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sabato 3 giugno 2023

Elezioni turche: Erdogan, altri cinque anni.

 


Niels Bo Bojesen

29 mag

Erdogan - Five More Years.

#Erdogan #Turkey #türkiye #Turkishelections #TurkeyElections  #Turkeyelections2023 #President




Niels Bo Bojesen

Second Round.





Niels Bo Bojesen

#Turkiye

#Erdogan

#Sweden 

#NATO 

#Finland 

#sverige

#SwedenNATO 

#Europe

#EU


Dilem - Algeria
Erdoğan, réélu pour un 3e mandat
Erdoğan a été réélu à la présidence dimanche 28 mai avec 52,16% des voix contre 47,84% pour Kiliçdaroğlu, représentant de la coalition d’opposition. L’élection, disputée jusqu’au dernier moment, a légèrement fissuré la figure indéfectible, conservatrice et autoritaire du chef d’État de 69 ans. La grave crise économique que traverse le pays n’a pourtant pas eu raison de lui et son troisième mandat s’ouvre sous le signe d’un nationalisme religieux renforcé. Celui qui a placé la Turquie, à la fois membre de l’OTAN et partenaire économique privilégié de la Russie, dans une position singulière sur l’échiquier géopolitique a néanmoins été félicité par ses homologues du monde entier.



Bleibal - Libano


Joep Bertrams



Osama Hajjaj
28 May 2023
Erdoğan victory in Turkish election
https://cartoonmovement.com/cartoon/erdogan-victory-turkish-election


Berend Vonk
31 May 2023
5 more years
The electoral victory of Erdogan is bad news for journalists, cartoonists and (press) freedom in Turkey. 
https://cartoonmovement.com/cartoon/5-more-years-0


 Erdogan won by Pierre Ballouhey, France, PoliticalCartoons.com
https://politicalcartoons.com/cartoon/275115






LA TENAGLIA TURCA

Le previsioni di un declino della popolartità di Erdogan in Turchia sembrano essere state più un wishful thinking di chi sperava in una svolta un po' più democratica e meno autoritaria.
Invece a dispetto dei pronostici la "democratura" del sultano turco sembra godere ancora di una grossa fetta di consensi nonostante la spaventosa inflazione e le grosse limitazioni alla libertà di espressione.
Anche grazie ad una astuta campagna elettorale, in cui ha sfrutttato al massimo il controllo assoluto dei media, è arrivato ad un soffio dalla maggioranza assoluta e sarà difficile per un'opposizione divisa strappargli la vittoria nel prossimo ballottaggio.
Gianfranco Uber


Luc Vernimmen
30 May 2023
Erdogan wins Turkey's presidential election
President Recep Tayyip Erdogan wins Turkey's presidential election with 52.2 percent of the vote. It is already the case that Erdogan has control over almost all media, all institutions and also the judiciary. It doesn't look good for the country's minorities.
https://cartoonmovement.com/cartoon/erdogan-wins-turkeys-presidential-election



Marco De Angelis
3 June 2023
Next years in Turkey
https://cartoonmovement.com/cartoon/next-years-turkey



#Turchia #Turkeyelection #diritti #informazione #Erdogan 
L’alleato.
Mauro Biani


Vedo nero
Lele Corvi




Erdogan resta al potere, per la Turchia si annunciano 5 anni ancora più autoritari
Antonella Napoli

Eravamo consapevoli che l’era di Recep Tayyip Erdogan non fosse al tramonto. Una flebile speranza si era affacciata con l’opportunità del ballottaggio in Turchia. Ma era un’aspettativa effimera anche se significativa. Per la prima volta Erdogan non era passato al voto al primo turno.

Alla fine l’unico dato che conta è che l’autoritario presidente turco è ancora al potere, dove intende restare a lungo.

Con i risultati del secondo turno delle elezioni di domenica scorsa, l’uomo forte della Turchia ha consolidato il suo posto come politico più importante della nazione e uno dei leader più resilienti e più longevi del mondo.

