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martedì 22 marzo 2016

22 marzo Bruxelles sotto attacco

Plantu




Bruxelles sotto attacco: kamikaze in aeroporto 
“23 morti e feriti”. Spari e urla in arabo prima del boato 
Bombe in metro





Bruxelles (dopo Plantu) | di Marco Careddu


Dilem






Magritte parody, 
Marco de Angelis, Italy 22-3-2016

securityBY JOEP BERTRAMS, THE NETHERLANDS - 3/22/2016





Non facciamoci fermare dal mostro della paura
23/03/2016
MASSIMO GRAMELLINI
Se la paura è un mostro che si nutre di buio, la scena del Martedì di Passione che ci resterà impressa nella mente l’ha ripresa un telefonino nelle viscere della metropolitana di Bruxelles. Il treno si è appena fermato in mezzo al tunnel e i passeggeri scendono dai vagoni per incamminarsi lungo le rotaie, verso la stazione più vicina. Nei loro gesti non si respira il panico dell’aeroporto, dove tutti correvano a perdifiato trascinandosi appresso i carrelli. Forse qui sotto non hanno ancora la percezione esatta di cosa è successo. Qui il buio e il silenzio avvolgono ogni azione e ogni emozione. A sporcarli affiorano il bagliore tenue delle luci di emergenza e il pianto isolato di un bambino. Ma gli adulti non piangono e non urlano. Neppure parlano. Si limitano a camminare silenziosi in fila per due, ascoltando il rumore dei propri passi senza rallentare né correre, come durante una processione.

A un certo punto la camera del telefonino inquadra un uomo con un corpetto blu solcato da un’enorme scritta Nike.

Cammina da solo in mezzo alle rotaie e tiene in mano un mazzo di fiori bianchi e rossi. Sembra quasi sollevarli con cura, affinché la polvere che sale dal basso non deturpi troppo la loro innocenza. Chissà a cos’erano destinati: se a battezzare una laurea, il vincitore di una gara sportiva o un appuntamento galante di prima mattina. La scena ha un effetto surreale che trascende nel magico: dopo tanto buio, in fondo al tunnel si comincia a intravedere una luce.

Anche noi vorremmo vedere la luce, sperando non sia quella di un treno in corsa che procede contromano. Dopo la mattanza dei vignettisti di Charlie Hebdo eravamo sconvolti, ma immaginavamo ancora che il terrore colpisse obiettivi mirati. Dopo il Bataclan abbiamo capito che non era così, ma continuavamo a sperare che si trattasse di un attentato sporadico, non di un atto bellico a cui ne sarebbero seguiti molti altri. Finché è arrivata la battaglia di Bruxelles a ricordarci che qualcuno ci ha dichiarato guerra e che qualunque muro eretto tra noi e il nemico è ridicolo perché il nemico è già penetrato nella fortezza Europa. Ci è nato, ha frequentato le sue scuole, usufruito dei suoi servizi, imparato le sue lingue e quanto basta dei suoi costumi per coglierne gli aspetti più vulnerabili. I disperati che scappano dalla guerra e i fanatici che ce la portano in casa sono due problemi enormi, ma molto diversi tra loro, che non verranno mai risolti se affrontati allo stesso modo.

La paura non dà mai risposte. Fa solo domande. La più stringente se la stanno ponendo le persone che avevano prenotato un viaggio all’estero per i giorni di Pasqua. Rinunciare, a costo di rimetterci dei soldi? O sfidare il destino, accettando il rischio di salire su un aereo, ma ormai anche su una metropolitana? E qual è il limite da dare all’espressione «viaggio all’estero», quando il terrore invade la capitale stessa dell’Europa?

