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lunedì 31 luglio 2023

Sinéad O'Connor

 

Sinéad O'Connor, boceto...

Omar Zevallos


Bigmouth strikes again 

magistrale epitaffio di Morrissey per Sinead O'Connor, atto d'accusa verso coloro che ti emarginano da vivo perché "non ti adegui" e poi ti elogiano da morto. Morrissey si conferma un grande. Uno che non conosce ipocrisie

"È stata abbandonata dalla sua etichetta dopo aver venduto 7 milioni di album. Ha perso la testa, sì, ma non è mai stata poco interessante, mai. Non aveva fatto niente di male. Aveva un’orgogliosa vulnerabilità… e c’è un certo odio da parte dell’industria musicale per i cantanti che non si “adattano” (questo lo so fin troppo bene), e non vengono mai elogiati fino a quando arriva la morte – quando, alla fine, non possono rispondere. La stampa etichetterà gli artisti come appestati a causa di ciò che nascondono e hanno chiamato Sinead triste, grassa, pazza…oh ma non oggi! Gli amministratori delegati che avevano sfoggiato il loro sorriso più affascinante quando l’hanno rifiutata ora stanno facendo la fila per chiamarla “icona femminista”, e chiunque nell’ambiente musicale su Twitter si sta facendo sentire…quando sei stato TU a convincere Sinead ad arrendersi … perché ha rifiutato di essere etichettata ed è stata degradata, come sono sempre degradati quei pochi che muovono il mondo. Alla fine, la O’Connor è caduta vittima della stessa sorte di Judy Garland, Whitney Houston, Amy Winehouse, Marilyn Monroe e Billie Holiday. 

martedì 25 luglio 2023

«Tale Alain Elkann incontra i lanzichenecchi»

 Nei giorni scorsi è uscito a pagina 29 della Repubblica, nella sezione Cultura, un trafiletto firmato da Alain Elkann, padre dell’editore di Repubblica e presidente del gruppo Gedi. Il pezzo è un racconto, in prima persona, di un viaggio sul treno Roma-Foggia, che vede il giornalista “vittima” di quelli che lui stesso definisce “lanzichenecchi”, cioè giovani un po’ chiassosi che, evidentemente, infastidiscono per qualche ora il giornalista (?).

Il pezzo, che troverete in fondo al post, denota un classismo senza pari e una spocchia senza eguali e ha fatto saltare la mosca al naso anche al comitato di redazione di Repubblica (oltre che avere generato tantissimi meme), tanto che il comitato di redazione ha inviato una mail a colleghe e colleghi di Repubblica per prendere le distanze dai contenuti dello scritto.

“Questa mattina la redazione ha letto con grande perplessità un racconto pubblicato sulle pagine della Cultura del nostro giornale, a firma del padre dell’editore. Considerata la missione storica che si è data Repubblica sin dal primo editoriale di Eugenio Scalfari, missione confermata anche ultimamente nel nuovo piano editoriale dove si parla di un giornale ‘identitario’ vicino ai diritti dei più deboli, e forti anche delle reazioni raccolte e ricevute dalle colleghe e dai colleghi, ci dissociamo dai contenuti classisti contenuti nello scritto. Per i quali peraltro siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi, imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà”.



Fabio Magnasciutti· 

ricordo ancora quella volta, sarà stato circa cinquecento anni fa, in cui mi trovai su un treno di ritorno dalla Germania verso Roma

allora c'erano ancora gli scompartimenti e il mio, oltre che da me, era occupato da cinque lanzichenecchi (ce n'erano ovunque su quella vettura)

faceva un gran caldo e, tosto, si liberarono di calzature, gambali, elmi e armature lasciando tutto dove capitava

spade e alabarde, appoggiate qua e là alla buona, non facevano che oscillare e scivolare, scivolare e oscillare

estrassi dal mio zaino un taccuino, la mia Bic nero china punta fine, una copia di Tiramolla, una di Soldino e una di Geppo ma soprattutto Ritorno a Forte Ontario, quarto e ultimo capitolo dell'avventura in Egitto del Comandante Mark

lo appoggiai con cura sui miei jeans neri che, rispettivamente, si trovavano sovrapposti alle mie mutande nere con la scritta "uomo" sull'elastico, sopra ai miei calzini neri lunghi e ai miei anfibi neri e, infine, sotto la mia camicia nera (non c'è alcun riferimento politico) sbottonata sul petto