Il leader 69enne ha ottenuto il 52% dei voti rispetto al 47,9% del suo sfidante, Kemal Kilicdaroglu.

A confermare il dato nella prima mattinata di oggi il capo della Commissione elettorale turca.

Una vittoria ma non un trionfo che per la terza volta gli affida la presidenza della Repubblica di Turchia, dopo già ventun anni ai vertici delle istituzioni del Paese.

“Speriamo di essere degni della vostra fiducia, come lo siamo stati per 21 anni” le prime parole del presidente rieletto che non ha rinunciato a ridicolizzare con arroganza il suo avversario con un “Ciao ciao ciao Kemal”, aggiungendo che “L’unico vincitore oggi è la Turchia”.

Ma la pensano così anche la metà dei turchi che non lo hanno votato?

Confrontando le immagino di oggi con quelle del passato dei sostenitori di Erdogan scesi in strada a festeggiare, a suonare il clacson delle proprie auto, questa grande partecipazione di chi lo ha votato non c’è stata.

Forse il popolo turco è cosciente di ciò che la maggior parte degli analisti ritiene scontato: i prossimi cinque anni di Erdogan preannunciano un governo più assertivo e autorevole che mai.

Il leader dell’AKP, il partito di maggioranza turco, è al potere dal 2003, prima come premier e poi dal 2014 come presidente della Turchia.

Nei suoi anni di governo ha consolidato il suo potere attraverso modifiche costituzionali, erodendo le istituzioni democratiche del paese, compresi il sistema giudiziario e i media.

Ha inoltre incarcerato innumerevoli oppositori e giornalisti: circa una cinquantina di operatori dell’informazione attualmente sono in prigione, molti di più in attesa di processi.

Ha represso le proteste antigovernative ed è sfuggito a un’indagine sulla corruzione nella sua cerchia ristretta.

La sua azione autoritaria è stata tale che nel “World Report 2022” Human Rights Watch ha affermato che il partito di Erdogan “ha riportato indietro di decenni la situazione dei diritti umani della Turchia”.

Il V-Dem Institute svedese ha indicato il paese come “uno dei primi 10 Stati autrocratizzanti al mondo” e nel 2018 ne ha declassato lo status da “parzialmente libero” a “non libero”.

Il professore di geopolitica europea all’Università Carlo III di Madrid, Ilke Toygür, sostiene che c’è da aspettarsi persino “atteggiamenti più spaventosi su democrazia e politica in Turchia”.

Erdogan, inoltre, potrebbe spingere per una maggiore islamizzazione, secondo  gli analisti i quali evidenziano come che prima della sua ascesa al potere. la Turchia era fermamente laica, tanto che l’uso del velo da parte delle donne era vietato in molti luoghi pubblici. Durante i suoi mandato da presidente ha ampliato l’educazione religiosa e trasformato la Basilica di Santa Sofia, il monumento storico più famoso della Turchia, da museo a moschea. Erdogan ha costantemente spinto la nazione in una sfera più islamista e il governo potrebbe perseguire politiche ancora più islamiste destinate a limitare, in particolare, le libertà delle donne.

I prossimi cinque anni di Erdogan sembrano dunque segnati da un percorso inevitabile di nuove e costanti violazioni dei diritti, di repressioni per imbavagliare e far tacere tutti gli oppositori o chiunque manifesti un pensiero critico.



Erdogan un tipo di leader accattivante.

Erdogan un tipo di leader degno di nota.

Riber Hansson (2016)

sabato 10 aprile 2021

Lo sgarbo di Erdogan a Ursula von der Leyen

 

Nani e poltrone

L'uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul è solo di pochi giorni fa ma Erdogan non perde l'occasione per ribadirne le motivazioni. 

Risalta però purtroppo la mancanza di una reazione da parte di Charles Michel, Presidente del Consiglio europeo, che evidentemente ha considerato normale la plateale mancanza di una poltrona per Ursula Von der Leyen.  