L’essere umano opta tendenzialmente per la soluzione che risuona meno pericolosa al suo carattere. Il fatto è che questa soluzione si sta rattrappendo di mese in mese, come il numero di Paesi sulla cartina geografica in cui sia ancora possibile immaginare di trascorrere una vacanza senza infilare troppa angoscia in valigia. E’ il ricatto del terrorismo, lo sappiamo, ma conosce un limite nel nostro desiderio naturale di muoverci, accettando rischi calcolati. I treni e gli aeroporti torneranno a popolarsi, perché nessuno è disposto a rinunciare al piacere di percorrere in libertà almeno la porzione di terra che gli è toccata in sorte. Quell’Europa che, paradossalmente, la tragedia spagnola del pullman dell’Erasmus e gli attentati di Bruxelles ci stanno facendo sentire finalmente nostra.

Restringendo la visuale all’Italia, bisogna riconoscere che la sua prolungata impermeabilità ai sicari del Califfo non è frutto del caso o di un accordo segreto con la mafia, come giurano i dietrologi che tutto sanno, ma dello straordinario lavoro di una tra le Intelligence migliori del mondo. Si dice che l’esercizio sviluppa l’organo e i servizi italiani si sono addestrati attraverso mezzo secolo di lotta al terrorismo politico e alla criminalità organizzata, fino a raggiungere livelli di efficienza e di prestigio che le frange di agenti «deviati» non sono riusciti a macchiare. Forse un giorno verremo a sapere quante Bruxelles sono state risparmiate agli italiani in questi anni, grazie ai controlli e alle intercettazioni che qualche anima candida vorrebbe abolire.

La paura è un sentimento reazionario che spinge verso scelte reazionarie. Storicamente trascina i popoli alla dittatura, nell’illusione che sospendere le garanzie democratiche possa proteggere meglio dal terrore. In realtà il populismo porta all’isolamento e l’isolamento non fa che aumentare il pericolo. Ma se avere paura è un diritto, e in certa misura un dovere, anche non perdere la testa lo è. Si brancola al buio come nel tunnel di Bruxelles, eppure si comincia a intravedere una luce. L’interruttore lo hanno in mano i leader europei. Cercheranno l’applauso facile delle opinioni pubbliche, sollevando ponti levatoi nel cuore dell’Europa, oppure useranno l’emergenza per accelerare il processo di integrazione tra le polizie continentali? Forse il terrorismo, come la paura, non si combatte alzando muri, ma gettando reti.






Edy Perazzolli



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Brussels attacks in cartoons -Bado's blog

The world draws Brussels -Politico

domenica 26 luglio 2015

La Turchia bombarda Isis e Pkk


Strabismo
Erdogan rompe gli indugi e decide di collaborare con la coalizione anti ISIS bombardando le posizioni dello Stato Islamico ma qualche bombetta gli scappa anche verso le postazioni curde del PKK impegnate nelle stessa difesa contro le forze del Califfato. 
(CARTOONMOVEMENT)
UBER


Moyen-Orient. La Turquie entre en guerre contre l'Etat islamique en Syrie
Bleibel


Cresce di ora in ora la tensione in Turchia. Mentre Ankara intensifica i bombardamenti contro le basi dell’Isil e del PKK, due soldati sono stati uccisi e altri quattro sono rimasti feriti nell’esplosione di un’autobomba che aveva come obiettivo un convoglio militare nella provincia a maggioranza curda di Diyarbakir, nel Sud-Est del paese.

Intanto dagli Stati Uniti è arrivata la condanna agli attacchi terroristici dei separatisti curdi. Su Twitter il vice inviato speciale della Casa Bianca per la coalizione anti-Isil, Brett McGurk ha fatto sapere che la Turchia ha il pieno diritto all’autodifesa, augurandosi tuttavia che entrambe le parti continuino il processo verso la pace.