ero intenzionato a ultimare la lettura di questo impegnativo volume ma, potete immaginare, i lanzichenecchi non facevano che parlare a voce alta in lanzichenecco, idioma che la mia (pur vasta) cultura non mi consente di comprendere

non mi consideravano proprio, un vero alieno ai loro occhi

insomma, sapete come sono questi giovani lanzichenecchi, la birra, i würstel eccetera

com'è, come non è, butto un occhio fuori dal finestrino (in senso figurato, s'intende) e leggo "Pavia"

non avevo idea che per calare a Roma si passasse per Pavia, comunque dico vabbè (tanto nessuno mi capiva) e il viaggio prosegue fino a Roma

non ricordo quanto durò ma credo un sacco




25 luglio 2023 - «Tale Alain Elkann incontra i lanzichenecchi». I giornalisti di Repubblica si dissociano dall’articolo del padre dell'editore.

© Milko Dalla Battista


C’era un tempo in cui Alain Elkann aveva una rubrica settimanale sulla Stampa, in quanto genero del proprietario. 

La leggenda vuole che i redattori lo mettessero crudelmente in pagina lasciando intatti i suoi svarioni grammaticali e ortografici, per vendicarsene silenziosamente.

Oggi invece Alain Elkann ha scritto su Repubblica, in quanto padre del proprietario. 

E offre il racconto, drammatico e toccante, di un suo viaggio in treno, da Roma a Foggia, su un Italo, in prima classe. 

L’Autore è infatti serenamente seduto accanto al finestrino, intenzionato a leggere Proust e il Financial Times, quando purtroppo si avvede che per il medesimo vagone hanno acquistato i biglietti anche alcuni adolescenti, vestiti da adolescenti con tanto di cappellini da baseball, mentre lui indossava un vestito di lino blu.

Questi giovinastri – si scopre scorrendo il pezzo - parlavano ad alta voce di calcio e ragazze, disturbando l’Autore, che pure aveva estratto la sua penna stilografica e il suo taccuino di riflessioni: ma in quel fastidioso vociare non riusciva a concentrarsi. 

Talvolta questi virgulti – uno dei quali con l’acne - nel loro parlare usavano addirittura termini vernacolari, financo scadendo nel turpiloquio, il che rendeva ancora più inaccettabile la situazione. 

Non solo. L'Autore rivela che quegli sgraditi compagni di viaggio non lo degnavano di uno sguardo: continuavano a parlare tra loro di calcio e ragazze, bevendo Coca Cola, benché avessero la fortuna di potersi confrontare su Proust con un gigante del pensiero come Elkann. 

Pensate che al termine del viaggio non lo hanno nemmeno salutato.

La misura era colma. 

Ma per fortuna, una volta giunto a destinazione, Elkann ha preso il telefonino e ha ordinato a Molinari di ospitare il suo sdegno.

Il mondo doveva sapere.

Alessandro Giglioli



Che mangino brioches!

#satira #comics #cartoons #alainelkann #lanzichenecchi
Olivieri


by Tiziano Riverso





MEDIA & REGIME
I giornalisti di Repubblica si dissociano dall’articolo di Alain Elkann (padre dell’editore): “Contenuti classisti”

di Alberto Marzocchi | 24 LUGLIO 2023
Sul treno per Foggia con i giovani “lanzichenecchi”. Si intitola così l’articolo firmato da Alain Elkann, uscito stamattina sulle pagine culturali de la Repubblica. Un racconto, in prima persona, sul treno Roma-Foggia, che vede il giornalista “vittima” di quelli che lui stesso definisce “lanzichenecchi”, cioè giovani un po’ chiassosi che, evidentemente, infastidiscono per qualche ora il padre dell’editore di Repubblica e presidente del gruppo Gedi. Il reportage (?), pubblicato a pagina 29, ha fatto saltare sulla sedia diversi giornalisti della testata, tanto che nel primo pomeriggio il cdr (comitato di redazione) ha inviato una mail, a colleghe e colleghi, per prendere le distanze dai contenuti dello scritto.