Gianfranco Uber - 7 aprile 2021


Fa molto discutere la sedia non concessa alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen mentre il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel invece si godeva il suo posto d’onore con il sultano turco Recep Tayyip Erdoğan. Quello sgarbo è stata però l’occasione di ricordare al mondo come il leader turco stia progressivamente riducendo i diritti delle donne nel suo Paese, partendo da quel 2016 in cui disse che le donne fossero “da considerarsi prima di tutto delle madri”, relegandole al loro medievale scopo riproduttivo e poi fino ai giorni scorsi in cui il suo governo ha annunciato il ritiro dalla Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.




Erdogan lascia von der Leyen senza sedia. Polemiche anche su Michel (che non ha protestato)

Lo sgarbo del presidente turco alla presidente della Commissione europea, al vertice di Ankara

Durando




Amorim 8 April 2021

Sofas

Gender equality issues took center stage Wednesday in Brussels a day after Ursula von der Leyen, one the EU’s most powerful executives, was treated like a second-rank official during a visit to Ankara. Only two chairs had been laid out in front of the EU and the Turkish flags for three leaders, and Ursula von der Leyen was forced to sit on the sofa to the side.

https://cartoonmovement.com/cartoon/sofas


Cose turche
Soria


#Erdogan #VonderLeyen #Michel  #Turchia #Europa 
Il grande dittatore. La sedia.
Mauro Biani


Erdogan sofagate
Gio / Mariagrazia Quaranta




Chairs and stools
The recent story of the chair denied by Erdogan to the European Commission's first female president Ursula Von der Leyen disturbs us because it is a disrespectful and rude act. However, we should still be indignant whenever, in our society, the seats of power are reserved for men only.
Tomas

Una poltrona per due
 Titolo forse oggi un po' abusato ma penso  puntuale. 
Più le critiche al Presidente del Consiglio Europeo Michel che quelle a Erdogan da cui evidentemente ci si aspettano anche mosse del genere.
Sorge anche un dubbio:  lo sgarro era veramente rivolto a Ursula Von der Leyen in quanto donna o alla Commissione  che rappresenta?
Viene anche da pensare: come si sarebbe comportata Angela Merkel ? 
Gianfranco Uber




Già non si capiva la motivazione politica che aveva indotto Ursula von der Leyen e Charles Michel a recarsi in visita da Erdogan, un tiranno spregiatore dei diritti umani, che continua a praticare - nel silenzio ormai complice dell'Europa - una politica di repressione del dissenso interno e di espansione egemonica in Libia e nel Mediterraneo. Ma la scena della Presidente della Commissione europea lasciata in piedi e senza sedia (e poi costretta ad accomodarsi su un divano laterale) davanti al Sultano e al presidente del Consiglio europeo, seduto con sorriso ebete accanto al primo, è stata sconvolgente e la dice lunga sull'atteggiamento servile dei massimi rappresentanti di due delle tre istituzioni dell'Unione Europea e, quindi, di quest'ultima di fronte alla Turchia di oggi. Una scena umiliante e offensiva per le istituzioni europee alla quale la stessa von der Leyen, come politica e come donna, si è colpevolmente prestata senza reagire. Se ne sarebbe potuta andare denunciando la situazione, vendicando così anche le donne turche, i cui diritti sono oggi calpestati. Come ha già annunciato il nostro capodelegazione, Brando Benifei, dovremo impegnarci "affinché il Parlamento Europeo si opponga a qualunque miglioramento dell'unione doganale e del regime dei visti UE-Turchia senza un chiaro cambiamento sul fronte dei diritti umani e del rispetto della dignità delle donne". Sottraendoci - aggiungo io - al ricatto migratorio e al "business as usual" che vede il nostro Paese tra i maggiori partners della Turchia nelle forniture di armi.

