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lunedì 12 ottobre 2015

#paroleorrende

La raccolta di #paroleorrende  sui social impegna tantissime persone nella denuncia della deturpazione della lingua italiana.
Bello l'articolo che spiega il fenomeno di Daniela Ranieri per il FQ,  illustrato magnificamente da Marilena Nardi.


Lingua italiana sotto attacco: tutto iniziò con “l’attimino”. Il boom delle parole orribili (da eliminare). Scrivici le tue
Oggi la raccolta di #paroleorrende (l’hashtag sta a significare che la cura non può che essere omeopatica) impegna su Facebook molte persone, che - in una specie di trance agonistica - propongono ciascuna le proprie parole-tabù, le bestie nere, le espressioni-orticaria. Diamo un contributo

di Daniela Ranieri
• Da obbrobri come “un attimino” a locuzioni improbabili del tipo “piuttosto che” usato come congiunzione: la lingua italiana, con le sue regole e la sua sintassi, è sotto l’attacco delle espressioni orribili. Sul Fatto Quotidiano continua la pubblicazione delle liste di proscrizione delle firme del nostro giornale. Qui, nei commenti sotto l’articolo, potete inserire le storpiature che più vi hanno colpito voi. Per una battaglia civile per combattere l’antilingua.

In principio era “un attimino”. Inesorabilmente, come un virus, si diffuse a tutti i piani della società, ci inseguiva in banca, in palestra, in ufficio, a casa, nessuno ne era immune, dal prete allo psichiatra, dalla casalinga al parrucchiere. Poi avanzò violento il “piuttosto che” usato non in senso comparativo o avversativo, ma come congiunzione. “Andrei in Giappone, piuttosto che in Cina, piuttosto che a Cuba…”, dicevano i pierre di moda da Milano a Cefalù, i medici estetici, gli avvocati di Prati, le shampiste della Magliana: piacendosi molto. E intorno tutto un florilegio di “gentilmente”, “una firmetta qui”, “naturale o leggermente”… Che fastidio! La lingua italiana, con le sue regole e la sua sintassi, era sotto attacco.

La comunità web delle #paroleorrende
Ne parlai con Vincenzo Ostuni, editor di Ponte alle Grazie, che convenne: ormai non potevamo più ignorare il crimine, l’attacco efferato, l’invasione di certi obbrobri che ci salivano automaticamente alla bocca, che si impossessavano delle nostre dita. Avremmo dovuto allestire una lista nera, perché, come disse Ostuni in una sorta di manifesto di lotta contro le parole orrende, “la lingua tutta è un campo minato”. Oggi la raccolta di #paroleorrende (l’hashtag sta a significare che la cura non può che essere omeopatica) impegna su Facebook molte persone, che – in una specie di trance agonistica – propongono ciascuna le proprie parole-tabù, le bestie nere, le espressioni-orticaria. Nessuno snobismo, nessuno spirito conservatore: oggi che il Papa parla la lingua del popolo e il latino lo parla solo Claudio Lotito, nessuno vuol tornare all’italiano di Machiavelli. La lingua è un’entità plastica, vulcanica, e l’uso che ne fa la nostra psiche, avvinghiata agli algoritmi della rete, la rimodula incessantemente. Ormai nessun ostacolo può fermare “la pirlolingua degli informatofoni” (Guido Ceronetti). E infatti controllate nelle vostre mail, quelle di lavoro, degli uffici stampa delle case editrici o dei nostri politici. Non ce n’è una in cui non compaia qualche orribile lemma, un trito stilema, un insopportabile tic verbale. Ci sarà un timing, una dead line, una tabella di marcia, un customizzare, un ottimizzare, un funzionare (nel senso di convincere), un top, un performante, un endorsare, un quant’altro.