“Questa mattina la redazione ha letto con grande perplessità un racconto pubblicato sulle pagine della Cultura del nostro giornale, a firma del padre dell’editore. Considerata la missione storica che si è data Repubblica sin dal primo editoriale di Eugenio Scalfari, missione confermata anche ultimamente nel nuovo piano editoriale dove si parla di un giornale ‘identitario’ vicino ai diritti dei più deboli, e forti anche delle reazioni raccolte e ricevute dalle colleghe e dai colleghi, ci dissociamo dai contenuti classisti contenuti nello scritto. Per i quali peraltro – concludono nella nota – siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi, imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà”.
Nell’articolo Alain Elkann, che ha “un vestito di lino blu e una camicia leggera” (in contrapposizione ai giovani sul treno, che hanno “t-shirt bianca e pantaloncini corti neri” e nessuno dei quali “porta l’orologio”) tira fuori dalla “cartella di cuoio marrone” la “mia penna stilografica”; ma anche i giornali (Financial Times, New York Times, ovviamente Repubblica) e la Recherche du temps perdu di Marcel Proust, di cui scrive alcune annotazioni. Chi è con lui nel vagone, invece, parla “di calcio, giocatori, partite, squadre, usando parolacce e un linguaggio privo di inibizioni“. Nessuno sembra prestargli attenzione e così “arrivando a Foggia, mi sono alzato, ho preso la mia cartella. Nessuno mi ha salutato, forse perché non mi vedevano e io non li ho salutati perché mi avevano dato fastidio quei giovani ‘lanzichenecchi’ senza nome”.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it


by le più belle frasi di Osho


Alain Elkann e la sua abissale distanza dalla realtà. Neanche Cechov si sentiva così superiore
Qualcuno sui social ha scritto, a proposito dell’articolo di Alain Elkann sui suoi incontri sull’Italo che lo portava a Foggia, “Repubblica in purezza”. Come fosse un Sangiovese (senza offesa per il Sangiovese). Sì, perché la vicenda del viaggio di Elkann, in una molto popolare carrozza di “Prima” – ma perché una persona della sua statura (e del suo reddito) non si è preso un più esclusivo Executive o addirittura un Salottino? – rivela l’ormai irreversibile sradicamento dalla realtà del giornale che, per dire, fu fondato da Eugenio Scalfari e poi diretto da Ezio Mauro.

Elkann ha incontrato, nella molto popolare carrozza di Prima, un gruppo di giovani che parlavano di calcio e di ragazze, vestiti in pantaloncini e t-shirt, mentre lui, in abito di lino e camicia leggera, era infastidito da questi “lanzichenecchi” che non gli lasciavano sfogliare in pace il New York Times, il Financial Times e La Recherche di Proust. Ora, Repubblica fu il giornale dove le inquietudini dei giovani degli anni Settanta erano raccontate (e vissute) da quell’altro giovane, giornalista in purezza, lui sì, che era Carlo Rivolta. E’ vero che il comitato di redazione si è dissociato dai “contenuti classisti” del pezzo del padre del proprietario del giornale. Ma il senso di abissale distanza dalla realtà rivelato da questa improvvida sortita resta.

Ho pensato a come si poteva commentare il pezzo di Elkann senza cadere nel banale. Mi è venuto in mente, chissà perché, un altro antico giornalista di Repubblica: si chiamava Beniamino Placido. Era un piacere sentirlo e leggerlo, l’ho seguito per tanti anni. Ha fatto, tra l’altro, il critico televisivo per otto anni. L’ha fatto con lo spirito giusto, di chi guarda la televisione per dovere di giornalista e senza sussiego. In questo, racconta lui in un bel libro che si chiama La televisione col cagnolino, l’ha aiutato Cechov. Che c’entra Cechov con Placido, e soprattutto con Alain Elkann?

“Siamo nel 2023 e ancora facciamo viaggiare Alain Elkann sui treni con i poveri ma che ca**o di paese siamo?”, “La prima classe pullula di popolani”: le reazioni social all’articolo dello scrittore
C’entra. Perché, dice Placido per spiegare il curioso titolo di quel libro, c’è un racconto di Cechov che si chiama La signora col cagnolino. In quel racconto c’è tutto Cechov, il quale – e qui lascio la parola a Placido – “non si crede superiore a nessuno. Nemmeno alle signore scontente – perché malmaritate – della borghesia russa del suo tempo (e di chissà quanti altri tempi). Nemmeno alle malmaritate che vanno a Jalta in vacanza, col loro cagnolino”. Cechov, continua Placido, “non riesce a sentirsi superiore agli altri esseri umani. E’ questo che fa la sua superiorità, come scrittore”.