Franco Roberti https://www.facebook.com/francorobertieu/


-
"Non è un'involontaria gaffe. È un affronto scientemente premeditato dal sanguinario sultano di Ankara.
 E questo Charles Michel, rappresentante inutile di un Paese obsoleto, ha pure avuto la faccia di tolla (per non dire di peggio) di giustificare la propria viltà: «Le poche immagini che sono state mostrate hanno dato l'impressione che sia stato insensibile alla situazione. Niente è più lontano dalla realtà, né dai miei sentimenti profondi. Né, infine, dai principi di rispetto che mi sembrano essenziali»."
Ivano Sartori

lunedì 12 marzo 2018

Appello contro il genocidio di Afrin


© Zerocalcare


L’Amministrazione autonoma di Afrin ha rilasciato un appello al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite allo scopo di fermare il massacro dello Stato turco contro i civili. L’Amministrazione autonoma del cantone di Afrin in Siria settentrionale ha rilasciato un comunicato alla stampa, che è stato letto dal Co-presidente del Consiglio esecutivo tra le attività di ricognizione degli aerei da guerra turchi.

Şex İsa ha fatto appello al Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite allo scopo di fermare il massacro contro i civili ad Afrin, e ha dichiarato quanto segue:

” Negli ultimi giorni lo Stato fascista turco sta cercando di portare avanti attacchi contro la popolazione civile ad Afrin dal cielo e da terra. Centinaia di civili, comprese donne e bambini, sono stati massacrati a seguito di questi attacchi. Oltre agli attacchi armati, l’esercito turco invasore sta cercando anche di prendere di mira direttamente gli approvvigionamenti di acqua potabile, scuole e abitazioni. Centinaia di persone finora sono state sfollate da questi attacchi.

Con questi attacchi fascisti, lo Stato turco cerca di sfollare la popolazione del posto dalle loro terre dove hanno vissuto per migliaia di anni.

Il silenzio dell’opinione pubblica è la sola ragione della situazione ad Afrin.

Su queste basi, noi come Amministrazione autonoma del Cantone di Afrin avvisiamo le Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e sollecita loro a rompere il silenzio su questi attacchi.

Chiediamo alla Nazioni Unite e al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e alle organizzazioni giuridiche collegate di fermare gli attacchi nel cantone di Afrin A come risposta alla barbarie e alle atrocità di Erdoğan “.



ally by Joep Bertrams, The Netherlands


Olive branch
Master Chef
Non so quanti di voi hanno potuto ascoltare la puntata odierna di "Tutta la citta".
Ascoltatela o riascoltatela in podcast anche se non credo possa dare una spiegazione esaustiva all'intreccio di interessi e connivenze  che stanno provocando migliaia di vittime innocenti.
Poi ditemi comunque se non sarebbe giusto candidare Erdogan al Nobel per la pace per il nome "Ramoscello d'Ulivo" con cui ha battezzato l'attuale intervervento armato turco contro i Curdi di Afrin.
Visto  però che ormai i più probabili  assegnatari saranno Trump e Kim Jong Un,  proporrei di assegnargli quello per l'Ipocrisia.
Uber



KFP    Jalal hajir
Erdogan continues his massacre against the Kurds of the city of Afrin under the total silence and complicity of the so-called "international comminity" mobilized against the Syrian government
12 Mar 2018


Una grande colonna di civili in fuga da #Afrin nell'univo corridoio di uga, per il timore del bagno di sangue che tagliagole e esercito turco si apprestano a fare nella città con un milione di civilipic.twitter.com/YAM794Behipic.twitter.com/Kon7nLrW2N


Why are world leaders backing this brutal attack against Kurdish Afrin?
Afrin senza pace - Tutta la città ne parla RAI3
François Hollande : « Quel est cet allié turc qui frappe nos propres alliés? »
Afrin

giovedì 4 gennaio 2018

Intervista a Ismail Dogan di Francisco Punal Suarez


Liberta di stampa in Turchia - Ismail Dogan.



Interview of Ismail DOGAN 17th of December 2017
By Francisco Punal Suarez
İsmail Doğan is a Belgian-turkish artist. He has been reported several times for his political cartoons.
Press cartoonist Belgium political cartoonist of Turkish origin, he created the bilingual satiric newspaper Kardaş . Participated to numerous national and international satirical cartoons competitions and collaborate since many years to the Turkish speaking press in Belgium. Artistic animator of the non-profit association « Coin d’Art » in Brussels, where he teach caricature and calligraphy.


