dicono che il giovane pilota Andreas Lubitz avesse sofferto di crisi depressive e avesse tenuto nascoste le sue condizioni psichiche all’azienda per cui lavorava, la Lufthansa. I medici consigliavano un periodo di assenza dal lavoro. La cosa non è affatto sorprendente: il turbo-capitalismo contemporaneo detesta coloro che chiedono di usufruire dei permessi di malattia, e detesta all’ennesima potenza ogni riferimento alla depressione. Depresso io? Non se ne parli neanche. Io sto benissimo, sono perfettamente efficiente, allegro, dinamico, energico, e soprattutto competitivo. Faccio jogging ogni mattina, e sono sempre disponibile a fare straordinario. Non è forse questa la filosofia del low cost? Non suonano forse le trombe quando l’aereo decolla e quando atterra? Non siamo forse circondati ininterrottamente dal discorso dell’efficienza competitiva? Non siamo forse quotidianamente costretti a misurare il nostro stato d’animo con l’allegria aggressiva delle facce che compaiono negli spot pubblicitari? Non corriamo forse il rischio di essere licenziati se facciamo troppe assenze per malattia?
Adesso i giornali (gli stessi giornali che da anni ci chiamano fannulloni e tessono le lodi della rottamazione degli inefficienti) consigliano di fare maggiore attenzione nelle assunzioni. Faremo controlli straordinari per verificare che i piloti d’aereo non siano squilibrati, matti, depressi, maniaci, malinconici tristi e sfigati. Davvero? E i medici? E i colonnelli dell’esercito? E gli autisti dell’autobus? E i conducenti del treno? E i professori di matematica? E gli agenti di polizia stradale?
Epureremo i depressi. Epuriamoli. Peccato che siano la maggioranza assoluta della popolazione contemporanea. Non sto parlando dei depressi conclamati, che pure sono in proporzione crescente, ma di coloro che soffrono di infelicità, tristezza, disperazione. Anche se ce lo dicono raramente e con una certa cautela l’incidenza delle malattie psichiche è cresciuta enormemente negli ultimi decenni, e il tasso di suicidio (secondo il rapporto del World Health Organization) è cresciuto del 60% (wow) negli ultimi quarant’anni.
Quaranta anni? E che potrà mai significare? Che cosa è successo negli ultimi quarant’anni perché la gente corra a frotte verso la nera signora? Forse ci sarà un rapporto tra questo incredibile incremento della propensione a farla finita e il trionfo del Neoliberismo che implica precarietà e competizione obbligatoria? E forse ci sarà un rapporto anche con la solitudine di una generazione che è cresciuta davanti allo schermo ricevendo continui stimoli psico-informativi e toccando sempre di meno il corpo dell’altro? Non si dimentichi che per ogni suicidio realizzato ce ne sono circa venti tentati senza successo. E non si dimentichi che in molti paesi del mondo (anche in Italia) i medici sono invitati a essere cauti nell’attribuire una morte al suicidio, se non ci sono prove evidenti dell’intenzione del deceduto. E quanti incidenti d’auto nascondono un’intenzione suicida più o meno cosciente?
Non appena le autorità investigative e la compagnia aerea hanno rivelato che la causa del disastro aereo sta nel suicidio di un lavoratore che ha sofferto di crisi depressive e le ha tenute nascoste, ecco che in Internet si è messo in marcia il solito esercito di cospirazionisti. “Figuriamoci se ci credo”, dicono quelli che sospettano il complotto. Ci deve essere dietro la CIA, o forse Putin, o magari semplicemente un gravissimo errore della Lufthansa che ci vogliono tenere nascosto. Un vignettista che si firma Sartori e crede di essere molto spiritoso mostra un tizio che legge il giornale e dice: “Strage Airbus: responsabile il copilota depresso.” Poi aggiunge: Fra poco diranno che anche l’ISIS è fatta da depressi.”
Ecco, bravo. Il punto è proprio questo: il terrorismo contemporaneo può avere mille cause politiche, ma la sola causa vera è l’epidemia di sofferenza psichica (e sociale, ma le due cose sono una) che si sta diffondendo nel mondo. Si può forse spiegare il comportamento di uno shaheed, di un giovane che si fa esplodere per uccidere una decina di altri umani in termini politici, ideologici, religiosi? Certo che si può, ma sono chiacchiere. La verità è che chi si uccide considera la vita un peso intollerabile, e vede nella morte la sola salvezza, e nella strage la sola vendetta. Un’epidemia di suicidio si è abbattuta sul pianeta terra, perché da decenni si è messa in moto una gigantesca fabbrica dell’infelicità cui sembra impossibile sfuggire. Quelli che dappertutto vedono un complotto dovrebbero smetterla di cercare una verità nascosta, e dovrebbero invece interpretare diversamente la verità evidente. Andreas Lubitz si è chiuso dentro quella maledetta cabina di pilotaggio perché il dolore che sentiva dentro si era fatto insopportabile, e perché accusava di quel dolore i centocinquanta passeggeri e colleghi che volavano con lui, e tutti gli altri esseri umani che come lui sono incapaci di liberarsi dall’infelicità che divora l’umanità contemporanea, da quando la pubblicità ci ha sottoposto a un bombardamento di felicità obbligatorio, da quanto la solitudine digitale ha moltiplicato gli stimoli e isolato i corpi, da quando il capitalismo finanziario ci ha costretto a lavorare il doppio per guadagnare la metà.