Non solo Cechov non si sente superiore, ma non ci fa sentire nemmeno noi superiori al mondo che descrive. La signora va a Jalta e incontra qualcuno. Ma Cechov non ci fa sentire superiori “al rozzo burocrate che lei lì, a Jalta, incontra. Non ai contadini, agli impiegati, alle donnette, agli ometti, ai militari, ai borghesi che descrive”. E qui Placido fa il triplo salto mortale, il pezzo di bravura che lo riporta al suo tema, la televisione, senza sussiego: “E’ proprio sicuro che siamo così diversi da, così superiori a loro, solo perché non guardiamo la televisione, o diciamo di non guardarla?” Chissà cosa avrebbe scritto Placido di Elkann, oggi. Ce lo vedo: è proprio sicuro che siamo così diversi da quei ragazzi solo perché diciamo di non parlare di calcio e ragazze?

Forse Placido, quando descriveva il racconto di Cechov della signora col cagnolino, e la semplicità del suo linguaggio, stava vedendo in una palla di vetro Alain Elkann in viaggio verso Foggia. E forse lesse in anticipo di trent’anni (il libro di Placido è del 1993) l’articolo dello stesso Elkann su Repubblica per usarlo come controesempio mentale di come non descrivere gli altri che si incontrano. Siano signore malmaritate in vacanza a Jalta, siano contadini, impiegati o rozzi burocrati. O siano ragazzi che in treno parlano di calcio e di ragazze.



By Portos / Franco Portinari

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L'articolo:





SUL TRENO PER FOGGIA CON I GIOVANI «LANZICHENECCHI»
di Alain Elkann
Non pensavo che si potesse ancora adoperare la parola “lanzichenecchi” eppure mi sbagliavo. Qualche giorno fa, dovendo andare da Roma a Foggia, sono salito su una carrozza di prima classe di un treno Italo. Il mio posto assegnato era accanto al finestrino e vicino a me sedeva un ragazzo che avrà avuto 16 o 17 anni. 
T-shirt bianca con una scritta colorata, pantaloncini corti neri, scarpe da ginnastica di marca Nike, capelli biondi tagliati corti, uno zainetto verde. E l’iPhone con cuffia per ascoltare musica. Intorno a noi, nelle file dietro e in quelle davanti, sedevano altri ragazzi della stessa età, vestiti più o meno allo stesso modo: tutti con un iPhone in mano. Alcuni avevano in testa il classico cappello di tela con visiera da giocatore di baseball di colori diversi, prevalentemente neri, e avevano tutti o le braccia o le gambe o il collo con tatuaggi piuttosto grandi. Nessuno portava l’orologio. 
Io indossavo, malgrado il caldo, un vestito molto stazzonato di lino blu e una camicia leggera. Avevo una cartella di cuoio marrone dalla quale ho estratto i giornali: il Financial Times del weekend, New York Times e Robinson, il supplemento culturale di Repubblica. Stavo anche finendo di leggere il secondo volume della Recherche du temps perdu di Proust e in particolare il capitolo “Sodoma e Gomorra”. Ho estratto anche un quaderno su cui scrivo il diario con la mia penna stilografica. 
Mentre facevo quello, i ragazzi parlavano ad alta voce come fossero i padroni del vagone, assolutamente incuranti di chi stava attorno. Parlavano di calcio, di giocatori, di partite, di squadre, usando parolacce e un linguaggio privo di inibizioni. 
Intanto il treno, era arrivato a Caserta. Non sapevo che per andare da Roma a Foggia si dovesse passare da Caserta e poi da Benevento. Pensavo di aver sbagliato treno, ma invece è così. Non ho mai rivolto la parola al mio vicino che o taceva ascoltando musica o si intrometteva con il medesimo linguaggio nella conversazione degli altri ragazzi. 
A un certo punto, poco dopo Benevento, mentre erano sempre seduti o quasi sdraiati ai loro posti, ammassando nei vari cestini per la carta straccia lattine di Coca Cola o tè freddo, uno di loro ha detto: «Non è che dobbiamo stare soli di sera: andiamo a cercare ragazze nei night». 
Un altro ragazzo più piccolo di statura e con il viso leggermente coperto di acne giovanile ha detto: «Macché night! Credetemi, ho esperienza. Bisogna beccare le ragazze in spiaggia e poi la sera portarle fuori e provarci. La spiaggia è il posto più figo e sicuro per beccare». 
Quella conversazione sulle donne da trovare era andata avanti mentre io avevo finito di scrivere sul mio quaderno ed ero immerso nella lettura di Proust. Loro erano totalmente indifferenti a me, alla mia persona, come se fossi un’entità trasparente, un altro mondo. 
Io mi sono domandato se era il caso di iniziare a parlare col mio vicino, ma non l’ho fatto. Lui era la maggioranza, uno nessuno centomila, io ero inesistente: qualcuno che usava carta e penna, che leggeva giornali in inglese e poi un libro in francese con la giacca e i pantaloni lunghi. 
Per loro chi era costui? 
Un signore con i capelli bianchi, una sorta di marziano che veniva da un altro mondo e che non li interessava. Pensavano ai fatti loro, parlavano forte, dicevano parolacce, si muovevano in continuazione, ma nessuno degli altri passeggeri diceva nulla. 
Avevano paura di quei ragazzi tatuati che venivano dal nord, lo si capiva dall’accento, o erano abituati a quel genere di comportamento? 
Arrivando a Foggia, mi sono alzato, ho preso la mia cartella. Nessuno mi ha salutato, forse perché non mi vedevano e io non li ho salutati perché mi avevano dato fastidio quei giovani “lanzichenecchi” senza nome.