Why do you like to make cartoons? 
Because the best words, I can communicate them by drawings. Because, I have a lot to say and messages to convey in this society based on profit and inequality. With caricature, not only do I express my vision, but also, I travel with my pen around the world and I try to highlight what is hidden in the shadows. I still have the chance to make fun of, to put the powerful in ridiculous situations, to denounce all those who run the states, who hold the world economic powers unjustly. Sometimes, it's better to have a good drawing than a good speech ... For me, there is no better weapon than the pen against the oppressors and the profiteers.

What studies have you done? 
It can be said that my study did not last long because, when the family immigrated to Belgium as political refugees because of the problems my father lived in our country, I was only 13 years old. Arrived in Belgium, I did not speak the language of the country. I had to adapt and it took a few years. I lost a lot of time in handicraft schools, because I had no idea that there were arts schools. Moreover, in Belgium there was a tendency to direct foreigners to schools of this kind without distinction of our other possible abilities. Until the day when a professor of religion seeing me drawing constantly in his class, made me understand that my place was not in this school, but in an artistic academy. I was 19 years old at the time and it was the first time I heard the word "academy". Intrigued and surprised by these words, I decided a good day to venture to the Academy of Fine Arts in Brussels with all that I had drawn in hands. I just wanted to know what I was worth and wanted to hear an opinion from a director of the Academy. But in the meantime, as we were rather poor, I was working partly as a letterer. I decorated the shop windows of my neighbourhood, and with that, I could already earn enough money to survive. Finally, the director of the Academy of Fine Arts not only agreed to accept me in the Academy, but he also directly enrolled me in the 3rd year. But the problem was that there was no cartoon lessons but only comics, advertising, etc. .Finally I chose advertising because I felt comfortable with the creation it required and I decided to enrol in evening classes, because during the day, I had to work to provide for my needs. Later, with the arrival of computers, I perfected myself in creation by taking full-time courses in graphic design and illustration. Thanks to this training I was able to work for many years in the Turkish press as a graphic designer. But although self-taught in this domain, I never dropped my pen as caricaturist. After a year of unemployment, I decided to create a bilingual satirical monthly newspaper (in Turkish and French) called "KARDAS" which means "brother" which was published for two years.
This adventure allowed me to create with my brother our own non-profit association “Con d’Art” in Anderlecht (Brussels), mainly for disadvantaged young people, to give them the artistic vocation (course of caricature, design and calligraphy) while taking the art on the street, which was our main goal.

Where have you published your drawings?
In Belgium, I worked for at least 4 years for the Turkish press, distributed ten thousand copies a day throughout Belgium. Then, my drawings have appeared in several media in Europe, in various magazines or on Internet sites. One of my drawings, on Obama, in 2009, was selected among the 50 best finalists in Europe, and published in the album "Press Cartoon Belgium". Through the Internet, my drawings have been bought by several newspapers. Following many criticisms, censures and threats that I received for the political and cultural positions expressed in my caricatures, I stopped working for the press and devoted myself freely to my drawings without self-censorship. Since then, I draw every day and comment the news on my Facebook page, my twitter account and on my blog:
From when are you producing cartoons and how did pass from advertising to political cartoons ?
I have been drawing practically since the 90's. As I explained earlier, I liked advertising because there was the word "creation". But, in fact, advertising is at the service of the lie to sell more and more products, without worrying about others and consumers. That's what bothered me. I was in Belgium now, but I was also following the news of my country of origin, Turkey. And there, they imprison and they still kill journalists, intellectuals, artists, etc. I could not remain insensitive to such a situation ... we can say that it is not me who choose the caricature but it is the caricature which took me by the pen :).
What themes do you deal with in your cartoons? 
The daily national (Belgian ... and Turkish) and international news, simply ... Not to mention that I'm very interested in what happens in my country of origin and therefore dedicate to it a lot of my energy. I see it as a necessity to resist against what is going on there.
Since when do you live exiled from Turkey? Where you live now? 
Since 1976, my family and I have been refugees in Belgium because my father was tortured in Turkish prisons because of his leftist political ideas. So for 41 years now, we live in Brussels.
How do you rate the actions of the Erdogan government? 
At first we all thought maybe he could change a few things. But we soon realized that he was a populist, a reactionary and a conservative who used people's beliefs for his electoral and personal gains. Now, for more than 15 years of power he became totalitarian, and wants to establish a despotic and fascist regime, oppressing, by all means in its power, all those who resist against him, including political refugees in Europe or citizens of Turkish origin who acquired a European country nationality in. I experienced this directly at the ‘Internazionale’ journalism Festival in Ferrara, end of September, during which the Turkish journalist, Can Dündan, a political refugee in Germany, had to be evacuated in secret so as not to be arrested following a Interpol warrant of arrest issued by Erdogan's services. Fortunately, he was able to escape and I had to replace him for a lecture he was to give to students on "Freedom of Expression in Turkey". The blog of the site of the center LIBREXPRESSION (www.libex.eu), of which I am a member of the Scientific Council, tells in detail what happened and asks the question of the abuse of Interpol arrest warants, by the dictatorial regimes and particularly by that of Erdogan.