Una pace che al momento vacilla. La tregua del 2013 tra Ankara e PKK sembra di fatto saltata. Il Presidente Recep Tayyip Erdogan dopo un vertice a Istanbul con il Premier Ahmet Davutoglu e il comandante dell’esercito ha fatto sapere che la battaglia continuerà, le operazioni anti-terrorismo e i raid non si fermeranno.(fonte)


ERDOGAN VERSUS ISIS    Marian Kamensky
ERDOGAN VERSUS ISIS
25 Jul 2015



Obama,Erdogan, IS
BY RAINER HACHFELD, NEUES DEUTSCHLAND, GERMANY  -  7/24/2015


Dilem



Turkish TOP GUN    Paolo Lombardi
Turkey attacks PKK and ISIS
25 Jul 2015


dal Web



Oktober 14 2014
Die Türkei bombardiert PKK-Stellungen
Kostas Koufogiorgos

sabato 4 aprile 2015

Easter calvary in Kenya


di Steve Breen

Post-Tiz: Kenya
di Tiziano Riverso
03 Apr 2015


Easter calvary in Kenya
Elchicotriste


Easter calvary in Kenya II    Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
Christians are being sistematically exterminated in subsaharian Africa.
03 Apr 2015



DisEaster    Giuseppe La Micela
Isis
04 Apr 2015


Terror Cross
BY AREND VAN DAM, POLITICALCARTOONS.COM  -  4/2/2015



Attenzione immagini forti.
La scuola, l’istruzione, il sapere. Fanno paura.
Mauro Biani


Thinker
Garissa University Kenya
Joep Bertrams


Ali Dilem
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2 Apr 2015 - Attacco di un commando armato al campus universitario di Garissa, nel nord-est del Kenya, a 150 chilometri dalla frontiera con la Somalia. Il bilancio provvisorio, riferiscono fonti del ministero dell’Interno, è di 147 morti.  Quattro degli aggressori sono stati uccisi. Il campus conta 815 studenti e circa 60 insegnanti. L’attacco è stato rivendicato dalle milizie al Shebab
la notizia



Roma, 3 Apr - "La sete del tuo padre misericordioso che in te ha voluto abbracciare, perdonare e salvare tutta l'umanità ci fa pensare alla sete dei nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per a loro fede in te, sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice".

Lo ha detto il papa nel rito della via crucis al Colosseo, al quale hanno preso parte decine di migliaia di persone.

giovedì 29 gennaio 2015

Obsequies for King Abdullah of Saudi

My cartoon Saturday @TheTimes. Obsequies for King Abdullah of Saudi #humanrights #SaudiArabia
Peter Brookes


King Abdullah dead Hassan Bleibel
saudi shadow
23 Jan 2015




King Abdullah Dies
Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
Elchicotriste: 'All the petrodollars in the world are not enough to avoid death.'
23 Jan 2015




Paying Respects
BY JOHN DARKOW, COLUMBIA DAILY TRIBUNE, MISSOURI - 1/28/2015



Saud beneath the sod
BY DAVID FITZSIMMONS, THE ARIZONA STAR - 1/28/2015





Michelle Obama Unveiled
BY RICK MCKEE, THE AUGUSTA CHRONICLE - 1/28/2015







Michelle Obama senza velo oscurata dalla televisione dell’Arabia Saudita


Libertà d'espressione
Magnasciutti


Whipping
BY PETAR PISMESTROVIC, KLEINE ZEITUNG, AUSTRIA - 1/17/2015




Mort du roi d'Arabie Saoudite Liberte-Algerie (PAGE OFFICIELLE du quotidien Liberté)
#Dilem

martedì 16 dicembre 2014

Ebola

Time ha nominato personaggio dell'anno 2014 "The Ebola Fighters"


The Choice

They risked and persisted, sacrificed and saved. Editor Nancy Gibbs explains why the Ebola Fighters are TIME's choice for Person of the Year 2014
Dec. 10, 2014