domenica 16 settembre 2018

#TONSILLE

#TONSILLE
 n.1 sett. 2018

Elettroperiodico d'avanguardia

Rivista di un certo spessore di fumetti, vignette, illustrazioni, scritti, arti figurative e non, di satira e umorismo. "La solita roba, aria fritta che non funzionerà" 

Lo potete sfogliare gratuitamente su ISSUU  QUI


E' uscito il 15 settembre il numero 1.
#TONSILLE! L'elettroperiodico che il mondo aspettava!
La rivista è nata da un'idea di Bruno Olivieri e Lele Corvi ,
 con GianLorenzo Ingrami ,
Marco Gava Gavagnin,
Maurizio Boscarol,
Roberto Bargagna,
Beppe Beppetti,
Roberto Totaro Tot,
Walter Leoni,
Angustina ed il
Cius.

Non c'è nemmeno bisogno di farvelo tenere da parte dal vostro elettroedicolante di fiducia perché basta cliccare nel link che ho messo sopra!



domenica 4 ottobre 2015

Festival di Internazionale a Ferrara - Concorso Una vignetta per l'Europa 2015: I Vincitori


Ecco i vincitori del concorso per la migliore vignetta dell’anno sull’Europa, scelti da una giuria e dal voto del pubblico.

La premiazione è avvenuta a Ferrara durante il festival di Internazionale 2015 il 4 ottobre.
Presidente della giuria Thierry Vissol autore di Libertà di espressione in Europa



PRIMO PREMIO


Vecchia Europa 
di Marilena Nardi
Marilena Nardi, Vecchia Europa, L'Asino www.buduar.it, 24 aprile 2015 / maggio 2015.





Secondo Premio



Tom Janssen, Brexit and Grexit, www.voxeurop.eu, 12 maggio 2015.


Terzo Premio

Marco De Angelis, European Sea, www.buduar.it, Giugno 2015.



Premio speciale del pubblico



Pierfrancesco Uva, La cravatta tedesca, www.italiancomics.it, 8 febbraio 2015.



Premio speciale della giuria


Bruno Olivieri, È l'Europa che lo chiede, L'unione sarda, 26 aprile 2015.