Nella poltiglia restasoltanto il “Googlish”
Fonemi vuoti, gassosi, che non vogliono dire niente e non hanno un vero e caldo rapporto con la nostra vita, ma evocano tutto un mondo di cultura progredita, sofisticherie aziendali, meeting motivazionali, affettazioni al passo coi tempi. Parole-chiave, hashtag, rapidi input brucia-sinapsi, inglesismi usati per lo più impropriamente (e spesso da chi non sa l’inglese), voci in Googlish, quella lingua diffusa dai motori di ricerca che uniforma i lessici nazionali in una poltiglia globalizzata. Tic linguistici che usiamo per impreziosire il discorso e mostrarci parlanti evoluti, dopo la vittoria dell’antilingua di cui parlava Italo Calvino su Il Giorno nel 1965, quell’italiano paludato che impone di dire “ho effettuato” invece di “ho fatto”, col risultato comico di trovare scritto nei bar: “Non si effettuano panini”.

Oggi è tutto rapido e veloce, la contrazione delle parole è frenetica; negli spasmi del multitasking, non c’è tempo di scegliere. La palude è bassa. Se già nel ‘78 Alberto Arbasino registrava le fissazioni giornalistiche “dello scendere in lizza e dello spezzare una lancia, del lavorare ai fianchi e del battere in ritirata, della levata di scudi, delle frecce all’arco, del sentiero di guerra, della caccia alle streghe, della camicia di forza”, oggi il “giornalismo esploso” dei social diffonde i suoi cliché spompati di “paese reale” e “società civile”, i suoi automatismi dei “gusti del pubblico” e dei “due marò”, i suoi barbarismi da Jobs Act a start-up.

L’antilingua del potere
E non parliamo dei post-politici. Il basic italian da 140 caratteri di Renzi costringe alla ripetizione anche i più avvertiti, con i suoi “la volta buona” e “l’Italia riparte”, “andare a vedere le carte” e “non gettare la palla in tribuna”, “il risultato lo portiamo a casa” e “non cadiamo nel derby ideologico”. Tutta una scialba metafora a condire il vuoto di contenuti; già che un conto è trasformare, usare, muovere la lingua, un conto è fossilizzarla nell’antilingua, assistendo senza resistere all’esaltazione corale del nulla lessicologico. Perché, sempre Calvino: “La motivazione psicologica dell’antilingua è la mancanza d’un vero rapporto con la vita, ossia in fondo l’odio per se stessi”.

da Il Fatto Quotidiano di giovedì 8 ottobre


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I miei amici su FB
Pablito Morelli E poi: "Assolutamente sì", "assolutamente no", "settimana prossima", eccetera. Povera lingua bistrattata.


Anna Laura Folena ...e quantaltro! (scritto tutto attaccato)


Umberto Folena "NARRAZIONE"...

Michelangelo Lucco ·
E di "piuttosto che" al posto di "o" non ne vogliamo parlare?

giovedì 10 settembre 2015

Norway, Children in War International Cartoon Exhibition




Children in War
The Norwegian Cartoonist Gallery presents the exhibition «Children in War» to focus on the suffering of children in war- and conflict areas. Through media we are witnesses to children´s situation in Iraq, Syria, Ukraine, Gaza and Yemen among other places. We see children as refugees, terrified, wounded and murdered. They have lost their safety, their homes, schools and are even taken as hostages and soldiers.
The exhibition is produced in cooperation with the cartoonists Fadi Abou Hassan from Syria and Arifur Rahman from Bangladesh. They both live in Norway as political refugees under the protection of ICORN and Norwegian PEN.
We are deeply grateful to all participating cartoonists from 51 different countries. Their positive response and high quality of cartooning have made this exhibition possible.
With compliments
Fadi Abou Hassan
Arifur Rahman
Vigdis Wolden

Participants list of Children in war exhibition 2015 http://www.toonsmag.com/2015/04/participants-list-of-children-in-war.html

Facebook event https://www.facebook.com/events/405766029623806/
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Oggi, alle ore 14:30, è stata inaugurata la mostra "Children in War" ("Bambini in guerra") alla galleria d'arte "Avistegnernes Hus" di Drøbak, in Norvegia. La mostra è stata realizzata in collaborazione con Arifur Rahman del Bangladesh e Fadi Abu Hassan della Siria, entrambi rifugiati politici, e vanta i contributi di 67 vignettisti di 51 paesi.