By Nancy Gibbs
Not the glittering weapon fights the fight, says the proverb, but rather the hero’s heart.
Maybe this is true in any battle; it is surely true of a war that is waged with bleach and a prayer.
For decades, Ebola haunted rural African villages like some mythic monster that every few years rose to demand a human sacrifice and then returned to its cave. It reached the West only in nightmare form, a Hollywood horror that makes eyes bleed and organs dissolve and doctors despair because they have no cure.
But 2014 is the year an outbreak turned into an epidemic, powered by the very progress that has paved roads and raised cities and lifted millions out of poverty. This time it reached crowded slums in Liberia, Guinea and Sierra Leone; it traveled to Nigeria and Mali, to Spain, Germany and the U.S. It struck doctors and nurses in unprecedented numbers, wiping out a public-health infrastructure that was weak in the first place. One August day in Liberia, six pregnant women lost their babies when hospitals couldn’t admit them for complications. Anyone willing to treat Ebola victims ran the risk of becoming one.[...]
...  eccovi alcune delle tante vignette sull'ebola:

venerdì 8 novembre 2013

Missione Marte


Peter Brookes cartoon

(ANSA) - NEW DELHI, 5 NOV - La missione indiana su Marte e' partita oggi dalla base spaziale di Sriharijkota, sulla costa orientale. Il lancio del razzo, con a bordo la sonda Mangalyaaan, e' stato trasmesso in diretta dalle tv indiane. Il razzo Pvsl-XL si e' staccato dalla base alle 14.38 (10.08 in Italia) lasciandosi dietro una enorme scia di fuoco. La sonda raggiungera' l'orbita di Marte nel settembre del prossimo anno e studierà l'atmosfera e la superficie del pianeta rosso con cinque strumenti a bordo. (ANSA).

mercoledì 26 giugno 2013

Turchia: "l'Uomo in piedi" (4 parte)

Erdogan et le mouvement de contestation en Turquie, par Antonio Antunes Metro Lisboa (Portugal)

Davanti alla dura repressione del movimento di Gezi Park decisa dal
premier Recep Tayyip Erdogan, e' scattata in Turchia una nuova forma di
resistenza civile, quella del 'Uomo in piedi' (#duranadam).
La sfida al potere e' stata lanciata la notte scorsa 18 giugno, a Taksim da un
solo uomo, il coreografo Erdem Gunduz, che e' rimasto immobile per
cinque ore in mezzo alla piazza simbolo della rivolta dei giovani
davanti al grande ritratto del fondatore della Turchia laica moderna
Mustafa Kemal Ataturk. Mano a mano l'uomo e' stato raggiunto da altri
oppositori, che si sono immobilizzati accanto a lui, lo sguardo rivolto
verso Ataturk. La notizia della singolare protesta si e' immediatamente
sparsa sulle reti sociali.
In altri quartieri di Istanbul e in altre citta' del paese altre
persone si sono fermate per la strada, nelle piazze, in luoghi simbolo
(ad Ankara una donna e' rimasta ferma per ore a Kizilay sul posto in cui
e' stato ucciso dalla polizia il manifestante Ethem Sarisuluk). Su
twitter l'hashtag #duranadam e' diventato in poco tempo un trending
topic mondiale. Nel cuore della notte la polizia ha arrestato Gunduz
e le persone che protestavano pacificamente immobili in mezzo a Taksim.
Il coreografo e' stato poi rilasciato. Ha annunciato che continuera'
per un mese a protestare contro la violenza della repressione e per piu'
liberta' e democrazia in Turchia. Un appello e' stato lanciato perche'
la protesta diventi nazionale e che chi vuole aderire si fermi alle 8
ogni sera e diventi un 'Uomo in piedi'.
(fonte)



SAD GUINNES
Gianfranco Uber
The Turkey holds the dubious distinction of journalists in prison 15 Jun 2013
Subroom: Protests in Turkey
 

 Twitta li turchi!
Marco Tonus per la Valigia Blu

PLACE TAKSIM À ISTANBUL: EN Turquie, les manifestants essayent de rappeler au pouvoir les valeurs de laïcité d'ATATÜRK (1881-1938).(Le Monde)
Plantu


TURQUIE: "La plus grande prison de journalistes du monde" selon de rapport de Reporters sans Frontières . Lire l'article de Guillaume Perrier dans Le Monde. et aussi les dessins de Cartooning for Peace dans la page de ce vendredi dans Le Monde "Je te fais un dessin"
Le Monde