What about censorship in Turkey? 
Censorship exists in all areas and in all social strata of society: whether in the media, in institutions, trade unions, etc. It can be said that Turkey is a country that has always experienced censorship, sometimes less, sometimes more ... And here we are in the most rather than the least.

Why is humour and satire important in society? 
There is a beautiful quote from Berthold Brecht: "Living in a place where humour is absent is very difficult and boring. But it is impossible to live in a place where everything is transformed into humour". And what John Lennon said: "The only things where tyrants do not know how to deal with are non-violent acts and humour.” And, for me, there is no better weapon than caricature to fight, even at the cost of repression, because "it is the weapon of the smiling thought".


È un artista belga di origini turche, fondatore del giornale satirico bilingue Kardaş. Ha partecipato a diversi concorsi per vignette politiche, nazionali e internazionali, e da anni collabora con la stampa belga in lingua turca. È stato varie volte denunciato per il suo lavoro.

 Union


Relation d·interet - Ismail Dogan
LIBERTE D'EXPRESSION - Ismail Dogan


Le sultan - Ismail Dogan.


La justice - Ismail Dogan.



jaws - Ismail Dogan.


Evolution - Ismail Dogan.


Crash finance - Ismail Dogan.

Terrorismo turco - Ismail Dogan.


Omaggio a Magritte - Ismail Dogan.


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Nota:
Lo scorso 30 settembre Ismail Dogan ha partecipato a Ferrara al Festival dell'Internazionale ed ha parlato della libertà dei cartoons in Turchia con Tom  Tomorrow e Ramses
Ne parla anche Ismail Doğan, che nelle sue vignette ha un approccio molto più duro. Ha un nemico molto violento e l’unico modo per affrontarlo è usando la matita come arma. Il suo nemico si chiama Erdogan. Il vignettista denuncia il doppio gioco che il dittatore ingaggia con ISIS e Europa. Ma la satira di Doğan si rivolge anche all’estremismo religioso, alle indicazioni “halal” sul sesso e all’assenza di libertà delle donne nel Paese da cui è dovuto scappare. “In Belgio mostrano in TV le mie vignette; in Turchia le avrei disegnate sui muri della prigione” osserva Doğan, che non è sfuggito alle minacce nemmeno in terra belga, dove è presente una comunità turca molto numerosa.