Gli italiani che espongono sono:

Enrico Bertuccioli
Fulvio Fontana 
Tomas 
lebiro 
Pietro Vanessi 
Paolo Morelli 
Agim Sulaj 
Valeriano Cappello 
Paolo Lombardi
Alcuni disegni in mostra:





"Childlike Innocence" - Nigeria
Paolo Morelli


di Paolo Lombardi



tOOns MaG
fadiabouhassan@Yahoo.com

domenica 10 maggio 2015

Grazie Mamma...



Boligan



Mothers with their pluses and minuses...
Annelerin de yaptığı, onayladıgı, hayat verdiği, neden olduğu bir sürü hatalı iş var bu dünyada, ama yine de anneler günü kutlu olsun...
Firuz Kutal



ORIGAMI MADRE E HIJO / MOTHER AND CHILD (Stephen Weiss) - FOLDED by WALTER TOSCANO
2015
FELIZ DÍA, MAMÁ LUPE. TE AMO MÁS QUE SIEMPRE.
FELIZ DÍA, HERMANAS MÓNICA Y GLORIA.
¡FELIZ DÍA DE LA MADRE!
HAPPY MOTHER'S DAY!
Walter Toscano




"The Island - A mother should never be an island".
 ("L'isola - Una madre non dovrebbe mai essere un'isola").
By Paolo Pablito Morelli




Auguri a tutte le mamme!
Silvia Ziche


Feliz dia das mães! 
Dalcio



Bonil 


"Ventimila uova e nessuno che mi faccia mai una telefonata".
by Christopher Weyant.



Para as de sangue, de coração, adotivas e para aquelas que ainda serão, para todas vcs eu desejo um FELIZ DIA DAS MÃES !
Glen Batoca


sabato 25 aprile 2015

25 aprile 2015: 70° anniversario della Liberazione

25 Aprile 2015

Liberazione 70°


Oh Bella Ciao!

Il 25 aprile si festeggia la fine dell’occupazione tedesca in Italia, del regime fascista e della seconda guerra mondiale e la vittoria delle forze che hanno partecipato alla resistenza


sabato 25 aprile 2015
25 APRILE 2015
70° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE
Italiani : tornate giovani !!!
UBER


 "Buon 25 aprile, a tutti, anche a chi non ha capito cosa sia. È una festa, ma non si fanno regali. È una festa difficile perchè la libertà non te la regala nessuno. E l'antifascismo è il regalo più bello che possiamo farci, penso. Perchè antifascismo è pensare con la propria testa, senza prevaricare. E perchè c'è chi è morto, per questo, mica solo per la patria, o per un simbolo. In alto i calici."
Rasta Bello




Il teaser di «LiberAzione 70°»
Qui si parla, si disegna (la copertina, inedita, è di Sergio Staino) e si canta la Canzone Popolare che viene in senso più nobile dal popolo nei travagli della lotta al nazifascismo, Bella Ciao!

Buona Liberazione a tutti!
Moise


Fabio Magnasciutti


25 aprile: L'accoglienza
Giannelli

Il partigiano Giovanni (Johnny per gli amici)