Side Effects
Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
The Turkish government is coming down hard on the protesters, but according to Spanish cartoonist Elchicotriste, they're forgetting one thing: 'Oppression feeds the will of freedom.' This cartoon is available as a t-shirt design in our webshop. 12 Jun 2013


Authorities said they got the message
Firuz Kutal
Resistance in Gezi Park prepared a list of demand. PM said they got the messaage and after that Police brutality in Istanbul took place. Many injured, many arrested. 19 Jun 2013



GEZIPARK: children and the dark-man
Paolo Lombardi
. 17 Jun 2013


Tweets are persecuted
Sofia Mamalinga
no comments 20 Jun 2013


Erdogan
CeciGian



Ali Dilem Algerie



Dialogue in Turkey
By Tom Janssen, The Netherlands - 6/6/2013



Turkish Flag
By Arend Van Dam, politicalcartoons.com - 6/11/2013



turchia-erdogan-polizia-superato-test-democrazia
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La vignetta è visionabile anche sul mio Spazio Flickr QUA:
http://www.flickr.com/photos/moisevivi/9076718972/
…e sulla rubrica “MoisEditoriali” di afNews QUA:
http://www.afnews.info/wordpress/2013/06/solide-basi/

di Moise


Erdogan the Devout
By Taylor Jones, Politicalcartoons.com - 6/13/2013


Bargaining position
By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria - 6/19/2013



Turchia Europa
Mauro Biani




Ertam Yilmax



Ercan Baysal
ÖZNUR KALENDER/TURKEY



19/06/2013
L’Uomo Albero
massimo gramellini

Alle sei della sera il coreografo e ballerino Erdem Gunduz è arrivato in piazza Taksim a Istanbul, si è fermato davanti al ritratto del padre della Turchia laica Atatürk ed è rimasto lì. Immobile e muto come un albero. La sua scelta silenziosa ha fatto un rumore pazzesco. Prima di mezzanotte intorno all’Uomo Albero era cresciuta una foresta. Giovani, adulti, vecchi, bambini: tutti immobili e muti, le braccia rilasciate lungo i fianchi ma lo sguardo alto, persino fiero, a testimoniare una resistenza che rifuggiva la violenza, anche quella verbale.

I poliziotti del governo sembravano spiazzati. Li avevano addestrati a combattere proteste fatte di urla e di pietre. Si ritrovavano in mezzo a una foresta di corpi silenziosi. Ma come si disperde una foresta, se non dandole fuoco? Quale reato commette chi si blocca in mezzo a una piazza, davanti a un ritratto, e rimane lì, immobile e muto come un albero? Qualche albero è stato preso e portato via con l’accusa di intralcio del traffico e adunata sediziosa. Ma altri ne spuntavano da ogni angolo, rispondendo al richiamo dell’emulazione che attraversava la città. Arrivavano in piazza di corsa e lì sì bloccavano. Immobili e muti. Quel silenzio diceva cose molto più grandi di quante ne possa contenere qualsiasi parola. E rendeva improvvisamente vecchio il rito stanco e sterile degli slogan ritmati, dell’indignazione a comando, della rabbia che attira solo altra rabbia. Finché, intorno a mezzanotte, a Erdem Gunduz è scappata la pipì. La natura vince sempre. La prossima notte tornerà in piazza, con Erdem e i suoi amici, immobili e muti: un ottimo modo, forse l’unico, per andare lontano e farsi sentire.

"duran adam" erdem gündüz
"halk tv'de canlı yayında...



 "OCCUPY GEZI!/DİREN GEZİ!" 
ERDOGAN KARAYEL/GERMANY

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La protesta silenziosa di piazza Taksim

In piedi, in Turchia 


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 Prima Parte.

Turkey : cartoons for 
Seconda Parte
  
Turkey : cartoons for ISTANBUL PROTESTS (3)
Terza parte
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