Internazionale a Ferrara 2017 - Ismail Dogan intervistato da Valeria Manieri con Thierry Vissol che funge da interprete. Thierry Vissol è il direttore del Centro LIBREXPRESSION

martedì 18 aprile 2017

Cirque: "The strong men" (gli uomini forti)

Cirque D'Estruction presents the Strong Men.
Possibly the Last Show on Earth!
© Ben Jennings

Mirabile cartoon di Ben Jennings per  The Guardian.
da sx : Kim Jong-un , Donald Trump, Erdogan, Putin e Assad.



lunedì 17 aprile 2017

Turkey - Unfortunately yes

Unfortunately yes
Purtroppo si.
51,4%
Erdogan vince ma non convince: il partito repubblicano Chp afferma che sono state conteggiate milioni di schede che non avevano neppure il timbro elettorale dello Stato.

lunedì 17 aprile 2017
SI, SI, SI ...
Referendum Costituzionale Turco, Erdogan vince di misura. Gli osservatori dell'OSCE sollevano qualche dubbio sulla validità dei risultati per la presenza di schede non timbrate.
A me preoccupa di più il voto dei turchi residenti all'estero sicuramente a favore dell'involuzione democratica conseguente.
OBVIOUSLY YES
© Gianfranco Uber


"UNHAPPY EASTER"
#HAYIR #ReferendumTurkey #Turkey #Istanbul #erdogan #democracy #Türkiye #Evet #FreedomOfSpeech #PressFreedom #HumanRights #TurkeyReferendum #Turquie #ReferendumTurquie
Rodriguez



Smiling
Turkey votes in historic referendum to give Erdogan sweeping new powers
Marilena Nardi



Riber

The old Erdogan's car wins the race...    Ramses Morales Izquierdo
The old Erdogan's car wins the race...
16 Apr 2017



Before and after!    Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
Get ready Turkey
16 Apr 2017



© Firuz Kutal



The new Turkey    Paolo Lombardi
.
16 Apr 2017



The results of Sunday’s vote will grant Turkish President Recep Tayyip Erdogan more power and result in fewer freedoms for women and the press.
Ann Telnaes



Erdogan l'autocrate
Kichka



Chappatte



"Erdogan´s Wonderland"    Antonio Rodríguez
With this constitutional referendum in Turkey, Erdogan intends to expand his presidential powers to become an integral dictator.
12 Apr 2017


The logic of Turkey's referendum. 
Cartoon by Jos Collignon of The Netherlands.


Erdogan
Cecigian





Adams

La Commissione Elettorale ha annunciato che i risultati definitivi del referendum costituzionale saranno resi noti tra 12 giorni. Ma già oggi la Turchia si risveglia con una nuova forma di governo: un regime presidenziale destinato a permettere al Capo dello Stato Recep Tayyip Erdogan di restare alla guida del Paese fino al 2029.

Dopo aver dichiarato la vittoria del si, il “nuovo Sultano” e leader del partito islamico-conservatore AKP, si è così rivolto ai suoi concittadini: “Queste riforme costituzionali non sono dei cambiamenti ordinari. Sono misure differenti e molto, molto importanti. È la prima volta nella storia della Turchia che il Parlamento e gli elettori decidono su questioni di tale importanza” ha detto Erdogan in un messaggio televisivo.

La vittoria del si tuttavia non è soltanto risicata – 51,4% – ma anche contestata dall’opposizione che si batte contro le conseguenze della riforma: l’essenziale del potere esecutivo in mano al Presidente. L’incarico di Primo Ministro attualmente assunto da Binali Yildirim, cancellato per lasciar posto ad uno o più posti di Vicepresidente. Totale inoltre il controllo sul potere giudiziario: il Presidente nomina 12 dei 15 membri della Corte Costituzionale e 6 dei 13 membri del Consiglio Superiore della Magistratura.

L’OSCE, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa,  ha bocciato il referendum turco. La consultazione non ha rispettato gli standard internazionali. A minare le garanzie contro le frodi è in particolare la decisione della Commissione elettorale turca di ammettere schede prive di timbro ufficiale:

“La stessa campagna per il referendum turco è stata iniqua a causa della mancanza di pari opportunità, di una copertura unilaterale dei media e di limitazioni alle libertà fondamentali. Tutte queste limitazioni hanno creato condizioni di disparità nella gestione del referendum”, ha spiegato Cezar Florin Preda, leader del team dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. (fonte)