Ironia (miserabile) della sorte ha voluto che mentre i soloni cogitavano sui droni -ritenuti mezzi più idonei per distruggere la flotta dei libici demoni, ma ci vuole almeno un anno per organizzarli- il presidente Usa comunicava che un loro drone, per errate info intelligence, ha (collateralmente) massacrato Giovanni Lo Porto. E’ l’Italiano cooperante (di pace, non di guerra) rapito nel gennaio 2012 in Pakistan, terra che amava. Era là per aiutare perché era straordinariamente preparato e per esserlo ci ricordava che prima di tutto è indispensabile stare bene e ben farsi accogliere tra le persone che nelle loro terre spendono la vita. A milioni abbiamo invocato la sua liberazione. Sua madre ieri ha saputo che fin da gennaio gli americani gliel’hanno ammazzato. E’ solo ascoltando, magari anche riascoltando, Quirico -uno che parla a ragion veduta e provata non per blablologia tweet/ talk e narcisismo selfie/tv- che forse ci può tornare l’impulso di riappropriarci degli stimoli per riconoscere la solidarietà autentica che trilli e trolls, tronisti e dronisti ci stanno rubando inculcandoci illusione ego-sostenibile. La solidarietà vera, infatti, è frutto di continue ricerche, indagini, interrogativi da svolgere in prima personasperimentando poi le scelte e le risposte prima di tutto sulla propria pelle.  Lo Porto stava da quella parte ed è l’ultimo in ordine di tempo che l’ha dimostrato e un drone (partigiano) se l’è portato via. Il fatto che, sempre più spesso, ci sono umani costretti a morire per dimostrare l’assunto della solidarietà, sarà benragione per scatenare in noi, se non proprio scampanio, almeno trillo d’allarme?!
Ciao, bello ciao… Sei morto prima di poter urlare Viva la Libertà.
24 aprile 2015




FESTA DELLA LIBERAZIONE
25 aprile, Festa della Liberazione d’Italia.
By Paolo “Pablito” Morelli (PPM).



Il bersagliere ha cento penne (Il partigiano)

70 anni fa...
Pietro Vanessi



25 aprile 2015: 70° anniversario della Liberazione
© Milko Dalla Battista


Fischia il vento


Alla mia Città
... soltanto col silenzio dei torturati
più duro di ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato tra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo
su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ORA E SEMPRE RESISTENZA
P. Calamandrei
Tiziano Riverso




Un tempo
CeciGian


pietà l'è morta



Quando è il 25aprile
Mauro Biani

Concludo, questa mia raccolta con lo splendido papavero rosso di Biani, (i papaveri rossi sono un simbolo indissolubilmente legato, in modo inquietante e spesso commovente, alle vittime delle guerre)
augurando a tutti 

BUON 25 APRILE!
e
W LA LIBERTÀ!

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IL LIBRO 




a cura di Leo Magliacano e Tiziano Riverso

FESTA D'APRILE
storie partigiane scritte e disegnate

Tempesta Editore



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25 aprile 2013(vignette)





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Settantesimo anniversario della Liberazione
Il 25 aprile spiegato da Makkox

lunedì 2 febbraio 2015

"Childlike Innocence" - "Innocenza Infantile"

Fermiamo i massacri di Boko Haram


"Childlike Innocence" - Nigeria
Paolo Morelli




Aggiornamento: 20 Gennaio 2015
Grande notizia! L'ONU ha finalmente rilasciato una dichiarazione ufficiale che assegna alla Nigeria e alle nazioni vicine primaria responsabilità nel proteggere i civili e nel far rispettare i diritti umani, e richiama la necessità di una operazione militare locale efficace con maggiore sostegno. Assicuriamoci che alle dichiarazioni seguano i fatti: continuiamo a firmare e condividere.
In Nigeria un gruppo terrorista ha usato una bambina di 10 anni come bomba umana, subito dopo aver massacrato quasi 2000 persone. 

Ma per i media questo sembra non esistere. Il presidente nigeriano è in campagna elettorale e non ha detto praticamente NIENTE, e il suo esercito alimenta il caos invece di proteggere i civili. 

E siccome nessuno ne parla e “tanto le crisi in Africa sono difficili da risolvere”, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU non ha neppure fatto una dichiarazione ufficiale sulla Nigeria. 

Ma questo massacro senza precedenti è un’occasione per arrivare a un’azione decisa. 