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lunedì 5 agosto 2013

CartoonSea 2013: Ultima Goccia

 CartoonSea 2013: Ultima Goccia

Vincitori 2013

Grand Prix CartoonSEA
Marco Tonus

 Prix CartoonSEA
Andrea Foches
Filippo Ricca


Premi speciali
Angelo Campaner
Giacomo Cardelli
Lele Corvi
Marco Gavagnin
Giuseppe Marchi
Bruno Olivieri
Franco Origone
Agim Sulaj


Segnalazioni
Luigi Alfieri
Emanuele Benetti
Luca De Santis
Antonio Mele


Tema di quest'anno: l'acqua.
“Ultima goccia. Non c'è niente da ridere. L'acqua è una risorsa preziosa, tra spreco e risparmio, dispendio e salvaguardia, abbondanza e scarsità”.


Grand Prix CartoonSEA
Marco Tonus

© Marco Tonus - 'Riserva speciale'




Prix CartoonSEA
Andrea Foches


 Prix CartoonSEA
Filippo Ricca/Fricca

L'opera di Filippo Ricca è stato scelto come copertina del catalogo


Premi speciali
Angelo Campaner



Premio speciale
Giacomo Cardelli



Premio speciale
Lele Corvi



Premio speciale
Marco Gavagnin



Premio speciale
Giuseppe Marchi



Premio speciale
Bruno Olivieri - "Bicchier d'acqua"




Premio speciale
Franco Origone



Premio speciale
Agim Sulaj


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Segnalazione
Luigi Alfieri



Segnalazione
Emanuele Benetti



Segnalazione
Luca De Santis



Segnalazione
Antonio Mele



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 Giuria 2013

Stefano Antonucci - cartoonist - Presidente
Massimo Bucchi - grafico, editorialista La Repubblica
Luciana Forlani - SEA Ecology Network Group
Giovanni Mattioli - pres. ASET spa
Marilena Nardi - cartoonist, illustratrice
Graziella Santinelli - dir. Scuola Comics sede Jesi
Oscardo Severi - SEA Ecology Network Group
Giovanni Sorcinelli 'Gióx' & Maurizio Minoggio - cartoonists, dir. artistici CartoonSEA e FanoFunny



(in piedi da sin) Maurizio Minoggio, Marilena Nardi, Oscardo Severi, Gióx, Stefano Antonucci, (seduti) Massimo Bucchi, Graziella Santinelli, Luciana Forlani

La commissione di Giuria nominata da SEA e FanoFunny Festival si è riunita sabato 15 giugno presso la sede SEA. Il giudizio della Giuria è insindacabile e inappellabile.


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Collaterale al concorso la mostra nazionale del vincitore dello scorso anno
Stefano Antonucci Personale d'autore
e la mostra internazionale estemporanea di alto livello di 40 famosi artisti stranieri
Due delle opere in mostra:

Angel Boligan



Reinoso Cristobal

Cartonsea giunto quest'anno alla quinta edizione, cresce ogni anno, coinvolgendo sempre di più la splendida cittadina di Fano(PU). Non più solo cartoon ma anche cinema e cabaret.
“La nostra soddisfazione – ha affermato il direttore creativo Giovanni Sorcinelli - è che CartoonSEA inizi a prendere la forma che avevamo pensato fin dall'inizio: un contenitore in cui declinare una serie di eventi nel comun denominatore della satira e dell’umorismo, di volta in volta sposando il tema dell'anno”
programma 2013

 PS: ringrazio i due direttori artistici Giovanni Sorcinelli 'Gióx' & Maurizio Minoggio che molto gentilmente mi hanno messo a disposizione le img dei vincitori.

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LINKS:

giovedì 7 giugno 2012

I vincitori Premio Novello 2012

Codogno - 6a edizione del Premio internazionale di umorismo e satira di costume "Giuseppe Novello: un signore di buona famiglia".
Tema "Il censimento: come cambia la società"  
I disegni sono in mostra fino al 10 giugno 
le premiazioni sabato 9 alle 17.30
presso Vecchio Ospedale Soave - Viale Gandolfi, 6 CODOGNO


I vincitori:

1° Classificato Red Hood di Kuczynski Pawel





2° Classificato: Il piccino di casa di Bruno Olivieri



3° Classificato: Nuove identità di Uber



Disegno segnalato: Il censimento online di Tomassini  in arte Tomas



Il più votato dal pubblico: Standard di Magnani

LINKS:
Premio Novello 
Premio Novello 2012