E succederà solo se faremo la nostra parte: mettiamo pressione sui nostri governi e sull’ONU per riunire immediatamente il Consiglio di Sicurezza dell'ONU e dare priorità a questa crisi, il primo passo per far partire un processo di pace in Nigeria. 

Unisciti anche tu a questo appello urgente, affinché nel mondo non ci siano più bambine usate come bombe umane, o Paesi in cui potrebbero morire tutti senza che il mondo se ne accorga.

Firma anche tu QUI


https://secure.avaaz.org/it/stop_boko_haram_terror_global/?sNtGfcb


Ugo Sajini

Tiziano Riverso


Fulvio Fontana


Chi?
Nigeria. E ieri.
Mauro Biani


Altre fonti:

Boko Haram, l’orrore dei 2.000 morti Ecco la strage vista dal satellite (Corriere della Sera)
http://www.corriere.it/reportage/esteri/2015/boko-haram-lorrore-dei-2000-morti-ecco-la-strage-vista-dal-satellite/

Perché la Nigeria è indifesa di fronte a Boko haram (Internazionale)
http://www.internazionale.it/opinione/emeka-onyabo/2015/01/15/perche-la-nigeria-e-indifesa-di-fronte-a-boko-haram

Nigeria il fronte ignorato del terrore (Avvenire)
http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/NIGERIA-IL-FRONTE-IGNORATO-.aspx

Nigeria, l’orrore senza fine di Boko Haram: altre due bambine kamikaze in un mercato (La Stampa)
http://www.lastampa.it/2015/01/11/esteri/nigeria-altro-attentato-con-bimbekamikaze-JPTNIwpaIamGW3KlJ989eJ/pagina.html

Nigeria, Boko Haram: la distruzione di Baga ‘mostrata dalle immagini’ (BBC - IN INGLESE)
http://www.bbc.co.uk/news/world-africa-30826582

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Per le studentesse libere... #BringBackOurGirls


martedì 27 gennaio 2015

"Giornata della Memoria".


27 GENNAIO 2015
Come dice Moni Ovadia, un giorno per tutte le memorie, di tutti i genocidi, di tutte le vittime innocenti e di tutti i martiri per le libertà.
(CARTOONMOVEMENT)
UBER

La rosa bianca
Die Weiße Rose
The White Rose
http://it.wikipedia.org/wiki/Rosa_Bianca
http://en.wikipedia.org/wiki/White_Rose
http://de.wikipedia.org/wiki/Wei%C3%9Fe_Rose






Prima di tutto vennero a prendere gli zingari.
 E fui contento perché rubacchiavano.
 Poi vennero a prendere gli ebrei. 
E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. 
Poi vennero a prendere gli omosessuali, 
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. 
Poi vennero a prendere i comunisti, 
ed io non dissi niente, perché non ero comunista. 
Un giorno vennero a prendere me, 
e non c'era rimasto nessuno a protestare.
Bertolt Brecht



Riverso



...per il giorno della memoria.
Perazzolli




PER NON PERDERE LA MEMORIA
Il 27 Gennaio sarà la Giornata della Memoria.
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L’Editoriale a Fumetti di oggi si ispira a questa ricorrenza:
http://it.wikipedia.org/wiki/Giorno_della_Memoria
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La vignetta è visionabile anche sul mio Spazio Flickr QUA:
https://www.flickr.com/photos/moisevivi/15743705314/
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…e sulla rubrica “MoisEditoriali” di afNews.info QUA:
http://www.afnews.info/wordpress/2015/01/27/la-giornata-della-memoria/
Moise


"Giornata della Memoria".
Paolo Morelli


Memoria
CeciGian


mn-giornata-del-ricordo_low.jpg

Il 27 gennaio 1945 i soldati dell’Armata Rossa sovietica liberarono il campo di concentramento tedesco di Auschwitz, ad ovest di Cracovia, nel sud della Polonia. Mentre si avvicinavano, le SS iniziarono l’evacuazione. Circa 60 mila prigionieri furono costretti a marciare verso ovest, la maggior parte, per lo più ebrei, verso la città di Wodzislaw nella parte occidentale dell’Alta Slesia. Migliaia di persone furono uccise in fretta nei giorni precedenti, il più possibile.
Durante la marcia della morte le SS spararono a quelli che, stremati, non potevano continuare a camminare. per il gelo e la fame. Morirono in più di 15 mila. Quando entrò, settant’anni fa, l’esercito sovietico trovò e liberò oltre 7 mila sopravvissuti, malati e moribondi.
Si stima che circa 1,3 milioni di persone siano state deportate ad Auschwitz tra il 1940 e il 1945. Di queste, almeno 1,1 milioni sono state assassinate.
Sono cose che tutti dovrebbero sapere… ma le ho riscritte qui, ora.
Per l’ennesima volta.
Per non dimenticarlo mai.

Pietro Vanessi




Pietro Vanessi


dove non arriva la memoria
Marco Careddu



Residui non rimossi
Kurt



Link with the past
  Bernard Bouton
27 Jan 2015



Commémorations des 70 ans de la libération du camp de concentration d'Auschwitz-Birkenau,
dessin de Pinter.






Auschwitz 70 ans
01/27/2015 par Michel Kichka
Un des dessins que, petit (à 12 ans), je recopiais dans les livres sur la Shoah que je dérobais en cachette de la bibliothèque de mon père. Et à côté, un  dessin fait récemment.



Milko



Moni Ovadia e il giorno della memoria
“Celebrare la Shoah senza retorica”

In occasione del 27 gennaio il drammaturgo e scrittore di origini ebraiche invita a una maggiore consapevolezza storica e politica: “L’Italia è ancora un Paese che non ha fatto i conti con le proprie colpe”
Ricordare la Shoah senza “retoriche o false coscienze”. Senza discriminazioni tra le vittime, non rivolgendo l’attenzione solo allo sterminio degli ebrei, ma anche a quel resto di umanità che è stata cancellata dalla follia dell’uomo: rom, slavi, omosessuali, testimoni di Geova. Sono queste le speranze di Moni Ovadia,drammaturgo e scrittore d’origini ebraiche, cheloraquotidano.it ha intervistato in occasione della “Giornata della Memoria”.
- Il 27 gennaio è il giorno della memoria. Che cosa rappresenta e in che modo si può evitare che si riduca a un rituale vuoto, retorico?“La prima cosa è che vanno bandite le retoriche e le false coscienze. Facciamo questa celebrazione, film, discorsi, confronti, e poi ad esempio i rom, che sono stati uno dei popoli ad essere sottoposti al progetto di sterminio totale, non ricevono praticamente attenzione rispetto a quella rivolta allo sterminio del popolo ebraico. Io sono ebreo, ma non si può fare discriminazione tra le vittime. Ci sono stati i rom, gli antifascisti, tremila slavi, gli omosessuali, i testimoni di Geova. I primi sterminati sono stati i menomati. C’è stata un’umanità che è stata cancellata. Ultimamente alcuni politici disinvolti hanno cercato di collocarsi in sintonia con la israelianizzazione della Shoah. Questo ridurrebbe la Shoah a un fatto nazionale, mentre Primo Levi ha scritto Se questo è un uomo, non Se questo è un ebreo“.
- Lei ha affermato che mentre in Germania hanno fatto i conti con la propria colpa, in Italia si tende a negare la propria colpa che non è soltanto quella di complicità al nazismo ma di veri e propri genocidi…“Eh sì, andiamo a vedere in Cirenaica, per esempio. Là non c’erano i nazisti, c’erano solo i fascisti del generale Graziani”.
- E che conseguenze ha questa mancata presa di coscienza della propria colpa in Italia?“Semplice, non vede come siamo conciati in questo Paese? Siamo un Paese che ha le strutture portanti che non reggono. L’ha insegnato Freud: se tu non fai i conti con chi sei, se tu rimuovi i traumi ritornano in forma di patologia. I tedeschi infatti si vede dove sono. La Germania oggi è una delle democrazie più affidabili, ma sa perché? Loro hanno smesso di chiedersi: perché abbiamo fatto questo agli ebrei? Perché abbiamo fatto questo ai rom? Finalmente i tedeschi si sono fatti una grande domanda: perché abbiamo fatto questo a noi stessi? Come abbiamo permesso che la nostra nazione così civile, così colta, si sia ridotta a una nazione di carnefici?”.
- Perché ancora in Italia non ci si riesce a porre queste domande?“Perché noi non abbiamo fatto la defascistizzazione del Paese. Quello che i tedeschi hanno fatto con un lungo lavoro difficile, anche contraddittorio, che si è chiamato denazificazione. Questo è un Paese delle bugie, delle non verità. E infatti vediamo come siamo ridotti”.
- Sempre restando in ambito italiano, l’antisemitismo si può collegare ad altre forme di razzismo. Per esempio, adesso vediamo questo proliferare della retorica dell’odio contro la migrazione. Il promotore Salvini, che sta facendo anche molto consenso qui in Sicilia…“Cosa vuol dire? Che l’Europa non ha ancora imparato. E l’Italia in particolare. L’Europa tollera un governo come quello di Orban in Ungheria, parafascista. E l’Italia è ancora qui a dirsi “italiani-brava gente”, invece di dirsi: ragazzi, ne abbiamo combinate di cotte e di crude. E allora noi non raccontiamo tutte queste cose. Andiamo avanti vivendo di retorica e i risultati si possono apprezzare”.
- Quindi, durante il giorno della memoria si dovrebbe partire da qui, dall’evitare la retorica?“Esattamente. Il giorno della memoria deve diventare il giorno delle memorie. Questo pianeta è profondamente malato. Solo l’onestà intellettuale e un lungo lavoro culturale ci salva, ma se noi andiamo avanti così il giorno della memoria diventerà una melassa retorica, soprattutto quando andranno via gli ultimi testimoni”.


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"Quatuor pour la fin du Temps" composto da Olivier Messiaen nel campo di prigionia di Görlitz tra il 1940 e il 1941



Memoria, perché?


L’Uomo, tu uomo, sei stato capace di far questo; la civiltà di cui ti vanti è una patina, una veste: viene un falso profeta, te la strappa di dosso, e tu nudo sei un mostro, il più crudele degli animali.
E’ prefazione di Primo Levi (n.ro tatuato KZ 174517) alla raccolta di circa 250 “disegni” schizzati dalle matite impugnate da alcuni internati nei lager nazisti e raggruppate in un libro da Arturo Benvenuti oggi 92enne. L’uomo, nonostante che negli anni 80 li avesse già catalogati e distribuiti gratuitamente grazie alla sua, e di sua moglie, sofferta instancabile minuziosa ricerca in tutta Europa, ha deciso solo oggi di pubblicarli ufficialmente: “K.Z. Disegni dai campi di concentramento nazifascisti” (KZ sta per Konzentration Zenter) perché la «logica dell’annientamento attraverso il camino» resta e ritorna al netto di ogni retorica.
Nel XXI secolo, seppur prodigo nel memorizzare Giorni del ventesimo, si perpetrano ancora e come allora persecuzioni, genocidi, nefandezze analoghe al XX.
Saranno forse i “disegni” dei bimbi (ché gli adulti non disegnano più) terrorizzati dalle sterminatrici guerre contemporanee a “fare” i Giorni della memoria nel XXII secolo? Forse. Ma solo se resterà  un uomo non disposto a rassegnarsi alla realtà delle cose, così ben descritta da quella prefazione di Levi. 
27 gennaio 2015



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